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ANALISI DI FONDAZIONI SU PALI SOGGETTE A FORZE ORIZZONTALI

Stefano Stacul
Universit di Pisa - DESTeC
stefano.stacul@for.unipi.it
Nunziante Squeglia
Universit di Pisa - DESTeC
squeglia@ing.unipi.it
Sommario
Come ben noto sono poche le evidenze sperimentali ed i metodi di analisi di fondazioni miste su pali soggette a
carichi orizzontali. Si visto nel recente passato come limpiego e levoluzione di metodi di analisi e progettazione
pi razionali per le fondazioni miste platee su pali, soggette prevalentemente a carichi verticali, abbia portato non
solo ad enormi benefici in termini di riduzione dei cedimenti assoluti e differenziali ma anche ad un risparmio di
materiali grazie a layout delle palificate sempre pi ottimizzati. Fino a non molto tempo fa la progettazione di
questi sistemi di fondazione stata largamente limitata dalle normative tecniche, come il D.M. 1988 e le NTC
2005, le quali portavano il progettista a realizzare sistemi di fondazione miste con un numero di pali decisamente
superiore a quello che una buona e razionale progettazione avrebbero richiesto. Le Nuove Norme Tecniche per le
Costruzioni (NTC, 2008), lEurocodice 7: Parte-1 (EC7-1, 2004) e le pi recenti International Composed Pile-Raft
Foundations Guideline (Katzenbach, 2012) consentono al progettista la possibilit di effettuare (parlando di
fondazioni miste sottoposte ad azioni prevalentemente verticali) delle analisi di interazione tra terreno e sistema
di fondazione al fine di determinare laliquota di carico trasferita al terreno direttamente dalla struttura di
collegamento e di quella trasferita dai pali. Poco o niente si dice, invece, circa un pi razionale approccio per la
progettazione di sistemi di fondazione miste su pali soggette a carichi trasversali. Viene, pertanto, presentato con
questo documento linizio di un lavoro che si propone quale obiettivo principale lo sviluppo di un nuovo metodo
di analisi, per lo studio di fondazioni miste su pali sotto azioni orizzontali, di tipo ibrido BEM-curve p-y, che
consenta di tener conto del contributo offerto dal contatto struttura di collegamento-terreno, degli effetti delle
interazioni tra i vari elementi costituenti il sistema di fondazione, del comportamento marcatamente non-lineare
del terreno e dei pali in calcestruzzo armato.

1. Introduzione - Aspetti tipici della risposta di fondazioni profonde alle azioni orizzontali
La trattazione della risposta ai carichi orizzontali di fondazioni su pali, a partire dal palo singolo,
passando per il gruppo di pali ed infine alle fondazioni miste stata oggetto di molti studi, bench come
evidenziato da molti autori tra cui Mokwa e Duncan (2001) e Katzenbach e Turek (2005) siano
necessarie ulteriori prove sperimentali al fine di comprendere meglio i fenomeni di interazione esistenti
tra terreno, pali e sovrastrutture. Del palo singolo sappiamo che i principali fattori che ne influenzano la
risposta sono le condizioni di vincolo in testa e la rigidezza relativa palo-terreno, mentre la tecnica
esecutiva rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, un elemento meno influente, dato il grande
volume di terreno interagente con il palo stesso. Per i gruppi di pali e per le fondazioni miste le
esperienze condotte da ONeill (1984) e Huang e Hsueh (2001) non hanno permesso di fornire
informazioni definitive su questo aspetto, mentre certo che gli ulteriori fattori di cui tenere conto sono:
linterasse tra i pali, linterazione palo-terreno-palo, linterazione struttura di collegamento-terreno, la
rigidezza della struttura di collegamento e il grado di vincolo offerto da questa. Generalmente si assume
che, per carichi orizzontali, gli spostamenti delle teste dei pali siano tutti uguali e che sia eterogenea

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invece la distribuzione del carico tra questi. In via generale, come conseguenza degli effetti di gruppo,
(in particolare lo shadowing (Brown et al., 1988)) lefficienza di un gruppo di pali minore dellunit
con andamento decrescente allaumentare del carico, e con raggiungimento di un valore asintotico per
spostamenti di circa 0.06D (McVay et al., 1998). Gli effetti di interazione come lo shadowing, che
portano ad una diversa distribuzione del carico tra i pali del gruppo in ragione della loro fila di
appartenenza (con la prima fila avente comportamento analogo al palo singolo e le file successive aventi
comportamento pi flessibile), tendono ad esaurirsi per valori di interasse pari a 5-7 diametri (Cox et
al., 1984; McVay et al., 1995). Le fondazioni miste inoltre rispondono alle azioni orizzontali con la
mobilitazione di pi meccanismi, ovvero: la resistenza laterale dei pali, lattrito tra linterfaccia struttura
di collegamento-terreno e, se la struttura di collegamento immersa, anche la resistenza passiva del
terreno posto di fronte a questa (Viggiani et al., 2012). Studi ed evidenze sperimentali su queste tipologie
di fondazioni sono tuttora scarse, e da quelle esistenti (p. es. Mokwa e Duncan (2001) e Katzenbach e
Turek (2005)) si evince come il contributo offerto dalla presenza della struttura di collegamento a
contatto con il terreno sia non trascurabile e dipendente dal livello di carico verticale agente, e che in
condizioni di esercizio vada a ridurre notevolmente lentit dei momenti flettenti massimi nei pali. Da
evidenziare come la presenza di carico verticale possa portare ad incrementare la resistenza laterale dei
pali ed a rendere pi uniforme la distribuzione di carico tra questi (Hussien et al., 2014).
2. Approcci disponibili per stimare la risposta di fondazioni profonde ai carichi orizzontali
La valutazione degli spostamenti e della ripartizione del carico in gruppi di pali e fondazioni miste
necessita di analisi di tipo numerico. Ancora oggi i metodi di analisi maggiormente impiegati sono quelli
di tipo continuum-based e quelli basati su modelli alla Winkler (curve di trasferimento p-y). I metodi
che fanno uso di curve p-y hanno come limite lutilizzo di un modulo di reazione del sottosuolo che
non rappresenta le propriet del terreno, inoltre schematizzano il terreno con una serie di molle
indipendenti tra loro che richiedono, per la trattazioni del gruppo di pali, limpiego di appositi
moltiplicatori, minori di 1, (Brown et al., 1988), tramite i quali le curve di trasferimento vengono scalate
al fine di considerare la presenza degli effetti di gruppo. Dallintroduzione dei moltiplicatori sono stati
pubblicati molti lavori (McVay et al., 1998; Mokwa, 1999; Rollins et al., 2005) con lobiettivo di
determinare delle curve di progetto, per questi coefficienti moltiplicativi, funzione dellinterasse tra i
pali e della fila di appartenenza nel gruppo, bench come evidenziato da Rollins et al. (2005) sarebbe
pi opportuno valutarne landamento in funzione del livello di carico (e quindi del livello di
spostamento). Tra le curve p-y pi utilizzate ed implementate in software come LPILE (Reese et al.,
2004), GROUP (Reese et al., 2000), FLPIER (Hoit et al., 1996) ci sono quelle consigliate dallAmerican
Petrolium Institute (ricavate da prove sperimentali con pali tubolari in acciaio di diametro esterno pari
a circa 30 cm, che poco risentono della non linearit del materiale costituente il palo stesso). Non
mancano, anche recentemente, analisi con nuovi metodi basati sulle curve di trasferimento (p. es.
Abdrabbo e Gaaver, 2012; Hirai, 2012).
Gli approcci continuum-based sono solitamente risolti con metodi agli elementi di contorno (BEM) o
agli elementi finiti (FEM). I secondi in particolare, nonostante le notevoli potenzialit, in applicazioni
di ingegneria geotecnica presentano forti svantaggi per motivi legati alla complessit delle fasi di
discretizzazione del dominio oggetto di studio e di scelta dei parametri di input, inoltre, lelevato onere
computazionale ne limita lutilizzo, essenzialmente, agli studi parametrici. Spesso, perci, vengono
impiegati come strumento di validazione di altri approcci di tipo semplificato o come mezzo per
determinare curve p-y da confrontare con quelle ottenute sperimentalmente in sito (Yang e Jeremic,
2002; 2003). Gli approcci di tipo BEM, invece, modellano il terreno come un semispazio elastico
continuo, caratterizzato dal modulo di Young e dal coefficiente di Poisson, e consentono di valutare le
interazioni tra palo-terreno-palo, tramite le quali possibile tener conto degli effetti di gruppo. Questi
metodi, che sono in grado di fornire una soluzione solo in corrispondenza delle interfacce palo-terreno,

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struttura di collegamento-terreno, necessitano dellintroduzione di inevitabili approssimazioni


numeriche non appena si passi dallanalisi di un terreno omogeneo ad uno eterogeneo (con strati aventi
rigidezze diverse). Per valutare lo spostamento indotto in un punto del terreno dallazione agente in un
altro punto si fa generalmente ricorso alle equazioni di Mindlin. I pi importanti lavori e studi
parametrici su modelli di tipo BEM, applicati allanalisi di fondazioni su pali, appartengono a Spillers
e Stoll (1964), Poulos e Davis (1980), Banerjee Davies (1978), El Sharnouby e Novak (1986); Budhu
e Davies (1987, 1988), e pi recentemente hanno affrontato largomento, relativamente al gruppo di
pali, le tesi di dottorato di Landi (2005) e Abagnara (2009). Per tener conto della non linearit del terreno,
Poulos e Davis (1980), proposero un modello elastico-perfettamente plastico, nel quale si permettevano
movimenti relativi palo-terreno una volta raggiunti i valori limite di pressione in corrispondenza delle
interfacce. Gli stessi autori, per, sottolinearono che una tale procedura tende a divenire via via meno
accurata allaumentare del numero di conci (elementi in cui viene discretizzata linterfaccia paloterreno) in cui viene raggiunta la pressione limite. Landi (2005), per modellare lo shadowing introduce
nel suo modello la possibilit di sviluppo di meccanismi di rottura a blocco, per valori di interasse relativi
piuttosto piccoli. Abagnara (2009), invece, introduce nel suo modello la possibilit di considerare il
comportamento non lineare dei pali in calcestruzzo armato, mediante la definizione di una legge
momento-curvatura che consente di tenere conto della diminuzione di rigidezza flessionale del palo
allaumentare del carico agente. Tra i software che fanno uso di questa metodologia possiamo citare per
esempio DEFPIG (Poulos, 1990), PIGLET (Randolph, 1980), PGROUPN (Basile, 2013). Questultimo
in particolare permette di effettuare unanalisi BEM completa per fondazioni miste su pali (soggette a
condizioni di carico generiche). Qui la risposta non lineare del terreno viene modellata in maniera
approssimata con una legge sforzi-deformazioni di tipo iperbolica, la condizione di vincolo tra struttura
di collegamento e testa dei pali considerata come un incastro perfetto, e linterfaccia struttura di
collegamento-terreno considerata liscia, e non quindi previsto che questa contribuisca alla resistenza
del sistema sotto carichi orizzontali. Recentemente inoltre sono stati proposti approcci di tipo ibrido,
che consentono lo studio di fondazioni miste su pali, come quelli di Matos Filho, Mendona, & Paiva
(2005), Kitiyodom et al. (2005) e Small e Zhang (2000). Pi rigoroso invece il cosiddetto Strain Wedge
Model proposto da Ashour e Norris (1998, 2004) per la trattazione del palo singolo e del gruppo di pali.
Questo consente, infatti, di correlare la risposta della classica trave monodimensionale su suolo elastico
con una rappresentazione tridimensionale del fenomeno di interazione terreno-palo, che prevede la
formazione e la mobilitazione progressiva di un cuneo di spinta passiva di fronte al palo stesso. Questo
metodo in particolare si presta bene, anche dal punto di vista concettuale, allo studio dei fenomeni di
interazione del gruppo (shadowing) consentendo di valutare in modo pi rigoroso la sovrapposizione
(che evolve allaumentare del carico) tra i vari cunei di spinta passiva che si sviluppano di fronte a
ciascun palo.
3. Metodo di calcolo proposto
La metodologia di calcolo proposto per lo studio del comportamento del palo singolo, del gruppo di pali
e delle fondazioni miste su pali soggette ad azioni orizzontali consiste in un approccio ibrido BEMcurve p-y. Lanalisi condotta con questo metodo di tipo incrementale non-lineare al passo.
Lelemento palo viene modellato come una striscia verticale, geometricamente definita dal diametro D
del palo reale e dalla sua lunghezza L, discretizzata in 60 conci di altezza variabile (Landi, 2005). La
matrice di flessibilit del palo ottenuta mediante la teoria elementare della trave elastica, i cui
coefficienti vengono calcolati sfruttando il metodo del vincolo ausiliario (Viggiani, 1999).
Nellattuale fase di sviluppo, il metodo di calcolo proposto consente di analizzare sia pali in acciaio sia
pali in cemento armato. Per lanalisi dei primi richiesta la conoscenza del diametro, della lunghezza,
della loro posizione e della rigidezza flessionale EpIp (valore assunto costante), il che significa
ipotizzarne un comportamento di tipo lineare-elastico fino al raggiungimento del momento ultimo della

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sezione. Per i secondi invece, lo sviluppo dei fenomeni di fessurazione, in corrispondenza anche di valori
non elevati del momento flettente, richiede una diversa modellazione del palo e linserimento di un
numero maggiore di dati di input. In questultimo caso infatti, oltre al diametro ed alla lunghezza sar
necessario conoscere la resistenza a compressione del calcestruzzo impiegato, il modulo elastico e la
tensione di snervamento delle armature longitudinali ed il carico assiale agente su ciascun palo (in prima
approssimazione valutabile mediante una semplice analisi con il metodo delle aree di influenza).
Linsieme di questi dati fornisce la base per definire il legame momento-curvatura (per un valore dello
sforzo normale assegnato) per la sezione del palo in c.a. Attualmente il modello costitutivo scelto per il
calcestruzzo in compressione di tipo parabola-rettangolo, per il calcestruzzo in trazione di tipo elasticolineare fino al raggiungimento della resistenza a trazione. Uno dei prossimi sviluppi verter proprio su
una migliore definizione dei legami costitutivi per il calcestruzzo, per tener conto sia del tension
stiffening sia del confinamento offerto dallarmatura trasversale.
La relazione momento-curvatura-sforzo normale viene ottenuta imponendo le equazioni di equilibrio
alla traslazione ed alla rotazione rispetto al baricentro geometrico della sezione al variare della curvatura
e della deformazione in corrispondenza della fibra della sezione pi compressa.
Ricavato il legame momento-curvatura si rende necessario definire i coefficienti della matrice di
flessibilit del palo in c.a., modellato in questo caso come una trave avente rigidezza flessionale costante
a tratti. Si ipotizza, che a variare sia solo linerzia della sezione e non il modulo elastico del calcestruzzo.
Lanalisi, di tipo incrementale, richiede che la matrice di flessibilit del palo sia aggiornata ad ogni step
di carico.
Il terreno invece viene modellato come un semispazio elastico, ed possibile inserire stratigrafie con
diversi valori del modulo elastico. Le analisi di tipo BEM richiedono lintegrazione di una appropriata
soluzione singolare elementare sulla superficie del dominio del problema. Per lo studio di fondazioni su
pali soggette ad azioni orizzontali si fa generalmente impiego della soluzione di Mindlin (1936). Questa
soluzione, che ci permette di valutare le interazioni palo-terreno e palo-terreno-palo, risulta valida e
rigorosa nel caso di semispazio elastico omogeneo, tuttavia si pu comunque ritenere valida anche nella
trattazione di un multistrato elastico (come detto prima, questa operazione introduce inevitabili
approssimazioni numeriche).
Per quanto concerne linterazione platea-terreno e platea-terreno-pali invece verr utilizzata la soluzione
di Cerutti (da Poulos e Davis, 1974).
La non linearit della risposta del terreno viene introdotta ponendo in serie a ciascun nodo palosemispazio delle molle non-lineari le cui leggi, dipendenti dal tipo di terreno, presentano landamento
delle curve p-y proposte da: Matlock (1970); Welch e Reese (1972) e Reese et al. (1974). Il contributo
offerto dal contatto platea-terreno modellato mediante una semplice legge attritiva, la cui entit sar
funzione della pressione verticale agente su tale interfaccia e del coefficiente di attrito (Fig. 1).

Figura 1 Modello ibrido BEM-curve p-y

I dati di input richiesti sono quindi il modulo elastico E del terreno (valore che pu essere stimato a

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partire dal modulo di taglio Gmax, ricavato p. es. da prove SCPT o down-hole), il coefficiente di Poisson,
e a seconda che il terreno sia a grana fine o a grana grossa, dovranno essere forniti rispettivamente i
valori della resistenza non drenata oppure i valori dellangolo di attrito e della densit relativa.
Lo schema risolutivo, quello tipico dei metodi BEM, e prevede quindi limposizione: a) delle equazioni
di congruenza tra spostamenti del terreno e spostamenti del palo (con presenza di uninterfaccia
composta da molle non lineari poste in serie tra nodo-palo e nodo-terreno) e tra spostamenti del terreno
e struttura di collegamento; b) delle equazioni di equilibrio locali e globali alla traslazione orizzontale
ed alla rotazione (con opportune condizioni al contorno definite dalle condizioni di vincolo in testa).
Attualmente possibile analizzare pali liberi o impediti di ruotare in testa. Il procedimento si conclude
con il calcolo delle incognite, che nella fattispecie sono: le pressioni agenti sulle interfacce, le forze
agenti in testa a ciascun palo, le eventuali rotazioni (in caso di pali liberi di ruotare) in corrispondenza
delle teste dei pali e lo spostamento orizzontale dellintero sistema (si pone per ipotesi che lo
spostamento della struttura di collegamento e di ciascun palo sia il medesimo).
Le analisi sono eseguite ad incremento di carico, con passo costante. Il passo viene scelto in funzione
del valore della pressione ultima del terreno in corrispondenza del primo concio del palo.
Per linserimento allinterno del sistema risolutivo delle molle non lineari viene impiegata la seguente
metodologia: 1) viene scritto lo sviluppo in serie di Taylor arrestato al secondo termine della curva py considerata 2) si scompone lo sviluppo in serie in due termini, di cui il primo, denominato yN ne
rappresenta la parte indipendente dalla soluzione assunta dal sistema al passo k+1, il secondo,
denominato yF, invece, ne funzione. Questi due termini verranno poi inseriti rispettivamente nel vettore
dei termini noti e nella diagonale principale della matrice di flessibilit globale del sistema, secondo la
modalit illustrata in Fig. 2.
(+1 ) = ( ) + ( ) (+1 )

(+1 ) = (+1 ) + ( )

Fig. 2 Introduzione delle curve p-y allinterno del sistema di equazioni risolutive

Per eliminare gli effetti di interazione tra pali posti ad interasse elevato stata introdotta nel modello
una distanza di estinzione, prendendo a riferimento quanto suggerito da Reese e Van Impe (2001). Il
suo utilizzo comporta lannullamento dei coefficienti della matrice di flessibilit del gruppo relativi alle
varie coppie di pali aventi interasse superiore alla distanza di estinzione. Per modellare lo shadowing
viene introdotta la possibilit di formazione di meccanismi di rottura a blocco come proposto in Landi
(2005).
4. Casi studio
Per arrivare alla validazione del metodo proposto, saranno necessari, ulteriori studi e confronti con le
poche case histories disponibili. Inoltre verranno condotte analisi numeriche con il codice di calcolo
Plaxis3D su palo singolo, e su due fondazioni miste su pali (di cui una avente un layout 3x3 e laltra 5x5
ed interasse relativo tra i pali pari a 3 o 6 diametri, con una mesh costituita da circa 200.000 elementi),
al fine di utilizzarne i risultati come soluzione benchmark. Si riporta il confronto tra i risultati misurati
in sito e quelli valutati mediante il metodo di calcolo proposto di due prove di carico su palo singolo, la

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prima (Fig. 3) di un palo tubolare in acciaio in sabbia (da Rollins et al., 2005), la seconda (Fig. 4) di un
palo singolo in calcestruzzo armato in sabbia (da Huang e Hsueh (2001)).

Fig. 3 Modello geotecnico del sottosuolo (da Rollins et al. 2005) e confronto tra dati misurati e calcolati

Per le analisi del caso di Fig.3 si sono adottati quali parametri di input: D = 0.324 m; L = 11.5 m; EpIp
(rigidezza flessionale della sezione del palo) = 30030 kNm2. Dallinterpretazione delle prove CPT con
le correlazioni di Robertson e Campanella (1983) e Kulhawy e Mayne (1990) si ottiene un valore
dellangolo di attrito di 40, mentre, il modulo elastico E, una volta stimati i valori di G0 con la relazione
di Rix e Stokoe (1992), stato posto variabile linearmente con la profondit da 45 MPa a 150 MPa.

Fig. 4 Prove CPT in sito (Huang e Hsueh, 2001) e confronto tra dati misurati e calcolati

Per le analisi del caso di Fig.4 si sono adottati quali parametri di input: D = 1.5 m; L = 34.9 m; EpIp
(variabile con il livello di carico). Dallinterpretazione delle prove CPT con le correlazioni di Robertson
e Campanella (1983) e Kulhawy e Mayne (1990) si ottiene un valore dellangolo di attrito di 37, mentre,
il modulo elastico E, a partire dai valori di G0 ottenuti dalle indagini in sito, stato posto variabile
linearmente con la profondit da 40 MPa a 400 MPa. Per il caso di Fig. 3 l'accordo tra il calcolo e le
misure pu considerarsi soddisfacente, soprattutto in considerazione del fatto che i parametri utilizzati
nell'analisi provengono dalla caratterizzazione geotecnica del sottosuolo e non da un'operazione di bestfitting. Per il caso di Fig. 4 l'accordo con le misure soddisfacente per ci che riguarda i carichi pi
elevati, mentre lo decisamente meno per ci che riguarda i carichi pi bassi. Si ritiene che queste
differenze siano attribuibili alla scarsa capacit del software di riprodurre correttamente il legame
momento-curvatura del palo. Una maggior cura di questultimo aspetto necessita quindi di ulteriori
studi.

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Stefano Stacul e Nunziante Squeglia

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