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Scopo del lavoro è stato la valutazione delle condizioni di innesco della NN-SCC di un acciaio per tubazioni
interrate API 5L X65, adottando provini di flessione in tre punti prelevati in pieno spessore in direzione
trasversale rispetto alla tubazione. Sono state effettuate prove di flessione lenta, monotone o monotone fino
al raggiungimento di condizioni di deformazione plastica, con successiva variazione ciclica del carico a bassa
frequenza. Allo scopo di riprodurre una superficie corrosa con morfologia simile a quella osservata in campo
è stata adottata una particolare procedura di precorrosione elettrochimica, sviluppata in precedenti lavori.
I risultati ottenuti hanno permesso di osservare l’innesco di numerose microcricche sui provini con superficie
precorrosa, mentre tali microcricche sono state osservate sui provini con superficie tal quale in quantità
significativamente inferiore. La morfologia delle microcricche innescate dagli attacchi localizzati è risultata
molto simile ai casi di NN-SCC osservati in esercizio.
PAROLE CHIAVE:
acciaio, corrosione, fatica, frattura, mecc. frattura, def. plastiche, prove meccaniche
C Mn Si P S Mo Cu Nb
Marina Cabrini, Sergio Lorenzi,
Paolo Marcassoli, Tommaso Pastore 0,09 1,64 0,24 0,003 0,002 0,002 0,011 0,049
Dipartimento di Progettazione e Tecnologie
Università degli Studi di Bergamo TAB. 1 Composizione chimica dell’acciaio in esame (% peso).
Chemical composition of the steel (% weight).
FIG. 2 Curve sforzo/deformazione ottenute dalle prove FIG. 4 Curve di piega lenta ottenute in soluzione NS4
SSR su provino cilindrico con superficie lucidata e saturata con CO2 a 0,05 atm sui provini di acciaio
lucidata e precorrosa per via elettrochimica. X65 con superficie tal quale o con superficie
Loading curves from SSR tests on specimens with and precorrosa.
without electrochemical pre-corrosion. Loading curves from Slow bending tests on X65 steel
specimens in NS4 solution saturated with 0,05 bar CO2
with and without precorrosion.
rispetto alla massima deformazione plastica uniforme raggiunta Questa tecnica di preparazione della superficie sembra quindi in
con le prove SSR. La Figura 4 riporta le curve di SB per l’acciaio grado di favorire, in termini statistici, il raggiungimento delle con-
in esame in soluzione NS4 saturata con CO2 a 0,05 atm, sia con su- dizioni di innesco del fenomeno e di ricreare uno stato superfi-
perficie tal quale che con superficie lucidata e precorrosa per via ciale molto più simile a quello osservabile in esercizio solo dopo
elettrochimica. Non sono presenti diminuzioni evidenti del carico anni di esposizione. Tutti gli embrioni di cricca individuati giac-
imputabili a propagazione lenta o instabile di cricche. L’esame ciono, come atteso, in direzione perpendicolare alla sollecitazione
frattografico del provino con superficie tal quale al termine della di trazione agente all’estradosso dei provini.
prova SB in ambiente promotore di NN-SCC mostra la presenza di Dato che la profondità degli attacchi localizzati innescati per via
rari inneschi di cricca, in corrispondenza di attacchi localizzati elettrochimica è molto piccola, si può ritenere che la nucleazione
(Figura 5a). L’esame al microscopio elettronico a scansione del delle cricche sia maggiormente legata alla variazione locale del-
provino con superficie lucidata e precorrosa mostra la presenza di l’ambiente all’interno della cella occlusa, generata dall’attacco lo-
numerosi piccolissimi embrioni di cricca, in corrispondenza degli calizzato, con un minor effetto della concentrazione degli sforzi.
attacchi localizzati generati dalla precorrosione stessa (Figura 5b). Precedenti lavori avevano già indicato il ruolo preponderante
a b c
Fig. 3 Aspetto dei provini di SSR dopo la prova a) in aria, b) e c) in soluzione NS4 saturata con CO2/N2 b) provino con
superficie lucidata, c) provino con superficie precorrosa per via elettrochimica.
Fracture morphologies : a) SSR test in air; b) SSR test in NS4 solution saturated by CO2/N2 mixture; c) SSR test in NS4
solution saturated by CO2/N2 mixture on pre-corroded specimen.
a
Nelle prove di Ripple Loading il provino raggiunge un valore di
deformazione plastica molto inferiore rispetto a quello delle prove
SSR (circa 7-8 %) o delle prove di piega lenta (superiore al 20%, se-
condo l’analisi con gli elementi finiti). Tuttavia condizioni di con-
tinua e lenta deformazione all’interno dell’ambiente promotore
potrebbero favorire, specie se protratte per un tempo sufficiente-
mente lungo, la nucleazione di cricche di NN-SCC.
Durante la prova a carico ciclico RL non si è osservata alcuna si-
gnificativa variazione della curva carico-tempo e carico-sposta-
mento della traversa. L’esame al microscopio elettronico a
scansione della superficie del provino precorroso per via elettro-
chimica ha messo in luce la presenza di un solo innesco di cricca,
di modeste dimensioni, anche in questo caso individuato in cor-
rispondenza di attacco localizzato (Figura 6).
La presenza delle cricche sembra legata a una lenta e continua
deformazione di tipo plastico, non essendo mai stata riscontrata
con sollecitazione statica [9,10]. La variazione ciclica del carico,
b
analoga alla fluttuazione della pressione all’interno della condotta,
può perciò favorire il fenomeno.
La nucleazione di cricche di NN-SCC sembra connessa all’entità
della deformazione in campo plastico [11]. Questo giustifica una
presenza di embrioni di cricca notevolmente inferiore nel caso dei
provini di RL nei confronti di quelli di SSR e di piega lenta, in cui
la deformazione plastica supera il 20%.
La Figura 7 riporta i risultati delle prove preliminari di flessione
in tre punti su provini di meccanica della frattura intagliati e
precriccati per fatica (SENB3), eseguite in ambiente promotore
di NN-SCC. È possibile osservare un aumento della velocità di
propagazione della cricca in ambiente NN-SCC rispetto a quanto
osservato in aria, a partire da un ∆K pari a circa 16-17 MPa√m.
Questo aumento di velocità di propagazione si verifica in un in-
torno dei 20 MPa√m, per valori superiori l’effetto puramente
meccanico della fatica risulta dominante rispetto al meccanismo
di infragilimento da idrogeno alla base della NN-SCC e l’anda-
FIG. 5 Embrioni di cricca osservabili sui provini con mento della curva di corrosione-fatica è riconducibile a quello
superficie tal quale (a) e pre-corrosa (b) al termine della fatica pura. L’effetto è evidente analizzando i dati in base
delle prove di flessione lenta. al modello di Wei e Landes (Figura 8): il contributo della corro-
Crack embryos after slow bending tests: (a) specimen sione alla velocità di propagazione per C-F cresce a partire da
without precorrosion (b) specimen with pre-corrosion. un ∆K di soglia per portarsi ad un valore stazionario in un ampio
intervallo di ∆K e poi nuovamente decrescere.
degli attacchi localizzati nell’innesco degli embrioni delle cric- Interpretando i dati di C-F in termini di corrosione sotto sforzo,
che di NN-SCC. Infatti già Parkins aveva affermato che il mec- assumendo che la propagazione della cricca sia provocata dal
canismo della NN-SCC è l’infragilimento da idrogeno. Questo è tratto crescente della sollecitazione sinusoidale, ovvero quello
stato confermato anche da studi successivi [7, 8]. Tuttavia in so-
luzione NS4 a pH 7 ed al potenziale di corrosione dell’acciaio la
quantità di idrogeno che può prodursi a seguito della corrosione
libera dell’acciaio è molto piccola. L’intervento della protezione
catodica nella NN-SCC è da escludersi poiché nel caso in cui
l’acciaio risultasse protetto catodicamente, a causa dell’alcali-
nizzazione locale prodotta dalla reazione catodica, il pH au-
menterebbe fino a superare l’intervallo di stabilità della specie
tampone CO2/HCO3–, portando nelle condizioni tipiche della
corrosione sotto sforzo da carbonati bicarbonati. Inoltre i feno-
meni di NN-SCC vengono completamente annullati polariz-
zando i provini anche di soli 50 mV [7]. All’interno degli
attacchi localizzati invece la concentrazione di H+ aumenta per
l’idrolisi degli ioni Fe2+ prodotti dalla reazione di corrosione,
così che possa avvenire la formazione di idrogeno atomico in
modo significativo e, di conseguenza, si possano formare delle
cricche di NN-SCC.
All’interno degli attacchi localizzati si hanno quindi delle con-
dizioni favorevoli per la possibile nucleazione delle cricche di FIG. 6 Aspetto degli attacchi localizzati presenti sui
NN-SCC. Tuttavia è ancora necessaria la presenza della solleci- provini RL con possibile embrione di cricca.
tazione in campo plastico, come si verifica nelle prove di fles- Localized attacks on the surface of specimen after RL
sione lenta monotona. test with suspect crack embryo.
Fig. 7 da/dN vs ∆K delle prove di fatica e C-F in ambiente Fig. 8 Contributo della corrosione alla velocità di
NN-SCC su provini SENB3 di acciaio X65 (R=0,6; propagazione della cricca per corrosione-fatica
frequenza in aria 18 Hz, in ambiente NN-SCC 0,2 Hz). dell’acciaio X65 in ambiente NN-SCC.
Fatigue crack growth curves on X65 steel in NN-SCC Corrosion contribution to corrosion-fatigue crack
solution and air (R=0.6; frequency of air tests 18 Hz; growth rate on X65 steel in NN-SCC solution.
frequency of tests in NN-SCC solution 0.2 Hz).
per cui si ha stato di trazione all’apice, è inoltre possibile sti- notevolmente superiori rispetto a quelle ottenibili con prove di
mare la velocità di propagazione della cricca per NN-SCC dai SSR, mettendo in luce il ruolo fondamentale della deformazione
dati delle prove di C-F. Infatti è valida la relazione: plastica stessa nell’innesco dei fenomeni di NN-SCC. La nuclea-
zione e la propagazione delle cricche sono risultate legate alla pre-
Eq. 2 senza di una condizione di lenta e continua deformazione
dell’acciaio in campo plastico. I fenomeni sono risultati meno ac-
Quindi la velocità di propagazione della cricca per l’acciaio X65 in centuati per il materiale poco plasticizzato, in condizioni di solle-
ambiente NN-SCC è stimabile in circa 3,2 . 10–5 mm/s. citazione simili a quelle di esercizio, con fluttuazione della
Nella condizioni operative delle prove di C-F si osserva una pro- pressione del gas all’interno delle condotte.
pagazione significativa della cricca. Tuttavia rispetto alle prove
di RL occorre evidenziare che in queste condizioni il rapporto BIBLIOGRAFIA
tra carico massimo e carico minimo è più basso. Inoltre questo [1] Integrity Management Program Delivery Order DTRS56-02-D-70036.
effetto è sicuramente esaltato dalla concentrazione dello sforzo Stress Corrosion Cracking Study, M. Baker Jr. Inc., January 2005
all’apice della cricca di fatica, molto maggiore rispetto alle con- [2] M.Cabrini, S.Lorenzi, P.Marcassoli, T.Pastore, “NN-SCC di un acciaio
dizioni presenti al fondo del pit, per le quali si è ipotizzato un per tubazioni interrate”, Atti del 9° Convegno Nazionale AIMAT,
minor effetto di intaglio. Infine, a differenza delle prove di RL, Piano di Sorrento, Edizioni Ziino, 29 Giugno - 2 Luglio 2008, ISBN
nelle prove di C-F si creano condizioni per cui si ha ad ogni ciclo 978-88-900948-6-6
una elevata deformazione plastica in un intorno dell’apice della [3] R.P.Wei, J.D.Landes, “Correlation between sustained-load and fatigue
crack growth in high strength steel”, Materials Research and Stan-
cricca.
dards 9 (7) (1969) p. 25
Sembra quindi che per l’innesco delle cricche di NN-SCC sia fon- [4] R.N.Parkins, “Enviromental sensitive cracking Low-pH SCC of high
damentale la presenza degli attacchi localizzati e l’entità della de- pressure pipelines”, Battelle NG18 Report 191, August 1990
formazione in campo plastico, mentre per la loro trasformazione [5] M.Cabrini, G.D’Urso, T.Pastore, “Prove di flessione lenta per lo studio
da embrioni di cricca in cricche vere e proprie in grado di propa- dell’infragilimento da idrogeno in protezione catodica”, Proceedings
gare siano importanti l’ampiezza della variazione di carico e la of “NACE Corrosion Italia 2003”, Taormina – Giardini di Naxos, 30-
velocità di deformazione in campo plastico. Queste considerazioni, 31 Ottobre 2003, pp. 105-117
ancora preliminari, verranno confermate attraverso l’esecuzione [6] M.Cabrini, G.D’Urso, T.Pastore, “Evaluation of the resistance to hy-
di ulteriori prove di corrosione-fatica impiegando rapporti di asim- drogen embrittlement by slow bending test”, EICM04, Banff (Canada)
Settembre 2003
metria R maggiori, da 0,7 a 0,9.
[7] E.Sinigaglia, M.Cabrini, “Electrochemical and stress corrosion crac-
king behaviour of micro-alloyed steels in CO2/HCO environment”,
CONCLUSIONI Proceedings of “NACE CORROSION/97”, National Association of Cor-
Sono state valutate le condizioni di innesco dei fenomeni di NN- rosion Engineers, Houston, 1997, Paper 202
SCC di un acciaio per tubazioni interrate di grado X65. Sono stati [8] M. Eiboujdaini, Y.-Z. Wang, R.W. Revie, R.N. Parkins, M.T. Shehata,
analizzati gli effetti dello stato superficiale, della deformazione Stress Corrosion Crack Initiation Processes: Pitting and Micro-
plastica e della velocità di deformazione, con sollecitazione mo- crack Coalescence, Corrosion/2000, paper n.379
notona e ciclica. L’adozione della precorrosione ha consentito di ot- [9] J .A.Beavers, B.A.Harle, in International Pipeline, Conference (ASME,
tenere più facilmente condizioni superficiali simili a quelle 1996) Vol. 1 p. 555
[10] T. Omura, H. Amaya, H. Asahi, M. Sawamura, M. Kimura, N. Ishi-
riscontrate in esercizio dopo anni di esposizione, con formazione
kawa, “Near Neutral SCC properties of grade X80 linepipe”, Corro-
di embrioni di cricca di NN-SCC. È stato così evidenziato l’effetto sion/2009, paper 9092
degli attacchi localizzati. L’utilizzo di prove di piega lenta su pro- [11] G. Van Boven, W. Cheng, R. Rogge, “The role of residual stress in neu-
vini trasversali in pieno spessore ha permesso di ottenere condi- tral pH stress corrosion cracking of pipeline steels. PartI: Pitting and
zioni di deformazione plastica di trazione sulle fibre più tese cracking occurrence”, Acta Materialia 55 (2007) 29–42
Abstract
Near Neutral Stress Corrosion Cracking (NN-SCC) is a parti- for the 2D finite element modeling of manufacturing proces-
cular form of stress corrosion cracking that takes place on coa- ses. Plane strain was considered [5]. An elastoplastic behavior
ted buried pipelines. It occurs under particular circumstances, of the material has been considered, defined by tensile tests.
in presence of slow plastic straining, in areas of disbondment Details of the numerical simulations are reported elsewhere
in which the coating remains intact but a crevice is formed [5,6]. Through computer simulations it was possible to obtain
between it and metallic surface. Disbonded coating prevents total strain and strain rate of the most strained fibers during
the CP current from reaching deep inside the crevice and al- bending. A displacement rate of 0.02 mm/min, corresponding
lows the accumulation on steel of a dilute bicarbonate solution to a strain rate about 10-6 s-1 for the most strained fibers, was
with CO2 content from ground moisture, having pH 6-7. Thus, adopted.
critical conditions are achieved [1]. Besides monotonic bending tests, Ripple Loading (RL) test
NN-SCC phenomena are usually reproduced in laboratory ex- were performed. They were carried out similarly to SB tests,
perimental study by SSR tensile tests on cylindrical speci- but bending was stopped after plastic strains was reached at
mens. Cracking is found after the onset of necking, at high 105% of yield point in the loading curve (maximum load; Pmax),
plastic strain, i.e. under conditions that are not representative after the initial linear elastic strain. Afterwards, loading cycles
of real loading. Another limitation is related with the corro- with 0.9 minimum to maximum load ratio (R=Pmin/Pmax) were
ding surface, as NN-SCC only initiates after several years of applied at frequency of 10-2 Hz, for about 14 days.
service, from localized attacks. After testing, the specimens were observed for detecting nu-
In order to reproduce the nucleation sites that promote NN- cleation of stress corrosion cracks.
SCC on real structures an electrochemical technique for pre- Fatigue and corrosion-fatigue tests were carried out on Single-
corrosion of has been improved [2]. Edged-Notched-Three Points Bending (SENB3) specimens at
This work deals with the initiation and growth of crack for NN- 0.6 R, with sinusoidal cyclic loading. ∆K decreasing tests and
SCC. Initiation conditions were investigated by means of 3 constant P test were carried out. The frequency was 18 Hz in
point slow bending tests on full thickness specimens and, for air and 0.2 Hz in NN-SCC solution at free corrosion potential.
comparison purpose, slow strain rate tests on cylindrical spe- In order to evaluate the contribution of NN-SCC to corrosion fa-
cimens. The NN-SCC propagation was investigated through tigue crack growth rate, the Wei and Landes superposition
low frequency corrosion-fatigue tests on single notch three model was considered [3]. It assumes corrosion–fatigue crack
point bend beam specimens. growth rate (da/dN)CF is sum of the fatigue contribution
Tests were carried out on a API 5L X65 controlled rolled ferri- (da/dN)F, obtained by Paris law, and stress corrosion contri-
tic-pearlitic steel for pipelines (Table 1) in NS4 solution (0.483 bution (da/dN)C. Thus, the corrosion contribution can be eva-
g/L NaHCO3, 0.122 g/L KCl, 0.18 g/L CaCl2 and 0.1 g/L luated by
MgSO4). This solution was proposed by Parkins [4] and repre- Eq. 1
sents the average composition of the water found on Canadian The results show loading curves of SSR tests in NN-SCC solu-
pipelines, where NN-SCC phenomena were observed. NS4 so- tion very similar to those obtained in air (Figure 2) but slightly
lution show 8.3 pH that reduces to 7.1 saturation with CO2/N2 lower reduction of area was observed due to small brittle crack
gas mixture at 0.05 atm CO2 partial pressure. propagations in necking region (Figure 3). In all cases, high
The electrochemical pre-corrosion procedure involves 10 cy- reduction of area was approached.
cles of cyclic voltammetry from -1.8 to +1.8 V vs SCE (scan rate The SB test allows studying the material behavior at high uni-
20 mV/s) in NS4 solution modified by increasing the CO2 and form plastic deformations. Figure 4 shows the SB curves in air
bicarbonate content (1 atm and 12.4 g/L, respectively) to ob- and in NN-SCC solution. There was no change in the curves
taini neutral pH. due crack initiation and propagation. However, SEM analysis
Both solutions were degassed with nitrogen for at least 24 showed several small cracks on pre-corroded specimens whe-
hours, then were saturated with CO2/N2 gas mixture for at reas the specimens that have not undergone any pre-corrosion
least 2 hours, until a stable desired pH value was achieved. show only rare points of initiation (Figure 5).
Slow strain rate tests were carried out, according to ISO 7539- All cracks were perpendicularly to tensile loading, and occur-
7, using cylindrical specimens with 3 mm diameter gauge red on external fibers, from localized attacks, showing a mor-
length, at 10-6 s-1 constant strain rate. Loading curves were phology similar to that observed in field, after very long time
drawn. After the tests, reduction of area was measured on spe- of exposure. Thus, the data confirm the ability of the technique
cimens and fracture surfaces were examined. of pre-corrosion to promote suitable surfaces for laboratory
Three-point slow bending tests (SB) were performed with the studies on NN-SCC.
device shown in Figure 1, under displacement control on full Owing to the cracking start from shallow pits, with very
thickness specimens, obtained in transversal direction. The small depth, a mayor effect of local variations of solution
strain field during the bending test has been studied by com- composition connected with occluded cell can be assumed.
puter simulation with the software DEFORM-2D®, developed Inside pit, hydrogen ion concentration significantly increa-
ses by the hydrolysis of Fe2+ ions. Consequently, the forma- sion fatigue. Crack growth rate increases with respect to fati-
tion of atomic hydrogen significantly increases too and NN- gue in air at stress intensity factor variation (∆K) between 16-
SCC may occur. On the contrary, the amount of hydrogen is 17 MPa√m and 24 MPa√m, as maximum stress intensity
too small for embrittlement at free corrosion potential, out- factor exceeds 40 MPa√m.
side occluded cell. The hydrogen embrittlement mechanism For K above 25 MPa√m curves obtained in air and in NN-SCC
in NN-SCC was individuated by Parkins, and confirmed by solution (at low frequency) approach together, because me-
other works [7,8]. chanical effect becomes prevalent on corrosion contribution.
However, the mechanism requires continuous plastic defor- The effect is evident by analyzing the data according to the
mations. In SSR tests and SB tests, plastic deformation excee- Wei and Landes model (Figure 8): the contribution of corro-
ding 20% were reached, but cracking were observed at much sion to CF crack growth rate increases from ∆K threshold, rea-
lower values in RL tests. Although no significant changes in ching a plateau typical for stress corrosion phenomena. At
the loading curves were found, SEM examinations of the pre- high ∆K values, the increase of mechanical contribution hides
corroded specimens after RL tests showed initiation of a single the corrosion contribution.
small crack, within a localized attack (Fig. 6). NN-SCC crack growth rate can be evaluated by
It has been established that crack initiation is related with Eq. 2
slow and continuous plastic straining, never being observed by assuming that crack propagation for corrosion can only
under static stress [9,10]. Thus, the cyclical variation of the occur during increasing phase of loading cycle, with tensile
load during the RL tests represents a promoting factor of oc- stress at crack tip. Plateau crack growth rate for stress corro-
currence of the phenomenon. sion cracking can be estimated at 3.2∙10 mm/s.
-5
In the pipeline, pressure variations may promote both initia- Significant crack propagation occurs due to synergic action of
tion and propagation of micro-cracks, producing local stress corrosion and fatigue, differently from RL tests. It should be
concentration and plastic straining at crack tip. emphasized that the ratio between maximum load and mini-
The significantly lower number of crack embryos on RL spe- mum load for CF tests is lower than RL tests. Moreover, stress
cimens with respect to SSR and SB specimens seems to indi- concentration at crack tip is much higher with respect to the
cate that nucleation of NN-SCC cracks is related to plastic pit bottom. Finally, in the CF tests very high plastic straining
strain, going up with it [11]. occurs at crack tip at every cycles.
Figure 7 shows the results of corrosion fatigue crack growth On the base of these results it can be point out that crack ini-
rate tests in NN-SCC solutions compared to fatigue behavior tiation seems to be mainly affected by the presence of localized
in air. These tests were adopted in order to evaluate crack attacks and the amount of plastic deformation achieved during
growth assisted by environment under continuous straining continuous straining, while load variation amplitude and pla-
at the crack tip. stic strain rate are more important for the propagation from
The propagation curves show typical behavior of stress corro- crack embryos.
Una sempre crescente attenzione è rivolta allo sviluppo di nuovi materiali da impiegare per la realizzazione
di condotte sottomarine da posare in acque molto profonde. In tali ambienti si possono presentare condizioni
anossiche in cui è favorita la proliferazione di batteri anaerobici, quali i solfato riduttori, che generano
significative quantità di H2S che si accumula nei sedimenti di fondo. Tali condizioni, che potrebbero
pregiudicare l’integrità della condotta, si possono peraltro verificare anche in bacini chiusi,
non necessariamente profondi. È noto che l’acciaio al carbonio comunemente utilizzato nelle condotte a mare
è suscettibile a fenomeni di tensocorrosione da H2S umido, e tale problematica è potenzialmente riscontrabile
laddove parti metalliche incidentalmente non coperte dai rivestimenti protettivi si trovino a contatto
o in prossimità di sedimenti ricchi di H2S. Obbiettivo del presente articolo è proporre una metodologia
che sia di supporto, in fase di progettazione, per la quantifica del rischio di tensocorrosione da H2S
e che consideri, in termini probabilistici, i parametri ambientali, le condizioni di posa ed il materiale
della condotta, in coerenza alle normative tecniche che ad oggi inquadrano lo stato dell’arte per le condotte
sottomarine e per i materiali da utilizzarsi in ambienti sour.
PAROLE CHIAVE:
acciaio, corrosione, caratterizzazione materiali, selezione materiali
- Sedimenti superficiali: si tratta dello strato confinato ai (“Girth weld“) di congiunzione fra due barre [2].
primi centimetri di profondità che, proprio perché in con- La suscettibilità a tensocorrosione da H2S va provata sperimen-
tatto con l’acqua soprastante, caratteristiche di transizione talmente con procedure di test normate ([14], [15],[16]).
fra l’ambiente marino (che risente della variabilità meto- I parametri meccanici (durezze) sono soggetti a variabilità sta-
ceanica) ed i sedimenti sottostanti. tistica. Avendo dati sufficientemente accurati per una determi-
- Sedimenti subsuperficiali e profondi: in questo strato di se- nazione statistica si può applicare la metodologia suggerita dalla
dimenti l’influenza dell’acqua di mare è pressoché nulla; le API 581 [17] che include esplicitamente l’effetto della durezza
caratteristiche sono piuttosto uniformi sia sulla verticale sulla suscettibilità alla tensocorrosione.
che nel tempo. La superficie metallica esterna della condotta è tipicamente ri-
Attraverso campionamenti, si possono ottenere dati rappresen- vestita da un materiale polimerico che la preserva da fenomeni
tativi per il contenuto di H2S e per il pH, in modo da rappresen- di corrosione.
tare i valori e la variabilità di tali parametri lungo la rotta e nel A ciò si può aggiungere se necessario per motivi di protezione
suo intorno più o meno prossimo. Utilizzando opportune fre- verso impatti da corpi estranei (ancore, pesca con reti a stra-
quenze di campionamento (campioni/km) si può ottenere la re- scico, ecc.) e/o di stabilità della condotta sul fondo marino, uno
gionalizzazione dei parametri sulla rotta d’interesse, oppure strato di appesantimento in cemento (“concrete weight coating”
un’analisi statistica generale, al fine di ottenere valori medi e di- - CWC) che non ha direttamente una funzione verso la corro-
stribuzioni rappresentative degli ambienti attraversati dalla con- sione esterna, ma che comunque protegge il rivestimento poli-
dotta. Allo stesso modo, si può prendere in considerazione la merico e ne ritarda il deterioramento.
variabilità temporale, se ritenuta rilevante. Ad esempio ciò ac- Le parti terminali di ogni barra, mantenute nude per una certa
cade in mari chiusi soggetti ad attività metereologiche signifi- porzione (“cut-back”) per permettere la saldatura al momento
cative (tempeste, ecc.) come il mar Baltico e il mar Nero. Anche dell’installazione, sono poi rivestite in campo con più strati di
eventuali correlazioni fra questi ed altri parametri (es. H2S vs. materiale polimerico (“field joint coating” - FJC) per assicurare
profondità del fondale) possono essere registrate. la continuità del rivestimento anticorrosivo oltre che per la pro-
Nel caso in cui una condotta a mare sia semplicemente posata tezione meccanica e per l’uniformità dimensionale al momento
sul fondo, la sua interazione con le litologie incontrate lungo il del varo.
tracciato determinerà una penetrazione più o meno marcata (in- L’elemento fondamentale determinato dal rivestimento esterno
terramento) a seconda delle caratteristiche geotecniche e di verso gli effetti di corrosione sul tubo è il fattore di danneggia-
eventuali effetti di ricoprimento per l’apporto di sedimenti tra- mento del rivestimento (“coating breakdown factor” - CBF) che
sportati dalle condizioni marine (correnti, ecc.). quantifica la frazione di superficie di tubo effettivamente espo-
Le survey geotecniche preliminari e le analisi di “pipe penetra- sta all’ambiente esterno e quindi, in questo caso, all’acqua con-
tion” ingegneristiche consentono la valutazione dell’entità d’in- tenente H2S.
terramento lungo la rotta scelta (vedi “Configurazione della Il CBF è specifico per ogni materiale di rivestimento ed è de-
condotta sul fondo”). scritto da una funzione lineare crescente del tempo, a causa del
Ciò che ci si attende per la condotta sul fondo è, quindi, un pro- degrado del coating e del suo deterioramento per interazioni
filo di concentrazioni per l’H2S come quello in Fig. 2. esterne [13].
I valori di CBF sono codificati [6], [13] secondo:
Proprietà dei materiali • Applicazione del rivestimento anticorrosivo (con o senza
L’acciaio di cui è costituita una condotta è scelto sulla base del CWC; FJC);
fluido trasportato e delle tecnologie di produzione (saldatura lon- • Tipo di rivestimento anticorrosivo (FBE, 3LPE) ecc.
gitudinale, normalmente estruso, ecc.) e viene selezionato con- Complessivamente, la tubazione avrà quindi una percentuale di
siderando le sue caratteristiche in termini di proprietà superficie esposta che è data dalla media dei contributi del ri-
fisico-meccaniche e di composizione chimica. vestimento anticorrosivo e del FJC, pesati per la frazione effettiva
La principale proprietà indice della suscettibilità a tensocorro- di superficie di tubo che questi ricoprono.
sione da H2S è la durezza, per la quale sono stati codificati dei
requisiti per la massima durezza accettabile sia per il metallo Configurazione della condotta sul fondo
base che costituisce il corpo del tubo che per le saldature, siano In fase di progettazione, al fine di assecondare contemporanea-
esse le saldature sulla singola barra o quelle circonferenziali mente gli aspetti tecnico-funzionali, di ottimizzazione economica
ed i vincoli imposti dalle normative, la condotta sarà configurata
lungo la rotta secondo le seguenti variabili costruttive:
• interramento o meno della linea;
• presenza o meno di un rivestimento di appesantimento in ce-
mento di un dato spessore;
• tipologia del fondale (roccia, sabbie, argille, ecc.).
A seconda di queste variabili, della rotta scelta e delle caratteri-
stiche del fondale, si potranno avere sezioni di tubo in campata,
sezioni di tubo interrato e sezioni di tubo parzialmente o total-
mente sprofondate nei sedimenti del fondale.
La configurazione di posa del tubo lungo la rotta determinerà
quindi l’entità geometrica della sua esposizione all’ambiente
“sour” dovuto alla presenza di H2S e al pH (Fig. 2).
Come già detto la condotta è protetta dall’esposizione all’am-
FIG. 2 Profilo della concentrazione di H2S ed interazione biente esterno talvolta da un guscio di cemento, e sempre da un
del tubo con il fondale. rivestimento che garantisce una protezione passiva da corro-
H2S concentration profile and pipe interaction with sione esterna. Particolare attenzione viene dedicata alla prote-
seabed. zione passiva della zona della saldatura, realizzata sulla linea di
FIG. 3
Schema metodologico.
Methodological scheme.
TAB. 4
Depth range Max H2S Min pH
Concentrazioni di H2S e pH Area
dell’acqua di mare in (m) (ppm) (-)
prossimità del fondo. Gulf of Finland 0-100 2 7.1
H2S content and pH of near Northern Baltic Basin 100-200 5 6.5
bottom sea water. North Gotland Basin 100-190 7 6.9
East Gotland Basin 80-150 5 6.8
Hoburgs Banks 80-30 0 7.2
Bornholm Deep 50-90 5 7.1
German approach 0-50 0 7.4
Tab. 5
Percentili 25% 50% 75% 90% 95% 99% 99.9% 99.99%
Percentile di pH e delle
H2S (ppm) 7 23 61 123 177 320 562 837 concentrazioni di H2S derivati
pH 7.48 7.35 7.17 6.97 6.83 6.55 6.19 5.87 rispettivamente dalle equazioni (3), (4).
Percentiles of pH and H2S concentration derived respectively from equations (3), (4).
TAB. 6 Probabilità di condizioni di pH e pressione parziale di H2S peggiori delle “condizioni di prova”.
Frequency of pH and H2S partial pressure worse than the “target test points”.
FIG. 7
Severità dell’ambiente del
Mar Baltico al SSC.
SSC Baltic Sea enviroment
severity.
terio della traslazione del limite fra le Regioni SSC 1 e 2” (si veda l’esposizione del metallo nudo alle condizioni di pH e pressione
la Fig. 7). parziale di H2S peggiori di quelle della condizione di prova, come
La probabilità che un’eventuale condotta, esposta all’ambiente riportato in Fig. 8.
considerato, veda un fango dei fondali marini con caratteristi- Avendo considerato quale criterio di accettabilità quello indicato
che peggiori della condizione di prova più cautelativa (99,99° nella norma DNV OS-F101 (<10-5 eventi per chilometro di con-
percentile e criterio rettangolare) è pari a 10-4. dotta e per anno) si può affermare in questo caso che il rischio
Infine, per associare alla componente ambientale esterna la pro- residuo di tensocorrosione da H2S è accettabile.
babilità che l’acciaio del tubo sia effettivamente esposto a tali
condizioni, va anche considerato il fattore di degradazione del ri- CONCLUSIONI
vestimento, quantificato nel tempo durante la vita di progetto Sia l’industria per lo sfruttamento di campi di idrocarburi in
della condotta. acque profonde che il passaggio attraverso bacini idraulici pro-
Ciò determina per la condotta una probabilità composta dell’ef- fondi di linee strategiche per il trasporto di grandi volumi di gas
fettivo rischio residuo di tensocorrosione da H2S, sulla base del- naturale, impongono una analisi approfondita delle condizioni
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ambientali che possono pregiudicare l’integrità delle infrastrut- 8 R.JAVAHERDASHTI, MICROBIOLOGICALLY INFLUENCED CORRO-
ture. L’attraversamento del mar Nero e del mar Baltico, lo svi- SION.
luppo di campi nelle acque profonde del Mediterraneo e del golfo 9 KING RA (2007), TRENDS AND DEVELOPMENT IN STOTT JFD, MI-
CROBIOLOGICALLY INFLUENCED CORROSION IN OIL AND GAS
di Guinea, sono fra i progetti che hanno indirizzato l’attenzione INDUSTRY, MIC –AN INTERNATIONAL PERSPECTIVE SYMPO-
verso l’impatto sulla integrità delle condotte dei sedimenti anos- SIUM, EXTRIN CORROSION CONSULTANTS, CURTIN UNIVER-
sici. SITY, PERTH AUSTRALIA 14-15 FEBRUARY 2007
In questi ambienti, l’acciaio è suscettibile a SSC, argomento trat- 10 LL. BARTON, FA. TOMEI (1995), CHARACTERISTICS AND ACTI-
tato estensivamente per quanto concerne il trasporto di idro- VITIES OF SULPHATE-REDUCING BACTERIA IN SULPHATE-RE-
carburi acidi, molto meno per quanto riguarda un potenziale DUCING BACTERIA, BARTON LL (ED), BIOTECHNOLOGY
attacco all’esterno del tubo. HANDBOOKS, VOL.8, PLENUM PRESS, NEW YORK.
11 R.E.BUCHANAN, N.E. GIBBONS (1974), IN BERGEY’S MANUAL OF
Tale attacco è in parte scongiurato dalle protezioni passive ed
DETERMINATIVE BACTERIOLOGY, EDS. WILLIAMS AND WILKI-
attive implementate sulla condotta, ma non può essere escluso NIS COMPANY, BALTIMORA.
in situazioni di esposizione da danneggiamento e da mancata 12 STOTT JFD (1998), ASSESSMENT AND CONTROL OF MICROBIO-
protezione. La rilevanza strategica di questi impianti costringe LOGICALLY INFLUENCED CORROSION, METALS AND MATERIAL
il progettista ad evitare che, anche in condizioni incidentali, si 13 DNV RP-F103 (2003 amended April 2008) – CATHODIC PROTEC-
possa perdere la capacità di contenimento e trasporto del pro- TION OF SUBMARINE PIPELINES BY GALVANIC ANODES 2003 -
dotto. DET NORSKE VERITAS, HØVIK, NORWAY
L’argomento è ricco di incertezze, spesso non coperto da linee 14 NACE TM0177 (2005), LABORATORY TESTING OF METALS FOR
RESISTANCE TO SULFIDE STRESS CRACKING AND STRESS COR-
guida di progettazione da parte di enti certificatori, e pertanto ri-
ROSION CRACKING IN H2S ENVIRONMENTS.
chiede un approccio dedicato per evitare scelte non appropriate. 15 NACE TM0284 (2003), EVALUATION OF PIPELINE AND PRES-
In questa memoria è stata proposta una metodologia per la quan- SURE VESSEL STEELS FOR RESISTANCE TO HYDROGEN-INDU-
tificazione del rischio di SSC della condotta, nel caso di fondali CED CRACKING
anossici come mari chiusi o per alte profondità. Sono stati con- 16 OTI 95 635 (1996), A TEST METHOD TO DETERMINE THE SU-
siderati in termini probabilistici i parametri ambientali, le con- SCEPTIBILITY TO CRACKING OF LINEPIPE STEELS IN SOUR SER-
dizioni di posa ed il materiale della condotta, nonché il VICE.
17 API 581 (2008), RISK-BASED INSPECTION TECHNOLOGY.
deterioramento del rivestimento anticorrosivo esterno a cui può
18 NICHOLAS. METROPOLIS, AND S. ULAM. (1949) THE MONTE
essere soggetto il tubo. Le assunzioni hanno fatto riferimento CARLO METHOD". JOURNAL OF THE AMERICAN STATISTICAL
alle normative tecniche che, ad oggi inquadrano lo stato dell’arte ASSOCIATION 44:335.
per i materiali da utilizzarsi in ambienti “sour”. 19 STRUREL, STRUCTURAL RELIABILITY ANALYSIS PROGRAM SY-
Tale metodologia utilizza il metodo Montecarlo, applicabile alle STEM (COMPONENT AND SYSTEM RELIABILITY) VER 7.10PRO –
distribuzioni di pH ed H2S caratteristiche di un bacino chiuso, ot- USER THEORY MANUAL.
tenute attraverso campagne di misura specifiche e dati di lette- 20 L. PIKER, R. SCHMALJOHANN, J.F. IMHOFF (1993-1996), DISSI-
ratura. La metodologia permette di collocare nel quadro di MILATORY SULFATE REDUCTION AND METHANE PRODUCTION
IN GOTLAND DEEP SEDIMENTS (BALTIC SEA) DURING A TRAN-
riferimento dello standard ISO 15156 l’ambiente marino, con-
SITION PERIOD FROM OXIC TO ANOXIC BOTTOM WATER.
sentendo la stima probabilistica di una condizione di supera- 21 A. JAHN, U. JANAS, H. THEEDE, A. SZANIAAWSKA (1997), SIGNI-
mento dei confini che definiscono convenzionalmente un FICANCE OF BODY SIZE IN SULPHIDE DETOXIFICATION IN THE
ambiente "sour". Da tale analisi si possono anche definire delle BALTIC CLAM MACOMA BALTHICA (BIVALVIA, TELLINIDAE) IN
condizioni di prova rappresentative del sito specifico, per stabi- THE GULF OF GDANSK.
lire la suscettività del materiale a tensocorrosione da H2S umido. 22 S.FALK M. HANNING, C. GLIESCHE, R. WARDENGA, M. KOSTER,
La metodologia va completata considerando la condizione pro- K. JURGENS, AND G. BRAKER (2007), NIRS- CONTAINING DENI-
babilistica di esposizione dell’acciaio nudo all’ambiente esterno, TRIFER COMMUNITIES IN THE WATER COLUMN AND SEDIMENT
OF BALTIC SEA.
allo scopo di una valutazione quantitativa del rischio residuo di 23 SCHMALJOHANN, L. PIKER, F. IMHOFF (1998), THE DISTRIBU-
tensocorrosione da H2S nell’applicazione specifica. TION OF METHANE AND HYDROGEN SULPHIDE IN BASIN SEDI-
Su questa base può venir valutata l’accettabilità della condi- MENTS OF CENTRAL AND SOUTHERN BALTIC SEA.
zione, nell’ottica di un supporto alle decisioni sulla scelta del
materiale e sulle prove di qualifica in fase di progettazione.
Abstract
Sulphide stress cracking risk for offshore pipelines
coming from external environment: a quantitative assessment methodology
Keywords:
steel, corrosion, material characterization, material selection, assessment
Deep water and closed seas are characterised by anoxic conditions with the proliferation of anaerobic bacteria, i.e. Sulphate Re-
ducing Bacteria (SRB), which generate a significant amounts of H2S in the sediments.
Oil and gas pipeline are normally made in carbon steel (CS) that may be susceptible to stress corrosion cracking (SCC) when ex-
posed to sour environment. In this case the presence of H2S on the seabed environment may cause the diffusion of hydrogen into
the pipeline steel.
The susceptibility to SSC generated by the external environment is related of the following conditions:
• The probability to have a “sour environment” (pH value and H2S concentration);
• The probability that a material can be exposed to a sour environment coupled with the coating breakdown;
• The steel material susceptibility to this corrosion phenomena.
Normally the application of external anticorrosion coating provides the main protection for the steel. Nevertheless steel exposure
may occur in those locations where the coating has been damaged by natural degradation or by external interferences.
A methodology is proposed to quantify the risk of external SSC during engineering phase.
A case study exemplification is presented using a typical water and sediments environmental data of deep water and closed seas
(i.e. Back Sea, Baltic Sea) recovered by bibliographic sources. In order to assess the most reliable design value of H2S concentration
and pH for pipeline design, representative distribution functions for both pH and H2S concentration in seabed mud are found,
using Montecarlo statistical method to characterize the environmental conditions. On this basis, the external environment seen
by an hypothetical pipeline as been classified following the NACE/ISO15156 approach as “susceptible to sulphide stress cracking”.
The application of the proposed methodology to this case data leads to “a ready to use” considerations for a pipeline project.
The case study environment shall be considered as “mild sour” (i.e. Region 1 of ISO15156 framework) with a frequency of 56%
(Figure 7), and therefore it is necessary to qualify the steel material for Region 1.
A conservative target test conditions can be assumed: i.e. a H2S concentration and pH, safely representative of 99.99% percen-
tile of the case study environment.
If a pipeline steel material is tested and proven resistant to such environment, the residual probability of SSC susceptibility is
equal to the joined probability for a pipeline of a bare metal surface exposed to a seabed mud with a “sour condition” worse than
the test condition. In this case study the calculated probability is only 10-6-10-7. This means that the frequency to find a bare steel
surface exposed to sour environment able to active SSC phenomena is acceptable for DNV rules.
I compositi a matrice in lega d’alluminio rinforzati con carburo di silicio, combinando le proprietà della
matrice e del rinforzo ceramico, offrono maggiore rigidezza e resistenza specifica, maggiore stabilità termica e
migliore resistenza ad usura, rispetto alle corrispondenti leghe non rinforzate. Uno dei principali limiti
all’utilizzo industriale di questi materiali è, tuttavia, rappresentato dalla difficoltà di realizzare giunti saldati
ad elevata efficienza, mediante tecniche convenzionali di saldatura per fusione. Studi recenti hanno
evidenziato come i compositi a matrice di alluminio e rinforzo particellare possano, invece, essere saldati con
successo mediante Friction Stir Welding, pur con adeguato controllo dei parametri di processo. Obiettivo del
presente lavoro è stato quello di valutare la possibilità di utilizzare il processo di saldatura per attrito lineare
(Linear Friction Welding, LFW) agli stessi materiali. La sperimentazione è stata condotta nel composito
AMC225xe (matrice in lega di alluminio AA2124, rinforzata con il 25% in vol. di particelle di SiC) prodotto
mediante metallurgia delle polveri, forgiato e trattato termicamente a T4. I giunti realizzati mediante LFW
sono stati sottoposti a prove di durezza e trazione, analisi microstrutturali con microscopia ottica ed
elettronica in scansione, analisi con tecniche di diffrazione neutronica per la determinazione delle tensioni
residue. Il processo di saldatura ha permesso di ottenere giunti con efficienza superiore all’80%, valutata
rispetto alla resistenza a trazione, con ridotte tensioni residue ed aventi una microstruttura estremamente fine.
PAROLE CHIAVE: alluminio e leghe, materiali compositi, metallurgia delle polveri, saldatura,
caratterizzazione materiali, diffrattometria, prove meccaniche, prove non distruttive
Al Cr Cu Fe Mg Mn Si Ti Zn Altri
91.2-94.7 ≤0.100 3.80-4.90 ≤0.300 1.20-1.80 0.30-0.90 ≤0.20 ≤0.15 ≤0.25 ≤0.150
TAB. II
Spinta Frequenza di Ampiezza Accorciamento
Parametri di saldatura per il Pressione Burn-off
composito AMC225xe. assiale oscillazione oscillazione assiale
Welding parameters for kN MPa Hz mm mm mm
AMC225xe. 100 185 50 ±2 2 9.23
FIG 2
Misura delle tensioni residue
mediante diffrazione di
neutroni, ENGIN-X station
(ISIS ,UK). Layout
schematico (a), Set up
sperimentale (b).
Residual stress measurement
by means of neutron
a b
diffraction, ENGIN-X station
(ISIS ,UK). Schematic layout
(a), experimental set up (b).
Tensioni residue
I risultati della analisi delle tensioni residue sono illustrati nelle
Fig. 8. I grafici mostrano le tensioni in direzione y (trasversale)
e z (lungo lo spessore) rispettivamente per la matrice (Fig. 8a) ed
il rinforzo particellare (Fig. 8b) in funzione della distanza (x)
FIG. 3 Aspetto del giunto ottenuto per LFW (a), particolare
dalla linea di giunzione. La tensione macroscopica, calcolata se-
del cordone di saldatura (b).
condo la regola delle miscele (4), è illustrata infine in Fig. 8c.
Aspect of the LFW joint (a), macrograph of the welded In generale, le tensioni residue rilevate hanno entità inferiore ri-
zone (b). spetto a quanto riportato per cordoni ottenuti con tecniche di sal-
datura per fusione su leghe di alluminio [30]. Queste tensioni
possono essere attribuite all’azione combinata di deformazione
plastica, associata al processo, e ritiro del materiale durante il raf-
freddamento, entrambi influenzati dai diversi coefficienti di
espansione termica e modulo elastico di matrice e rinforzo.
Le tensioni mostrano un andamento analogo su entrambi i lati
della saldatura, seppur con differenze per quanto riguarda i va-
lori assoluti dei picchi di tensione. Nonostante entrambe le ten-
sioni riportate appartengano al piano di saldatura, sono stati ri-
scontrati andamenti opposti nella zona di giunzione. In direzione
y, avvicinandosi al centro della saldatura le tensioni passano da
uno stato di compressione ad uno di trazione. La nascita di que-
FIG. 4 Micrografia a basso ingrandimento del cordone di sto tipo di tensioni è da attribuire al flusso plastico di materiale
saldatura. ad alta temperatura, espulso come flash, indotto dal moto lineare
Optical micrograph of a LFW cross section. delle superfici durante il processo. Questo meccanismo porta pro-
FIG. 5 Distribuzione del rinforzo particellare nel composito: centro del cordone di saldatura (a), TMAZ (b), materiale base (c).
Reinforcement particles distribution in the composite: weld centre (a), TMAZ (b), parent material (c).
c
FIG. 7 Distribuzione della dimensione delle particelle di
rinforzo sia nel materiale base, che nel cordone di
saldatura.
Distribution of the reinforcing particle size. The FIG. 8 Tensioni residue x-y: nella matrice, AA2124 (a), nel
dimension of the major axis of the equivalent ellipse rinforzo, SiCp (b), nel composito (c)
associated with the particle is adopted as the particle X-Y residual stress profiles: in the AA2124 matrix (a), in
size. the SiCp reinforcement (b), in the composite (c).
babilmente alla formazione di tensioni di trazione nella zona cen- centrale. Le differenze fra i due andamenti possono probabil-
trale durante il successivo raffreddamento [29]. In direzione z, mente essere attribuite alla tessitura assunta dalla struttura a se-
perpendicolarmente al moto di giunzione, le tensioni passano da guito delle LFW, nonostante il flusso plastico di estrusione del
uno stato di trazione ad uno di leggera compressione nella zona materiale di flash avvenga sia in direzione y che z. Si ritengono
tuttavia necessarie analisi più approfondite per una migliore tensioni residue generatosi nel cordone [29]. I risultati delle
comprensione del fenomeno. prove di trazione, riportati in Tab. III, hanno evidenziato un’ef-
ficienza dei giunti, valutata rispetto alla resistenza a trazione no-
Prove meccaniche ed analisi delle superfici di frattura minale, fornita, per il composito base, dall’azienda produttrice,
Sono stati eseguiti profili di durezza HV5 sulla superficie laterale pari a circa l’80%. Si tratta di un valore mediamente superiore ri-
(xz) dei giunti (Fig. 9), col fine di valutare gli effetti indotti dal spetto a quelli riscontrati su cordoni di saldatura ottenuti attra-
processo di saldatura sulle proprietà meccaniche locali. Rispetto verso FSW o TIG realizzati su compositi con matrice in lega dal-
al materiale base (198 HV5), si è rilevato un modesto calo di du- l’alluminio e rinforzo particellare [11-14].
rezza nel cordone dell’ordine del 10% su una zona che si estende La frattura si è localizzata nella zona termo-meccanicamente al-
per circa 10 mm a partire dall’asse della saldatura. Le fluttuazioni terata, dove il processo di saldatura induce, oltre ad un elevato
rilevate nel cordone, rispetto al valore medio, sono da imputare incrudimento, una fibrosità orientata ortogonalmente alla dire-
alla concomitante azione di fenomeni di deformazione plastica e zione di applicazione del carico, facilitando l’innesco della frat-
riscaldamento per attrito, indotti dal processo che, in analogia a tura (Fig. 10). Questo permette di spiegare anche la riduzione del-
quanto solitamente riportato per i giunti FSW [9,10,12-14], pos- l’allungamento a rottura, circa il 40%, rilevata rispetto al
sono condurre a complessi fenomeni di ricristallizzazione dina- materiale base.
mica, precipitazione, tensioni residue etc.. La spiegazione di Le analisi delle superfici di frattura al SEM (fig. 11) hanno evi-
questi andamenti richiederebbe analisi in microscopia elettro- denziato un classico comportamento duttile della matrice, con
nica in trasmissione, ma è lecito ipotizzare che, per quanto ri- dimples di dimensioni ridottissime, conseguenti alla micro-
guarda i precipitati, nella zona centrale e nella TMAZ si abbia, struttura molto fine. L’adesione matrice-rinforzo appare essere
per le temperature raggiunte e le basse velocità di raffredda- ottimale e le dimensioni ridotte delle particelle di SiC (≤3 m)
mento, una solubilizzazione, seguita dalla formazione delle fasi fanno sì che anche la loro frattura sia estremamente rara.
stabili θ (CuAl2) ed S (Cu,Mg)Al2, favorita dagli alti tassi di de-
formazione plastica e dalla presenza delle particelle di rinforzo CONCLUSIONI
[1,31]. Nella HAZ non vengono raggiunte le temperature di so- I risultati della sperimentazione consentono di affermare come
lubilizzazione ma, probabilmente, temperature sufficienti ad in- la saldatura per attrito lineare (LFW) possa essere una valida al-
durre un ingrossamento dei precipitati presenti. Si può quindi ternativa non solo al processo TIG, ma anche alla FSW, come tec-
ritenere che la riduzione di durezza globalmente rilevata nel cor- nologia per la saldatura di materiali compositi a matrice in lega
done sia sostanzialmente dovuta agli effetti indotti dalla LFW sui di alluminio e rinforzo particellare.
precipitati, mentre le fluttuazioni locali nei valori di durezza Le analisi microstrutturali su cordoni LFW, realizzati sul compo-
siano conseguenti ad effetti complessi d’incrudimento oltre alle sito AA2124/25%vol.SiCp, mostrano giunti sostanzialmente esenti
FIG. 9
Profili di durezza eseguiti
sulla superficie laterale xz
del cordone di saldatura.
Vickers hardness profiles on
the X-Y cross section of the
LFW composite.
Tab. III
Modulo Tensione di Resistenza Allungamento
Proprietà meccaniche del
Elastico snervamento a trazione a rottura composito (fornite dal
GPa MPa MPa % produttore) e risultati delle
AMC225xe prove di trazione sui giunti
saldato LFW saldati LFW.
Provino 1 106.5 365 534 2.1 Tensile properties of the
Provino 2 104.8 358 527 2.4 base material (nominal
values) and LFW joints.
Provino 3 104.1 363 563 2.7
Media 105.3 364 542 2.4
Efficienza del giunto 78% 82% 60%
Materiale base
AMC225xe T4 115 464 659 4
FIG. 10
Superficie laterale di
frattura di una provino di
trazione (a). Presenza di
fratture secondarie nella
TMAZ, in corrispondenza di
zone dove la fibrosità del
materiale è orientata
ortogonalmente alla
direzione di applicazione
del carico (b,c).
Lateral view of a fracture
surface of the LFW tensile
specimens (a). Secondary
cracks in the TMAZ where the
plastic flow of the material is
perpendicular to the applied
load (b,c).
FIG. 11 Superficie di frattura di una provino di trazione a basso (a) ed alto ingrandimento (b).
SEM micrographs of the fracture surfaces of the LFW tensile specimens. Low magnification (a) and high magnification (b).
da difetti e con buone caratteristiche microstrutturali. In parti- L’efficienza del giunto, valutata rispetto alla resistenza a trazione,
colare, nel cordone di saldatura sono riconoscibili tre distinte re- è risultata superiore all’80%, mentre la riduzione dell’allunga-
gioni: una zona centrale, con una microstruttura estremamente mento percentuale a rottura, pari a circa il 40%, può ritenersi cor-
fine ed una omogenea distribuzione del rinforzo; una zona termo- relata all’orientazione della fibrosità provocata dalla LFW.
meccanicamente alterata, in cui è chiaramente visibile il flusso
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18. A. VAIRIS, M. FROST, Mat. Sci. Eng A, 292, Issue 1, 2000, p. 8-17 31. C. BADINI, G. M. LA VECCHIA, P. FINO, T. VALENTE, Journal of Ma-
19. A. VAIRIS, M. FROST, Wear, 217, Issue 1, 1998, p. 117-131 terials Processing Technology, 116, 2-3, 2001, p. 289-297.
Abstract
Linear Friction Welding (LFW) of metal matrix composites
Keywords: aluminium and alloys, composite materials, powder metallurgy, welding, material characterization, diffractometry,
mechanical testing, non-destructive tests
Metal matrix composites (MMCs) offer higher specific stiffness and strength, better wear resistance and greater thermal stabi-
lity compared to the corresponding unreinforced alloys. One of the outstanding challenges in the use of aluminium based MMCs
concerns their joining, since traditional fusion welding processes generally lead to microstructural defects and, consequently, to
a general decrease in their mechanical properties. These problems are significantly reduced by the use of solid state joining te-
chniques, such as Friction Stir Welding (FSW), that has recently been successfully applied to particles reinforced aluminium
matrix composites.
The aim of the present work is to evaluate the possibility of using the Linear Friction Welding (LFW) process to join an alumi-
nium matrix composite reinforced with SiC particles. In this solid state process (Fig.1), the frictional heating, generated during
the rubbing of metallic blocks, is used to join metal components. Under controlled conditions of pressure and relative frequency
of motion, significant heat is generated at the components interface, thus causing plasticization of the rubbing layers. Once suf-
ficient plasticization has occurred, the reciprocal motion is stopped and a forging force is applied to produce a consolidated joint.
The material used in this study was the AMC225xe composite, consisting of the 2124 aluminium alloy matrix (Tab. I) reinforced
with 25vol% of fine (<3 µm) SiC particles. Billets were produced by Aerospace Metal Composites Ltd (Farnborough, UK) by means
of a proprietary powder metallurgy production route, then forged and finally heat treated at the T4 condition.
LFW joints were manufactured at TWI (The Welding Institute, Cambridge, UK) through careful optimisation of the welding pa-
rameters (Tab. II); no post-weld heat treatment was carried out. The microstructural characterization of the joints was carried out
by optical and scanning electron microscopes (OM, SEM). Tensile and hardness tests were performed on the joined specimens.
Residual stresses, induced by the LFW, were evaluated separately for the matrix and the reinforcement, by means of neutron dif-
fraction measurements carried out at the ENGIN-X station at ISIS (Fig. 2), Rutherford Appleton Laboratory, UK.
The welded joint exhibited plastically deformed material expelled due to the high compressive pressure (Fig. 3). Microstructural
analyses showed substantially defect-free joints (Figs. 4-5) with four characteristic regions: a central zone, with an ultra-fine mi-
crostructure and a uniform particles distribution; a thermo-mechanically affected zone (TMAZ) were it is possible to identify the
plastic flow modification that the material underwent during the process; a heat-affected zone (HAZ), without noticeable micro-
structural modification but decreased hardness; the parent material, unaffected by the process. Statistical analysis of SEM ima-
ges showed how LFW didn’t affect the particles size distribution (Figs. 6-7).
Maximum residual stress resulted lower compared to those reached with TIG arc fusion welding (Fig. 8). The hardness decrease,
in the welded zone, was less than 10%, although sensible fluctuation of the data were observed, due to the complex microstruc-
tural modification introduced by the LFW (Fig. 9).
The joint efficiency, evaluated in respect to the ultimate tensile strength (UTS), was higher than 80% (Tab. III), while the decrease
of the elongation to failure (40% of the nominal values) was probably related to the orientation of the plastic flow in the TMAZ,
where generally the fracture occurred (Fig. 10).
SEM analyses of the fracture surfaces showed that the fracture was mainly due to the ductile failure of the matrix, rather than
the interfacial decohesion at the particles-matrix interface or the cracking of the reinforcing particles (Fig. 11).
Lo scopo di questo lavoro è quello di sviluppare un processo per incrementare la durezza superficiale
delle leghe di alluminio 2024 e 7075 mediante trattamenti di diffusione di rame, depositato elettroliticamente
sulla superficie. I trattamenti diffusivi sono stati effettuati in forno in atmosfera inerte a temperature
comprese nell’intervallo 470-500 °C per un tempo massimo di 24 h, seguiti da trattamenti di solubilizzazione
e invecchiamento. I campioni sono stati caratterizzati mediante analisi al microscopio ottico (OM),
microscopia elettronica a scansione (SEM), diffrazione a raggi X (XRD) e misure di microdurezza Vickers.
La lega 2024, in seguito ai trattamenti di diffusione del rame condotti a temperature prossime ai 495 °C,
raggiunge una durezza superficiale di 500 HV0,1, contro 80 HV0,1 del cuore del campione.
Ciò è dovuto alla formazione dell’intermetallico Al2Cu. Il trattamento di invecchiamento non influenza
lo spessore di diffusione che rimane di circa 50 µm, bensì modifica la durezza in maniera diversa a seconda
che l’invecchiamento sia naturale o artificiale. I trattamenti di diffusione condotti sulla lega 7075 a
temperature prossime a 500 °C provocano la diffusione del rame fino ad una profondità di 600 µm e causano
una parziale fusione degli intermetallici superficiali, non permettendo di ottenere un aumento significativo
della durezza superficiale. Abbassando la temperatura del trattamento diffusivo (470 °C), la zona interessata
dalla diffusione del rame è di circa 100 µm con una durezza di 860 HV0,1, dovuta alla formazione di
intermetallici Al-Cu e Zn-Cu. Anche in questo caso, il successivo invecchiamento artificiale non varia lo
spessore di diffusione, ma porta ad una diminuzione della durezza superficiale a valori attorno a 500 HV0,1.
PAROLE CHIAVE:
alluminio e leghe, microscopia elettronica, intermetallici, trattamenti termici
Lega Si Fe Cu Mn Mg Zn Cr Altri
2024 0,50 0,50 3,8-4,9 0,3-0,9 1,2-1,8 0,25 0,1 0,20 Ti+Zr
7075 0,4 0,50 1,2-2,0 0,3 2,1-2,9 5,1-6,1 0,18-0,28 0,25 Ti+Zr
Al Cu Zn Mg
Punto at.% at.% at.% at.%
1 41 56 3 -
2 50,5 43 1,8 4,4
3 54,8 32,3 2,2 10,6
4 77,5 18,8 0,6 3,1
FIG. 2 Immagine SEM-BSE della sezione del campione FIG. 3 Immagine SEM-BSE della sezione del campione
trattato a 470 °C per 16 h. trattato a 500 °C per 12 h.
SEM-BSE cross-section image of the 7075 coated SEM-BSE cross-section image of the 7075 coated
sample after heat treatment at 470 °C for 16 h. sample after heat treatment at 500 °C for 12 h.
Al Cu Zn Mg Al Cu Zn Mg
Punto Punto
at.% at.% at.% at.% at.% at.% at.% at.%
1 49,6 48,6 1,8 - 1 75 23 2 -
2 44 37,5 3 15,5 2 32 66 2 -
3 70,5 29,5 - - 3 49 48 1,5 1,5
4 52,6 46 1,4 - 4 30 54 7 9
5 48,7 47,4 3,9 - 5 87 4 6 3
TAB. 4 Composizione delle zone indicate in fig. 2. TAB. 5 Composizione delle zone indicate in fig. 3.
EDS analysis of the zones that are shown in Fig. 2. EDS analysis of the zones that are shown in Fig. 3.
dopo un tempo di deposizione di 20 min, 30 µm dopo 40 min e 50- sul diagramma di stato Al -Cu, si può affermare che tale strato è
60 µm dopo 60 min. principalmente costituito dall’intermetallico Al2Cu (θ). Le analisi
Il trattamento termico di diffusione condotto a 495°C per 24 h in- XRD confermano la presenza di tale intermetallico.
duce la migrazione del rame all’interno del substrato e la diffu- Lungo l’interfaccia tra lo strato costituito dall’intermetallico e il
sione dell’alluminio e degli elementi in lega verso la superficie. substrato, vi sono alcune zone in cui è stato registrato un arric-
L’osservazione al SEM con gli elettroni retrodiffusi e l’analisi EDS chimento in Fe, Mn. (Fig. 6a, b). La disomogeneità in prossimità
rivelano che dopo un trattamento di diffusione di 24 h si forma del substrato è dovuta alla diversa diffusione degli elementi. Du-
uno strato compatto di 40 µm all’interfaccia tra substrato e strato rante il trattamento termico non si ha solo la diffusione del rame
di rame depositato non diffuso, caratterizzato da una concentra- verso l’interno del pezzo ma anche degli elementi in lega anche se
zione del 71 at.% di Al e del 29 at.% di Cu (Fig. 5a, b). Basandosi presenti in piccole quantità. La diffusione dell’alluminio e la sua
FIG. 5 Immagine SEM (a) dello strato di diffusione del campione trattato a 495 °C per 24h; (b) microanalisi effettuata sullo
strato di interdiffusione.
SEM-BSE cross-section image of the 2024 coated sample after heat treatment at 495 °C for 24 h (a); EDS analysis on the
compound layer (b).
FIG. 6 Immagine SEM (a) dell’interfaccia substrato-strato intermetallico; (b) microanalisi effettuata in corrispondenza della
zona indicata.
SEM-BSE cross-section image of the 2024 coated sample at the interface substrate-compound layer (a); EDS analysis
performed (b).
elevata affinità con il rame portano alla formazione di uno strato rale (T4) contribuisce all’indurimento di tale zona.
esterno compatto costituito praticamente solo da questi due ele- Per quanto riguarda le prove di microdurezza, come già riscon-
menti. Gli elementi manganese e ferro diffondono meno ma vanno trato in letteratura, è stato registrato un maggior indurimento nel
pur sempre a creare zone di composti misti. campione sottoposto ad invecchiamento naturale. Precisamente
In questa lega lo strato costituito dall’intermetallico è nettamente la durezza della lega è risultata di 78 HV0,1 non trattata, 130 HV0,1
separato dal substrato. Mediante indagine EDS si è appurato che dopo trattamento T6, 140 HV0,1 dopo invecchiamento naturale T4.
non vi è diffusione del rame lungo i bordi di grano e che i preci-
pitati che si trovano sono tipici delle leghe della serie 2000. CONCLUSIONI
Il trattamento termico di invecchiamento eseguito sul campione ri- Nel caso della lega 7075 il trattamento termico a 470 °C induce la
vestito porta ad un’affinazione dei precipitati all’interno del sub- formazione di una zona di diffusione pluristratificata composta
strato, lasciando pressoché invariato lo spessore dello strato di da AlCu, Al2Cu. Trattando i campioni per 8 ore lo strato di diffu-
diffusione (Fig. 7). sione è dello spessore di circa 30 µm e ha una durezza superfi-
Le analisi di microdurezza effettuate sui campioni prima e dopo i ciale di circa 600 HV0,1, attribuibile ai composti intermetallici
trattamenti di diffusione e di tempra+invecchiamento sono ripor- Al-Cu. Il trattamento di 16 ore porta alla formazione di uno strato
tate in Fig. 8. di diffusione di 90 µm. In questo caso la durezza superficiale ar-
L’elevata durezza superficiale dello strato ricco in rame si deve riva a 850 HV0,1, un valore decisamente superiore ai 600 HV0,1 ti-
alla presenza della fase intermetallica Al2Cu (caratterizzata da mi- pici degli intermetallici Al-Cu. Questo fenomeno può essere
crodurezze dell’ordine di 400-600 HV0,1). L’invecchiamento natu- spiegato con lapresenza di una maggiore quantità di Zn in solu-
FIG. 7 Immagine SEM del campione dopo trattamento Fig. 8 Confronto tra alcuni profili di microdurezza della
termico di diffusione e T6. lega.
SEM image of the 2024 sample after diffusion and T6 Microhardness profiles of 2024 samples after different
treatments. heat treatments.
zione solida o, più probabilmente, come composto intermetallico [17] T. J. BASTOW, S. CELOTTO, Acta Mat. 51 (2003), p.4621.
Al3Cu5Zn2, favorita dal maggior tempo di diffusione degli elementi [18] S. W. KIM, D. Y. KIM, W. G. KIM, K. D. WOO, Mat. Sci. Eng. A 304-306
in lega verso l’interfaccia con lo strato di rame depositato. Il trat- (2001), p.721.
[19] S.C. WANG, M. J. STARINK, N. GAO, Scripta Mat. 54 (2006), p.287.
tamento di invecchiamento induce una diminuzione della durezza
[20] H. LIANG, Y.A.CHANG, J. Phase, Eq., 19 (1998) p. 25
massima raggiunta (530 HV0,1 contro 850 HV0,1 rilevati prima del-
l’invecchiamento).
Per quanto riguarda la lega 2024 lo strato di rame depositato è Abstract
uniforme, ben aderente al substrato e di spessore crescente al-
l’aumentare del tempo di deposizione. Nel caso del rivestimento Surface hardening of aluminium
più spesso, il successivo trattamento diffusivo in forno a 495 °C
porta alla formazione di uno strato costituto principalmente dal- alloys through Cu electrolytic coating
l’intermetallico Al2Cu (θ) in cui si raggiunge una durezza di 500
HV0,1. Il trattamento di invecchiamento non modifica lo spessore Key words: aluminium and alloys, electronic microscopy,
dello strato intermetallico bensì influenza la durezza (500 HV0,1 intermetallics, heat treatments
dopo trattamento di diffusione; 300 HV0,1 dopo trattamento di in-
vecchiamento). Aluminium and its alloys are attractive for many applications
in chemical, automotive and aerospace industries because of
BIBLIOGRAFIA their excellent properties as height– to– weight ratio, high
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[9] D. VOJTECH, M. NOVAK, M. ZELINKOVA, P. NOVAK, A. MICHAL-
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COVA, T. FABIAN, Appl. Surf. Sci. 255 (2009), p.3745. The heat treatments at 470° C for 8 and 16 h carried out on
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STEEN, K.G. WATKINS, Surf. Coat. Technol. 70 (1995), p.221. mation of AlCu and Al2Cu intermetallic phases characteri-
[11] Y.Y. QUI, A. ALMEIDA, R. VILAR, Scripta Metall. Mater. 33(6) (1995), sed by hardness values of 600-850 HV0,1 (Fig.1, 2, 4). The
p.863. higher values (850 HV0,1 ) are due to the presence of Zn in
[12] W.J. TOMLINSON, A.S. BRANSDEN, J. Mater. Sci. Lett. 13 solid solution or probably in form of intermetallich phase
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[13] L. LASA, J. M. RODRIGUEZ-IBABE, Mat. Charact. 48 (2002), p.371.
The heat treatments at 495° C for 24 h carried out on the Cu
[14] M. ARAVIND, P. YU, M. Y. YAU, DICKON H. L. NG, Mat. Sci. Eng. A
380 (2004), p.384. coated - 2024 AA samples induced principally the formation
[15] I.N. KHAN, M. J. STARINK, J. L. YAN, Mat. Sci. Eng. A 472 (2008), of a surface layer constituted of Al2Cu intemetallic phase,
p.66. characterised by the hardness of about 500 HV0,1 (Fig. 5, 8).
[16] S. C. WANG, M. J. STARINK, Acta Mat. 55 (2007), p.933.
Nella memoria sono presentati i principali risultati di uno studio sperimentale condotto al fine di valutare
l’effetto del tenore di Fe sulle proprietà statiche e dinamiche di leghe Al-Si-Mg da fonderia.
Sono stati appositamente realizzati getti sperimentali in lega A356 e lega B356 colati in sabbia, dai quali
sono state ricavate provette allo stato grezzo, successivamente sottoposte a diverse condizioni di trattamento
termico, in termini sia di tempi di solubilizzazione sia di tempi di invecchiamento, identiche
per ciascuna lega. Dopo l’esecuzione dei trattamenti termici, le provette sono state lavorate all’utensile
per produrre provini per prove a trazione e provini Charpy per prove strumentate ad impatto.
Le principali caratteristiche meccaniche ottenute sono state correlate con i parametri di trattamento termico
e con il tenore di Fe presente nelle due leghe oggetto di indagine.
In particolare, è stata valutata la risposta delle leghe ai diversi tempi di invecchiamento a parità di tempi
di solubilizzazione. Sono state inoltre eseguite prove di durezza per monitorare l’effetto combinato
del trattamento termico e della quantità di intermetallici sulle proprietà del materiale.
Analisi al microscopio ottico metallografico (OM) e al microscopio elettronico a scansione (SEM)
dotato di microsonda EDS hanno permesso di caratterizzare la microstruttura delle leghe,
i profili e le superfici di frattura dei provini, nonché di valutare, anche quantitativamente,
la distribuzione e la morfologia dei precipitati di Fe.
PAROLE CHIAVE:
leghe di alluminio, fonderia, microstruttura, proprietà meccaniche, trattamenti termici
Lega Si Fe Cu Mn Mg Cr Ni Zn Sn Ti Al
A356 7,430 0,140 0,013 0,007 0,320 <0,010 <0,003 0,013 0,020 0,150 bal.
B356 7,400 0,072 0,002 0,003 0,316 <0,010 0,004 0,004 0,025 0,121 bal.
TAB. I Composizioni chimiche medie (percentuali in peso) delle leghe A356 e B356 oggetto di indagine.
Average chemical composition (wt%) of A356 and B356 alloys.
mento che la sua tipica morfologia a “scrittura cinese” dimi- raggi X per verificare l’assenza di macroporosità da gas e da ri-
nuisce l’effetto di concentrazione delle tensioni; tale fase può tiro; in particolare, sui provini di resilienza se ne è verificata
essere stabilizzata nelle condizioni normali di raffreddamento, l’assenza nella zona adiacente all’intaglio. Analisi microstrut-
in modo particolare mediante l’aggiunta di Mn [10]. turali e frattografiche sono state eseguite sui campioni frattu-
La modifica eutettica delle leghe Al-Si-Mg mediante aggiunte di rati mediante microscopio ottico metallografico (OM) e
Sr ha un notevole effetto sulla microstruttura in quanto deter- microscopio elettronico a scansione (SEM) dotato di micro-
mina una riduzione delle dimensioni e del rapporto d’aspetto sonda EDS, con l’obiettivo di individuare l’effetto dei microco-
delle particelle di Si eutettico. Se confrontiamo le proprietà a stituenti sull’innesco e sulla propagazione della frattura
trazione di leghe non modificate con quelle di leghe modificate mediante analisi di profili e superfici di frattura.
mediante Sr, queste ultime manifestano una maggiore dutti-
lità, ma una lieve diminuzione del carico di snervamento [11]. MATERIALI E METODI
Quando getti in lega Al-Si-Mg sono realizzati per applicazioni Produzione della lega e realizzazione dei getti
industriali nel settore auto e moto, il trattamento termico T6 è Sono stati realizzati complessivamente n° 54 getti sperimentali
essenziale per garantire le necessarie proprietà; comporta in- in sabbia, di cui 27 in lega A356 e 27 in lega B356, ciascuno co-
fatti due importanti benefici: un incremento della duttilità e stituito da 2 provette. La composizione chimica media delle due
della tenacità a frattura attraverso la sferoidizzazione delle par- leghe colate è riportata in Tabella I; come si può chiaramente
ticelle di silicio eutettico ed un più elevato carico di snerva- notare la lega B356 presenta un tenore di Fe mediamente pari
mento per effetto della precipitazione di particelle fini Mg2Si a 0,07 wt%, molto inferiore rispetto al Fe contenuto nella lega
nella matrice primaria di α-Al [12]. Anche la prova di resilienza A356.
strumentata è una metodologia utile per la valutazione degli Le leghe sono state fuse in un forno ad induzione ad una tem-
effetti dei parametri di processo e della microstruttura sulla te- peratura pari a 750 ± 5°C.
nacità dinamica a frattura dei materiali ingegneristici. Diversi Successivamente le leghe sono state degasate con azoto, mo-
autori hanno valutato i benefici effetti della modifica mediante dificate mediante aggiunte di lega madre Al-10%Sr al fine di
Sr, dell’incremento della velocità di solidificazione, nonchè del raggiungere il target di 200 ppm di Sr nel bagno metallico e
trattamento termico T6 sulle proprietà ad impatto di getti in affinate tramite aggiunta di AlTi5B1. La composizione chimica
lega Al-Si-Mg realizzati mediante colata in conchiglia e LPDC delle leghe è stata opportunamente monitorata mediante spet-
[13,14,15]. troscopia ottica ad emissione (OES). Prima di eseguire la co-
Lo studio presentato è il risultato di una collaborazione di ri- lata sono stati prelevati due campioni, uno per ciascuna lega,
cerca tra il gruppo di Metallurgia del Dipartimento di Inge- e raffreddati in vuoto; a fine raffreddamento i campioni sono
gneria dell’Università di Ferrara e la Fonderia Scacchetti Leghe stati pesati in aria e in acqua e, tramite la legge di Archimede,
Leggere srl di San Felice sul Panaro (MO), allo scopo di appro- ne è stata calcolata la densità. Successivamente sono state ese-
fondire la conoscenza sul legame tra microstruttura e proprietà guite le colate utilizzando motte, ovvero stampi in sabbia, iden-
di getti in lega di alluminio. In particolare, sono stati realizzati tiche per entrambe le leghe; l’unico accorgimento è stato quello
getti sperimentali mediante colata in sabbia in lega A356 e in di posizionare “sottopelle” due raffreddatori in ghisa, in modo
lega B356, entrambe modificate allo Sr e aventi per loro defi- tale che il tratto centrale delle due porzioni di getto, da cui sono
nizione diversi tenori di Fe. Per poter focalizzare lo studio sul- state ricavate in seguito le provette, presentasse un effetto più
l’effetto del differente tenore di Fe, i getti prodotti con i due tipi evidente di affinamento del grano. Una immagine dei getti spe-
di lega sono stati sottoposti alle stesse diverse condizioni di rimentali ottenuti è mostrata in Figura 1. Eliminate le mate-
trattamento termico, in termini sia di tempi di solubilizzazione rozze e il sistema di colata dai 54 getti realizzati, sono state
sia di tempi di invecchiamento. Dai getti sono stati ricavati pro-
vini di trazione e di resilienza allo scopo di studiare le even-
tuali correlazioni di carattere microstrutturale e meccanico.
Dalle prove di trazione è stato possibile valutare i carichi di
snervamento e di rottura e l’allungamento percentuale a rot-
tura. Le prove ad impatto strumentate eseguite su provini
Charpy con intaglio a V hanno permesso di rilevare i valori
complessivi dell’energia assorbita, nonché dei due contributi
complementari dell’energia di nucleazione e di propagazione
della frattura. Per entrambe le leghe è stato possibile calcolare
il parametro microstrutturale della distanza interdendritica
secondaria, valutare dimensioni e distribuzioni degli inter-
metallici e la morfologia del silicio eutettico. E’ stato possibile,
inoltre, valutare la risposta del materiale, in termini di varia-
zione delle caratteristiche statiche e dinamiche, ai trattamenti
di invecchiamento in relazione a differenti tempi di solubiliz- FIG. 1 Getto sperimentale completo di materozze e
zazione e al tenore di Fe in lega. Sui getti e successivamente sistema di colata.
sui provini sono state inoltre effettuate indagini preliminari ai Casting with sprue and pouring system.
a b
FIG. 2 Classificazione delle famiglie di provette oggetto di indagine (a) lega A356, (b) lega B356.
Classification of samples (a) A356 alloy, (b) B356 alloy.
ricavate tutte le 108 provette che sono state sottoposte a trat- lega e realizzazione dei getti”, sono stati ricavati per lavora-
tamento termico di solubilizzazione e successivo invecchia- zione all’utensile complessivamente 54 provini di trazione se-
mento. La solubilizzazione è stata condotta a 540°C, seguita condo normativa ASTM E8-04, con valori di diametro e
da una tempra in bagno di acqua e glicole, termostatato alla lunghezza del tratto utile rispettivamente di 10 mm e 50 mm.
temperatura di 20°C; il passaggio dai 540°C ai 20°C del bagno Le prove di trazione sono state eseguite con macchina Ital-
di tempra è stato eseguito in 8 s. Dopo tempra, le provette sono Sigma con cella di carico di 20 kN.
state sottoposte ad invecchiamento artificiale alla temperatura Dalle restanti provette sono stati ricavati 54 provini Charpy di
di 160°C con successivo raffreddamento in aria calma alla tem- dimensioni 10 mm x 10 mm x 55 mm con intaglio a V, avente
peratura ambiente. I trattamenti termici sono stati differenziati profondità di 2 mm e raggio di fondo intaglio pari a 0,25 mm.
per quanto riguarda i tempi di solubilizzazione ed i tempi di Le prove ad impatto sono state effettuate secondo norma UNI
invecchiamento. Le temperature dei trattamenti termici sono EN ISO 14556:2003 mediante un pendolo strumentato CEAST
state monitorate mediante termocoppie di tipo K e un sistema da 50 J, particolarmente adatto per test sulle leghe leggere.
di acquisizione dati PICO LOGGER. L’apparecchiatura è in grado di misurare l’energia totale di im-
Per poter rintracciare i campioni all’interno di una popolazione patto (Wt), calcolata per integrazione della curva forza-sposta-
così vasta, è stato essenziale classificare i getti in 18 famiglie, mento e consente, inoltre, di distinguere i due contributi
9 per la lega A356 e 9 per la lega B356. Ciascuna famiglia com- complementari dell’energia al carico massimo (Wm) e del-
prende 6 provette grezze, 3 destinate alla realizzazione di pro- l’energia di propagazione della cricca (Wp), cioè l’energia as-
vini di trazione e 3 destinate alla realizzazione di provini di sorbita a partire dal carico di picco fino alla fine della prova,
resilienza. La classificazione prevede due lettere, la prima che considerata terminata quando il carico giunge al 2% del valore
indica la lega (A per la lega A356, B per la lega B356) e la se- di picco. Contemporaneamente, l’energia assorbita è stata cal-
conda definita incrementalmente in modo alfabetico (AA, AB, colata anche in maniera classica sulla base dell’angolo di risa-
AC,...AI, BA, BB, BC,...,BI). La classificazione così definita ha lita del pendolo (CV), registrando una leggera differenza pari
permesso di organizzare in maniera efficiente e razionale le a ≈ 0,15 J tra Wt e CV.
operazioni di trattamento termico. Ciascuna famiglia è stata Al fine di verificare l’assenza di difetti macroscopici, prima di
sottoposta a solubilizzazione e successivo invecchiamento se- procedere con le prove meccaniche tutti i provini sono stati sot-
condo le modalità sopra descritte, con tempi di solubilizzazione toposti ad indagine spettroscopica ai raggi X. Inoltre, ulteriori
di 2, 4 e 8 h e tempi di invecchiamento di 2, 4, e 6 h. Nello analisi chimiche mediante OES sono state eseguite sui saggi
schema di Figura 2 è riassunto in maniera sintetica il quadro ricavati dalla lavorazione meccanica dei provini per confer-
completo delle varie famiglie di provette e vengono chiarite le mare l’omogeneità di composizione chimica delle colate otte-
combinazioni dei tempi di solubilizzazione e di invecchiamento nute.
oggetto di indagine sperimentale.
Caratterizzazione microstrutturale
Caratterizzazione meccanica e prove non distruttive I campioni fratturati a trazione e ad impatto sono stati accura-
Prima e dopo ogni trattamento termico, sui campioni ricavati tamente sezionati e inglobati in resina fenolica termoindu-
dalle materozze del grappolo di colata sono state eseguite prove rente ed osservati al microscopio ottico metallografico a
di durezza Brinell con carico da 62,5 kgf secondo normativa diversi ingrandimenti. Nello specifico è stato utilizzato un mi-
UNI EN ISO 6506-1:2001. Queste prove in itinere hanno per- croscopio LEICA MEF4M dotato di telecamera JVC TK1380 e
messo di apprezzare qualitativamente l’andamento della du- del programma di acquisizione ed elaborazione di immagine
rezza del materiale allo stato grezzo, allo stato temprato Archive4Images v3.20b. E’ stata studiata, quindi, la micro-
post-solubilizzazione e allo stato invecchiato. Prove di durezza struttura e sono stati calcolati i valori medi dello SDAS con il
Brinell sono state effettuate anche sui campioni dopo l’esecu- metodo della linea intercetta su un numero ragionevole di mi-
zione delle prove di trazione e di impatto. surazioni per ottenere valori statisticamente affidabili. Per en-
Dalle provette di ciascuna famiglia, dopo aver eseguito i trat- trambe le prove, importanti informazioni sono state ricavate
tamenti termici secondo quanto descritto in “Produzione della dall’osservazione del profilo di frattura sulle modalità di svi-
RISULTATI E DISCUSSIONE
Analisi microstrutturali
Le prove di trazione e le prove di resilienza hanno fornito delle
utili informazioni sui meccanismi di frattura del materiale, ri-
spettivamente in condizioni statiche e dinamiche. La presenza
di fasi secondarie, quali ad esempio gli intermetallici di Fe,
gioca un ruolo fondamentale sulla variazione delle proprietà
meccaniche.
La microstruttura della lega osservata nelle provette è risul-
tata costituita da una soluzione solida primaria di α-Al e da
una struttura eutettica di alluminio e silicio. La fase primaria FIG. 3 Micrografia al microscopio ottico metallografico
α-Al nuclea nel liquido in forma dendritica, mentre le zone in- della lega A356 dopo trattamento termico
terdendritiche risultano costituite da una matrice eutettica con (campione AA).
dispersi composti intermetallici ricchi in Fe. La scala della mi- Optical micrograph of A356 alloy after heat treatment
crostruttura è stata caratterizzata mediante il parametro della (sample AA).
distanza interdendritica secondaria (SDAS). In Figura 3 è ri-
portata una micrografia della microstruttura tipica delle pro-
vette analizzate dopo trattamento termico: si nota chiaramente
come l’effetto della modifica allo Sr abbia consentito di otte-
nere particelle fibrose di silicio eutettico. Una morfologia fi-
brosa, o meglio globulare, del silicio eutettico determina un
incremento delle proprietà meccaniche della lega sia a trazione
sia ad impatto [11,15].
FIG. 6 Lega B356 (campione BA) - morfologia e dimensioni FIG. 7 Distribuzione media delle dimensioni dei composti
di intermetallici contenenti Fe. intermetallici.
B356 alloy (sample BA) - morphology and size of Fe-rich Average distribution of the size of intermetallic
intermetallics. compounds.
loro presenza è fortemente concentrata in piccole zone. Sono vi- Caratterizzazione meccanica
sibili anche particelle di α-AlFeMnSi con morfologia a blocco. Come già ampiamente discusso nella sezione “Produzione della
In Figura 7 sono diagrammate le distribuzioni delle dimensioni lega e realizzazione dei getti” le provette, ottenute per colata in
medie degli intermetallici di Fe relative alle due leghe. Nella sabbia in lega A356 e B356, sono state selettivamente soggette
lega A356 si riscontrano aghetti di fase β-AlFeSi di dimensioni a tre diversi tempi di solubilizzazione (2h, 4h, 8h) e a tre di-
notevoli, il cui valore medio, pari a 16,50 µm, è decisamente versi tempi di invecchiamento (2h, 4h, 6h) prima di essere la-
superiore rispetto ai 7,47 µm di lunghezza media dei precipitati vorate all’utensile e successivamente caratterizzate
presenti nella lega B356; inoltre, nel secondo caso, lo scosta- meccanicamente a trazione e ad impatto. Dall’analisi dei ri-
mento dalla dimensione media è più piccolo. sultati si è cercato di comprendere la risposta del materiale in
Come si può notare dalla micrografia di Figura 8, nella lega relazione alla sequenza dei trattamenti termici.
A356 le analisi metallografiche hanno permesso inoltre di ri-
levare la presenza di un numero molto elevato di precipitati di Resistenza a trazione
fase β-AlFeSi in zona interdendritica in corrispondenza di mi- I risultati delle prove a trazione, in termini di tensione di rottura
croporosità da ritiro, che si formano nel materiale in fase di so- (σr), tensione di snervamento (σp) e allungamento percentuale a
lidificazione per effetto di questi ultimi [6]. rottura (A%), sono stati messi in correlazione con i tempi di solubi-
FIG. 8
Intermetallici di β-AlFeSi in
corrispondenza di una porosità da
ritiro (campione AD).
β-AlFeSi intermetallics in a shrinkage
porosity (sample AD).
FIG. 9
Linee di tendenza della
tensione di rottura al
crescere dei tempi di
invecchiamento, a parità di
tempo di solubilizzazione
(2h).
Trendlines of tensile strength
with increasing times of aging,
at the same time of
solubilization (2h).
TAB. II
Coefficienti angolari delle
Solubilizzazione 2h Solubilizzazione 4h Solubilizzazione 8h
linee di tendenza delle coefficiente angolare
proprietà tensili per i vari
σr [MPa] 14,36 12,125 14,70
σp [MPa]
tempi di solubilizzazione al
crescere dei tempi di A356 22,787 24,325 22,725
invecchiamento. A% -1,02 -1,025 -0,825
σr [MPa]
Angular coefficients of the
tensile properties’ trendlines, 12,96 11,175 16,51
for different times of B356 σp [MPa] 23,02 22,82 23,815
solubilization with increasing A% -1,18 -2,79 -1,155
times of aging.
FIG. 10
Linee di tendenza di Wt al
crescere dei tempi di
invecchiamento, a parità di
tempo di solubilizzazione
(2h).
Trendlines of Wt with
increasing times of aging, at
the same time of
solubilization (2h).
FIG. 11
Linee di tendenza di Wp% al
crescere dei tempi di
invecchiamento, a parità di
tempo di solubilizzazione
(2h).
Trendlines of Wp% with
increasing times of aging, at
the same time of
solubilization (2h).
Wt [J] 9,75 8,13 6,86 9,95 7,77 6,46 10,66 8,99 8,02
B356 Wp [J] 6,20 5,22 4,37 6,10 4,86 3,87 6,46 5,82 4,96
Wp% 63,53 64,14 63,70 61,29 62,52 59,93 60,62 64,70 61,90
TAB. III Valori medi di Wt, Wp e Wp% per i vari tempi di solubilizzazione al crescere dei tempi di invecchiamento.
Average values of Wt, Wp e Wp% for different times of solubilization with increasing times of aging.
Prove di durezza vecchiamento (≈ 47%). Dopo l’esecuzione delle prove meccaniche,
Le prove di durezza Brinell sono state effettuate in itinere sulle sui provini di trazione sono state effettuate misure di durezza Bri-
provette allo stato grezzo, prima e dopo ogni trattamento termi- nell in modo da poter individuare una eventuale correlazione tra
co, in modo tale da potere apprezzare qualitativamente l’andamento la durezza del materiale e il tenore di Fe in lega. I valori medi del-
della durezza dei materiali allo stato di getto, allo stato solubilizzato le prove, con relative deviazioni standard, sono riassunti in Fi-
e allo stato invecchiato. Si è potuto osservare un leggero aumento gura 12 e si può notare come, a parità di condizione di trattamento
della durezza dopo la solubilizzazione per tutti i tempi di tratta- termico, il maggiore tenore di Fe della lega A356 determini un
mento (≈ 3%) e un consistente aumento dopo il successivo in- incremento della durezza del materiale rispetto alla lega B356.
FIG. 12
Correlazione tra durezza
Brinell e trattamento
termico per lega A356 e
lega B356: la deviazione
standard è presente come
barra di errore.
Correlation between Brinell
hardness and heat treatment
for A356 and B356 alloys: the
standard deviation is shown
as error bar.
FIG. 13
Micrografia ottica del
profilo di frattura di un
campione di resilienza
(campione AC).
Optical micrograph of the
fracture profile of an impact
strength sample (sample AC).
Analisi del profilo e della superficie di frattura ritiro direttamente affioranti sulla superficie di frattura, come
In Figura 13 è mostrata una micrografia al microscopio ottico si può osservare in Figura 15.
metallografico relativa al profilo di frattura di un campione di L’analisi al SEM della superficie di frattura ha rivelato la natura
resilienza. Si può osservare che la frattura si è sviluppata se- transcristallina della frattura stessa, sia per i campioni di re-
condo un percorso prevalentemente interdendritico seguendo silienza sia per quelli di trazione. Come si evince dalla micro-
il bordo delle dendriti della soluzione solida α-Al. Sono state ri- grafia di Figura 16, la superficie dei campioni fratturati a
scontrate anche cricche secondarie parallele alla frattura prin- trazione si presenta prevalentemente duttile, con presenza di
cipale e normali allo stato di tensione indotto dalla presenza dimples, dovuti alla coalescenza e rottura di microvuoti, anche
dell’intaglio a V [16]. In Figura 14 si nota la presenza sulla su-
perficie di frattura di particelle intermetalliche di β-AlFeSi,
se sono presenti alcune zone di rottura per clivaggio [17]. In Fi-
gura 17 si può notare sulla superficie di frattura di un provino
nonché la frattura di particelle di silicio eutettico, dure e fragili. di resilienza la presenza di una porosità da ritiro e il percorso
Nel caso dei campioni fratturati a seguito della prova di tra- interdendritico del cammino di frattura.
zione si è potuto constatare un profilo in prevalenza interden-
Su tutti i campioni analizzati si è rilevata la presenza di inter-
dritico con la presenza di dendriti fratturate e di porosità da
metallici di Fe sulla superficie di frattura in posizione inter-
dendritica o affioranti dalla porosità da ritiro. Un esempio è
riportato in Figura 18 per un campione fratturato ad urto; la
microsonda EDS ha consentito di verificare che si tratta di un
precipitato intermetallico α-AlFeMnSi.
FIG. 15 Particolare del profilo di frattura di un campione di FIG. 17 Presenza di porosità da ritiro interdendritico sulla
trazione (campione BC) - Presenza di porosità da superficie di frattura di un campione di resilienza
ritiro. (campione AA).
Fracture profile of a tensile sample (sample BC) - Presence of interdendritic shrinkage porosity on the
Presence of shrinkage porosity. fracture surface of an impact strength sample (sample
AA).
FIG. 18 Micrografia SEM di un precipitato intermetallico α-AlFeMnSi con relativo spettro EDS (campione AD).
SEM micrograph of a α-AlFeMnSi intermetallic compound with EDS spectrum (sample AD).
RINGRAZIAMENTI [6] S.G. Shabestari, Mater. Sci. Eng. A 383 (2004) 289-298
L’autore ringrazia la Fonderia Scacchetti Leghe Leggere srl di [7] B. Suarez-Pena and J. Asensio-Lozano, Scripta Materialia 54
San Felice sul Panaro (MO) per aver fornito il materiale oggetto (2006) 1543-1548
[8] A. Couture, AFS Cast Metals Journal 6 (1981) 9-17
della sperimentazione e per la disponibilità e il supporto pra-
[9] L.A. Narayan et al. Metall. Mater. Trans. A 25A (1995) 1761
tico nella realizzazione dei getti. Un ringraziamento partico- [10] S.G. Shabestari et al., Int. J. Cast Met. 15 (2002) 15
lare va anche al Dr. Paolo Bergamini per il contributo [11] Q.C. Wang, Metall. Mater. Trans. A 34A (2003) 2887-2899
all’attività sperimentale e all’analisi dei risultati. [12] D.L. Zhang et at., J. Light Met. 2 (2002) 27-36
[13] S. Murali et al., Mater. Sci. Eng. A 151 (1992) 1-10
RIFERIMENTI [14] S. Shivkumar et al., J. Mater. Eng. Perform. 3 (1994) 83-90
[1] O. El Sebaie et al., Mater. Sci. Eng. A 480 (2008) 342-355 [15] M. Merlin et al., J. Mater. Proc. Technol. 209 (2009) 1060-1073
[2] K.T. Kashyap et al., Mater. Sci. Technol. 9 (1993) 189-203 [16] F. Berto et al., Int. J. Fract. 127 (2004) 265-282
[3] G.K. Sigworth et al. AFS Trans. 97 (1989) 811-823 [17] M. Warmuzek, Aluminium-Silicon Casting Alloys: Atlas of Micro-
[4] R.E. Spear and G.R. Gardner, AFS Trans. 71 (1963) 209-215 fractographs, 1th ed., ASM International, (2004)
[5] C.H. Càceres et al., Mater. Sci. Eng. A 197 (1995) 171-179
Abstract
Effect of iron content and of heat treatment on the microstructural
and mechanical properties of Al-Si-Mg foundry alloys
Keywords:
aluminium alloys, foundry, microstructure, mechanical properties, heat treatments
Due to the high strength/weight ratio, good castability, corrosion and wear resistance and high mechanical properties, Al-Si al-
loys are the most widely used alloys in the automotive field. Their mechanical properties are influenced by the chemical compo-
sition (i.e. the Si, Mg and Cu content), the presence of Fe and other defects such as inclusions and porosity. The solidification and
the heat treatment conditions are also important for obtaining the desired mechanical characteristics.
The correlation between mechanical properties and microstructure of Al-Si-Mg castings are strongly dependent on the secondary
dendrite arm spacing (SDAS) and on the morphology and distribution of eutectic silicon particles. In Al-Si foundry alloys the Fe
content is generally considered negative because of his tendency to form harmful intermetallic compounds.
In this study the effect of the Fe content and the heat treatment on mechanical and microstructural properties of two Al-Si-Mg
foundry alloys is presented. Experimental sand castings in Sr-modified A356 and B356 alloys have been produced and subjec-
ted to different heat treatment conditions, in terms of both solubilization and aging times. Tensile test samples and Charpy sam-
ples for instrumented impact strength tests have been machined from the castings. The yield strength, the ultimate tensile
strength and the percentage of elongation at fracture have been obtained from the tensile tests. The impact properties, such as
total absorbed energy, crack nucleation and propagation energies, have been determined, too. All these mechanical properties have
been correlated to the heat treatment conditions and to the Fe content. For both alloys the microstructural parameter of the se-
condary dendrite arm spacing, the size and distribution of intermetallics compounds and the morphology of the eutectic silicon
have been evaluated. On both the castings and the machined samples, preliminary X-ray analysis have been performed in order
to verify the absence of gas and shrinkage porosities. Microstructural and fractographic analysis have been carried out on the
fractured samples by means of optical microscopes (OM) and scanning electron microscopes (SEM) with energy dispersive X-ray
spectroscopy (EDS); the effect of microconstituents on crack nucleation and propagation have been studied through the analysis
of the fracture profiles and surfaces.