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Dipartimento di Matematica
Facolta di Ingegneria
Corso di laurea in Ingegneria Elettronica
3
Indice
1 ANALISI COMPLESSA 5
1.1 Numeri complessi e funzioni complesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Funzioni complesse, limiti e continuita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1.3 Funzioni notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.4 Punti singolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
1.5 Integrazione nel campo complesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
1.6 Formule integrali di Cauchy e conseguenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
1.6.1 Formula integrale per le derivate di ordine superiore. . . . . . . . . . . 48
1.7 Funzioni analitiche e serie di Taylor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
1.7.1 Funzioni analitiche e serie di Laurent . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
1.8 Residui e teorema dei residui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
1.9 Teorema dei residui e calcolo
R +di integrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
1.9.1 Integrali del tipo f (x) dx . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
R 2
1.9.2 Integrali del tipo 0 f (cos(), sin()) d . . . . . . . . . . . . . . . . 64
R +
1.9.3 Integrali del tipo f (x){cos(x), sin(x)} dx . . . . . . . . . . . 65
1.9.4 Valore principale di Cauchy di integrali impropri . . . . . . . . . . . . 67
1.9.5 Integrali calcolabili mediante il teorema dei residui. . . . . . . . . . . . 68
1.10 Inversione della trasformata di Laplace nel campo complesso . . . . . . . . . . 70
5
Capitolo 1
Analisi Complessa
a + ib ac + bd + (bc ad)i ac + bd bc ad
= = = 2 2
= 2 + 2 i
c + id c +d c + d2 c + d2
6 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
ab
b
a x
Figura 1.1:
E utile notare che rappresenta un punto del piano in posizione simmetrica rispetto ad ,
relativamente allasse dellascisse, e che il modulo di rappresenta la lunghezza euclidea del
vettore ai + bj, ossia la distanza del punto (a, b) dallorigine.
La somma di due numeri complessi (a + ib) + (c + id), in virtu della loro interpretazione
geometrica, puo essere associata al vettore (a+c)i+(b+d)j, ottenibile da (ai+bj)+(ci+dj)
mediante la regola del parallelogramma. E anche immediato osservare che
essendo p
(a + c)2 + (b + d)2 a2 + b2 + c2 + d2 .
Tale relazione corrisponde al fatto, ben noto dalla scuola Euclidea, che in un triangolo la lun-
ghezza di qualsiasi lato e minore o uguale alla somma delle lunghezze degli altri due. Dalla
precedente interpretazione segue che la distanza tra i punti = (a, b) e = (c, d) e data da
p
| | = (a c)2 + (b d)2 .
Esercizio 1.1 Determinare il luogo dei punti z per cui |z| = 1. Si tratta evidentemente della circonfe-
renza con centro lorigine e raggio 1, ossia dei punti (x, y) con x2 + y 2 = 1. La relazione |z| 1 indica
invece il cerchio unitario, ossia linsieme dei punti (x, y) del piano con x2 + y 2 1.
Esercizio 1.2 Determinare i numeri complessi z tali che |z 2 + 4i| < 3. Si tratta dei punti interni al
cerchio di centro 2 4i e raggio 3.
1.1. NUMERI COMPLESSI E FUNZIONI COMPLESSE 7
Esercizio 1.3 Determinare z in modo che |z|2 + 2 Re(z 2 ) = 4. Posto z = x + iy, deve risultare
x2 + y 2 + 2(x2 y 2 ) = 3x2 y 2 = 4, per cui lequazione rappresenta liperbole x2 31 y 2 = 43 .
Esercizio 1.4 Verificare la validita, nel campo complesso, della formula sul binomio di Newton
n
X
n n
( + ) = nj j ,
j
j=0
Dimostrazione. Procedendo per induzione, e sufficiente osservare che la relazione e valida per n = 1
e che, supponendo sia valida per n = 1, 2, . . . , k, e valida anche per n = k + 1. Per n = 1, e immediata,
essendo (per definizione)
n n
= = 1.
0 n
Per n=k+1, essendo la formula valida per k, si ha
k
X k
( + )k+1 = ( + )k ( + ) = kj j ( + )
j
j=0
k k+1
X k (k+1)j j
X k
= + (k+1)r r (r = j + 1)
j r1
j=0 r=1
k
k k+1 0
X k k (k+1)j j k
= + + + 0 k+1
0 j j1 k
j=1
k+1
X k+1
= (k+1)j j
j
j=0
dato che
k k k! k!
+ = +
j j1 j!(k j)! (j 1)!(k j + 1)!
k!
= (k j + 1 + j)
j!(k j + 1)!
k!(k + 1) k+1
= = .
j!((k + 1) j)! j
Il risultato e pertanto valido, anche nel campo complesso, qualunque sia il numero naturale n.
Forma polare. Ad ogni numero = a+ib, si puo associare il punto (a, b) del piano complesso
(Figura 1.2), a sua volta identificabile mediante le coordinate polari (, ), essendo a = cos
e b = sin .
Di conseguenza = (cos + i sin ) e la rappresentazione polare di , essendo la lun-
ghezza del vettore ai + bj e 0 < 2 la misura in radianti della rotazione positiva (senso
8 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
z
b
Figura 1.2:
Proprieta fondamentali:
1. || = ||||;
||
2. se 6= 0, = ;
||
3. arg() = arg() + arg();
e
arg = = .
2 4 4
Teorema 1.1 (Formula di de Moivre) Per ogni intero n e ogni numero reale ,
1 1
(cos + i sin )n = m
=
(cos + i sin ) cos m + i sin m
= cos m i sin m
e dunque,
arg(cos + i sin )m = m.
Radici n-esime dellunita. Sia n un intero positivo. Il numero z e una radice n-esima del-
lunita se z n = 1. Posto z = (cos + i sin ), per la formula di de Moivre deve dunque
risultare
z n = n (cos n + i sin n) = 1,
ossia = 1 e n = 2k (k = 0, 1, 2, . . . ). In conseguenza della periodicita di cos n e
sin n, si ottengono n radici distinte dellunita ponendo
2k 2k
zk = cos + i sin , k = 0, 1, . . . , n 1.
n n
Per qualunque altro valore intero di k si ottengono radici gia ottenute di zk . Ragionando allo
stesso modo e immediato dimostrare che se = r(cos + i sin ) le sue radici n-esime sono
n
+ 2k + 2k
k = r cos + i sin ,
n n
con k = 0, 1, . . . , n 1. Ad esempio:
4 2k 2k
1 = cos + i sin (k = 0, 1, 2, 3)
4 4
= {1, i, 1, i}
Esercizio 1.7 Determinare
le radici quarte di 1 i.
Poiche 1 i = 2 cos 74 + i sin 47 ,
!
7 7
8 4 + 2k + 2k
4
1 i = 2 cos + i sin 4
4 4
1/8 7 7
=2 cos +k + i sin +k , k = 0, 1, 2, 3.
16 2 16 2
Le definizioni e le principali proprieta sugli insiemi dei numeri reali possono formalmente
estendersi al campo complesso senza particolari difficolta. Questo vale in particolare per le
seguenti definizioni:
Limite: Il numero L e il limite di una successione {zn } se per ogni numero positivo esiste
un n() tale che per ogni n > n()
|zn L| <
Se un tale numero non esiste, si dice che {zn } diverge.
Proprieta: Sia zn = xn + iyn per ogni intero positivo n e L = a + ib. Allora lim zn = L,
n+
se e solo se xn a e yn b. In parole zn converge se e solo se convergono la sua parte reale
e la sua parte immaginaria. Ad esempio:
3 n+1
zn = + ii
n n+2
in quanto
3 n+1
0 e 1.
n n+2
Al contrario, la successione zn = cos n + i sin n diverge, in quanto non esistono i limiti di cos n
e sin n per n +.
1. zn + wn L + K;
3. zn wn LK;
zn L
4. , se wn 6= 0 per ogni n e K 6= 0
wn K
Successione di Cauchy. Una successione {zn } e di Cauchy se, per ogni > 0, esiste un intero
positivo n() tale che |zn zm | < , qualunque siano n > n() e m > n().
Esercizio 1.8 Sia {zn } = 12 (zn1 +zn2 ) per n 3, con z1 e z2 valori complessi assegnati. Dimostrare
che {zn } e una successione di Cauchy. Osserviamo preliminarmente che
1
|z3 z2 | = |z2 z1 |
2
1 1
|z4 z3 | = |z3 z2 | = 2 |z2 z1 |
2 2
..
.
1
|zn zn1 | = |z2 z1 |, n 3.
2n2
12 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Di conseguenza, posto n = m + p,
Serie di numeri complessi. Se {zn } e una successione di numeri complessi, con il simbolo
X
zn
n=1
indica la n-esima somma parziale della serie e {Sn } e la successione delle somme parziali. La
serie converge/diverge a seconda che la successione sia convergente o divergente in C.
Per le serie a termini complessi valgono i seguenti teoremi:
X
X
xn e yn ;
n=1 n=1
X
X
X
2. Se xn converge a x e yn y, la serie zn x + iy.
n=1 n=1 n=1
X
Teorema 1.5 Condizione necessaria perche la serie zn sia convergente e che zn 0.
n=1
Teorema 1.6 Condizione necessaria e sufficiente per la convergenza della serie e che la suc-
cessione delle sue somme parziali sia di Cauchy, ossia che prefissato > 0, esista un n() tale
che, qualunque siano n > n() e lintero positivo p, risulti
X
X
Teorema 1.7 (Criterio della assoluta sommabilita) Se |zn | converge, anche la serie zn
n=1 n=1
converge. Questo significa che nel campo complesso, come in quello reale, lassoluta somma-
bilita di una serie implica la semplice sommabilita. Ovviamente non vale linverso.
Ad esempio
X 1
(1)n1 = ln 2
n=1
n
X 1
mentre la serie diverge.
n=1
n
se |z| < 1 e che essa diverge per z 1. Posto Sn = 1 + z + + z n1 e osservato che zSn =
z + z 2 + + z n , sottraendo membro a membro si ha che (1 z)Sn = 1 z n , da cui, se z 6= 1,
1 zn
Sn = .
1z
1
Pertanto, se |z| < 1, lim Sn = . Per z = 1, Sn = n e dunque lim Sn = . Se |z| > 1, si ha
n 1z n
|z|n e pertanto la successione Sn non converge.
Serie di potenze a termini complessi. Per serie di potenze a termini complessi, centrate in
z0 , si intende una serie del tipo
X
an (z z0 )n
n=0
X
Teorema 1.9 Se la serie an (z z0 )n converge per z1 6= z0 , allora essa converge assolu-
n=0
tamente per ogni z che dista da z0 meno di z1 , ossia per ogni z tale che |z z0 | < |z1 z0 |
(Figura 1.3).
z1
z
z0
Figura 1.3:
X
Dimostrazione. Poiche z1 6= z0 e la serie an (z1 z0 )n e convergente, per n sufficiente-
n=0
mente grande, diciamo n > N , |an (z1 z0 )n | < 1. Di conseguenza, per n > N ,
|z1 z0 |n
|an (z z0 )|n = |an (z z0 )n |
|z1 z0 |n
n n
z z0 z z 0
= |an (z1 z0 )n | <
z1 z0 .
z1 z0
z z0 n
X
Pertanto la serie z1 z0 converge in quanto
n=0
z z0 n X
X 1
<
z1 z0 rn =
n=N n=0
1r
z z0 X
essendo r = < 1. Di conseguenza converge assolutamente anche la serie an (z
z1 z0 n=0
z0 )n .
Si tratta di una serie di potenze centrata in 1 2i. Per il criterio del rapporto
n
an
= 2 n + 2 = 1 n + 2 1,
an+1 n + 1 2n+1 2n+1 2
per n . Di conseguenza la serie e assolutamente convergente in tutti i punti del cerchio di centro
1 2i e raggio 1/2, ossia per tutti i valori z con |z 1 + 2i| < 12 .
Il precedente criterio del rapporto e una diretta conseguenza dellanalogo criterio per le
X
serie numeriche. Infatti la serie di potenze puo essere pensata nella forma zn con zn =
n=0
an (z z0 )n . Lapplicazione del criterio del rapporto per la sua assoluta convergenza richiede
che
|zn+1 | |an+1 ||z z0 |
= <1
|zn | |an |
ossia che
an
|z z0 | <
.
an+1
X
Proprieta: Supponiamo che una serie di potenze an (z z0 )n abbia raggio di convergenza
n=0
R. Questo comporta che per ogni numero z con |z z0 | < R resta definita una funzione
X
f (z) = an (z z0 )n .
n=0
per derivazione termine a termine, hanno lo stesso raggio di convergenza. Literazione della
suddetta proprieta implica che
X
f (k) (z) = n(n 1) (n k + 1)an (z z0 )nk
n=k
e che la nuova serie ha anchessa raggio di convergenza R. Dallultima relazione deriva infine
che
f (k) (z0 ) = k(k 1) 2 1 ak
ossia che
f (k) (z0 )
ak = , k = 0, 1, . . .
k!
(ricordare che f (0) (z0 ) = f (z0 ) e 0! = 1). I coefficienti {ak }, per la loro evidente coincidenza
con quelli dello sviluppo di Taylor di una funzione, sono definiti coefficienti di Taylor della f e
la serie
X f (k) (z0 )
(z z0 )n
n=0
n!
e definita serie di Taylor della f , con centro in z0 .
n + 1 2n+1
R = lim = 2.
n 2n n + 2
Il dominio di convergenza e dunque costituito dal cerchio di centro 3i e raggio 2 (|z + 3i| < 2).
Per esempio f (z) = z n , con n intero positivo, e definita su tutto C; f (z) = z n , con n
z 2 + 3z + 2
intero positivo, e definita per ogni z complesso 6= 0 e f (z) = e definita per ogni
z2 + 1
z 6= i.
La definizione di limite per una funzione complessa e del tutto analoga a quella introdotta
per le funzioni reali, con lavvertenza che la distanza tra numeri complessi nel piano sostituisce
quella di distanza tra numeri reali sulla retta.
se, per ogni > 0, esiste un () tale che |f (z) l| < per ogni z S con |z z0 | < ().
In altre parole l e il limite di f (z) per z z0 se la distanza tra f (z) e l puo essere resa
arbitrariamente piccola prendendo z sufficientemente vicino a z0 .
f (z) l
lim = se k 6= 0
zz0 g(z) k
z w
i
j
Figura 1.4:
b. ogni coppia di punti di D puo essere congiunta con una curva regolare a tratti 2 , interamente
contenuta in D.
1. La funzione f (z) = z 3 e analitica in tutti i punti del piano; infatti f (z) = (x + iy)3 =
u v
(x3 3xy 2 ) + i(3x2 y y 3 ) implica che, qualunque sia z = x + iy, = = 3(x2 y 2 )
x y
u v
e = = 6xy ossia che valgono le condizioni di Cauchy-Riemann e che, inoltre,
y x
le derivate parziali sono ovunque continue.
p
2. La funzione f (z) = |z| + iz p non e analitica, infatti f (z) = x2 + y 2 y + ix implica
che le funzioni u(x, y) = x2 + y 2 y e v(x, y) = x non soddisfano le equazioni di
Cauchy-Riemann.
il raggio di convergenza e R = .
E immediato osservare che la funzione esponenziale e infinitamente derivabile e che
d z
e = ez
dz
esattamente come campo reale.
1. e0 = 1 (per definizione)
d g(z)
2. se g(z) e differenziabile, eg(z) e differenziabile e e = g 0 (z)eg(z)
dz
3. ez+w = ez ew , per ogni coppia di numeri complessi z e w
4. ez 6= 0, per ogni z C
1
5. ez =
ez
ez
6. w
= ezw
e
Funzioni sin z e cos z. Cominciamo con il ricordare che per ogni x R valgono i seguenti
sviluppi in serie:
x
X xn x 2 x3
e = =1+x+ + +
n=0
n! 2! 3!
X (1)n 2n x2 x4 x6
cos x = x =1 + +
n=0
(2n)! 2! 4! 6!
X (1)n 2n+1 x3 x 5 x7
sin x = x =x + +
n=0
(2n + 1)! 3! 5! 7!
Da tali sviluppi deriva, come notato da Eulero, che le funzioni cos x e sin x posseggono global-
mente tutti i termini dello sviluppo di ex . Piu precisamente Eulero ha osservato che, sostituendo
1.3. FUNZIONI NOTEVOLI 23
Formula di Eulero nel campo complesso. Se cos z e sin z vengono estese al campo com-
plesso mediante gli sviluppi in serie validi nel campo reale si perviene alle seguenti definizioni:
X (1)n 2n+1 X (1)n
sin z = z , cos z = z 2n .
n=0
(2n + 1)! n=0
(2n)!
Proprieta:
1. sin z e cos z non sono limitate se Im(z) 6= 0.
Infatti per z = iy con y 6= 0, sin iy = 2i1 (ey ey ) che, in modulo, tende a + per
y . La stessa conclusione vale anche per cos iy.
ey +ey y ey
2. cos iy = cosh y = 2
e sin iy = i sinh y = i e 2
per ogni y R.
Basta infatti osservare che:
ei(iy) + ei(iy) ey + ey
cos iy = = = cosh y (per definizione)
2 2
ei(iy) ei(iy) ey ey ey ey
sin iy = = =i = i sinh y (per definizione)
2i 2i 2
3. sin z = sin(x + iy) = sin x cosh y + i cos x sinh y
cos z = cos(x + iy) = cos x cosh y i sin x sinh y
Dalla definizione delle funzioni sin z e cos z, posto z = x + iy, deriva che
eiz eiz eixy eix+y
sin z = =
2i 2i
1 y
= [e (cos x + i sin x) ey (cos x i sin x)] (formula di Eulero)
2i
ey ey ey + ey
= i(cos x) + (sin x)
2 2
= sin x cosh y + i cos x sinh y.
Analogamente
eiz + eiz eixy + eix+y
cos z = =
2 2
1 y
= [e (cos x + i sin x) + ey (cos x i sin x)]
2
ey + ey ey ey
= (cos x) i(sin x)
2 2
= cos x cosh y i sin x sinh y.
4. sin z e cos z sono periodiche di periodo 2, ossia sin(z + 2n) = sin z e cos(z + 2n) =
cos z, per ogni intero n.
E sufficiente osservare che, per la 3. e tenuto conto della periodicita nel campo reale:
sin(z + 2n) = sin[(x + 2n) + iy]
= sin(x + 2n) cosh y + i cos(x + 2n) sinh y
= sin x cosh y + i cos x sinh y = sin(x + iy) = sin z.
Analogamente
cos(z + 2n) = cos[(x + 2n) + iy]
= cos(x + 2n) cosh y i sin(x + 2n) sinh y
= cos x cosh y i sin x sinh y = cos(x + iy) = cos z.
1.3. FUNZIONI NOTEVOLI 25
2. ez ew = ez+w ;
3. ez 6= 0, qualunque sia z;
Dimostrazione.
1. ez = ex (cos y +i sin y) = u(x, y)+iv(x, y) con u(x, y) = ex cos y e v(x, y) = ex sin y. Pertanto
u e v sono ovunque continue e derivabili con continuita.
u v u v
Valgono inoltre le condizioni di Cauchy-Riemann, in quanto x = y = ex cos y e y = x =
ex sin y.
d z
Di conseguenza ez e analitica e dz e = x [u(x, y) + iv(x, y)] = ex (cos y + i sin y) = ez .
2.
ez ew = ex+iy ea+ib = ex (cos y + i sin y)ea (cos b + i sin b)
= ex+a [(cos y cos b sin y sin b) + i(sin y cos b + cos y sin b)]
= ex+a [cos(y + b) + i sin(y + b)] = ex+a ei(y+b) = e(x+iy)+(a+ib) = ez+w
4. ez = 1/ez , in quanto ez ez = e0 = 1.
5. ez /ew = ez ew = ezw .
2k
Esercizio 1.15 Mostrare che ogni radice n-esima dellunita e esprimibile nella forma ei n , con k =
0, 1, . . . , n 1.
Basta ricordare che n 1 = cos 2k 2k
n + i sin n e utilizzare la formula di Eulero.
Altre definizioni.
sin z 1 1 1
tan z = , sec z = , csc z = , cot z = ,
cos z cos z sin z tan z
ovviamente nellipotesi che il denominatore sia diverso da 0.
Altre proprieta:
1. sin2 z + cos2 z = 1
2. 1 + tan2 z = sec2 z
2
Esercizio 1.17 Dimostrare che ez e analitica nellintero piano complesso.
2
Si tratta di esprimere ez nella forma u(x, y) + iv(x, y), verificare che valgono le condizioni di
Cauchy-Riemann e che le derivate parziali di u e v sono funzioni continue.
2 2 2 y 2 )+2ixy 2 y 2
ez = e(x+iy) = e(x = ex (cos 2xy + i sin 2xy) = u(x, y) + iv(x, y)
2 y 2 2 y 2
essendo u(x, y) = ex cos 2xy e v(x, y) = ex sin 2xy. Pertanto
u 2 2 v
= 2ex y (x cos 2xy y sin 2xy) =
x y
u 2 2 v
= 2ex y (y cos 2xy + x sin 2xy) =
y x
2
ossia sono soddisfatte le condizioni di Cauchy-Riemann, qualunque siano x e y. La ez e dunque ovunque
analitica, dato che le derivate sono tutte ovunque continue.
1
Esercizio 1.18 Dimostrare che la funzione e z soddisfa con continuita le condizioni di Cauchy-Riemann
per ogni z 6= 0.
1 xiy x y
1 i
e z = e x+iy = e x2 +y2 = e x2 +y2 x2 +y2
x y y
= e x2 +y2 (cos 2 2
i sin 2 )
x +y x + y2
= u(x, y) + iv(x, y)
x x
y y
con u(x, y) = e x2 +y2 cos x2 +y 2 e v(x, y) = e
x2 +y 2 sin
x2 +y 2
. Inoltre
u x y 2 x2 y 2xy y
= e x2 +y2 ( 2 cos 2 2
+ 2 sin 2 )
x 2
(x + y ) 2 x +y 2
(x + y ) 2 x + y2
x 1 2 2 y y v
= e x2 +y2 2 [(y x ) cos x2 + y 2 + 2xy sin x2 + y 2 ] = y
2
(x + y ) 2
u x 1 y y v
= e x2 +y2 2 [2xy cos 2 2
+ (x2 y 2 ) sin 2 2
]=
y (x2 + y 2 ) x +y x +y x
La funzione logaritmo nel piano complesso. La relazione base nella definizione del logarit-
mo nel campo reale e la seguente:
y = ln x se e solo se x = ey .
Questa relazione puo essere utilizzata per estendere la definizione nel campo complesso ove,
per evidenziare che largomento del logaritmo e complesso, e preferibile scrivere log z in luogo
di ln z.
Si dice dunque che
w = log z se e solo se z = ew ,
relazione che permette di ottenere una formula risolutiva per il calcolo di log z. A tale scopo,
posto z = ei (forma polare di z), si considera lequazione z = ei = ew = eu+iv = eu eiv
nelle incognite u e v.
Da essa deriva che |z| = = eu , ossia che u = ln , con > 0.
28 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Per il calcolo di v si osserva che deve risultare eiv = ei , ossia v = + 2n, con n intero.
Di conseguenza, ricordando che = |z| e = arg z,
Poiche arg(z) contiene implicitamente tutti i numeri del tipo +2n, spesso, per semplicita,
si scrive
log z = ln |z| + i arg(z).
Alcuni esempi:
log(i) = ln |i| + i arg(i) = i + 2n
2
log(2) = ln |2| + i arg(2) = ln 2 + (2n + 1)i
7
log(1 i) = ln | 2| + i + 2n
4
Logaritmo principale. Poiche log z assume infiniti valori, essa non e propriamente una fun-
zione. La si puo comunque considerare tale assumendo come definizione la sua parte principale,
cioe la funzione
log z = ln |z| + i arg(z), con 0 arg(z) < 2.
Negli esempi precedenti si porra dunque
log(i) = i
2
log(2) = ln 2 + i
7
log(1 i) = ln 2 + i
4
Avvertenza. In molti settori per definire il logaritmo principale si pone la limitazione <
arg(z) , in luogo di 0 arg(z) < 2.
Figura 1.5:
5. indicato con D il piano complesso privato del semiasse reale non positivo (Figura 1.5),
d
privo cioe dei punti del tipo x 0 e y = 0, il log z e analitico in D e dz log z = z1 .
Dimostrazione.
1. elog z = eln |z|+i arg(z) = eln |z| ei arg(z) = |z|ei arg(z) , forma polare di z.
3. log(z/w) = ln |z/w| + i arg(z/w) = ln |z| ln |w| + i[arg z arg w)] = log z log w.
d
log z = ew = e log z = e ln |z|i arg(z)
dz
1 1 1 i arg( 1 ) 1
= eln |z| +i arg( z ) = e z = .
|z| z
1i 3
log = ln | i| + i arg(i) = i,
1+i 2
e da log(1 i) = ln 2 + i arg(1 i) = ln 2 + 74 i, e log(1 + i) = ln 2 + i 4 ,
7 3 1i
log(1 i) log(1 + i) = ln 2 + i ln 2 i = i = log .
4 4 2 1+i
Potenze della forma z w . Consideriamo ora le funzioni del tipo z w , dove w e un qualsiasi
numero complesso e z e un generico numero complesso diverso da 0.
n volte
0 n
Ricordiamo preliminarmente che z = 1 e che z = z z, prodotto di n fattori uguali a z
z }| {
nel caso n sia un intero positivo. Se z e un intero negativo
1
zn = .
z n
Ad esempio:
1 1 1 1
(1 + i)4 = 4
= 4 = i = .
(1 + i) ( 2ei 4 ) 4e 4
1
Nel caso in cui w = n1 , n intero positivo, z n puo essere facilmente calcolato facendo ricorso
alle radici n-esime dellunita. Se z = ei (forma polare)
1 1 i + 2k
( ) 1 + 2k + 2k
z = e
n n n n = n cos + i sin , k = 0, 1, . . . , n 1
n n
1
Se w del tipo n
con n intero negativo
1 1
zn = 1 .
z n
m
Pertanto se w e un numero razionale del tipo w = n
, con m, n interi,
1 1
z w = (z n )m = (z m ) n .
3
Esempio. Calcolare z w = (2 2i) 5 .
(2 2i)3 = 8(1 i)3 = 16(1 + i) = 16 2e( 4 +2k)i
3 1 2k
(2 2i) 5 = (16 2) 5 e( 20 + 5 )i
15
2k 2k
= (16 2) cos + + i sin + , k = 0, 1, 2, 3, 4.
20 5 20 5
Siamo ora in grado, utilizzando le funzioni esponenziale e logaritmo nel campo complesso,
di definire z w per ogni numero complesso z 6= 0 e ogni numero complesso w. A tale scopo
ricordiamo che, se x e un numero reale positivo e y un qualsiasi numero reale,
xy = ey ln x .
1.3. FUNZIONI NOTEVOLI 31
z w = ew log z , z 6= 0.
1. z z = z + ;
2. z /z = z ;
3. (z ) = z .
Derivata di z w . Indicato con D linsieme di tutti i punti del piano privato dellorigine e del
seminasse reale negativo (Figura 1.5), si puo dimostrare che la funzione z w , qualunque siano
z 6= 0 e w, e ivi analitica e
d w
z = wPr (z w1 ),
dz
dove Pr indica il valore principale della potenza, ossia e(w1)Pr (log z) , essendo Pr (log z) =
ln |z| + i arg(z).
Singolarita eliminabili Un punto z0 rappresenta una singolarita eliminabile per f (z) se f (z0 )
non e definito, ma il limite limzz0 f (z) esiste finito.
sin z log(1 + z) 1 cos(z)
Esempio: le funzioni f (z) = , g(z) = ed h(z) = hanno una
z z z2
singolarita eliminabile in z = 0.
Punti di diramazione Essi riguardano le funzioni a piu valori, ossia le funzioni che a uno
stesso punto del dominio associano piu valori (2,3,... o anche ).
Esempi: w = n z, w = log(z). Ad un punto z = (cos() + i sin()), ( 6= 0), corrispondno:
nel primo esempio, le radici n-esime di z, ossia gli n numeri
+ 2k + 2k
wk = n cos + i sin , k = 0, 1, . . . , n 1
n n
e, nel secondo esempio, gli infiniti valori
wk = ln() + i( + 2k), k = 0, 1, . . . .
In ciascuno dei due esempi esiste la possibilita di limitare la variabilita
dellargomento di w
in
0 0
modo da renderla ad un sol valore. Nel primo esempio, posto w = z cos( ) + i sin( ) , la
n
scelta 0 6 0 < 2 impone la scelta k = 0 ossia di considerare solo w0 , cos come la scelta
2 6 0 < 4 determina la scelta w1 , ecc. .
Nel secondo esempio avviene esattamente lanalogo, con la sola differenza che le scelte possibili
per largomento di w sono infinite,
come i possibili valori di k.
n
Sinteticamente si dice che a k sono associati n rami e a log(z) ne sono associati infiniti,
uno per ogni scelta di k. Questi rami sono detti piani di Riemann. Si dice che z0 e un punto
di diramazione per una funzione a piu valori f (z) se una rotazione (lungo una curva chiusa)
intorno a z0 fa passare da un ramo della funzione ad un altro.
1.4. PUNTI SINGOLARI 33
Esempio 1 w = z. Supponiamo di far percorrere alla z un giro completo intorno allorigine
in senso positivo (verso antiorario), partendo da un punto P0 (fig. 1.4). La rotazione e descritta
O
q
qqq
r
qq
qqq
qqq /
O
dalla relazione z= rei , dove r = OP0 . Inizialmente, ossia nel punto di partenza, z = z0 = rei
e w = w0 = rei 2 ; dopo un giro completo attorno allorigine si ha z = z0 = rei(+2) e
+2
w = w0 = rei 2 = rei 2 : il valore di arrivo della funzione e diverso (opposto) da quello
+4
di partenza. Da notare che se si compiono due giri allora w = w0 = rei 2 = rei 2 , ossia il
valore di arrivo coincide con quello di partenza.
Generalizzando losservazione si puo affermare che ogni rotazione attorno allorigine di un
numero dispari di giri fa passare dal valore iniziale a quello opposto, mentre il valore resta
invariato nel caso in cui il numero di giri sia pari. Per i suddetti motivi si dice che z = 0 e un
punto di diramazione e che la funzione possiede due piani di Riemann.
Da notare che z = 0 e lunico punto di diramazione, in quanto una rotazione completa intorno
ad un qualsiasi altro punto (che non includa z = 0) non modifica largomento iniziale del punto,
ossia partendo da un punto di un piano si torna esattamente allo stesso punto.
Nel caso in considerazione si dice che la funzione possiede due piani di Riemann e che si passa
da un piano allaltro mediante una rotazione completa attorno allorigine.
Naturalmente la funzione, in ognuno dei due piani, e ad un sol valore. Allo scopo di evitare
confusione tra i valori assunti nei due piani, si conviene di introdurre una barriera artificiale
che inpedisca il passaggio dalluno allaltro. Tale barriera viene definita retta di diramazione e,
nel caso specifico, e la semiretta reale positiva con punto iniziale lorigine degli assi. Questo
significa che i punti del primo piano hanno argomento 0 6 < 2 e quelli del secondo piano
hanno argomento 2 6 < 4.
Esso corrisponde alla scelta = 0 quando z e reale e positivo e questo implica che in esso
0 6 < 2, oppure 6 < . In questultimo caso la retta di diramazione e costituita dalla
semiretta reale negativa.
Naturalmente, per immediata estensione dei risultati precedenti, si puo affermare che w =
z a ha punto di diramazione in z = a e che la retta di diramazione e la semiretta reale
che inizia con z = a e termina in z = +. Per gli stessi motivi w = log(z a) ha punto
di diramazione in z = a e la retta di diramazione e la semiretta reale che inizia con z = a e
termina con z = .
Osservazione w = 3 z ha un punto di diramazione in z = 0 con tre rami e la retta di dirama-
e la semiretta positiva con punto iniziale z = 0.
zione
w = z 2 + 1 ha due punti di diramazione (z = i) perche una rotazione attorno a ciascuno
dei due punti (purche non cos ampia da includere laltro punto) fa passare da un ramo allaltro.
In questo esempio i rami sono due e la retta di diramazione e il segmento che unisce il punto
z = i con il punto z = i (figura 1.6), oppure (il che e equivalente)
p lunione delle semirette
riportate in figura 1.7 Le funzioni w = log(z 2 + z 2) e w = 5 z(z 2 + 2) hanno come punti di
O O
O
_O i _ i
/ /
_ i _i
Figura
1.6: Retta di diramazione per Figura 1.7:
Altra retta di diramazione
2
w = z +1 per w = z2 + 1
diramazione z = 1, 2 e z = 0, i 2 rispettivamente.
Singolarita essenziali Una singolarita non eliminabile che non sia ne un polo ne un punto
di diramazione e, per definizione, una singolarita essenziale. Questo significa che, se z0 e una
singolarita essenziale, non esiste alcun intero positivo n tale che
lim (z z0 )n f (z) = C.
zz0
1
Esempio f (z) = e z ha una singolarita essenziale in z = 0, in quanto non esiste alcun intero
1
positivo n tale che limz0 z n e z = C. Questo puo essere dedotto anche dallo sviluppo in
1
serie di e z :
1 1 1 1 1 1
ez = 1 + + 2
+ + + ...
z 2! z n! z n
1.5. INTEGRAZIONE NEL CAMPO COMPLESSO 35
Esempi La funzione f (z) = z 3 ha un polo di ordine tre allinfinito, dato che la funzione f ( w1 )
ha un polo di ordine tre in w = 0.
1
La funzione f (z) = ez ha una singolarita essenziale in z = , in quanto la funzione e w ha una
singolarita essenziale in w = 0.
Singolarita isolata Un punto singolare z0 rappresenta una singolarita isolata se esso possiede
un intorno nel quale non cadono altri punti singolari, ossia se esiste un > 0 tale che tutti i
punti z 6= z0 con |z z0 | < sono non singolari. Viceversa z0 rappresenta un punto singolare
non isolato (di accumulazione) se, qualunque sia > 0, esiste almeno un altro punto singolare
z 6= z0 con |z z0 | < .
z+2
Esempi La funzione f (z) = 2 2
ha punti singolari z = 1 (doppio) e z = i 3
(z 1) (z + 3)
(semplici), ciascuno dei quali e chiaramente isolato.
La funzione sec z = 1/ cos z ha come singolarita gli zeri di cos( z1 ), ossia i punti z1k =
1 1
Ognuno di essi e inoltre isolato in quanto, per ogni k, basta prendere un intorno di zk con raggio
inferiore alla distanza tra zk e zk+1 per essere sicuri che in esso non cada alcun punto singolare.
Al contrario z = 0 e una singolarita essenziale, in quanto non esiste alcun intero positivo n per
cui limz0 cos(z 1 ) = C. Infine z = 0 e una singolarita non isolata, dato che z = 0 e il limite
z
degli zk .
x = x(t) , y = y(t) , a t b.
36 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Diciamo che C e regolare se x(t) e y(t) sono derivabili in [a, b], con derivate continue e simul-
taneamente non nulle. In questo caso
z 0 (t) = x0 (t)i + y 0 (t)j , i e j versori sugli assi x e y,
rappresenta la tangente alla curva in (x(t), y(t)), che risulta variabile con continuita. Si dice
che C e regolare a tratti quando x0 (t) e y 0 (t) sono funzioni continue tranne in un numero finito
di punti. In questo caso la curva si compone di piu funzioni regolari che si raccordano in alcuni
punti nei quali non e definita la tangente. Poiche i numeri complessi sono identificabili con
punti del piano, il generico punto (x(t), y(t)) puo essere identificato con il numero complesso
x(t) + iy(t). Per esempio il cerchio unitario con centro lorigine e raggio 1, |z| = 1, orientato
in senso antiorario, puo essere cos rappresentato parametricamente:
z(t) = cos t + i sin t, 0 t 2.
Come t cresce tra 0 e 2 il punto parte da (1, 0) e percorre il cerchio, in senso antiorario,
fino a ritornare nel punto di partenza. Se una curva e definita parametricamente dalla relazione
z(t) = x(t)+iy(t) per a t b, z(t) si muove lungo la curva, secondo una specifica direzione,
al variare di t tra a e b (Figura 1.8).
a z
Figura 1.8:
Integrale lungo la curva C. Sia f (z) una funzione complessa di variabile complessa. Suppo-
niamo che z = z(t) = x(t) + iy(t) descrive una curva C al variare di a t b. Suddividiamo
[a, b] inserendovi un insieme di punti
a = t0 < t1 < < tn1 < tn = b
e indichiamo con zj = z(tj ), j = 0, 1, . . . , n, i corrispondenti punti sulla curva. In ogni
intervallino [tj1 , tj ], j = 1, . . . , n, prendiamo un punto j e consideriamo la somma
n
X
f (zj )(zj zj1 ), dove zj = z(j ), j = 1, 2, . . . , n.
j=1
Proprieta:
1. Se -C indica la curva ottenuta da C invertendone lorientazione
Z Z
f (z)dz = f (z)dz
C C
Supponiamo ora che f (z) e F (z) siano funzioni analitiche in un dominio D con F 0 (z) =
f (z) per ogni z D. F (z) e allora definita una primitiva (anti derivata) di f (z). E evidente che
se F (z) e una primitiva lo e anche F (z) + , qualunque sia il numero complesso . Sotto le
suddette ipotesi, se C e una curva regolare z contenuta in un dominio D con estremi z1 e z2
Z
f (z)dz = F (z2 ) F (z1 )
C
Tale integrale e evidentemente nullo se la curva e chiusa. In analogia con il caso reale, F (z)
viene generalmente indicata nella forma
Z
F (z) = f (z)dz.
Esempi:
38 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
R
(6z 4 cos z)dz = 3z 2 4 sin z + c
z n+1
R
z n dz = n+1
+ c , n 6= 1
z
R
z dz = ln
+c, >0
R
cosh zdz = sinh z + c
R
tan zdz = ln cos z + c
R ez ( sin bzb cos bz)
ez sin bzdz = 2 +b2
+c
D D
Molto spesso, per meglio evidenziare che C e una curva chiusa, si scrive
I Z
f (z)dz in luogo di f (z)dz.
C C
Esercizio 1.23
1.5. INTEGRAZIONE NEL CAMPO COMPLESSO 39
2. Dimostrare che I
2
ez dz = 0
C
essendo C il cerchio di centro lorigine e raggio 1. Il risultato e vero per il teorema di Cauchy, in
2
quanto ez (come abbiamo gia visto) e analitica sul piano complesso e C e una curva chiusa.
3. Dopo aver osservato che I
ez dz = 0, |z| = 1
C
dimostrare che
Z 2 Z 2
cos
e cos( + sin )d = 0, ecos sin( + sin )d = 0.
0 0
Per il teorema di Cauchy
I
ez dz = 0, z = ei = cos + i sin , 0 < 2.
C
Di conseguenza, ricordando la formula di Eulero,
Z 2
ecos [cos(sin ) + i sin(sin )]( sin + i cos )d =
0
Z 2
= ecos {[cos(sin ) sin + sin(sin ) cos ]
0
+ i[cos(sin ) cos sin(sin ) sin ]}d
Z 2
= ecos [ sin(sin + ) + i cos(sin + )]d = 0
0
e il risultato e verificato, dovendo separatamente annullarsi la parte reale e quella immaginaria.
H
4. Calcolare C (2z + z)dz, essendo |z| = 1. Poiche la funzione non e analitica, non e affatto detto
che lintegrale sia nullo. Calcoliamolo in modo diretto:
I Z 2
(2z + z)dz = (2ei + ei )ei id
C 0
Z 2
=i [2(cos 2 + i sin 2) + 1]d
0
= 2i.
40 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
5. Calcolare I
z
dz
C (z + i)2 cos z
essendo C il cerchio di centro lorigine e raggio con 0 < < 1. La funzione integranda e
analitica, in quanto rapporto di funzioni analitiche, tranne negli zeri del denominatore ossia in
z = i e zk = (2k 1) 2 , con k intero. In particolare e analitica nel cerchio C e pertanto, per il
teorema di Cauchy, lintegrale e nullo.
Teorema 1.15 (Deformazione del dominio) Sia f (z) una funzione analitica in un dominio D
limitato da due curve semplici chiuse C1 e C2 (Figura 1.11). Come conseguenza del Teorema di
Cauchy I I
f (z)dz = f (z)dz.
C1 C2
D C1
C
C2
G
Figura 1.11:
Dimostrazione. Si uniscano le due curve C1 e C2 con un taglio lineare AB. Resta cos de-
finito un dominio chiuso e limitato definito dalla traiettoria ABCDBAEFGA chiusa, percorsa
in senso antiorario a partire da A. Poiche allinterno del dominio da essa limitata la funzione e
analitica, per ipotesi, e il dominio e semplicemente connesso, per il teorema di Cauchy
Z
f (z)dz =
ABCDBAEF
Z GA Z Z Z
= f (z)dz + f (z)dz + f (z)dz + f (z)dz = 0.
AB BCDB BA AEF GA
R R
Da cui, essendo AB f (z)dz = BA f (z)dz, in quanto la stessa funzione viene integrata sulla
stessa traiettoria, percorsa prima in un verso e poi in quello opposto, si ha che
Z Z I I
f (z)dz = f (z)dz , ossia f (z)dz = f (z)dz.
AEF GA BCDB C1 C2
Per la conclusione finale basta osservare che la curva AEFGA che rappresenta C1 viene percorsa
in senso antiorario e la BCDB in senso orario, per cui essa rappresenta C2 .
1.5. INTEGRAZIONE NEL CAMPO COMPLESSO 41
Figura 1.12:
Questo secondo integrale puo essere facilmente calcolato in modo diretto, in quanto lungo la fron-
tiera di , z = + ei con 0 2. Pertanto
I Z 2 i
dz ie d
= = 2i
z 0 ei
I
dz
e dunque = 2i.
C z
I
dz
1. n
= 0 se e esterno a C;
C (z )
I (
dz 2i se n = 1
2. n
= se e interno a C.
C (z ) 0 se n = 2, 3, . . .
Teorema 1.16 (Generalizzazione del teorema di deformazione del dominio) Sia f (z) ana-
litica in una regione del piano delimitata dalle curve chiuse, semplici e che non si intersecano
C, C1 , . . . , Cn , con C1 , C2 , . . . , Cn interne a C (Figura 1.13). Sotto tali condizioni
I I I
f (z)dz = f (z)dz + + f (z)dz.
C C1 Cn
C1
C3
C2
C
Figura 1.13:
I
Esercizio 1.25 Calcolare z 2 dz lungo i cerchi |z| = 1 e |z 1| = 1. Non e detto che lintegrale
C
sia nullo, in quanto la funzione non e analitica, come e immediato osservare, verificando che non sono
soddisfatte le condizioni di Cauchy-Riemann.
Nel primo caso, essendo z = ei ,
2
2 2
ei
I Z Z 2
2 2i i i i
z dz = e ie d = i e d = i = e = 0.
C 0 0 i 0 0
I
dz
Esercizio 1.26 Calcolare lungo (a) il cerchio |z 2| = 4, (b) il cerchio |z 1| = 5, (c) il
C z2
quadrato con i vertici 2 2i, 2 2i.
1
Per quanto gia osservato, essendo z2 analitica tranne in 2, punto interno a ciascuna delle tre curve,
si avra in entrambi i casi I
dz
= 2i.
C 2
z
b
B
Figura 1.14:
Dimostrazione. Sia C la curva chiusa formata dalle curve ACB e BDA che uniscono
rispettivamente a con b e viceversa b con a.
Per il teorema di Cauchy
I Z Z
f (z)dz = f (z)dz + f (z)dz = 0
C ACB BDA
R R
e pertanto, osservato che BDA f (z)dz = ADB f (z)dz in conseguenza dellinversione del
verso di percorrenza della curva,
Z Z
f (z)dz = f (z)dz.
ACB ADB
Esercizio 1.27 Indicata con C la cubica y = x3 3x2 + 4x 1 che congiunge i punti (1, 1) e (2, 3),
calcolare I
(12z 2 4iz)dz.
C
44 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Poiche il valore dellintegrale e indipendente dal percorso, per semplicita, possiamo calcolare lintegrale
lungo il segmento lineare che unisce gli estremi della curva, ossia procedendo lungo la retta di equazione
z = t + i(2t 1), 1 t 2. Si ottiene cos
Z 2+3i 2+3i
(12z 2 4iz)dz = 4z 3 2iz 2 1+i = 156 + 38i.
1+i
lungo larco di cicloide x = ( sin ), y = (1 cos ), numero positivo, compreso tra il punto in
cui = 0 e il punto in cui = 2.
Osservato che z1 = x(0) + iy(0) = 0 e z2 = x(2) + iy(2) = 2,
z2 2 2
z5 2 3
Z Z Z
2 2 2 2 4 2
(z + 1) dz = (z + 1) dz = (z + 2z + 1)dz = + z +z
C z1 0 5 3 0
1 2
= (96 5 5 + 80 3 3 + 2) = (48 4 4 + 40 2 2 + 1).
15 15
Esercizio 1.29 Dopo aver osservato che C e2z dz e indipendente dalla traiettoria che unisce i punti
R
2+3i
1 2z 2+3i 1 h 2(1i)
Z Z i
2z 2z
e dz = e dz = e = e e2(2+3i)
C 1i 2 1i 2
1 1
= e2 (e2i e2 e6i ) = e2 (1 e2 ).
2 2
Teorema 1.18 (Formula integrale di Cauchy) Sia f una funzione analitica in un dominio sem-
plicemente connesso D. Supponiamo inoltre che z0 sia un punto interno a D e che C sia una
curva chiusa semplice contenuta in D avente z0 al suo interno. Sotto tali ipotesi
I
1 f (z)
f (z0 ) = dz.
2i C z z0
y
C
Figura 1.15:
I I
f (z) f (z)
dz = dz.
C z z0 C
b z z0
ossia I Z 2
f (z)
dz = i f (z0 + rei ) d,
C z z0 0
sin z 2 + cos z 2
I
I= dz,
C (z 1)(z 2)
46 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Estensione della formula di Cauchy al caso dei domini multiconnessi. Supponiamo che il
dominio D sia molteplicemente connesso, come nella Figura 1.16. Allora, indicati con C
b una
C1
Ch
z0
C3
C2
Figura 1.16:
Di conseguenza, per i domini multiconnessi vale la seguente estensione della formula di Cauchy
I
1 f (z)
f (z0 ) = dz,
2i C z z0
CR
z0
D
Cr
Figura 1.17:
Esempio 1.1 Il caso particolare dellanello. Supponiamo che D sia il dominio compreso tra due cerchi
di raggio R ed r rispettivamente. In questo caso
I I
1 f (z) f (z)
f (z0 ) = dz dz
2i CR z z0 Cr z z 0
dove CR e Cr indicano due circonferenze con centro z0 e raggi rispettivamente R ed r, ambedue percorse
f (z)
in senso antiorario. Di conseguenza il calcolo dellintegrale di zz 0
lungo la frontiera CR Cr del
dominio D limitato dalle due circonferenze e percorso in senso antiorario, nel caso f (z) sia analitica e
z0 D e semplicemente 2if (z0 ).
Esercizio 1.31
2
ez
I
1. Calcolare dz.
C z+i
I
cos(z)
2. Calcolare dz lungo un rettangolo con vertici in:
C z2 1
(a) 2 i, 2 i;
(b) 2 i, i.
ezt
I
1
3. Verificare che dz = sin(t), essendo C la circonferenza |z| = 2 e t un qualsiasi
2i C z2 + 1
numero positivo.
(1) Si presentano due casi a seconda che i sia esterno o interno a C. Nel primo caso lintegrale e nullo
2
per il teorema di Cauchy. Nel secondo caso vale 2ie(i) = 2e1 i.
(2) Caso (2a). Poiche z 211 = 21 z1 1 1
z+1 , osservato che 1 cadono entrambi allinterno del
rettangolo,
I I I
cos(z) 1 cos(z) cos(z)
2
dz = dz dz = i[cos() cos()] = 0.
C z 1 2 C z1 C z+1
48 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
sin(z 2 )
I
2. 3
dz, essendo C una curva chiusa semplice contenente il punto z = 1 al suo interno;
C (z + 1)
I
2z cos(hz)
3. 2
dz, essendo C una curva chiusa semplice con 2 4i al suo interno.
C (z 2 + 4i)
(1) Poiche e2z e ovunque analitica e 1 e interno al cerchio C, per la formula integrale relativa alla
derivata terza,
e2z 2i d3 2z
I
2i 2 8 2
4
dz = 3
e = 8e = e i.
C (z + 1) 3! dz z=1 6 3
2
sin(z )
(2) Se 1 non cade allinterno di C , lintegrale e nullo dato che (z+1) 3 risulterebbe analitica in C. Se
invece C include 1, per la formula integrale relativa alle derivate seconde (n = 2),
sin(z 2 ) 2i d2
I
2
3
dz = sin(z ) =
C (z + 1) 2! dz 2 z=1
= i 2 cos(z 2 ) 4z 2 sin(z 2 ) z=1 = 2i(cos(1) 2 sin(1)).
(3) Naturalmente lintegrale e nullo se 24i e esterno a C. In caso contrario, si puo applicare la formula
d
integrale relativa alla derivata prima. Piu precisamente, osservato che dz (2z cos(hz)) = 2(cos(hz) +
h sin(hz)), I
2z cos(hz)
2
dz = 4i[cos(h(2 4i)) + (2 4i) sin(h(2 4i))]
C (z 2 + 4i)
1.7. FUNZIONI ANALITICHE E SERIE DI TAYLOR 49
Teorema 1.19 (Teorema di Liouville) Supponiamo che f (z) sia una funzione analitica nel-
lintero piano complesso e che la f sia ivi limitata, ossia che esista un numero L tale che
|f (z)| L per ogni numero complesso z. Sotto tali ipotesi la funzione f (z) e costante.
La dimostrazione, che qui viene omessa, e basata sulla formula integrale di Cauchy. Il
teorema 1.19 implicitamente stabilisce che una funzione non costante e analitica su tutto il piano
complesso e non limitata. Di conseguenza funzioni come sin(z) e cos(z) non sono limitate nel
piano complesso, anche se lo sono in quello reale.
Altra conseguenza quasi immediata e il seguente:
Dimostrazione. Si puo dimostrare per induzione. Per n = 1 e banale. Supponiamo che per
un polinomio di grado n 1 sia vero. Un polinomio di grado n deve avere almeno uno zero:
1
infatti, in caso contrario, la funzione f (z) = p(z) sarebbe analitica su tutto il piano e ivi limitata,
dato che |f (z)| 0 per |z| +, e questo contraddice il teorema di Liouville, in quanto la
f non e costante. Sia zn questo zero. Dividendo il polinomio p(z) per (z zn ) si elimina lo
zero, ottenendo un polinomio di grado n 1, che, per ipotesi, ha esattamente altri n 1 zeri
z1 , . . . , zn1 . Il numero di zeri e quindi esattamente pari ad n, ed il teorema e dimostrato.
Poiche
h n i n
zz0 zz0
1 1 1 1 1 1 + wz0 wz0
= = zz0 = zz0
wz (w z0 ) (z z0 ) w z0 1 wz0 w z0 1 wz0
( n1 ) n
1 z z0 z z0 1 z z0
= 1+ + + +
w z0 w z0 w z0 w z w z0
50 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Si puo ora osservare che qualunque sia z C, lultimo addendo qui sopra tende a zero per
zz0
n , in quanto la f e limitata in C1 e wz 0
< 1, dato che z e interno a C1 e w e sulla
frontiera di C1 .
Pertanto, per n , f (z) e rappresentabile come una serie di potenze del tipo
f (z) = a0 + a1 (z z0 ) + a2 (z z0 )2 + + an (z z0 )n + . . .
Esercizio 1.33
(1)
(1)n1
(2) Per il criterio del rapporto applicato alla serie di potenze, essendo un = n ,
un
lim =1
n un+1
Sfruttando la stessa idea, ossia la conoscenza di sviluppi in serie noti, e talvolta immediato
P+ (1)n 2n+1
calcolare altri sviluppi in serie. Ad esempio, ricordando che sin(z) = n=0 (2n+1)! z , e im-
2
mediato sviluppare in serie di Taylor centrata in i la funzione sin(z i) . Sara infatti sufficiente
scrivere
+ +
2
X (1)n 2 2n+1
X (1)n
(z i)4n+2
sin(z i) = (z i) =
n=0
(2n + 1)! n=0
(2n + 1)!
1 P+ f (n) (2i)
1+z = n=0 an (z + 2i)n , an = n! , n = 0, 1, . . .
(1)n
essendo f (z) = 1/(1 + z). Osservato che f (n) (z) = (1)n n!(1 + z)(n+1) , an = (12i)n+1
. Di
conseguenza
+
1 X (1)n
= (z + 2i)n .
1+z (1 2i)n+1
n=0
1 1 1 1 1
= = = =
1+z 1 + z + 2i 2i (z + 2i) + (1 2i) 1 2i 1 + z+2i
12i
+ +
z + 2i n X (1)n
1 X
= (1)n = (z + 2i)n .
1 2i 1 2i (1 2i)n+1
n=0 n=0
Esercizio 1.36 Sviluppare sin(z) in serie di Taylor con punto iniziale z0 = /4.
Da h i
sin(z) = sin z + = sin z cos + cos z sin =
h 4 4 4 4 4 4
2 i
= sin z + cos z ,
2 4 4
ricordando gli sviluppi in serie di Taylor di sin(x) e cos(x), con x = z /4, si ottiene
x3 x5 x2 x4
2
sin(z) = x + + ... + 1 + + ... =
2 3! 5! 2! 4!
x2 x3 x4 x5
2
= 1+x + + + ... =
2 2! 3! 4! 5!
( 2 3
z 4 z 4
2
= 1+ z +
2 4 2! 3!
4 5 )
z 4 z 4
+ + + ... .
4! 5!
1.7. FUNZIONI ANALITICHE E SERIE DI TAYLOR 53
Si tratta chiaramente di una generalizzazione della serie di potenze, in quanto si riduce ad una
serie di potenze nel caso in cui an = 0 per n = 1, 2, . . . .
Teorema 1.22 (Teorema di Laurent) Sia f una funzione analitica in un anello centrato in z0 ,
ossia in un dominio D delimitato da due cerchi concentrici C1 e C2 ambedue con centro z0 e
raggi r1 ed r2 rispettivamente, con r1 > r2 . Sotto tali ipotesi, qualunque sia z interno allanello
D, vale il seguente sviluppo in serie:
+
X
f (z) = an (z z0 )n , dove
n=
(1.5)
I
1 f (z)
an = dz , n = 0, 1, 2, . . .
2i C (z z0 )n+1
e C e un cerchio con centro z0 e raggio r2 < r < r1 .
Esercizio 1.37 Classificare le singolarita delle seguenti funzioni, determinando altres il raggio di con-
vergenza delle relative serie:
z
1. f (z) = (z+1)(z+2) , z = 2;
e2z
2. f (z) = (z1)2
, z = 1;
54 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
zsin(z)
3. f (z) = z3
, z = 0;
1
4. f (z) = (z 3) sin z+2 , z = 2;
z
(1) f (z) = (z+1)(z+2) , z = 2.
Il polo (singolarita) da classificare e z = 2, per cui lo sviluppo deve essere centrato in z = 2. Posto
u = z + 2, f (z) diventa
z u2 2u 1
f (z) = = (u) = = =
(z + 1)(z + 2) (u 1)u u 1u
2u 2
= (1 + u + u2 + . . . ) = + 1 + u + u2 + =
u u
2
= + 1 + (z + 2) + (z + 2)2 + . . .
z+2
Di conseguenza z = 2 e un polo semplice (singolarita di ordine 1). Questo risultato poteva essere
stabilito immediatamente, in quanto lim (z + 2)f (z) = 2. La serie converge per |z + 2| < 1, z 6= 2,
z2
per cui il raggio di convergenza e R = 1. Procedendo in modo del tutto analogo si puo dimostrare che
anche z = 1 e un polo semplice.
e 2z
(2) f (z) = (z1) 2 , z = 1.
Posto u = z 1, si ottiene
e2z e2(1+u) e2 2u
f (z) = = (u) = = e =
(z 1)2 u2 u2
e2 (2u)2 (2u)3 (2u)4
= 1 + 2u + + + + ... =
u2 2! 3! 4!
e2 2e2 (2u)2 (2u)3
2 2 2u
= + + 2e + 4e + + + ... =
u2 u 3! 4! 5!
e2 2e2 22
2 2 2
= + + 2e + 4e (z 1) + (z 1)2 +
(z 1)2 z 1 3! 4!
23 2n
3 n
+ (z 1) + + (z 1) + . . .
5! (n + 2)!
La singolarita e del secondo ordine e, per il criterio del rapporto, la serie e convergente per ogni z 6= 1.
Lordine della singolarita e immediatamente deducibile, dato che lim (z 1)2 f (z) = e2 .
z1
zsin(z)
(3) f (z) = z3
z = 0.
,
Ricordando lo sviluppo in serie di Taylor di sin(z),
z3 z5 z7
z sin(z) 1
f (z) = = 3 z z + + ... =
z3 z 3! 5! 7!
3
z5 z7
1 z
= 3 + + ... =
z 3! 5! 7!
1 z2 z4 1
= + + + (1)n z 2n2 + . . . .
3! 5! 7! (2n + 1)!
La serie e ovunque convergente, per cui si dice che la f (z) ha in z = 0 una singolarita eliminabile, come
1
risulta anche dal fatto che lim f (z) = .
z0 6
1.7. FUNZIONI ANALITICHE E SERIE DI TAYLOR 55
1
(4) f (z) = (z 3) sin z+2 , z = 2.
Posto u = z + 2,
1 1
f (z) = (z 3) sin = f (z) = (u 5) sin =
z+2 u
1 1 1
= (u 5) 3
+ + ... =
u 3!u 5!u5
5 1 5 1 5
=1 + + + =
u 3!u2 3!u3 5!u4 5!u5
1 5
= 1 5(z + 2)1 (z + 2)2 + (z + 2)3 +
3! 3!
1 4 1 5
+ (z + 2) (z + 2) + . . .
5! 5!
La funzione ha pertanto una singolarita essenziale in z = 2.
z
2. ez 1 ;
z
3. e1/z 1
;
4. ez/(z2) ;
5. tan(z), in un intorno di z = 2 .
Losservazione di partenza e che il rapporto di funzioni analitiche e una funzione analitica, tranne
nei punti in cui si azzera il denominatore.
(1) 2 sin(z) 1 = 0 per z = zk0 = 6 + 2k e z = zk00 = 5 6 + 2k, k = 0, 1, 2, . . . . Il fatto che
2 sin(z) 1 = 0 abbia uno zero semplice sia in zk = zk0 che in zk = zk00 fa ipotizzare che i poli siano tutti
semplici. Per poterlo affermare si deve dimostrare che nella serie di Laurent, centrata in zk , a1 6= 0 e
an = 0 per n = 2, 3, . . . .
Che an = 0 per n = 2, 3, . . . e immediato, dato che
I
1 1
an = (w zk )n1 dw , con n = 2, 3, . . .
2i Ck 2 sin(w) 1
(2) ez = 1 per ezn = eik con k = 2k, e dunque per zk = 2ki, k = 0, 1, 2, . . . . Tra questi, z = 0
e una singolarita eliminabile in quanto limz0 ezz1 = 1. I punti zk = 2ki, k = 1, 2, . . . sono
invece poli semplici, come puo essere verificato, osservando che lim (z zk )f (z) = zk 6= 0.
zzk
(z2)+2
ez/(z2) = e = ee2/(z2) =
z2
( 2 3 )
2 1 2 1 2
=e 1+ + + + .
z 2 2! z 2 3! z 2
I I
1 1 1
a1 = tan(z) dz = z tan(z) dz = 1.
2i C 2i C z 2 2
Il risultato e una conseguenza immediata del fatto che lim (z /2) tan(z) = 1.
z 2
Esempio 1.2 La funzione di Bessel Jn (z), per ogni intero n, puo essere definita mediante lequazione
+
z 1
e (w w ) =
X
2 Jn (z)wn (1.6)
n=
nella quale il primo membro e la funzione generatrice e il secondo membro il suo sviluppo di Laurent
con centro in w = 0. Di conseguenza, per la formula integrale sui coefficienti di Laurent,
z 1
e 2 (w w )
I
1
Jn (z) = dw , n = 0, 1, 2, . . . (1.7)
2i C wn+1
dove C e un cerchio con centro lorigine. Assumendo, per comodita, C di raggio unitario, ossia ponendo
1.7. FUNZIONI ANALITICHE E SERIE DI TAYLOR 57
(1) La funzione e analitica in ogni anello centrato in i (0 < |z + i| +). Pertanto ricordando che
2 n
ez = 1 + z + z2! + + zn! + . . . , la funzione e1/(z+i) puo essere cos sviluppata:
+
1 1 1 1 X 1
e z+i = 1 + + + + + + = (z + i)n
z + i 2!(z + i)2 n!(z + i)n n!
n=0
dove I
1 f (z)
an = dz , n = 0, 1, 2, . . . .
2i C (z z0 )n+1
Per n = 1, I
1
a1 = f (z) dz,
2i C
risultato formalmente ottenibile dallo sviluppo della f , integrando termine a termine e ricordan-
do che I
dz 2i , per k = 1;
=
C (z z0 )
k 0 , per qualsiasi k intero diverso da 1.
Nel caso sia multiplo di ordine m, puo essere utilizzata la formula seguente:
1 dm1
a1 = lim m1
[(z z0 )m f (z)] . (1.9)
zz0 (m 1)! dz
La seconda formula include la prima, dato che, per convenzione, 0! = 1. Per la dimostrazione
basta ricordare che, se z = z0 e un polo di ordine m, tutti i coefficienti della serie di Laurent
an con n > m sono nulli. Sotto tale ipotesi la serie di Laurent e del tipo
1 1 1
f (z) = am m
+ am+1 m1
+ + a1 + a0 +
(z z0 ) (z z0 ) z z0
+ a1 (z z0 ) + + an (z z0 )n + . . . ,
1.8. RESIDUI E TEOREMA DEI RESIDUI 59
dm1
lim [(z z0 )m f (z)] = (m 1)! a1
zz0 dz m1
e dunque la formula indicata e esatta.
Residuo in z = 1,
z 1
a1 = lim (z 1) =
z1 (z 1)(z + 1)2 4
Residuo in z = 1,
1 d 2 z 1 1
a1 = lim (z + 1) = lim = .
z1 1! dz (z 1)(z + 1)2 z1 (z 1)2 4
(2) I poli sono z = 1 (doppio) e z = 2i (ambedue semplici).
Residuo in z = 1,
1 d z(z 2) d z(z 2) 14
a1 = lim (z + 1)2 == lim = .
z1 1! dz (z + 1)2 (z 2 + 4) z1 dz z2 + 4 25
Residuo in z = 2i,
z(z 2) z(z 2) 7+i
a1 = lim (z 2i) 2
== lim 2
= .
z2i (z + 1) (z + 2i)(z 2i) z2i (z + 1) (z + 2i) 25
Residuo in z = 2i,
z(z 2) z(z 2) 7i
a1 = lim (z + 2i) 2
== lim 2
= .
z2i (z + 1) (z + 2i)(z 2i) z2i (z + 1) (z 2i) 25
60 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
(3) I poli sono zk = k, k = 0, 1, 2, . . . . Essi costituiscono una infinita numerabile di poli doppi e
tutti isolati.
Residuo in zk = k,
d 12
a1 = lim (z k) =
zk dz sin2 (z)
(z k) sin(z) (z k)2 cos(z)
= 2 lim =
zk sin3 (z)
z k sin(z) (z k) cos(z)
= 2 lim lim = 2(1)k 0 = 0.
zk sin(z) zk sin2 (z)
Teorema 1.23 (Teorema dei residui) Sia f una funzione analitica in un dominio D esclusi i
punti z1 , z2 , . . . , zm , in ciascuno dei quali presenta una singolarita. Indicata allora con C una
curva chiusa regolare contenente al suo interno z1 , z2 , . . . , zm , vale il seguente risultato:
I m
1 X
f (z) dz = (Res f )(zj ). (1.10)
2i C j=1
In altri termini, lintegrale della f su C e uguale a 2i per la somma dei residui della f in C.
(1) I poli, tutti interni a C, sono z = 0 e z = 1 i, dei quali il primo e doppio e gli altri due sono
semplici.
Residuo in z = 0.
ez
d
(Res f )(0) = lim = 0.
z0 dz z 2 + 2z + 2
1.9. TEOREMA DEI RESIDUI E CALCOLO DI INTEGRALI 61
Residuo in z = 1 + i.
ez 1 1
(Res f )(1 + i) = lim 2
= e1+i = (cos(1) + i sin(1)).
z1+i z (z + 1 + i) 4 4e
Residuo in z = 1 i.
ez 1 1
(Res f )(1 i) = lim = e1i = (cos(1) i sin(1)).
z1i z 2 (z + 1 i) 4 4e
sin(z) 1 1
(Res f )(0) = lim = lim = .
z0 z(z 2 + 4) z0 (z 2 + 4) 4
sin(z) i
(Res f )(2i) = lim (z 2i) = sin(2i);
z2i z 2 (z + 2i)(z 2i) 16
sin(z) i
(Res f )(2i) = lim (z + 2i) = sin(2i).
z2i z 2 (z + 2i)(z 2i) 16
Di conseguenza I
sin(z)
dz = i (2 + i sin(2i)) = (2i sin(2i)).
C z 2 (z 2
+ 4) 4 4
(3) Il polo z = 0 e semplice, per cui, essendo
cos(z)
(Res f )(0) = lim = 1,
z0 ez
I
cos(z)
dz = 2i.
C zez
dove la f (z), z C, e analitica in tutti i punti del piano ad eccezione di un numero finito di
punti z1 , z2 , . . . , zn , non appartenenti alla retta reale, in ciascuno dei quali la f possiede un polo
semplice o multiplo.
62 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
zn
z2
z1
Rm R
Figura 1.18:
Teorema 1.24 Sia C un percorso formato dal segmento di retta R, R e dalla semicirconferen-
za con centro lorigine, raggio R e orientata in senso antiorario, con R abbastanza grande
da far s che tutti i poli z1 , z2 , . . . , zn risultino interni al dominio delimitato da C (figura 1.18).
Supponiamo ora che per ogni z risulti |f (z)| RLk , con L numero positivo qualunque e
k > 1. Sotto tale ipotesi
Z + n
X
f (x) dx = 2i (Res f )(zj ). (1.12)
j=1
e che Z Z Z
f (z) dz |f (z)| dz L L
k
dz = k1
R R
per cui Z
lim f (z) dz = 0 , dato che k > 1.
R+
R 2
1.9.2 Integrali del tipo 0 f (cos(), sin()) d
Nel caso in cui si abbia a che fare con un integrale del tipo
Z 2
f (cos(), sin()) d (1.13)
0
dove f e una funzione razionale (rapporto di due polinomi) il procedimento piu usuale consiste
nel ricondursi allintegrazione su un cerchio unitario C di una funzione ivi analitica, tranne in un
numero finito di punti, in modo da poter far ricorso al teorema dei residui. Di solito si raggiunge
lo scopo mediante la sostituzione
z = ei , 0 2,
ovverosia
ei + ei z + z 1
cos() = = ;
2 2
ei ei z z 1 (1.14)
sin() = = ;
2i 2i
dz = iei d d = iz 1 dz
Esercizio 1.43 Calcolare i seguenti integrali:
Z 2
cos()
1. d;
0 1 + 41 cos()
Z 2
1
2. d;
0 3 2 cos() + sin()
Z 2
cos(3)
3. d;
0 5 4 cos()
(1)
2 z+z 1
z2 + 1
Z I I
cos() 2 1
d = 1 (iz )dz = 4i dz
0 1 + 41 cos() C 1 + z+z8 C z(z 2 + 8z + 1)
dove C e il cerchio unitario |z| = 1 orientatoin senso antiorario.
La funzione integrandaf (z) e analitica
in tutto il piano,
tranne che in z = 0, 4 + 15 e 4 15. Di questi z = 0 e 4 + 15 sono interni
a C e 4 15 e esterno. Pertanto
Z 2
cos() h i
d = 4i(2i) (Res f )(0) + (Res f )(4 + 15) =
0 1 + 14 cos()
4 15 16
= 2
15
in quanto
z2 + 1
(Res f )(0) = lim (4i) = 4i
z0 z 2 + 8z + 1
z2 + 1 16i
(Res f )(4 + 15) = lim (4i) = .
z4+ 15 z(z + 4 + 15) 15
1.9. TEOREMA DEI RESIDUI E CALCOLO DI INTEGRALI 65
(2) Z 2 I
1 1
d = zz 1
(iz 1 )dz =
0 3 2 cos() + sin() 1
C 3 (z + z ) + 2i
I
2
= 2
dz.
C (1 2i)z + 6iz 1 2i
Lultima trasformazione e stata ottenuta moltiplicando numeratore e denominatore per 2iz. La f (z) e
ovunque analitica tranne in z = 2 i e (2 i)/5, che sono poli semplici. Di questi solo (2 i)/5 e nel
cerchio unitario e pertanto
Z 2
1 2i
d = (2i)(Res f ) = ,
0 3 2 cos() + sin() 5
in quanto
2i 2 1
(Res f ) = lim = .
5 z 2i
5
(1 2i)(z (2 i)) 2i
(3)
Z 2 I z 3 +z 3
cos(3)
d = 2
(iz 1 )dz =
0 5 4 cos() 5 2(z + z 1 )
C
z6 + 1
I
1
= dz.
2i C z 3 (z 2)(2z 1)
La f (z) ha un polo semplice in z = 2 e z = 1/2 e uno triplo in z = 0, dei quali z = 2 e esterno al
cerchio unitario. Pertanto
Z 2
cos(3) 1 1
d = (2i) (Res f )(0) + (Res f ) = ,
0 5 4 cos() 2i 2 12
in quanto
1 d2 z6 + 1
3 21
(Res f )(0) = lim z 3 = ;
z0 2! dz 2 z (z 2)(2z 1) 8
6
1 1 z +1 65
(Res f ) = lim z 3
= .
2 z1/2 2 z (z 2)(2z 1) 24
R +
1.9.3 Integrali del tipo f (x){cos(x), sin(x)} dx
Si considerano adesso gli integrali del tipo
Z +
f (x) cos(x) dx
(1.15)
Z +
f (x) sin(x) dx
con reale positivo. Lintegrale e spesso calcolabile esattamente, nel caso esista una semi-
circonferenza con centro lorigine e raggio R (z = Rei , 0 ) nella quale risulti
|f (z)| RLk , essendo k > 0 e L una costante indipendente da R. La semplificazione dipende
dal fatto che, qualunque sia > 0,
Z
lim eiz f (z) dz = 0
R
66 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
da cui
Z Z Z
R sin() L
eR sin() d
iz
e f (z) dz R e f (Rei ) d
0 Rk1 0
Z
2L 2 2R L
e
1 eR .
d =
Rk1 0 R k
R R
dove nel penultimo passaggio si e utilizzata la relazione 0
2
eR sin() d = eR sin() d e
2
poi il fatto che sin() 2 per 0 2 (Fig. 1.19). Il risultato e dunque esatto dato che
lultimo maggiorante converge a zero per R +.
un
pi
Figura 1.19:
Nel caso siano valide le suddette ipotesi, a ciascuno degli integrali in esame viene associato
un integrale del tipo I
f (z)eiz dz (1.16)
C
ottenuto con la semplice sostituzione di f (x) con f (z)e di cos(x) o sin(x) con eiz , essendo
C il percorso da R a R, seguito dalla semicirconferenza di equazione z = Rei , 0 .
Z +
x sin(x)
1. dx;
x2 + 2x + 5
Z +
x cos( 3x)
2. dx.
x2 + 16
(1) Allintegrale si associa lintegrale in campo complesso
I
z
f (z)eiz dz, f (z) =
C z 2 + 2z + 5
e si osserva che f (z) soddisfa lipotesi richiesta |f (z)| RLk con k > 0, in quanto |f (z)| 0 per
1 1
|z| + come |z| (in breve f e un O |z| ). Inoltre f (z) e ovunque analitica nel piano, ad eccezione
dei punti 1 2i, in ciascuno dei quali possiede un polo semplice.R Poiche soltanto 1 + 2i e interno
al percorso C, per il teorema dei residui (tenuto conto del fatto che f (z)eiz dz 0 per R +)
possiamo affermare che
Z Z Z
zeiz z cos(z) z sin(z)
2 + 2z + 5
dz = 2 + 2z + 5
dz + i 2 + 2z + 5
dz =
z z z
= 2i(Res f )(1 + 2i) = (1 2i)e2 ,
2
da cui uguagliando parti reale ed immaginaria
Z + Z +
x cos(x) 2 x sin(x)
2
dx = e e 2
dx = e2 .
x + 2x + 5 2 x + 2x + 5
z
= O R1
(2) Osservato che (su ) z 2 +16
+
+
Z +
zei 3z
Z Z
z cos( 3z) z sin( 3z)
dz = dz + i dz =
z 2 + 16 z 2 + 16 z 2 + 16
!
zei 3z
= 2i Res 2 (4i) = ie4 3 .
z + 16
Di conseguenza
Z +
Z +
x cos( 3x) x sin( 3x) 4 3
dx = 0 e dx = e .
x2 + 16 x2 + 16
Se tale limite esiste finito, il suo valore viene definito valore principale di cauchy dellintegrale.
1
in quanto per x 0 x3
e un infinito di ordine 3. Il suo valore principale tuttavia esiste ed e zero, essendo
( )
1
1 1 1
Z Z
1 1
lim dx + dx = lim 2 + 2 =
0 1 x3 x3 0 2x 1 2x
1 1 1 1
= lim 2 + + 2 =0
0 2 2 2 2
A C
Rm em e R
Figura 1.20:
eiz R
eix eix eiz
Z Z Z
dz + dx + dz = 0
ABC z x z
e dunque
R
eiz eiz
Z Z Z
sin(x)
2i dx = dz dz.
x ABC z z
1.9. TEOREMA DEI RESIDUI E CALCOLO DI INTEGRALI 69
Poiche, per quanto abbiamo gia visto, lintegrale su tende a zero per R +, per conoscere il
risultato basta calcolare il primo integrale a destra delluguale per 0. Essendo in ABC, z = ei
con 0.
0 i
eiz eie
Z Z Z
dz = iei d = i [cos ei + i sin ei ] d
ABC z ei 0
e dunque
Z + Z
sin(x)
i
i
2i dx = lim i [cos e + i sin e ] d = i,
0 x 0 0
ossia
Z +
sin(x)
dx = .
0 x 2
avendo assunto come valore del log(2i) il suo valore principale. Di conseguenza
I Z 0 Z R Z
ln(z + i) ln(x + i) ln(x + i) ln(z + i)
dz = dx + dx + dz =
C z2 + 1 2
R x + 1 0 x2 + 1 z2 + 1
= ln(2) + i .
2
Per R + lintegrale su tende a zero, per cui esso puo essere ignorato. Infine, sostituendo z con
z nellinegrale tra R e 0,
R Z R Z R
ln(i x) ln(i2 x2 )
Z
ln(i + x)
dx + dx = dx =
0 x2 + 1 0 x2 + 1 0 x2 + 1
Z R Z R
ln(x2 + 1) + i ln(x2 + 1)
= dx = dx + i[arctan(x)]R
0 =
0 x2 + 1 0 x2 + 1
2
= ln(2) + i .
2
+
ln(x2 + 1)
Z
dx = ln(2).
0 x2 + 1
70 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Tale formula, detta formula di inversione della trasformata di Laplace, e nota anche come for-
mula integrale di Bromwich. Lintegrazione, chiaramente nel campo complesso, deve essere ef-
fettuata lungo la retta s = a del piano complesso, dove a e scelto in modo che tutte le eventuali
singolarita di F (poli, singolarita essenziali, punti di diramazione) si trovino alla sinistra della
retta. Questo significa che lintegrale della formula viene calcolato considerando un integrale
di contorno del tipo I
1
est F (s)ds (1.18)
2i C
dve C e il cosiddetto contorno di Bromwich (figura 1.21) formato dal segmento AB e dallarco
O
B
a + iL
R
C /
a
a iL
A
BCAdella circonferenza di centro lorigine e raggio R. Indicato con larco BCA, poiche
L = R2 a2 per R , dalla (1.17) segue che
Z a+iL I I
1 st 1 st st
f (t) = lim e F (s)ds = lim e F (s)d s e F (s)ds (1.19)
R 2i aiL 2i R C
Calcolo di f (t) mediante il teorema dei residui Supponiamo ora che le uniche singolarita
della F siano poli e che questi siano tutti situati alla sinistra della retta s = a. Supponiamo
inoltre che, sotto tali ipotesi, lintegrale lungo di est F (s) tenda a zero per R . In questo
caso, per il teorema dei residui, si puo affermare che
f (t) = somma dei residui di est F (s) (calcolati sui poli di F ) (1.20)
1.10. INVERSIONE DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE NEL CAMPO COMPLESSO71
n o
Esempi (1) Calcolare L1 1
(s+1)(s2)2
mediante la formula di inversione.
1
Poiche F (s) = (s+1)(s2)2
,
la condizione sufficiente per la validita della (1.20) e chiaramente
soddisfatta. Di conseguenza
est 1
Res est F (s), 1 = lim (s + 1) = et
s1 (s + 1)(s 2) 2 9
st
d h e i 1
Res est F (s), 2 = lim (s 2)2 = e2t (3t 1)
s2 ds (s + 1)(s 2)2 9
e di conseguenza
n 1 o 1h i
L1 = e t
+ e 2t
(3t 1) .
(s + 1)(s 2)2 9
(2) Calcolare L1 (s2 +1)
1
2 .
Poiche anche in questo caso vale la condizione sufficiente per lapplicazione della (1.20), pos-
siamo affermare che
est est
f (t) = Res , i + Res ,i
(s2 + 1)2 (s2 + 1)2
essendo i i poli doppi. Di conseguenza
est d est
1
Res , i = lim = (t + i)eit
(s2 + 1)2 si ds (s i)2 4
est d est
1
Res , i = lim = (t i)eit
(s2 + 1)2 si ds (s + i)2 4
e di conseguenza
1
f (t) = sin(t) t cos(t) .
2
72 CAPITOLO 1. ANALISI COMPLESSA
Numero infinito di punti singolari isolati Il precedente procedimento puo essere esteso al
caso in cui la F (s) presenta uninfinita numerabile di punti singolari isolati. In questo caso
il contorno di Bromwich e scelto in modo da racchiudere un numero finito M di punti singo-
lari, nessuno dei quali sulla frontiera del dominio. Indicato con LM il raggio della circonfe-
renza alla quale appartiene la curva M del contorno di Bromwich menzionato (figura 1.22)
lantitrasformata e calcolata come limite per M del risultato precedentemente ottenuto.
O
B
M a + iLM
RM
C /
a
a iLM
A
C B
a + iL
R
D E MMMF /
a
H G
a iL
I A