Академический Документы
Профессиональный Документы
Культура Документы
QUADERNO N. 48.
PROBLEMI ATTUALI
DI SCIENZA E DI CULTURA
STUDI ETIOPICI
(Roma 2-4 aprile 1959)
ROMA
ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
1960
E. CERULLI
Discorso inaugurale
Gaze gli Aksumiti perch sin ora li chiamano Agaze , (3) non rendendosi conto,
ma inconsciamente attestando, che quelli che erano i nemici combattuti
dagli Aksumiti all'epoca dell'iscrizione si erano poi identificati con loro.
Ma vi ha di pi. Il principe, che elev ad Anza nel Tigrai l'obelisco recen-
temente studiato, si intitolava nagiisi di Agab (nome che, fra l'altro, ricorda
gli Angabe dell'iscrizione di Adulis) (4). Vi era dunque, gi nel secondo secolo e
nella prima met del terzo, un principe che, pur nella regione vicina ad Ak-
sum, portava il titolo di nagrifi ed aveva propria autorit.
Ancora, una delle prime iscrizioni greche della zona verso il Mar Rosso
quella del Re Sembrouthes, trovata e copiata dal Sundstrom a Daqqa-
Mahri. (5) L'iscrizione non stata pi rintracciata e quindi ogni deduzione sto-
rica fondata sulla copia Sundstrom. Comunque, vorrei qui notare che in
essa Sembrouthes si intitola, non gi come far 'Ezana nelle sue iscrizioni
greche del IV secolo Re dei Re, basileus basileon, ma invece piuttosto
basileus ek basileon ton Axomeiton, ci che sembra, almeno ipotetica-
mente, indicare piuttosto u n o dei principi e non il principe sovrano di
uno Stato unitario.
Ancora pi l'esistenza di nagiifi diventati allora subordinati, provata,
intanto, dall'iscrizione 9' di 'Ezana, dove egli fa cenno dei nagafta sarriwit
i nagasi delle truppe ; (6) ed assai pi tardi dal persistere del titolo di nagrisi
per tutto il Medio Evo, ed oltre, nel Goggiam nagasi, nel BaQr nagasi, nel
Walaqa nagasi, nel nagusa Gafi ecc. Gi nella prima Cronaca Reale a noi
pervenuta, quella di 'Amda ~eyon della prima met del secolo XIV, il So-
vrano musulmano rivale dell'Etiope Cristiano sogna, fra l'altro, di nominare
egli un nagasi per il Goggiam (7).
Ora, a questo particolarismo, pi antico, di cui abbiamo elencato le
traccie storiche nell'esistenza di principi locali (fra l'altro, dubiterei forse
anche se lo Zoskales nominato nel I secolo dopo Cristo nel Periplo del Mare
Eritreo come avente il potere sullittorale eritreo dai Moscofagi sino all'altra
Barbaria (8) non fosse piuttosto un principe locale di Adulis e non il Sovrano
di Aksum), a questo particolarismo - dir - dei principi locali segue, almeno
da 'Ezana in poi, il prevalere del Sovrano di Aksurn. Notiamo che 'Ezana
nelle sue iscrizioni ha una lunga titolatura, dove le genti sud arabiche della
Penisola sono nominate insieme con i titoli africani, ma che si conclude con
(3) Cfr. C. CONTI ROSSINI, Storia d'Etiopia, val. I, Roma 1928, p. 122.
'A) C. CONTI ROSSIKI, Un'iscrizione su obe!isco di Anz, in (, Rassegna Studi Etiopici l),
II, 1942, p. 21-28 (dove per si preferisce alla lettura nagdfi quella neguf).
(5) Edita da E. LITTMAKN, Deutsche Aksum Expedition, IV Bd., Berlino 19 1 3, pp. 3-4.
Per un calco ed una fotografia an t~riori cfr. Rivista Studi Orientali, X, p. 491.
(6) Cfr. Deutsche Aksum Expedition, Bd. IV, cito p. 24-27.
(7) J. PERRUCHON, Histoire des Guerres de 'Amda -5yon Roi d'Ethiopie, in J ournaI
Asiatique ,), 1889, t, XIV, p. 281, 33D.
(8) ~occnE"b ~: o:wv o:6rrwv "t"mhwv &:rr o:wv Mooxo<pxywv fLXP~ o:'ij l7J ~o:p~o:plo:
Zwcrxx"Ij<; (Feriplus il1aris Erythraei, in Geographi Graeci Minores ,), ed. C. MtiUer, Parigi
1882, voI. I, cap. V, p. 261; e WILFRED H. SCHOFF, The Feriplus 01 the Erythraean Sea,
New York 1912, p. 23).
- 8-
(9) J. PERRUCHON, Histoire des guerres de 'Amda $yon cit., p. 281, 330.
(IO) J. PERRUCHON, Les Chroniques de Zar'a Ya'eqob et de Ba'eda .Maryiim Rois d'Ethio-
pie, Parigi 1893, p. IDI.
(I J) Cfr. il mio art. L'Etiopia mgdioevale in alcuni brani di scrittori arabi, in Rassegna
di Studi Etiopici, III, 1943, pp. 274-276.
Ora (zalani ci ancora attestato come titolo non gi del Sovrano, ma
del feudatario di una provincia, nella Cronaca di 'Amda$eyon (del XIV secolo),
dove esSo designa infatti il principe dello Sagarat col titolo di (zalani (12).
Anche (z alan i, come nagafi, ha avuto valore parziale, accanto alla funzione
di designare il capo supremo dello Stato: indizio nuovo dell'altemarsi delle
autonomie locali con l'egemonia acquistata da uno dei principi delle regioni,
senza, tuttavia, che questa egemonia distruggesse anche formalmente - fosse
solo nel titolo - l'affermazione dei principati locali.
***
Qui va posta un'altra questione. L'immigrazione degli Arabi Meridio-
nali sulla costa Africana avvenuta soltanto nel Nord, e quindi le lingue
semitiche etiopiche si sono tutte forma te e diffuse a partire dal Regno di Ak-
sum oppure vi sarebbero stati ap.che gruppi di Arabi Meridionali e loro stabi-
limenti commerciali pure nelle regioni del basso Mar Rosso e del Golfo di
Tagiura? e di l sarebbero partiti verso l'interno gli immigrati che avrebbero
dato origine ad alcuni dei linguaggi semitici etiopici: almeno quelli del gruppo
meridionale?
Dir subito che questo problema, di interesse non piccolo per la storia
dell'Etiopia, non potr avere un inizio di soluzione che da future ricerche
archeologiche sul li ttorale meridionale e lungo le tradizionali vie carova-
niere che da quel lido conducono sull'altipiano. Campi di rovine sono qua e
l segnala ti ed attendono chi li esplori.
Ma non vorrei, intanto, tacere di alcune circostanze, che, a mio giudi-
zio, renderebbero non inutili tali ricerche. Intanto, la situazione geografica.
L'altipiano etiopico, alla latitudine corrispondente al Golfo di Tagiura, forma
un vasto semicerchio, che corrisponde al bacino del fiume Auasc (ijawaf)
ed offre cos la pi facile via di penetrazione verso le regioni etiopiche centrali
e meridionali. Quelle regioni sono anche le pi ricche di risorse, sia per i traf-
fici di oggi, che per quelli che erano i tradizionali traffici degli antichi, gli
stessi che Plinio laconicamente elenca per 1' Oppidum Aduliton l): 'ebur,
rhinocerotum cornua, celtium testudinum, sphingia, mancipia ' (13). La ferro-
via di Gibuti segue oggi appunto questa via deIla pi facile penetrazione.
D'altra parte, la vicinanza delle due coste, araba ed africana, massima
nella parte inferiore del Mar Rosso dove Mokha, il porto di Mouza dell'an-
tichit, uno dei maggiori, era affollato di marinai e patroni Arabi di navi
e prospero di commerci)) (14), gi cos qualificato nel I secolo dopo Cristo nel
(12) J. PERH'CHO~, Histoire des guerres de 'Amda $yon cit., p. 281 (non so perch il
Perruchon [op. cit., p. 331] traduce l;za{lani Sagarat 'et une garnison', forse per una curiosa
svista).
(13) PLIXIO, Histor. Nat., VI, 29.
(14) T Il-h oO'l ' Apx~w\l \lXUX7JPLXW'i &v6pmwv xcd \/au'nxwv 7tEOVX~SL x<x ToL' cX:7t' Il--
7tOp(x rrpxYll-xm XWdTXL (Periplus cit., cap. 21, p, 274, ed. MUller).
- 10-
Periplo del Mare Eritreo. I rapporti tra il Golfo di Tagiura (il Sinus Avaliticus)
ed il porto arabo di Mouza (Mokha) sono esplicitamente attestati dallo stesso
Periplo che parla dei Berberi (Africani), i quali passano essi m-edesimi
su zattere a portare le loro merci sulla costa araba a Mouza e ricorda prima
come questo sia la pi breve traversata dall'Arabia all'Africa (15). In realt,
ancora pi corto il passaggio da Mokha ad Assab; e sarebbe straordinario
che i principi dell'Arabia Meridionale che, secondo il Periplo, esercitavano
l'egemonia sugli stabilimenti commerciali lungo la costa africana dell'Oceano
Indiano (oggi Somalia) (16), si fossero disinteressati invece proprio del litorale
pi immediatamente antistante il loro paese.
D'altronde, noi ora sappiamo che, sin dove possiamo risalire, con le
nostre attuali indagini nella storia medievale etiopica, nell'Etiopia meridio-
nale troviamo costituiti Stati musulmani collegati con i centri musulntani
della Penisola Araba (la data precisa sin ora pi anticamente documentata
del 45 5 Egira, e cio del 1063 dopo Cristo) (17). Questa espansione dell'IsIam e
della cultura Araba nel Sud etiopico nel Medio Evo stata proprio la prima
azione che dalla Penisola Araba sia partita, per il passaggio marittimo pi
breve e la via terrestre pi accessibile, verso la Etiopia Meridionale? Sia
leci to almeno in terrogarsene.
Guardiamo ora ad eventuali indizi linguistici. Il documento da me edito
anni or sono sul Sultanato dello Scioa nel secolo XIII, come allora dissi, ha
traccia, nell'onomastica degli Emiri musulmani, di una lingua semitica etio-
pica (1 8), che, dunque, era quella dello Scioa prima della totale annessione di
quella regione allo Stato etiopico Cristiano nel secolo XIV. vero che dili-
gentissime ricerche sulla fonetica delle lingue etiopiche (19) recentemente non
hanno trovato indizi in favore dell'ipotesi di una formazione indipendente
del gruppo meridionale; ma, d'altra parte, intanto ben nota l'osservazione
gi, fatta da tempo, nella morfologia, che il causativo formato col prefisso
as- dell'amarico non si trova nel gruppo etiopico settentrionale ed invece
corrisponde al sud-arabico del Qataban, Ausan e Halramawt (20).
lo non trascurerei nemmeno ricerche di geografia linguistica.
Per dare qualche esempio, basar cc carne del semitico comune, si trova
(15) 7t01": XOtl -cffiv [1Otp[1&pCv t7tl crxe:lltOtL<; IILx<pe:p6v1"Cv et<; 't")v &:V1"LXpu<; "OX1]LV xr Mou~Ot
(Penplus cit., ~ap. VII, p. 264 ed. Miiller).
(16) Periplus cit., cap. XVI, p. 271 e cap. XXXI, p. 281 ed. Miiller.
(17) Cfr. il mio art.I{ Sultanato dello Scioa nel secolo X I I I secondo un nuovo docu-
mento storico, in (, Rassegna Studi Etiopici .), I, 1941, p. IO.
(18) Il Sultanato dello Scioa cit., p. 32-34.
(19) E. ULLENDORFF, The Semitic Languages oj Ethiopia. A Comparative phonology,
Londra 1955.
(20) Cfr. per C. CONTI ROSSINI, Aethiopica, in "Rivista Studi Orientali 'l, IX, 1921-
1923, pp. 466-467, e C. BRocKELMANN, Grundriss der vergleichenden Grammatik der semitischen
Spradzen, val. I, Berlino 1908, p. 524, che invece seguono un'altra ipotesi del Noldeke
che vide nel causativo amarico con as- un'assimilazione da una forma ast-. Tale ipotesi
del N oldeke, per, sembra a me oggi improbabile per varie ragioni che mi riservo di svi-
luppare altrove.
- II -
in Etiopia solo nel gruppo meridionale (harari, argobba, e nel gafat), mentre
nell'etiopico (ge'ez) entrato pi tardi, solo come neologismo dallo aramaico
nello speciale senso cristiano di Carne del Verbo. Cos il semitico comune
dibis miele nel gruppo etiopico meridionale (harari, argobba e gafat)
e non si trova nel gruppo settentrionale. La comune radice semitica wdd
, amare' nell'amarico e nel gruppo meridionale, e manca nel gruppo del
Nord. Ed il semitico apar terra si vede in uso nell'amarico e nel gruppo
meridionale (harari, guraghie, argobba, gafat), mentre non si trova nelle
lingue del Nord. E mi fermer a questi pochi esempi, perch non vorrei che
quel che ho detto sin ora sia ritenuto addirittura un principio di prova.
A mio parere, la conclusione che da questo esame si pu trarre piut-
tosto che il problema di immigrazioni dall'Arabia meridionale sulla costa
sud del Mar Rosso e nel Golfo di Tagiura stori:amente degno di ricerca.
E, se la linguistica pu forse apportare qualche altro contributo di indizi,
a parte l'ipotesi della scoperta di nuovi documenti, soltanto sistematiche
ricerche archeologiche faranno giungere ad una soluzione.
** *
Ma conviene ora passare ad un aspetto diverso della prima storia dello
Sta to E tiopico. Esso si differenzia da quelli dell 'Arabia Meridionale netta-
men te per la profonda influenza che la cuI tura greca ha avuto nel terri torio
Adulis-Akswn. Le pi antiche iscrizioni sono in greco (quella del Monwnento
Adulitano e quella di Sembrouthes); e, quando nelle iscrizioni reali del IV se-
colo si preferisce una redazione trilingue, il greco si affianca ancora al sud-
arabico ed all'etiopico. Le monete akswnite pi antiche hanno la leggenda in
greco (21). La prima letteratura etiopica composta di traduzioni dal greco (22).
Persino nella sfragistica stata notata una imitazione di modelli greci (23). A
questo fa riscontro sulla opposta sponda del Mar Rosso; una cultura pre-
valentemente nazionale dove influssi greci non arrivano che scarsi. Perch
dunque tale differenza degli immigra ti in Africa dai loro consanguinei della
Penisola? quando gi del principe Zoskales di Adulis il Periplo del I secolo
nota con compiacimento che egli esperto di lettere greche (ypoq.I.f.l.~T(.v
:MYjVO{WV ~[.!.7t<:~po): ci che singolare per un principe africano.
La spiegazione di questa particolare influenza greca, qualunque e
comunque, scarso od intenso, sia stato il contatto con l'Egitto in epoca farao-
nica, precedentemente (2 4), va sicuramente ricercata nella funzione che l'Etiopia
cominci ad avere nei confronti dell'Egitto nel periodo della dinastia dei
Lagidi e quindi dei Paesi Mediterranei lungo la via marittima all'India.
(ZI) Cfr. C. CO~TI ROSSINI, Monete Aksumite, in (,Africa Italiana l), I, 1927, p. 179-212.
(22) E. CERULLI, Storia della letteratura etiopica, Milano 1956, p. 15-33.
(23) C. CONTI ROSSINI, in (, Rassegna Studi Etiopici l), IV, 1944-1945, p. 79-90.
(24) N on da trascurare nemmeno la possibilit che in questi approdi commerciali
del Mar Rosso a sud dell'Egitto abbiano trovato rifugio Ce mezzi di vita) profughi e fuggia-
schi provenienti appunto dall'Egitto stesso o da altre regioni riverasche, come pi tardi,
- 12-
** *
Al di l del Mar Rosso ed oltre i contatti con l'Arabia sulla opposta
sponda, le vicende dell'Etiopia, ed anzi, gran parte della storia culturale
degli Etiopi sono collegate, infatti, con la via marittima dall'Egitto alle
Indie e quindi dal Mediterraneo all'Oceano Indiano.
La via del traffico alle Indie d all'Etiopia una sua funzione verso i
paesi dell'Occidente mediterraneo e verso l'Asia Media. Ad ogni aumento
di valore della via alle Indie per il Mar Rosso corrisponde storicamente un
accrescimento dell'importanza dell'Etiopia e perci uri pi intelUlO contatto
con l'Occidente e con l'Oriente Medio; ed i contatti degradano quando il
traffico sceglie, od costretto a seguire, altre vie. Vediamone qui brevemente
le prime fasi.
Questa pi vasta importanza dell'Etiopia nel mondo economico antico
nasce come conseguenza dell'impresa di Alessandro Magno e particolarmente
dalla fondazione della citt di Alessandria di Egitto; genialissinia creazione
dell'emporio, presto diventato massimo, degli scambi tra il Medio Oriente e
l'Occidente: scambi non solo di merci, ma di idee, d'ispirazioni ed espres-
sioni artistiche, in una parola: di civilt. La espansione di Alessandria in tal
senso necessariamente condusse, con notevole continuit, lungo la via delle
Indie l'attivit politica dei Tolomei: e gi da Tolomeo Filadelfo, il secondo
Sovrano della dinastia, e dell'Evergete, suo immediato successore, si suc-
cedono la fondazione di stazioni e di punti di appoggio nel Mar Rosso per
la navigazione: Myos Hormos, Arsinoe, Filotera, Berenice, Ptolemais The-
rn, ecc.) sino alla isola di Socotra (Dioscoride), deposito principale delle
merci provenienti dall'India e dove lo scambio avveniva (non per nulla 50-
cotra sar indicata, per antonomasia, col nome indiano di Diball 'isola') (2S).
E cos tipicamente, direi anzi simbolicamente, la iscrizione di Tolomeo
Evergete in celebrazione delle vittorie asiatiche di quel Sovrano egiziano
fu murata insieme, nel trono della citt marittima etiopica di Adulis, con
la iscrizione, anche essa in greco, del Sovrano etiopico che narrava le sue
gesta sull'altopiano e verso la via per il Nilo. (26) Ho detto tipica tale commi-
stione pur causale delle due iscrizioni dellla guerra in Asia e della espansione
etiopica, perch appunto l'attivit dei Tolomei lungo la via marittima alle
Indie per il Mar Rosso fu una delle cause della loro lotta con i Seleucidi, che
per il Medio Evo, ci documentato per gli approdi lungo l'Oceano Indiano deWattuale
Somalia. E non si dimentichi a tale proposito la tradizione locale conservataci proprio per
Adulis gi da PLINIO (Nat. Hist. VI, 29); oppidum Aduliton Aegyptiorum hoc serviprofugi
a dominis condidere l).
(25) Pure su questa funzione storica di Socotra potranno forse dare nuovi elementi
le future augllrabili ricerche archeologiche, per quanto i sondaggi necessariamente superfi-
ciali, recentemente fatti (DOUGLAS BOTTING, Island oj the Dragon's Blood, Londra 1958,
pp. I03-1I6) siano stati praticamente senza risultati.
(26) COSMAS INDICOPLEUSTES cit., in P. G. MIGNE, LXXXVIII, c. 104-108.
- 13-
** *
Questa situazione d rivalit tra la via marittima alle Indie, passante
per l'etiopica Adulis, e la via terrestre per il territorio persiano alla Siria e
la conseguente concorrenza tra l'Egitto e l'Impero dei Seleucidi rappre-
sentata da un curioso documento, conservatoci da Diodoro Siculo (27). Tale
racconto inizia - per quanto sappiamo - la lunga serie delle opere letterarie,
che sono in parte romanzo con propria tesi ed in parte, minore ma non tra-
scurabile, ricordo artisticamente rappresentato di fatti e dati reali sui lon-
tani paesi dell'Oriente: una serie che dal romanzo di epoca ellenistica e bizan-
tina passer alla letteratura araba delle ((Meraviglie delle Indie e dei viaggi
di Sindbad e continuer in Occidente almeno sino alla met del secolo XVIII.
Parlo qui dell'itinerario di Jambulo. Questo itinerario, che cronologicamente
va collocato, a quanto pare, nel primo e comunque non avanti il secondo
secolo dopo Cristo, descrive appunto la via alle Indie come essa si presenta va
nel periodo di massima espansione della potenza dell'Egitto Tolemaico.
Questa via, secondo Iambulo, passa per la costa africana del Mar Rosso,
non gi per la costa asiatica: e questo rappresenta un altro dato di fatto
importante, perch prova ancora come nemmeno le popolazioni della Peni-
sola Araba, interessate - come tutti sappiamo - al commercio con la Siria
che faceva allora prosperare i Nabatei e passer poi alla Mecca, avevano pi.
ragione di considerare favorevolmente l'attivit navale egiziana che faceva
concorrenza diretta alla loro via carovaniera tradizionale. Jambulo, quindi,
rapito, secondo il suo racconto, da pirati sulla costa araba e portato sulla
costa africana(2 8). Di l inizia il suo viaggio come prigioniero offerto dagli Etiopi
al culto degli Indiani. Ma il viaggio di Jambulo diviso in due sezioni.
Prima egli giunge ad un'isola (2 9), dove si trattiene per anni; e poi da quella
isola naviga all'India (3 0 ); e, se l'isola dove Jambulo fa questa lunga tappa gli
d occasione a descriverne costumi e vita sociale con intenti di romanzo
filosofico di riconosciuta tendenza stoica, d'altra parte, non si pu negare
che l'isola e la sua funzione di tappa obbligata sulla via marittima dell'India
storicamente identica a quella che Socotra aveva allora realmente, come
***
Quando l'Egitto entr a far parte dell'Impero Romano, la via marit-
tima fu patrocinata da Roma e poi da Bisanzio, mentre la via terrestre era
quella dell'Impero Persiano. Permane cos, con nuove e maggiori denomina-
zioni, l'antica rivalit; ed il mondo romano spinger i suoi stabilimenti com-
merciali e le sue navi lungo la sponda africana delMar Rosso, s che, gi negli
scritti di epoca imperiale, Etiopia ed India vengono addirittura a con-
fondersi nella terminologia geografica.
Ed un avvenimento profondamente innovatore ha luogo durante l'im.-
pero di Claudio: la scoperta del regime dei monsoni fatta intorno al 47
dopo Cristo da I ppalo (32), permetter alle navi romane di raggiungere diret-
tarriente l'India senza il cambio obbligato a Socotra o in Aden. Ci d subito
nuovo impulso al traffico; ed il Periplo del Mare Eritreo, scritto appunto
regnante Claudio, o forse Nerone, descriver la rotta per il Mar Rosso e
dar a noi, come ho detto sopra, particolare notizia del porto etiopico di
Adulis e del principe etiopico Zoskales.
Ma la descrizione del mercato di Adulis nel Periplo nota; perci non
vale la pena di ancora attardarsi su di essa~ Vorrei piuttosto insistere sul
valore della definizione che il Periplo d di Adulis come fL7tOPWV VOfLLfLOV (33).
***
Ma ritorniamo cronologicamente indietro per considerare, un altro
aspetto dello Stato Etiopico nell'insieme della politica mondiale dell'evo
antico. Il regno di Aksum, di cui Adulis era il porto, era territorialmente
formato dallo sperone settentrionale dello altopiano etiopico che si protende
tra il bassopiano costiero da una parte e la valle del Nilo dall'altra. Ragioni
geografiche e ragioni economiche coincidevano, dunque, nell'evo antico,
per dirigere l'espansione degli Aksumiti non gi tanto verso il Sud, dove
l'al topiano etiopico nella sua parte settentrionale particolarmente aspro di
monti e meno ricco di risorse valutabili, specie dagli antichi, ma bens verso
l'Ovest e cio per l'Atbara verso la ricca valle del Nilo. Cos questa irresi-
stibile tendenza portava lo Stato Aksumita in un altro gioco: quello dei
paesi della media valle del Nilo e delle popolazioni che da Est come da Ovest
erano attratte dalla prosperit della ( terra nera' del grande fiume. Quindi,
anche perci Aksum andava considerata in funzione degli interessi imperiali
dell'Egitto romano e bizantino e specialmente della difesa del limes meri-
dionale dalle genti nomadi e dalle loro incursioni.
Ed il gioco era quindi complesso perch non sempre chi dominava lo
Egitto pro tempore era il Sovrano riconosciuto legittimo, allora o dopo,
dal resto dell'Impero; n d'altra parte costantemente le improvvisate alleanze
tra chi dominava l'Egitto e le genti a Sud del limes, delle quali si voleva
l'appoggio, venivano a collimar con gli interessi di Aksum-Adulis. In ogni
modo, particolarmente dal III secolo dopo Cristo in poi, la instabilit del-
l'Impero nel settore egiziano e la irrequietezza delle popolazioni nomadi
attraggono ancor pi verso quel settore il Regno etiopico e ne consentono
qualche menzione nella cronaca delle guerre combattute sul Nilo.
Due motivi storici, dunque, che anche essi si intrecciano ad agire sulla
formazione politica ed etnica dello Stato Etiopico: quello della via delle
Indie e di Adulis approdo al centro delMar Rosso lungo quella via e quest'altro
dei movimenti di genti a Sud del limes egiziano. Ne indicher intanto un
primo esempio nel traffico degli smeraldi. Le miniere di smeraldo a Sud del-
l'Egitto verso il Mar Rosso, gi utilizzate dall'Egitto romano sino al 261-
268, vengono pi tardi in potere dei nomadi Blemmii (i Begia); come
ci attestato almeno per i primi anni del v secolo da Olimpiodoro e da
S. Epifanio. (36) Ora, gli smeraldi, che i Blemmii estraevano arrivavano sul
(36) Il passo di S. Epifanio (nel De duodecim gemmis, che egli scriveva poco prima
del 394 d. Cr.) ha particolare importanza. Lo si ha in varie versioni (latina; georgiana:
armena e copta). La latina, conservataci nella Coltectio Avellana (ed. O. GUENTHER, nel
Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum.) di Vienna, val. 35, Pars II, p. 748-749)
- 17-
grande mercato indiano per il tramite dei mercanti e naviga tori di Adulis.
Ne abbiamo una testimonianza esplicita nella Topographia Christiana di
Cosma Indicopleuste, il quale scrive, a proposito degli smeraldi di propriet del
Re degli Unni Bianchi (nell'India Settentrionale): gli Etiopi procurano queste
pietre dai Blemmii in Etiopia e le portano in India ed investono il ricavato del
prezzo degli smeraldi in merci di gran valore)) (37). E qui gli Etiopi a contatto
con i Begia (Blemmii) e loro mediatori agli approdi marittimi verso l'India,
sono, mi pare senza dubbio, quelli che noi oggi chiamiamo ancora Etiopi.
Questi contatti, del resto, con le genti a sud del limes egiziano, contatti
che sono generalmente di buon vicinato, quando non sono di ostilit - come
avviene spesso anche tra buoni vicini -, sono a noi attestati almeno dalla
met del terZo secolo dopo Cristo in poi. E giungiamo cos ai problemi che
per noi pone l'Impero di Aureliano.
Tutti conosciamo il passo di Vopisco, nel quale sono citati nella descri-
zione del trionfo di Aureliano, tra le altre popolazioni, Blemyes, Axomitae,
Arabes Eudaemones, Indi ... cum suis qui que muneribus )) (38). Dai Begia per
gli Aksumiti, gli Arabi dell'Arabia Felice e gli Indi troviamo qui nominate
l'una dopo l'altra le genti che si incontravano lungo la disputata via marit-
tima, sulla quale Aureliano riaffermava cos solennemente gli interessi impe-
non solo attesta il passaggio del Monte degli Smeraldi a sud dell'Egitto dal dominio romano
a quello dei Blemmii ({< Mons de quo nunc nobis serrno est, tunc Romanis erat subditus ...
Suntque metalla alia in ipsorum Barbaria Blemyorum iuxta Telmeos in montibus consti-
tuta quae nunc effodientes Barbari smaragdos incidunt o); ma contiene anche una nuova prova
dell'assimilazione (ancora nel IV secolo) dei vari popoli lungo la via marittima alle Indie sotto
il nome unico di ' Indiani '. Per S. Epifanio l'enumerazione va infatti dall'Arabia per Aksum
ed Adulis sino a Socotra e Ceylan: {< introrsus in Mari Rubro quod sic appellatur in ipso
ingressu regionis Indorum, quarum gentium differentiae quam plurimae sunto Olim quippe
Indi in novem regna fuerant disparati, sicut fama celebratum est: id est Alabastrorum; Ho-
meritarum; A x o m i t o rum c u m Ad u I i t i bus, Bugaeorum, Taianorum, Sabeno-
rum, liberorum, Dibenorum cum Ichtyophagis et Sirindibenorum cum Ercilaeis ... O). Va-
rianti notevoli sono nelle versioni orientali (EPIPHANIUS de Gemmis, The Old Georgian Version
amd the Fragments oj the Armenian Version [ed. R. P. BLAKE] and the Coptic-Sahidic Frag-
ments [ed. H. DE VIS], Londra 1934 [{< Studies and Documents O), Il]). Cos nella georgiana al
latino {< in Mari Rubro ... in ipso ingressu regionis Indorum corrisponde invece (nella tra-
duzione Blake): {< near the Red Sea when one desires to make a journey by vessel to the
land of India (op. cit., p. 108). L'armeno qui ha: {< on the Red Sea on the way to India
(op. cit., p. 219). Ed i nomi degli' Indiani' dnno modo a correzioni sicure, che ho qui sopra
gi apportato per semplicit nel testo latino (l'editore O. Guenther non poteva tener conto
delle versioni orientali). Cos: {< Axomitorum sicuro per lo {< Azomitorum del testo di
Vienna (georgiano: Aximites etc.); Sabenorum contro Isabenorum dell'edizione
viennese; {< Dibeni O), beninteso sono gli abitanti di Socotra (' Diba " come si detto sopra,
nella terminologia geografica greco-romana); e {< Sirendibeni ovviamente le genti di Ceylan.
La testimonianza di Olimpiodoro di Tebe, che si riferisce al viaggio da lui compiuto
come legato imperiale al principe degli U nni, nel 412 d. Cr., assicura ancora la pertinenza
delle miniere di smeraldi ai Blemmii, dai cui principi e stregoni (-t'oue; <puMpxouc; X()(L 7tpo<p~t'()((;
't'WV X()('t'oc TI]v Tci.[J.L\I [3()(p[3ci.pwv ~'t'OL .Wv [3E[J.[J.UW\I) egli fu invitato a visitarle ({< Fragmenta
Historicorum Graecorum ed. C. Miiller, voI. IV, Parigi 1885, p. 66).
(37) COSMAS l'''DlcOPLEuSTES cit., in ~ P. G. O), MIGNE, LXXXVIII.
(38) Scriptores Historiae Augustae: Aurelianus, c. XXXIII.
Quaderno :\. 48 2
r8 -
** *
Ora, qui conviene, a proposito dell'Impero di Aureliano, esaminare
anche il problema del romanzo di Eliodoro. Questo problema ha assunto per
noi nuova forma da quando le recenti ricerche di questi anni hanno antida-
tato dal IV secolo, come si credeva, al III dopo Cristo, la stesura di quell'opera.
La datazione , d'altronde, assicurata non solo da criteri puramente
di storia letteraria (Eliodoro non ignora il romanzo di Apollonio di Tiro,
che della prima met del III secolo ed a sua volta, imitato da Achille
Tazio, che della seconda met del IV secolo), ma anche dalla cos detta teo-
logia solare, che ispira Eliodoro e che conforme alla nota rifonna di Aure-
liano, anche se forse prudente non portare a conseguenze troppo sistematiche
questa pur giusta identificazione (4 ed anche se il culto solare in Egitto ed a
0
)
Meroe dava di per s un carattere distintivo alla scelta del luogo dei roman-
tici avvenimenti. Questo, del resto, induce a ripetere per Eliodoro quel che
ho detto per Jambulo. Un romanzo non un documento storico e non va
interpretato perci come tale; ma una opera, sia pure di immaginazione,
non pu troppo contrariare la realt di fatti noti e perci insistentemente
presenti alla mente dei lettori dell'epoca. Entro questi limiti le Etiopiche
di Eliodoro - nella loro nuova cronologia - sono da utilmente interpretare.
Ed intanto, la descrizione della giraffa, che gli ambasciatori di Aksum
portano in dono al Re di Meroe per felicitarlo della sua vittoria sui Persiani,
fatta dal vero, come da tempo stato riconosciuto; e la stessa offerta di
una giraffa rientra nella tradizione attribuita per lunghi secoli all'Etiopia, del
cui Paese essa appariva una straordinaria e tipica creatura (4'). Gli Akswniti,
due vie di accesso alla seta sar indirettamente rilevata da Procopio, che
dir della seta che anticamente i Greci chiamavano: Medica; ed ora deno-
minano: Indica l); ed egli stesso conserver il ricordo dell'ambasciata di Giu-
stiniano al Sovrano di Aksum, Ella A$bel)a Kaleb cui l'Imperatore chie-
deva che i mercanti etiopici comprassero essi la seta in India in cambio di
loro merci e la cedessero poi ai commercianti dell'Impero; e ci per evitare
che dagli acquisti di seta fatti su mercati controllati dai Persiani questi deri-
vassero utili per l'economia del loro Paese ostile ai Romani. Procopio
aggiunge che Giuliano, l'ambasciatore di Giustiniano, conclude l'accordo
con gli Etiopi, ma che questo risult praticamente inattuabile perch i Per-
siani, pi vicini ai porti dell'India, bloccavano col le partite di seta cinese
acquistandole per loro conto (47). Per la parte di Aksum-Adulis nel traffico
della seta appare chiara da questo episodio. E, del resto, Cosma Indicopleu-
ste, che scriveva intorno al 547, regnante Giustiniano, attesta i commerci
di Adulis con l'isola di Ceylan, dove arrivava anche la seta della Tsinista ))
e racconta il famoso aneddoto del mercante greco di Adulis, Sopatros, che
innanzi al Re di Ceylan, vince il mercante persiano mostrando l'eccellenza
del nomisma, l'aureo di Bisanzio, in confronto del m iliaresion , l'argentea
dramma della Persia. E qui Cosma immediato testimone perch queste
circostanze ci furono raccontate dallo stesso Sopatros e dai suoi compagni
che lo avevano accompagnato a quell'isola (di Ceylan) da Adulis (48). Questa
via della seta)), che era per Adulis la via dell'India, spiega, dunque, anche
perch non solo gli Indi erano e furono a lungo considera ti vicini degli Etiopi,
ma anche i Seri)) di Eliodoro.
N on qui il luogo n il tempo di spingersi a ricercare se e quali influenze
questi prolungati contatti con le Indie abbiano avuto sulla storia culturale
dell'Etiopia. Mi baster accennare che la questione fu posta gi nello scorso
secolo a proposito degli obelischi di Aksum, nel senso che l'idea architet-
tonica di rappresentare lungo la facciata della stele una sovrapposizione,
per piani, di abitazioni cittadine apparve ipoteticamente analoga a quella
delle pagode a nove piani dell' India, come ad esempio il tempio di Bodh-
Gaya (ma la tecnica del taglio degli obelischi axmiti egiziana; ma le abita-
zioni rappresentate sono nettamente di tipo sud-arabico). Non basta (49). I troni
o seggi di Aksum possono richiamare alla memoria i troni nell'India, re ce n-
temen te studiati dalla Auboyer (5). Le chiese scava te nella roccia, le cos dette
chiese monolitiche di Lalibala hanno fatto ricordare templi dell'India meri-
dionale, come quelli esprimenti l'arte rupestre di Mahabalipouram (presso
Madras) ed ancora nell'India Occidentale i templi in caverna di Badami
nel Deccan. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi o meglio dei problemi
che l'arte etiopica presenta agli studiosi della sua storia; come compito
* * *
(51) Cfr. ad esempio L GUIDI, Documenti amarina, in ~< Rendiconti Lincei , Se. Mor.,
1891, pp. 28S-3 CO .
(52) RFFIXO, Historia Ecclesiastica, in ~< P. L. , MIGNE.
~ 22-
(53) Sai/ti teologici etiopici dei secoli XV.l- XVII. V,.!. 1: Tre opuscoli dei Jlikaeliti, .
Citt dci Vaticano 1958 , Studi e Testi n. 198).
-23-
(54) C. BEZOLD, Kebra Nagast. Die Herrlichkeit der Kanige, III A K B W)l, I KI.
XXIII Bd. I Abt.Miinchen 1905, cap. IO-II.
(55) Op. cit., cap. 1.
(56) Op. cit., cap. XCV.
- 24-
Severo redigeva nella seconda met del X secolo, in arabo, in Egitto e quando
la disputa sul Corano creato od increa to era ancora rela ti vamen te recente
nel mondo musulmano, contiene una importante digressione sulla dottrina
Mu'tazilita. Beninteso, Severo di Asmunayn guarda alla questione dal punto
di vista Cristiano; e pertanto prende posizione contro i Mu'taziliti ed in
favore della dottrina musulmana ortodossa; in quanto considera la Parola
(per iMusulmani, il Corano) come il Logos (la seconda persona della Trinit nel
Cristianesimo), cd in tal senso enuncia: Gli Ebrei Asma'at e la maggioranza
dei Cristiani e tutti i musulmani dicono che la Parola di Dio ab antiquo e non
creata. Invece Ario, gli Ebrei 'Anayat ed i Musulmani Mu' taziliti dichiarano
che la Parola di Dio creata, posteriore nel tempo, delimitata nello spazio (57).
Gli Ebrei 'Anayat sono, mi pare, indubbiamente una alterazione gra-
fica, facile nell'arabo, per 'Ananiyyah, e cio i Qaraiti seguaci di 'Anan bar
Da vid, ritenuto capo della scuola Qarai ta nella seconda met dell'vIII secolo.
Cos gli Ebrei Asma'at sono una altra deformazione grafica, assai proba-
bile, a mio parere, per: Ema'iliyyah, i seguaci di ISmael di Akbara e poi di
Sa'adya bar Joseph (Sa'ld al-Fayyumi), il fondatore della scuola anti-Qaraita,
compatriota e contemporaneo di Severo di Asmunayn.
Ora, lo scritto di Severo di Asmunayn stato tradotto in etiopico c,
diviso in due parti, si trova intanto in due codici D'Abbadie, uno dei quali
del secolo xv. L'etiopico , per la massima parte, inedito, ma esso contiene
anche il brano successivo nel quale viene precisata la posizione delle scuole
Mu'tazilite sul problema secondario: se la Parola di Dio in quanto creata
accidente o sostanza. Traduco dallo etiopico: Quelli dei Mu'taziliti che
dicono che la Parola del Signore corpo sono una frazione di essi Mu'taziliti
musulmani. Essi sono Abreham Wedus CI brahim an-N aHam) ed i suoi
partigiani. Ma la maggioranza dei Mu' tazi'li ti dicono invece che la Parola
del Signore attributo (accidente). Noi, da parte nostra, diciamo alla setta
dci Mu'taziliti e ad Abreham Wedus: ParIateci dunque di quella Parola.
Se la Parola un corpo, essa ha lunghezza, larghezza e profondit,
oppure essa non ha lunghezza, larghezza e profondit? Poich voi Mu'taziliti
dite che ogni corpo ha lunghezza, larghezza e profondit e che tali attributi
si trovano in ogni corpo, noi vi diciamo: Forse un corpo che si trova ad
Amsa.l potr apparire nello stesso tempo a Rey, come glielo si concede? Se
Abreham Wedus dice: Questo corpo ad Amsal ed ha lunghezza, larghezza
e profondit, ma lontano nello spazio da Rey; noi dobbiamo replicare
in breve: se la Parola ad Amsal conviene che sia anche a Rey. E, se egli
risponde che essendo ad Amsa.l non pu essere a Rey, ecco che invece noi
vediamo la Parola di Dio essere letta contemporaneamente ad Amsal, a
Rey, al Cairo ed in altre citt. Cos sarebbe un corpo che starebbe in vari
posti in un tempo.
(57) SVRE lBN AL-MoQAFFA', Histoire des Conciles (sewnd Lim'e), L Edition et Tra-
duction du Texte Arabe par L. LEROY; II. tude d" la zlcrsion thiopienne par S. GREBAUT,
in Patrologia Oricntalis, VI, p. 535. Per gli 'J\naniyyab cfr. ora l'art. di J. VAJDA nel-
l'EJlcicl[)pdie de l'fs/dm, II cd. s. v.
- 25-
altra opera etiopica del XIV secolo, la Perla, che Maria, creata prima del
mondo ed nell'Empireo. Una' similitudine ' di essa Perla Maria deposta
dal Signore nei lombi di Adamo ed trasmessa, entro Israele, da Adamo
sino ad Anna, mentre una sola volta il Signore mostrer la Perla a Mos
ordinandogli di costruire l'Arca )(63). Di qui, in queste dottrine, l'afferma-
zione di Maria creata prima del mondo, affermazione che si ritrova espli-
cita in un inno mariano inedito contenuto in un codice della mia collezione
e che dice appunto:
Tu esisti da pnma che il cielo e la terra, O Maria;
Il sole e la luna non ti hanno preceduto (64).