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Un po’ di logica

Logica delle proposizioni. Connettivi logici, tavole di verità e tautologie

Proposizioni. Le proposizioni, anche dette affermazioni o enunciati, che si considerano in matem-


atica sono quelle per cui ha senso porsi la domanda: “è vero o è falso?”. Il fatto che i possibili valori
di verità siano solo due, VERO o FALSO, è una nostra scelta arbitraria. Anche se questa non è la
definizione che darebbe un logico matematico, ed in fondo non è neanche una definizione, basterà per
i nostri scopi.
Esempi.
P1 : “7 · 3 = 21”, P2 : “0 = 1”, P3 : “piove”, P4 : “ieri c’era il sole”, P5 : “come stai?”, P6 : “ciao”.
Sono “proposizioni” nel senso sopra detto: P1 , P2 , P3 , P4 perché ha senso chiedersi, ed eventualmente
verificare, se siano vere o false. Non sono proposizioni in questo senso P5 e P6 .

Connettivi logici e tavole di verità. Le proposizioni possono essere collegate insieme per formare
proposizioni più articolate per mezzo di connettivi logici, quali
¬ (non) , ∧ (e) , ∨ (o) , ⇒ (implicazione logica) , ⇔ (doppia implicazione logica).
Eccetto che per la “negazione logica” ¬, sono tutti connettivi binari. I connettivi sono scritti nell’ordine
dato perchè nelle espressioni logiche, quali
((¬p) ⇒ (¬p)) ⇔ (p ∨ (¬r)),
come nelle usuali espressioni algebriche, si può fare a meno delle parentesi, assumendo che ¬ abbia la
precedenza su ∧, e così via, ottenendo così la scrittura più leggibile
¬p ⇒ ¬p ⇔ p ∨ ¬r.
I connettivi sono definiti mediante le loro tavole di verità.

Negazione logica. Per la negazione logica “non” (¬) si ha:


A ¬A
V F
F V
Cioé ¬A è vera se e solo se A è falsa, e quindi ¬A è falsa se (e solo se) A è vera. Si noti che, riferendosi
ai valori di verità assunti, vale la formula:
¬(¬A) ≡ A,
ovvero, la negazione logica è involutiva, applicandola due volte di seguito si ritorna al valore di partenza.

Congiunzione e disgiunzione logiche. Per la congiunziona logica “e” (∧), e la disgiunzione logica
(non esclusiva) “o” (∨) si ha:
A B A∧B A∨B
V V V V
V F F V
F V F V
F F F F

1
2

Quindi A ∧ B è vera se e solo se sia A che B sono vere, ed è falsa in tutti gli altri casi, cioè non appena
una delle due fra A e B sia falsa. All’opposto, o meglio “dualmente” in un certo senso, A ∨ B è falsa
se e solo se sia A che B sono false, ed è vera in tutti gli altri casi, cioè non appena almeno una delle
due fra A e B sia vera. Si noti che i valori di verità di A ∧ B e di A ∨ B non dipendono dall’ordine,
cioè, riferendosi ai valori di verità che assumono, valgono per esse le formule:
A ∧ B ≡ B ∧ A, A ∨ B ≡ B ∨ A.
che sono leggi di commutatività. Analogamente si trova
A ∧ A ≡ A, A ∨ A ≡ A,
che sono leggi di idempotenza. Il lettore può provare a verificare per esercizio che
¬(A ∧ B) ≡ ¬A ∨ ¬B e ¬(A ∨ B) ≡ ¬A ∧ ¬B.
Al proposito, consigliamo di calcolarne le tavole di verità, ad esempio completando gli schemi
A B A ∧ B ¬(A ∧ B) ¬A ∨ ¬B A B A ∨ B ¬(A ∨ B) ¬A ∧ ¬B
V V V F ... V V ... ... ...
V F F ... V V F ... ... ...
F V F V ... F V ... ... ...
F F F ... V F F F ... ...
In modo analogo si possono verificare le leggi di distributività
A ∧ (B ∨ C) ≡ (A ∧ B) ∨ (A ∧ C) e A ∨ (B ∧ C) ≡ (A ∨ B) ∧ (A ∨ C).

Esercizio. Sostituendo la coppia VERO/FALSO con la coppia ACCESO/SPENTO immaginare


dei “circuiti elettrici” collegati ad una lampadina che simulino il comportamento dei connettivi ¬, ∧,
∨, cioé tali per cui la lampadina risulti “accesa” se e solo se la proposizione ¬A, rispettivamente A ∧ B,
o A ∨ B risulta “vera”.

Implicazione logica. Il connettivo di implicazione logica “se...allora...” (⇒) è definito mediante i


precedenti dalla formula
(A ⇒ B) := (¬A) ∨ B = ¬A ∨ B.
La sua tavola di verità si costruisce quindi a partire dalle tavole precedenti
A B A⇒B
V V V
V F F
F V V
F F V
Quindi A ⇒ B è falsa se e solo se la “premessa” A è vera e la “conseguenza” B è falsa; in tutti gli
altri casi, A ⇒ B è vera. Si noti in particolare che se la premessa A è falsa l’implicazione A ⇒ B è
vera indipendentemente dal valore di verità della conseguenza B! Ad esempio: le proposizioni
“se 3 è un intero pari allora 4 è un intero dispari”
e
“se 3 è un intero pari allora 5 è un intero dispari”
sono entrambe VERE! ma, sapendo solo che A ⇒ B è vera, per quanto riguarda i valori di
verità delle sue proposizioni costituenti, che nel primo esempio sono A : “3 è un intero pari” e
B : “4 è un intero dispari”, possiamo solo dire che non può essere A vera e contemporaneamente B
falsa, quindi o A è falsa (come in questi due esempi), e nulla possiamo allora dire su B, o A e B sono
entrambe vere.
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Notiamo poi che in particolare, a differenza di quanto visto per ∧ e ∨, l’implicazione logica non è
commutativa:
(A ⇒ B) �≡ (B ⇒ A),
come si vede prendendo A falsa e B vera. L’implicazione è però idempotente in quanto
(A ⇒ A) ≡ A,
infatti, dalla tavola di verità, si vede subito che il valore di verità di A ⇒ A è identico al valore di
verità di A. La negazione di A ⇒ B si calcola subito per quanto già detto:
¬(A ⇒ B) ≡ ¬(¬A ∨ B)¬¬A ∧ ¬B ≡ A ∧ ¬B
Osservazione importante (Modus Ponens). In matematica si usano spesso frasi quali: “proviamo
che l’ipotesi A implica la tesi B”, e magari si scrive anche “proviamo che A ⇒ B”,...e dopo due lavagne
di geroglifici si afferma: “quindi B è vera!”. Per quanto sopra detto dovrebbe essere chiaro che ciò che
si fa in realtà è sì dimostrare che il valore di verità della proposizione A ⇒ B è “V ”, ma partendo da A
anch’essa “V ”! Altrimenti non potremmo concludere che B ha anch’essa valore di verità “V ”. Infatti,
se andiamo a rileggere la tavola di verità di ⇒ vediamo subito che l’unico caso in cui sia A che A ⇒ B
hanno valore di verità “V ” è quello in cui anche B è “vera”. Osserviamo inoltre che la proposizione
composta, detta Modus Ponens,
MP : A ∧ (A ⇒ B) ⇒ B
è una tautologia, cioè una proposizione vera quali che siano i valori di verità di A e B! Infatti se ne
calcoliamo la tavola di verità otteniamo
A B A ⇒ B A ∧ (A ⇒ B) A ∧ (A ⇒ B) ⇒ B
V V V V V
V F F F V
F V V F V
F F V F V
Infine, fissando l’attenzione sulla proposizione P : A ⇒ B diciamo
P proposizione diretta A ⇒ B ≡ ¬A ∨ B

negazione di P ¬(A ⇒ B) ≡ A ∧ ¬B

inversa di P B ⇒ A ≡ A ∨ ¬B

contronominale di P ¬B ⇒ ¬A ≡ ¬A ∨ B

contraria di P ¬A ⇒ ¬B ≡ A ∨ ¬B

Esercizio. Sostituendo la coppia VERO/FALSO con la coppia ACCESO/SPENTO immaginare un


“circuito elettrico” collegato ad una lampadina che simuli il comportamento del connettivo ⇒, cioé tale
per cui la lampadina risulti “accesa” se e solo se la proposizione A ⇒ B risulta “vera”.

Coimplicazione logica. La coimplicazione logica “se e solo se” (⇔) è definito mediante i precedenti
dalla formula
(A ⇔ B) := (A ⇒ B) ∧ (B ⇒ A) = (¬A ∨ B) ∧ (¬B ∨ A),
e quindi la sua tavola di verità risulta essere
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A B A⇔B
V V V
V F F
F V F
F F V
In questo caso si hanno ovviamente commutatività ed idempotenza:
(A ⇔ B) ≡ (B ⇔ A), (A ⇔ A) ≡ A.

Esercizio. Sostituendo la coppia VERO/FALSO con la coppia ACCESO/SPENTO immaginare un


“circuito elettrico” collegato ad una lampadina che simuli il comportamento del connettivo ⇔, cioé tale
per cui la lampadina risulti “accesa” se e solo se la proposizione A ⇔ B risulta “vera”.

Tautologie fondamentali Lasciamo al lettore interessato il compito di verificare per esercizio la


validità delle seguenti tautologie, su cui si fondano (o dovrebbero fondarsi) i più comuni ragionamenti
matematici (e su cui, purtroppo, non si fondano i più comuni “ragionamenti” quotidiani...), mediante
l’uso delle appropriate tavole di verità.
involutività di ¬ ¬(¬A) ⇔ A

(N C) principio di non contraddizione ¬(A ∧ ¬A)

(T E) (principio del) terzo escluso A ∨ ¬A

commutatività di ∧ e ∨ A∧B ⇔B∧A A∨B ⇔B∨A

idempotenza di ∧ e ∨ A∧A⇔A A∨A⇔A

(DM∧ ) legge di De Morgan per ∧ ¬(A ∧ B) ⇔ ¬A ∨ ¬B

(DM∨ ) legge di De Morgan per ∨ ¬(A ∨ B) ⇔ ¬A ∧ ¬B

distributività di ∧ rispetto a ∨ A ∧ (B ∨ C) ⇔ (A ∧ B) ∨ (A ∧ C)

distributività di ∨ rispetto a ∧ A ∨ (B ∧ C) ⇔ (A ∨ B) ∧ (A ∨ C)

(M P ) (principio del) modus ponens A ∧ (A ⇒ B) ⇒ B

(P C) principio di contrapposizione (A ⇒ B) ⇔ (¬B ⇒ ¬A)

(SI) (principio del) sillogismo ipotetico (A ⇒ B) ∧ (B ⇒ C) ⇒ (A ⇒ C)

Logica dei predicati. Quantificatori


Predicati. Un predicato è una proposizione contente una o più variabili (predicative)(1) (o argo-
menti). Si hanno quindi predicati unari, binari, ternari, etc...a seconda di quante variabili si vuole
compaiono in essi. Ad esempio in
P (x) : “x è un uomo” , Q(x, y) : “x ≥ y” , R(x, y, z) : “x è padre di y, e z è padre di x” ,

(1)
Le variabili si dicono “predicative” perché di esse si “predica”, cioé si afferma, qualcosa.
5

P è un predicato unario nella variabile x, Q è un predicato binario nelle variabili predicative x, y, ed


R è un predicato ternario nelle variabili x, y, z.
Se si fissano i valori di tutte le variabili x, y, z, . . . che compaiono in un certo predicato P (x, y, z, . . . )
si ottiene una proposizione, nel senso sopra detto, che sarà quindi o vera o falsa (per i particolari
valori dati alle variabili). Ad esempio: Q(2, 1) è la proposizione (vera) “2 ≥ 1”, mentre Q(1, 2) è la
proposizione (falsa) “1 ≥ 2”. Si possono naturalmente formare anche predicati i cui valori di verità
“non dipendono” dalle variabili, ad esempio
V (x) : “x = x” , F (x) : “x �= x” ,
sono rispettivamente sempre vero e sempre falso indipendentemente dal valore della variabile x.

Quantificatori: universale ∀ ed esistenziale ∃. A partire da predicati noti si possono costruire


nuovi predicati usando le parentesi ed i connetivi logici, come per la logica proposizionale vista sopra.
Ma la logica predicativa è più ricca. Un altro modo di formare nuovi predicati (o semplici proposizioni)
è per mezzo dell’introduzione dei cosiddetti quantificatori: universale, ∀ “(per) ogni”, ed esistenziale, ∃
“esiste (al meno un)”. Ad esempio, se con L(x, y) indichiamo il predicato
L(x, y) : “x ha letto il libro y”
allora (sottointendendo i “domini” entro cui prendiamo le variabili predicative x ed y)
∃x : L(x, y) significa: “il libro y è stato letto da qualcuno”.

∀x : L(x, y) significa: “tutti hanno letto il libro y”.

∃y : L(x, y) significa: “x ha letto un libro”.

∀y : L(x, y) significa: “x ha letto ogni libro”.

Dagli esempi precedenti si capisce come la presenza di un quantificatore (esistenziale o universale che
sia) riduce il numero delle “variabili libere” nel predicato: i valori di verità del predicato ∃x : L(x, y)
non dipendendono più da due variabili x ed y, ma solo da y; analogo discorso vale per ∀x : L(x, y).
In queste situazioni si dice che la “variabile” x è saturata, o (resa) muta, dal quantificatore, mentre la
variabile y è una variabile libera, o non condizionata (da nessun quantificatore...). Il “nome” che si dà
ad una variabile quantificata (e quindi muta) è ininfluente, sono rilevanti invece solo le “occorrenze” di
quella stessa variabile nel predicato. Cosí i predicati
∃x : L(x, y) e ∃w : L(w, y)
sono equivalenti, cosí come sono equivalenti i predicati
∀y : L(x, y) e ∀a : L(x, a).

Letture (s)consigliate. Il lettore interessato può trovare ulteriori informazioni utili, ad esempio,
nella Parte I del libro(2) “Matematica. Questione di metodo”, di Marco Bramanti e Giancarlo Travaglini,
Zanichelli editore (2009), o, alternativamente, nel primo capitolo di “Analisi Matematica. Volume I”,
di Carlo Pagani e Sandro Salsa, Masson editore (1992). A questo livello non è necessario consultare
veri e propri testi di Logica Matematica, la cui lettura e comprensione richiede comunque un discreto
impegno intellettuale. Inoltre tali testi non sono in genere finalizzati alla divulgazione delle poche
nozioni basilari di Logica di cui necessitiamo, bensí allo studio della Logica di per sé. Comunque, se
proprio volete “farvi del male”...“QED” di Gabriele Lolli, Bollati Boringhieri (2005) e, ad un livello più
(2)
I “predicati” sono trattati nel terzo capitolo, dove vengono chiamati “proprietà”, o “forme proposizionali”.
6

tecnico, Il diavolo in cattedra, di Piergiorgio Odifreddi, Einaudi (2003), offrono spunti di riflessione
interessanti...

Negazione dei quantificatori. Evidenziamo solo le “negazioni dei quantificatori” che ingenerano
spesso problemi. Negare la proposizione: “OGNI mucca è bianca” è “NON OGNI mucca è bianca”,
ovvero “ESISTE (almeno) una mucca che NON è bianca” (anche rosa a pallini verdi va bene...). In
simboli
¬(∀x : P (x)) ⇔ ∃x : ¬P (x).
Analogamente, negare la proposizione: “ESISTE (almeno) una mucca rosa a pallini verdi” è “NON
ESISTE una mucca rosa a pallini verdi”, ovvero “OGNI mucca NON è rosa a pallini verdi”. In simboli
¬(∃x : P (x)) ⇔ ∀x : ¬P (x).

Esercizio.(3) Sia x una proposizione. Poniamo x = 1 se x è VERO ed x = 0 se x è FALSO. La


funzione
f : {0, 1} −→ {0, 1}
definita da f (x) = 1 − x “simula” il predicato “negazione” P (x) : ¬x (siete d’accordo?).
Consideriamo ora le seguenti funzioni di due variabili (verificate che siano ben poste!)
g : {0, 1} × {0, 1} −→ {0, 1}, g(x, y) = x · y
h : {0, 1} × {0, 1} −→ {0, 1}, h(x, y) = x + y − x · y
k : {0, 1} × {0, 1} −→ {0, 1}, h(x, y) = 1 − x + x · y.
Quali connettivi/predicati simulano? Detta a una qualunque fra g, h, k, se a(x, y) = 1 per ogni
(x, y) ∈ {0, 1} × {0, 1} a quale tipo di proposizione corrisponde a?

Alessio Del Padrone, Dipartimento di Matematica, Università di Genova, Via Dodecaneso 35, 16146 Genova,
Italy, Tel: +390103536923, Fax: +390103536752 • E-mail : delpadro@dima.unige.it
Url : http://www.dima.unige.it/~delpadro/

(3)
Tratto dal citato testo di Pagani e Salsa, pag. 37.

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