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GLI IMPIANTI
CENTRALIZZATI
PUBBLICAZIONE PERIODICA DI INFORMAZIONE TECNICO-PROFESSIONALE
22 Sommario
giugno 2002
GLI IMPIANTI
CENTRALIZZATI 3 Gli impianti centralizzati
Stampa:
Poligrafica Moderna S.p.A. Novara
CALEFFI S.P.A. S.S. 229 - Km. 26,5 28010 Fontaneto dAgogna (NO)
Vietata la riproduzione, anche parziale, TEL. 0322 8491 FAX 0322 863305 e-mail: info@caleffi.it
di articoli, disegni e fotografie, senza
preventiva autorizzazione scritta delleditore
o degli autori degli articoli. www.caleffi.it
GLI IMPIANTI CENTRALIZZATI
Ingg. Marco e Mario Doninelli dello studio S.T.C.
Cercare di ricostruire, seppur per sommi capi, la Esamineremo, infine, le diverse tipologie in cui,
storia di questi impianti il tema del presente attualmente, si possono suddividere gli impianti
articolo. centralizzati. E per ognuna di queste tipologie
proporremo sistemi ed esempi di calcolo.
A tal fine, richiameremo dapprima tipi e elementi
Tutti gli esempi saranno svolti con riferimento allo
principali dei vecchi impianti: semplici ed
stesso edificio, per consentire un esame
essenziali solo in apparenza, in realt complessi da
comparativo delle grandezze in gioco.
calcolare e difficili da realizzare.
I calcoli saranno riportati in unapposita appendice,
Degli impianti centralizzati, considereremo poi le
con lintento di evitare, a chi non interessato,
varie fasi evolutive, determinate soprattutto dalla
inutili complicazioni.
ricerca di un sempre pi elevato benessere termico
e dallesigenza di limitare i consumi di energia.
0 120 0 120
25 0
000001
220 - 240 V 50 Hz
0 120
40
20 60
0 80
0 120
D
a
y
24
21 3
18 6
R
15 9
12
15
65
45
60
40
55 35
70
50
75 50 55 30
80 60
45 25
40
20
2 ON OFF
DISINFEZIONE REGOLAZIONE
1 3
120
0 4
70
Durata media della disinfezione termica
40
60
50
0
0 80
BALLSTOP
IFFELAC
IFFELAC
IFFELAC
CALEFFI
CALEFFI
CALEFFI
3
Ad esempio (considerando i normali salti termici
I PRIMI IMPIANTI adottati e adottabili negli impianti a radiatori)
A RADIATORI potevano assumere i seguenti valori:
1927 mm c.a. per un impianto alto 3 m
Verso la fine dellOttocento, gli impianti a radiatori 3755 mm c.a. per un impianto alto 6 m
cominciarono a prendere il posto di stufe e 5682 mm c.a. per un impianto alto 9 m
caminetti. Nella loro struttura di base, questi Valori che, oggi, spendiamo, senza alcun
impianti erano composti, oltre che dai radiatori, problema, per vincere le resistenze (idrauliche) di
solo da tre o quattro elementi: la caldaia, i tubi, il una sola valvola e che allora, invece, dovevano
vaso di espansione aperto e i rubinetti (ma non bastare a vincere le resistenze di tutto
sempre) per intercettare i radiatori. limpianto.
Non cerano pompe. La circolazione del fluido era Per far crescere un p queste forze, si pens
ottenuta sfruttando il fatto che lacqua calda pi anche di aumentare laltezza effettiva, e quindi
leggera di quella fredda e quindi tende a salire in utile, degli impianti servendo i radiatori dallalto (a
alto. Era ottenuta, cio, sfruttando forze motrici pioggia) invece che dal basso (a sorgente).
dorigine naturale. Le cose, comunque, non cambiarono di molto, e
Tali forze (che dipendono da due fattori: le lesiguit delle forze motrici disponibili fu
differenze di temperatura in gioco e laltezza sempre il grave e insuperabile limite di questi
dellimpianto) erano per molto limitate. impianti.
4
E proprio a causa di tale limite, i Progettisti erano In particolare, per mantenere basse le perdite di
costretti a procedere con molta attenzione e, carico, essi dovevano:
soprattutto, con molta parsimonia, nello - limitare al massimo il numero delle deviazioni di
spendere la poca prevalenza disponibile. percorso,
Erano costretti, inoltre, a svolgere calcoli molto - realizzare tutte le curve con raggi molto ampi,
lunghi e impegnativi per bilanciare in modo - eseguire le derivazioni e le convergenze a 45,
accurato tutti i nodi della rete, dato che, per la - unire con invito i tubi di diametro diverso.
pochezza delle forze in gioco, non era possibile
Mentre per evitare il formarsi e il ristagno di
ricorrere a valvole di taratura.
bolle daria, erano costretti a:
Non era facile neppure il lavoro degli Installatori, - dare forti pendenze ai tubi posti in orizzontale, in
in quanto essi dovevano contribuire pratica escludendo passaggi sotto pavimento;
attivamente al raggiungimento di due precisi - evitare curve con gobbe in alto,
obiettivi: - usare riduzioni eccentriche,
1. mantenere molto basse le perdite di carico - sfiatare le colonne nel sottotetto.
dellimpianto;
La maggior parte di tutte queste difficolt venne
2. evitare il formarsi e il ristagno di bolle daria: meno solo quando (alla fine degli anni Cinquanta)
problemi questi connessi alle velocit fu possibile e conveniente usare elettropompe
(0,010,02 m/s) molto basse con cui il fluido anche negli impianti di riscaldamento.
circolava negli impianti.
5
Tali metodi (ved. 2 e 3 Quaderno Caleffi)
GLI IMPIANTI portarono a dimensionare impianti con velocit
CON POMPE del fluido molto pi elevate di quelle prima
possibili, e contribuirono, pertanto, a rendere meno
pericolosi i problemi legati al formarsi e al ristagno
La possibilit di utilizzare le pompe cambi di delle bolle daria.
netto il modo di progettare gli impianti a In particolare tali velocit resero possibile:
radiatori.
- eseguire reti di distribuzione senza dare una forte
In pratica, senza pompe, i Progettisti erano pendenza ai tubi con sviluppo orizzontale;
costretti ad assumere, quale unico parametro di - realizzare curve con gobbe in alto,
progetto, la bassa prevalenza disponibile. Con le - usare riduzioni normali,
pompe, invece, poterono scegliere liberamente
altri parametri. Con le pompe, cio, i Progettisti - sfiatare gli impianti direttamente sui radiatori.
passarono da uno stato di necessit (quello di Luso delle pompe consent, inoltre, di evitare tutti
far bastare le esigue forze disponibili) ad uno stato gli accorgimenti operativi, prima richiamati, per
di libere scelte. Fu cos possibile approntare nuovi limitare al massimo le perdite di carico.
metodi di calcolo atti non solo a garantire il corretto
funzionamento degli impianti, ma anche ad Le pompe, dunque, semplificarono di molto il
ottimizzare i costi di realizzazione e di gestione. lavoro dei Progettisti e degli Installatori.
6
Le pompe portarono anche allabbandono dei Queste nuove esigenze portarono a realizzare
sistemi a pioggia. Essendo in grado di dare la impianti con colonne non pi a servizio dei
prevalenza voluta, resero, infatti, del tutto inutile singoli corpi scaldanti, bens dei singoli alloggi.
lartificio di prolungare le colonne fino al sottotetto Portarono, cio, a realizzare impianti con colonne a
per ottenere qualche millimetro di spinta in pi. servizio di sottostazioni dotate di tutte le
apparecchiature e i materiali necessari per
Per molti anni, invece, continuarono ad essere
regolare e contabilizzare lenergia termica
utilizzati i sistemi a sorgente nella stessa
ceduta ad ogni alloggio.
configurazione usata per gli impianti senza pompe:
E per meglio evidenziare lautonomia termica
cio con collettori di base a scantinato e
offerta, gli impianti cos realizzati furono chiamati
colonne a servizio di uno o, al massimo, due
anche impianti autonomi senza caldaiette.
radiatori.
Tale configurazione fu abbandonata solo agli inizi Lo schema sotto riportato rappresenta una rete di
degli anni Settanta, quando una grave crisi distribuzione da cui sono derivate due
petrolifera propose allattenzione generale il sottostazioni dalloggio ad ogni piano, e tiene
problema del risparmio energetico e si cap che, in conto del fatto che quando inizi la realizzazione di
merito, era fondamentale poter garantire ad ogni questi impianti era ormai comune utilizzare vasi di
alloggio: (1) la regolazione autonoma della espansione chiusi e regolazioni climatiche.
temperatura ambiente, (2) la contabilizzazione dei
consumi termici.
7
In pratica succedeva questo: in alcuni alloggi i
I PRIMI IMPIANTI radiatori restavano freddi (del tutto o
CON SOTTOSTAZIONI DI ZONA parzialmente) anche con valvole di zona aperte.
Il fenomeno, inoltre, era del tutto variabile. Nel
giro di poco tempo poteva manifestarsi pi volte,
Erano impianti con sottostazioni di zona costituite oppure poteva sparire per intere giornate.
da una valvola deviatrice a tre vie e da un Poteva cos succedere, durante una perizia, di
contaore. trovare regolarmente caldi i radiatori di alloggi
In base alle segnalazioni del termostato ambiente, contestati come freddi.
la valvola deviatrice apriva la via di alimentazione ai E, probabilmente, fu proprio questa variabilit a
corpi scaldanti, oppure la chiudeva, by-passando il rendere (almeno nei primi tempi) alquanto difficile
fluido direttamente nei tubi di ritorno dellimpianto. lindividuazione, e quindi la soluzione, del
Il contaore registrava i tempi di apertura della problema.
valvola, che servivano a ripartire i costi del
riscaldamento. In effetti, come oggi sappiamo, la causa delle
anomalie riscontrate si nascondeva nei
Pur essendo molto semplici, questi impianti furono tronchetti di by-pass: cio nei tronchetti che
spesso oggetto di contestazioni. Il problema che li collegano direttamente le valvole di zona ai tubi di
caratterizz fu quello degli alloggi freddi o ritorno dellimpianto.
parzialmente freddi.
Impianto con tutte le valvole di zona aperte Impianto con alcune valvole di zona chiuse
8
Se tali tronchetti, infatti, non erano tarati in modo Valvola di zona a tre vie con valvola di
opportuno, e in genere non lo erano, potevano taratura incorporata
provocare (e ci riferiamo a valori misurati
questa la prima valvola espressamente realizzata
direttamente) situazioni come questa:
per le specifiche esigenze delle sottostazioni di
650 l/h portata a valvola aperta, zona. Presentava per tre inconvenienti: (1) in
2.100 l/h portata a valvola chiusa; opera, non era facile da tarare, (2) era esposta a
facili starature, (3) il suo stelo poteva vibrare e far
situazioni, cio, di grande variabilit, determinate
rumore.
dal fatto che, a valvola aperta, il fluido doveva
vincere tutte le resistenze del circuito interno (cio
quelle dei tubi, delle valvole e dei radiatori), mentre,
a valvola chiusa, doveva vincere solo le resistenze
(di gran lunga inferiori) del tronchetto di by-pass.
Pertanto le valvole chiuse, quali vie di passaggio
facilitato, rubavano fluido a quelle aperte,
ostacolando il riscaldamento dei radiatori. In
pratica il regolare funzionamento di un impianto
dipendeva dalla chiusura o meno delle valvole dei
vicini. E questo spiega anche perch le anomalie
riscontrate erano del tutto imprevedibili e variabili.
I disegni riportati nella pagina a lato rappresentano
un impianto con by-pass non tarati in due Valvola di zona a tre vie
diverse situazioni: la prima (con tutte le valvole con valvola di taratura incorporata
aperte) consente un funzionamento regolare; la
seconda (con valvole in parte chiuse) comporta,
invece, le anomalie di cui sopra.
Valvola di zona a tre vie con anello di
taratura incorporato
TARATURA DEI BY-PASS stata realizzata per ovviare ai problemi di
Logicamente, lo sbilanciamento indotto dai taratura, staratura e rumorosit della valvola di cui
by-pass poteva essere superato solo inducendo sopra. Lanello di taratura (di diametro variabile in
nei by-pass stessi perdite di carico uguali (o relazione alle caratteristiche idrauliche del circuito
pressappoco uguali) a quelle dei circuiti interni. da servire a valvola aperta) consentiva una pratica
Questi i mezzi utilizzati: e valida regolazione dei by-pass.
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GLI ATTUALI IMPIANTI GLI IMPIANTI DI ZONA
CON SOTTOSTAZIONI DI ZONA CON SOLO RISCALDAMENTO
Come gi accennato, fu la crisi petrolifera degli Nelle centrali termiche di questi impianti si
anni Settanta a determinare la nascita e laffermarsi provvede sia al riscaldamento del fluido da
degli impianti di zona. inviare alle sottostazioni di zona, sia alla
produzione di acqua calda sanitaria.
Per diversi anni, per, quella che fu chiamata con
un termine brutto ma chiaro, la zonizzazione degli La regolazione del fluido da inviare alle
impianti rest limitata al solo riscaldamento. sottostazioni in genere di tipo climatico con
Lacqua calda sanitaria continu, cio, ad essere curva impostata su valori un po pi alti di quelli
prodotta in centrale termica e ad essere distribuita teorici. un accorgimento che serve a assicurare
col sistema a ricircolo. una pi rapida messa a regime dei locali dopo
Con impianti cos realizzati, ad ogni utenza si disattivazioni o attenuazioni del riscaldamento.
dovevano addebitare due costi termici indiretti:
Nelle prime realizzazioni, la distribuzione interna
quello del riscaldamento, correlato ai dati del
agli alloggi era prevalentemente a monotubo
contaore, e quello dellacqua calda, correlato ai
con due anelli: uno per la zona giorno, laltro per
dati di un contatore volumetrico dalloggio.
la zona notte. Le derivazioni dei circuiti interni
Come facile intuire, ripartire le spese in base a tali
potevano cos finzionare con salti termici
dati era tuttaltro che semplice ed esente da
abbastanza elevati: cosa molto importante per
contestazioni. Pertanto, quando il mercato seppe
limitare le imprecisioni dei primi contatori di calore.
offrire contatori di calore a costi non troppo elevati,
si pens di unificare i consumi termici dalloggio,
utilizzando le sottostazioni di zona non solo per
riscaldare, ma anche per produrre acqua calda al termostato
sanitaria. ambiente
by-pass tarato
10
Due (ved. disegni sotto riportati) sono i tipi di
IMPIANTI DI ZONA CON RISCALDAMENTO sottostazione maggiormente utilizzati.
E ACQUA CALDA AD ACCUMULO
Il primo dotato di una elettrovalvola a due vie
che fa passare, oppure blocca, il flusso del fluido
Sono impianti nelle cui centrali termiche si caldo attraverso il circuito scaldante del bollitore.
provvede solo al riscaldamento del fluido da Riscaldamento e produzione di acqua calda
inviare alle sottostazioni di zona. possono funzionare da soli o insieme.
La regolazione del fluido , in genere, a punto Il secondo tipo , invece, dotato di una valvola
fisso, con temperature di 65-70C per poter deviatrice a tre vie che fa passare il fluido caldo
produrre, in zona, lacqua calda sanitaria. attraverso il circuito scaldante del bollitore, oppure
lo devia attraverso il by-pass. La produzione di
Talvolta sono adottate anche regolazioni di tipo acqua calda ha precedenza sul riscaldamento.
climatico che, per, devono funzionare in modo
misto. Ad esempio: Le valvole a tre vie, che regolano i circuiti di
riscaldamento, devono essere in grado di
devono funzionare come climatiche quando
garantire una buona e costante tenuta. Va
per i corpi scaldanti sono richieste temperature
considerato, infatti, che in queste sottostazioni, a
del fluido superiori a 65-70C;
differenza di quelle per il solo riscaldamento,
devono, invece, funzionare a punto fisso circola fluido caldo anche in estate e pertanto
quando per i corpi scaldanti sono richieste non accettabile alcun trafilamento.
temperature del fluido inferiori ai valori di cui
sopra: inferiori, cio, ai valori che consentono di In genere si usano bollitori (ad intercapedine o a
produrre acqua calda sanitaria in zona. serpentino) da 80-100 l per alloggi con 1 servizio
e da 120-150 l per alloggi con 2 servizi.
Le regolazioni climatiche (funzionanti in modo bene dar preferenza ai bollitori con superfici
misto) consentono di elevare la temperatura di trattate contro il deposito di incrostazioni, in tal
progetto dei corpi scaldanti e quindi di ridurre (in caso una specifica azione anticalcare necessaria
vero non molto) il loro costo dacquisto. solo con acque molto dure (oltre i 27-28F) e pu
Tuttavia sono regolazioni che possono rendere pi essere realizzata sia con dosatori di polifosfati, sia
pericoloso il problema della formazione di con condizionatori elettromagnetici, ammesso che
calcare sulla superficie di scambio del bollitore. questi ultimi diano i risultati promessi.
Con la loro adozione, inoltre, si va contro la
tendenza attuale di tener bassa la temperatura dei Per compensare e tener sotto controllo la
radiatori, per limitare lo sporcamento delle pareti e dilatazione dellacqua, i bollitori vanno inoltre
il degrado dellaria connesso alla combustione del dotati degli appositi gruppi di sicurezza e di piccoli
pulviscolo atmosferico. vasi di espansione, dai 4 ai 6 litri.
al termostato
bollitore
al termostato al termostato
ambiente bollitore
al termostato
ambiente
by-pass tarato
by-pass tarato
11
Produzione di acqua calda
IMPIANTI DI ZONA CON RISCALDAMENTO
E ACQUA CALDA ISTANTANEA Avviene nel modo sotto schematizzato. Anche se
richiesto, il riscaldamento resta escluso.
IS IS
flussimetro
bilanciatore o flussostato
di portata RS RS
al termostato
by-pass tarato
ambiente
Nota:
il by-pass non va tarato se il bilanciatore di portata un Autoflow
Fase di non utilizzo
12
Sottostazioni con separatore idraulico Riscaldamento
In queste sottostazioni (ved. disegno sotto
riportato) i circuiti interni sono dotati di apposite
pompe e sono resi indipendenti, dalle forze
motrici del circuito principale, per mezzo di un
separatore idraulico.
flussimetro
o flussimetro
13
Inoltre, un sistema centrale computerizzato
VANTAGGI OTTENIBILI CON UN SISTEMA anche un mezzo che consente di:
CENTRALE COMPUTERIZZATO
verificare se limpianto in grado di funzionare
come previsto;
Il tenere sotto controllo le sottostazioni di zona, conoscere le portate dei vari circuiti;
con laiuto di un calcolatore e di adeguati controllare se i by-pass sono tarati o meno
programmi, pu offrire vantaggi di tutto rilievo. correttamente;
individuare anomalie di funzionamento legate,
ad esempio, allo sporcamento dei filtri o a
starature occasionali.
M , cio, in termini clinici, un prezioso strumento
diagnostico che consente di controllare lo stato
TA CA
generale di salute dellimpianto. E un simile
strumento sarebbe stato certamente utilissimo al
tempo delle disfunzioni connesse ai by-pass
TR non tarati. Avrebbe, infatti, consentito di vedere
in diretta laumento di portata determinato dalla
chiusura di una valvola e il conseguente
impoverimento degli altri circuiti.
M
24 V (ac)
TA CA
~
TR
CONSIDERAZIONI SUGLI IMPIANTI CON
SOTTOSTAZIONI DI ZONA A DUE VIE
T
14
Sottostazione con valvole di zona a due vie
in fase di produzione acqua calda sanitaria
15
ESEMPI DI CALCOLO I
E METODO DI SVOLGIMENTO nodo 4
1.200 mm c.a.
2,7 3,3 m
Per completare il discorso sugli impianti di zona,
riteniamo utile sviluppare qualche esempio,
nodo 3
utilizzando il metodo pratico degli incrementi 1.300 mm c.a.
costanti di pressione: un metodo che abbiamo
approntato, diversi anni fa, per un nostro caro
amico e collega.
nodo 2
Questo nostro amico a 14 anni faceva gi il 1.400 mm c.a.
manovale e, poi, sopperendo con molto impegno
e buon senso alle lacune scolastiche, aveva
imparato a calcolare gli impianti autonomi. Quelli
nodo 1
centralizzati, per, lo mettevano in crisi, facendolo 1.500 mm c.a.
sentire (le parole sono sue) un mezzo progettista.
E, a metterlo in crisi, erano soprattutto le varie
correlazioni esistenti fra i circuiti interni, le colonne
e i collettori di base.
Definito tale modo di considerare gli incrementi di
Cercammo, quindi, di by-passare tali difficolt
pressione fra piano e piano, si considerano, poi,
appoggiandoci ad una ipotesi che ci consentiva di
due categorie dimpianti: quelli medio-piccoli e
suddividere il progetto degli impianti centralizzati in
quelli medio-grandi.
due parti:
la prima riservata ai circuiti interni, da Impianti medio-piccoli
calcolare come semplici impianti autonomi;
In questo caso, i collettori si possono
la seconda riservata alle colonne e ai dimensionare con perdite di carico lineari pari a
collettori, da dimensionarsi solo in base alle 10 mm c.a./m e le loro perdite localizzate si
portate degli alloggi e ad un valore predefinito possono considerare uguali al 20% di quelle
delle perdite di carico lineari. continue.
Parti, queste, che erano entrambe alla portata del Pertanto, con riferimento al disegno sotto
nostro collega. Inoltre, ben presto, la semplicit e riportato, se ai nodi della colonna di destra si
la sostanziale correttezza del metodo (vedi 2 ipotizzano le prevalenze prima considerate, ai nodi
Quaderno Caleffi, pag. 24) convinsero anche noi della colonna di sinistra si avr:
ad utilizzarlo. H1 = 1.500 + [( 10 2 ) 10 ] 1,2 = 1.740 mm c.a.
Lipotesi di base questa: se, in edifici con H2 = 1.640 mm c.a.
altezze di piano variabili da 2,7 a 3,3 m, le H3 = 1.540 mm c.a.
colonne di un impianto sono dimensionate con H4 = 1.440 mm c.a.
perdite di carico lineari pari a 10 mm c.a./m,
allora, con buona approssimazione, si pu
ritenere che, tra piano e piano, sussistano I II
differenze di pressione pari a 100 mm c.a. (60 nodo 4 nodo 4
attribuibili alle perdite di carico lineari, 40 a quelle 1.440 mm c.a. 1.200 mm c.a.
localizzate).
Tradotto in termini grafici e considerando il disegno
di seguito riportato, ci significa che se, quale nodo 3 nodo 3
1.540 mm c.a. 1.300 mm c.a.
scelta progettuale, al nodo 4 si assume:
H4 = 1.200 mm c.a.
ai nodi dei piani pi bassi si pu ritenere:
H3 = 1.300 mm c.a. nodo 2 nodo 2
1.640 mm c.a. 1.400 mm c.a.
H2 = 1.400 mm c.a.
H1 = 1.500 mm c.a.
nodo 1 nodo 1
1.740 mm c.a. 1.500 mm c.a.
10 m
16
Impianti medio-grandi Valvola di taratura colonna III
P = perdite carico collettore tra le colonne III e IV,
Come nel caso precedente, i collettori si possono
che in base alle convenzioni assunte risulta:
dimensionare con perdite di carico lineari pari a
P = [( 16 2 ) 10 ] 1,2 = 384 mm c.a.
10 mm c.a./m e le loro perdite localizzate si
possono considerare uguali al 20% di quelle Valvola di taratura colonna II
continue. P = perdite carico collettore tra le colonne II e IV,
Inoltre, va prevista, la possibilit di bilanciare le che in base alle convenzioni assunte risulta:
colonne con valvole di taratura o con autoflow, in P = 384 + [( 10 2 ) 10 ] 1,2 = 624 mm c.a.
modo da garantire uguale prevalenza a tutti gli
Valvola di taratura colonna I
alloggi dello stesso piano.
P = perdite carico collettore tra le colonne I e IV,
A tal fine, considerando limpianto sotto che in base alle convenzioni assunte risulta:
rappresentato, le valvole di taratura devono P = 624 + [( 18 2 ) 10 ] 1,2 = 1.056 mm c.a.
essere scelte e regolate in base alle portate
Gli autoflow, invece, possono essere scelti
degli alloggi da servire e alle seguenti riduzioni
semplicemente in base alle portate degli
di pressione ( P ):
alloggi.
I II III IV
nodo 4 nodo 4 nodo 4 nodo 4
1.200 mm c.a. 1.200 mm c.a. 1.200 mm c.a. 1.200 mm c.a.
P = 624 mm c.a.
P = 384 mm c.a.
Valvola taratura
Valvola taratura
Valvola taratura
18 m 10 m 16 m
Autoflow
Autoflow
Autoflow
17
Dimensionamento derivazioni dalloggio
Esempio 1
Al nodo N4 della colonna II, si ipotizza una prevalenza
di 1.200 mm c.a.. Pertanto, in base alle convenzioni del
Dimensionamento di un impianto con metodo adottato, ai vari nodi della stessa colonna
sottostazioni di zona per solo riscaldamento risulta:
- H3 = 1.300 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 3)
- H2 = 1.400 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 2)
- H1 = 1.500 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 1)
al termostato
ambiente Alloggi colonna II, nodo N4
Prevalenza di riferimento: H4 = 1.200 mm c.a.
In base a tale prevalenza e al fabbisogno termico dei
locali possibile calcolare gli impianti interni agli alloggi
(ved. 3 Quaderno Caleffi). Per evitare calcoli troppo
lunghi e non strettamente pertinenti al contesto in
esame, qui ci si limita ad ipotizzare:
by-pass tarato
- Portata alloggio A: G = 800 l/h
- Portata alloggio B: G = 650 l/h
18
Dimensionamento colonna II - le perdite di carico fra il nodo N0 e il generatore di
Si effettua (ved. metodo adottato) considerando perdite calore, che, in base ai dati del problema e alle
di carico lineari costanti: r = 10 mm c.a./m convenzioni assunte, si possono cos calcolare:
H = ( 40 10 ) 1,2 = 480 mm c.a.
Tratti di colonna compresi fra i nodi N4 e N3 - le perdite di carico dovute al generatore, alle valvole ai
materiali di centrale, per le quali si ipotizza:
Portata al nodo N4: G = 800 + 650 = 1.450 l/h
H = 1.500 mm c.a.
diametro richiesto: = 1 1/4
Pertanto risulta:
Tratti di colonna compresi fra i nodi N3 e N2 Hp = 1.500 + 360 + 480 + 1.500 = 3.840 mm c.a.
Caratteristiche pompa 2 2
Tab. 1 - Tabella per il calcolo rapido della portata di un circuito al variare della sua prevalenza [mm c.a.]
19
Dimensionamento derivazioni dalloggio
Esempio 2
Al nodo N4 della colonna II, si ipotizza una prevalenza
di 1.200 mm c.a.. Pertanto, in base alle convenzioni del
Dimensionamento di un impianto con metodo adottato, ai vari nodi della stessa colonna
sottostazioni di zona per il riscaldamento risulta:
e la produzione di acqua calda ad accumulo - H3 = 1.300 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 3)
(secondo lo schema) - H2 = 1.400 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 2)
- H1 = 1.500 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 1)
Si ipotizza inoltre di riservare una portata di 300 l/h ai
bollitori degli alloggi A e B dellultimo piano: cio ai
al termostato
bollitore
20
Dimensionamento colonna II In questultimo caso, la pompa va scelta in base alla
portata intermedia:
Si effettua (ved. metodo adottato) considerando perdite
Gp = ( Gmin + Gmax ) / 2 = 14.878 l/h
di carico lineari costanti: r = 10 mm c.a./m.
Prevalenza: la stessa dellesempio precedente:
Tratti di colonna compresi fra i nodi N4 e N3 Hp = 3.840 mm c.a.
C.T.
Caratteristiche pompa 3 G = 12.328 17.428 l/h
H = 3.840 mm c.a.
Portata: pu variare nellambito dei seguenti valori:
Gmin = 12.328 l/h portata circuiti alloggi
Gmax = 17.428 l/h portata circuiti alloggi + bollitori
e pu essere ottenuta sia con una pompa a velocit
variabile, sia con una pompa a velocit costante.
Potenza termica [kcal/h] necessaria per la produzione di acqua calda sanitaria con sottostazioni ad accumulo e valvola a due vie
100.000
50.000
Alloggi 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190
21
Dimensionamento derivazioni dalloggio
Esempio 3
Al nodo N4 della colonna II, si ipotizza una prevalenza
di 1.200 mm c.a.. Pertanto, in base alle convenzioni del
Dimensionamento di un impianto con metodo adottato, ai vari nodi della stessa colonna
sottostazioni di zona per il riscaldamento risulta:
e la produzione di acqua calda ad accumulo - H3 = 1.300 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 3)
(secondo lo schema) - H2 = 1.400 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 2)
- H1 = 1.500 mm c.a. (prevalenza al nodo livello 1)
22
Tratti di colonna compresi fra i nodi N3 e N2 Potenza termica richiesta
Portata al nodo N3: Alla potenza termica necessaria per il riscaldamento va
G = 1.450 + 834 + 678 = 2.962 l/h sommata quella necessaria per la produzione di acqua
diametro richiesto: = 1 1/2 calda sanitaria, deducibile dal diagramma sperimentale
sotto riportato.
Tratti di colonna compresi fra i nodi N2 e N1
Portata al nodo N2:
G = 2.962 + 867 + 705 = 4.534 l/h I II
diametro richiesto: = 2 Livello 4
A B B A
Caratteristiche pompa
2 2
Portata: si pu ritenere uguale a quella del collettore:
C.T.
Gp = 12.328 l/h 2 1/2 G = 12.328 l/h
H = 3.840 mm c.a.
Prevalenza: la stessa dellesempio precedente:
Hp = 3.840 mm c.a.
Potenza termica [kcal/h] necessaria per la produzione di acqua calda sanitaria con sottostazioni ad accumulo e valvola deviatrice
100.000
50.000
Alloggi 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190
23
Dimensionamento derivazioni dalloggio
Esempio 4
Per garantire la produzione di acqua calda istantanea
con i normali scambiatori a piastre, si ipotizza al nodo
Dimensionamento di un impianto con N4 della colonna II una prevalenza di 2.500 mm c.a..
sottostazioni di zona per il riscaldamento Pertanto, secondo le convenzioni adottate, ai nodi della
stessa colonna risulta:
e la produzione di acqua calda istantanea
- H3 = 2.600 mm c.a.
- H2 = 2.700 mm c.a.
- H1 = 2.800 mm c.a.
IS Agli estremi di tutti i circuiti di riscaldamento, si
considera, invece, una prevalenza di 1.200 mm c.a.,
ottenibile regolando i detentori in base alla portata degli
alloggi e alle seguenti cadute di pressione:
- Nodo 4: P4 = 2.500 - 1.200 = 1.300 mm c.a.
flussimetro
- Nodo 3: P3 = 2.600 - 1.200 = 1.400 mm c.a.
bilanciatore o flussostato
di portata
- Nodo 2: P2 = 2.700 - 1.200 = 1.500 mm c.a.
RS
al termostato - Nodo 1: P1 = 2.800 - 1.200 = 1.600 mm c.a.
by-pass tarato
ambiente In alternativa ai detentori si possono utilizzare autoflow
con portata nominale uguale a quella dei vari circuiti
dimensionati in base alla prevalenza di cui sopra.
Nodo N1
Alloggi colonna II, nodo N2
Nodo N0
Prevalenza di riferimento: H2 = 2.700 mm c.a.
C.T.
Considerando circuiti simili a quelli del piano sopra (ved. al
corrispondente punto dellesempio 1), risulta:
- Portata scambiatori alloggi A e B
dove: G = 1.021 1,02 = 1.041 l/h
- 30 m = lunghezza dei tubi (andata + ritorno) che - Prevalenza: Hrisc = 1.200 mm c.a.
collegano il nodo del primo livello al nodo N0 - Portata alloggio A (riscaldamento): G = 800 l/h
- 40 m = lunghezza dei tubi (andata + ritorno) che - Portata alloggio B (riscaldamento): G = 650 l/h
collegano il nodo N0 al generatore di calore.
un impianto con sottostazioni per il riscaldamento e la
produzione di acqua calda istantanea pu essere cos
dimensionato:
24
Alloggi colonna II, nodo N1 In questultimo caso, la pompa va scelta in base alla
portata intermedia: Gp = ( Gsc + Grs ) / 2 = 14.046 l/h
Prevalenza di riferimento: H1 = 2.800 mm c.a.
Considerando circuiti simili a quelli del piano sopra (ved. al Prevalenza: si calcola come nellesempio 1. Lunico
corrispondente punto dellesempio 1), risulta: dato che varia quello inerente la prevalenza al nodo
N1, che passa da 1.500 a 2.800 mm c.a.. Risulta quindi:
- Portata scambiatori alloggi A e B
G = 1.041 1,0193 = 1.061 l/h Hp = 2.800 + 360 + 480 + 1.500 = 5.140 mm c.a.
- Prevalenza: Hrisc = 1.200 mm c.a.
Potenza termica richiesta
- Portata alloggio A (riscaldamento): G = 800 l/h
- Portata alloggio B (riscaldamento): G = 650 l/h Alla potenza termica necessaria per il riscaldamento va
sommata quella necessaria per la produzione di acqua
Dimensionamento colonna II calda sanitaria, deducibile dal diagramma sperimentale
sotto riportato.
Si effettua con le portate dei circuiti con scambiatori e
perdite di carico lineari costanti: r = 10 mm c.a./m.
Potenza termica [kcal/h] richiesta con sottostazioni per la produzione di acqua calda sanitaria istantanea
100.000
50.000
Alloggi 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190
Nota: Per impianti fino a 2025 alloggi, la maggior potenza termica richiesta per la produzione di acqua calda sanitaria
istantanea, comporta un notevole superdimensionamento del ganeratore di calore, e quindi pu condurre a rese
termiche alquanto basse.
25
26
MODUL O DUTENZA - Produzione centr alizzata acqua calda sanitaria
Senza v alv ola di z ona Valv ola di z ona - 3 vie Valv. z ona - 2 vie
SENSONICAL CONTECA SENSONICAL CONTECA CONTECA
TERMIE TERMIE
CALEFFI CALEFFI TERMIE
SISTEMI SISTEMI CALEFFI
CALORE CALORE SISTEMI
CONTECA CONTECA CALORE
kwh kwh
CONTECA
kwh
Modulo 755 Modulo 755 Modulo 755
Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W
elettriche
Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W
Modalit: G Pot. Imp. elettriche elettriche
Pile 5 x 1,5 V Modalit: G Pot. Imp. Modalit: G Pot. Imp.
G.E.O. IDB Pile 5 x 1,5 V Pile 5 x 1,5 V
G.E.O. IDB G.E.O. IDB
Cost.: Monoconteca: TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C
Cost.: Monoconteca: Cost.: Monoconteca:
TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C
Nome utente Classe protezione: IP 54
Nome utente Classe protezione: IP 54 Nome utente Classe protezione: IP 54
123456 123456
123456
890 12 890 12 8 90
1
34
567
12
5
1
34
5 67
3
90
23 4
5
1
567
0000 KW
90
67 23 4
8
45
89 0
1 23
12
0000 KW 67
90
8 23 4
890
67
45 7
6 8
89 0
1 23
45 7
6 45 7
6
Senza distribuzione
8 90 12 8 90 12 8 90 12
Contabilizzazione
1
34
1
34
1
34
567
567
567
5
5
5
90
90
90
23 4 23 4 23 4
67 67 67
8 8 8
123
123
123
890
890
890
45 7 45 7 45 7
6 6 6
del calore
794040 794041 794040 794041 794040 794041
sanitaria
SENSONICAL CONTECA
TERMIE TERMIE
CALEFFI SISTEMI
CALEFFI SISTEMI
CALORE CALORE
CONTECA CONTECA
kwh kwh
123456 123456
890 890 12
12
1
34
1
34
567
567
5
0000 KW
90
90
23 4 23 4
67 67
8 8
12 3
12 3
890
890
45 7 45 7
6 6
RITORNO
CALDAIA
MANDATA
CALDAIA
INGRESSO
ACQUA
FREDDA
RITORNO
FRIGO
MANDATA
FRIGO
INGRESSO
ACQUA
FREDDA
RITORNO
CALDAIA
MANDATA
CALDAIA
CALE
TERMIE
CALEFFI SISTEMI
CALORE
CONTECA
kwh
Modulo 755
Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W
elettriche
Modalit: G Pot. Imp.
Pile 5 x 1,5 V
G.E.O. IDB
Cost.: Monoconteca:
TERMIE
TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C
CALEFFI SISTEMI
CALORE
CONTECA Nome utente Classe protezione: IP 54
kwh
Modulo 755
Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W
elettriche
5 5 Modalit: G Pot. Imp.
34 34
67
67
Pile 5 x 1,5 V
12
8
12
G.E.O. IDB
8
90 90
Cost.: Monoconteca:
3 3 TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C
12 12
6
45 7
45 7
8 90 8 90 Nome utente Classe protezione: IP 54
1 1
123456
123456
23 4
23 4
890
890
5 67 5 5
34 34
5 67
67
67
12
12
8
8
90 90 TERMIE
12
3
12
3
CALEFFI SISTEMI
CALORE
6
6
45 7
45 7
8 90 8 90 CONTECA
1 1 kwh
123456
123456
23 4
23 4
890
890
5 67 5 67
Modulo 755
Caratteristiche 24 VAC 50 Hz 1 W
elettriche
Modalit: G Pot. Imp.
Pile 5 x 1,5 V
G.E.O. IDB
Cost.: Monoconteca:
TAMB. MAX = 50C TMAX = 85C
5
76 4
8 76
321
89 0
90
432
1
54 3
RITORNO
5 67
21
098
654321
CALDAIA
COLD
MAX 7
MIN
COLD
CALEFFI
MAX 7
2
HOT
MIN
CALEFFI
1
2
HOT
5
34
67
12
8
90
3
12
6
45 7
8 90
1
123456
23 4
890
5 67
USCITA
ACQUA
FREDDA
USCITA
ACQUA
MISCELATA
RITORNO
RISCALD.
MANDATA
RISCALD.
MANDATA
RISCALD.
RITORNO
RISCALD.
RITORNO
CALDAIA
MANDATA
CALDAIA
INGRESSO
ACQUA
FREDDA
USCITA
ACQUA
FREDDA
USCITA
ACQUA
MISCELATA
RITORNO
RAFFRESC.
MANDATA
RAFFRESC.
MANDATA
RISCALD.
RITORNO
RISCALD.
USCITA
ACQUA
FREDDA
USCITA
ACQUA
MISCELATA
RITORNO
RISCALD.
MANDATA
RISCALD.
B B
Approfondimenti e considerazioni circa gli
aspetti gestionali riguardanti la produzione
INGRESSO
ACQUA
FREDDA
RITORNO
CALDAIA
RITORNO
FRIGO
MANDATA
FRIGO
RITORNO
CALDAIA
MANDATA
CALDAIA
INGRESSO
ACQUA
FREDDA
MANDATA
CALDAIA
di acqua calda sanitaria saranno i temi che
verranno affrontati in uno dei prossimi
750
750
700
numeri.
RITORNO
CALDAIA
MANDATA
CALDAIA
RITORNO
RISCALDAMENTO
INGRESSO ACQUA
FREDDA
USCITA ACQUA
FREDDA
USCITA ACQUA
MISCELATA
MANDATA
RISCALDAMENTO
RITORNO
RAFFRESCAMENTO
MANDATA
RAFFRESCAMENTO
MANDATA
RISCALDAMENTO
RITORNO
RISCALDAMENTO
USCITA ACQUA
FREDDA
USCITA ACQUA
MISCELATA
USCITA ACQUA
FREDDA
USCITA ACQUA
MISCELATA
RITORNO
RISCALDAMENTO
MANDATA
RISCALDAMENTO
DIMA
27