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Connettivi logici e tavole di verità. Le proposizioni possono essere collegate insieme per formare
proposizioni più articolate per mezzo di connettivi logici, quali
¬ (non) , ∧ (e) , ∨ (o) , ⇒ (implicazione logica) , ⇔ (doppia implicazione logica).
Eccetto che per la “negazione logica” ¬, sono tutti connettivi binari. I connettivi sono scritti nell’ordine
dato perchè nelle espressioni logiche, quali
((¬p) ⇒ (¬p)) ⇔ (p ∨ (¬r)),
come nelle usuali espressioni algebriche, si può fare a meno delle parentesi, assumendo che ¬ abbia la
precedenza su ∧, e così via, ottenendo così la scrittura più leggibile
¬p ⇒ ¬p ⇔ p ∨ ¬r.
I connettivi sono definiti mediante le loro tavole di verità.
Congiunzione e disgiunzione logiche. Per la congiunziona logica “e” (∧), e la disgiunzione logica
(non esclusiva) “o” (∨) si ha:
A B A∧B A∨B
V V V V
V F F V
F V F V
F F F F
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Quindi A ∧ B è vera se e solo se sia A che B sono vere, ed è falsa in tutti gli altri casi, cioè non appena
una delle due fra A e B sia falsa. All’opposto, o meglio “dualmente” in un certo senso, A ∨ B è falsa
se e solo se sia A che B sono false, ed è vera in tutti gli altri casi, cioè non appena almeno una delle
due fra A e B sia vera. Si noti che i valori di verità di A ∧ B e di A ∨ B non dipendono dall’ordine,
cioè, riferendosi ai valori di verità che assumono, valgono per esse le formule:
A ∧ B ≡ B ∧ A, A ∨ B ≡ B ∨ A.
che sono leggi di commutatività. Analogamente si trova
A ∧ A ≡ A, A ∨ A ≡ A,
che sono leggi di idempotenza. Il lettore può provare a verificare per esercizio che
¬(A ∧ B) ≡ ¬A ∨ ¬B e ¬(A ∨ B) ≡ ¬A ∧ ¬B.
Al proposito, consigliamo di calcolarne le tavole di verità, ad esempio completando gli schemi
A B A ∧ B ¬(A ∧ B) ¬A ∨ ¬B A B A ∨ B ¬(A ∨ B) ¬A ∧ ¬B
V V V F ... V V ... ... ...
V F F ... V V F ... ... ...
F V F V ... F V ... ... ...
F F F ... V F F F ... ...
In modo analogo si possono verificare le leggi di distributività
A ∧ (B ∨ C) ≡ (A ∧ B) ∨ (A ∧ C) e A ∨ (B ∧ C) ≡ (A ∨ B) ∧ (A ∨ C).
Notiamo poi che in particolare, a differenza di quanto visto per ∧ e ∨, l’implicazione logica non è
commutativa:
(A ⇒ B) �≡ (B ⇒ A),
come si vede prendendo A falsa e B vera. L’implicazione è però idempotente in quanto
(A ⇒ A) ≡ A,
infatti, dalla tavola di verità, si vede subito che il valore di verità di A ⇒ A è identico al valore di
verità di A. La negazione di A ⇒ B si calcola subito per quanto già detto:
¬(A ⇒ B) ≡ ¬(¬A ∨ B)¬¬A ∧ ¬B ≡ A ∧ ¬B
Osservazione importante (Modus Ponens). In matematica si usano spesso frasi quali: “proviamo
che l’ipotesi A implica la tesi B”, e magari si scrive anche “proviamo che A ⇒ B”,...e dopo due lavagne
di geroglifici si afferma: “quindi B è vera!”. Per quanto sopra detto dovrebbe essere chiaro che ciò che
si fa in realtà è sì dimostrare che il valore di verità della proposizione A ⇒ B è “V ”, ma partendo da A
anch’essa “V ”! Altrimenti non potremmo concludere che B ha anch’essa valore di verità “V ”. Infatti,
se andiamo a rileggere la tavola di verità di ⇒ vediamo subito che l’unico caso in cui sia A che A ⇒ B
hanno valore di verità “V ” è quello in cui anche B è “vera”. Osserviamo inoltre che la proposizione
composta, detta Modus Ponens,
MP : A ∧ (A ⇒ B) ⇒ B
è una tautologia, cioè una proposizione vera quali che siano i valori di verità di A e B! Infatti se ne
calcoliamo la tavola di verità otteniamo
A B A ⇒ B A ∧ (A ⇒ B) A ∧ (A ⇒ B) ⇒ B
V V V V V
V F F F V
F V V F V
F F V F V
Infine, fissando l’attenzione sulla proposizione P : A ⇒ B diciamo
P proposizione diretta A ⇒ B ≡ ¬A ∨ B
negazione di P ¬(A ⇒ B) ≡ A ∧ ¬B
inversa di P B ⇒ A ≡ A ∨ ¬B
contronominale di P ¬B ⇒ ¬A ≡ ¬A ∨ B
contraria di P ¬A ⇒ ¬B ≡ A ∨ ¬B
Coimplicazione logica. La coimplicazione logica “se e solo se” (⇔) è definito mediante i precedenti
dalla formula
(A ⇔ B) := (A ⇒ B) ∧ (B ⇒ A) = (¬A ∨ B) ∧ (¬B ∨ A),
e quindi la sua tavola di verità risulta essere
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A B A⇔B
V V V
V F F
F V F
F F V
In questo caso si hanno ovviamente commutatività ed idempotenza:
(A ⇔ B) ≡ (B ⇔ A), (A ⇔ A) ≡ A.
distributività di ∧ rispetto a ∨ A ∧ (B ∨ C) ⇔ (A ∧ B) ∨ (A ∧ C)
distributività di ∨ rispetto a ∧ A ∨ (B ∧ C) ⇔ (A ∨ B) ∧ (A ∨ C)
(1)
Le variabili si dicono “predicative” perché di esse si “predica”, cioé si afferma, qualcosa.
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Dagli esempi precedenti si capisce come la presenza di un quantificatore (esistenziale o universale che
sia) riduce il numero delle “variabili libere” nel predicato: i valori di verità del predicato ∃x : L(x, y)
non dipendendono più da due variabili x ed y, ma solo da y; analogo discorso vale per ∀x : L(x, y).
In queste situazioni si dice che la “variabile” x è saturata, o (resa) muta, dal quantificatore, mentre la
variabile y è una variabile libera, o non condizionata (da nessun quantificatore...). Il “nome” che si dà
ad una variabile quantificata (e quindi muta) è ininfluente, sono rilevanti invece solo le “occorrenze” di
quella stessa variabile nel predicato. Cosí i predicati
∃x : L(x, y) e ∃w : L(w, y)
sono equivalenti, cosí come sono equivalenti i predicati
∀y : L(x, y) e ∀a : L(x, a).
Letture (s)consigliate. Il lettore interessato può trovare ulteriori informazioni utili, ad esempio,
nella Parte I del libro(2) “Matematica. Questione di metodo”, di Marco Bramanti e Giancarlo Travaglini,
Zanichelli editore (2009), o, alternativamente, nel primo capitolo di “Analisi Matematica. Volume I”,
di Carlo Pagani e Sandro Salsa, Masson editore (1992). A questo livello non è necessario consultare
veri e propri testi di Logica Matematica, la cui lettura e comprensione richiede comunque un discreto
impegno intellettuale. Inoltre tali testi non sono in genere finalizzati alla divulgazione delle poche
nozioni basilari di Logica di cui necessitiamo, bensí allo studio della Logica di per sé. Comunque, se
proprio volete “farvi del male”...“QED” di Gabriele Lolli, Bollati Boringhieri (2005) e, ad un livello più
(2)
I “predicati” sono trattati nel terzo capitolo, dove vengono chiamati “proprietà”, o “forme proposizionali”.
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tecnico, Il diavolo in cattedra, di Piergiorgio Odifreddi, Einaudi (2003), offrono spunti di riflessione
interessanti...
Negazione dei quantificatori. Evidenziamo solo le “negazioni dei quantificatori” che ingenerano
spesso problemi. Negare la proposizione: “OGNI mucca è bianca” è “NON OGNI mucca è bianca”,
ovvero “ESISTE (almeno) una mucca che NON è bianca” (anche rosa a pallini verdi va bene...). In
simboli
¬(∀x : P (x)) ⇔ ∃x : ¬P (x).
Analogamente, negare la proposizione: “ESISTE (almeno) una mucca rosa a pallini verdi” è “NON
ESISTE una mucca rosa a pallini verdi”, ovvero “OGNI mucca NON è rosa a pallini verdi”. In simboli
¬(∃x : P (x)) ⇔ ∀x : ¬P (x).
Alessio Del Padrone, Dipartimento di Matematica, Università di Genova, Via Dodecaneso 35, 16146 Genova,
Italy, Tel: +390103536923, Fax: +390103536752 • E-mail : delpadro@dima.unige.it
Url : http://www.dima.unige.it/~delpadro/
(3)
Tratto dal citato testo di Pagani e Salsa, pag. 37.