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Master in Prevenzione dei rischi e gestione della sicurezza del lavoro. Safety Management I
L'incidente stradale è definito dalla convenzione di Vienna sul traffico stradale del 1968 come “un evento in cui
rimangano coinvolti veicoli, esseri umani o animali, fermi o in movimento, e dal quale derivino lesioni a cose, animali,
o persone.1”, definizione integrata dal Codice della Strada Italiano, approvato con Decreto Legislativo 30 aprile 1992,
n.285 che considera incidenti stradali anche quelli da cui derivino solo danni a cose. Il fenomeno degli incidenti
stradali è un tema al centro delle problematiche odierne, in termini sanitari, giudiziari, di costi sociali, economici e
morali. Per l’Oms2 sono la nona causa di morte nel mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e
i 19 anni e la seconda per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate contromisure,
entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità. Il peso di questo problema non è distribuito
in maniera uniforme ed è fonte di una crescente disuguaglianza tra i diversi Paesi, con svantaggi socio-economici delle
categorie di persone più a rischio. In questi anni sono state eseguite molte analisi ed elaborazioni di questo fenomeno
non solo a livello nazionale e locale ma anche a livello mondiale ed europeo. Sappiamo già quali possono essere gli
eventuali comportamenti alla guida, che potrebbero apportare quel “rischio d’incidente” da evitare, a titolo
esemplificativo e non esaustivo:
A tutti questi elementi, considerati comunemente causa d’incidenti stradali, bisogna aggiungere fenomeni come la
nebbia, la pioggia, il ghiaccio, lo status delle strade (strade con buche, incroci mal segnalati, alberi pericolosi situati ai
bordi delle strade, segnaletica orizzontale pressoché inesistente) e così via. C’è poi da tenere presente l’incoscienza
giovanile, lo sballo del sabato sera, ecc. Insomma molteplici le variabili da tenere in considerazione per un’adeguata
valutazione dell’evento in questione; variabili che sono per lo più le stesse su tutto il territorio nazionale e non solo..
Con riferimento alle conseguenze, gli incidenti stradali si possono classificare in tre grandi macro-categorie:
1
Tratto da sito http://it.wikipedia.org/wiki/Incidente_stradale data consultazione 24 dicembre 2014
2
Organizzazione mondiale della sanità (OMS, o World Health Organization, WHO in inglese), agenzia specializzata dell'ONU per la salute, è stata
fondata il 22 luglio 1946 ed entrata in vigore il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra.
3
la distanza giusta va calcolata dividendo la velocità per 10, moltplicato per 3...esempio 100Km/h:10= 10 x 3= 30 mt
4
Tratto da sito https://www.drivingskillsforlife.it/ data consultazione 24 dicembre 2014
2 di 9
Da cui ne consegue una classificazione che tiene conto delle dinamiche nella fattispecie :
Tamponamento, urto: ( frontale, laterale, urto frontale – laterale, contro ostacolo), investimento, fuoriuscita dalla sede
stradale
Prendendo in considerazione gli ultimi dati statistici INAIL5 si evince che la prima causa di morte sul lavoro (le
cosiddette morti bianche), nonostante la loro lenta ma costante diminuzione nel corso degli anni, è data dagli incidenti
stradali (i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti sul
lavoro a tutti gli effetti.) pari al 53,2% degli infortuni mortali complessivi nel quinquennio 2009-2013, siano essi
avvenuti durante il lavoro stesso o in itinere 6 (cioè durante gli spostamenti fatti per andare da casa al lavoro e
viceversa), nonché pari al circa 12% delle morti complessive avvenute su strade (tavole statistiche ISTAT 7 ) nel
quinquennio 2009-2013, 11,5% circa nel solo 2013. In effetti, il fatto che la maggior parte degli infortuni mortali sul
lavoro siano derivanti da incidenti stradali è un’informazione forse poco nota, nonostante l’importanza che
evidentemente possiede. L’elaborato appunto, nasce con l’obiettivo basico di asserire senza fraintendimento quanto
detto mettendo in correlazione quelli che sono8:
Analisi I: Morti incidenti stradali Vs. morti sul lavoro da incidenti stradali
6.000
4.237 4.114 3.860 3.753 3.385
4.000
ANNI MORTI INCIDENTI STRADALI COMPLES MORTI SUL LAVORO DA INCIDENTI STRADALI COMPLES
2009 4.237 607
2010 4.114 518
2011 3.860 450
2012 3.753 427
2013 3.385 392
Come si può denotare nel quinquennio 2009-2013 su 19349 morti da incidente sulle strade il 12%, circa ovvero 2394 e
caratterizzato da morti sul lavoro derivati da incidenti stradali. La media annua dei morti su strada è di circa 193
morti/regione e di circa 24 morti/regione sul lavoro derivanti da incidente su strade quindi parliamo del 12% circa dei
morti sul lavoro che avvengono su strada. Dati orripilanti, che nonostante tutto dispensano piccole tenuità: nel lasso
2012-2013 il calo dei morti su strada è stato di circa il -10%., - 8% i morti sul lavoro derivanti da incidenti stradali.
5
L’Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (INAIL) è un ente pubblico non economico
italiano, sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano.
6
art. 2 DPR 1124/65 integrato dall’ art. 12 Decreto Leg.vo. 38/2000
7
L'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) è un ente di ricerca pubblico italiano, le cui attività comprendono: censimenti sulla popolazione,
censimenti sull'industria, sui servizi e sull'agricoltura, indagini campionarie sulle famiglie (consumi, forze di lavoro, aspetti della vita quotidiana,
salute, sicurezza, tempo libero, famiglia e soggetti sociali, uso del tempo ecc.) e numerose indagini economiche (contabilità
nazionale, prezzi, commercio estero, istituzioni, imprese, occupazione, etc.). Fu istituito come Istituto Centrale di Statistica nel 1926 (legge 9 luglio
1926, n. 1162), durante il Fascismo, per raccogliere, in forma organizzata, alcuni dati essenziali riguardanti lo Stato. È stato in seguito riorganizzato,
con il decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322 che ha istituito il Sistema Statistico Nazionale (SISTAN) e ha dettato norme sui compiti e
l'organizzazione dell'ISTAT, cambiandone tra l'altro la denominazione in Istituto nazionale di statistica.
8
I dati eleborati sono stati acquisiti da FONTI ISTAT http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_ FONTI INAIL
http://www.inail.it/internet/default/Statistiche/Bancadatistatistica/index.html data consultazione 24 dicembre 2014
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Elementi dunque, che nonostante tutto, hanno subito un calo significativo nel corso degli anni, seppur le molteplicità
che generano tal misfatti, dovuto a molteplici fattori tra cui a titolo esemplificativo e non esaustivo:
adeguati progetti di sensibilizzazione pubblica e/o interni aziendali e relativo recepimento dalle parti in causa
adeguato sistema di controllo con conforme apparato sanzionatorio
maggior efficienze delle infrastrutture e degli apparati di intervento e/o pronto intervento
avanzamento tecnologico e maggior effcienza nonchè sicurezza dell’apparato automobilistico e/o stradale9
1500
1050 969 899 860
1000 719
607 518 450 427 392
500
0
2009 2010 2011 2012 2013
ANNI MORTI SUL LAVORO COMPLESSIVI MORTI SUL LAVORO DA INCIDENTI STRADALI COMPLES
2009 1050 607
2010 969 518
2011 899 450
2012 860 427
2013 719 392
9
I trend dei paesi in via di sviluppo sono tali da valutare che nel prossimo futuro (2020) il numero di morti andrà presumibilmente a raddoppiare.
Nelle società occidentali, il fenomeno ha dimensioni e particolarità tali da essere considerato il problema sanitario e sociale del prossimo futuro,
principalmente per il fatto di costituire prima causa di morte e di ricovero ospedaliero della popolazione “attiva” .
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4.497
MORTI SUL LAVORO DA
INCIDENTI STRADALI
COMPLES
Le rappresentazione grafiche si commentano da sé…Malgrado questo la nostra società percepisce un rischio inferiore a
quello oggettivo per le conseguenze della mobilità su infrastrutture stradali e non solo. La sicurezza del cittadino viene
normalmente percepita esclusivamente come sicurezza di fronte all’illegalità (morti omicidio colposo /o
preterintenzionali) .Come si può denotare nel quinquennio 2009-2013 su 4497 morti sul lavoro, 2394 ovvero il 53.2%
sono caratterizzati dall’essere morti sul lavoro derivati da incidenti stradali. (Il restante 46,8 % è dovuto dalle morti
derivanti dai rischi e/o imprevisti delle attività lavorative di carattere routinario e/non). Tale dato esposto pocanzi e
caratterizzato dalla somma derivante da :
morti sul lavoro in itinere con o senza mezzo
morti sul lavoro dovuti ad incidente stradale con mezzo
La media annua dei morti sul lavoro è di circa 45 morti/regione e di circa 24 morti/ regione sul lavoro derivanti da
incidenti stradali. I dati INAIL mostrano una riduzione degli infortuni sul lavoro, che prosegue la tendenza positiva
avviata già negli anni precedenti. Se si considera il lasso temporale 2012-2013 si annovera :
La riduzione degli infortuni, in percentuale, è comunque più significativa della riduzione del numero di occupati che
purtroppo si è avuta a causa della crisi economica, per cui si evidenzia in ogni caso un importante e positivo
miglioramento della sicurezza sul lavoro. In ogni caso, si tratta di un dato che trova conferma anno dopo anno: la prima
causa di morte sul lavoro è data dagli incidenti stradali, siano essi avvenuti durante il lavoro stesso o in itinere. Come
asseverato antecedentemente il fatto che la maggior parte degli infortuni mortali sul lavoro siano derivanti da incidenti
stradali è una informazione forse poco nota, nonostante l’importanza che evidentemente possiede. Quello che si
necessità è di una maggior attenzione alla questione degli spostamenti su strada.
Umbria 75 79 61 50 61 326
Trentino Alto Adige 60 59 58 73 59 309
Basilicata 46 48 37 51 22 204
Molise 21 28 19 19 26 113
Valle d'Aosta 8 11 9 11 7 46
Regione più pericolosa della penisola Italica nel quinquennio 2009-2013 è la Lombardia e non a caso è la regione più
popolosa, con 9.826.141 abitanti. La popolazione lombarda costituisce circa il 16% della popolazione nazionale ed è
fortemente concentrata nella fascia dell'alta pianura e pedemontana: in particolar modo nelle province di Milano,
Brescia, Bergamo, Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza. La Lombardia è anche la regione col più alto tasso di
presenza straniera: quasi un quarto di tutti gli stranieri residenti in Italia. Su 2671 morti da incidente sulle strade circa il
15%, ovvero 398 è caratterizzato da morti sul lavoro derivati da incidenti stradali. La media annua dei morti su strada è
di circa 534 morti e di circa 80 morti sul lavoro derivanti da incidente su strade. Dati, che nonostante tutto dispensano
una riduzione degli infortuni sul lavoro da incidente nonché dei morti su strada , che prosegue quindi la tendenza
positiva nazionale.
Analisi IV: Ripartizione tipologica per genere delle cause di morte sul lavoro derivante da circolazione in strada
GENERE FEMMINILE
GENERE MASCHILE
Denotando gli esplosi si acuisce che per quanto concerne il genere femminile la tipologia di decesso sul lavoro
derivante da circolazione in strada che provoca più vittime è l’incidente itinere con mezzo con ben 194 (64%) morti nel
quinquennio 2009-2013, circa 39 vittime/anno, 28 nel 2013. Tipologia di decesso che prova maggiori vittime per
quanto riguarda il genere maschile invece, è l’incidente stradale con mezzo con 1161(55%) nel quinquennio 2009-2013,
186 nell’anno 2013, e con una media anno di circa 232 vittime/anno Il genere esposto più esposto ad essere vittima
della strada è il sesso maschile.. Che acquisisce il record negativo di una percentuale pari all’ 87% dei morti su
incidente stradale (2095).Asaps.it, portale informativo sulla sicurezza stradale in un articolo del 2012 10 afferma: “le
donne al volante più brave degli uomini. Le donne provocano meno incidenti e parcheggiami meglio E sono meno piratasse!
Solo nel 10% delle piraterie la bandana è rosa”A confermarlo, ancora una volta, è una nuova ricerca australiana condotta
da una delle maggiori società di assicurazione auto, la Aami. I dati delle denunce mostrano che gli incidenti degli
10
Tratto da sito http://www.asaps.it/36343-
Donne_al_volante_pi%C3%B9_brave_degli_uominiLe_donne_provocano_meno_incidenti_e_parcheggiami_meglioE_sono_meno_piratasse!_Solo_n
el_10__delle_piraterie%C2%A0_la_bandana_%C3%A8_rosaLa_le...html data consultazione 24 dicembre 2014
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uomini tendono ad essere più gravi, hanno una maggiore probabilità di essere coinvolti in scontri frontali, ribaltamenti e
incidenti causati da perdita di controllo, oltre a collisioni con pedoni, ciclisti e animali. Le donne invece sono causa di
incidenti assolutamente meno gravi, come la classica marcia indietro contro oggetti fermi. E le conclusioni concordano
con le statistiche delle lesioni riportate: gli uomini hanno una probabilità tripla rispetto alle donne di restare uccisi sulle
strade, e la tendenza e in via di peggioramento. Lo psicologo americano John Cheetham11, afferma che tutto ciò è
dettato da fattori biologici che influiscono sullo status comportamentale del genere. "La consapevolezza di sé e la
responsabilità sociale tendono a essere più pronunciate fra le donne, mentre gli uomini sono biologicamente più
aggressivi, più impazienti e più portati a oltrepassare i limiti. Le donne usano più parti del cervello per svolgere i
compiti, e le differenze fra i sessi nell'elaborazione neurologica tendono a favorire le donne 12".
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che ... impediscono il pieno sviluppo
della persona umana (Art 3 della Costituzione italiana)”
Dal 1896, anno in cui le statistiche ufficiali registrano il primo morto per incidente stradale con veicolo a motore a
Londra, ad oggi si stima che siano morti per incidente stradale un numero imprecisato compreso tra i 30 milioni e i 50
milioni di persone in tutto il mondo. L’adozione del veicolo a motore in qualità di mezzo privato rischia di divenire “la
più grande sciagura abbattutasi sull’umanità 13 ” tra tutte quelle causate dall’uomo stesso. La strada può essere
considerata una parentesi comune a tutti i lavoratori e non solo, un momento in cui si è particolarmente vulnerabili per
colpa della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e/o dei turni pesanti. I dati Inail dicono che gli infortuni
stradali sono di gran lunga la prima causa delle cosiddette morti bianche. La circolazione stradale è mediamente più
rischiosa anche quando si fanno confronti con i settori produttivi a più alta frequenza di infortuni. Della rilevanza del
fenomeno degli incidenti stradali come causa delle morti bianche si è preso atto a seguito della ristrutturazione delle
procedure Inail di acquisizione dei dati sulla base della metodologia Esaw 14 (European Statistics on Accidents at
Work)di cui la messa a regime del nuovo sistema è stata effettuata nell’anno 2005. In ampia misura, dunque, il tema
della sicurezza stradale coincide con quello della sicurezza sul lavoro . Ma quello che si necessità oggi è di contributi
atti creare una maggiore consapevolezza sulle vittime degli incidenti stradali a carico degli spostamenti casa-lavoro e
degli spostamenti stradali sul lavoro che interessa buona parte della popolazione, favorendo una maggior collaborazione
tra gli attori interessati. L’utilizzo della soluzione auto, in molti casi, è obbligata da condizionamenti urbanistici ed
organizzativi del lavoratore o del lavoro stesso. L’incidentalità in orario di lavoro è un fenomeno grave, influenzato
anche da fattori psico-fisici. Il trasporto collettivo è una valida alternativa soprattutto nelle realtà urbane e metropolitane
nelle quali si concentra l’incidentalità stradale: gli interventi di sostegno al Trasporto Pubblico Locale debbono essere
integrati e coordinati in modo sistemico: il presupposto a tutto è la diffusione di una sensibilità e cultura della sicurezza
stradale nei cittadini e, in primis, nei decisori e nei tecnici tra i quali i mobility manager , ovvero coloro che definiscono
gli spostamenti dei dipendenti. Una strategia idonea dovrebbe dunque “promuovere e sensibilizzare la popolazione
all’utilizzo del trasporto collettivo, in particolare a valorizzare la ferrovia in quanto modalità a bassa incidentalità ed a
basso impatto ambientale, introducendo azioni di coordinamento dei sistemi gomma-ferro, nella logica della ‘co-
modalità’ ossia dell’integrazione efficace ed efficiente tra i modi di trasporto, oltre a promuovere la sicurezza sia come
provvedimenti sia come ‘cultura’ e responsabilità comportamentale”.L’attenzione che i datori di lavoro e responsabili
aziendali della sicurezza devono rivolgere alla questione degli spostamenti su strada dei propri dipendenti deve
aumentare e portarsi a livelli di eccellenza, superando quanto previsto dalla normativa sul lavoro.Le aziende quindi,
possono “superare” quanto non individuato dalla normativa di base allo scopo di accrescere la sicurezza su strada dei
propri dipendenti, magari in modo professionale con l’implementazione di modelli di organizzazione e gestione
aziendali conformi allo standard OHSAS 18001, o meglio ancora allo standard ISO 39001 sistema di gestione per la
riduzione del rischio stradale.
Lo standard ISO 39001 Road Traffic Safety Management Systems
I governi, le autorità stradali, i gruppi di sicurezza e le società private si sono dimostrati interessati a sviluppare uno
standard di riferimento per far fronte al numero crescente di morti e infortuni che si verificano ogni anno sulle strade.Lo
standard ISO 39001 Road Traffic Safety Management Systems (non ancora tradotto in italiano) è stato creato per
ridurre gli incidenti gravi e mortali sulla strada ed è parte delle azioni proposte dalle Nazioni Unite all’interno del
programma “United Nations Decade of Action for Road Safety”.Esso identifica uno standard di gestione per la
riduzione del rischio stradale di una qualsiasi organizzazione. Lo standard può essere utilizzato per la certificazione, per
una auto-dichiarazione oppure semplicemente come linea guida per stabilire, attuare e migliorare un sistema di gestione
11
Tratto da sito http://www.fondazioneania.it/export/sites/fondazione/it/pubblicazioni/Statistiche/Le_donne_e_incidentalita_stradale_2011.pdf data
consultazione 24 dicembre 2014
12
Tratto da sito http://www.fondazioneania.it/export/sites/fondazione/it/pubblicazioni/Statistiche/Le_donne_e_incidentalita_stradale_2011.pdf data
consultazione 24 dicembre 2014
13
E.J. Mischan
14
Il sistema di codifica ESAW, adottato da INAIL a partire dal gennaio 2001, è un sistema orientato a descrivere la dinamica del fenomeno
infortunistico per mezzo della valorizzazione di 8 variabili (le circostanze immediatamente precedenti l’infortunio, tipo luogo, tipo lavoro, attività
fisica specifica), la deviazione della norma, la modalità della lesione), che combinate con altre informazioni relative allo stesso caso e riguardanti
infortunato ed azienda possono rappresentare interessanti chiavi di lettura dell’accaduto e quindi fornire suggerimenti pratici e mirati al preventore.
9 di 9
dedicato alla sicurezza stradale. La norma ISO 39001, pubblicata nel 2012, si ispira esplicitamente al modello PDCA
(Plan-Do-Check-Act) ovvero «Pianificare-Attuare-Verificare-Agire. E’ certificabile, ovvero è possibile ottenere, da un
organismo di certificazione accreditato che operi entro determinate regole, attestazioni di conformità ai requisiti in esso
contenuti. Certificarsi secondo la norma ISO 39001 non è obbligatorio, ma è frutto della scelta volontaria
dell'azienda/organizzazione che decide di stabilire/attuare/mantenere attivo/migliorare un proprio sistema di gestione
per la riduzione del rischio stradale. È inoltre importante notare come la certificazione non attesti una particolare
prestazione in termini di sicurezza stradale, ma piuttosto stia a dimostrare che l'organizzazione certificata ha un sistema
di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti sul rischio stradale derivanti dalle proprie attività, e ne ricerchi
sistematicamente il miglioramento. I requisiti previsti nella norma sono del tutto generali, applicabili a qualsiasi tipo di
organizzazione e schematizzabili secondo il modello del miglioramento continuo (P-D-C-A). All’estero le realtà in
possesso della certificazione ISO 39001 sono una moltitudine. In Italia vi è un recepimento più lento (dovuto anche alla
crisi economica che affligge la Nazione), ma le aziende più lungimiranti e soprattutto con più disponibilità in termini
economico-professionali, nonché attente alla sicurezza del proprio personale si sono già messe “sulla buona strada” .Le
stesse imprese infatti, possono avere benefici immediati, dati dalla riduzione dei premi assicurativi come quelli relativi
alla responsabilità civile o agli stessi contributi INAIL. E ciò, oltre a porre le basi per una riduzione dei costi nel medio-
lungo termine può apportare migliorie nonché adeguata sensibilizzazione per quanto concerne lo spostamento stradale
dei dipendenti con o senza flotta aziendale. Insomma, con l'adozione dell’approccio strutturato e olistico proposto dalla
ISO 39001, le organizzazioni saranno in grado di migliorare i loro risultati nella gestione del traffico e di adeguarsi alle
leggi vigenti.15
E’ un’ espressione che non indica un sistema organizzativo o un dispositivo fisico per la sicurezza stradale, ma una
visione, appunto, con l’obiettivo di azzerare del tutto le vittime degli incidenti stradali. Approccio che sta avendo molto
riscontro negli Stati Uniti d’America:
a New York, città che vanta circa 250-300 morti/anno per gli incidenti e circa 50.000 feriti ha abbracciato la Vision
Zero con determinazione, riducendo il limite di velocità a 40 km/h su tutte le strade della città.
A San Francisco, in risposta al crescente numero di feriti e di morti legati al traffico, gruppi di cittadini ed
associazioni hanno chiesto alla città di adottare formalmente la Vision Zero per finanziare, progettare ed attuare
iniziative sul controllo dell’applicazione completa e corretta del codice stradale e sui programmi di formazione e
istruzione per tutti gli utenti della strada, focalizzandosi sui guidatori che trascorrono il maggior numero di ore sulla
strada e sono coinvolti in un numero notevole di incidenti.
Altre città U.S.A (Philadelphia, Chigago, Portland) nonché nazioni del Vecchio continente come la Svezia, stanno
spingendo molto su questo approccio, sull’onda di iniziative promosse direttamente dalle amministrazioni o di spinte
provenienti dai cittadini; molti anche i convegni che si stanno organizzando al fine di esaminare i vantaggi di un
approccio concreto, mediante la condivisione d’ esperienze da coloro che sono i Pionieri.
In Italia, Vision Zero è una espressione ancora semi-sconosciuta, anche se la bozza del nuovo Piano Nazionale della
Sicurezza Stradale (PNSS) ne richiama l’esistenza e propone un approccio tutto sommato più “sistemico” , nell’ottica di
affrontare il problema degli incidenti stradali con interventi che tocchino a 360° tutti gli aspetti rilevanti, senza
procedere solo con iniziative di tipo “puntuale”, valide su singoli aspetti ma non inquadrate in una strategia
complessiva. In ogni caso, al di là delle buone intenzioni che trapelano dalle pagine del PNSS, la vera intenzione di
affrontare seriamente e professionalmente il problema la si potrà riscontrare solo al momento del finanziamento del
piano stesso, che richiederà uno sforzo ed un ammontare di risorse adeguati rispetto all’entità del problema.
15
Una ricerca internazionale promossa dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha registrato dati allarmanti:
Oltre 1,3 milioni di morti sulle strade di tutto il mondo e oltre 50 milioni di incidenti gravi ogni anno.
Negli ultimi anni l’aumento di incidenti stradali mortali è stato del 65%; si stima che entro il 2030 questa sarà una delle prime 5 cause di
morte a livello mondiale.
Senza interventi mirati si stima che nel 2020 le morti causate da incidenti stradali saranno circa 1,9 milioni all’anno.
Solo il 15% degli stati ha una normativa relativa a questi fattori di rischio: limiti di velocità, guida in stato di ebbrezza, utilizzo di casco e
cinture, seggiolini per bambini.