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Sarkozy:
di che cosa
il nome?
a cura di
Livio Boni
titolo originale
Indice
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VII. Lincorruttibile
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Postfazione
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I
Prima delle elezioni
Eccoci dunque in piena campagna elettorale per la
scelta del Presidente1. Come si fa a non parlarne? Sa
rebbe difficile. Il fatto che la filosofia resista ai conte
nuti deHopinione non significa che possa ignorarne le
sistenza, soprattutto quando, come in queste ultime
settimane, lopinione sembra letteralmente in preda alla
frenesia.
Sul voto mi sono gi espresso in Circostances l 2, in
occasione delle elezioni presidenziali del 2002. Sottoli
neavo la scarsa fiducia che conviene accordare a questa
procedura cos irrazionale e analizzavo a caldo le conse
guenze disastrose del feticismo parlamentare che viene
spacciato per democrazia. Il ruolo degli affetti collet
1 II presente capitolo una versione ampliata di una lezione
tenuta nel mio seminario allEcole Normale Suprieure, che ha
luogo nel quadro delle attivit del Centre International dEtude
de la Philosophie Franaise Contemporaine (CIEPFC). Pi
precisamente, della lezione del 4 aprile 2007.
2 Cfr. Alain Badiou, Circonstances 1, Kosovo, 11 septembre,
Chirac/Le Pen, Lignes-Lo Scheer, Paris 2003 (N.d.T).
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paure inconsce rimuginate dal carrozzone della politica-spettacolo che la pedofilia, della quale, negli ultimi
anni culminati con il processo di Outreau, si capito
che nella nostra societ propriamente pornografica essa
simbolizza i desideri sommersi di cui non si pu parla
re? E quale capo pi idoneo a farla finita con una pedo
filia tanto maledetta quanto astratta, e al tempo stesso
con ogni stranezza e ogni straniero, di un eterosessuale
in cemento armato? La politica scandalistica non il
mio forte, ma riporrei a questo proposito qualche spe
ranza nella strana consorte del candidato, questa Ccilia che potrebbe forse gettare una luce inattesa sulle pre
tese doti genetiche del marito.
Quel che si oppone dal punto di vista elettorale a
una siffatta paura primitiva non per, come invece do
vrebbe essere, unaffermazione chiara, eterogenea per
principio a ogni variazione sul tema polizia. Si tratta
invece di unaltra paura: la paura suscitata dal primo ti
po di paura, nella misura in cui questultima convoca un
tipo di capo, il poliziotto esagitato, che il piccolo-borghese socialista non ama e non riconosce. E una paura
seconda, una paura derivata, il cui contenuto, a dire il
vero, al di l dellaffetto che suscita, resta indecifrabile.
Fondamentalmente n gli uni n gli altri, n gli UMP di
base n i militanti socialisti, hanno la bench minima
teoria positiva nei confronti degli effetti devastanti del
capitalismo sfrenato. Nessuno afferma lesistenza di un
solo mondo, contro la divisione, tanto interna quanto
esterna, propagata dal capitalismo mondializzato. In
particolare il partito socialista non propone nessun ge
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II
Dopo le elezioni
Non siamo forse riuniti stasera, come tutti gli altri,
per discutere della consacrazione del nostro nuovo Pre
sidente4? Se allora considero i pochi che sono ancor ca
paci di un minimo di autentica riflessione, di convinzio
ne o di una qualche traccia di sapere storico, mi sembra
dindovinare in loro, dopo la vittoria senza sbavature di
Sarkozy, una soggettivit leggermente depressiva. Vi fa
r credito, per il solo fatto che siete qui, di appartenere
a questa categoria, alla categoria di coloro che non si
sentono appagati, ma sconsolati dal disorientamento or
ganizzato dal capitale e dai suoi servitori. E sento che,
malgrado la mia insistente propaganda per conservare
una stoica indifferenza dinanzi alla grandinata elettora
le, accusate il colpo. Un colpo che vi aspettavate, certo,
ma pur sempre un colpo di una certa violenza.
Vorrei cominciare dallanalisi di questo sentimento
che vi affligge e che consiste nel fatto che purtroppo
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Questa parte riprende il materiale del mio seminario (cfr.
nota 1), seduta del 16 maggio 2007.
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Ili
Otto punti, inizio
Poich, nel mondo di cui Sarkozy lemblema, tut
to sta nella fermezza con cui mantenere alcuni punti,
saremo prodighi. Vi metter sulla pista di otto punti
possibili. Non n un programma n una lista, ma una
tavola dei possibili, astratta e incompleta, naturalmente.
Punto 1. Accettare che tutti gli operai che lavorano
qui siano di qui e debbano essere considerati in modo
egualitario, onorati come tali, in particolare gli operai di
provenienza straniera.
Questione essenziale, la cui vera conseguenza non
ancora stata considerata in tutta la sua portata: ripristi
nare il significante operaio nel discorso-azione della
politica. Non certo secondo la linea che ha prevalso nel
X IX secolo, durante la prima fase dellipotesi comuni
sta (la classe operaia, motore del movimento storico na
turale verso lemancipazione dellintera umanit). N
secondo la linea che ha prevalso nel X X secolo, quella
della seconda fase dellipotesi comunista (il partito del
la classe operaia, dirigenza indispensabile ed esclusiva
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della politica rivoluzionaria, poi, nella forma del partito-Stato, organo esclusivo della dittatura del proletaria
to). Ma secondo una terza linea, ancora allo stadio spe
rimentale: operaio come nome generico di tutto ci
che pu sottrarsi, in una forma organizzata, alPegemonia realizzata del capitale finanziario e dei suoi servi.
Nellesperienza immediata di questa questione, lor
ganizzazione degli operai dorigine straniera occupa
una posizione strategica. Lo si evince gi dalle macchinazioni di quel professore mediante lesempio negati
vo, come dicevano i comunisti cinesi, che la politica
parlamentare. Controllare limmigrazione, rispedire gli
immigrati nei loro paesi dorigine - che imparino il
francese con tre anni danticipo -, divieto del ricon
giungimento familiare, espulsione dei bambini scolariz
zati, diritto dasilo prima limitato e poi abolito, misera
bili campagne di civilt contro i costumi dei nuovi ar
rivati, femminismo aggressivo e coercitivo, laicit de
sclusione e repressiva dei modi di vestire, delazione e
retate... Queste campagne incessanti ci indicano lobiet
tivo principale del nemico, di qualsiasi parte esso sia (i
socialisti hanno dato il la negli anni 80 del secolo scor
so) e quindi il luogo della nostra azione.
Cominciate col dirvi: Gli operai di origine stranie
ra devono essere riconosciuti dallo Stato come soggetti
liberi. Devono persino essere onorati in quanto tali.
Costruiamo un insieme di procedure che mirino non
soltanto a proteggere questi operai, queste famiglie e
questi bambini, ma anche alla loro organizzazione co
me una potenza politica popolare affinch tutti, fosse
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zione aristocratica e selettiva della matematica fondamentale riaffermare che, poich essa la chiarezza stes
sa del pensiero puro, non pu che appartenere vera
mente a tutti.
Conoscerete probabilmente le dichiarazioni del
luomo dei topi a proposito delle lettere classiche. E un
esempio che pu valere per tutte le scienze che non
hanno unapplicazione evidente. In sostanza ha detto
questo: Se proprio ci tenete, studiate pure le lettere
classiche, ma almeno non chiedete allo Stato di pagarvi
gli studi. Il denaro dei contribuenti deve andare allin
formatica e alleconomia . una delle tante citazioni di
questo personaggio, letteralmente prostrato dinanzi ai
profitti e a chi ne profitta. Sta elaborando, il nostro pre
sidente, unontologia del profitto: quel che non og
getto di profitto non ha ragion dessere e, se alcuni
sconsiderati rimangono affezionati alle attivit mentali
fini a se stesse, che se la sbrighino da s, non avranno un
soldo!
Tener fermo questo punto significa che ci che ha
un valore universale e che, quindi, in relazione con le
verit di cui lumanit capace, non affatto omogeneo
a ci che ha un valore di mercato. E decisivo che ci che
ha un valore universale sia messo in primo in piano e
onorato come tale. Il problema del valore della scienza
si ricollega allora a quello dei valori politici. Si render
onore ai creatori dalta matematica come si onorano gli
operai che, attraverso incredibili peripezie esistenziali e
spesso parlando quattro o cinque lingue, sono venuti a
lavorare da noi per fare cose che nessuno ha voglia di
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IV
Lottavo punto
Riprendiamo il punto 8. Che cosa significa c un
solo mondo ?
Sappiamo che il capitalismo contemporaneo si van
ta del proprio carattere mondiale. Non si fa che parlare
di globalizzazione o di mondializzazione. I nemici del
la globalizzazione dicono di volere un altro mondo.
Parlano di altermondialismo. Il mondo non pi
quindi solamente il luogo dellesistenza umana, ma an
che la posta in gioco dello scontro politico. La doman
da : quale mondo? E questa domanda ne contiene due.
C la domanda analitica: in quale/i mondo/i viviamo?
E poi c la domanda normativa: in quale mondo desi
deriamo vivere?
Il legame pratico tra la domanda analitica e quella
normativa corrisponde a una definizione corrente della
politica: una politica propone i mezzi per passare dal
mondo cos com al mondo cos come vogliamo che
sia. Il movimento no-gobal, lecologia, la democrazia,
lo sviluppo sostenibile, la difesa dei diritti umani. Tutte
queste pratiche sembrano definire una serie di politiche
sulla scena mondiale.
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V
In simili circostanze, il coraggio...
Tutti i punti di cui ho parlato, e i molti altri che sa
rete voi a inventare, ci riconducono a quella che consi
dero la virt fondamentale in questo momento: il co
raggio. Perch elevare ddl'impotenza allimpossibile ,
soggettivamente, la questione del coraggio. Cio lab
bandono della regola della sopravvivenza dellanimale
umano - povera cosa esaltata oggi oltre misura sotto il
nome di individuo - per tener fermo un punto che pos
sa avviare una procedura di verit.
Nel Seminario di Lacan, libro I, c un passo che mi
sempre piaciuto molto, in cui egli si domanda se la cu
ra analitica non debba concludersi con grandi disserta
zioni dialettiche sul coraggio e la giustizia, come nei
dialoghi di Platone. assai sorprendente questo riferi
mento a Platone proprio quando sono in questione i fi
ni ultimi della cura. Il coraggio chiamato in causa in
connessione col processo delevazione dellimpotenza
allimpossibile. Il che suppone una ridefinizione del co
raggio stesso.
Che cos il coraggio? Leggete il meraviglioso dialo
go di Platone, il Lachete, dedicato alla questione del co79
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VI
Il Petainismo
come trascendentale della Francia
Siamo alla ricerca di un elemento analitico concer
nente la natura specifica del disorientamento delle co
scienze, disorientamento di cui Sarkozy il nome.
Vorrei a questo proposito riprendere pi nel dettaglio
unipotesi gi formulata, cio lidea che un tale dis
orientamento, preso nella sua dimensione globale, nel
la sua storicit e intelligibilit, costringe a risalire fino
a ci che potremmo chiamare il suo trascendentale petainista.
Qualche precisazione sulla natura intellettuale di
questa ipotesi: non sto dicendo che le circostanze asso
miglino a quelle della disfatta del 1940, n che Sarkozy
assomigli a Ptain. Nientaffatto. Sto dicendo che la
soggettivit di massa che porta Sarkozy al potere, e ne
sostiene lazione, ha le sue radici inconsce, storico-na
zionali, nel petainismo. E quel che chiamo un trascen
dentale: qualcosa che, senza apparire in superficie (da
qui il fatto che la situazione attuale non assomiglia al
la sequenza del regno di Ptain), configura a distanza, fa
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VII
LIncorruttibile
Che cosa accadr con questo petainismo soft? Tan
to per cominciare si metteranno al sicuro i grandi patri
moni e la loro trasmissione ereditaria: abolizione delle
tasse di successione, meno, o quasi niente, tasse sugli al
ti redditi e sulle propriet, incitamento a ogni sorta di
speculazione. Dopo qualche salamelecco estivo e qual
che lusinga in direzione dei resti della sinistra, si aprir
una guerra insidiosa e crudele nei confronti del popolo,
e in particolare nei confronti delle famiglie e delle per
sone pi esposte. Che il popolo se ne stia tranquillo al
suo posto. Che ciascuno si mostri degno del posto che
occupa. Lapologia del merito non nientaltro che
questo: ognuno ha quel che si merita e, se si trova in una
situazione disperata, perch se lo merita. Il tutto ac
compagnato da un grande dispiegamento di polizia al
linterno, e da oscure contrattazioni, losche transazioni
e affari militari allesterno.
Luso costante degli affari, della diplomazia segre
ta e delle manovre, cos come lostentazione dei poteri
della ricchezza e delluniverso potenzialmente infinito
che essa apre uno dei tratti di Sarkozy che pi colpi97
Vili
Lipotesi comunista va abbandonata?
Per concludere vorrei situare lepisodio Sarkozy,
che comunque lungi dal rappresentare una pagina glo
riosa della storia di Francia, in una prospettiva pi va
sta14. Diciamo in una specie di affresco hegeliano della
storia mondiale recente. Ovviamente, per storia recen
te non intendo, come fanno i giornalisti, la triade Mitterand-Chirac-Sarkozy, ma il divenire delle politiche
demancipazione operaie e popolari, da circa due secoli
a questa parte.
Dopo la Rivoluzione francese e la sua eco progressi
vamente universale, dopo gli sviluppi pi radicalmente
egualitaristi di quella rivoluzione - tra i decreti del C o
mitato robespierrista sul maximum e le teorie di Babeuf
- noi sappiamo ormai (quando dico noi, penso allu
manit astratta, e il sapere qui in questione quello uni
versalmente a disposizione di chi si metta sul cammino
dellemancipazione) che il comuniSmo l'ipotesi giusta.
14
Quanto segue sullipotesi comunista era stato abbozzato
nel mio seminario del 13 giugno 2007. Cfr. nota 1.
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IX
La storia dellipotesi comunista
e il suo momento attuale
necessario allora un affresco storico in cui collo
care il nostro tentativo. Ci sono due grandi sequenze
dellipotesi comunista: quella della sua messa a punto,
del suo insediamento; e quella del primo tentativo della
sua realizzazione.
La prima sequenza va dalla Rivoluzione francese al
la Comune di Parigi, diciamo dal 1792 al 1871. Dura
quindi circa ottantanni. Questa sequenza comprende
una grande variet di fenomeni politici completamente
nuovi in una grande quantit di paesi diversi. Eppure si
pu dire che, per quanto riguarda le sue peripezie mag
giori, sia stata una sequenza essenzialmente francese.
Marx in persona, che pur aveva attribuito alla Germa
nia il fondamento filosofico della sequenza (la dialetti
ca hegeliana) e allInghilterra il suo versante scientifico
(la nascita delleconomia politica), assegnava alla Fran
cia il suo contenuto politico reale, nellordine della pra
tica (il movimento operaio francese)16.
16 Sulla funzione del movimento operio francese nella
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