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AMATO MASNOVO

Professore straordinario di Storia della filosofia


medioevale nell'Universit Cattolica del S. Cuore

ALBERTO MAGNO E LA

POLEMICA AVERROISTICA

Nel 1270 vivevano ancora i due grandi luminari dell'Ordine domenican


anzi della Chiesa: Tommaso d'Aquino e Alberto Magno.
Il primo insegnava a Parigi nel pieno vigore della sua virilit; il second
viveva abitualmente a Colonia, ormai carico di anni e di gloria.
Proprio in quell'anno e precisamente il 10 dicembre Stefano Tempicr
Vescovo di Parigi condannava e scomunicava tredici proposizioni insieme
loro fautori. Il latino curiale ci fa sapere che : Isti sunt errores condemp
et scomunicati cum omnibus qui eos docuerint scienter vel asseruerint
mino Stephano parisiensi Episcopo anno Domini MCCLXX die mercuri p
festum beati Nicholai hyemalis (1). A questo punto viene la lista delle tr
proposizioni condannate. Primus articulus est : Quod intellectus omniu
hominum est unus et idem numero. Secundus: Quod ista est falsa vel imp
pria Homo intelligit . E cos via di seguito fino alla tredicesima. Adun
le due prime proposizioni condannate sono queste : L'intelletto numer
mente unico per tutti gli uomini; - falso o almeno improprio dire
l'uomo intende .
Sul complesso delle proposizioni condannate osserva giustamente il Ma
donnet (2) che ivi si enunciano le quattro dottrine fondamentali dell'aver
smo latino: 1) Negazione della provvidenza divina nei riguardi delle
contingenti; 2) Eternit del mondo; 3) Unit numerica dell'intelligenza um
na; 4) Negazione del libero arbitrio. Sta bene. Ma se noi guardiamo alla d
stribuzione delle tredici proposizioni noi possiamo fare degli ulteriori ril
Dattorno al 1270 l'averroismo latino preoccupa assai, come prova l'inte
vento ufficiale dell'autorit ecclesiastica parigina; ma la parte di esso con a
nenza alla psicologia quella a cui si guarda di preferenza e anzitutto c
stanno a documentarlo le due proposizioni condannate per prime.
Di pi sul campo psicologico la prima affermazione presa di mira da
l'autorit ecclesiastica fa l'intelletto unico per tutti gli uomini. Qui si c
danna, bene avvertirlo subito, non gi la professione di una eventuale u
cit dell'intelletto agente che intelligibilizza il fantasma, ma la professi

(1) Mandonnet, Siger de Brabant , nella collezione: Les philosophes Belges


vol. VI, p. iii.
(2) Ibid,, p. .112.

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ALBERTO MAGNO E LA POLEMICA AVERROISTICA

dell'unicit dell'intelletto possibile che formalmente intende* Tra una teo


la quale affermi l'unicit dell'intelletto agente e una teoria la quale affer
l'unicit dell'intelletto possibile, la distanza che corre enorme: cos com
tra il dire che un unico sole quasi unico intelletto agente, rende visibili a
uomini gli oggetti, e il dire invece che gli uomini vedono quel che vedo
con un solo occhio comune, quasi unico intelletto possibile Solo in quest
caso pericolano l'immortalit personale e la responsabilit personale. Per
l'autorit ecclesiastica si commuove di fronte alla asserita unicit dell'intell
possibile per tutti gli uomini e lascia in pace la teoria dell'unico intellet
agente '
Subito dopo la conda
l'intelletto possibile, l
zione averroistica seco
falsa- o almeno impropr
Quale la portata esa
alla proposizione ho
parte si contende per
Chi paragoni tra loro
portato spontaneam
tanza

La prima delle due proposizioni ci mette dinnanzi all'averroismo psico


logico latino nella sua forma, a cos dire, permanente, quale si riscontra n
decorso del secolo XIII; ma la seconda fra le proposizioni condannate ci met
di fronte all'averroismo psicologico latino proprio nella veste storica che es
spinte o sponte, ha dovuto indossare dattorno al 1270 sotto la pressione po
mica degli avversari
Ad un certo momento l'averroismo latino, nell'impossibilit di far valer
come forma il suo intelletto possibile unico, si trov in imbarazzo di front
questa proposizione cos semplice 1' uomo intende , homo intelligit : pr
posizione applicata non ad una astrazione ma all'uomo ben concreto che ci
scuno incontra sulla sua strada

Orbene Alberto Magno dattorno al 1270, in questo singolare e massimo


momento della lotta pro e contro l'averroismo latino, esercit una sua reale
efficacia?
Alberto Magno col suo opuscolo De Unitate Intellectus , certamente
preparato (se non certamente terminato) nel 1256 alla Corte Pontificia in Ana-
gni, occupa un posto eminente nella lotta contro l'Averroismo latino di prima
del 1270. A parte ogni minuta precisazione cronologica, questo pu ritenersi
un punto fuori discussione Ma la figura di Alberto Magno durante la bur-
rasca del 1270 d'ordinario lasciata nell'ombra Vorrei dissipare un po' que-
st'ombra.
Dico subito che in quella gigantesca lotta dattorno al 1270 San Tom-

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maso, lo scolaro di Alberto Magno, ormai il massimo atleta Se non che vien
fatto di domandarsi: l'attivit battagliera di San Tommaso in qual rapporto
si trova con Fattivit del suo antico grande maestro?
Affrontando e, possibilmente, risolvendo questo problema, ci riuscir, io
spero, di vedere in Alberto Magno l'ispiratore di San Tommaso d'Aquino.
Ma prima conviene determinare con esattezza le posizioni delle parti in lotta
e fissare la portata del dissidio intorno alla proposizione homo intelligit .

i. - L'averroismo latino conveniva coi suoi oppositori in ci che a pro-


posito dell'intelletto possibile, doveva affermarsene la spiritualit. Ma quando
poi si trattava di dare forma concreta a questa spiritualit, allora cominciava
il dissenso. Siger di Brabante, esponente della polemica averroistica dattorno
al 1270, nelle sue Quaestiones de anima intellectiva , edite dal Mandn-
net, sotto il capitolo terzo riassume il pensiero di Alberto Magno e di S. Tom-
maso cos : (( Dicunt praecipui viri in philosophia Albertus et Thomas quod
substantia animae intellectivae unita est corpori dans esse eidem, sed poten"
tia animae intellectivae separata est a corpore cum per organum corporeum
non operetur (1).
Adunque Alberto Magno e San Tommaso insegnano che la spiritualit
dell'intelletto possibile sufficientemente tutelata qualora se ne faccia una pce
tenza spirituale o inorganica cio non forma di qualsivoglia organo: ancorch
se ne ammetta, e se ne debba ammettere, l'inerenza ad un'anima o principio
che forma del corpo umano e a lui d l'essere e va con lui a costituire un'u-
nica sostanza o specie cio un unum in essendo .
Di fronte a questa posizione che chiameremo Albertino-tomistica l'aver-
roismo latino sostiene che la salvezza della spiritualit sta unicamente nel rico-
noscere l'intelletto possibile per una sostanza separata o spirituale: quindi n
forma esso stesso n inerente a forma di checchessia.
Spiritualit dell'intelletto possibile e sua sostanzialit, bene inteso sepa-
rata, sono due cose solidali.
Naturalmente 1' unum che ne risulta tale solo in operando . Leg-
giamo infatti nelle predette Quaestiones de anima intellectiva di Siger
di Brabante stto il medesimo capitolo poc'anzi citato le seguenti parole a
difesa dell'averroismo latino : Dicendum est igitur aliter secundum intentio-
nem philosophi quod anima intellectiva in essendo est a corpore separata
non ei unita... Anima tamen intellectiva corpori est unita in operando ...
Adunque i due opposti indirizzi proclamano insieme la spiritualit del-
l'intelletto possibile; ma l'averroismo latino questa spiritualit l'afferma in fun-
zione di una unit umana slo in operando , mentre gli avversari l'affer-

(1) Mandonnet, Siger de Brabant , nella collezione: Les philosophes belges *


vol. VII, p. 152.

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mano in funzione di una unit umana anche in essendo facile vedere


come l'averroismo latino sostantivando il suo intelletto possibile che formal-
mente intende ed separato, neghi la ragione di forma nei confronti del corpo
umano non solo all'intelletto possibile, ma in genere all'anima propriamente
intellettiva* Data poi la teoria circa l'individuazione o moltiplicazione numerica
dentro la specie ad opera solo della materia, c' quanto basta per concludere,
come si concludeva effettivamente, all'unicit dell'intelletto possibile per tutti
gli uomini.
Dunque la radice del dissidio fra le due posizioni in contrasto dattorno
al 1270 proprio qui: semplice unit in operando da una parte; unit an-
che in essendo dall'altra* Del resto la posizione preminente e fondamen-
tale di questo punto del dissidio si rileva dal medesimo Siger di Brabante :
il quale per tutte le sue questioni non dimostra mai tanto interesse quanto
nella terza destinata a vedere se l'anima intellettiva sia o mon sia forma del
corpo; e in questa questione assolutamente tutto nel difendere filosofica-
mente a proposito dell'uomo e dell'anima intellettiva 1' unum in operando
contro 1' unum in essendo .
Dattorno al 1270 1' unum in operando la tessera dell'averroismo;
l'unum in essendo la tessera dell'antiaverroismo.
Or della tessera dell'antiaverroismo Siger di Brabante attribuisce cumu-
lativamente la paternit ad Alberto Magno e a Tommaso d'Aquino. Vuol dire
che dattorno al 1270 lo spirito del vecchio Alberto Magno domina ancora la
situazione: tanto la domina che il suo nome fatto da Siger di Brabante
prima di quello di S. Tommaso d'Aquino.

2.0 - a) Ancora da notare.


Siger di Brabante riporta un argomento di Alberto Magno e un altro
argomento di S. Tommaso d'Aquino a favore dell' unum in essendo : na-
turalmente col proposito di confutarli.
Giova che discorriamo prima dell'argomento tomistico e poi dell'argo-
mento di Alberto Magno.
Siger di Brabante nel luogo citato riporta l'argomento tomistico cos :
Ratio autem Thomae est haec : quod intelligere fit secundum ipsum intel-
lectum. Sed intelligere attribuitur non intellectui sed et homini ipsi. Hoc au-
tem non contingeret si anima intellectiva baberet esse separatum a materia et
corpore (1). Qui si attribuisce a San Tommaso di argomentare all'unit in
essendo tra anima intellettiva e corpo umano proprio per la famosa conside-
razione che l'intendere si attribuisce non solo all'intelletto, ma al composto
umano: sicch giustamente si dice hic homo intelligit . Bisogna conve-
nire che Siger di Brabante, da onesto avversario, riporta esattamente il
pensiero tomistico, quale noi possiamo riscontrare nella Somma Teologica,
parte I, q. 76a, articolo primo; nella quaestio unica De spiritualibus creaturis ,
articolo secondo; nell'altra quaestio unica de Anima , articolo parimenti
secondo. Ometto le citazioni che pur sarebbero interessanti, specialmente quelle

(1) Mandonnet, Ibid., p. 152.

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dell'articolo secondo della questione unica De anima : dove San Tommaso


insiste con tanta veemenza suli' hic homo intelligit da paragonare chi ri
fiuti questa proposizione ai negatori dei primi principl.
Mi limito a rilevare che tutti i passi a cui qui alludo sono tratti da opere
tomistiche composte dattorno al 1270,
Di tale procedimento San Tommaso non d sentore anteriormente a que"
sto periodo: nemmeno nel Contra Gentiles
Vero che qui, sotto 1 cap 69 del L II, si pone la conclusione a cui pi
tardi sar dato l'appoggio dell' hic homo intelligit; ma per il moment
l'appoggio un altro (i). Adunque San Tommaso rifiuta all'anima intellet^
tiva un essere separato dal corpo perch altrimenti non si potrebbe attribuire
come indiscutibilmente si attribuisce, all'uomo, cio al composto, l'atto di in
tendere, pur essendo questo atto spirituale. Hic homo intelligit , dice e r
pete San Tommaso; quel medesimo uomo che sente, e che certo non sente
senza del corpo Idem est qui percipit se intelligere et sentire : sentire autem
non est sine corpore (2). E allora volete voi, come effettivamente dovete
fare dell'intelletto possibile una cosa spirituale? Fate pure; niente di meglio;
anzi niente di pi logico Ma se questa spiritualit ha da permettere di dir
non soltanto che anima intelligit, che cio il vostro unico intelletto possi-
bile separato intende, ma pure che homo intelligit , che cio intende l'uo
mo moltiplicato nella sua realt corporale, voi dovete combinare le cose in
modo che l'intellezione faccia capo ad una unit umana in essendo; cio
alla forma sostanziale dell'uomo attraverso l'intelletto possibile, inerente a
questa stessa forma in qualit di potenza inorganica o spirituale. La vostra
unit in operando non basta alla bisogna.
Quello che significhi nella polemica del 1270 la formula homo intelligit
lo sappiamo ora esattamente. Detta formula vuol essere insieme la dimostra-
zione e l'espressione concreta dell'unit umana in essendo . Perci l'arcive
scovo di Parigi mentre condannava coloro che dicevano falsa o impropria que
sta formula, si pronunciava autorevolmente e direttamente per l'unit uman
in essendo , ossia per l'anima intellettiva forma sostanziale dell'uomo; e ri
moveva conseguentemente ogni possibilit di introdurre l'unicit dell'anima
intellettiva, cio dell'intelletto possibile separato, per tutti gli uomini.
Nella Q. VII in Librum tertium De Anima Aristotelis, edito nel 1931
dallo Steenberghen (3), Siger di Brabante ci buon testimonio che effetti-
vamente non mancano coloro secondo cui da dire che propriamente intend
l'intelletto, non l'uomo (quod intellectus proprie intelligit et homo non intel
ligit)*
questa una buona informazione di Siger: al quale dobbiamo pure di
conoscere che la paternit della formula homo intelligit , consacrata dal
vescovo di Parigi, va attribuita a San Tommaso. Effettivamente chi ha pra-

(1) Gorge, La lutte contra Gentiles, Paris, Mlanges Mandonnet, I, 231.


(2) S. Th., P. i, Q. LXXVI, a 1.
(3) Les philosophes Beiges, T. XII, Siger de Brabant d'aprs ses oeuvres tnecUtes,
par Fernand van Steenberghen, p. 131 e ss.

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tica delle opere di S. Tommaso dattorno al 1270, sa con quale insistenza a


passionata S. Tommaso punt su questa formula lapidaria e capitale hom
intelligit nella sua lotta contro l'averroismo.

2.- - b) Vi contribu in nulla Alberto Magno?


Appena formatasi nello spirito questa domanda la mente corre a cercar
la risposta nell'opuscolo di Alberto Magno De quindecim problematibus
composto dattorno al 1270.
Egidio di Lessines durante il fragore della lotta fra averroisti e antiave
rofsti, prima ancora dell'intervento dell'autorit ecclesiastica, aveva mand
ad Alberto Magno, per averne consiglio, quindici proposizioni oggetto di d
scussione. Tra queste quindici vi sono le tredici condannate poi e naturalme
la seconda : Quod ista est falsa sive impropria homo intelligit . Albe
Magno esprime anche a proposito di questa seconda proposizione il suo p
siero, nell'opuscolo di risposta, cio il De quindecim problematibus : la
composizione va collocata, per vari indizi, prima del dicembre 1270.
Fatta lettura della risposta di Alberto Magno a proposito della second
proposizione condannata, si prova una vera delusione. Alberto Magno sic
ramente l'ispiratore di S. Tommaso nella polemica averroistica; ma certo n
attraverso l'opuscolo De quindecim problematibus .
Dattorno all'(iwc) homo intelligit la lotta, come vedemmo, si svolgev
cos: da una parte affermava che l'attribuzione dell'intendere si fa con p
priet al composto; dall'altra parte si negava. Qui la contesa. Gli uni e gl
altri si preoccupavano dunque dell'attribuzione propria per opposizione a
metaforica nei rapporti del composto medesimo. Che linea segue Alberto
gno? Egli nella sua risposta si preoccupa della propriet dell'attribuzione s
in vista di affermare che l'intendere compete all'uomo a mo' di quel quarto pre
dicabile porfiriano che nelle consuete logiche va sotto il nome tecnico di pro-
prio : e non d sentore alcuno di riportarsi al cos vivo problema dell'un
sostanziale e della moltiplicit delle anime intellettive. Bisogna dirlo risol
mente : sfuggono all'Alberto Magno che scrive il De quindecim problem
bus i termini stessi del grande problema contemporaneo; cio il signific
preciso dell' hic homo intelligit , segnacolo di lotta nella Parigi intellett
del 1270.
Per tutto il capitolo seccando del De quindecim problematibus , do
appunto si discute intorno all' homo intelligit , il grande domenicano te
sco mira a stabilire e a difendere questo concetto: che l'intendere attrib
caratteristico dell'uomo. Sono passate in rassegna varie difficolt, in nome dell
quali si potrebbe contendere questa caratteristica all'uomo: e se ne fa vede
la debolezza. Eccone un saggio.
Voi forse, dice a un certo punto Alberto Magno agli averroisti, preten
dete che proprio dell'uomo non l'intendere ma il ragionare; e che l'int
dere proprio degli angeli. Anzitutto il ragionare implica l'intendere. E p
come mettere in scena gli angeli? Non cosa da filosofi; ch degli an
si sa quel che si sa solo per rivelazione.

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Non c' proprio nulla qui che abbia reale attinenza con la polemica aver-
roistica del 1270 Come si spiega ci? La poderosa mente di Alberto Magn
declina gi e non pi all'altezza della situazione? Non credo La spiegazio
va cercata altrove. Alberto Magno dattorno al 1270 assorbito dalla vita atti
e non pi al corrente della situazione parigina e degli sviluppi a cui la p
lemica averroistica ha dato luogo.
D'altra parte la lettera di Egidio di Lessines riportava s le proposizion
in discussione e tra l'altre anche quell' homo intelligit ; ma non diceva d
qual punto di vista quest'ultima proposizione sollevava il dibattito. Un uom
non al corrente delle vicende parigine, fosse pure dotato di alta intelligenz
era esposto ovviamente a fraintendere. Alberto Magno fraintese.
Se dunque Alberto Magno, come dicemmo, fu ispiratore di Tommaso
d'Aquino nella polemica averroistica proprio nel suo capitale aspetto psicolo
gico dattorno al 1270, noi dobbiamo assegnare le fonti della ispirazione al
trove che nel De quindecim problematibus .
Prendiamo in esame quello che scrive Siger di Brabante nel De anima
intellectiva sotto il capitolo terzo : dove, come fu detto, in discussione
l'anima intellettiva sia forma o no del corpo umano.
Messo innanzi il pro e il contro. Siger di Brabante viene all'esposizione
del suo pensiero, dir cos, filosofico : salvo sempre, almeno a parole, il rispetto
all'eventuale insegnamento della Chiesa. Dice dunque Siger di Brabante c
l'intendere umano, pur essendo inorganico, deve andare sicuramente unito
qualche modo alla materia: altrimenti non sarebbe pi vero dire del compo
sto, cio dell'uomo, che egli intende. Intelligere autem est quodam modo u
tum materiae et quodam modo separatum. Nisi enim intelligere esset unitu
quodam modo ad materiam, non esset verun dicere quod homo ipse intel
ligit . Ma quale genere di unione va asserito in proposito? Pronto ad ade
rire ad un eventuale richiamo della Chiesa, egli sta, filosoficamente, per u
unione fra anima intellettiva e corpo umano semplicemente in operando
Di questa unione, soggiunge Siger, Alberto Magno a Tommaso d'Aquin
non si accontentano: essi professano addirittura una unione in essendo.
Riportammo gi il relativo passo latino. Per l'unit in essendo , soggiun
Siger, San Tommaso invoca quell' homo intelligit . E Alberto Magn
Ratio autem Alberti, quod substantia animae intellectivae debet esse unit
corpori dans esse eidem, est ista;
Quia cum in homine potentia vegetandi est sentiendi pertineant ad eam
dem formam in substantia ad quam potentia intelligendi; certum est aute
substantiam ad quam pertinet potentia vegetandi et sentiendi dare essere mate-
riae et corpori; ergo et substantia, ad quam pertinet potentia intelligendi, dabit
esse materiae et corpori. Sed substantiam ad quam pertinet potentia intelligend
dicimus animam intellectivam. Anima igitur intellectiva dat esse materiae
corpori (1).
Adunque Alberto Magno in favore dell'unit in essendo fra anima intel-
lettiva e corpo umano ragiona cos : Le potenze di vegetare, di sentire, di

(1) Mandonnet, Ibid., p. 152.

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intendere appartengono alla medesima identica forma sostanziale Poich


forma sostanziale a cui appartengono le potenze del sentire e del vegetare
Tessere al corpo : bisogna dire che dia essere al corpo pure la forma sostanz
a cui appartiene la potenza dell'intendere* Il che vuol dite che dunque l'an
intellettiva forma sostanziale del corpo umano .
Si noti che Siger di Brabante, scrivendo dattorno al 1270, come nom
Alberto Magno sempre prima di San Tommaso d'Aquino cos pone l'argo
mento albertino in luogo preminente: prima dell'argomento tomistico col
homo intelligit . Ancora si noti che surriferito argomento di Alberto Ma*
gno, pur omesso il nome dell f Autore, compape citato anche nell'altra opera d
Siger pubblicata dallo Steenberghen e gi ricordata (1). La situazione
versa porta a un diverso colorito. Ma in scena sempre Alberto Magno. Qu
che trasformazione dell'argomento l'occhio la rileva subito: ma l'occhio ri
subito anche .la sostanziale identit. La trasformazione si spiega pensando
nel De anima intellectiva il testo albertino entra direttamente a favore
dell'unit sostanziale; invece nel commento ad Aristotele viene svolto contro
l'unicit dell'anima intellettiva per tutti gli uomini.
Dove usa Alberto Magno questo argomento che occupa e preoccupa Si*
gero di Brabante e in genere gli averroisti dattorno al 1270?
Si prenda in mano il De Unitate intellectus di A. Magno e si passino
in rassegna i suoi argomenti contro l'unicit averroistica dell'intelletto umano.
Giunti all'argomento nono ci accorgiamo subito che di l cavata l'argomen*
tazione a cui allude Siger di Brabante nelle opere citate. Anzi, a vero dire,
dal nono al duodecimo argomento si ricama di continuo dattorno all'idea
che nell'uomo unico il principio sostanziale del vegetare, del sentire e del*
l'intendere; che pertanto facendo da forma e moltiplicandosi secondo i corpi
il principio sostanziale del vegetare e del sentire, deve succedere il medesimo
a proposito del principio sostanziale dell'intendere.
Mi limito a brevi richiami. Leggiamo nell'argomento duodecimo : ... Cum
Vegetativum et sensitivm sint numerata ad numerum hominum in quibus
sunt, erit etiam rationale numerarum ad numerum eorundem (2).
Alberto Magno dirige questo suo argomentare contro l'unicit dell'intel*
letto possibile o, che lo stesso, dell'anima intellettiva. Ma questo argomen*
tare implica anzitutto nell'anima intellettiva la ragione di forma sostanziale :
donde le deriva appunto la necessaria moltiplicabilit secondo i corpi umani.
Come potrebbe essere diversamente se l'anima intellettiva nell'uomo si iden*
tifica con l'anima sensitiva e vegetativa?
Forma sostanziale questa; forma sostanziale anche quella.
Siger di Brabante ha ben capito la doppia portata dell'argomentazione
albertina; perci vi si interessa calorosamente e dove discute sull'unicit Jel*
l'anima intellettiva e dove discute sulla ragione di forma nell'anima intellct*
tiva.

(1) Quaestiones in libros Aristotelis De Anima , q. VII: Utrum intcllcctus sit idem
numero in omnibus hominibus .
(2) Edizione di Lione, T. V, p. 228.

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Ed ora alcuni rilievi* L'argomentazione di Alberto Magno certamente


anteriore a quella di San Tommaso d'Aquino: cavata dall' homo intelligit ;>
e da noi gi riportata* Come cerca San Tommaso di fondare quell'asserzione
homo intelligit cio il composto intende , mentre l'operazione d'inten
dere spirituale o inorganica? Come procede insomma. San Tommaso per
legittimare l'attribuzione dell' intendere al composto? La sua forza tutta
nella osservazione che il medesimo a percepire di intendere e di sentire E
poich il sentire implica il corpo, questo medesimo corpo entra a far parte d
colui che intende, formando un unico ente; s che il composto umano divent
legittimo soggetto cui attribuire l'intendere* Idem est qui percipit se intel
ligere et sentire; sentire autem non est sine corpore .
Attraverso 1' homo intelligit San Tommaso qui conclude (ognuno lo
vede) all'anima intellettiva come forma del corpo : ma ci lo fa in quanto ha
identificato come Alberto Magno il principio dell'intendere con il principi
del sentire Dalla condizione di forma l'Aquinate caver poi motivo di scartar
l'unicit dell'anima intellettiva*
Indiscutibilmente c' uno sviluppo nel processo argomentativo tomistico
anche maggior finezza che non in Alberto Magno. Con l'Aquinate siamo ar
rivati a un processo di introspezione.
Ma in fin dei conti il terreno su cui si muove San Tommaso il mede-
simo scelto da Alberto Magno. L'uno e l'altro concludono all'anima intellet-
tiva come forma sostanziale moltiplicabile col corpo umano in quanto ne
hanno fatto un principio sostanziale di operazione identico al principio sostane
ziale dell'operazione sensitiva. Alberto Magno, oltre che al principio del sen-
tire, ha volto l'occhio anche al principio del vegetate.
Pu ammettersi che San Tommaso non abbia conosciuto il De uni tate,
intellectus del suo Maestro? Alberto Magno, riportando l'opuscolo in di-
scorso nella sua Somma Teologica lo conchiude con queste parole : Haec
omnia aliquando collegi in Curia existens ad praeceptum Domini Alexandi
Papae: et f actus fuit inde libellus quem multi habent... (i). Tra questi molti
porremo noi o non porremo San Tommaso? Basta porsi il problema per rispon-
dere affermativamente. E allora bisogna convenire che Alberto Magno non
solo ben vivo e presente con il suo De unitate mtellectus agli uomini del
1270 come ne fa fede Siger di Brabante secondo che vedemmo; ma in quei
giorni! di lotta egli, ancora con il De Unitate Intellectus , ispira il grande
atleta Tommaso d'Aquino proprio nel suo pi caratteristico e pi efficace ar-
gomento contro l'averroismo latino sul campo psicologico : hic homo intel-
ligit .
A proposito del quale argomento va fatto un altro rilievo di non indif-
ferente importanza storica.
Poich 1' hic homo intelligit nel senso proprio implica che l'anima in-
tellettiva sia forma del corpo umano, l'adozione ufficiale che ne fa il vescovo-
di Parigi non solo ci attesta la vittoria di Alberto Magno e San Tommaso d'A-
quino nel 1270, ma anche preludia ufficialmente alla definizione del Concilio

(1) Ibid., vol. XVIII, p. 394.

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di Vienna (1311-1312): definientes... quod quisqus deinceps asserere def


dere seu tenere pertinaciter praesumserit quod anima rationalis seu intell
tiva non sit forma corporis humni per se et essentialiter tamquam haeret
sit habendus .

3.0 - Ce dell'altro ancora.


Siger di Brabante nel De anima ci fa sapere in quale maniera sul
campo psicologico si poneva il problema tra gli averroisti e gli antiaverroisti.
Come vedemmo gli antesignani di questi ultimi, Alberto Magno e San
Tommaso Aquino, lottavano per una unit in essendo desanima in tel-
lettiva col corpo umano; gli antesignani di quelli contrapponevano all'unit
in essendo la semplice unit in operando . Raccogliemmo gi, a prin-
cipio di questo studio, dalla bocca di Siger di Brabante, che la posizione
antiaverroistica dell' unum in essendo proviene da Alberto Magno e da
San Tommaso d'Aquino. Ci non poco per la gloria di Alberto Magno. Ma
si pu tentare un passo ulteriore.
Detta posizione antiaverroistica proviene contemporaneamente dai due
grandi domenicani?
Gi a prima vista la contemporaneit non pare accettabile.
Alberto Magno, personalmente e attuosamente, non sulla scena parigina
dattorno al 1270. Ne pu vedersi comunque nella fugace e tardiva comparsa
della risposta ai quindici problemi di Egidio di Lessines il contributo di Al'
berto Magno alla formazione della nuova posizione del problema: posizione
che del resto gi supposta ed implicata dalla domanda di Egidio sul conto
della proposizione homo intelligit . Allora il contributo di Alberto Magno
alla nuova posizione del problema va cercato nella sua attivit anteriore al
1270.
Noi possiamo indicare ancora il De Untiate Intellectus quale fonte del
contributo.
Scelgo tra i vari argomenti del De Untiate Intellectus, i quali potrebbero
fare per il caso nostro, quello che riferito al sesto posto. Mi permetto di
riferirne un buon tratto, data la sua capitale importanza* Adunque dice Al-
berto Magno, riattaccandosi ad argomentazioni precedenti : Sexta ratio ad
idem est: quod, sicut in tota philosophia probatum est, ea quae secundum
esse separata sunt et non sunt de esse singularis signati, nec prosunt ad esse
nec ad scientiam nec ad generationem : quia nihil est quod est nisi per co-
njunctum sibi secundum esse; nec sctiur aliquid nisi per id quod est natura
sua secundum esse; nec generatur aliquid nisi per hoc quod tangit materiam
et agit in eam. Si igitur intellectus est secundum esse separatus ab homine ita
quod ipse non est de esse eius, ut Scunt isti, tunc homo non diffinitur pe$
inteilectuale nec est per ipsum (1).
Qui Alberto Magno contrappone apertamente alla posizione averroistica
la sua per ci che in questa affermata nell'uomo l'unit dell'essere tra corpo
e anima intellettiva: la quale invece negata dagli avversari.

(1) Ibid,, vol. V, p. 127.

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AMATO MASNOVO

Pertanto si pu dire che la polemica averroistica non solo dattorno al


1256 ma pure dattorno al 1270 dominata dalla figura di Alberto Magno; e
che San Tommaso trae da lui l'ispirazione per il meglio dell'opera sua e
quanto all'argomentazione e quanto alla impostazione stessa del problema e
della lotta*
Prima di finire, ancora un rilievo* Chiunque ha pratica degli scritti di
San Tommaso sa che la distinzione reale delle potenze in particolare le spi*
rituali, dalla essenza dell'anima si afferma in funzione della lotta averroistica.
Contro l'averroismo si sosteneva che l'anima intellettiva forma del corpo
umano in vista di tutelare l'unit dell'uomo in essendo Ma insieme si so*
steneva pure la spiritualit dell'azione intellettiva cio il suo sgorgare da una
facolt non informante il corpo*
Gli averroisti cercavano di cavar partito da queste asserzioni quasi fossero
tra loro contraddittorie* E come possibile dicevano essi fare dell'anima in*
tellettiva una forma e non fare altrettanto delle sue facolt? E allora addio
facolt spirituali inorganiche* Voi antiaverroisti siete nell'imbarazzo*
Questi avevano una sola via di scampo: proclamare appunto la dis tin*
zione reale fra essenza e facolt*
San Tommaso batt questa via come pu vedersi in mille luoghi: qui
basta ricordare la questione 76 della I parte della Somma teologica sotto l'ar*
ticolo primo*
Alberto Magno non procede diversamente da San Tommaso; e come in
altri campi lo precede*
Quando tutte le opere di Alberto Magno fossero andate perdute Siger
di Brabante richiamerebbe alla nostra mente col celebre passo citato sopra
Dicunt praecipui viri*** che il domenicano tedesco distingueva realmente
la facolt d'intendere dall'anima intellettiva e in genere le facolt dall'essenza
proprio in vista di conciliare la spiritualit o inorganicit dell'intendere e l'u*
nit in essendo dell'uomo intelligente* Ma non c' bisogno di invocare Siger
di Brabante*
Nel De Unitate Intellectus Alberto Magno dopo aver portato i suoi
trentasei argomenti contro l'averroismo aggiunge un capitolo quasi a rias*
sunto e a chiarimento della sua posizione* L'inizio del capitolo si svolge ap*
punto intorno alla detta conciliazione*
Dopo ci che venimmo esponendo non credo sia esagerato proclamare
ancora una volta che nella grande lotta del 1270 a Parigi tra averroisti ed
antiaverroisti Alberto Magno pur essendo lontano di corpo presente in
ispirito* A lui e al suo De Unitate Intellectus si ispira San Tommaso il grande
lottatore di quelle giornate* Sicch quando, nel 1277 Alberto Magno ritorna
a Parigi per difendere la memoria di San Tommaso intaccata dalla condanna
recente di Stefano Tempier egli difende nel discepolo anche se stesso*
Da ci si comprende perch Maestro Eckhart richiami alla memoria dei
suoi accusatori un tempo, quando a Parigi non solo San Tommaso ma pure
Alberto Magno fu sospetto di eresia : Cum jam pridem magisti Theologiae
Parisius nostris temporibus mamdatum habuerint Superioris de examinandis

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ALBERTO MAGNO E LA POLEMICA AVERROISTICA

libris praeclarissimorum virorum Sancii Thomae de Aquino et Domini Fratris


Alberti tamquam suspectas et erroneis (i).
Come i due grandi domenicani furono uniti nella letta per la Verit e
per la Chiesa, cos lo siano nella gloria, di cui la Chiesa, maestra di verit,
circonda nei secoli gli atleti della verit (2)*

(1) Archives Hist . doct. et litt . du M. A anne 1926*1927, p. 185; Thery, Ed


tion critique des pices relatives au procs d'Eckhart , contenues dans le manuscrit 33 b
de la Bibliothque de Soest
(2) Oggi l'elevazione del Beato Alberto Magno a Santo e Dottore un fatto com*
piuto fra l'esultanza di tutta la Cattolicit*

RIASSUNTO

L'A. si propone di mettere in luce il contributo portato da


che attorno al 1270 si svolse pro e contro l'averroismo lati
noto - ^ il massimo esponente dll'antiaverroismo fu S. Tomm
i problemi su cui convergeva la discussione in quel capitale m
termina esattamente la posizione che presero le parti in lott
dissidio. Ci gli permette di determinare l'influenza che Alb
esercit su S. Tommaso, e l'efficacia del contributo che, attr
port nella lotta antiaverroistica del 1270.

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