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Appunti di Fluidodinamica

Dario Amadori
October 2017
Capitolo 1

Lezione 11/10/2017

Nella teoria cinetica dei gas, questi sono considerati, a livello microscopico, come un insieme di molecole molto piccole
in costante movimento. Il moto molecolare è casuale e descritto da un continuo cambio di direzione delle molecole,
dovute a collisioni con altre molecole o con le superfici dell’ambiente. De facto, questa libertà di movimento delle
molecole è la condizione caratterizzante dei gas rispetto agli stati liquidi e solidi della materia.
Lo scopo della teoria cinetica è quello di descrivere il comportamento macroscopico dei gas in termini di caratteri-
stiche microscopiche delle molecole.

1.1 Il modello molecolare


Considereremo delle molecole come dei corpi di massa m con un campo di forza esterno sfericamente simmetrico.
Diremo quindi che la forza F tra due molecole è funzione della distanza r tra di esse.
IL nostro modello si discosta da quello reale in quanto considera la forza come costantemente nulla a molecole
lontane e infinita a molecole a contatto. Le molecole sono considerate come corpi sferici completamente elastici
(modello "palla da biliardo").

1.2 Pressione, temperatura ed energia interna


Si consideri del gas in equilibrio all’interno di un contenitore cubico. Ci interessa calcolare la pressione esercitata dai
movimenti randomici delle particelle di gas sulle pareti del contenitore. Facciamo le seguenti assunzioni:
• non vi sono collisioni molecola-molecola ma solo collisioni molecola-parete;
• le collisioni molecola-parete riflettono specularmente il moto delle particelle lasciandone invariata la velocità;
• il contenitore non è in movimento.

Consideriamo una sezione x1 x2 del contenitore e osserviamo il moto di una molecola generica, che a velocità
costante c si muove sul piano cambiando direzione ad ogni urto totalmente elastico che compie sulle pareti. In questi
urti, la parte di velocità perpendicolare alla parete verrà riflessa specularmente, mentre la parte parallela rimarrà
invariata. Con riferimento al sistema di coordinate x1 x2 x3 , c potrà essere scomposta come: c2 = c21 + c22 + c23 .
La forza esercitata su una parete della scatola dalle molecole dipende dal numero di collisioni per unità di tempo
e dalla variazione di quantità di moto per collisione. Consideriamo la forza sulla parete destra perpendicolare a Ox1 .
Se l è la lunghezza di uno spigolo della scatola, il tempo tra due collisioni di una particella con la stessa parete sarà:
l
t2col = .
|C1 |

Ad ogni urto la particella, di massa m, subisce una variazione di quantità di moto lungo x1 pari a 2m|C1 |, cioè da
mC1 a −mC1 . Dal momento che la frequenza delle collisioni sulla parete è pari a |C1 |/2l, la variazione di momento
per unità di tempo ad ogni urto vale:
mC12
2m|C1 | × |C1 |/2l = .
l
Dato che l’area della parete è pari a l2 , la pressione corrispondente è:

mC12 mC12
3
= ,
l V

1
dove V = l3 è il volume del contenitore.
Assumiamo che il gas nel volume sia composto da un grande numero di molecole di masse mi con relative velocità
Ci , allora la pressione totale esercitata sulla parete è:
1 X
mi Ci1 .
V i

Sotto le condizioni di equilibrio discusse, la pressione è la stessa su tutte le pareti, che potrà quindi essere denotata
con p ed utilizzata per denotare la pressione del volume in questione. Prendendo l’equazione per le tre coordinate e
dividendo per tre, si ottiene:
1 X
p= mi Ci . (1.1)
3V i
Dal momento che l’energia di traslazione totale Etr delle molecole del volume V vale:
1X
mz Cz2 ,
2 z

l’equazione di stato dei gas può essere riscritta come:


2
pV = Etr .
3
Da qui possiamo scrivere anche:
3
N R̂T .
Etr =
2
Dividendo entrambi i membri dell’equazione per il numero totale di molecole N , si ottiene:

3N 3 R̂
ẽtr = R̂T = ,
2N 2 NA
con NA = N/N è il numero di molecole per mole, cioè il numero di Avogadro. Chiaramente il quoziente di costanti
universali è ancora una costante universale, perciò si può definire la costante di Boltzmann come:


KB = [JK −1 ],
NA
che ha il significato di "costante dei gas per molecola". Quindi per l’energia cinetica media di una molecola possiamo
scrivere:
3
ẽtr = kB T. (1.2)
2
Dal momento che il nostro modello prevede molecole senza strutture interne, l’energia di traslazione rappresenta
l’intera energia molecolare del gas e può quindi essere considerata uguale all’energia interna U della termodinamica.
Quindi possiamo trovare una nuova forma per il calore specifico a volume costante:
∂U  detr 3
cv = v
= = R.
∂T dT 2
Dal momento che abbiamo la relazione termodinamica cp −cv = R, valida per gas perfetti, il calore specifico a pressione
costante varrà:
5
cp = R,
2
5
e il rapporto di calori specifici γ = cp /cv = 3 . P
Per ottenere una stima della velocità delle molecole del nostro gas, dividiamo la 1.1 per M = i Mi , introducendo
la densità di massa ρ = M/V e definiamo la velocità molare quadratica media:
2
P
i mi Ci
C¯2 := P , (1.3)
i mi

e quindi otteniamo:
p 1
= C¯2 .
ρ 3
Questo ci permette di stimare la velocità molecolare direttamente da quantità misurabili a livello macroscopico.
Per esempio, calcoliamo la velocità molecolare dell’aria che ci circonda, a pressione 1atm e 0◦ C, con densità ρ =
1, 288 · 10−3 gm/cm3 :
1
(C¯2 ) 2 ' 480m/s.

2
Notare che questa velocità è dello stesso ordine di grandezza di quella del suono (332m/s), il che è un risultato
prevedibile dal momento che il moto molecolare è il vero meccanismo fondante della propagazione del suono. Notare
1
anche che la radice quadrata della velocità molecolare quadratica media è direttamente proporzionale a T 2 .
Pensiamo ora che il gas sia composto da molecole di specie distinte A,B,... Tornando all’equazione 1.1 possiamo
scrivere:
1 X X
p= mJ CJ2 ,
3V
J specieJ

con mJ costante ma CJ variabile per ogni molecola. Dal momento che ogni sottosommatoria ha la struttura di 1.1,
essa può essere vista come una pressione parziale pJ calcolata come se le molecole J riempissero il contenitore. Quindi,
per un gas misto: X
p= pJ . (Legge delle pressioni parziali di Dalton)
J

Per ogni J vale:


2 1X
pJ V = EJtr = MJ Cj2 (1.4)
3 3
j∈J

pJ V = NJ R̂T (1.5)
3
EJtr = NJ R̂T (1.6)
2
3
ẽJtr = kB (1.7)
2
dove T non dipende da J dato che la mistura di gas è in equilibrio termodinamico (p, T, ρ costanti). Questo significa
che, quando un numero di gas distinti è mescolato alla stessa temperatura, l’energia cinetica media delle loro molecole
è la stessa.
La 1.2 e la 1.7 sono casi particolari del più generale principio di equiparazione dell’energia, il quale afferma che
per ogni grado di libertà quadratico che compone il moto complessivo di una particella, esiste un contribuito di energia
pari a 21 kB o 12 R̂T /mol. detto ξ il numero di termini quadratici (o gdl), l’energia molecolare media sarà data da:

ξ
ẽ = R̂T (1.8)
2
ξ
cv = R̂ (1.9)
2
ξ+2
cp = R̂ (1.10)
2
ξ+2
γ= R̂ (1.11)
ξ

1.3 Libero cammino medio


Diamo un’occhiata alla questione delle collisioni tra molecole. Un concetto fondamentale al riguardo è quello del libero
cammino medio, che può essere definito come la distanzia media che una molecola percorre tra due collisioni.
Consideriamo nuovamente il modello molecolare della palla da biliardo, a cui aggiungiamo, intorno alla molecola Z
in considerazione una corona circolare di diametro interno d (diametro della particella) e diametro esterno 2d. Questa
corona è detta sfera di influenza della molecola: ogni volta che un’altra molecola avrà centro giacente all’interno della
sfera di influenza di Z, avremo una collisione.
Consideriamo che Z si muova a velocità media molecolare C̄ (da non confondere con la lievemente diversa (C¯2 ) 2 )
1

e che le altre molecole siano ferme. Pensando di rettificare il cammino a zig-zag della molecola, si può considerare il
cilindro di diametro 2d occupato da tale traiettoria, il cui volume, per unità di tempo, vale πd2 C̄. Detto n il numero di
molecole per unità di volume di gas e σ = πd2 , il numero di centri molecolari giacenti nel cilindro è σ C̄n. Dal momento
che ognuno di questi centri corrisponde ad una collisione, questo prodotto rappresenta il numero Θ di collisioni per
unità di tempo di Z. Possiamo quindi definire una sorta di frequenza collisioinale:

Θ = σ C̄n. (1.12)

Dal momento che la distanza percorsa da Z per unità di tempo è C̄, segue che il libero cammino medio, denotato
d’ora in avanti con λm , vale:
C̄ 1
λm = = . (1.13)
Θ σn

3
Questo modello è preciso per descrivere il libero cammino medio di particelle che si muovono molto più velocemente
delle altre presenti, come ad esempio un elettrone libero (di massa molto piccola) in un gas di molecole di massa
normale.
Notiamo che lm non dipende da velocità e temperatura ma solo dal tipo di molecole e dalla loro densità.
Sia L la lunghezza caratteristica del fenomeno fisico che stiamo osservando. Allora attraverso λm si può definire il
numero di Knudsen Kn :
λ
Kn = . (1.14)
L
Se Kn << 1, può essere considerata valida l’ipotesi del continuo. Questo significa di fatto che il nostro volumte di
controllo V = dxdydz è matematicamente tendente a zero, ma sufficientemente grande da contenere una quantità
statisticamente rilevante di molecole.

1.4 Ipotesi del continuo


Come accennato in precedenza, l’ipotesi del continuo è valida solo se Kn << 1. Consideriamo ora due particelle fluide
A e B a contatto, contenenti 1019 particelle ciascuna e con caratteristiche Ti , pi , ρi , ei , vi , i = A, B. Le vi sono dette
velocità convettive, ovvero le velocità del baricentro delle particelle fluide. Al suo interno ogni particella fluida è in
equilibrio termodinamico, mentre le variazioni di quantità di moto al contorno generano gli sforzi e i flussi di calore.
Le equazioni del moto fluido mettono in evidenza il non equilibrio al di fuori degli elementini.
Il sistema fluido può essere misurato su tre scale:
Scala dimensionale Dimensione tipica
sistema fluido in moto L
particella fluida in moto sotto ipotesi del continuo r
molecola λn
dove devono valere (per mantenere valide le ipotesi del continuo, sulle quali sto sereno per differenze di scala dell’ordine
del 105 ):
• L >>> r >>> λm
• tL >>> tr >>> tλm .
L’intervallo temporale tra due urti (tempo tipico di evoluzione del sistema) è tetto tempo scala.

1.5 Fenomeni di trasporto


Quanto detto fino ad ora prevedeva un equilibrio termodinamico assoluto, ovvero con con tutte le grandezze macro-
scopiche uniformi nello spazio e nel tempo. Se questa assunzione viene meno, il moto molecolare microscopico porta
a dei cosiddetti fenomeni di trasporto: le molecole spostandosi portano con loro le caratteristiche macroscopiche della
regione di provenienza nella regione di arrivo. In altre parole"lLa molecola porta le informazioni di A in B".
I fenomeni sono tutti associati a un qualche tipo di disequilibrio termodinamico debole (che equivale al moto di un
fluido). Si possono generalizzare questi fenomeni come segue:
Causa macroscopica Trasporto molecolare Risultato macroscopico Relazione matematica
dui 2
Disuniformità di flusso 1 Quantità di moto Viscosità τij = µ dx j
(Newton)
dT 3
Disuniformità di Temperatura energia Conduzione termica qi = −K dx 2
(Fourier)
Disuniformità di concentrazione Massa Diffusione Γ = −DAB dn A
dx2

Dove:
• µ è il coefficiente di viscosità;
• τ è lo sforzo di taglio;
• K è il coefficiente di conducibilità termica;
• q è il flusso di calore per unità di area per unità di tempo, considerando l’area come normale all’asse x2 ;
• nA è il numero di molecole taggate di specie A;
1 Equivalentemente: velocità convettiva.
2I pedici ij mostrano che le derivate non hanno preferenze direzionali e possono essere fatte in tutte le direzioni. Questo è il trasporto di
una quantità vettoriale e quindi viene fatto da un campo vettoriale. Questo significa che l’insieme delle τ è un tensore del secondo ordine.
3 In questo caso viene trasportato uno scalare, per cui il risultante sarà un tensore del primo ordine.

4
• DAB è il coefficiente di diffusione in una mistura di gas di specie A e B;
• ΓA è il flusso di molecole A per unità di area per unità di tempo.
Per semplicità analizziamo le disuniformità sulla sola direzione x2 : si può ragionare in maniera uguale per le altre
direzioni dello spazio.
Quantità trasportata ã Denotiamo con ã(x2 ) una generica quantità molecolare media che varia nella sola direzione
x2 . Quando una molecola attraversa un piano x2 = x20 trasporta da A a B la caratterstica ã, dipendente dal punto in
cui ha subito l’ultima collisione. In particolare siano:
• ↑= ã(x20 − δx2 ) il valore medio di trasporto in direzione positiva di x2 ; nc̄

• ↓= ã(x20 + δx2 ) il valore medio di trasporto in direzione positiva di x2 nc̄.


δx2 rappresenta la distanza media tra il piano di attraversamento e il punto in cui la molecola ha subito l’ultimo
urto. Ci aspettiamo che queta distanza sia simile a quella del libero cammino medio e quindi, data una costante
moltiplicativa vicina all’unità αã , diciamo che δx2 = αã . Inoltre, possiamo considerare il numero medio di molecole
che attraversano il piano per unità di area per unità di tempo (in entrambe le direzioni) proporzionale a nC̄, dove n
è il numero di molecole e C̄ la velocità molecolare media (o agitazione molecolare media).
Il passaggio attraverso la superficie di scambio sarà: ãc̄n4 . La quantità netta di ã trasportata attraverso x2 = x20
per unità di tempo vale quindi:

Λã =↑ − ↓= ηnc̄[ã(x20 − δx2 ) − ã(x20 + δx2 )],

dove η è una costante di proporzionalità. se sviluppo in serie di Taylor:


dã dã dã 5
Λã = ηnc̄[ã(x20 ) + (−αã λm ) − a2 (x20 − (αã λm )] = −2ηαã · c̄λm · .
dx2 dx2 dx2
dã
dx2 è il gradiente di ã valutato nel piano di scambio. Per brevità si utilizza βã = 2ηαã e si scrive

dã
Λã = βã nC̄λm . (1.15)
dx2
La 1.15 è detta equazione generale di trasporto. Questa permette di essere utilizzata per descrivere le relazioni
matematiche della tabella.

1.5.1 ã è la quantità di moto


Definiamo la nostra quantità trasportata come la quantità di moto media (siamo sempre nella statistica) lungo x1 :
ã(x2 ) = mu1 (x2 ), dove chiaramente m è la massa e u1 è la velocità lungo l’asse x1 ; ricordiamo che in un fluido in
movimento la velocità media molecolare è uguale a quella del flusso. Il flusso risultante di ã (calcolato in quantità di
moto per unità di area per unità di tempo) è quindi equivalente allo sforzo di taglio (forza per unità di area), per la
legge di Newton. Un flusso negativo lungo x2 corrisponde ad uno sforzo positivo lungo x1 . Nello specifico abbiamo:
−λã = τ . L’espressione del flusso 1.15 diventa:
dmu1 1 du1 c̄m du1 6
Λmu1 = −βmu1 nc̄λm = −βmu1 nc̄ √ = −βmu1 √ .
dx2 2πd2 nm dx2 2πd2 dx2
E quindi:
c̄m du1 du1
Λmu1 = −τ = −βmu1 √ = −βmu1 ρc̄λm . (1.16)
2πd2 dx2 dx2
La viscosità dinamica vale quindi:
c̄m
µ = −βmu1 √ = −βmu1 ρc̄λm . (1.17)
2πd2
4 Dal momento che c̄ è uno scalare, ne deriva che il flusso non può spostare massa in maniera disuniforme.
5 Il segno "-" è dovuto al fatto che il trasporto va sempre in direzione contraria al gradiente della quantità (che, invece, segue l’aumento
della quantità).
6 Il termine nm = ρ scompare. Questo significa che la viscosità non dipende dalla densità del fluido; ad esempio la viscosità cinematica

dell’aria è maggiore di quella dell’acqua. Dato che dipende da C̄, la viscosità dipende molto dalla temperatura.

5
1.5.2 ã è l’energia
In questo caso il trasporto è di energia cinetica media dei movimenti randomici ed interni delle molecole. quindi il
trasporto sarà scritto come: ã = e = 2ξ kB T = ξ m ξ
m kB T = 2 mR̂T = mcv T . Il flusso risultante equivale al flusso di
calore q e risulta:
de d dT µ  dT
Λe = −βe nc̄λm = −βe nc̄λm (mcv T ) = −βe nmc̄λm cv = −βe cv = q. (1.18)
dx2 dm dx2 βmn1 dx2

Definiamo il coefficiente di conducibilità termica K:


βc
K= ??v ??. (1.19)
βmn1 v

1.5.3 ã è la massa
Consideriamo che ad essere trasportata in questo caso sia la massa. Supponiamo ad avere un insieme di molecole di
cui alcune radioattive. Ce ne sono nA di radioattive. La massa è la stessa per i due tipi di molecola. Di fatto non
stiamo calcolando un vero e proprio trasporto di massa ma la probabilità che che venga trasportata una molecola
taggata, probabilità espressa quantitativamente dal rapporto D := nnA . Il flusso corrispondente è Λã = ΓA , dove ΓA è
il trasporto netto di molecole per unità di area per unità di tempo.

d(nA /n) d(nA /n)


ΓA = −βD nc̄λm = −βD c̄λm
dx2 dx2

DAA = βD c̄λm = βD c̄x


E quindi otteniamo:
duA
Λã = ΓA = −DAA . (1.20)
dx2
DA è il coefficiente di diffusione. Questo modello va bene anche per studiare flussi di un gas all’interno di uno quasi
uguale (come nitrogeno e monossido di carbonio). La diffusività sarà tanto più lunga tanto più il cammino sarà lungo
e l’agitazione intensa.tutte queste equazioni presentano un termine convettivo non lineare che incasina tutto. Calcolo
numerico a ciodo.

6
Capitolo 2

Lezione 18/10/2017

Il nostro studio si concentra su un volume V al cui interno ci sono n moli di gas atomico, i cui atomi sono oggetti
isotropi, cioè non hanno direzioni o gdl privilegiati. Ogni volta che osserviamo un gas in equilibrio pV = nRT , non
riusciamo mai ad analizzare singole molecole ma piuttosto cluster di esse.
Se ogni atomo ha 3 gdl, il numeo di gradi di libertà del sistema varrà:

gdlsistema = 3nNA .

Se, come abbiamo visto, l’energia cinetica traslazionale di ogni atomo vale ξ = 21 kB T per gdl, allora l’energia cinetica
totale per atomo varrà etr = 23 kB T , mentre quella dell’intero volume:

3
Etr = e · N = kB T nNA
2
e per cui:
2
pV = Etr ,
3
dato che, ricordiamo, R = kB NA .
Dividento l’equazione precedente per la massa atomica del gas e poi per n ed NA si può trovare la densità:
pV nRT nNA kB T
= =
ma ma ma
pV nRT nNA kB T
= =
nNA ma nNA ma nNA ma
p R̃
= ,
ρ T

dove R̃ = kB /ma .
A questo punto possiamo calcolare l’agitazione molecolare media amm :
q
amm = γ R̃T . (2.1)

Ricordiamo che la velocità molecolare media non è un vettore ma uno scalare. Per capire se il mondo per la molecola
è rarefatto o denso bisogna calcolare l’intervallo temporale tra due urti, ovvero il rapporto tra libero cammino medio
λ e l’agitazione particellare media c:
λm
t̄ = .
c
Nel caso dell’aria atomosferica in condizioni standard che stiamo studiando il valore sarà:
10−5 · 10−2m
t̄atm = = 3 · 10−10 s.
340m/s

A questo punto dobbiamo ragionare in termini di molecola: calcoliamo il rapporto tra le dimensioni della molecola
(raggio d’urto) e λm :

10−5 · 10−2 m
= 0, 25 · 103 .
4 · 10−10 m
A livello microscopico quindi lo spazio è praticamente "vuoto", chiaramente non lo è per noi.

7
Capitolo 3

Equazioni del moto

Di seguito formuleremo le principali equazioni che governano il moto dei fluidi. Tutto quello che faremo segue dall’as-
sunzione che valga l’ipotesi del continuo, per cui le nostre particelle fluide, su cui possiamo definire le varie grandezze
macroscopiche attraverso la media delle medesime quantità calcolate a livello molecolare (le nostre particelle contengo-
no una quantità statisticamente interessante di molecole), sono ancora assimilabili ad un punto all’interno del flusso di
fluido che analizziamo. Questa ipotesi prevede comunque che vi sia un continuo scambio di molecole tra una particella
fluida e l’altra.

3.1 Coordinate euleriane e lagrangiane


Nello studiare un fluido si può sempre decidere se utilizzare coordinate fissate nello spazio (euleriane) o nel materiale
(lagrangiane).
Usualmente i fluidi vengono studiati con riferimento alle coordinate euleriane, per cui si scriverà la velocità come:
ū = ū(r̄, t),
dove r̄ è il vettore posizione un sistema inerziale e t è l’istante temporale in cui si sta lavorando.

3.2 Derivata materiale


Spesso ci può essere bisogno di calcolare una certa quantità caratteristica del fluido seguendo una particella fluida.
Consideriamo una grandezza fisica generica f (per ora scalare) ed una sua variazione nello spostarsi nel fluido. La
funzione euleriana relativa varierà non solo perché passa il tempo ma anche perché la particella cambia posizione:
∂f ∂f
df = dt + dxi
∂t ∂xi
Se deriviamo nel tempo:
df ∂f ∂f dxi
= +
dt ∂t ∂xi dt
Notiamo che dxi /dt = ui e perciò possiamo definire:
Df ∂ ∂f
= + . (Derivata materiale)
Dt ∂t ∂xi
In generale D/Dt denota la velocità di cambiamento di una certa quantità. La Derivata materiale può essere
riscritta come:
Dq ∂f
= + ū · ∇f (3.1)
dt ∂t
e il relativo operatore come:
D ∂
= + ū · ∇. (3.2)
Dt ∂t
Se f è un vettore le derivate devono essere fatte su tutte le tre coordinate di f e allora otterremo non uno scalare
ma un vettore. La derivata materiale della velocità sarà l’accelerazione. Per esempio, la seconda componente (risp x2 )
della variazione nel tempo dell’accelerazione vale:
∂u2 ∂u2
a2 = + ui .
∂t ∂xi
Notiamo che questa relazione combina due modi in cui la caratterisitca f della particella può cambiare:

8
• perché l’intero campo f sta cambiando (un processo che può avvenire anche se la particella è ferma);
• perché la particella si sposta in una posizione in cui la temperatura è diversa (un processo che può avvenire
anche se il campo f è stazionario).
Notiamo inoltre che in generale gli addendi delle derivate materiali sono non lineari. Tutte le volte che quantità fisiche
si moltiplicano tra loro la struttura dell’equazione è non lineare, il che influenza molto le caratteristiche del sistema.
Se non ci sono termini di accoppiamento allora la somma di soluzioni lineari è ancora soluzione lineare (i.e., vale il
principio delle sovrapposizioni).

3.3 Equazione di continuità


3.3.1 Versione del libro
Prendiamo un volume arbitrario V fissato all’interno del fluido relativo a delle coordinate euleriane. Il fluido si muove
fuori e dentro al volume attraverso la sua superficie. Denotiamone una quantità dS 1 e consideriamo ū, la velocità in
quella posizione: a trasferire fluido fuori da V è la parte di ū parallela a dS. Quindi, detta ρ la densità, il flusso di
massa uscente da dSper unità di tempo vale ρu · dS. Di conseguenza la perdita di massa da V vale:
Z
V = ρu · dS.2
S

Mentre la massa totale nel volume vale: Z


V = ρdV
S
E quindi: Z Z Z
d ∂ρ
ρdV = dV = − ρū · dS.
dt V V ∂t S
Dal momento che siamo interessati nel bilancio di massa nel singolo punto, passiamo al limite su V :
Z
∂ρ  
= − lim V → 0 ρū · dS/V .
∂t
∂ρ
Per definizione di divergenza si ottiene ∂t + ∇ · (ρū) = 0, da cui l’equazione di continuità o di conservazione di massa:
∂ρ
+ ∇ · (ρū) = 0. (3.3)
∂t
Il caso particolare in cui ρ = cost riduce l’equazione a ∇ · ū = 0 e quindi il campo velocità è solenoidale. Notare che
questo non richiede che il flusso sia fermo, infatti la variazione nel tempo non appare esplicitamente nell’equazione.

3.3.2 Versione prof


L’analisi ora si sposta sull’idea di catalogare in maniera diversa le due possibili tipologie di azioni che si possono avere
nei sistemi. Prendendo un volume del sistema, ci sono trasporti di flussi convettivi. I flussi sono collegati all’agitazione
molecolare e alle superfici di scambio. Quindi dividiamo sempre cause interne e cause esterne.
In un volume arbitrario V , fisso rispetto ad un sistema di riferimento arbitrario, si consideri una quantità estensiva
Q contenuta in V . Possiamo definire una densità di Q in V :
dQ
q=
dV
da cui si ricava l’equazione: Z
Q= qdV.
V
Inoltre derivando rispetto al tempo: Z Z
∂Q ∂ ∂
= qdV = qdV.
∂t ∂t V V ∂t
Sia dS una porzione infinitesima di superficie di V . Abbiamo due quantità vettoriali associate a dS: la sua normale
n̄ e la velocità ū. Supponiamo esistano cause che agiscono dall’interno, la cui intensità per unità di volume sarà detta
sq e per cui: Z
s= sq dV.
v
1 dS è un vettore normale uscente da V la cui norma rappresenta la grandezza dell’area di dS.
2 Tale quantità è negativa se la massa in V aumenta.

9
Supponiamo anche l’esistenza di cause che hanno influenza su Q attraverso quello che avviene sulla superficie S del
volume. Queste saranno denotate con Fq e saranno dei vettori (perché ne calcoliamo il flusso attraverso S) e vale:
Z
Φ(Fq ) = − Fq · n̄dS 3
S

Quindi: Z Z Z
∂q
dV = sq dV − Fq · n̄dS.
V ∂t V S
Per passare alla forma differenziale usiamo il teorema di Gauss che permette di passare da una formulazione sulla base
di un integrale di superficie ad un integrale di volume: F · n̄ = Fji nj
Z Z
∂fij
Fji nj dS = dV
S V ∂xi

quindi forma differenziale: Z Z Z


∂q ∂fij
= sq dV − dV
V ∂t V V ∂xi
Z
 ∂qi ∂fij 
− si + dV = 0
V ∂t ∂xi
Caso in cui q è vettore:
∂qi ∂Fij
− si + = 0. (Equazione generale di bilancio)
∂t ∂xi
Nel caso q = ρ tale equazione viene detta Equazione di continuità o conservazione di massa:
Dρ ∂uj ∂ρ ∂
+ρ =0 ⇔ + (ρuj ) = 0. (Equazione di continuità)
DT ∂xj ∂t ∂xj

Pensiamo alla possibilità che ρ non sia costante. Escludiamo la possibilità di reazioni nucleari. Sia q = ρ la densità
di massa, per cui: Z
Q= mdV.
V
Diciamo che il flusso energetico vale Fq = qū+t, ovvero che il flusso è somma di una parte convettiva e di una associata
all’agitazione molecolare. La forma differenziale sarà quindi:
∂ρ ∂
−
s
ρ+ (ρuj ) = 0
∂t ∂xj

perché in questo caso Fρ uj . Non c’è la componente di agitazione molecolare perché questa non porta massa. Questi
flussi saranno dei momenti secondi rispetto alla velocità. Proviamo a riscriverlo come derivata materiale:
∂ρ ∂ρ ∂ Dρ ∂uj
+ uj + ρ= + ρ=0
∂t ∂xj ∂xj Dt ∂xj

Da cui
1 Dρ
= −div(ū) [s−1 ]
ρ Dt
Sostanzialmente quindi stiamo trasportando la massa delle molecole (attraverso di esse), il che è associato linearmente
alle velocità convettive (non di agitazione). La velocità convettiva deriva dai baricentri delle particelle fluide.
Vediamo invece il trasporto di quantità di moto che è un vettore. Allora sia q = m ρ e quindi qi = ρui e Fij =
ρui uj + pij , il secondo termine agitazione molecolare. Equazione della quantità di moto. A produrre variazioni di
quantità di moto saranno i campi di forze. Si definisce un’intensità di campo per unità di massa per unità di volume
Hi (quantità vettoriale):
−si := ρHi .
Nel caso di campo gravitazionale, con P tensore degli sforzi e H intensità di un campo di forze (ad esempio
gravitazionale): (Batchelor cap3).

∂ ∂
(ρui ) − ρHi + (ρui uj + pij ) = 0. (Equazione del moto)
∂t ∂xj
3 Per convenzione, si considerano positive le cause interne che portano ad un aumento di Q e negative le cause esterne il cui flusso è

uscente da V .

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Lavoro per casa uscire la derivata sostanziale!!
I flussi di quantità di moto sono uguali a (legge di Newton) gradiente velocità convettiva per viscosità.
Possiamo riformulare l’Equazione del moto:
∂ρ ∂ui ∂P ∂ui ∂uj Pij
ui +ρ − ρHi + ui uj + ρ uj + ρui + = 0.
∂t ∂t ∂xj ∂xj ∂xj ∂xj

Dato che:
∂ρ ∂ui ∂(ρui )
ui +ρ =
∂t ∂t ∂t
e
∂P ∂ui ∂(ρui )
ui uj + ρ uj = uj ,
∂xj ∂xj ∂xj
otteniamo:
∂(ρui ) ∂(ρui ) ∂uj Pij
+ uj − ρHi + ρui + = 0.
∂t ∂xj ∂xj ∂xj
Dal fatto che:
∂(ρui ) ∂(ρui ) D(ρui )
+ uj = ,
∂t ∂xj Dt

si ottiene infine:
D(ρui ) ∂uj Pij
− ρHi + ρui + = 0.
Dt ∂xj ∂xj
Dall’Equazione di continuità si ottiene:

∂ρ ∂ρ ∂u j  ∂ui ∂ui ∂Pij


ui + u j + ρ +ρ − ρHi + ρ uj + = 0.
∂t
  ∂xj ∂xj ∂t x j ∂xj

Si ottiene quindi:
∂ui ∂ui  ∂Pij
ρ + uj − ρHi + = 0.
∂t ∂xj ∂xj
Quindi abbiamo:
Dui ∂Pij
ρ − ρHi + = 0. (3.4)
Dt ∂xj
Generalizziamo quanto fatto per una quantità qualsiasi. Supponiamo che c sia una quantità fisica per unità di
massa e ρc una quantità fisica per unità di volume. Notiamo che:

∂(ρc) ∂ ∂ρ ∂c ∂(ρuj ) ∂c ∂c ∂c  Dc
+ (ρcuj ) = c+ ρ+ c+ ρuj = ρ + uj = ρ .
∂t ∂xj ∂t ∂t ∂xj ∂xj ∂t ∂xj Dt

Per cui in generale:


∂(ρc) ∂ Dc
+ (ρcuj ) = ρ . (3.5)
∂t ∂xj Dt
Ora ci interessa ricavare la stessa uguaglianza per l’energia. Avremo tre termini per il flusso di energia:
1. Collettiva: dovuta al fatto che la particella fluida ha un baricentro e questo si muove con una velocità e trasporterà
quindi energia. Indicheremo il flusso convettivo di energia cinetica con: tot ρuj .
2. –zione termica: dovuta all’agitazione molecolare. Ne indicheremo il flusso con fj .
3. Termine misto: dovuto in parte al trasporto collettivo e in parte all’agitazione molecolare.
Se vogliamo calcolare l’energia totale sulla particella fluida allora:

u2i u2
ρetot = ρ + ρe = ρ( i + e), (3.6)
2 2
dove il primo membro è dovuto al momento della particella liquida mentre il secondo all’agitazione termica. In altre
parole u2i /2 rappresenta l’energia cinetica mentre e l’energia interna, associata all’energia cinetica di tutte le molecole
contenute nella particella fluida.
A questo punto possiamo scrivere l’equazione del flusso, nella sua componente j − esima:

Fj = etot ρuj + fj + Pjk uk , (3.7)

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in cui, come detto, il primo addendo rappresenta il flusso collettivo, il secondo la componente puramente associata
all’agitazione molecolare e il terzo la parte mista: quest’ultima è data da un accoppiamento e rende quindi l’equazione
non lineare. Se applichiamo l’Equazione generale di bilancio:
∂(ρetot ∂(ρetot uj + fj + Pjk uk )
− ρHj · uj + = 0,
∂t ∂xj
che diventa:
∂(ρetot ∂(ρetot uj ) ∂fj ∂Pjk uk
+ − ρHj · uj + + = 0.
∂t ∂xj ∂xj ∂xj
Poiché i primi due membri equivalgono a Detot /Dt, abbiamo la stessa forma trovata in precedenza:
Detot ∂fj ∂Pjk uk
− ρHj · uj + + = 0.
Dt ∂xj ∂xj
Sappiamo che i flussi di calore sono legati all’agitazione molecolare, infatti la legge di Fourier garantisce che i flussi
di energia interna sono dati dalla costante termica k per il gradiente di temperatura:
∂T
fj = q = −k , (Legge di Fourier)
∂xj
da cui:
∂fj ∂q ∂ ∂T  ∂2T
= =− k = −k 2 .
∂xg ∂xg ∂xj ∂xj ∂xj
A questo punto possiamo scrivere:
Detot ∂2T ∂Pjk uk
ρ − ρHj · uj − k 2 + = 0,
Dt ∂xj ∂xj
da cui si ricava l’Equazione di bilancio dell’energia:
Detot ∂2T ∂Pjk uk
ρ = ρHj · uj + k 2 − . (Equazione di bilancio dell’energia)
Dt ∂xj ∂xj

Osserviamo che ρu2i /2 è un flusso di quantità fi moto, in quanto vale ρui ui /2. Ora separiamo l’energia nella sua
parte meccanica u2i /2 e nella sua parte termica e, con i seguenti passaggi:
1. Scrivere l’equazione di bilancio della quantità di moto.
Dui ∂Pij
ρ − ρHi + = 0.
Dt xj

2. Moltiplicare scalarmente per il campo velocità ū.


Dui ∂Pij 
ρ − ρHi + ui = 0.
Dt xj
u2
Dui ∂Pij D i ∂Pij
ρui − ρHi ui + ui = ρ 2 − ρHi ui + ui = 0.
Dt xj Dt xj
3. Ottenere il bilancio per l’energia meccanica.
u2  u2
D 2i + e ∂2T ∂Pik uk D 2i ∂Pij 
ρ − ρHi ui − k 2 + − ρ − ρHi ui + ui = 0.
Dt ∂xi xi Dt ∂xj
Che diventa:
u2i  u2
D 2+e ∂2T ∂Pjk ∂uk D i ∂Pij 
ρ − ρHi ui − k 2 + uk + Pik − ρ 2 − ρHi ui + ui = 0.
Dt ∂xi ∂xi ∂xi Dt ∂xj
(Equazione di bilancio per l’energia meccanica)
4. Sottrarre l’equazione ottenuta al punto 3 all’equazione di bilancio dell’energia totale.
De ∂2T ∂uk
ρ − k 2 + Pik (Equazione di bilancio dell’energia termica (o interna))
Dt ∂xi ∂xi = 0.

5. Si è ottenuta così l’equazione di bilancio per l’energia termica.

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