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a cura NENS
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sapendo di non mantenerli, la promessa del capo del Governo non fu
presa in considerazione dal Ministero dell’economia, che nel Documento
di programmazione economica e finanziaria 2003-06 si limitò a riportare
l’impegno che il Governo aveva preso a nome dell’Italia a Barcellona e a
Monterrey: come tappa intermedia verso lo 0,7% annuo del PIL,
aumentare gradualmente l’APS dallo 0,15%, registrato nel 2001, allo
0,33% nel 2006, ciò che equivaleva a raggiungere nel 2006 il livello
medio di APS annua realizzato dai Paesi dell’Unione Europea nel 2001.
In valore assoluto si trattava di salire da 1,6 miliardi di dollari del 2001, ad
un ammontare che si poteva stimare intorno ai 5 miliardi nel 2006.
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2002 diventò lo 0,17%, che era poi lo 0,12%, non includendo la
cancellazione del debito.
Nel rapporto dell’OCSE per il 2004 l’insieme degli aiuti erogati dai Paesi
industrializzati sale al livello record di 78,56 miliardi di dollari, con un
aumento del 4,6% sul 2003. L’Italia, in controtendenza, con 2484 milioni
di dollari di APS scende dal penultimo all’ultimo posto della classifica,
tornando, inclusa la cancellazione del debito, allo 0,15% del PIL. E’ il
livello più basso in Europa e nel mondo, pur essendo l’Italia uno dei Paesi
in cui l’opinione pubblica è maggiormente sensibile alle necessità dei
Paesi poveri.
Scendendo all’ultimo posto della classifica, abbiamo fatto salire gli Stati
Uniti al penultimo, con lo 0,16% del PIL, che corrisponde però a 18,99
miliardi di dollari, il 24% dell’intera erogazione dei Paesi OCSE/DAC.
Ragionando in termini di valori assoluti l’Italia, con 2484 milioni di dollari
(il 3,1% del totale) è scesa tra 2003 e 2004 dal settimo al decimo posto
nella graduatoria dell’OCSE dopo, nell’ordine, Stati Uniti, Giappone,
Francia, Regno Unito, Germania, Olanda, Svezia, Canada e Spagna.
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Nell’ammontare di 2484 milioni di dollari l’OCSE comprende le erogazioni
sul bilancio dello Stato operate dal Ministero degli esteri, dal Ministero
dell’economia e da altri Ministeri, i crediti d’aiuto erogati sull’apposito
fondo rotativo, ormai alimentato essenzialmente dai rientri, ed anche le
erogazioni delle Regioni, Province e Comuni e quelle della Chiesa
cattolica, se prelevate dall’otto per mille; nonché la cancellazione del
debito.
Sugli stanziamenti del Ministero degli esteri, nel 2004 sono stati erogati
per programmi bilaterali 298,7 milioni di € a titolo di dono (contro 327,7
nel 2002) cui si aggiungono 26,4 milioni per aiuti alimentari. Alle ONG
sono andati 50 milioni; erano 70 ancora nel 2003.
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l’Africa, e in minor misura l’America Latina. Alle nuove esigenze (Medio
Oriente, Afghanistan, Iraq, Balcani) non si è fatto fronte con stanziamenti
aggiuntivi; sono state dirottate le risorse esistenti, nonostante fossero in
netta diminuzione. L’Africa, che nel 2002 ricevette erogazioni a dono per
160 milioni di €, pari al 49% del totale, nel 2004 ha ricevuto 101 milioni,
pari al 34%. L’America Latina è scesa da 44 milioni, pari al 14%, a 34
milioni, pari all’11%. Nello stesso periodo l’area Mediterraneo e Vicino
Oriente è salita da 48 a 85 milioni e dal 15 al 29%. Nell’elenco degli otto
Paesi che nel 2004 hanno ricevuto erogazioni a dono per più di 10 milioni
di €, i Paesi dell’Africa subsahariana sono tre e neppure ai primi posti. La
tabella è: Afghanistan 29,9 milioni, Egitto 20,6, ex-Jugoslavia 20,5,
Mozambico 19,6, Sierra Leone 19, Tunisia 18,6, Iraq 17,3, Somalia 11,5.
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Rispondendo ad una esigenza fortemente sentita da vasti settori
dell’opinione pubblica, si adottarono termini notevolmente più generosi di
quelli stabiliti a livello internazionale, per un totale stimato allora in 4,51
miliardi di dollari, di cui un miliardo circa al di là dell’impegno
internazionale (l’Italia infatti decise di cancellare ai Paesi più poveri il
100% dell’intero debito).
Dei 25 Paesi tra i più poveri cui è stata finora applicata la legge, 22 sono
africani. I cinque maggiori beneficiari sono il Congo-Kinshasa per 613,5
milioni di €, il Mozambico per 557,3, l’Etiopia per 367,2, la Tanzania per
191,7 e l’Uganda per 142,8. Seguono altri 15 Paesi (di cui tre latino-
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americani) per somme tra i 90 e i 10 milioni di € e infine altri cinque Paesi
africani che erano debitori per somme minime.