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La fissione nucleare

Si ha fissione nucleare quando un nucleo pesante si scinde in due nuclei più piccoli di massa
confrontabile.
Questa trasformazione può avvenire spontaneamente, oppure può essere stimolata bombardando con
neutroni un nucleo pesante, che in tal caso si dice fissile. Ne sono esempi l’uranio-235 e il plutonio-
239. Quando un neutrone colpisce un nucleo di uranio-235, questo si scinde in due nuclei liberando
energia e 2 o 3 neutroni. L’energia emessa da 1 g di uranio-235 (che contiene 2,6 · 1021 nuclei)
corrisponde quindi a circa 8 · 107 kJ; per ottenere la stessa energia bruciando metano ne servirebbero
circa 1500 kg!
I neutroni emessi all’interno della massa dell’uranio-235 possono urtare altri nuclei e provocarne la
fissione con liberazione di altra energia e altri neutroni (▶figura 2.20). Se la quantità di elemento
radioattivo supera una certa massa detta critica, i neutroni prodotti sono in numero sufficiente a
innescare una reazione a catena, cioè la fissione praticamente simultanea di tutti i nuclei fissili, che
sfocia in un’esplosione nucleare. La massa critica del plutonio-239, per esempio, è pari a circa 15 kg,
ma se l’elemento è particolarmente compresso può scendere fino a 5 kg, corrispondente a una sfera
delle dimensioni di un’arancia.

figura 2.20La fissione di un nucleo di uranio-235. I frammenti possono essere anche differenti da
Ba-142 e Kr-92.

Nei reattori nucleari (circa 400 nel mondo), che oggi sono impiegati per produrre energia su larga
scala, la reazione a catena deve, invece, essere controllata. A tal fine è necessario ridurre il numero e
la velocità dei neutroni vaganti nella massa di uranio, in modo che la liberazione di energia termica
sia graduale. Il calore viene poi convertito in vapore e successivamente in energia elettrica. Il
rallentamento dei neutroni si ottiene circondando la massa di uranio con un moderatore, come la
grafite o l’acqua pesante, che ha deuterio D al posto di H, formula D2O.
Per diminuire il numero di neutroni si ricorre alle barre di controllo, costituite di elementi come il
boro e il cadmio: quando esse sono inserite tra le barre di uranio, assorbono un gran numero di
neutroni bloccando così la reazione a catena.
Dalla reazione di fissione si producono molti nuclei leggeri, isotopi di vari elementi, che sono a loro
volta instabili e radioattivi (scorie radioattive). Il loro smaltimento rappresenta il principale punto
debole nell’impiego della tecnologia nucleare per la produzione di energia.
La fusione nucleare
La fusione nucleare può essere considerata il processo inverso rispetto alla fissione, nel quale due
nuclei di un elemento con basso numero atomico si uniscono per formare un nucleo di numero
atomico superiore.
Il processo tipico della fusione è quello che ha luogo naturalmente nelle stelle, e quindi anche nel
Sole, dove come risultato complessivo quattro nuclei di idrogeno (quindi quattro protoni, 11H) si
"fondono" dando origine a un nucleo di elio (formato da due protoni e due neutroni, 42He). Il
processo si svolge attraverso una serie di reazioni intermedie (tra le quali la trasformazione di due
protoni in due neutroni) ed è accompagnato dalla liberazione di grandi quantità di energia. I nuclei
di idrogeno, che sulle stelle sono presenti in abbondanza allo stato ionizzato, hanno energie
cinetiche così elevate, dovute alle alte temperature presenti all'interno delle stelle, che vincono le
repulsioni elettrostatiche e si uniscono a formare nuclei più pesanti (un gas di particelle ionizzate è
detto plasma).
Perché due nuclei riescano ad avvicinarsi tra loro a sufficienza affinché avvenga la fusione, le
temperature devono essere attorno ai milioni o alle decine di milioni di gradi e per questo motivo è
molto difficile innescare artificialmente processi di fusione che forniscano quantità di energia
superiore a quella che viene spesa per produrli.
Nella fusione prodotta in laboratorio non si usano i nuclei dell'idrogeno comune, ma quelli dei suoi
isotopi: il deuterio (21H), formato da un protone e un neutrone, e il trizio (31H), formato da un
protone e due neutroni, che producono elio secondo la reazione:

Per utilizzare l'energia prodotta dalla fusione, occorrerebbe costruire un reattore a fusione in grado
di "trattenere", cioè confinare il plasma e di riscaldarlo a temperature di decine di milioni di gradi.
Quasi tutti i tipi di reattori a fusione sperimentali allo studio utilizzano campi magnetici elevati per
confinare il plasma, sfruttando il fatto che le particelle allo stato ionizzato, quindi elettricamente
cariche, risentono della forza magnetica. Il riscaldamento del plasma può avvenire per opera di
correnti elettriche molto intense. La possibilità di sfruttamento della fusione nucleare, che è
considerata la fonte di energia del futuro, richiede il superamento di formidabili problemi
tecnologici che comportano elevatissimi costi di ricerca nella fase iniziale. Gli studi in corso in
varie nazioni hanno permesso di conseguire alcuni importanti risultati sperimentali, che fanno
ritenere ragionevole l'attesa che in capo a qualche decennio si possa giungere alla realizzazione di
un prototipo di centrale nucleare a fusione.
Radioattività
La radioattività, consiste nell'emissione da parte dei nuclei
atomici di radiazioni alfa (α),beta (β) e gamma,
trasformandosi in nuclei di atomi più leggeri.
Le radiazioni α sono costituite da tanti nuclei di elio (o
elioni) con carica positiva. Esse sono inoltre
molto pesanti pur essendo scagliate a grande velocità dai
nuclei (a causa della loro intensa reazione con le molecole
d'aria, le ionizzano, perdendo gran parte della loro energia
cinetica in tragitti che, in aria, vanno dai due agli otto
centimetri. Nel caso poi queste particelle debbano
attraversare materia solida, la loro perdita di energia avviene
molto prima: si riassume tutto questo nel dire che la
radiazione α è poco penetrante. Queste radiazioni vengono arrestate da una lamina di alluminio di
0,06 mm.
Se un elemento radioattivo emette una particella α, il suo nucleo si trasforma in quello di un
elemento di numero atomico diminuito di 2 unità e numero di massa diminuito di 4 unità.

La radiazione β è di due tipi: β+ (emesse dal nucleo di un


atomo in cui un protone si trasforma in un neutrone. Durante
questa trasformazione vengono emessi anche un positrone e
un neutrino. Il nucleo si trasforma in quello di un elemento
avente numero atomico minore di 1 unità) e β- (emesse dal
nucleo di un atomo in cui un neutrone si trasforma in un
protone. Durante la trasformazione vengono emessi anche
un elettrone e un antineutrino. Il nucleo si trasforma in
quello di un elemento avente numero atomico maggiore di 1
unità). Le
particelle β,
innanzitutto, non
hanno tutte la stessa energia come le particelle α. Anche le
particelle β ionizzano l'aria che attraversano ma in misura
molto minore di quanto fanno le particelle α. Proprio
perché ionizzano meno (e quindi cedono una minore
quantità di energia) le particelle β possono penetrare più a
fondo nella materia. Nell'aria, ad esempio, possono
percorrere tratti lunghi fino a 10 m. In seguito a questo
ultimo fatto le radiazioni β assorbite dall'uomo sono
dannose per la pelle e, soprattutto, per gli occhi. Se
l'assorbimento avviene invece all'interno dell'organismo, le
lesioni che vengono provocate sono molto gravi.

La radiazione γ è esclusivamente energetica: non si tratta di particelle dotate di massa ma


di particelle di sola energia. Le radiazioni gamma sono fisicamente identiche ai raggi X di alta
energia, l'unica differenza è che i raggi gamma sono prodotti dall'interno del nucleo atomico mentre
i raggi X in modo diverso. Si tratta di onde elettromagnetiche della stessa natura di quella della
luce, ma con lunghezze d'onda molto più piccole e quindi con frequenze molto più elevate; queste
radiazioni si propagano sotto forma di pacchetti (d'onda) di sola energia (fotoni) alla velocità della
luce, sono prive di carica elettrica, hanno un potere penetrante molto superiore

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