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Introduzione
Nel corso degli ultimi 30 anni sono stati elaborati vari modelli di supervi-
sione clinica in ambito psicologico che si focalizzano su aspetti differenti. In
questo campo non esistono teorie che si impongano su altre per la loro signi-
ficativit e rilevanza sul piano scientifico (Scilligo, 1989) ma si possono indivi-
duare cinque orientamenti che sono la base su cui si fondano i vari modelli e
che servono quindi ad "orientare" la focalizzazione su aspetti particolari e
specifici per ciascuno.
Nei modelli ad orientamento psicodinamico (Ekstein e Wallerstein, 1972) il
punto cardine focalizzare l'attenzione sia sul vissuto personale del terapeu-
ta, del cliente e del supervisore che sui processi interpersonali, specialmente
su quelli tra cliente e terapeuta e terapeuta e supervisore. Nei modelli ad
orientamento facilitativo, di origine rogersiana, (Carkhuff e Berenson, 1967)
invece, il punto centrale evidenziare il ruolo dell'empatia sia nella terapia che
nella supervisione, per cui questa diventa un ambiente in cui il supervisiona-
to pu sperimentare un'atmosfera di calore e di sostegno. Nei modelli ad
orientamento comportamentista invece l'attenzione posta sull'acquisizione
di competenze specifiche sulla terapia comportamentista, mentre nei modelli
orientati all'acquisizione di abilit specifiche (Invey e al., 1968) il punto centra-
le il modellare tecniche specifiche.
Infine, nel modello ad orientamento misto (Kell e Barrow, 1970) vengono
presi alcuni degli aspetti dominanti di altri modelli (psicodinamico, facilitativo
e comportamentista).
Un altro filone di modelli di supervisione costituito da quelli "evolutivi"
che si sono sviluppati prevalentemente negli anni '80. In questo approccio
(Stoltenberg e Delworth, 1987) si pone l'accento sulla supervisione come pro-
cesso tra terapeuta e supervisore; tale processo, che ha come obiettivo finale
lo sviluppo di competenze specifiche nel terapeuta e la costruzione di un sen-
so di fiducia personale nelle proprie capacit come psicoterapeuti, ne ha
Uno strumento di supervisione clinica 3
1. PROBLEMA
Il punto di partenza il problema del paziente, quella situazione, cio, per
cui questi vorrebbe arrivare a raggiungere un obiettivo ma ad un certo punto
invece si blocca, non riesce a trovare una soluzione e chiede un intervento
esterno in terapia. Il primo punto quindi l'ascolto attento di quello che il pa-
ziente riporta come problema.
2. OBIETTIVO
Il secondo punto consiste nell'individuare l'obiettivo che ha il paziente e
cio lo scopo che questi vuole raggiungere; il punto d'arrivo dell'intervento
espresso in termini concreti e osservabili e che corrisponde all'aspetto com-
portamentale del contratto di seduta; il suo raggiungimento servir come indi-
ce dell'efficacia o meno dell'intervento.
3. PROCESSO di BLOCCO
Il terzo punto consiste nell'identificare quale possa essere il processo im-
plicato nel problema del paziente e cio quali passi questi fa per cui vuole arri-
vare ad un obiettivo ma ad un certo punto si blocca.
Cogliere il processo implica il fare delle ipotesi su quello che fa il paziente
per cui non riesce ad arrivare alla sua soluzione. Un presupposto di base per
identificare il processo di definirsi rispetto ad un modello teorico di riferi-
mento: lo stesso problema pu essere letto in modi diversi a seconda del mo-
dello a cui ci si riferisce; per esempio, uno stesso problema pu essere letto
da un analista transazionale come contaminazione dell'Adulto da parte del Ge-
nitore e da un gestaltista come disturbo dei confini dell'Io, in particolare di in-
troiezione. Qui ci si riferisce ad un'ottica analitico-transazionale e quindi per
individuare e definire un processo si useranno concetti tratti da questo mo-
dello teorico (problematiche strutturali di contaminazione e di esclusione, gio-
chi, impasse, ecc.).
4. STRATEGIA
Il quarto punto consiste nell'individuare la strategia dell'intervento attuata
dal terapeuta, e cio il piano di interventi mirati a raggiungere l'obiettivo. La
strategia, quindi, per definizione ha direzione in quanto ha un punto di
6 Carla de Nitto
5. TECNICHE
6. VERIFICA
Esemplificazioni cliniche
Terapeuta
Supervisore
Fig. 1 - La tabella della verifica dell'intervento terapeutico nella supervisione clinica
sua chiara direzione. Le domande a lui fatte per poter compilare la tabella so-
no domande che lui stesso potr farsi in seguito nell'esaminare altri brani di
terapia rispetto a questi punti. In tal caso questo schema pu diventare stru-
mento per l'autosupervisione.
2a. Un esempio per illustrare come lo schema pu essere usato per cogliere
i punti deboli del lavoro terapeutico
Uno strumento di supervisione clinica 11
Terapeuta
Godersi il
Libero poco l'Adulto l'egogramma
di lavorare non riposo
riesce a goder- accessibile
si il riposo
Supervisore
Completiamo con il terapeuta la tabella (fig. 4), nella parte che spetta al su-
pervisore, inserendo nella colonna relativa al processo, l'impasse di I grado e
chiediamo al trainee di completare i punti seguenti relativi a strategia e tecni-
che. Questi individua come strategia la ridecisione e come tecnica il rivivere
una scena attuale per ridecidere.
Si pu quindi dedurre che il problema dominante in questa supervisione
sia sostanzialmente un problema di comprensione e di applicazione di concet-
ti teorici conosciuti, mentre il trainee ha dimostrato una buona conoscenza
teorica (vedi l'uso della schema di Kolhrieser).
Applicazione pratica
Godersi il
Libero poco l'Adulto l'egogramma
di lavorare non riposo
riesce a goder- accessibile
si il riposo
Considerazioni conclusive