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R O M E O BELLOTTI
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BIBLIOTECA CIVICA - VARESE

Sala

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MICHELE C. CATALANO
ROME O BELLOTTI
GERARDO FRACCARI

IL "KODO„ E LA CONCEZIONE
FASCISTA DELLO STATO

Q u ad ern i d ella " S c u o la di M istica


Fascista Sandro Italico M u sso lin i,,
ed iti a cura della rivista " D ottrina
Fascista „ sotto le d irezio ne di V ito
M usso lini, F e rn a n d o M e zza so m a ,
N icco lò G ia n i - Serie A n n o XVII
IL " K O D O „ : FILOSOFIA
NIPPONICA DELLO STATO
1. Introduzione
L ’intesa fra l’O ccidente e l ’O riente, auspicata
dal D uce, è la razionale soluzione del form ida­
bile problem a che torm enta l ’um anità, l ’unico,
ad ogni m odo, che possa elim inare le incognite
d e ll’avvenire.
G li A m ici del G iappone, però, com e altri
orientali, non si m ostrano lusingati della ricca bi­
bliografia occidentale che li riguarda, in quanto
lam entano la superficialità dim ostrata d a molti
scrittori i quali nort si sono preoccupati di pene­
trare n ell’intim o della loro vita, m a si sono fer­
m ati ad alcune m anifestazioni di carattere seco n ­
dario.
Il rim provero in realtà p u ò essere giustificato
ed a nostro conforto dobbiam o ricordare che an ­
che gli orientali non hanno sem pre dim ostrato una
m aggiore acutezza ed un più equo apprezzam ento
della nostra civiltà.
Q ui si è cercato di seguire il consiglio degli
orientali e di penetrare n e ll’intim o della loro an i­
m a per quel tanto che è concesso osservando il
loro atteggiam ento ed ascoltando i loro chiari­
m enti. 11 presente saggio offre agli studiosi le ri-

7
sultanze d i questa esperienza, vissuta a contatto
dei G iapponesi.
Non si tratta di risultanze di indagini com piute
nel sub-stratto della civiltà nipponica, m a di con­
statazioni di ciò che esprim e come teoria e come
pratica la coscienza del G iappone contem poraneo.
In tal m odo è più agevole la com prensione e
l ’intesa auspicata dal D uce con l ’oriente e la col­
laborazione basata sulla com unanza di ideologia
politica fra l ’Italia ed il G iappone potrà concre­
tarsi in form a p iù intim a e più efficace.
M a nel vasto orizzonte, anche la differenza,
notevole certo, m a non tale d a im pedire l ’intesa
degli spiriti, fra la concezione filosofica della vita
secondo i popoli orientali, e quella che viene at­
tribuita ai popoli occidentali, che determ ina un
gravissim o conflitto culturale e stim ola gli istinti
dell afferm azione e della difesa, con riflessi preoc­
cupanti p er la pace e per il benessere d e ll’u m a­
nità, assum e u n p iù confortante profilo.
E poiché i giapponesi ritengono di essere gli
interpreti fedeli del m ondo orientale concepito
com e u n a entità etnica, spirituale, econom ica e
politica in antitesi con le forze dissolutrici d e ll’O c­
cidente, ed afferm ano che la loro azione, in ra p ­
porto ai problem i contem poranei è ispirata e s ­
senzialm ente dalla coscienza di tale com pito le­
gittim o di difesa e di tutela, cerchiam o di identi­
ficare, fra la form idabile ideologia che avvolge
popoli e cose d e ll’O riente, quegli elem enti con-
creti che rappresentano l ’essenza spirituale e cul­
turale del G iappone (1).
N ella storia d ell’um anità non è questa la p ri­
m a volta che particolari concezioni filosofiche si
sono trovate in conflitto, e non certo a causa della
posizione geografica dei popoli che le hanno
espresse.
G li studiosi trovano conforto in tale constata­
zione : nonostante le com prensibili preoccupazio­
ni per la sorte di u n a costruzione ideologica o p o ­
litica, 1 allarm ism o esagerato non trova alim ento
dalla obiettiva valutazione della realtà.
Né le sorti d e ll’um anità sono realm ente in' p e­
ricolo per ogni scossa che le varie com pagini so­
ciali ed econom iche registrano n e ll’improvviso
m oto di specifici interessi.
Consideriam o dun q u e il problem a form idabile
che la nostra generazione e quelle successive d e­
vono pur risolvere.
Sentim entalism i a parte, è p u r vero che la com ­
prensione n o n può fiorire sulle aride zolle del ri-
sentim ento e della prevenzione, quando poi sia­
no queste inaridite dai pregiudizi etnici, e cul­
turali, e di casta, e d i categoria, e d i razza, che
non sono i m igliori coefficienti per u n a tale fio­
ritura.
1 giapponesi lam entano l ’incom prensione nei
loro riguardi, non solo d a parte di superficiali os­
servatori, m a di studiosi, che insistono nel volere

9
• 'X

attribuire al G iappone u n a personalità irreale ed


artificiosa.
Riconoscono di avere essi stessi m olta p arte di
responsabilità per l’equivoco che si è.v en u to d e ­
term inando, non avendo corretto le prim e affer­
m azioni inesatte e non essendosi curati di d are la
giusta interpretazione d i quei fenom eni superfi­
ciali che gli occidentali erroneam ente considera­
vano con la loro particolare concezione della vita.
M a attenuano il rim orso giustificando tale at­
teggiam ento passivo con le norm e di correttezza
e di cortesia che fanno p arte del loro patrim onio
culturale.
N on riconoscono, tuttavia, d i avere alcuna re ­
sponsabilità p er le errate opinioni dom inanti in
casa propria, circa l ’essenza della civiltà occiden­
tale, condannata orm ai come espressione del m a­
terialism o responsabile p er il caos politico, eco­
nom ico e m orale dilagante su l m ondo.
D i fronte a ll’O ccidente, m eccanico, im periali­
sta, agnostico, i giapponesi si ergono con atteg­
giam ento ironico e minaccioso.
L a co ndanna della civiltà occidentale non è
espressa in form a accadem ica, rpa soldatesca. E d
il linguaggio è orm ai così esplicito che ren d e per­
fettam ente risibili le attenuazioni esegetiche.
I giapponesi sorridono alle ingenuità dei colo­
risti e dei pedagoghi che si sono illusi d i avere
scoperto e rivelato l ’intim o segreto della loro ci­
viltà, che, come la filologia chiarisce, significa

IO
« spirito illuminato e profondo », e m esse d a p a r­
te le reticenze di cortesia, a solo scopo d i elim i­
nare, e p er sem pre, ogni equivoco, form ulano con
piena chiarezza i loro giudizi ed elencano recri­
m inazioni ed aspirazioni, queste, in via di con­
cretarsi.
Bisogna quindi convincersi che nonostante le
apparenze il G iappone non h a affatto voglia di
occidentalizzarsi, nel senso voluto dai volontari
m aestri che per m ezzo secolo si sono illusi d i com ­
piere il prodigioso esperim ento.
M algrado le superficiali som iglianze ed il fatto
che il G iappone, sul p iano della vita, si m uove
com e noi e sem bra dirigersi verso le stesse m ete,
produce gli stessi beni e m ira a conseguire, nel
cam po concreto della politica e d ell’econom ia, gli
stessi risultati che rappresentano la nostra asp i­
razione, i giapponesi afferm ano d i sentirsi agli an ­
tipodi d ell’O ccidente non solo dal p u n to di vista
geografico, m a d a quello suprem o della conce­
zione filosofica, d e ll’estetica, della psicologia e
della m orale.
E n e ll’ardore di tale rivendicazione, dim enti­
cando i benefici della connivenza internazionale,
accentuano solo i risentim enti p er le um iliazioni
subite da questa coercizione d ell’O ccidente sulla
loro personalità inconfondibile ed inalterabile (2).
E rinnegano le loro stesse illusioni degli al­
bori della R estaurazione, accusandosi persino di
avere artatam ente assunto atteggiam ento di disce-

li
poli zelanti allo scopo di ingannare 1 prepotenti
m aestri, n ell’attesa paziente del m om ento p ro ­
pizio per la rivendicazione.
L ’O ccidente si è illuso che il G iappone fosse ,,
sinceram ente deciso ad uscire dalle tenebre m e­
dioevali per entrare nella p ien a luce della civiltà,
e volesse convertirsi alle teorie politiche e filoso­
fiche sprem ute dalla travagliata coscienza d ei p o ­
poli europei.
M a i neofiti si lanciavano alla conquista della
conoscenza occidentale cort intendim ento ben di­
verso; quello, purtroppo nascosto sotto la com ­
plessa attrezzatura sociale e politica, e che ra p ­
presenta il fulcro d i equilibrio della poderosa m ac­
china in m ovim ento.
E d è questo fulcro, profondam ente piantato
nella coscienza del popolo giapponese che noi
dobbiam o individuare, poiché è intorno ad esso
che si svolge la vorticosa azione di un popolo ver­
so obiettivi che interessano, e senza retorica, d i­
rettam ente la nostra civiltà.
I giapponesi, orm ai sicuri di loro stessi, sugge­
riscono agli occidentali di rinunciare alla super­
ficiale osservazione ed all illusione del m etodo in ­
duttivo, che h a fatto così cattiva prova nei loro
riguardi, ed adottare invece il sistem a elem en­
tare, m a efficace, di assim ilare, m aggiorm ente,
i rudim enti della cultura nipponica attraverso l ’in ­
ir

tim ità con le persone colte.


Solo con tale graduale avvicinam ento degli spi-

12
riti si può infatti penetrare nella profondità del-
l’anirna di un popolo che vive, psicologicam ente,
in com unione costante col passato.
* E come la parte em ersa di u n iceberg non con­
sente di valutarne l ’intera m assa, spesso som m er­
sa quasi totalm ente, ed appunto p er questo ben
p iù tem ibile, così il substrato psicologico, che co­
stituisce il fondam ento spirituale e culturale del
G iappone, idealm ente sepolto n ell’antichità e nel
m edioevo, m a non nel senso di cosa m orta e vola­
tilizzata nel ricordo, sibbene nel concetto d e ll’im ­
m anenza delle forze per l ’eternità, è im m erso nel
passato, m a non per questo m eno vivo della m o­
desta p arte em ersa del G iappone m oderno, fra­
gile ed iridescente, che h a colpito la fantasia dei
prim i rom antici scopritori.
È doloroso dovere com piere il sacrificio delle
nozioni orm ai acquistate e che la storiografia, la
religione com parata, la fisiologia, nonché le altre
discipline di carattere scientifico, sono riuscite ad
accum ulare nella ricca biblioteca di studi asiatici.
* M a se i giapponesi insistono n e ll’afferm are la
inesattezza di tali nozioni, alcune delle quali sono
anzi citate com e luogo com une per dim ostrare la
incapacità degli occidentali ad approfondire i p ro ­
blem i dello spirito, non è opportuno perseverare
in u n atteggiam ento che, anche se dettato d alla
buona fede, non può certo contribuire alla reci­
proca com prensione auspicata da tutti gli intelletti
pensosi delle sorti della civiltà (3).

13
P er quanto riguarda il patrim onio filosofico di
un popolo che h a u n a così lunga tradizione ed
afferm a di possedere tesori di esperienza che non
h an nulla a che vedere con le espressioni ideolo­
giche d ’im portazione ed adottate a solo titolo di
convenienza, bisogna anzitutto rivedere le nozioni
assolutiste, dom inanti n el quadro artificioso che ci
siam o fatti di un G iappone col ricco m a fram m en­
tario m ateriale di ricerche e di com parazione.
I giapponesi, p u r riconoscendo di avere im ­
portato ed assim ilato dagli altri popoli quanto
hanno ritenuto utile per u n a p iù com pleta espres­
sione della propria personalità, negano che tali
strum enti, siano essi considerati essenziali ed inti­
m am ente connessi con la vita dello spirito, come
le religioni, le teorie filosofiche, il linguaggio, le
form e estetiche, siano invece opportuni ad atta­
m enti sociali, com presi quelli inerenti alle umili
funzioni della vita, quali l’alloggio, il vestiario e
le regole della convivenza, rappresentino l ’essen­
za della propria esperienza e della civiltà che essi
stessi, nei m illenni, han n o saputo creare e perfe­
zionare (4).
E tale rivendicazione è accentuata in rapporto
al form idabile rivolgim ento della struttura dello
Stato determ inato d a l brusco intervento della ci­
viltà occidentale, considerata com e u n com plesso
ideologico particolare ad un gruppo di popoli
niente affatto p iù progrediti, in senso metafisico,

14
m a solo m eglio attrezzati per risolvere i problem i
m ateriali della vita.
I giapponesi ripetono, ed orm ai con esaspe­
razione, che le potenti scosse d ate dalle potenze
occidentali allo Stato, con le loro brutali im posi­
zioni, hanno determ inato rovine e costretto a rior­
dinam enti, m a solo in superficie. L a stessa rifor­
m a Meiji, che segna, p e r gli occidentali, la trion­
fale afferm azione della loro visione politica del
m ondo, non è che un illusorio adattam ento ai con­
cetti politici ed economici d e ll’O ccidente, che alte­
ra il panoram a, m a non intacca l ’intim a struttura
dello stato, rim asta, essenzialm ente la stessa,
coeva nel tem po del cielo e della terra.
Né può essere altrim enti poiché è costituita non
di form ule interpretative delle leggi della vita,
m a delle leggi stesse, eterne, im m utabili, con­
cretate, per così dire, n ell’incessante corso delle
trasform azioni cosm iche che i giapponesi sentono
di realizzare, nella loro vita nazionale arm oniz­
zata con le leggi divine della n atu ra, sintetizzate,
con la visione metafisica, nella « V ia degli Dei »,
(K annagara-no-M ichi).
E d è questo substrato psicologico, originale, da
cui sbocciano le m anifestazioni della fantasia, del
pensiero, d ell’arte, che rappresentano, con le stra­
tificazioni della m illenaria esperienza, la solidis­
sim a roccia del K okutai, o natura m orale in cui
sono piantate le fondam enta strutturali dello Stato
G iapponese.

15
E d i giapponesi afferm ano che non attraverso
i docum enti legislativi degli ultim i tem pi e n ep ­
pure d a ll’interpretazione dei grafici venerabili per
antichità che siritetizzano m assim e di saggezza e
regole di condotta si può giungere alla v alu ta­
zione della natura e della funzione del K okutai,
essenza dello spirito nipponico.

2 . Una legge co­


smica universale
E d il K okutai, che trova le sue espressioni su­
blim i nella lealtà e nella pietà filiale, considerate
com e virtù costitutive della famiglia-Stato g iap­
ponese, esprim e l ’arm oniosa cooperazione e la
coordinazione d ella subcoscienza nazionale, im ­
m ersa e p erm eata del passato con la coscienza
vigile ed attiva delle affluenti generazioni.
Il processo continuativo dello Stato opera come
u n tem peram ento delle forze, conseguendo l ’e­
quilibrio fra il dinam ism o progressivo e la reazio­
n e statica della coscienza in m odo d a garantire
1 evoluzione g raduale iri term ini di potenza e di
m anifestazione.
E d i giapponesi identificano tale procedim ento
col m ovim ento cosmico, eterno, fisso da leggi che
non si possono esprim ere con form ule m a si in­
tuiscono con la logica assistita dal sentim ento (5).
11 processo creativo universale appare così co­
m e un ordinato alternarsi di forze progressive, che
si m anifestano n ell’azione fecondatrice della pri­
m avera e dell estate e delle forze regressive,
espresse d a ll’autunno e d a ll’inverno.
È questo il ciclo della trasform azione cosmica,
incessante, è questa la « V ia degli D ei », cioè
delle forze suprem e che trovano la loro sublim e
m anifestazione nella divina funzione solare (6).
G li O ccidentali incasellarlo spesso le opinioni
altrui com e pezzi d a m useo, e le classificazioni con
cui ritengono di stabilire u n a gerarchia delle idee,
sono talvolta arbitrarie. E così ritengono di sm en­
tire in pierio la metafisica nipponica, gabellando
com e favole m itologiche quelle esperienze e quelle
visioni del m ondo che invece i giapponesi ritengo­
no esatte ed irrefutabili.
M a p e r quanto possa ripugnare alla nostra con­
cezione filosofica del m ondo, l ’appello al mito
per convalidare le prem esse metafisiche d a cui
scaturiscono le ragioni della logica e della fede,
è necessario vincere l ’esitanza ed adottare l ’uni­
co m etodo che, secondo i giapponesi, può con­
sentire la com prensione e la valutazione d ei loro
postulati.
L universo visibile n o n è che l ’espressione m a­
terializzata delle forze cosm iche sintetizzate dal
Sole, fulcro di tutte le leggi, sorgente eterna di
vita fisica e spirituale (7).
Il K okutai non è che la legge universale tra­
dotta in term ini um ani d alla divina incarnazione
del Sole, la D ea A m aterazu, quando deliberò di
inviare sul m ondo, a reggerne le sorti, l ’A ugusto
nipote Ninigi-no-M ikoto, e stabilì, p er l ’eternità,
le basi m orali dello stato giapponese (8).
E d il fulcro su cui si svolge, p er l ’eternità, il
processo evolutivo dello Stato, è appunto l ’incar­
nazione della D eità Solare, principio creativo ed
ordinativo, che diffonde luce, calore, vita a tutte
le creature ed alle cose che popolano lo spazio,
n ell’aug u sta persona del C apo dello Stato, il
T enno (9).

3. L’incarnazio­
ne della Via
Nei m anuali scolastici è detto che « Sua Mae­
stà Imperiale ha per antenato la Dea Amaterazu,
la cui vista si estende lontano come i raggi del
sole », m a questo concetto non h a affatto quel
valore simbolico che gli occidentali sono propensi
ed attribuire a ciò che sfugge alla valutazione
positiva.
1 giapponesi danno un significato concreto a
questa incarnazione della divinità solare (6) nel
suprem o, unico e legittim o depositario d ella legge
universale, assunto, con il misterioso processo
d ell’elevazione a capo religioso, m orale e poli­
tico della nazione giapponese, nel discendente di­
vino della G ran d e D eità Solare che opera, come
centro perm anente creativo d ell’universo, con per-
fetta conoscenza, con assoluta giustizia e con infi­
nito am ore (10).
E d il Tenrto, che incarna in se stesso lo Spi­
rito della D ea Solare n e esercita il potere, diffon­
dendo alle creature ed alle cose le energie vitali
che consentono loro di crescere e d i svolgere ar­
m onicam ente la loro specifica attività.
P er com prendere la fondam entale natura d e l­
l ’autorità divina, esercitata dal T en n o , rton basta
considerare l ’atteggiam ento m istico del popolo
giapponese verso il Suo Sovrano, n é soffermarsi
con am m irazione dinanzi a prodigiosi esem pi di
devozione e d i eroism o, di cui è ricca la storia e
la cronaca del G iappone, m a bisogna conoscere
il significato profondo del rito d ell’assunzione al
trono, che non deve essere confuso con similari
cerim onie d ’investitura o d ’incoronazione, m a è
una prodigiosa com unione del visibile e d e ll’invi­
sibile, nella consacrazione del nuovo T en n o as­
sunto al vertice della gerarchia delle forze e che
incarna, attraverso specialm ente la funzione del
D aijoe, o grande Festa del R accolto, l ’anim a ed
il corpo stesso della D ea Solare (11).
Il rito non è un sim bolo, m a una vera opera­
zione trascendentale, poiché i doni che esprim o­
no l ’operazione sublim e della incarnazione cele­
stiale, sono reali, quegli stessi doni che la D i­
vina Progenitrice h a affidato al N ipote ed ai suoi
discendenti che sintetizzano le leggi eterne della
vita : lo Specchio, la S pada, ed il Gioiello.

19
In m odo particolare lo Specchio, che è consi­
derato com e la nobile im m agine della Celeste-
R isplendente-G rande-A ugusta-D ivinità, riverbe­
ra lo Spirito C elestiale, m entre n el rito d ella con­
sum azione d ell’offerta del Sacro riso, il T enno
eredita, e non in senso mistico, m a come una
portentosa transubstanziazione degli alim enti, lo
stesso corpo della D ivina Pro-genitrice.
E d in tale prodigiosa operazione si fondono a r­
m onicam ente gli elem enti celesti e terreni, lo spi­
rito e la m ateria, l ’invisibile col visibile, ed il
T en n o diventa esso stesso il centro perm anente
delle incessanti m utazioni della vita.
Il concetto dell' autorità scaturisce così dalla su ­
prem a logica delle leggi cosm iche incarnate nel
Capo legittim o della Nazione (12).
Q u alu n q u e sia l ’interpretazione del fenom eno
storico è indubbio che m ai i giapponesi hanno
concepito altra fonte del diritto se non questa eter­
n a sorgente d ell’autorità, M i-Izu, la V ia U niver­
sale creatrice (13).

4. Le fonti sto­
riche del diritto
Q ualunque sia la term inologia p iù opportuna
per classificare o definire questo fondam ento giu­
ridico su cui è piantata, nei secoli, la struttura
dello Stato, è indubbio che i giapponesi lo con­
siderano al di sopra o al di fuori d e ll’atm osfera

20
incerta delle aspirazioni che noi associam o al con­
cetto della n atu ra e della funzione della Religione.
L a quale non h a nulla a che vedere con q u e­
sto inalterabile, indiscutibile ed inconfondibile
substrato della coscienza nipponica, niente affatto'
turbata, com e alcuni vorrebbero, nel contrasto
angoscioso fra il passato ed il presente, fra le
nebbie della leggenda e la luce della rivelazione
e della scienza, e tanto merlo perplessa di fronte
al quadrivio delle grandi religioni positive.
Il quadretto com m ovente d un piccolo yam ato
che interroga pensoso le im m agini ultra-terrene
di B udda, di Confucio, di Cristo, sentendo alitare
attorno lo spirito del Shinto, e si chiede trepi­
dante dove e che cosa sia la V erità che il m o­
derno G iappone deve seguire, può servire di ot­
tim o stim olante alla generosità dei contribuenti
alle opere m issionarie, m a non rappresenta la
realtà (19).
L a Religione, per i G iapponesi, h a u n a sua
funzione sedatrice delle onde superficiali dello
spirito, e ciascuno può liberam ente credere ciò
che vuole e ciò che può in fatto di genesi del­
l ’universo, d i rapporti con l ’invisibile, d i im m a­
nenza e d i trascendenza delle forze suprem e, e
d i escatologia cosmica.
L a nostra sorpresa per la curiosa connivenza di
varie religioni, sette, ideologie di carattere m eta­
fisico, com e la nostra am m irazione ed il nostro
disappunto p er i casi di tolleranza o di intolle-

21
ranza che interessano l ’attività divulgatrice stra­
niera, sono m anifestazioni di u n a errata valuta­
zione di questo particolare atteggiam ento.
I giapponesi non sono affatto agnostici o indif­
ferenti al problem a spirituale, né trascurano la
ricerca metafisica della V erità, per scarso inte­
resse o per incapacità a valutare degnam ente i
m otivi ideali della vita, e tanto m eno am ano p a ­
scersi di fantasticherie e di superstizioni : chiun­
que abbia vissuto con giapponesi ed abbia an ­
che u n a m odesta conoscenza delle forme espres­
sive dei popoli orientali, si ram m arica profonda­
m ente per una così ingiusta e grossolana cari­
catura spirituale d ’un popolo che vive invece ed
opera quasi in uno stato di mistico fervore per
una afferm azione spirituale (14).
L a confusione che può sorgere per la difficoltà
di riuscire a distinguere nella com plessa atm o­
sfera psicologica l ’elem ento che noi consideriam o
tipicam ente religioso, d a quelli che sono invece
propri ad altre categorie della conoscenza e del
sentim ento, è aggravata dal tradizionale errore
di volere applicare, anche per l ’indagine nel so­
lido sottosuolo della coscienza giapponese, cri­
stallizzata, p er così dire, nei m illenni di elabo­
razione intim a, al chiuso d a ogni influenza ester­
na, gli stessi m etodi buoni per sondare le m elm e
psicologiche di altre zone del m ondo.
L ’insistenza con cui si è cercato di capire e di
analizzare tale rocciosa costituzione con le ana-

22
logie, lim itate del resto al continente asiatico (1 5)
e considerata dai giapponesi come u n a dim ostra­
zione della leggerezza occidentale per lo studio
serio e razionale dei problem i dello spirito.
T an to p iù che essi non riescono a persuadersi
che sia giustificata u n a discrim inante fra le a f­
ferm azioni della coscienza dei vari gruppi etnici,
e non possono quindi capire perché si debba ac­
cettare, com e verità indiscutibile, la Rivelazione
divina in alcuni p u n ti del globo ed in alcune epo­
che e si ritengano genuine solo alcune fonti del
diritto, anche se queste siano orm ai inaridite.
P e r quanto li riguarda, essi afferm ano che la
verità della loro concezione metafisica del m ondo
e delle finalità d ell’esistenza è conferm ata dalla
ininterrotta tradizione nazionale, dalla continuità
m illenaria della dinastia, e dalla propria storia
che è un com m ento vivo della divina volontà,
quale è rivelata nei Sacri E ditti e nei Rescritti
Imperiali.
Il D ivino E ditto con cui la D ea Solare esprim e
la Suprem a V olontà, che gli uom ini non p o s­
sono discutere, m anifesta l ’infinito am ore degli
Essere Celesti verso le creature um ane ed indica
la V ia per il raggiungim ento della terrena felicità
e della gloria im m ortale.
L esegesi non consente alcun dubbio : « La
Terra lussureggiante... è un paese che sarà ere­
ditato dai nostri discendenti », quindi solo i d i­
retti discendenti della D ea Solare han n o il dirit-

23
10 di salire al trono, nessun altro, qualunque sia
11 suo rango e le sue affinità d i sangue con l’Im ­
periale D inastica.
È così stabilita la gerarchia fra il T en n o (16)
ed i sudditi, che E gli governa con autorità asso­
luta, inviolabile, inalterabile nei secoli e per vol­
gersi di eventi.
E l ’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte al
Sovrano, e la loro libertà, n e ll'u n ità delle Leggi,
prom ulgate dal D ivino E ditto con il paragrafo :
Va, pertanto, nipote Nostro e governa (il pae­
se) con il virtuoso principio della comprensio­
ne )> (1 7), poiché è palese che la m ente suprem a,
n ell’affidare al T en n o il celestiale m andato d o ­
veva m irare al bene d ell’u m anità e non a costi­
tuire u n a inconcepibile categoria di privilegio.
Pertanto l'autorità del T en n o non contrasta la
libertà dei sudditi, in q uanto quella è di natura
etica e spirituale, m entre questa rig u ard a m ani­
festazioni della personalità in seno alla fam iglia,
allo stato, soggette, a loro volta, al dom inio dello
spirito.
L 'autorità m ira a stim olare, con senso di am ore
e di com prensione, sentim enti di benevolenza e
di giustizia, allo scopo di assicurare a tutti i cit­
tadini il godim ento dei benefìci della connivenza
e d ell’operosità, m a non deve essere confusa col
potere, che è u n a delle forze a disposizione del-
!’autorità per guidare, correggere, difendere, m a
nort può esprim ere la funzione sovrana (18).
L a dialettica consente prodigiose speculazioni
etimologiche e filosofiche m a nella realtà, uno
Stato costituito su tale fondam ento, n o n h a biso­
gno di particolari sforzi apologetici per giustificare
la sua azione e per spiegare la su a m irabile com ­
pattezza e continuità storica.
Si intuisce quindi, senza bisogno di chiavi er­
m eneutiche il valore della sim patia, d e ll’ubbi­
dienza, d e ll’interessam ento, quan d o debbano
concretarsi in fatti precisi, oggetto delle cure le­
gislative, am m inistrative e giudiziarie.
E basta am pliare il concetto del bene della
Fam iglia-Stato a quello della salvezza politica e
morale del popolo per apprezzare l ’organizzazio­
ne ed il funzionam ento degli organi ai quali è
devoluto il com pito d i applicare le norm e del go­
verno ispirato d al nobile principio del Shirasu
(17 e 21).
N el cam po internazionale, e la storia ormai
può offrire qualche suggestivo esem pio, questo
sentim ento di simpatia dinam icam ente proteso
verso il bene altrui p u ò vincere le barriere delle
convenzioni ed espandersi com e u n a form a di
intervento ispirato d alla benevolenza negli affari
di altri popoli, specie i vicini, abbandonati o in
balia di guide cieche o brutali (19).
E dobbiam o convincersi che questo stato em o­
tivo d i ardente benevolenza è in atto, e che sareb­
be opportuno iniziare lo studio di questa parti­
colare visione giapponese del m ondo, allo scopo,

25
se non altro, di intuire la soluzione che essi vo­
gliono d are ai problem i della vita, com presi quelli
che ci interessano direttam ente.

5 . Teocrazia
costituzionale
L a m odificazione del diritto in G iappone è un
artificioso adattam ento a nuove esigenze del ve­
nerabile patrim onio ideologico connaturato con la
ragione stessa della vita nazionale.
L e volum inose com pilazioni legislative e il di­
ritto sostantivo e procedurale, m odellate su q u an ­
to d i m eglio la civiltà occidentale aveva saputo
concretare (20), si raccom andano a ll’am m irazio-
rte per l ’ingegnosità con cui riescono a p arafra­
sare, con linguaggio sibillino, m a abbastanza
chiaro, l ’im perativo assoluto che scaturisce dalla
coscienza nipponica perm eata solo di lealismo e
di pietà figliale, sintesi inequivocabile d ella filo­
sofia nipponica dello Stato-fam iglia illum inata
dalla D ivina M aestà del T en n o (21).
U n a così eccelsa espressione della Suprem a
Celeste volontà e al di sopra di ogni um ano rico­
noscim ento in term ini d i adesione e di accetta­
zione.
Il Tenrio, nel sacro rito del M atsuri, purifican­
dosi dalle scorie terrene m antiene integra la sua
com unione con la sorgente stessa dei suoi sovrani

26
attributi e cerca di esercitarli nello spirito del
Shirasu (22).
E pertanto su questi principi si basa effettiva­
m ente la struttura giuridica giapponese, come lo
stesso Im peratore Meiji nel Rescritto su ll’E d u ca­
zione, apertam ente ricordava :
« I nostri Imperiali Antenati hanno fondato il
nostro Impero su base Vasta ed eterna ed hanno
profondamente e ferm am ente stabilita la virtù : i
nostri sudditi, sempre uniti nella lealtà e nella pie­
tà figliale ne hanno illustrata la bellezza ».
« Questa è la gloria del carattere fondamentale
(K okutai) del nostro Impero ed in essa scorre la
sorgente della nostra educazione.
L a Via qui tracciata è l’insegnamento lasciato
dai nostri Imperiali Antenati e che tutti i loro
Discendenti come i loro sudditi, devono osservare
ugualmente, infallibile in tutte le epoche e vero
in tutti i luoghi ».
Il concetto della volontà popolare, della libertà
e delle garanzie statutarie esula quindi com pieta-
m ente dal D iritto Costituzionale giapponese che
è pur codificato sulla falsariga del liberalism o oc­
cidentale.
L ’autorità d el T en n o (Mi-izu) non è conside­
rata in funzione al concetto di su d d itan za e l 'e ­
quilibrio non è determ inato da un accordo fra
categorie antitetiche, gravitanti verso d ue opposte
tendenze, centrifuga L u n a e l ’altra centripeta;
essa è di per se stessa il centro delle energie coor-

27
dinate, in m odo che la risultanza sia u n gra­
duale m ovim ento evolutivo ugualm ente lontano
d a ll’im m obilità conservatrice come dal dinam i­
sm o eccessivo, violento e distruggitore.
In tale funzione la Sovranità rappresenta la
legittim a sorgente d e ll’energia spirituale che rin ­
nova eternam ente il prodigio della creazione.
Il D ivino E ditto rivela, secondo gli esegeti g iap­
ponesi, la lungim irante visione della D ea Solare,
e rappresenta la garanzia celeste p er l ’avvenire
della dinastia e d el popolo giapponese (23).
Q uesta concezione dello Stato si oppone netta­
m ente sia alla teoria politica cinese che giusti­
fica il rovesciam ento d ’u n m onarca giudicato pri­
vo di virtù, sia a quella occidentale m oderna, se­
condo la quale la sovranità risiede nel popolo che
ha quindi il diritto di affidarla e di revocarla in
conform ità ad u n a propria aspirazione politica.
Il legam e di sangue che unisce il T en n o attra­
verso i m illenni ai suoi D ivini A ntenati stabi­
lisce in m odo irrefutabile il Suo pieno ed asso­
luto diritto alla sovranità, intesa tuttavia come
l’irradiazione delle energie fattive ed il coordi­
nam ento delle linee d i forza degli individui e dei
gruppi fam igliari.
L ’Im peratore è il Capo dello Stato e la m èta di
tutti gli affetti dei sudditi rivolti al bene suprem o
della vasta fam iglia nazionale, che collega nel­
l ’invisibile, i viventi con le generazioni che fu ­
rono e che saranno (24).

28
In u n unico sentim ento, la lealtà verso il T en n o
sono fusi tutti i m oti d e ll’anim o, saturo d i gra­
titudine verso gli antenati e di fiducia nella di­
scendenza.
Di fronte quindi alle suprem e ragioni della F a ­
m iglia-Stato spariscono i m odesti m otivi degli in­
dividui e dei g ru p p i. N essuno può concepire co­
m e u n diritto la su a aspirazione personale nei ri­
guardi delle condizioni in cui si svolge la vita
della collettività (25).
I caratteri distintivi della fam iglia giappone­
se (26) suscitano la sorpresa degli studiosi non
tanto p er le ragioni etiche che essi esprim ono
quanto p er il contrasto, in alcuni casi oggetto di
pittoreschi rilievi, cori le idee e le costum anze di
altri popoli.
È puerile soffermarsi sui rapporti dei sessi, d i­
m enticando quale sia la natura del legame di sa n ­
gue secondo la concezione nipponica delle genesi
e della perpetuazione creativa in atto.
Si com prende invece perché vigili l ’im pera­
tivo etico della continuazione della razza e del
g ruppo fam igliare sulle stesse aspirazioni del sen ­
tim ento. L ’illusione erotica ed am orosa svanisce
alla luce del dovere di assicurare la discendenza
al gruppo fam igliare irradiante dalla suprem a
fonte delle leggi cosm iche.
L ’dem erito fecondatore m aschile occupa il suo
posto di prem inenza nella graduatoria gerarchi­
ca, su quello fem m inile, il p ad re sui figli, i fra-

29
telli sulle sorelle, e nessun dubbio che l ’ugua­
glianza sentim entale debba influire su ll’ordine dei
valori stabiliti dalla Legge della V ita.
L a subordinazione è così in atto, il più an ­
ziano del ceppo fam igliare è u n capo indiscusso
che nessuna forza, n é d ell’intelligenza, n é della
fortuna, n é del merito personale p u ò destituire.
E d il posto assegnato nella gerarchia è im m uta­
bile qualunque sia lo svolgersi degli eventi.
11 concetto della libertà individuale è estraneo
a questa concezione di interdipendenza dei m em ­
bri in seno alla fam iglia e della fam iglia nel­
l ’orbita dello Stato. L ’idealism o assum e le n e ­
bulosità d ell’utopia, m a di fronte alla costruzione
m orale elevata su questa gerarchia di valori so­
lidali si spuntano i sillogism i che tentano di insi­
nuare il dubbio e l ’agnosticism o etico.
L ’etica nipponica h a questo carattere collettivo
e non am m ette quindi la concezione trasgressiva
ad un dovere astratto o trascendentale. L e m an­
canze sono sem pre d ’ordine sociale in quanto of­
fendano la legge della vita. Svaniscono quindi
le preoccupazioni teologiche connesse con il con­
cetto del peccato, del pentim ento, della grazia,
del perdono e della salvezza (27).
R isultano invece, nella loro logica, gli ordi­
nam enti e le aspirazioni di questo popolo che a f­
ferm a di possedere, nella propria coscienza, la
form ula risolutiva dei problem i della vita.
6. La famiglia­
stato in azione
L ’adattam ento costituzionale (28) è stato im ­
posto dalle esigenze internazionali e dal convin­
cim ento che con tale superficiale rivestim ento,
caro agli stranieri, la Fam iglia-Stato coeva col
Cielo e con la T erra avrebbe potuto svolgere con
relativa serenità la su a azione di difesa e di svi­
luppo (29).
E questo ritorno al p assato è considerato come
il logico coordinam ento delle forze anim atrici del­
la Fam iglia-Stato che si arm onizza, nello spirito,
con la legge del progresso operante nella vita (30).
L a dialettica giapponese si riferisce sem pre,
per illustrare l ’azione a questa risultanza delle
forze, che scaturisce dal regresso e d al progres­
so, e si p u ò afferm are che essa traspare, anche
senza com m enti, d a m olti atteggiam enti che ren ­
dono perplessi coloro che ignorano u n a così ca­
ratteristica funzione m entale.
E così nessuno, in G iappone, pone in dubbio
la piena assoluta sovranità del T en n o su tutte le
forze e le m anifestazioni della vita collettiva. La
proprietà delle terre, dei beni, degli strum enti
della produzione e del lavoro, appartiene, d a epo­
che im m em orabili, al T en n o , erede legittim o del­
la divina coppia Izartagi ed Izanam i, creatori del­
le terre, del popolo e d i tutti gli esseri che costi­
tuiscono il N ippon storico (23).

31.
P e r la benevolente com prensione del T enno,
secondo lo spirito del Shirasu, i sudditi possono
godere di u n relativo, per quanto esteso, diritto
di uso della proprietà. M a com e per esplicite fu n ­
zioni dello Stato il T en n o delega uom ini di fidu­
cia all’esercizio di alcuni degli attributi della so­
vranità, ed i secoli di Shogunato m ostrano quale
am piezza possa assum ere una tale delega Sovra­
na, senza che ciò possà essere interpretato come
u n riconoscim ento d i diritti d i individui o di g ru p ­
pi, così l ’intera vita politica ed econom ica, con­
cretata in tutte le forze della N azione, com presi
il capitale ed il lavoro, pertiene unicam ente al­
l ’Im peratore (31).
D a u n a così com prensiva prem essa, che le an a­
logie ed i rapporti non possono com piutam ente
rappresentare, scaturisce non sem pre lim pida,
m a sem pre vigorosa, la corrente del pensiero giu­
ridico che m uove il com plesso organism o dello
Stato (32).
Il linguaggio può tentare di tradurre in pro p o ­
sizioni razionali, corrispondenti alle categorie dei
concetti, questa, che è u n a solida, vasta, m a u n i­
taria concezione dello Stato. G li am ati sudditi so­
no certo rivolti con devozione infinita verso il m i­
sericordioso Sovrano che vigila sul loro benessere
e con profonda com prensione li guida e li p ro ­
tegge contro i pericoli interni, del sopra valere
cioè di u n gruppo di forze, e contro le insidie
straniere, m a questo linguaggio sentim entale rac-
chiude verità che potrebbero più d egnam ente ri­
saltare con espressioni tecniche tratte d a i codici,
dal regolam ento di polizia, o dai m anuali di p re­
parazione m ilitare in uso presso la gioventù stu ­
diosa ed ardente di provare la tem pra della p ro ­
pria fede.
M a qualunque sia l’opinione di alcuni speran­
zosi osservatori, questa è la prem essa d i tutti i
credi politici del G iappone, che esclude, in m odo
assoluto ogni dubbio circa la saldezza e la d u ra­
bilità delle istituzioni nazionali.
I giapponesi abusano d elle figurazioni retori­
che prese in prestito d a ll’occidente, m a nessuno
d i essi oserebbe tentare di suggerire u n a radicale
trasform azione dello Stato, nel senso concreto che
viene dato dagli studiosi stranieri alla lotta poli­
tica ed econom ica (33).
L ’aspirazione delle m asse è piuttosto p er una
sem pre p iù chiara m anifestazione del potere so­
vrano, offuscato, per contingenze di cui giudicano
variam ente la portata, d alla incom prensione di
alcuni gruppi politici e finanziari che si frap p o n ­
gono, arbitrariam ente, fra il T en n o ed i suoi su d ­
diti fedeli.
L ’abolizione della proprietà privata è u n a asp i­
razione delle classi intellettuali e dei partiti nazio­
nalisti estrem i, e non coincide affatto con il con­
cetto di u na ridistribuzione dei beni, associato a l­
l ’idea radicale d e ll’O ccidente, m a scaturisce dalla
prem essa che nessuno dei cittadini dello Stato
può vantare il possesso dei beni di cui h a l ’uso
essendo la proprietà un attributo sovrano.
L industrialism o ed il capitalism o hanno favo­
rito l ’accentram ento della ricchezza, reale anche
se teoricam ente non am m esso, m a i giapponesi
considerano questo com e un fenom eno deplore­
vole e transitorio, conseguenza della lotta ine­
guale che lo Stato è costretto a condurre contro
le forze im ponenti che tentano di soffocarlo.
L a vigile cura degli organi di tutela della pace
e della m orale, eufem ism o che racchiude le fu n ­
zioni proteiform i della Polizia, elim ina ogni ele­
m ento perturbatore d e ll’ordine sociale, che deve
garantire la tranquilla connivenza n e ll’orbita del­
la legge.
L e idee perniciose di im portazione, e sono com ­
prese quasi tutte le teorie politiche d e ll’occidente,
non sono riuscite, in vari decenni di p ro p ag an d a’
a ferm entare nella coscienza delle m asse, le q u a ­
li considerano i problem i politici e legislativi, i
fenom eni economici, le esagerazioni del capita­
lism o e le esasperazioni del proletariato come for­
ze antitetiche in giuoco, e che dovranno fondersi
e si fonderanno, nella legge suprem a della F a­
m iglia-Stato incarnata n ell’A ugusto suo Capo.
È bene persuadersi che il contributo recato dal­
le correnti del pensiero liberale occidentale alla
evoluzione della teoria politica giapponese è con­
siderato dagli interessati come essenzialm ente ne­
fasto.

34
Il liberalism o rom antico d ell’ottocento, im bal­
lato nel dottrinarism o del M ill, dello Spencer e
del Bentham si diffuse fra gli intellettuali, a n ­
siosi di novità, suscitando dubbi giudicati perico­
losi, ed alim entando velleità sofistiche utili solo
p er giustificare particolari aspirazioni di classi
sociali.
Nel terreno econom ico e sociale sbocciarono
così le ideologie politiche e, purtroppo, lotte ste­
rili e fratricide.
L a teoria dei diritti naturali degli uom ini e la
dottrina della sovranità popolare form ulata da
V oltaire, M ontesquieu, R ousseau, sparsero n u ­
vole fum ogene nel lim pido cielo della fede popo­
lare, già turbata, per vero dire, d a ll’esasperazio­
n e per la lunga ed intollerabile politica dello Sho-
gunato dei T okugava.
Q ueste idee di m arca inglese e francese trova­
rono cultori entusiasti, ai quali si aggiunsero pre­
sto i tem peram enti ortodossi che ritennero di rav ­
vivare la tradizionale filosofia politica con le ro ­
buste costruzioni dello Stein, del G neist e del
Bluntchuli.
E p er qualche tem po, proprio m entre si effet­
tuava il prim o esperim ento del nuovissim o con­
gegno politico, escogitato dagli occidentali per
sprem ere l ’essenza della volontà popolare, il P a r­
lam ento, il G iappone ricevette, ad ondate, le sem ­
pre più audaci com posizioni chim iche della ideo­
logia liberale europea ed am ericana, in continua

35
oscillazione fra il principio della forza e quello
della libertà.
Il così detto G iappone politico m oderno m o ­
stra, in superficie, i segni di queste nuove espe­
rienze, vissute attraverso com plicate vicende, di
u n popolo che aspirava a m odificare lo stile della
propria teoria politica senza, si può essere certi,
alterarne la struttura etica. È questo il dram m a
intim o di un popolo, m olto p iù preoccupato della
sua coscienza storica che d e l destino del suo ab ­
bigliam ento. E quante dosi sciupate di um orism o,
e quante tonnellate di coloranti retorici, e quante
idiozie filosofiche avrebbero risparm iati i loquaci
com m entatori della torm entosa infanzia di q u e­
sto vegliardo, costretto a rim ettersi in culla per
dilettare gli zelanti pedagoghi gonfi di idee e
corazzati di acciaio, se avessero potuto leggergli
nel cuore.
11 P arlam ento per i giapponesi, di qualsiasi tin ­
ta politica, fu u n a vivente eresia di cui essi senti­
vano il rim orso. Lo stesso m ovim ento liberale,
che riuscì ad afferm arsi sui tentativi di qualche
gruppo finanziario o perm eato di spirito feudale,
favorevole alla scuola autoritaria tedesca, si è
sem pre guardato d al difendere, con ardore ap o ­
stolico, l’esotica istituzione così lontana dalla
stessa concezione popolare della funzione poli­
tica.
È vero che durante l’agitato periodo d e l G abi­
netto H ara, m odesto borghese profondam ente sa-
turo del K okutai, qualche entusiasta osò procla­
m are il P arlam ento « il Centro del Governo »,
m a fu una frase pirotecnica che fece effetto solo
sugli spettatori d ’oltre oceano.
1 partiti politici non han n o m ai aspirato al go­
verno nel senso di gu id a suprem a dello Stato ed
all’assunzione d i quei poteri celestiali di cui uno
solo è il Sacro e legittim o depositario. Fra le m ol­
teplici funzioni di governo dello Stato, come in
quelle della fam iglia e nello stesso com portam en­
to d ell’individuo, ve n e sono di quelle m odeste,
anche se appariscenti, ch e riguardano contin­
genze m ateriali, pratiche, che interessano la vita
sociale, econom ica, la procedura, il m ezzo, m a
non le vere ragioni d ella vita, le m ete suprem e
che si devono raggiungere.
E d è questo il terreno pratico su cui si m uovono
i partiti politici, gradualm ente assorbiti in d u e cor­
renti che si sono avvicendate nella am m inistra­
zione della cosa pubblica : il M inseito ed il Se­
guitai (liberale e conservatore).
L ’um ana aspirazione ad afferm are la propria
personalità, ad elevare la potenza del proprio clan
fam igliare, stim ola i giapponesi com e gli altri
popoli. E per conquistare gli strum enti che con­
sentano di svolgere, secondo questi m otivi con­
creti, u na politica sociale, econom ica, coloniale,
i partiti cercano di accaparrarsi il favore delle
m asse e si appoggiano ai g ruppi finanziari che

37
possiedono i mezzi efficaci p er la persuasione e
per l’imposizione.
E questa è l ’essenza del travaglio interno p o ­
litico del G iappone, im pastata, com e altrove, di
nobili aspirazioni e d i desideri, di disappunti, di
rancori, di m enzogne, di prepotenze e di ribel­
lioni. L e categorie sociali, di fronte ai quesiti im ­
m ediati delle necessità della vita ed al godim ento
dei beni di tutti, salvo gli asceti, che nort m an­
cano n eppure nell Estrem o O riente, possono a n ­
che dim enticare questo carattere superficiale d e l­
la lotta politica e dare, al linguaggio ed ai moti
sociali, u n a form a concreta e non sem pre pacifica.
M a la sfiducia n ell’effettiva soluzione dei gravi
problem i che il G iappone affronta d ’ordine inter­
no ed esterno alim enta l ’insofferenza delle classi
p er la supposta incapacità ed inerzia del G overno
11 burocratico » costituito con il concentram entc
delle com petenze prese dai partiti dom inanti.
O gni categoria considera, con una particolare
visione d e ll’assiem e, alcuni specifici problem i sui
vari piani della vita nazionale. E d è com prensi­
bile che le m anifestazioni di tale visione siano di­
verse fra 1 elem ento della borghesia, fra le m asse
agricole ed operaie, fra il ceto elevato per discen­
denza e per censo, fra gli intellettuali e fra i m i­
litari.
E ciascuna categoria oscilla negli estrem ism i
di destra e di sinistra, secondo la concezione giap-

38
ponese del giuoco delle forze, d a cui deve scatu ­
rire la direttiva del progresso.
M a i casi isolati di ribellione individuale non
devono illudere (34) sulla com pattezza e sulla so­
lidità d i questa teoria dello Stato operante, e non
in senso metaforico, nello spirito del G iappone di
tutti i tem pi.
È ben vero che anche i giapponesi, nonostante
le loro pretese affinità genetiche con le stesse for­
ze cosm iche (35), sono uom ini dotati delle q u a­
lità e delle attitudini che costituiscono, fondam en­
talm ente, l ’um an a natura.
E la loro storia, p u r con tutte le riserve sulla
autenticità delle narrazioni specie quelle mistica-
m ente circonfuse di luce leggendaria, docum enta
flagranti violazioni a questa nobile Legge verso la
quale il G iappone m oderno si volge quasi con
esasperazione.
E le eresie, i tradim enti, le defezioni, come il
fanatism o e l ’ipocrisia han n o avuto qualche cul­
tore originale in G iappone anche prim a dei d ep re­
cati contatti con la civiltà cinese e con quella m a­
turata in occidente.
M a nella coscienza delle m asse è vivo il con­
vincim ento che la concezione nazionale della n a ­
tura e della funzione dello Stato, percepita in m o­
do vario a seconda del grado di m aturità spiri­
tuale, m a essenzialm ente la stessa, sia la sola, ve­
ra, interpretazione della L egge U niversale che

39
le m ultiform i teorie esotiche non sono riuscite ad
intuire.
È svanita l ’aspettazione con cui i giapponesi,
rassegnati all’inevitabile, h an n o accolto p red i­
catori e m aestri d ’oltre m are, ed orm ai le dottri­
ne politiche d ’im portazione sono considerate co­
m e assolutam ente inadeguate ai bisogni dello spi­
rito ed al progressivo svolgim ento delle proprie
energie.
Il tum ultuoso affluire della ideologia occiden­
tale, correnti torbide e divergenti, è considerato
come la causa principale d el turbam ento sociale
ed economico di cui il G iappone non riesce an ­
cora a liberarsi.
I giapponesi nori dim enticano i vantaggi con­
seguiti dalla connivenza internazionale, m a ac­
centuano il ricordo delle am are esperienze attri­
buite all’insufficienza ed alla infondatezza dei
principi politici stranieri responsabili del caos che
sconvolge l ’um anità, p er giustificare, se ciò può
apparire opportuno, il loro atteggiam ento e le lo­
ro aspirazioni (36).

7. Etica sociale
T u tto ciò apparirebbe assai più chiaro se tutti
i microcosmi nipponici irradiassero con uguale in ­
tensità e vivezza la verità metafisica di cui sento­
no di essere i rappresentanti.

40
M a com e l ’essenza del Cristianesim o, che arde
in S. Francesco e risplende in S. T om m aso, nori
traspare dalla com prensione e d alle m anifestazio­
ni della fede individuale d i popoli e di generazioni
che p u re hanno perm eato la coscienza d ella su­
prem a idealità di Cristo, così è vano pretendere
che tale substrato psicologico affiori in G iappone
con profili nitidi ed uniform i.
T an to più che i giapponesi, nonostante le il­
lusioni dei dilettanti scopritori, sono piuttosto re ­
stii ad aprire indiscreti spiragli che consentano
di penetrare nel segreto della loro anim a.
L a differenza di classe e d i cultura si accom ­
p ag n a ad u n a varia concezione di questa fonda-
m entale verità, ed i m oti dell anim a, le qualità
psicofisiche accentuano la policrom ia della espres­
sione di questa, che è pure la profonda e com une
ideologia.
V i sono anche in G iappone periodi d i fervore
mistico, ondate di incredulità, correnti ideologi­
che vaganti fra l ’ortodossia ed il razionalism o.
I pensatori lottano nobilm ente p er conciliare i
motivi ideali con quelli che noi definiamo i di­
ritti della ragione, e conservatori, progressisti,
m odernisti, razionalisti si sforzano di sprem ere
u na form ula risolutiva al travaglio della coscien­
za individuale e della vita collettiva.
M a è u n grave errore attribuire a questi feno­
m eni una im portanza assolutam ente ingiustifica­
bile. L o Stato è solidamente piantato sul K oku-

41
kai, e sulla lealtà e sulla pietà filiale, assunte
orm ai dalla coscienza come verità indiscutibili e
connaturate col sentim ento.
L ’idea si è realm ente tram utata in carne, e di
fronte ai suprem i m otivi di vita nazionale, la sub-
coscienza collettiva reagisce illum inando con en­
tusiasm o l’obbiettivo che lo Stato deve raggiun­
gere per « ragioni di vita o di m orte » (37).
Q uesto è l ’atteggiam ento com une degli spiri­
ti, anche se qualche osservatore ritiene che a l­
cuni, specie delle categorie dei così detti occi­
dentalizzati um anam ente ansiosi di m ostrare al-
1 ospite quanto abbiano appreso dalla m oderna
civiltà, possano essere interpretati con i term ini
della nostra esperienza.
Il m inuscolo ego rientra nel m acrocosm o col­
lettivo ogni qualvolta queste ragioni nazionali
albeggino s u ll’orizzonte della storia.
I partiti politici, contrariam ente a quanto av­
viene altrove, non cercano di interpretare la vo­
lontà delle m asse, m a si sforzano di dim ostrare
di essere invece gli esatti interpreti della volontà
del T enno, incarnazione della legge della vita.
L e lotte di classe ed il contrasto polem ico delle
varie tendenze politiche ed am m inistrative han-
no quindi una ragione antitetica a quella che è
posta a base delle interpretazioni abituali.
E quando i giapponesi attribuiscono a questa
m ancanza di com prensione l ’incapacità degli oc­
cidentali ad intuire i motivi che li spingono a de-

42
/

term inazioni che han n o rapporti internazionali,


non com piono u n gesto polem ico, m a afferm ano
una realtà della quale l ’occidente dovrà ren d er­
si conto.
Lungi d a noi le poetiche visioni d ’u n G iappo­
ne ispirato solo d a nobili sentim enti d i altruism o,
di u na struttura sociale perfetta, nella quale ogni
m em bro abbia un suo giusto posto e u n a ad eg u a­
ta funzione, d i u n a fam iglia idealm ente costitui­
ta, sorretta dal disinteresse e d a ll’am ore, di ra p ­
porti fra individui e fra g ruppi ispirati solo dalle
leggi della assoluta correttezza, quadro suggesti­
vo di città operose e brulicanti di uom ini consci
solo d e l dovere assoluto del lavoro, agricoltori
che sprem ono dalle aride zolle alim enti, per com ­
pensare con sovrum ano sacrifìcio la povertà di
viveri e di m aterie prim e che im pone ai giappo­
nesi lo sforzo titanico di cercarle altrove.
È questo il quadro che, purtro p p o , n o i‘siam o
riusciti a form arci con il mosaico delle im pres­
sioni raccolte d a osservazioni superficiali ed a f­
frettate (38).
11 sim bolism o trova fertile cam po nelle rap p re­
sentazioni d i questo m ondo psicologico vibrante
su un piano diverso.
1 rapporti fam igliari sem brano tessuti di ele­
m enti che l ’O ccidente non conosce, ed al quale
potrebbero apparire com e pittoresche, e talvolta
grottesche le situazioni speciali che si determ i-

43
nano n e ll’intim ità fam igliare, com e nella vita col­
lettiva.
Il legam e coniugale, com e d a noi è concepito
è considerato in term ini di dipendenza giuridica,
m entre per i giapponesi è u n a realtà della legge
della vita che gli uom ini non possono in alcun m o­
do alterare.
L a d o n n a è conscia di questa su a funzione di
collaboratrice e riconosce al m arito, e pad re della
discendenza fam igliare l ’assoluta sovranità sul
nucleo domestico.
L e m anifestazioni di questo suo riconoscim en­
to assum ono form e caratteristiche e che possono
suggerire l ’idea del servilism o; m entre sono p er­
m eate d a u n a tranquilla e serena valutazione di
uno stato spirituale che non p u ò essere giudicato
con term ini di gerarchia sociale e econom ica.
V i sono sfum ature di delicatezza che colpisco­
no 1 im m aginazione degli osservatori, m a non so­
no queste le entità costitutive del sentim ento fa ­
m igliare e dei rapporti fra i d u e sessi ed anche
quando, p er le contingenze della vita, queste m a ­
nifestazioni possono apparire ispirate da senti­
m enti di eroico sacrificio e di um iliante rassegna­
zione, sono invece l ’espressione di una persona­
lità cosciente del proprio posto e della propria
funzione.
È invece suggestivo considerare il risultato del­
l ’opera educativa e d i tutela sociale svolta con
energia m a con profondo intuito delle possibilità

44
psicologiche della collettività, d ai poteri centrali.
È vano invece discutere sulla legalità dei m ez­
zi e dei sistem i adottati per garantire la continua­
zione di questa radicata tradizione d i solidarietà
fam igliare e sociale, stroncando e soffocando
ogni tentativo, connaturato con gli istinti indivi­
d u ali d i afferm azione ed alim entando questa fe­
de che si esprim e n ella dedizione ai doveri verso
la continuità, im perniata sulla figura augusta del
capo, nel lavoro considerato com e un obbligo
m orale verso l ’Im peratore, nel sacrificio della vi­
ta ove siano in giuoco i suprem i interessi della
patria.
È questo lo spirito che m uove le m asse p ro d u t­
trici come gli eserciti in m arcia, ed il linguaggio
del G enerale A rak i, soldatesco e violento, si ar­
m onizza n ell’azione con quello duttile e sottile
dei diplom atici giapponesi, linguaggio che n e­
cessita interpreti e non traduttori, in quanto non
è im pastato di vocaboli, m a di idee, quelle stesse
che sopportano le m aestranze nella sfibrante fa ­
tica della com petizione econom ica e rendono bel­
la la m orte ai soldati che avanzano su ll’A ltipiano
della M ongolia (37).
Im m eritata è altresì l ’accusa lanciata contro i
giapponesi d i cosciente responsabilità p er fatti
che ripugnano alla nostra concezione della vita e
i. d ell’ordine sociale.
M a esistono indubbiam ente casi d i egoism o
spudorato, anche se am m antati di retorica, esem-

45
pi di m alvagità e di delinquenza, tendenze per­
niciose per il benessere e la m oralità pubblica,
m a è anche giusto riconoscere che lo Stato eser­
cita i suoi poteri con oculatezza e con energia per
im pedire che tali forze negative possano com pro­
m ettere la saldezza e la potenza della nazione.
L ’ideale educativo è rappresentato dalla m o­
destia, dal disinteresse e dal silenzio, ed è in­
dubbio che le m anifestazioni di tali virtù, di alto
valore collettivo, sono frequenti e persuasive.
A d esse si devono attribuire m olti atteggia­
m enti gradevoli delle m asse, le quali si sforzano
di esprim ere nelle loro m anifestazioni il grado
della perfezione spirituale raggiunta.
I rapporti sociali sono pertanto im prontati ad
u n senso di squisita preoccupazione altruistica :
alla quale si devono attribuire le caratteristiche
del linguaggio e delle norm e della connivenza.
L ’uguaglianza è sentita com e u n a realtà, che
le disuguaglianze apparenti della condizione so­
ciale non possono in alcun m odo m enom are. La
natura cosmica unitaria costituisce l ’elem ento fon­
dam entale della razza, m entre le categorie so­
ciali rappresentano posti di riferim ento gerarchi­
co per il funzionam ento collettivo (39).
II capo del governo, il g rande dirigente delle
im prese, come l’um ile operaio e l ’ultim o soldato
che h a 1 onore di vestire l’uniform e del sovrano,
usufruiscono d ell’identico diritto del titolo di San
che non è negato a nessuno, qualunque sia la sua

46
funzione sociale ed il suo posto nella graduatoria
di classe.
Con u na tale concezione della essenza politica
dello Stato, che esclude quindi qualsiasi diritto
individuale di fronte ai beni di godim ento della
nazione ed ai posti nella graduatoria sociale, i
giapponesi possono considerare anche gli stru ­
m enti che costituiscono la ricchezza come mezzi
potenziarii o potenziali a disposizione della col­
lettività, e la ricchezza stessa com e risultato col­
lettivo.
Il linguaggio filosofico essi infatti definiscono
la ricchezza come mentalità senza preoccupazio­
ne, che gli esegeti interpretano com e uno stato
d ’anim o, libero d a torm ento (40).
Il lavoro quindi proteso nello sforzo della crea­
zione della ricchezza patrim oniale è definito una
m ostruosità antisociale di cui tutti sentono la il­
logicità ed il pericolo (41).
L ’interdipendenza dei m em bri della fam iglia
scaturisce quindi d a questa particolare concezio­
ne dei beni m ateriali di cui tuttavia sanno di ave­
re diritto, ove ciascuno com pia onestam ente il
lavoro che gli è assegnato p er il bene della co­
m unità.
L ’intera struttura assistenziale, e che d à risul­
tati che i giapponesi giudicano soddisfacenti, è
t fondata su questa com unanza di diritti, che non
hanno bisogno d ’essere codificati in quanto p er­
m eano, per così dire, le coscienze collettive.

47
L o stesso corporativism o che offre singolari
analogie cori la originale e benefica creazione del
Fascism o, non è determ inato d a m otivi contingen­
ti di adattam ento e di utilità, m a dalla logica d e­
gli ordinam enti di lavoro sviluppatisi attraverso i
secoli.
È la natura fatta dal di dentro al d i fuori, co­
m e am m aestrava Enrico C aporali, che si espri­
me sulla esperienza giapponese (42).
L a quale offre agli studiosi aspetti oltrem odo
significativi, non tanto per le gesta clam orose sui
terreni incerti della vita politica ed econom ica
internazionale, q uanto per l’equilibrio che si m a ­
nifesta fra quelli che sono considerati i motivi
della vita e le possibilità um an e a raggiungerli.
E d è questo equilibrio delle forze um ane, che
i giapponesi considerano com e u n a particolare
espressione della propria civiltà, il m essaggio di
ordine e di pace che essi intendono recare al m on­
do travagliato, secondo loro, d a u n a furibonda
crisi spirituale e m orale causata dallo squilibrio
dei valori.

8. L’irradiazione
i nt er nazi onal e
1 giapponesi afferm ano che tale atteggiam ento
e queste aspirazioni suscitano perplessità e preoc­
cupazioni in quanto m anca agli osservatori la co-

48
V

noscenza dei loro m otivi ideali, cosi diversi da


quelli utilitari che sem brano affiorare d a alcune
particolari contingenze.
L ’apologià e la polem ica non possono servire
quando si svolgano in piani diversi, ed occorre
anzitutto ridurre in term ini accessibili alla reci­
proca com prensione quei fattori riducibili espres­
si, nel linguaggio, in m odo vario e talvolta an tite­
tico.
A n c h ’essi orm ai sono pervasi d a u n generoso
interessam ento p er le sorti dell um an ità, e sentono
il nobile im perativo di intervenire, con la propria
ideologia, a salvare la civiltà pericolante.
L a loro teoria dello Stato esprim e la verità eter­
n a, inalterabile, buona p er tutti i popoli, biso­
gnosi, essenzialm ente, d u n a g uida sicura ed in ­
fallibile p e r uscire, dal caos, alla conoscenza,
dalla crisi spirituale, sociale ed econom ica, alla
riva sicura e serena, della pace, d ell’or dirie, della
fede.
E ciò che caratterizza la tendenza contem po­
ran ea del G iappone, è ap p u n to 1 appassionato
sforzo di rinnovam ento spirituale purificato dalle
contam inazioni esotiche ed u n fiorire d i senti­
m enti um anitari intesi a diffondere nel m ondo la
verità salvatrice e pacificatrice.
E se tale ardore coincide con alcune m anife­
stazioni in apparenza analoghe a quelle che h a n ­
no caratterizzato identiche aspirazioni di altri
popoli, nelle varie epoche, non si potrebbe com-

49
m ettere, secondo i giapponesi più grossolano er­
rore d i quello di confondere la disinteressata m is­
sione che essi sentono d i dovere svolgere con
1 im perialism o classico, poiché questo è una m a­
nifestazione della forza bruta, al solo scopo di
sfruttare i deboli ed indifesi m entre la loro azione
è determ inata d a ll’am ore altruistico, energia be­
nefica di creazione, sim bolizzato dalla infinita
misericordia della Celeste D eità Solare.
E d a nessuno osservatore può sfuggire questo
ferm ento di risveglio spirituale e di fervore, d i­
rem o cosi, apostolico, d i inusitata m agnitudine
e che influisce direttam ente sia sulla vita politica
interna come in quella internazionale.
I giapponesi ritengono che la loro esperienza
dell’inefficienza delle teorie occidentali di fronte
ai problem i essenziali d e ll’um anità, dim ostri
l’errore delle classi dirigenti degli occidentali che
per motivi egoistici difendono assurdi e caotici
sistem i politici com e l ’espressione di u n a civiltà
superiore.
G li occidentali si trovano dinanzi al baratro, e
non hanno via d uscita : questo ritengono i p e n ­
satori giapponesi, che conoscono orm ai com piu­
tam ente le deficienze delle teorie occidentali a t­
traverso le polem iche delle varie scuole e, quello
che più conta, per le prove concrete d ell’infiac­
chim ento dell autorità, dello sbandam ento ideo­
logico delle m asse, del caos politico, sociale ed
econom ico che m inaccia le basi stesse della n o ­
stra civiltà.
M a questa valutazione filosofica si traduce in
linguaggio adeguato alla capacità di percezione
delle categorie sociali p er stim olarne la discipli­
n a e lo zelo n ell’adem pim ento del proprio do­
vere.
L e tinte vengono così opportunam ente dosate
in m odo d a porre in risalto i pericoli gravissim i,
p er la pace e per. lo sviluppo della nazione g iap­
ponese, delle tenebre cicloniche che si addensano
su ll’occidente.
L e form ule della nostra civiltà vengono diluite
n ell’illustrazione dei gravi errori com m essi dalle
potenze che esprim ono questa paradossale corru­
zione occidentale della vita e dei destini d ell’u m a­
nità.
E senza alcuno sforzo dialettico i giapponesi
trovano preziosi alleati in alcuni scrittori d ell’O c­
cidente, specie nel dopoguerra, che hanno sciori­
nato di fronte al m ondo il patrim onio, lacero e
m aculato delle ideologie occidentali, esercitan­
dosi anche con m orboso com piacim ento a seg n a­
lare ed a classificare gli squarci e le pillacchere.
Gli orientali, specie i giapponesi, meticolosi re ­
socontisti e portentosi m nem onici ricordano tutte
le denigrazioni reciproche occidentali della guer­
ra, assunte come verità dim ostrative d ella p ro ­
fonda natura m alvagia dei popoli che p reten d e­
vano farla d a m aestri al m ondo, e possono elen-

51
care esem pi clamorosi di depravazione, errori p o ­
litici, insipienza diplom atica, m anifestazioni risi­
bili di leggerezza, com presa questa puerile auto­
denigrazione, com piuta con ogni m ezzo persino
cori l ’arte e con il cinem atografo.
L a spaventosa decadenza del prestigio dei bian­
chi, e solo i ciechi o gli ubriachi giram ondo non se
ne accorgono, è dovuta essenzialm ente a questa
m ostruosa opera di avvilim ento dei valori della
razza di fronte a popoli p er i quali il diritto d i gui­
d a e d i tutela è rappresentato dalla superiorità in­
tellettuale e m orale e non dal gettito delle batterie.
L a tesi giapponese del riordinam ento m ondiale
si alim enta quindi d i queste forze negative, distur -
batrici, contro le quali si scaglia baldanzosa l ’ideo­
logia nipponica d i u n riordinam ento spirituale b a­
sato su ll’equilibrio dei valori e sulla giusta rip ar­
tizione dei diritti e dei beni, p er tutti i popoli, per
tutte le razze, al di fuori d i ogni concezione etnica,
politica e sociale.
L incidente m ancese è per i giapponesi u n a d i­
m ostrazione precisa della volontà che li anim a a
tradurre in atto contro tutti questa ideologia, non
è un episodio storico, d a valutarsi a base di aspi­
razioni territoriali, e tanto m eno in tonnellate ed
in rendiconti, m a u n a espressione m orale d i cui
1 O ccidente non h a com preso il profondo signi­
ficato.
11 dissidio scoppiato pertanto con la Società del­
ie N azioni, e che, secondo i giapponesi, è stato

52
erroneam ente com battuto sul piano incerto ed ir­
reale delle valutazioni politiche, è invece di or­
dine spirituale e racchiude l’essenza del conflitto
d a cui essi intendono uscire vincitori.
Il clam oroso distacco del G iappone d alla So­
cietà delle Nazioni h a segnato pertanto l ’inizio di
u na soluzione autonom a che il G iappone intende
dare ai problem i della vita internazionale.
È stato salutato in G iappone come u n a libera­
zione dalle catene di ipocrisia diplom atica che
p er tanti anni avevano im pedito allo spirito della
N azione d i m uoversi liberam ente sulla via im ­
periale.
1 pensatori tracciano da questa d ata il risveglio
della coscienza nazionale, che gli stranieri inter­
pretano com e u n a vam pata d i estrem ism o im pe­
rialista, ed alim entano con le ragioni adeguate
alla capacità com prensiva delle grandi classi so­
ciali questa decisione suprem a d i im porre, ad
ogni costo, la propria volontà sul m ondo
ostile (43).
I motivi ideali trovano pertanto valido ausilio
in quelle ponderabili ragioni che la nostra civiltà
valuta in term ini di carattere economico e p o li­
tico. L a divina m issione del popolo giapponese,
la diffusione di principi etici, l ’uguaglianza, la
libertà, il benessere, espressioni che i giapponesi
harino im portato per rifornire i loro depositi p o ­
lemici e che oggi, con u n a vorticosa rap id ità p ro ­
duttiva, esportano a titolo di pro p ag an d a a fa-

53
vore della propria causa, si m escolano alle legit­
tim e aspirazioni allo spazio, per lo sviluppo d e­
mografico, al rifornim ento delle m aterie prim e,
indispensabili per la alim entazione .e per le in d u ­
strie, ai m ercati d i sbocco, necessari per com pen­
sare, con l ’esportazione, l’accentuato sbilancio
com m erciale.
Lo stile prudenziale dei giudici della contesa
nippo-cinese, h a dato la m isura della im prepara­
zione politica e della debolezza di quelle, che pur
pretendono essere le potenze regolatrici delle sor­
ti d ell’um anità. 11 fallim ento del tentativo di p o r­
re in esecuzione u n piano di coercizione politica
ed economica h a rafforzato nei giapponesi il con­
vincim ento della propria forza ed alim entato l ’or­
goglio nazionale che non aveva bisogno di stim o­
lanti per lanciarsi nella lotta (44).
P urtroppo, secondo i polem isti, la pubblica opi­
nione m ondiale è avvelenata artatam ente dai d i­
rigenti la politica, responsabili dello sfruttam ento
dei popoli, i quali nascondono la verità ed alte­
rano i fatti, docum enti irrefutabili della giustizia
della causa giapponese e dei nobili motivi che
ispirano la su a azione. M a queste tenebre che gra­
vano sulla coscienza occidentale, e determ inano
sbandam enti ed errori, dai quali scaturiscono sof­
ferenze m orali, sociali ed econom iche che i p o ­
poli privi d i risorse prim e devono sopportare, sa­
ran n o rotte dalla luce della salvezza irradiata dal

54
G iappone anim ato da u n a idea di giustizia uni­
versale e di equilibrio delle forze.
I principi del liberalism o dissolvono gli stati e
creano antagonism i che non si possono risolvere
se non con la violenza.
L a teoria dem ocratica d ell’equilibrio politico,
conseguito m ediante imposizioni e concessioni, è
svanita orm ai nella bufera della guerra e nella
foschia d ell’attuale caos economico.
G li O ccidentali non san n o escogitare u n a for­
m ula risolutiva per questa im m eritata sofferenza
um ana, e vagolano ciecam ente in cerca di parziali
palliativi che alim entano le illusioni e determ ina­
no scoraggiam enti ed am arezza (45).
È puerile lo sforzo degli im perialisti britannici
ed am ericani di volere procrastinare, in attesa che
la loro coscienza si ridesti, o m eglio ancora che
gli artigli ritrovino la loro brutalità di acciaio che
h a dilaniato p er secoli l ’um anità asservita, ed
inventino nuove term inologie, a base di consul­
tazioni, osservazioni, discussioni, conferenze, p a ­
role orm ai senza alcun significato e che potreb­
bero essere definitivam ente incasellate nel dizio­
nario um oristico della diplom azia occidentale.
D al canto loro i giapponesi approfittarlo, q u an ­
to possono, di questa fanciullesca illusione della
diplom azia delle Potenze, e che considerano an ­
zi la m igliore alleata per il raggiungim ento gra­
duale d i quegli obbiettivi che segnano le varie
tappe, sulla via im periale verso la m eta suprem a
delle aspirazioni nazionali (46).
N ulla di più ridicolo, per i giapponesi, del sen ­
tim entalism o di m arca anglosassone che m asche­
ra u n a pretesa im perialista ed il tentativo inge­
nuo di sanzionare, tacitam ente, a tem po indeter­
m inato, uno status quo intollerabile ed in­
giusto.
Il pacifismo non è infatti che u n a grossolana
m anovra ideata p er soffocare le aspirazioni le­
gittim e di popoli che non possono rassegnarsi ad
una eterna condizione di soffocamento e di su­
bordinazione econom ica.
L a tesi giapponese parte quindi d a u n a p re ­
m essa metafisica e si adagia sulla tram a concre­
ta della vita essendo u n q u ad ro fantasioso di
riordinam ento e di pacificazione spirituale e p o ­
litica, rappresentando, cort u n a figurazione tratta
dalla propria esperienza, elevata idealm ente a
sim bolo delle aspirazioni um ane, quei concetti
di ordine, di pace, d i solidarietà, d i equal oppor­
tunity, di fair play, della open door d i m arca
anglosassone registrata presso la Società delle
Nazioni.
E p er quanto possa sem brare sacrilego il lin ­
guaggio filosofico si ispira alla sacra term inolo­
gia d ’im portazione m issionaria.
L a duplice natura della V erità incarnata nel
T en n o , centro delle forze, è la chiave per una
com prensione di questa coiicezione politica giap-

56
ponese, che tende ad arm onizzare il trascenden­
tale con l ’im m anente, l ’ideale col reale, ad aspi­
rare cioè al R egno dei Cieli sulla T erra (47).
Q uesto è l ’obiettivo d el nuovo orientam ento
della politica nipponica che è indicato, con am ­
piezza sufficiente a com prendere altri di im m e­
diato raggiungim ento, dal R escritto Im periale
prom ulgato n ell’occasione del ritiro del G iap p o ­
n e dalla Società delle N azioni :
« ... O ra il M anchukuò essendo fondato in
questi ultim i tem pi, il nostro Im pero considera
essenziale d i rispettare l ’indipendenza del nuo­
vo Stato e di incoraggiare il suo sano sviluppo
allo scopo d i sradicare le cause del m ale n ell’E ­
strem o O riente e possa essere stabilita pertanto
u na pace duratura.
« Sfortunatam ente, esiste fra il nostro Im pero
e la Lega delle N azioni u n a grande differenza dì
vedute a tale rig u ard o ...
« N el lasciare la Lega ed iniziare u n a propria
via, l ’Im pero non intende di starsene solo nel­
l’Estrem o O riente n é di isolarsi d alla fratellanza
delle nazioni.
« È nostro desiderio di prom uovere la m utua
confidenza fra il nostro Im pero e tutte le altre
Potenze e di far conoscere p er tutto il m ondo la
grande causa della giustizia ».
Secondo i com m entatori giapponesi l’ultim a
frase costituisce l ’essenza d i tutto il testo e non è

57
altro che la spontanea espansione m ondiale del
pensiero nazionale.
« Rendere nota la grande causa della giusti­
zia » significa dare all’um anità u n a vera unità e
stabilità virtualm ente com patibili con il godim en­
to della libertà d a parte di ogni nazione.
« C ercando di prom uovere effettivam ente « la
mutua confidenza fra il Giappone e le a lte na­
zioni n significa che questa unità sarà gradualm en­
te costituita.
« In altre parole, il G iappone, assum endosi
la trem enda responsabilità di controbilanciare il
collasso m orale del m ondo, cerca di fare uno
sforzo sincero a servizio d e ll’u m anità e di rim et­
tere in ordine l ’ordine contem poraneo del m on­
do così incerto ».
G li esegeti trovano nelle parole del prim o T en-
no Jim m u, rtell’affidare ai suoi discendenti il
com pito d i diffondere la giustizia nel m ondo, trac­
ciata la divina m issione del G iappone, che do­
vrà a estendere la C apitale sino a comprendere,
come dice il Sacro T esto, tutti i sei punti cardi­
nali e le otto corde possono essere coperte in m o­
do da formare un tetto ».
E per spiegare questo, senza bisogno di citare
il piano di espansione attribuito al Barone T a-
n ak a i giapponesi dopo avere com pletam ente p a ­
cificato i vicini ed operato, con l’influsso della
solare irradiazione di giustizia e di verità, la loro
trasform azione spirituale, m orale e politica, in-

58
tendono procedere, con generoso sforzo, alla p a­
cificazione, vera e decisiva, di tutta l ’um anità.
E d u na volta ap erta la valvola delle interpre­
tazioni, ogni sorpresa è possibile.
Il linguaggio metaforico consente al pensiero
di com piere prodigiose acrobazie n ell’atm osfera
della m etafora. L'estensione della Capitale non
deve essere intesa quindi, com e u n a aspirazione
im perialista, d i cui i giapponesi si sentono im ­
m uni, m a com e u n a espansione n aturale d e ll’idea
giapponese, « infallibile in tutti i tem pi e vera in
tutti i luoghi » secondo la definizione d el R escrit­
to Im periale su ll’E ducazione (48).
E questa idea si m anifesta nel sentim ento, o,
p er essere p iù precisi, in uno stato di eccezionale
emozione pura di lealtà Verso il Tenno, incar­
nato nei giapponesi e che dovrebbe essere iniet­
tato fortemente negli arti paralizzati della com u­
nità mondiale (49).
U na tale iniezione, che gli asceti non si preoc­
cupano di garantire possa essere indolore, potrà
determ inare salutari reazioni negli organism i m a­
lati e stim olare u n nuovo ordine internazionale,
concepito dagli stessi apostoli in vario m odo,
m a che significa, sostanzialm ente, un legam e di
alleanza, eufem ism o lato, di tutte le nazioni co­
stituite con u n a A utorità centrale, capace di coor­
dinare arm onicam ente le attività eterogenee d el­
le fam iglie um ane.
« Un Sacro Monarca e diecimila popoli > >è

59
u n m otto popolare che risuona orm ai d a un capo
all’altro d e ll’Im pero. Significa, anzitutto, che i
giapponesi sentono con m aggiore intensità q u e­
sto im perativo categorico della coscienza nazio­
nale e si propongono di perfezionare il funziona­
m ento della g rande Fam iglia-Stato di cui fanno
parte.
M a esprim e altresì u n a aspirazione ad afferm a­
re e a diffondere questa loro concezione che, no­
nostante le analogie, possiede elem enti originali
per l ’unitarietà della soluzione dei problem i com ­
plessi della vita attuale.
Si guardano bene, tuttavia, dal d are definizio­
ni precise di tale aspirazione, che rim ane vaga­
m ente oscillante fra le deduzioni del ragiona­
m ento e le intuizioni del sentim ento.
M a i giapponesi considerano la loro esperien­
za come decisiva ed intendono offrire all’u m a­
nità questo loro patrim onio ideologico che
dovrebbe colm are il vuoto desolante causato dal
crollo e dal decadim ento delle illusioni occiden­
tali.
O ccorre un centro spirituale del m ondo, verso
cui tutti i com ponenti la società um ana si volgano
spontaneam ente per il loro orientam ento m orale.
« Parlando più chiaramente, una nobile ed au­
gusta personalità che personifichi vivamente in
se stessa questo Centro Spirituale... Una così di­
sinteressata personalità che si alzi di molto sul
basso livello degli antagonismi di classe e dei

60
conflitti di interesse privati, ha tutti i requisiti
per esercitare una forte influenza morale in tal
modo che tutte le attività individuali possano es­
sere regolate e coordinate con il risultato che la
sfera propria di ogni unità sociale (borghesia,
classi intellettuali, proletariato) possa essere tu­
telata da inframettenze illegali » (49).
E d il K odo è appunto la V ia del T en n o d a
considerarsi icome il centro spirituale assoluto
deH’im m ensa Fam iglia-Stato del m ondo, al q u a­
le il G iappone vuole recare il m essaggio con una
forte pressione morale, m a, le reticenze non ser­
vono, ove occorra, con la p u n ta della spada.
C on il nuovo sistem a internazionale che sarà
così instaurato, verrà garantita la stabilità d el­
l ’ordine sociale ed il progresso di tutte le com u­
nità.
Conciliati gli spiriti, sarà concretata u n a vera
pace, durevole perché basata sulla giustizia.
U n saggio suggestivo d i questa benefica opera
di penetrazione spirituale è la trasform azione d e l­
la M anchuria (50), già inerte e caotica in uno
stato ordinato e vigoroso, il M anciukuò, opera
m irabile che il capitalism o e l’im perialism o stra­
nieri non han n o saputo valutare, m a che i po­
poli asiatici, sfiduciati per l ’insipienza dei G o­
verni, sanno com prendere ed apprezzare.
Il m ondo finirà p er convincersi che la conce­
zione filosofica giapponese della politica interna­
zionale è la sola, giusta e benefica, e Videa si

6!
spanderà legittim am ente, oltre i confini naziona­
li, dove si è concretata nei secoli, ad illum inare
le coscienze ed a coordinare le attività.
Q uesta è la costituzione della roccia che h a ge­
nerato, attraverso i secoli, catene, erosioni, slit­
tam enti, ed hum us fecondo d i vegetazione, ed
u na civiltà pittoresca e ridente, quella che stu ­
pisce e seduce, e che risalta nelle oleografie t r a ­
dizionali del G iappone folcloristico.
Concezione filosofica che variam ente si espri­
m e, unica tuttavia, nella su a essenza; visione in­
determ inata d ’un obbiettivo che deve essere rag ­
giunto, fatalm ente; piarto strategico che non si
sgretola, com e qualcuno si illude nei particolari
tattici e logistici della presa di posizione nel cam ­
po politico ed economico (51).
L ’era Show a (52), della pace illum inata, è l ’al­
b a di questa afferm azione. 1 giapponesi h a n ­
no rinunciato alla m odesta aspirazione di farla
d a m aestri ai cinesi, gareggiando con i m issiona­
ri occidentali nella pro p ag an d a e nelle opere pie­
tose. Il loro program m a com prende azioni di
più vasta portata (53).
G li ingegni sottili, invece di esaurirsi, a scopo
forse di dem olire con l ’ironia questa fantasiosa
m a solida ideologia, possono esercitarsi utilm en­
te n ell’analisi di questi problem i, di ordine con­
creto e che esprim ono la realtà degli avvenim enti.
È vana l’illusione che l ’aspirazione giappo­
nese nei vari settori della vita nazionale possa

62
essere irretita con la logom achia, e che la pres­
sione politica ed econom ica del G iappone possa
esaurirsi in u n ciclo parabolico di lim itata esten ­
sione.
Q uesta errata valutazione, causa di nuove sof­
ferenze, è l ’essenza della m inaccia che incombe
sulla nostra civiltà.
L e polem iche sui p u n ti concreti d el p ro g ram ­
m a in via d i realizzazione possono estendersi nel
tem po e nello spazio, lam bendo solo, m a non
intaccando la roccia solida della ideologia g ia p ­
ponese.
L ’allarm ism o, specie nelle sue m anifestazioni
queruli, non rivela uno stato di serenità e di
com prensione degno d ’una civiltà niente affatto
condannata o rassegnata a ll’esaurim ento.
Forse il G iappone con alcune affermazioni
troppo entusiastiche confonde talvolta il sano e le­
gittim o istinto di conservazione e di sviluppo con
diritti trascendentali e nebulosi. N uove esperien­
ze potranno com piere n e ll’intim o della coscien­
za nazionale u n a progressiva trasform azione so­
stanziale di questa ideologia, avvicinandola a
quella che la coscienza universale intuisce co­
m e la vera ed eterna legge d ella vita.
M a u n pericolo, p er la esistenza dei popoli
occidentali che si svolge su rapporti costituiti da
secoli di tentativi e di esperienze, può essere ra p ­
presentato d a l fascino che questa ideologia nip­
ponica, tradotta p er convenienza in term ini com-
prensibili esercita specialm ente dai popoli che
noi definiam o prim itivi, stim olando le aspirazio­
ni a ll’indipendenza politica, alim entando desi­
deri di afferm azione, rivalutando, di fronte al
contenuto ideale della civiltà straniera, il patri­
m onio della propria ideologia, ed intensificando
il desiderio m ateriale del godim ento dei beni che
esprim ono, in form a concreta, la n o stra civil­
tà (54).
G li episodi avventurosi d ell’afferm azione n ip ­
ponica sono assunti a sim bolo del diritto e della
forza, in antitesi con il preteso decadim ento della
razza dom inatrice, alla quale orm ai m anca l ’idea,
la volontà e l ’energia.
L ’Italia fascista h a la precisa sensazione d e l­
la gravità di questa situazione ed il m onito del
Duce h a richiam ato la coscienza della razza alla
realtà.
1 popoli occidentali devono risollevarsi al di
sopra della sterpaglia dei risentim enti, dei ra n ­
cori, delle rivendicazioni p er contem plare il v a ­
sto orizzonte della storia; devono ritrovare alle
sorgenti ideali quei m otivi e quelle energie che
rappresentano l ’essenza della nostra civiltà.
A l bolscevism o negatore irriducibile dei va­
lori ideali, il nipponism o spiritualista, la Nuova
G erm ania e l ’Italia fascista oppongono quella
idea di equilibrio, di arm onia e di com prensione
che può garantire a ll’u m anità l ’ordine, la giu-

64
stizia e la pace, aspirazione di tutti gli spiriti, vi­
sione ideale e consolatrice di tutte le attività (55).
E questa essenza del pensiero m ussoliniano
il G iappone h a dim ostrato di capire, anche q u an ­
do alcuni popoli occidentali davano prova dolo­
rosa di sordità m orale e

N E
(1) 11 n o m e G ia p p o n e d eriva p rob ab ilm en te d al m a lese Ja-
p u n o Jap an . I c in esi d efinivan o le isole p oste a levan te, d ove
sp u n ta il so le , c o n i se g n i Jih -p èn -k w è, p ron u n cian d on e il n om e
co m e J ih -p èn , d a cu i M arco P o lo h a tratto, n ella fo n e tica latina,
il C ip a n g u o Z ip a n g u d ella sua narrazione.
G li a n tich i g ia p p on esi si n om in avan o Yam ato d a l n om e di
una p rovin cia cen trale, e d in p o esia si riferivano a lla « grande
terra a u gu sta » c o m e allo O -m i-k u n i, a p referen za d i altre term i­
n o lo g ie, a lcu n e d e lle q u ali esuberanti.
Q u ella , p er esem p io , d e l Sacro R escritto d ella D e a Solare,
co m p ren d e la serie T oyo-ash i-w ara-n o-ch i-ak i-n o-naga-i-ho-ak i-
n o -m izu -ho-n o-ku n i, e cio è : L a fertile terra delle verdi pianure
delle fresche spigh e di riso dei mille e cinquecento autunni.
11 n o m e N ip p o n (N ihon) è stato usato, a lm en o sem b ra, uffi­
cia lm en te d al G overn o n e l 670.

(2) I G ia p p o n e si g iu n g o n o sin o a sdegnarsi p er q u esta su­


p erficialità o ccid en tale ch e v u o le per forza dare v ita reale a d un
G ia p p o n e fantastico ; d im en tican d o il c o n sig lio d e lla sa g g ezza ,
ad op eran o frasi fo rti: « V o i sie te abituati a d ire G ia p p o n e e
n on N ip p on : v o i cred ete c h e N ip p o n sia so lo un vocab olo an ti­
q u ato c h e era adoperato n eg li atlanti d 'u n a volta, m a c h e ora
n on esiste più.
Errore ; è ¡proprio il G ia p p o n e c h e è un p aese im m aginario.
Il G ia p p o n e è un n o m e c h e q u i n on si od e m a i. S olo il N ip p on
conta.
Il G ia p p o n e è l'im m agin e falsa d e l N ip p o n , c h e si form a nel
cerv ello d eg li E u rop ei ». (Cfr. N ioti Sakurazaw a in « Cultural
Nippon », n . l l i , p a g . 292).

65
(3) a L a con oscen za d el G ia p p o n e, d a parte d eg li Europei
e d eg li A m erican i è m o lto lim itata.
S em bra ch e a n ch e o g g i il G iap p on e è da loro conosciuto
co m e la terra d e l F u jiyam a, d el p u s-p u s, d ella g e ish a o d i M a­
d am a Butterfly.
O ccorre un più profondo intuito.
E p o ich é i forestieri ven g o n o in G iap p on e p er v ed ere il p ae­
sa g g io , i costu m i, gli a sp etti eso tici, in gen erale, essi p on gon o il
dare da m angiare a i can i a Nara e la d an za d e i cilie g i, i prin­
cip a li p u n ti d el loro program m a.
G li stranieri c h e stu d ian o la cultura d e l nostro p a ese sono
p o ch i, se b b en e ci sian o m olti c h e c i su ggeriscon o d i conservare
i nostri costum i e le nostre form e ch e n on son o altro c h e residui
d ell'ep o ca fe u d a le ». (Cfr. T h e O sella M ainichi an d thè Tokyo
Nichi-Nichi. July 31-1934).

(4) P ersin o L afcad io H earn , resp onsab ile d i m o lte illusioni


sentim en tali s i guardò b e n e d a li’attribuire a lcu n a im portanza
a ll'a d o zio n e su p erficiale, d a parte d e i g ia p p o n esi, d i a lcu n e for­
m e d i vita occid en tale.
E riferiva a n zi, c o m e testu ale, l'osservazion e d i un colto
g ia p p on ese a proposito d e ll’a b b igliam en to, p reso a n c h e oggi,
com e in d ice, d ella occid en talizzazion e n ip p on ica:
« L a verità è c h e il vestito occid en tale n on c i p ia ce. Noi
1 a b b iam o adottato m o m en tan eam en te, c o m e certi anim ali p ren­
d o n o d elle tinte particolari in certe stagion i : per proteggersi. »
(L a Lum ière vient de l’Orient, p a g . 207).
C h e dire q u ind i d e lle d ed u zio n i d a q u esta form a di m im e ti­
sm o e d elle p aradossali con clu sion i a cu i g iu n g o n o alcu n i scrittori
c h e si son o interessati d ella d iffu sion e d e lle calze d i seta e d el
rossetto fra le d on n e e p rofetizzan o sco n v o lg im en ti sociali a
co lp i d i p iu m in i di cipria?

(5) H ito, cio è uom o sign ifica letteralm en te, il sole rimane,
ed un entusiasta filologo p u ò q u ind i assicurare c h e n e lle pro­
fo n d e region i d ella co scien za n ip p on ica il so le risplen d a con
particolare in tensità. L 'e se g e si d e i sacri testi autorizza a rite­
n ere persino c h e i giap p on esi sian o scaturiti, c o m e in d ivid u i,
differen zian d osi, d all'u n ico n u cleo d e lla D eità-solare-m acrocosm i-
ca , m oltip lican d osi e svilu p p an d osi, per esprim erci m etafisica-
m en te, in in n um erevoli m icrocosm i-solari.

(6) L a zio n e creativa d ella D ea Solare è d escritta m etafisi­


ca m en te n egli an n ali A n tic h i, a ll'in izio d el K o-ji-ki, c h e esp rim e
l'id e a filosofica d e i prim i giap p onesi.
« 1 n om i d elle D ivin ità ch e nacquero n e lle pianure del
C ielo S u p rem o, q u an d o il C ielo e la terra com in ciaron o ad

66

-
esistere, son o, A m en o-M in ak a-N u sh i-n o-k am i, o il D io P adrone
d el Centro A u g u sto d e l C ielo, T ak am i-M usu b i-n o-kam i, o il D io-
A lto -A u g u sto -O p eia to re d i p rod igi, e K am u-M i-M usubi-no-kam i,
o il D io D ivin o-O p eratore d i prodigi.
Q u este tre d ivin ità n acq u ero tutte da] so le , e si nascosero
(alla v ista d e g li altri esseri) ».
E d i g ia p p o n esi, c o n u n a ese g e si di carattere filosofico, ri­
ten g o n o c h e q u esto brano d ia u n a sp ieg a z io n e m etafisica della
natura e d el m o d o d i esplicarsi d ella V ia , o M ich i, c h e è la
L e g g e u n iversale a p p lica b ile a l m o n d o fisico e m etafisico.
L e tre divinità rappresentano l'e sse n z a d e lla V ia (A m en o-
M inaka) e rispettivam en te, il D io T ak am i, il m ov im en to pro­
gressivo, cen trifu g o ed in d ivid u alistico, c h e scaturisce d a l centro
p erm an en te, m en tre il D io K am u-M i-M usubi-no-kam i, esprim e
la forza contraria, p assiva, retroced en te, cen trip eta e d integra­
tiva c h e sp in g e verso il cen tro p erm an en te.
E tale è la natura d in am ica d ella V ia ; un arm on ico integrarsi
d ei d u e m o v im en ti, da cu i tutti g li esseri scaturiscono.
E q u esto processo creativo è il M usubi, ch e è n ello stesso
tem p o u n a forza coesiva.
Il T erm o è l'ered e legittim o d ella D ea Solare, cen tro per­
tanto d ell'o rd in e cosm ico, da cu i scaturisce la forza centrifuga
e centripeta, e c h e sv o lg e l'a z io n e creativa d el M usubi con
1 arm on ia d e lle attività p rogressive, rappresentate d alla D ivin ità
M asch ile e con le attività regressive rappresentate dalla D ivin ità
F em m in ile. (V e d i « Cultural N ippon », IH, p a g . 242).

(7) C o m e i greci con sid eravan o il « L o g o s » la form a pri­


m ord iale, g li a n tich i giap p on esi co n cep iv a n o H i, il S o le , com e
la stessa en tità cosm ica.

(8) N e lle sc u o le si stu d ian o, com e verità assolu te c h e:


« L a D e a d el S o le A m aterasu -O m ik am i è scaturita d a una
lagrim a d e ll o cch io sinistro d i Izanagi « il potere m aschile a t­
traente » (il m a sch io affascinante?), u n a d e lle entità generatrici
di tutte le co se.
E ssa è la D iv in ità M aggiore d e lla R elig io n e G ia p p o n ese
e sse n d o avan zata (essen d o in n anzi) a lle ottocento m iriadi di
D e i c h e p o p o la n o l'U n iverso.
Per sfu g g ire a lle p ersecu zion i d i su o fratello S u san ovo « il
m aschio impetuoso divino » (la forza violenta?) D io d ei T ifo n i,
la D e a d el S o le si era rifugiata in u n a grotta, e il m o n d o era
stato im m erso n e lle tenebre.
L e otto m iriadi di d ei corsero a cercarla e p o ic h é si rifiutava
di uscire, cercarono di stim olare la su a curiosità c o n sc o p p i cla­
m orosi d i risa.
L a D ea , don n a, naturalm ente u scì, e g li D ei allora, p er
attenuarle il risen tim en to, le offrirono i tre d o n i: lo specchio,

67
il gioiello ed alcuni tessuti bianchi e d azzurri, e m entre la
D e a si adornava, ch iu sero la grotta in m o d o ch e .1 S ole non
p o tè p iù nascondersi.
E la D e a n ella su a d ivin a bontà, fe c e d on o a ll A u gu sto
N ip o te, in viato a governare le iso le d e l G iap p on e e d a creare
u n a dinastia im m ortale, d e i tre te so n con servai, n el Santuario

d ' T o ' specchio, il gioiello, la sp a d a di Susanovo, il D ivin o


m a sch io im petu oso, co n la q u ale i - g ia p p o n e s. in ten d on o con-
tribuire al riordinam ento d e ll um anità.

(9) « 11 vocab olo T e n n o , sign ifica, etim o lo g ica m en te il P er­


fetto-Savio-C elestiale, A u tostan te versato n e i tre poter, prim or­
d iali d e l C ielo , d ella terra e d ell’U m an ità. ,
E co sì n ella p iù pura co scien za d e lla au gu sta personalità
d el T e n n o l’am ore creativo d ella V ia è eternam ente in com p leta
efficienza. » (Cfr. Idem ., p a g . 147).

(10) Il con cetto d ella incarnazione d ella D ivin ità è tip ica­
m en te asiatico. .. , ,
O ltre la persona, p o sso n o incarnarsi a n c h e le su e q u alità, le
forze, il .pensiero. . , , . ..
11 C ristianesim o alessan d rin o esp resse la fed e n el L ogos, .1
verbo fatto carne.
In G iovan n i 14 è detto c h e G esù si d ich iarò 1 incarnazione
d ella V ia : « Io son o V ia , la V erità e la V it a ; n essu n o v ie n e al
P adre se n on per m e ».

(1!) I G iap p on esi ricon oscon o l'an alogia d i tale loro co n ce­
zio n e religiosa c o n q u ella R om an a d e l D iv in o A u g u sto ; m a
h an n o ap p reso le finezze ese g e tic h e d e g li A n g lo -sa sso n i, e rie­
sco n o q u in d i a d im ostrare c h e i l T e n n o , n e lla celeb razion e d el
rito d i D aijoe, l'im portante M atsuri d ella cerim on ia d ell ascesa
a l trono « diventa integrato spiritualm ente e corporeamente con
la D ea Solare. Con l'elevata m entalità così acquisita, egli si
accin ge a governare il popolo giappon ese allo scopo di renderlo,
anch'esso, sim ile alla D ea Solare, creature integrali, che m an­
tengono costantemente una bella arm onia jra lo spirito e il
corpo ».
E si a p p ella n o a i sacri testi e d a l racconto d el d on o fatto
dalla D e a d ello sp ec ch io prezioso a l figliu olo A m e-N o-O sh i-H o-
M im i-N o-M ikoto, il padre d i N in igi-N o-M ik oto, c h e sc e se dal
C ielo p er governare le iso le e d è il cap ostip ite d e lla d inastia
im periale, q u an d o la D e a , in n alzò u n a p regh iera, d icen d o :
« F ig liu o l m io , q u an d o tu guarderai q u esto sp ec ch io , sia
c o m e se tu guardassi a m e. S ia con te n ella tua alco v a e n ella
tua stanza, e sia per te un sacro sp ec ch io ».

68
Q u este parole, c o m e son o tram andate dal « N ih on S osh i », d o ­
vrebbero dim ostrare com e il Sacro S p ecch io sia la stessa cosa
d ello spirito im m acolato d ella D ea.
Inoltre E ssa d isse : « Io darò a m io figlio le sp ig h e d i riso
d ei giardini celesti (sacri) d i c u i io m i c ib o n elle pianure d egli
A lti C ieli ».
E d il d o n o d e lle sp ig h e d i riso d ovreb b e rappresentare il
passaggio d ell'en tità corporale d ella D e a al S u o diretto su c­
cessore.
T a n to p iù c h e la pianta d i riso si ch ia m a lue, c h e è c o n ­
sid erala u n a form a ab b reviata d i « Inochi-no-ne », c h e significa
•i la radice della vita ».

(12) 1 g ia p p o n esi accettan o il significato etim ologico di « auto-


ritas » da « au gere » ch e sign ifica « lasciar crescere sp on tan ea­
m en te ».

(13) I g ia p p o n esi han n o ap p reso le fin ezze ese g e tic h e d ella


teologia am ericana e le astu zie filologich e d al dottrinarianism o
ted esco. E pertanto g li eruditi p ossono con vin cersi c h e M i-izu
sig n ifica « Vemanazione dell'an im a ».
E p o ic h é H i, il so le , l'en ergia vivificatrice, l'u o m o , è sin o­
n im o di M i, n e deriva ch e an ch e M i-izu corrisponde a H i-izu ,
cio è a ll'em a n a zio n e del potere solare.
In sen so etico H i-izu è il processo d in am ico d ella diffusione
d ell'en erg ia creativa assolu ta, c h e si m an ifesta n ell'am ore altrui­
stico irradiante d a ll'A u g u sta P erson a d e l T e n n e , in q u an to d i­
retto d iscen d en te e d in carn azion e attuale d ella D e a Solare.

(14) Il nostro com p ian to C astellani intuiva q u esta verità


ch e in v ece era sfu g g ita all'osservazion e d e i p rim i rivelatori let­
terari d e l G ia p p o n e.
V e d i il su o sa g g io su « T asak u H arada : L a fed e n el G iap-
p o n e ».

>i £ er qUanto ¡ 8 ‘a PPonesi riconoscano il loro im m enso


d eb ito a lla C iviltà C in ese e d a lla id eo lo g ia m istica Indiana,
d im portazione diretta ed indiretta, e p on gan o a b ase d ella c u l­
tura la con oscen za d ella lin g u a e d ella letteratura cin ese, non
d im en tica n o le p rofond e e sem p re ricon oscibili stratificazioni
p o lin esia ch e, co n n esse con le loro lo n ta n e origin i, e c h e affio­
rano, m a esto se, in a lc u n e m an ifestazion i d ella vita, c h e si d i­
stin g u e, p er carattere proprio, d a q u ella d e i loro vicin i conti-
nentah a l p u n to c h e q u a lch e scrittore ha p osto in d u b b io se
il G ia p p o n e p o ssa essere con sid erato territorio asiatico.

(16) M ikado n on è term in e ad op erato d a i giap p on esi, m a


una a d o zio n e erronea occid en tale d i un an tiq u ato vocab olo ch e

69
(17) S hirasu sign ifica « c o n o s c e r e » « sim patizzare » e d è
considerato com e la fu n zion e d e l govern o ispirata d all affetto
e dalla b en ev o len za e ch e m ira a co m p ren d ere p ien a m e n te le
aspirazioni d e l pop olo.

(18) Purtroppo sfu g g iv a a g li stu d iosi occid en tali, n e ll’entu-


siasm o d elle p rim e constatazioni d e ll'a d esio n e n ip p on ica a ll'i­
d eo logia im portata, ch e tutte le riform e, com p rese q u elle co­
stituzionali, op eravan o in superficie.
E ppure il grande Im peratore M eiji, n e l riafferm are la pien a
fu n zio n e d i govern o d el T e n n o , già d eleg a ta n ella parte so ­
stan ziale agli S h ogn u s, dichiarava in m o d o ch e i giap p onesi
d efiniscon o « com m oven te » :
« In q u esta so le n n e o ccasion e d ella R estau razion e io mi
sentirò p rofond am en te c o lp ev o le se u n o solo d e i m iei am ati
su d d iti non otterrà il su o g iu sto p o sto in se n o a q u esta F am iglia-
Stato, e fino a q uando n on avrò raggiu n to q u esto scop o, ch e
tutti viv a n o in seren ità, m orale e m ateriale, m eriterò il titolo
a u gu sto di T é n n o ».

(19) Shinto c h e p er i filologi è un 'erron ea p ron u n cia di


S h in d o n on ostan te le nostre classificazioni, è una m etafisica
statale sin on im o d i K an n agara-n o-m ichi, cio è la V ia d i D io.

(20) A cca n to a G u sta v o B oisson ad e, com p ilatore d e i co­


d ici, sarebbe giu sto c h e , a lm en o n e ll’a p p e n d ic e d ell'E n ciclop ed ia
Italiana figurasse il Paternostro, ascoltato co n sig liere Im periale
e m aestro di procedura ancora ricordato in G iap p on e.

(21) La lealtà verso il S ovran o « C h u » e la p ietà filiale


« K o » ap partengono, se co n d o i filosofi g ia p p o n esi, alla stessa
categoria etica. E pertanto u n a in terpretazione m etafisica d el
K c d e v e com p ren d ere il significato m orale d el C hu.
Il K o, la pietà figliale è un p rin cip io trascend en tale, eterno,
c h e si esp an d e e si co m p leta n e l Chu, d ed izio n e com p leta
verso il S u p rem o e d im parziale C apo d ello S tato-F am iglia, incar­
n azion e v isib ile d e lle L e g g i U niversali.

(22) « L a b ase m orale d el p rin cip io di Shirasu osservato dal


T e n n o è q u esta b en ev o len za c h e id en tifica le sofferen ze d e l suo
p o p o lo c o n le su e ste sse acu te sofferen ze. N on so lo le ag o n ie
d e l su o p op olo, m a a n c h e q u elle d e ll’u m anità, n el su o assiem e,
p eseran n o duram ente su lla coscien za d el T e n n o , priva di q u al­
sia si sfum atura d ’eg oism o. E d è solo te n e n d o sem p re p resen te
la filosofia g ia p p o n e se d el T e n n o , c h e il n u o v o orientam ento
d ella politica estera autonom a d el G iap p on e p u ò essere c o m ­
preso ch iaram en te. Il S o le , d i c u i il T e n n o è , secon d o la nostra

70
con v in zio n e n azion ale pop olare, la vera incarnazione sp an d e ia
su a lu ce b en ig n a n on so lo su l G iap p on e m a su l m o n d o intero ».
(C hikao F ujisaw a: M etafisica d ello Stato G ia p p o n e se, 1934).

(23) O ltre essere le m in u scole en tità solari resid uali, i g ia p ­


p on esi riten gon o d i costituire un a ssiem e organ ico c o n la terra,
e per una a d eg u ata com p ren sion e di q u esta pecu liarità della
id eo lo g ia n ip p o n ica, si d e v e ricorrere al sim b olism o sign ifica­
tivo d ella m itologia.
S eco n d o il N ik on -S h ok i, Izanagi-no-K am i, o la D ivin ità M a­
schile-Incitatrice e lzan am i-n o-K am i, o la D ivin ità-F em m in ile-
Incitatrice, produssero n ello stesso tem p o le otto G randi Isole
d el G ia p p o n e, con le m o n ta g n e, i fium i, le erb e e le p ia n te:
p oscia crearono la D ea S olare, il cu i sp len d ore lu m in oso si d if­
fu se per tutti i se i p u n ti card in ali, e c h e e b b e il su p rem o govern o
d el C ielo.
E c iò co n d u sse alla con clu sion e fo n d a m en ta le d e lla teoria
politica d el K od o ch e il T o n n o e d il popolo e la terra, sono
di natura o m o g en ea , e ssen d o scaturiti d all'u n ico e d id en tico
p otere creativo d ell'U n iverso.

(24) L e liberta ind ivid u ali so n o con sid erate c o m e esp res­
sioni d e lle en ergie di progresso e d i regresso in site n ella le g g e
co sm ica e c h e p o sson o essere esercitate so lo q u an d o sian o c o n ­
ten ute en tro la form ula d ell'eq u ilib rio e d el coordinam ento.
Il C risantem o, sim b olicam en te, rappresenta con la su a figu­
ra geom etrica le lin ee d i sv ilu p p o d ell'attività in d ivid u ale a c c e n ­
trata n el fulcro anim atore.
E d in tem a di sim b olism o si p u ò accen n are an ch e all'inter­
pretazione m etafisica d e l disco solare, rosso, p erch é rappresenta
1 diletti fig li d e l T e n n o , c h e h an n o il cu ore rosso (Kokoro-
A k ak i) in espan sion e.

(25) I rapporti fra il sistem a fam igliare in G ia p p o n e e quelli


an a lo g h i d el C on tin en te e d ei gruppi etn ici dispersi su l P acifico,
n on so n o n o ti s e non in form a fram m entaria e sp esso arbitraria.

(26) L autore h a assistito con in teresse a d un ep iso d io ch e


gli sem brava fo sse e se m p io m irab ile d ella p ietà figliale.
A bordo, al largo d i A om ori, osservava da p iù ore un
giovane c h e trasportava su lle sp a lle un paralitico e c h e in ogn i
m odo cercava di sod d isfare alla curiosità q u asi in fan tile d el
v e c c h io in valido, recan d osi e con n otevole fatica, da un capo
all altro d e l bastim ento.
N el sottolineare a d un colto g iap p on ese tale osservazione
si sentì rispon d ere c h e non si trattava affatto di u n a prova di
pietà filiale, m a di un se m p lice e naturale ricon oscim en to d el

71
figlio d el d eb ito d ovu to a l proprio p ad re : « c o m e il vecch io
a v ev a trasportato il b am b in o ».

(27) Il su icid io è il ricon oscim en to d ’una responsabilità verso


la collettività, ed un m ezzo aggressivo p er riconquistare il posto
di cu i even tu alm en te si p ossa essere resi im m eritevoli n ella
gerarchia v isib ile e d in visib ile.

(28) Il 6 ap rile 1868 l'Im peratore M eiji proclam ava la « Carta


d e i C in q u e A rticoli C ostituzionali », il c u i con ten uto p u ò essere
sintetizzato c o m e se g u e :
I. - L a C on vocazion e d i u n 'A sse m b le a e la d iscu ssion e
im parziale di tutti gli A ffari d i S tato im portanti.
II. - C oop erazion e d e l govern o e d ella n azion e n ell'a m ­
m inistrazione d ello Stato.
l l i . - Incoraggiam ento a tutti g li in d iv id u i, p e r il rag­
g iu n g im en to d e lle loro asp irazion i e p e r evitare la d isoccu p a­
zio n e e l'in sofferen za sociale.
IV . - A b b a n d o n o d i costu m an ze da ritenersi assurde ed
a zio n e statale ispirata d all'eq u ità e d alla giustizia.
V . - R icerca d e g li ele m e n ti d ella scien za e d ella cultura
in o gn i parte d e l m o n d o in m o d o d a rafforzare le fond am en ta
d e lla p olitica Im periale.
M entre i com m entatori occid en tali con sid eravan o tali d i­
ch iarazion i com e u n trionfo d e lla m odern ità, i g ia p p o n e si le
interpretavano c o m e un in vito a l ritorno verso le p u r e tradi­
zio n i d e l p assato e le co lleg a v a n o c o n le sacre afferm azioni d el
prim o T e n n o Jim m u ; c h e la su a op era era cioè ispirata:
V erso l ’A lto, in risposta a lla grazia d ei Celesti antenati,...
e verso il basso, nello stim olare gli Im periali discendenti ad
applicare pienam ente il principio della giustizia in Javore del
popolo.
E d il prim o Im peratore tracciava il sacro co m p ito im periale
dichiarando ch e ogni sforzo doveva essere fatto p er ren d ere la
n a zion e una fa m ig lia organ ica n ella q u ale tutti g li in d ivid u i
avrebbero avu to il loro p o sto ad egu ato, d e in seg u ito per dif­
fondere un tale elevato umanitarismo su tutto il m ondo allo scopo
di renderlo a su a volta una sola organ ica fam iglia.

(29) M usubi, o processo d in am ico ch e integra le forze di


avan zam en to e d i retrocession e, l ’in d ivid u alism o e d il colletti­
vism o, il p assato e l ’avven ire.

(30) U n tecn ico italian o, pur occu p an d osi d ella p rod u zion e
e d eg li sca m b i è riuscito a d intuire la natura d e l <i problem a
n u cleare » com e e g li lo d efin isce, d e ll’esp an sion e giap p on ese.

72
o H o sem p re sosten uto ch e o v u n q u e esercitano in flu n za uom i­
n i e m a cch in e, i prim i h an n o l ’im portan za d ecisiva.
È lo spirito u m an o c h e m u o v e il tornio o il telaio prim a
d el m otore elettrico: c iò tanto p iù v a le in q u an to si a b b ia di
m ira, c o m e io h o , la « efficienza ».
E però in n an zi d i studiare g li im p ian ti co n v ien e cercare
d i con o scere Io stato d eg li u o m in i: q u alità e d ifetti p er oggi
e per d o m a n i» . (Cfr. Francesco M auro, in a Esperienze d i Or-
ganizz. G iapp. »).

(31) S o lo q u esta co m p ren sio n e p erm ette d i interpretare a l­


cu n i a sp etti d elle lotte p olitich e in G ia p p o n e, giu d icati assurdi
d a c h i n on riesce a p ersuadersi d ella logica d e i m ilitaristi ch e
in v o ca n o p ro v v ed im en ti ch e sem b ran o d i tinta b o lscev ica , a p p el­
lan d osi all'u g u a g lian za d i tutti i cittad in i sp e c ie n ella loro m an ­
ca n za d i diritti, e di com u n isti c h e fann o p rofession e di lealism o
e d atten d on o le riform e sociali e d eco n o m ich e d all’autorità le ­
g ittim a d ello Stato.

(32) S i d ev o n o scartare le catastrofiche p revisioni di qualche


sen sa zio n a le scrittore d i p assaggio.
N essu n affidam ento p u ò essere d ato a lle p retese dich iara­
zio n i d i c a p i partiti e d i esp o n en ti d ella p u b b lica o p in io n e per
il loro carattere assolu tam en te in contrasto con la realtà d ell'a ­
z io n e p o litica e d e l com p ortam en to d e lle m asse. C a u se d i tur­
b a m en to esisto n o a n c h e in G ia p p o n e e v i so n o in d u b b i segn i
d i irreq u ietezza so cia le e d econ om ica sp ec ie in a lc u n e ep o ch e
e d in a lcu n i settori: m a si d e v e esclu d ere, in m o d o assoluto,
ch e m in a c cin o d ’intaccare la b ase granitica su cu i p o g g ia lo
Stato.

(33) L a co n g iu ra d e l 15 m a g g io 1932, seg u ita d a assassin i


p olitici, h a sco sso p rofon d am en te la coscien za d ella N azion e,
n on tanto p er il d ram m a cruento e p er la scen ografia eternata
d a g li im pressionisti, d e ll’in vio d i d ita ch e gli en tusiasti si sono
tagliate e d h a n n o sp ed ito a l M inistro d ella Guerra in se g n o di
solidarietà c o i con giu rati, q u an to p e r il rich iam o alla v era fun ­
zio n e d e l G overn o c h e d e v e essere, p er i g ia p p o n esi, d i carat­
tere se m p licem en te tecn ico e d am m inistrativo.

(34) L a clam orosa controversia p olitica, suscitata d a l recente


a tteg g ia m en to d el prof. T atsu k ich i M inobi, m em b ro d ella Ca­
m era A lta e professore di D iritto all'U n iversità d i T o k io , il qu ale
ha osato n eg a re l'o rig in e d ivin a d e ll’Im peratore, d efin en d olo in ­
vece un organ o d ello Stato, oltre le con d an n e d i le g g e , ha
co n seg u ito q u ella d ell'o p in io n e p u b b lica, giustificando le a sp i­
razioni estrem iste d e i patriotti c h e in v o ca n o l ’a zio n e energica
d el G overn o p er purificare la N a zio n e d al p ern icioso residuo

73
d e l dottrinarism o o ccid en tale. (V e d i B ollettino d ell'Istitu to Ita­
lian o p er il M ed io ed E strem o O riente. A p rile 1935-Xlli,
p a g . 162).

(35) - L a particolare ten d en za d e i p o p o li orientali e p olin e-


sia c i, a velare il m istero teorie, p ratich e ritu alistich e e persino
fu n zio n i di carattere sociale, contrasta con la generosa elargi­
zio n e, talvolta obbligatori, fatta d agli occid en tali d ei tesori della
loro esp erien za filosofica e scientifica.
11 b rillante scrittore N ioti S ak u razaw a assicura c h e : « S e
v o i interrogate u n g ia p p o n ese, sia p u re u n o d e i vostri m igliori
am ici, e g li risponderà a tutte le vostre d om an d e, v i sp iegh erà
c iò ch e potrà. M a su alcu n i p u n ti, voi non otterrete c h e d ei
sorrisi e d il silen zio . P er esem p io se voi d om an d ate q u alch e
particolare interessante d ella vita d e lla su a d on n a e d ei suoi
figliuoli o se l'interrogate su ll’Im peratore ».

(36) il M atsuoka, p alad in o d elle ragioni g ia p p o n e si nella


ep ica d iscu ssion e alla L ega d e lle N azioni su l cosi detto in cid en te
M an cese, h a p iù volte rich iam ato i su oi avversari su q u esta
incapacità « a valutare esattam en te le circostan ze c h e sp in gevan o
il G iap p on e su lla via in iz ia ta » .
E tale è il sign ificato d e lla su a esortazion e a l b uon senso.
N é sem bra illo g ico supporre c h e l'in iziativa presa d a llo stesso
M atsuoka in G ia p p o n e , p e r l'a b o lizio n e d e i partiti, coin cid a con
il con vin cim en to ch e elim in an d o in G ia p p o n e q u este app aren ze
superficiali di u n a diversa co n cezio n e d eg li interessi n azionali
e d ella m ission e d ello Stato, p ossa essere con segu ita più a g il­
m en te una in tesa con l'O ccid en te.

(37) 11 gen erale A rak i, già M inistro d ella Guerra ed e s e ­


cutore d el pian o di a z io n e in M anchuria, è con sid erato com e
1 esp on en te d el n ip p o n ism o estrem ista. 1 su oi discorsi e le d i­
chiarazioni alla stam pa straniera (celeb re l ’intervista pubblicata
su « A s i a » n e l feb b r. 1934) esp rim on o in form a v iolen ta, l'id ea
n losoh ca c h e ab b iam o cercato d i rappresentare.
A n ch e il G en erale A rak i aspira a d « arm onizzare l'O cci­
dente e lO rie n te su b asi p acifich e ».
M a non v e d e altra so lu zio n e, a lle presenti difficoltà, se non
n el ricon oscim en to d e i m otivi spirituali e m orali ch e m uovon o
la N azion e G iap p on ese. G li stranieri « a m en o che non abbiano
studiato I principi noti ai cinesi come vun-tao, o la via sovrana,
non potranno tuttavia com prendere lo spirito d el Governo g ia p ­
ponese e le istituzioni di difesa ».
L o spirito fond am en tale d e l G ia p p o n e « s i b asa soltanto
sulla divina posizione dell’Im peratore ».
« Q ui in G iappone l'Im peratore rappresenta il più alto bene

74
della Nazione. N oi lo consideriam o come i Cristiani conside­
rano Cristo e Dio. N oi facciam o il suo dovere. O ra l’Im pera­
tore agisce secondo certi m otivi... I sudditi hanno il dovere di
studiare i principi m orali che muovono l ’Imperatore a con-
form arvisi ».
« L o spirito d el K odo , o Via Im periale, è rappresentato dai
tre tesori sacri (il gioiello, lo sp ecch io, la spada). G li ideali
dell’esercito sono rappresentati d alla sp a d a ».

(38) E ch e tutti i giap p on esi non sian o m o d elli di virtù


sociali e d i cortesia, d iven u ta com e il sim b olo d e lla civiltà
n ip p o n ica , lo d ic e a n c h e q u esto an on im o scrittore n ella sua
lettera d el « Japan T im e s » , A g o sto 17-34.
S ign ore :
C om e so n o privi d i ed u cazion e in p u b b lico i nostri con ­
n a zio n a li! S eb b en e è vero ch e Yétiquette p u b b lica sta m ig lio ­
rando in m o d o rim archevole, a lcu n i in d ivid u i svergogn ati sp es­
so , sen za scru polo, sfo g g ia n o o g n i sorta di scortesie, con noia
d e l p u b b lico.
S u i tram urbani e su q u elli interurbani voi p otete facil­
m en te incontrare un gru p p o o d u e di in d ivid u i ch e n on esitano
ad an n oiare g li altri, ed il p e g g io è c h e sem bra c h e se la
g od an o un m o n d o p er la loro spavalderia.

(39) L ’aristocrazia g iap p on ese ha u n a ragione b en diversa


d a q u ella occid en tale.
1 cin q u e ordini aristocratici son o stati istituiti c o n la riforma
M aiji a llo sco p o d i garantire ai grandi feudatari, a i clan s ch e
av ev a n o d eg n a m en te servito la cau sa d ell'Im p ero, un p osto di
p rem in en za so cia le d i p articolare risalto d i fron te a g li occi­
d en tali.
E d è caratteristico il fatto c h e , m en tre i giap p on esi in casa
propria non ad op eran o n essu n titolo onorifico, sap p ian o farne
un u so d iscreto q u a n d o si trovino in con tatto con gli stranieri.

(40) L ’arte, n elle su e varie form e, è p er i G ia p p o n e si una


ricerca a p p a ssio n ata d ella m igliore esp ression e d e l sentim en to
collettiv o . L 'elem en to fantastico è esclu so com e d an n oso alla
esatta interpretazione di q u ei fattori c h e costitu iscon o il ritmo
d ella vita.
Entro i lim iti d i q u esta form id ab ile realtà si m u o v e lo spirito
creativo d e ll’artista ch e cerca d i a g g iu n g ere, con la tecn ica della
esp ressio n e, sia pittorica, com e letteraria, il contributo d ella sua
p ersonalità e d e lla gen era zio n e c h e e g li ritien e di interpretare.

(41) Q u esto lin g u a g g io è d el resto u sato p ersin o in rapporto


a lla lotta eco n o m ica c h e i giap p on esi con sid erano c o m e un ten ­

75
tativo disperato d e lle P o ten ze occid en tali per soffocare la sua
leg ittim a asp irazion e p olitica.

(42) o La im posizion e d i tariffe d ogan ali proibitive è d elit­


tuosa e d il p ian o di boicottare le m erci giap p on esi sotto vari
pretesti è lo stesso c h e incoraggiare la guerra.
Il G ia p p o n e h a sem p re fatto u n a con tinu a m arcia p er la
giu stizia allo scop o d i p rom uovere la civ ilizza zio n e e la pace
d el m ond o.
P rim a d i studiare i p ian i di u n a m isura drastica d i b oicot­
ta g g io an tigiap p on ese le p rin cip ali p o ten ze d e l m o n d o dovreb­
bero rendersi con to d e l fatto c h e esse h an n o b isogn o d i effet­
tuare una com p leta riform a, sia spirituale c h e m ateriale, a li-
guardo d e lle proprie c o n d izio n i industriali a llo scop o d i m etterle
in caso di m ostrare il loro giu oco leale ». (Cfr. « The Japon Trade
Rcoieul », n ovem bre 1934).

(43) P er lim itarci al cam p o econ om ico, la d ich iarazion e di


C ordell H u ll, g en eroso atto d i con trizion e, giu stifica i risenti­
m en ti di coloro c h e n on si rassegn an o a d overe scontare, a
tem p o indeterm inato, g li errori altrui.
11 Segretario di S tato am erican o, a ll'a lb a d e l 1935, faceva
u n 'am p ia con fession e :
« . . . n oi siam o francam ente d isp osti a d am m ettere c h e a b ­
b iam o errato n el passato, c h e ora siam o p en titi e vogliam o com ­
piere op ere d egn e d i ravved im en to. Proprio c o m e ab b iam o dato
il pernicioso esem p io di erigere le barriere com m erciali d elle
a lte tariffe, c h e h an n o sp in to altri ad im itarci, così ora d om an ­
d iam o a lle altre n azion i d i unirsi a n oi in un ten tativo d i rim e­
diare al dan n o c h e la nostra azio n e collettiva ha prodotto ».

(44) Ed è caratteristico P atteggiam en to, p u erilm en te ob iet­


tivo, d i alcu n i scrittori, c h e profilano g li svilu p p i d ella m inac­
cio sa situ azion e determ inata d all'azion e g ia p p o n e se con la pa­
catezza di critici lu n gim iran ti e d isinteressati.
H arry H u ssey , n on ostan te le p resen tazion i di V . K . W el­
lin gton K ov, n e dà un sa g g io con le frasi :
« U n dram m a stu p en d o sta svolgen d osi attu alm en te in A sia ,
un dram m a ch e ha preso q uasi m e zzo con tin en te p er p alco­
scen ico, intere nazioni c o m e protagonisti, e d il m on d o com e
spettatore e p iù di un an n o per recitare so lo una parte d el p ri­
m o atto.
L a trama si è ora svilu p p ata in m o d o sufficiente p er m o ­
strare ch e, se si lascia continuare la recita, il dram m a m anderà
probabilm ente a lla rovina n on so lo le n azion i ch e n e son o
direttam ente interessate, m a a n ch e m o lte nazioni c h e ora sono
soltanto sp ettatrici».

76
(45) « G li In g lesi, g li A m erica n i ed i F ran cesi, le cu i ri­
sorse naturali e le ricch ezze accu m u late assicu ran o loro il p os­
sesso o l ’acq u isto d ei m e z z i d ella p rod u zion e, so n o , inoltre,
proprio le n azion i ch e n el dopoguerra si so n o fatte avan ti in
o g n i sorta di program m i di p acifism o m on d iale. (Ed è, secon d o
lo scrittore, tm a form a d i isterism o in coscien te e d i ipocrisia
in ten zio n a le cercare d i con vin cere i p o p o li proletari e privi di
m ezzi a rinunciare a ll'u n ica sp eranza d i u scire da u n a così
in tollerab ile con d izion e).
« S e g li A m erican i d esid eran o d i p rom uovere la p ace del
m o n d o , d e v o n o escogitare q u a lch e altro m ezzo) d iverso dalla
guerra, p er cu i la G erm an ia p ossa riavere l'u n ità, e g li Italiani,
i G ia p p o n esi ed i T e d e sc h i p ossan o otten ere l ’u gu aglian za, n ei
p rivilegi eco n o m ici, con g li In glesi, i F rancesi e gli A m erican i ».
(Cfr. Chikao Fujisaula, in ah ’ Internazionalismo giapponese», 1935.

(46) Si ricordi l ’accalorata, e d icia m o p u re, p o c o am ab ile


perorazione d i M atsuoka a lla c h iu sa d e l dibattito n ip p o-cin ese
a lla L eg a d e lle N a zion i :
« A m m ettia m o c h e l’o p in io n e p u b b lica sia co sì nettam ente
contraria a l G ia p p o n e, c o m e q u alcu n o cerca di far credere. Siete
v o i sicuri c h e q u esta p retesa o p in io n e m on d iale durerà sem pre
e n on s ’evolverà m ai? D u em ila an n i so n o l’u m an ità h a cro­
cifisso G esù d i N azareth e c h i d i voi m i darà l ’assicurazione
ch e 1 o p in io n e p u b b lica d el m o n d o non p ossa com m ettere un
errore? N oi G ia p p o n e si a b b ia m o il sen tim en to d i essere m essi
alla prova. Q u a lcu n o a n c h e in E uropa e in A m erica d esid era
crocifiggere il G ia p p o n e n el se c o lo ven tesim o ». (V erb ale, 6 d i­
cem b re 1932).
A d o g n i m o d o è u tile ap p ren d ere c h e , o ltre q u a n to è già
fatto d irettam en te o in d irettam en te, p er illu m in are l ’o p in ion e
p u b b lica e stim olare m ovim en ti u tili a i propri fini, il G iap p on e
ha d eciso di im p ieg a re i 2 m ilio n i d i franchi c h e eran o stanziati
per la S ocietà d elle N azion i, in op era d i p rop agan d a radiofonica.
« V errà illustrata così a l m o n d o , in in g lese, la giu stizia
d ella cau sa g ia p p o n ese c h e m ira a vin cere la crisi internazio­
n ale ». (D alla stam pa g ia p p o n e se d e l 13 gen n a io 1935).

(47) « In u n a p arola, n oi sia m o giustificati, n el credere ch e


i! G ia p p o n e, c o m e sorgen te d e l S o le , è il R e g n o d ei C ieli in ­
staurato sulla Terra ». (Cfr. a Cultural Nippon », M arzo 1934,
P ag. 40).

(48) N on ostan te il K od o sia u fficialm ente in segn ato ed una


D irezion e G en era le p resso il M inistero d ell’E d u ca zio n e vigili
per garantire un intensa op era d i prep arazion e culturale ispirata
a q u esta id eo lo g ia », e v i sian o vaste e p otenti organ izzazion i

77
per la d iffu sion e d el K odo, non è p ossib ile ch iu d ere in for­
m u le q u esto, ch e è con sid erato essen zialm en te uno stato em otivo
m orale d i carattere n azion ale.

(49) « Cultural N ip p o n ». D icem b re 1933, p ag. 18.

(50) O ltre i van taggi con segu iti con l'a zio n e in M anciuria
e l'allean za, sin on im o d i protettorato col M anchu-ti-kuò, elevato
dal 1° m arzo 1934 a d Im pero, i giap p on esi in ten d on o dare il
riordinam ento e la valorizzazion e d e lla M anchuria, ed even tu al­
m en te d ella M on golia e d i altre zon e d em ilitarizzate d ella Cina,
un sa g g io d ella loro p ien a m aturità politica e sociale.
P er q u esti p o p o li il G ia p p o n e ha form ulato un program m a
basato su i p rin cip i m etafisici d e l W a n g -T a o , V ia R eale, essen d o
q u ella Im periale riservata lo g ica m en te a l G iap p one.

(51) Il m eto d o d i lotta adottato d ai g ia p p o n e si s i isp ira alla


tecn ica d el Judo, c h e m ira a lla vittoria con se g u e n d o , co n abili
cession i, lo sp ostam en to di eq u ilibrio d e ll’avversario.
L ’agilità d ip lom atica, l ’irrequietezza su tutti i cam p i, e le
co n fu se azion i di carattere p olitico e m ilitare, m iran o a m a sch e­
rare i veri ob iettivi im m ediati.
Il G iap p on e è in aperta con tesa con q uasi tutti g li Stati e
per u n a in esau rib ile serie di p ro b lem i; n e l so lo gen n a io 1935
l'e le n c o d egli incidenti c h e i giap p on esi si p rop on evan o d i ri­
solvere. com p ren d evan o, oltre le q u estion i con l’A m erica , la
R u ssia, la F rancia, la C ina, un in teressan te varietà d i preoccu ­
pazioni :
L accordo com m erciale an glo-in d ian o, c h e co lp iv a gra­
v em en te gli in teressi m ercantili n ip p on ici in India.
— L a p o lem ica con le autorità p ostali d ella C in a ch e ri­
fiutavano di riconoscere la term in ologia d e l M anchukuò.
— A tteg g ia m en to an tig ia p p o n ese in C in a a p p o g g ia to dal
K u om in tan g.
T rattam ento in giu sto a i giap p on esi residenti nel P erù
esclu si d a ll’im p iego.
— C am p agn e an tin ip p o n ich e in Brasile.
— In giu sta p olitica com m erciale d e l C ile.
N uove tariffe d ell'E q u ad or d a n n o se p er l'esp ortazion e
g iap p onese.
P rovved im en to d elle Indie O lan d esi contro i p escatori
giap p onesi.
— G ravezza d elle tariffe d ella Australia.
S itu azion e d el com m ercio g ia p p o n e se in Siria contrario
a lle con ven zion i c h e regolan o i m an d ati. »

78
ELd oltre altri sign ificativi e se m p i d ell'in im icizia interna­
zio n a le, com p reso l'in giu sto arresto d e l com an d an te M atsuka
« so sp etto d i sp ion aggio solo p erch é fotografava il panoram a
d e lla c o s t a » , co m p iu to d a g li Stati U n iti, p ersin o la fraseologia
irrispettosa adottata dal « Libro d e lle P regh iere » d ella C h iesa
E p isco p a le g ia p p o n ese, figliazion e an glo-sasson e, ch e osa com ­
p rendere l'in v o ca zio n e: « S ig n o r e salva il nostro Im p eratore».

(52) L a cron ologia g ia p p o n e se si d istin gu e p er le ere d efi­


n ite in sen so filosofico, ch e corrisponde a l n o m e assu n to dal
T en n o .
L 'ep o ca m odern a è costituita d all'era M eiji (governo illu ­
m inato): l'era T a ish o (d ella gran d e rettitudine) e l'attuale, in i­
ziata n el 1926, era S h o w a (della p ace illum inata).

(53) Il ritiro d el q u into gruppo d elle fam ose d om an d e pre­


sentate a lla C ina n el 1915 è stato con sid erato erron eam en te com e
un trionfo d e lla d ip lom azia am erican a ch e ha ritenuto di p o ­
tere im m ob ilizzare il G iap p on e con le tram e d e lle con ven zion i
di W a sg h in to n , 1921-22.
Id en tich e illu sion i d alle quali son o scaturite le n eb u lose
con feren ze eco n o m ich e e d iscu ssion i su gli arm am enti.

(54) L e ca u se d el turbam ento p olitico e d eco n o m ico , in rap­


porto a lla situ azion e estrem o-orientale, so n o state esam in ate
d all'autore n e i preced en ti stu d i: « G ia p p o n e in m arcia - P o ­
litica, feb braio 1 9 3 4 » , « I l riordinam ento econ om ico d e l P a ci­
fico - Italia e L evan te, 1934 » e d in scritti vari apparsi su l G ior­
n a le d 'Italia, ecc.

(55) V e d i: M ichele C. Catalano, a L ’E ra del Pacifico », Ed


B occa, M ilano 1938-XVI.
ROMA L’ORIENTE
A S I T I C O
di ROMEO BELLOTTI
o Si a v v ic in a l ’o r a m iste rio sa ch e
c e la n e l s u o se n o l'a v v e n ire d e l ­
l’u m a n ità ; l ’o ra in c u i l 'E u r o p a e
1 A s ia a ffro n te ra n n o u n a d isc u ssio ­
n e d i p r in c ip io su i f o n d a m e n ti d e l­
la lo ro v ita re lig io s a e m etafisica ».
(M ax SCHELEGER : K rieg u n d A u /b a n )

1. Premessa
Nel trattare dei paesi d ell’Estrem o O riente,
Cina e G iappone, è necessaria u n a precisazione
voluta dalla storia del secolo XX ; questa : non
è possibile, particolarm ente oggi, parlare di oc­
cidente e di oriente come di d u e m ondi perché
non esiste più u n ’unità occidentale, come non è
m ai esistita u n ’unità orientale. Né spiritalm ente,
né politicam ente, nem m eno quando il B udda Go-
tam o dall India insegnò la su a dottrina di g e­
nesi e palingenesi alla Cina ed al G iappone,
nem m eno quando l ’orda m ongolica dilagò per
il m ondo in un flusso irresistibile di conquista e
di sangue lasciando a testim onianza del suo p as­
saggio pile di teste m ozzate, nem m eno quando
T im u r accentrò in sue m ani l ’im pero più vasto
del m ondo.
Né egualm ente si può parlare di unità occi­
dentale perché se l ’E uropa ebbe una su a unità
nella R om anità prim a latina, quan d o i fasci rag ­
grupparono tutte le razze civilizzate; cristiana
poi, quando la tiara federò tutti i popoli cristia­
ni; successivam ente, con la R iform a, con i p rin ­
cipi di nazionalità — portati dalle arm ate n a ­
poleoniche nei più lontani paesi — nel cam po
politico, con la guerra m ondiale infine nel cam ­
po fisico, questa unità si infranse. A d essa si
sostituì la g rande scissione d e ll’ora presente, in
cui le nazionalità diventano altrettanti scismi er-
gentisi l ’uno contro l ’altro p er asservirsi d ell’es­
senza stessa dello spirito ancor p rim a che della
potenza m ateriale.
E questa scissione appare inequivocabile an ­
che a ll’oriente al quale, nel secolo scorso l’E uro­
p a potè sem brare tutta unita nella su a missione
di civiltà cui il nom e di Cristo diede apparente­
m ente la ragione suprem a.
N on quindi due m ondi, m a varie nazioni, v a­
ri popoli che nel secolo XX si ricercano al di là
dei confini tradizionali, al di sopra dei pregiudizi
razziali, storici, sociali, vari popoli tra cui si o p e­
rano le prim e sintesi tra oriente ed occidente.

2. L’accordo anticomunista
prima base storica della sin­
tesi tra Oriente ed Occidente
11 prim o atto storico che d à u n a base realistica
al problem a che agitiam o è l ’accordo anticom uni-

84
sta concluso il 6 novem bre 1937 tra l ’Italia, G er­
m ania e G iappone.
N el suo significato letterale l ’accordo italo-nip-
ponico-tedesco contro l ’internazionale com uni­
sta è puram ente difensivo : le tre nazioni allo
scopo di opporsi a ll’azione disgregatrice d el co­
muniSmo han n o stipulato di reprim ere ogni e
qualsiasi m ovim ento interno a favore d e ll’Inter­
nazionale.
M a l ’accordo è ben più interessante nel suo
significato storico e spirituale, per il quale esso
sorge e si proietta nella storia dei popoli con valo­
re d i evoluzione.
N ella sua corsa nel m ondo a m età del secolo
scorso, la razza bianca incontrò l ’estrem o orien­
te, sino allora ignorato se non sconosciuto.
E rano d u e m ondi ben divisi costretti, dopo
qualche fuggevole contatto nei due m illenni del-
1 era volgare, d al volger dei tem pi a sviluppare
la loro funzione storica in u n a nuova politica uni­
versale. M a si incontrarono sdegnandosi : « il
cielo ha dato i m onti ed i m ari per dividerci dai
barbari d ’occidente » dirà un saggio cinese ad
u n ’Im peratrice : « N essuno, pena la m orte, osi
varcare le soglie del G iappone, anche se in q u a­
lità di A m basciatore » sarà la lettera che due
scam pati a ll’eccidio d ell’equipaggio di un v a­
scello Portoghese, riporteranno in P atria.
D ’altra parte la m entalità E uropea fu di assolu­
ta superiorità, di dom inio, e l’incontro fu un coz-

85
zo; la com prensione bandita ed il dissidio giorno
a giorno più grave.
M a nel crollo d ell’ora si salva in E uropa lo
Spirito della R om anità che in breve volgere di
anni richiam a il popolo Italiano a com piere la
più grande rivoluzione e lo indirizza con la con­
quista d ell’Im pero, verso u n a funzione m on­
diale politica e spirituale. E davanti a ll’O riente
il popolo Italiano che può parlare ancora della
civiltà e m eglio della nuova civiltà fascista si
erge, antesignano della rinascita a rivendicare il
prestigio di tutta u n a razza della quale fu m ae­
stro, della quale sarà il salvatore nella elevazione
dei valori fondam entali della vita e dello sp i­
rito.
E d è in seguito al rispetto della nuova costru­
zione italiana, che l ’accordo anticom unista può
compiersi con l ’avvicinam ento che d a esso sca­
turisce e che è destinato a creare quella com ­
prensione sino ad oggi m ancante, ed a realiz­
zare la prim a sutura d ell’abisso tra O ccidente ed
O riente, scavato d alla incapacità di alcuni popoli
oggi pseudo im periali.
P er questo l’accordo anticom unista italo-nip-
po-tedesco assum e, nella storia del secolo XX
e meglio nella storia m ondiale la m assim a im ­
portanza. Esso è un avvenim ento che supera la
realtà im m ediata per im porsi come fattore base
di un nuovo ciclo storico, in quanto supera l ’a n ­
titesi del secolo scorso, che K ipling form ulò nel

86
detto « L ’E st è l ’E st e l'O v est è l ’O vest, né
giam m ai si incontreranno » e contro la quale in­
sorgiam o noi figli della civiltà rom ana, g eo g ra­
ficamente e storicam ente allacciata a ll’O cciden­
te, m a proiettata verso il sole che nasce, verso
l ’O riente; insorge tutta la storia del secolo XX
che non am m ette assenteism i e che sostituisce
alle ideologie di universalità politicam ente co­
stituite la realtà dei nazionalism i im peranti e la
universalità ideale d i quelle dottrine orientate
verso u na superiore civiltà.
L ’accordo anti-com unista rappresenta ap p u n ­
to il prim o punto di quella sutura tra occidente
ed oriente che non parve nel secolo scorso pos­
sibile, tanto profondo era l ’abisso scavato dalla
incapacità civilizzatrice di certi popoli p seudo­
imperiali.
E d in questo senso l ’accordo fu accolto d a l­
l ’Italia Fascista.
A l di sopra della realtà politica im m ediata,
della soddisfazione di avere al nostro fianco, a l­
leato nella lotta contro l’isterica idra com unista,
uno dei popoli a ll’avanguardia del progresso,
1 Italia sentì n ell’accordo il segno dei tem pi nuo­
vi. P iù che sem plicem ente accettarlo essa si
preoccupò di cercare, di studiare, di capire lo
spirito di questo nuovo nostro am ico, di in d ag ar­
ne le intim e idealità, di ricercare nella su a es­
senza intim a quei caratteri, quelle concezioni
fondam entali della vita che possano a noi avvi-

87
cinarlo in u n a com prensione, in una fusione, in
quella sintesi che noi sosteniam o essere possi­
bile tra occidente ed oriente.

3. La mistica
della Patria
Scrive uno Storico francese di indubbio valo­
re : a V erso la m età del Secolo XVI tutto è con­
fusione nel G iappone, nel G overno, nella So­
cietà, nella C hiesa. M a le guerre civili, i costum i
ru d i, le necessità d ell’autodifesa form arono d e­
gli uom ini com parabili a quegli italiani d el XVI
secolo nei quali il T aine loda l ’iniziativa ener­
gica, l ’abitudine alle pronte decisioni ed alle m i­
sure disperate, la grande capacità d ’agire e di
soffrire. In G iappone come in Italia le rudi m a­
niere del M edio E vo fecero d ell’uom o un an i­
m ale superbo, com battivo e resistente ».
Q uesta è storia di un passato lontano che d i­
venta d ’urgentissim a attualità nella lotta tenace
che i d u e popoli svolgono per il loro divenire
im periale, m a a com pletare la m agnifica visione
dello storico francese, a perfezionare l’essenza
di questi uom ini divenuti « anim ali superbi-
com battivi e resistenti » vi è oggi lo spirito che
di questi uom ini h a fatto dei Popoli.
E questo spirito per il popolo giapponese é
nello Shinto : « L ’essenza vitale dello Shinto si
m anifesta in u n ’espressione di quello spirito ec-

88
cezioriale che anim a il popolo giapponese per il
servizio nazionale, che non è semplicemente m o­
ralità, m a una religione che trova il suo apogeo
nel M icadismo o in quella form a particolare di
lealism o o patriottism o verso l ’Im peratore So­
vrano politico e capo religioso dello Stato ».
Non è questa la sede per un indagine su q u e­
sta strana religione che attraversò nei m illenni le
fasi deH’anim ism o, del feticismo, d ell’antropo-
latria, del totem ism o, del m onoteism o prim itivo
per evolversi in u n a concezione m orale superiore.
A noi interessa il suo spirito, la fede in essa con­
tenuta d e ll’origine divina degli A ntenati della
Sacra T erra e la devozione religiosa verso la terra
stessa, concepita e sentita com e qualche cosa di
ben più alto del sem plice suolo cui è attaccata la
nostra vita, perché essa è il soggiorno sacro d e­
gli dei, degli antenati, essa stessa è u n a divinità.
L addove la nostra m ente si arresta, laddove
noi non possiam o penetrare se rton spogliandoci
della nostra natura fìsica, sulle soglie d ell’al di là,
il nipponico risale in u n ’unica continuità della
sua vita ed anzi m eglio esso prende contatto con
noi, viene verso d i noi solo dopo essere sceso dai
cieli leggendari delle sue divinità.
Ecco perché la religione di ogni G iapponese
si confonde col suo patriottism o ed ecco perché la
sua superba coscienza m orale prim a di essere in­
dividuale è nazionale.
Lo Shinto, che in quanto credenza, non ha

89
dogm i, ne ha due inderogabili quale concezione
etica : il patriottism o ed il lealism o che esulano
dai limiti terreni per sconfinare in una sublim e
elevazione della propria razza e della propria
terra verso orizzonti ignorati al nostro spirito, per
risalire alle sorgenti transum ane della energia
creatrice, dispensatrice d ’ogni bene e d ’ogni
virtù.
Lo Shirito nella sua essenza è intim am ente le­
gato agli ideali nazionali del popolo giapponese;
il patriottism o non è tale nel senso semplice-
m ente m orale del term ine; m a è m olto di più;
è un sentim ento, una volontà d ell’individuo che
lo rende consapevole della sublim e necessità
della rinunzia alle ricchezze, agli interessi p ar­
ticolari e alla stessa vita in u n ’entusiastica ab n e ­
gazione per il Sovrano e per la terra che egli
sente di essenza divina.
Q uesta elevatissim a concezione nazionale è la
base della form azione spirituale di ogni G iap p o ­
nese nella casa, nelle scuole, nella vita, che fa
del popolo nipponico una m assa spiritualm ente
tutta unita in una m eravigliosa coscienza col­
lettiva.
Q uanto vicina è questa concezione della n a ­
zione tutta unita negli individui e continuata n el­
le penetrazioni, a quella fascista !
Il Duce ha scritto : « L ’uom o nel Fascism o è
individuo che è Nazione e P atria, legge morale
che stringe insieme individui e generazioni in
u na tradizione ed in u n a m issione che sopprim e
l’istinto della vita chiusa nel breve giro del p ia ­
cere per instaurare nel dovere u n a vita superiore
libera d a limiti di tem po e di spazio : una vita in
cui l ’individuo attraverso l’abnegazione di sé, il
sacrificio degli interessi particolari, la stessa morte
realizza q u ell’esistenza tutta spirituale in cui è il
suo valore d ’uom o. Q uesta concezione della vita
è evidentem ente u n a concezione etica. E investe
tutta la realtà nonché tutta la attività um ana che
la signoreggia. N essuna azione sottratta al giudi­
zio m orale, niente al m ondo che si possa spo­
gliare del valore che a tutto com pete in ordine ai
fini m orali; la vita perciò quale la concepisce il
fascista è seria, austera, religiosa; tutta librata in
un m ondo sorretto dalle forze m orali e respon­
sabili dello spirito ».
Parole che non h an n o bisogno di com m ento,
perché in essa è la verità della nostra vita di figli
d ell’Im pero, perché essa è la ragione religiosa
del nostro essere di uom ini; parole alle quali ri­
corriamo per esprim ere nel m odo assolutam ente
m igliore, la concezione spirituale della nostra
vita di nazione, di popolo, parole che esprim ono
n ell’ora presente, n ell’ora storica così come la
sentiam o p er la vita del m ondo, il significato di
dogm a universale.
Q uesto dogm a universale che M ussolini espri­
m e, trova la sua conferm a, in altra latitudine
perché su questa base, sebbene con u na giustifi-

91
cazione di origine religiosa, s'im p ern ia tutto il
pensiero politico del G iappone, nella sua com­
pleta evoluzione, dalle ore turbolente dello Sho-
gunato a quelle ultim e d ell’attuale guerra cino-
nipportica.
T ro p p o lontano ci condurrebbe u n profondo
esam e della form azione del pensiero politico del
G iappone, e m eglio del G iapponese, m a poiché
la parola shogun si è presentata a noi è bene che
essa sia chiarita.
Dissi prim a dello Shinto; col richiam are lo
shogun, l ’uom o, questo signore feudale che è
lotta dove il M ikado è contem plazione, che è
conquista dove il M ikado è im m utabile rasse­
gnazione, che è ferocia dove il M ikado è sogno,
s ’affaccia lo spirito di esso il bushido « la via
degli eroi ».
A lato del sentim ento nazionale spinto alle
vette estrem e dello Shinto, il bushido sta a te­
stim oniare l’am ore a tutto ciò che la vita può
darci di più elevato nel cam po d ell’onore, della
fedeltà, del contegno, dello spirito guerriero.
T u tta la storia del G iappone tra il M ikado e lo
Shogun, e tutto quanto è fatto brutale o m eno,
tutto quanto è rissa, battaglia, im boscata, assas­
sinio, rapim ento, crocefìssione, tortura, guerra,
scom pare per lasciare posto allo spirito che è nel-
1 anim a giapponese il retaggio p iù sacro e più
forte di quanto idea politica e fede transum ane
abbiano mai potuto dare.

92
In questo strano contrasto di azione e di con­
tem plazione è il p u n to fondam entale della ci­
viltà nipponica, sufficiente a dare ad essa quella
originalità sem pre negatale, originalità che va
più in là delle forme esteriori e terrene per es­
sere radicata nello spirito in u n a follia mistica
che la fa terribile.
Il G iappone h a infatti copiato pazientem ente ed
attentam ente, cori u n a ostinazione, con u n a ca­
parbietà m eticolosa, in cui ogni espressione di g e­
nio scom pare per lasciar posto alla correzione, al
perfezionam ento; non u n a sola invenzione degna
di passare alla storia riconsacrata nella luce del g e­
nio; m a chi al di là di questa pazienza cerchi
l’anim a vera che lo ispira non troverà più la co­
pia, m a l’assim ilazione di tutto ciò che può es­
sere utile perché il G iappone sia sem pre più forte,
sem pre p iù possente, per poter sviluppare la sua
m issione nel m ondo, che è m issione di forza
e di dom inio.
« Il grande Y am ato è terra divina. Esso è
l ’unico paese la cui fondazione sia scesa d a ll’avo
divino. Esso solo è stato trasm esso d alla dea
del sole al lungo lignaggio dei discendenti. N ul­
la di tutto ciò nei paesi stranieri. Solo il nostro
paese dalla creazione del cielo e della terra ad
oggi, h a conservata sul trono la successione in­
tatta in u n ’unica fam iglia. Il giuram ento degli
Dei di conservare questa successione è rinnovata
senza posa per distinguere il Giappone da tutte

93
le altre contrade » — sono le parole di T chika-
fusa un poeta del X IV secolo !

4. Il Giappone e la
sua missione imperiale
È questa l’anim a del G iappone anche nella
storia dei nostri giorni e per questo egli diventa
il pernio di tutta la politica estrem o-orientale.
D a an n i infatti la R ussia ed il G iappone, la
Cina ed il G iappone, gli S .U .A ., l ’Inghilterra
ed il G iappone, m a sem pre il G iappone ferm a­
m ente contro tutti quan d o siano in gioco inte­
ressi asiatici e particolarm ente cinesi, contrastano
in una lotta continua di influenze e di azioni
belliche.
Il G iappone, antico signore del Pacifico, che
restò im m une dalla ondata m ongolica, che co­
strinse i Sovrani cinesi a costruire le città lon­
tane dalla costa; che inviò nel X V II secolo una
m issione attraverso tutto il m ondo, per chiudere
sdegnoso le sue frontiere nel 1640; il G iappone
violato nel suo intim o orgoglio d alla brutalità
am ericana, si sottopone ad un severo periodo di
form azione per opporsi, con le loro stesse arm i,
agli invasori, entrando, dal giorno della sua pri­
ma vittoria sulla C ina, nella vita dell’Estrem o
O riente e del m ondo con una m issione im periale

94
ben definita e di diritto divino; antesignano del­
l ’espansione asiatica.
L a sua prim a vittoria sulla R ussia, ricacciata
verso il nord e verso l'o v est, esalterà questo spi­
rito d i una m issione divina, che troverà altra forza
nelle conquiste della Corea e qu an d o la grande
guerra distruggerà com pletam ente il rispetto ver­
so il m ondo europeo.
« L a guerra m ondiale e la rivoluzione russa
provano il fallim ento della civiltà occidentale e
della sua base, il capitalism o », scrive il gior­
nale K ohum in in un suo editoriale; « la salvezza
deve svenire d a ll’O riente perché la luce viene
sem pre d a ll’O rie n te » . E d Ikuta Choco : « L a
civiltà occidentale sprofondata nel m aterialism o,
soffocata sotto il peso d ell’organizzazione capi­
talistica, è alla vigilia d ’affondare. S ’im pone il
rinnovam ento della vita d ell’um anità; orientaliz­
zare ancora una volta il m ondo » e Kioski K.
K aw akam i : « i pochi secoli scorsi h an n o portato
la razza caucasica alla avanguardia della civil­
tà : gli anni che verranno daranno a ll’A sia una
superiorità che getterà l ’E uropa n ell’oscurità ».
L Inghilterra cercherà di utilizzare questa nuo­
va Potenza che sorge, la legherà a se con u n ’a l­
leanza che du rerà un ventennio per accorgersi
infine che il G iappone si è sottratto ad u n a tu ­
tela tutta a suo vantaggio, per m inacciarla con la
sua trionfante espansione com m erciale, che ha le

95
sue più belle afferm azioni nei possedim enti colo­
niali inglesi.
G li Stati U niti sotto la stessa m inaccia e quella
più grande della im m igrazione nipponica, cer­
cheranno di tutelarsi con la g rande finzione di
W ashington, con 1’Im m igration A ct.
M esso orm ai sulla via della conquista il G iap ­
pone ricostruisce l ’antico Im pero m anciù sul cui
trono insedia K ang-teh (Pu-yi, già H suan-tung),
ultim o figlio del Cielo, poi verso la M ongolia,
verso le provincie del N ord della Cina con P ela­
no, l ’azzurra città d ell’Im pero del centro, con
S hanghai, la regina d ’O riente, ed è tuttora in
marcia.
Q uesta ascesa trionfale crea nel popolo g iap­
ponese, che ancora ignora le istituzioni politiche
per lui oscure, una grande devozione per l’eser­
cito al solo servizio del M ikado e della gran d ez­
za nipponica, vincolo di devozione che l’origine
generalm ente um ile non solo della tru p p a, ma
anche degli ufficiali, rafforza con il sentim ento e
con l ’affetto fam iliare.
Sarebbe necessario qui continuare la nostra in­
dagine che dal cam po spirituale è p assata a quel­
lo storico-politico, nel cam po econom ico sociale,
m a ciò ci condurrebbe troppo lontano e m i limito
quindi ad afferm are che esiste nel popolo g ia p ­
ponese l’elem ento spirituale per la sua evolu­
zione intesa in senso fascista e precisam ente la

96
dedizione assoluta alla P atria e l ’azione per la
potenza dello Stato im persomficato nel M ikado.
Q uesto elem ento è sufficiente per un orienta­
m ento di tutta la vita nazionale nel senso cor­
porativo, se non sindacale, com e si va attuando
con un com plesso di leggi che tendono vieppiù
a riconoscere nello Stato il potere p iù idoneo ad
operare per il benessere nazionale e dei singoli.
L a discussione dei principi presentita dallo
Scheleger tra A sia ed E u ro p a, è p er l’Italia ed
il G iappone in pieno atto, nelle condizioni m i­
gliori per una reciproca valutazione e com pren­
sione se il significato della m issione im periale
nipponica non si esaspererà sino a divenire una
tendenza egem onica.

5 . Il sorgere di una
idea politica in Cina
Se si prescinde d alla dottrina teocratica che si
è tram andata in C ina nei secoli, con la figura m i­
stica d e ll’Im peratore « figlio del Cielo » e dalle
poche norm e contenute nelle opere di Confucio,
di M encio e di qualche altro rarissim o, sui do­
veri del principe e l ’arte di governare, si può
afferm are che sino alla seconda m età del secolo
scorso in Cina nort sia esistito un pensiero p o ­
litico.
È solo con il contatto forzato con l ’O ccidente

97
che la necessità di im m ediate riform e richiam erà
nella m ente dei pensatori cinesi, tra cui brillano
K ang-su-w ertn, L eang K it chao e S un w enn, le
funzioni del governo nella vita nazionale.
O ccorrerà più di mezzo secolo perché la Cina
m anifesti una volontà di vivere, Potenza tra le
P otenze, degnam ente; volontà di uscire alfine
dall assenteism o cui la incatenarono la sua sto­
ria m illenaria ed il particolare orientam ento della
sua civiltà.
Q uesta volontà, sorta neH’avvilim ento dei trat­
tati cosiddetti ineguali, m aturata n ell’odio contro
la decrepita struttura im periale, consolidata nelle
sofferenze del caos rivoluzionario, è in atto. Per
essa, oggi la Cina comincia ad orientarsi decisa­
m ente verso quella funzione storica che i suoi
quattrocento m ilioni di uom ini vogliono e verso
i postulati della civiltà cosiddetta m aterialistica,
che senza richiedere la rinuncia a quei principi
creati attraverso secoli e che costituiscono il su b ­
strato psichico di una razza ed il suo fondo m o­
rale sono necessari nella vita attuale. E ciò è co­
m inciato con quella rivoluzione, che il Boukarine
esattam ente definiva « borghese, di liberazione
nazionale in paese sem i-coloniale » ; borghese per
la non partecipazione popolare dovuta alla m a n ­
canza di senso politico delle m asse cinesi, voluta-
m ente tenute per m illenni nella più com pleta
ignoranza culturale e politica; in paese sem i-co­
loniale per le condizioni di vita cinesi, per la sua

98
strana fossilizzazione già am piam ente illustrata
perché ci si soffermi qui.
L a scom parsa d e ll’im peratore provocò una rot­
tura d ’equilibrio nel sistem a statuale cinese, non
facilm ente rim ediabile. L a figura im periale infatti
oltre alla sua autorità effettiva, ne possedeva una
di elevatissim o valore m orale che penetrava sino
negli strati inferiori della società cinese; essa era
dovuta a quel carattere mistico che han n o tutti i
sovrani d e ll’O riente. L ’Im peratore era per i s u d ­
diti « il figlio del Cielo », che derivava dal Cielo,
più che i suoi poteri, la capacità di vivere al som ­
m o del m ondo.
Rotto il vincolo di fedeltà del suddito verso
1 im peratore, scom pare nella società cinese l ’uni­
ca forza di coesione politica, scom pare l’u n ità; il
popolo non com prende il difficile concetto di re ­
pubblica; i governatori, praticam ente signori feu­
dali delle provincie loro affidate, ripugnano dal
riconoscere autorità superiori in contrasto coi lo­
ro interessi; il vasto Stato si fraziona e per rico­
stituirsi o m eglio per rendere possibile la rico­
struzione richiederà tutto u n periodo, il prim o
della storia repubblicana della Cina che, si chiu­
de con il ravvicinam ento tra N ankino e Canton.
Q uesto prim o periodo si è concentrato attra­
verso quattro fasi distinte.
G li anni dal 1912 al 1916 continuano in certo
senso il regim e im periale.
Il prim o presidente effettivo della R epubblica

99
cinese, Y uen Shi K ai, fu infatti per la sua poli­
tica energica e per il suo program m a d i ordine,
un continuatore del sistem a im periale; pare anzi
che la sua m isteriosa m orte sia dovuta al tentativo
di instaurare u n a nuova dinastia.
L a seconda fase che va dalla m orte d i Y uen
Shi K ai alla cam pagna di unificazione (1927) è
veram ente di distruzione con conseguenze asso­
lutam ente non volute e non previste dai rivolu­
zionari.
N on è più la distruzione di un passato di cor­
ruzione e di decrepitezza, è l ’annientam ento di
ogni sistem a d ’ordine, d i ogni disciplina politi­
ca (‘). 1 banditi, i generali d ipendenti si rip ro d u ­
cono, il com unism o incalza (2). Sino a quando
nel 1927 com piuta con la presa di Pekino la cam ­
p ag n a nazionale, sem bra che u n a prim a base per
la unificazione della C ina sia gettata, e n ell’an i­
m o dei veram ente nazionalisti si riaccendono le
speranze che erano state d uram ente scosse nel
periodo 1924-1927. M ai come in quest’epoca la
Cina fu divisa, disgregata, dilaniata dai cosid­
detti « T o k iu n » o « T u -p an » o generali dissi­
denti, ora briganti ora con nom ine ufficiali. N u­
m erosi furono i governi dissidenti (i vari W u-pei-
fu, Feng-yu-siang, C hang-so-lin, ecc.) : m a se
questi ancora possono essere chiam ati centrali,
si può dire che non ci fu zona, città o semplice
villaggio che non abbia sofferto il brigantaggio,
questa piaga che non può trovar altro raffronto
se non nelle incursioni d i cavallette o di ter­
m iti (3).
Con la presa d i Pekino e la scelta di N ankino,
già antica capitale d ella C ina, com e sede del nuo­
vo G overno, si inizia la fase finale del prim o p e­
riodo. Nove an n i p assan o dolorosissimi per la
Cina, difficilissimi p er il governo di N ankino che
deve lottare contro quattro nem ici possenti : il
Sud, il comuniSmo, i generali dissidenti, il G iap ­
pone.
L a scissione tra C anton e N ankino ha inizio
dalla crisi del febbraio 1931 quan d o nei lavori di
riform a costituzionale, H u han-m in vede lesi i
principi del m aestro S un Y at Sen e sente affer­
m arsi il predom inio di C hang K ai C hi con un po­
tere quasi dittatoriale. E ntram bi uom ini d i infles­
sibile energia e di g ran d e capacità, più duttile
C hang K ai C hi, p iù settario H u han-m in, saran ­
no divisi sino alla m orte del secondo. M a anche
al di là della tom ba H u han-m in h a voluto g rid a­
re il suo odio. Egli scrive nel suo testam ento :
« Soltanto con la resistenza a ll’aggressione g iap­
ponese riuscirem o ad applicare il principio della
coscienza nazionale del popolo (min tchung) ».
A ncora quindi e sem pre l ’ostilità al G iappone
senza alcuna collaborazione possibile, ancora
l ’odio inestinguibile contro il cosiddetto D ittato­
re, ancora la fede nei principi illustri di Sun
W en n (Sun Y at Sen).
O ra, se dei tre principi, ottim o può dirsi quello

101
della coscienza nazionale del popolo, il rim an en ­
te della dottrina non è che un im pasto di im pa­
ra ticcie teorie occidentali, assolutam ente inadatte
alla struttura psicologica e sociale del popolo ci­
nese. Fortunatam ente, anche se essi sono nella
m ente dei dirigenti attuali la cosa pubblica cine­
se, sono p er nulla applicati; il com plesso delle
attività d a svolgere nel cam po econom ico ed in
quello sociale, non am m ettono che si pensi ad
essi, diversam ente d a u n a speranza in u n lonta­
nissim o futuro.
Il vero popolo cinese laborioso ed intelligente
è ancora troppo lontano dalle aspirazioni politi­
che, n é d ’altra parte m illenni d i regim e im peria­
le possono essere distrutti in dieci an n i od in una
generazione.
Ben diversam ente h a operato il G overno di
N ankino che giustam ente si è preoccupato sino
agli inizi d ella guerra, non tanto della rieduca­
zione politica del popolo quanto del creare quelle
condizioni di progresso e di civiltà che la daranno
spontaneam ente. L a lotta contro l ’analfabetism o
e le vie di com unicazione, sono i due punti p rin ­
cipali sufficienti già ad assorbire an n i ed an n i di
attività. M a u n ’opera profìcua in questo senso
nort può prescindere d a quegli elem enti d ’ordine
che solo urt governo forte può dare (4). Q uindi
l ’intervento giapponese, se veram ente porterà
ad u n a collaborazione tra i due popoli, non po­
trà che essere profìcuo alla Cina.

102
M a se giudicata sulla base della nostra civiltà
quella cinese non presenta uno sviluppo arm oni­
co e com pleto perché fu per secoli assolutam en­
te apolitica ed antieroica; p u re vi è nel sistem a
sociale cinese u n a struttura corporativa sorta
spontaneam ente ed ottim am ente funzionante che
riesce a superare le difficoltà econom iche nelle
quali si dibattono gli strati inferiori di questa e-
norm e m assa di uom ini; struttura corporativa che
è una parziale realizzazione del T atonism o (T a =
grande; T o n = arm onia) sistem a sociale dettato
d a Confucio.
11 venerabile Confucio che h a subito tutte le
ire dei rivoluzionari cinesi, i quali lo ritengono in
parte precisam ente come il responsabile della fos­
silizzazione della loro civiltà, h a p u re dettato una
regola di vita che rappresenta l’ideale al quale
l ’unità aspira ed aspirerà.
« Sotto il regno della grande A rm onia il m on­
do è la cosa pubblica. Si scelgano come gover­
nanti gli uom ini em inenti, i vecchi trovino soc­
corso, gli uom ini lavoro, i giovani il m ezzo per
diventare uom ini, gli infelici assistenza. È proibi­
to sfruttare la ricchezza del suolo soltanto per sé,
è proibito sfruttare la propria forza a solo proprio
vantaggio ».
Il breve tem po concessomi non mi perm ette la
disam ina necessaria di tutti gli elem enti sociali
interessanti p er noi e sui quali può operare la no­
stra civiltà fascista, m a è certo che come nel pas-

103
sato i grandi rivoluzionari cinesi, K ang W enn,
Leang K ’It C hao pregarono il Signore d all'alto
che desse alla Cina uom ini ed eroi simili a quelli
del risorgim ento italiano, M azzini, Cavour e G a ­
ribaldi, che come la Cina in via di unificazione
h a fatto appello a ll’Italia per avere il contributo
dei nostri istruttori m ilitari e dei consiglieri finan­
ziari è certo che la parola del Fascism o come d o t­
trina sociale eserciterebbe la più profonda attra­
zione e potrebbe largam ente contribuire alla for­
m azione della nuova Potenza.
Con quanto sopra detto non si vuol spezzare
una lancia a favore della C ina, n é anche lonta­
nam ente sostenere che la lotta anticom unista ci­
nese era sufficiente a tutelare l ’Estrem o O riente
dal dilagare della pro p ag an d a com unista ; noi fa­
scisti non possiam o perderci a piagnucolare sulla
debolezza di popoli incapaci a provvedere alla
propria difesa anche se m olte considerazioni ci
porterebbero ad indulgere; nella nostra vita im ­
periale non possiam o am m ettere n é incertezze né
esitazioni, nella lotta contro il com unism o, che
è uria delle ragioni della nostra vita, non possia­
m o esitare nella scelta dei mezzi p er abbattere
questa idra pericolosa dagli isterici sussulti di ri­
voluzione m ondiale.

In conclusione abbiam o esam inato l ’Estrem o


O riente come si è presentato all’Italia agli ini­
zi del suo cam m ino im periale. A bbiam o visto

104
che il conflitto tra i due popoli non è dovuto sol­
tanto alla lotta contro il comuniSmo, m a a ragio­
ni più profonde proprie della vita dei due popo­
li; abbiam o ancora visto che il G iappone ci è
vicino per la sua anim a tutta protesa verso il suo
destino d ’im pero; abbiam o visto che la Cina m il­
lenaria h a pure un patrim onio spirituale che non
va ignorato, ed u n ’anim a nuova di P otenza nel
senso m oderno delle parole. L e conclusioni? so­
no troppo vaste per essere form ulate nel giro di
poche parole, troppo profonde p er essere sinte­
tizzate; davanti all orizzonte vastissim o che si
apre nell incontro d ell’Italia con l ’Estrem o O-
riente la parola si arresta per lasciare il passo alla
storia, m a e certo che R om a fascista ha u n a g ran ­
de funzione d a svolgere n ell’Estrem o O riente,
soprattutto e particolarm ente nel cam po dello sp i­
rito, inteso questo non come sem plice espressione
speculativa, m a come elem ento attivissim o della
vera vita; è certo che R om a Fascista può dare il
suo contributo vitale alla m onca civiltà cinese ed
all esasperato possente nazionalism o nipponico;
e certo che R om a fascista può com piere la m i­
rabile fusione, può rappresentare il p u n to d ’in ­
contro e d ’equilibrio tra le civiltà d ’occidente e
d oriente purché essa sia tutta invasa, tutta p e­
netrata della sua m issione im periale, p urché essa
concepisca i rapporti col m ondo n ell’assoluta su­
periorità della rom anità rinata n ell’intelligenza e
nella forza.

105
NOTE

(1) Infatti d op o la m orte d i Y u en S h i K ai e d op o un breve


periodo d i p resen za d i L i Y u an H su n , sale a l se g g io p resid en ­
ziale un v e c c h io v iceré, K su C h an g. P rivo d i q u elle d oti ch e
avevan o distinto Y u en S h i K ai, n on se p p e opporre un program ­
m a d 'ord in e, n é d iscip lin are lla zio n e d e i partiti n u o v i, in lotta
tra di loro, partiti ch e sp esso p iù ch e rappresentare d eterm inati
id eali p olitici, furono, d e lle vere e proprie cricch e, fa cen ti capo
ad un in d ivid u o gu id ato da fini propri. Tra q u esti son o d a ri­
cordare q u ello d el tristissim o C hang-so-lin c h e costretto a riti­
rarsi in M anciuria v i govern ò sin o a lla m orte, 1928, im poverendo
il p a ese con le con tinu e vessazion i e d im p osizion i arbitrarie,
q u ello d e ll'A n fu , n ip p o fo b o p er eccellen za , rap id am ente scon ­
fitti d al partito d el C ilì gu id ato da T sao-K u n e d a W u P e i. T sao-
K u n , d op o u n vertigin oso carosello di presidenti illegittim i cor­
rom pe tutti i d ep u tati (la cifra accertata è d i 5000 dollari c ia ­
scuno), e sa le al se g g io p resid en ziale. N el frattem p o a C anton si
installa un nu ovo govern o con a ca p o S u n Y a t Sen .

(2) G ià n el 1919 sfruttando a b ilm en te il d esid erio d ei cin esi


di v ed er ab oliti i p rivilegi d e lle P o ten ze straniere, la propaganda
com unista a veva iniziata la su a opera n el S u d ; n el 1924, forte
d e l co n se n so d i S u n Y at S e n , B orodine in izia l'organ izzazion e
d el partito com u n ista ch e si a llin ea a l K u ò-m in -tan g, m en tre un
gen erale russo, G a llen (alias Blucker tedesco), organizza l’eser­
cito d e l S u d . P er p iù di un an n o l ’op era di esp an sion e com u n i­
sta con tinu a in ten sa m en te; l ’arm ata rivoluzionaria n on con osce
c h e vittorie ; l'op era d i attrazione con la ten d en za a d im p o s­
sessarsi an ch e d ella d irezion e d e l K u ò-m in -tan g attraverso gli
elem en ti estrem isti d i q u esto partito, si sv o lg e in m od o assai
lu sin gh iere per i rossi, q u an d o, n el 1927 com p iu ta con l ’esercito
già d etto, la cam p agn a d i u n ificazion e con la presa d i S hangai
il 24 m arzo e di P e k in o l’8 giu gn o, C h a n g K ai C hi in izia con
un cap ovolgim en to tanto sp ettacoloso q u an to m isterioso, l'op era
di p ersecu zion e d e i rossi c h e sarà u n a d elle su e attività m a g ­
giori in tu tto il periodo d e l su o governo.

(3) U n a valu tazion e app rossim ativa, sem p re lontana dalla


realtà, d ella m assa d i q u esti soldati-briganti, si ha esam in an d o i
dati d ella C on feren za n azion ale d e l licen ziam en to.
L e arm ate « r e g o la r i» am m on tan o a 1.800.000 u om in i. Ar-

106
m ate? O rde, p iu ttosto, sen za d iscip lin a , se n z a id ea le, senza
so ld o , con un solo scop o, arricchirsi rubando, m assacrando, d i­
sertando. A d e s s e si a g g iu n g a a lm en o il d o p p io di p iccole
b an d e irregolari e p en san d o c h e ag iv a n o nel P aese più pacifico
del mondo, n el q u ale il sold ato fu sem p re con sid erato com e
ap p artenente a g li strati infim i d ella società, si valuti l ’enorm ità
d e l m a le c h 'e s se h an n o potuto fare.
E tutto c iò sven tolan d o la b an d iera d ella rivolu zion e ed i
tre principi d i S u n Y at Sen .

(4) Il potere e l’a zio n e di u n a u n ificazion e d i N an k in o e b ­


bero ch iara d im ostrazion e n ella terza se ssio n e ordinaria d el
V C om itato E secu tivo C entrale tenutasi n ella ca p ita le d al 15
a l 22 febbraio.
A l term in e d e i lavori il C om itato em a n ò un lu n go m an i­
festo ch e m erita di essere esam in ato p erch é riassum e i risultati
co n seg u iti, m a sovratutto in d ica le d irettive d ella p olitica estera
ed interna, verso il G ia p p o n e e verso il com uniSm o.
N e i confronti d e l G ia p p o n e d ic e fra l ’altro: « In co n se ­
g u en za il nostro d esid er io di p a c e e la nostra d ecisio n e di
accettare se n ecessario il sacrificio estrem o (la guerra) n on sono
in com patib ili. S e n oi p ossiam o ancora sperare di m an ten ere la
p a ce siam o p ron ti a continuare i nostri sforzi p er il raggiu-
stam ento d e lle relazioni cin o -n ip p o n ich e su lla b a se d e ll’egu a­
g lian za, d ella reciprocità, d el reciproco rispetto d e ll’integrità
territoriale d e i d u e p a esi, in m od o c h e i banditi e le autorità-
fantoccio non possano più contare su ap p o g gi stranieri ».
V ed rem o m e g lio in seg u ito il valore d i q u esta d ichiarazione
eq uilibrata e d eq u a , m a d estin ata, per il program m a d i politica
attiva in essa con ten uto, ad irritare la su scettib ilità d e i centri
m ilitari n ip p o n ici.
R ib a d en d o p oi la n ecessità d ella u n ificazion e oltre c h e della
cessazion e d ella guerra c iv ile , il m an ifesto si d ilu n g a su i c o ­
m unisti c h e o g g i ten d on o la m an o al K u òm in tan g, disposto
a lla clem en za p u rch é q u an to rim ane dell'arm ata com u n ista sia
incorporato n e lle truppe nazion ali p er u n a rigen erazion e id eale.
11 K u ò m in ta n g infatti : a non p u ò tollerare l ’esisten za su l suo
territorio d i o rgan izzazion i contrarie a g li interessi d ello S tato e
d e l p o p o lo . P er la salvaguardia d ella R ep u b b lica il flagello
comunista deve essere soppresso senza pietà ».
E d in verità la lotta contro il com uniSm o è stata condotta
da N a n k in o con d ecisio n e e continuità, estirp an d olo v ia v ia dal
K ian g -si, K u an -tu n g, F u -k ien , ecc. sin o a ridurlo n elle estrem e
zo n e d e l Setéju an .

107
ORIENTE ED OCCIDENTE
COME SINTESI
di GERARDO FRACCARI
Q uando si dice O riente ed O ccidente, si p en ­
sa generalm ente a due m ondi antitetici. L ’urto
universale metafìsico (1), l ’altro individuale, im ­
m anente : l ’uno che am m ette al disopra d i tutto
u na realtà suprem a che trascende assolutam ente
l’individuo; l ’altro che tenta di ridurre a forme
individuali, p u n ti di vista universali.
T ra questi d u e m ondi, nella loro essenza così
lontani l ’uno d a ll’altro è stata possibile nel p a s­
sato u na sintesi? non solo, m a ancor oggi lo è
possibile? oggi in cui l’individualism o occiden­
tale h a raggiunto le sue forme le più esasperate?
Brevem ente cercherò di dim ostrare com e nel p as­
sato h a potuto realizzarsi tale sintesi e come a n ­
cor oggi sia possibile.
Infatti se noi consideriam o la storia che dal p e ­
riodo greco si spinge sino ai giorni nostri, consta­
tiam o che proprio in questo bacino m editerraneo,
pun to di incontro veram ente nevralgico d e ll’O-
rierite con l’O ccidente, tutti i vari contrasti si so­
no risolti in sintesi sistem atiche, creando ogni
volta nuove civiltà che ebbero il m assim o peso
nella storia dei popoli.
Intendo dire cioè che civiltà m editerranea si­
gnifica : m etodiche conquiste e conciliazioni sp i­

lli
rituali in sintesi sem pre più vaste di elem enti per
sé stessi in contraddizione, anarchici, caotici, se
non vengorìo considerati sotto u n punto di vista
universale. Caratteristica a questo proposito la
afferm azione di M ussolini al Congresso degli Stu­
denti O rientali del dicem bre 1933. D iceva:
« Q uesta civiltà europea deve diventare univer­
sale se non vuole perire ».

Il prim o esem pio di tale arm onica sintesi mi


pare si possa soprattutto trovare nella civiltà
greca.
Q uesta civiltà così straordinariam ente ricca di
energie um ane, raggiunse in certi m om enti della
sua storia tali paurose m anifestazioni individua­
listiche d a com prom ettere quasi ogni sistem azio­
n e universale. Esem pio tipico n e è la Sofìstica,
in cui l ’uom o cerca di diventare la m isura di tutte
le cose : nel cam po religioso abbiam o u n antro­
pomorfism o talm ente esagerato d a confondere
1 elem ento divino con 1 um ano. L a prim a scuola
di sapore orientale metafìsico che vi si oppone è
quella degli Eleati che tenta di sostituire alla tròp­
po spinta um anizzazione della divinità, il princi­
pio di Dio nella sua assoluta purezza ed indefìni-
bilità : non per nulla si sono trovate delle analo­
gie tra la scuola eleatica e la sapienza indiana.
M a il prim o grande sistem atore però secondo
u na m entalità caratteristica m editerranea, è Pla-

112
tone, nel quale l'elem en to eracliteo, se si vuole
considerare questo com e la più evidente m anife­
stazione d ell’individualism o occidentale, si con­
cilia perfettam ente con l ’elem ento parm enideo.
P latone ci d à la più perfetta sistem azione del p ar­
ticolare n e ll’universale, ripigliando anzitutto e
m ettendolo a base della sua dotttrina, l ’elem en­
to divino, che nella su a universalità non deve es­
sere confuso con le m anifestazioni um ane : nel
Sim posio difatti dice : « il divino non deve mai
m escolarsi con 1 um ano ». Q uesto principio re ­
ligioso lo ricava soprattutto dai m isteri di origine
orientale in cui il popolo m anifestava la su a vera
anim a religiosa. P latone am m esso questo piano
universale riesce a inquadrare logicam ente e ge­
rarchicam ente tutti i valori naturali, um ani, p o li­
tici che tendono indefinitam ente verso la contem ­
plazione intellettuale della suprem a idea del Be­
ne. C redo che nessuna opera um ana com e la R e ­
pubblica sia mai riuscita a dim ostrare come i p rin ­
cipi um ani e politici possano essere conciliati in
un elem ento suprem o divino. L a R epubblica di
P latone che può essere anche ai giorni nostri, sot­
to certi aspetti, presa ad esem pio d i com e debba
essere concepito l ’individuo nello Stato, religio­
sam ente inteso, si ricollega anche alla saggia po­
litica indiana : com une difatti è il carattere che il
relativo è im possibile senza l’assoluto, il contin-

113
gente senza il necessario, il m utam ento senza
l ’im m utabile, la m olteplicità senza l ’unità.
Cori A ristotile poi l’elem ento metafisico si fa
ancora più autonom o ed è proprio per questo che
tanta influenza ebbe sulla Scolastica ed è proprio
' i per questo che stabilì il trait-d’union tra la cu l­
tura filosofica araba e la nostra occidentale. La
cultura greca poi in seguito facendosi troppo ra ­
zionalistica cadde n ell’individualism o : e dobbia­
m o riconoscere che fu proprio questo aspetto della
civiltà greca che tanto influenzò R om a : do n d e la
reazione di Catone contro tale nociva influenza.
M a iri verità R om a nei suoi periodi più fulgidi e
gloriosi fu profondam ente religiosa. N on per n u l­
la Polibio nello studiare i caratteri e le istituzioni
del grande popolo, di cui era un vinto, notava in
esso come caratteristica di superiorità, il profon­
; < do senso religioso. Stato e C hiesa rion furono mai
distinti — e quindi ora sottom essi, ora rivali, ora
ribelli l’uno all’altro. P atria e R eligione non era­
no associati per un program m a di governo, m a
radici di u n m edesim o tronco. E ra questo un p a ­
trim onio religioso com une, ai greci, ai latini, agli
indi, ai persi. Poi lo spirito si occidentalizzò :
l ’influsso d ell’elem ento dem ocratico, che pervase
la vita pubblica, l’influsso della speculazione gre­
ca che creava il dubbio, portarono a ll’individuali­
sm o, allo scetticism o, alla disgregazione. Si for­
m ò così u n um anità stanca, abbattuta, senza fe-
d e. Si attendeva oscuram ente la salvazione, m a
non si supponeva ancora d a dove potesse venire.
E sorge così la vera g rande sintesi, tra O riente
ed O ccidente : « V en ti secoli fa — dice M usso­
lini — si realizzò u n a unione tra O ccidente ed
O riente che ebbe il m assim o peso nella storia
del m ondo » (Discorso agli studenti orientali del
dicem bre 1933).

D isgregam enti di potenze politiche che si re ­


putavano eterne, scetticismi ed inabissam enti
paurosi dinnanzi ad u n a secolare cultura che si
dissolveva, lasciarono il m ondo europeo d ’allora
nella più terribile desolazione di fronte alla tra­
gica situazione spirituale-politica dei popoli. È
proprio destino che solo la tragedia, la coscienza
dei propri lim iti, riporti tra gli uom ini la fede in
un principio metafìsico. Si trattava anche allora
com e oggi del resto, di una confessione di im ­
potenza d a parte della ragione um an a colpita
d a sconvolgim enti storici che sovvertono ogni
presunto stabile ordine logico. E l ’u m anità si
salva ritornando ad u n a concezione metafìsica che
tutto possa giustificare e com prendere anche q u el­
lo che è um anam ente incom prensibile. E Cristo
è l ’essere che nuovam ente ci riallaccia a ll’A sso­
luto e storicam ente a ll’O riente. E d a ll’unione di
questa luce divina che viene d all'O rien te con il
nuovo spirito individualistico del m ondo greco-

115
rom ano, scaturisce quel m ovim ento storico che
h a dom inato e dom ina tuttora la vita di m olti p o ­
poli : il Cattolicesim o. Nel quale l ’elem ento u m a­
no e divino trovano la loro m igliore soluzione,
nel senso che l ’uom o occidentale non subisce p a s­
sivam ente questa forza suprem a, m a eleva ad
essa la sua attività, le sue opere, i suoi sacrifici :
ed allora ecco che Dio non è p iù l ’A n an k e, il
Fato, che tutto som m erge indifferentem ente, ma
è Provvidenza, P ad re buono e caritatevole. Fi­
gura tipica nel M edio Evo di tale conciliazione è
S. A gostino : l ’essere individualissim o che d a p ­
prim a a lungo lotta per urta giustificazione p er­
sonale, m a che poi liberam ente ap re la via a l­
l’ondata di M istero e solo in Cristo e n e ll’ab b an ­
dono a L ui trova u n m ezzo d i salvazione. Così
ancora una volta nel M edio Evo abbiam o la si­
stem azione universalistica della u m an ità, l ’inqua­
dram ento del particolare del finito, n ell’univer­
sale : e il fatto metafisico ancor qui ci ricollega
all’oriente : tanto è vero che ancor oggi l ’unica
concezione religiosa che abbia essenziali p u n ti di
contatto con le religioni orientali è proprio il C at­
tolicesimo, sotto il quale da un punto di vista
spirituale e politico l ’E uropa form ava un blocco
unitario.
M a ecco che con la cosidetta epoca m oderna
ricom incia l’allontanam ento dalle fonti univer­
sali della religione, il form arsi dei vari individua-
lism i. È inutile volere rintracciare le prim e ori­
gini d i questo risorgere dello spirito propriam ente
occidentale : troppo spesso si indica il R inasci­
m ento italiano : questo è vero sino ad un certo
punto, perché l ’uom o nostro del R inascim ento,
p er quanto individualistico non negò m ai il fat­
tore religioso metafisico. E solo per tale ragione
il Protestantesim o non m ise m ai piede in Italia :
di incidenza si ricordi che anche i filosofi del R i­
sorgim ento nostro, R osm ini, G ioberti, e lo stesso
Mazzini, m algrado 1 influsso ultrapotente del n u o ­
vo razionalism o tedesco, tennero sem pre fisso lo
sguardo ad una entità ontologica religiosa. A m ­
m esso questo, possiam o dire che la vera origine
del nuovo occidentalism o sia da localizzare d a p ­
prim a nella Riform a luterana, poi in quella filo­
sofia inglese d ell’esperienza, di Locke, Berkeley
H um e, che logica alla m ano dim ostra com e tutti
i valori universali religiosi si possano ridurre a
sem plici fatti di rappresentazione individuale.
Q uesto individualism o passato in Francia attra­
verso la giustificazione filosofica di R ousseau die­
d e m odo alla Rivoluzione di esplicarsi in tutta la
sua forza. Intanto con K ant sorgeva quella d o t­
trina idealistica che, fatta la sensazionale sco­
perta che nulla esiste se non ci sono io che la
penso, credette di scoprire delle leggi universali
nella ragione stessa. M a in realtà non uscì m a i'
d a urto stretto individualism o m algrado le ten-
tate soluzioni posteriori. Possiam o dire che a n ­
che oggi si tratta di una nuova sofistica, cam biati
naturalm ente gli aspetti storici. E tale dottrina
h a portato fatalm ente a tale afferm azione : non
più metafisica : perciò al trionfo d e ll’individuo
in m odo assoluto. O gni senso di universalità è
4 V- 1 scom parso : gli uom ini non possono più andare
t fi
' d ’accordo : sia nel cam po filosofico, com e in quel­
lo religioso, com e in quello politico è il relativo
che si erige ad assoluto : e così si han n o quelle
lotte di classe che non possono essere assoluta­
m ente risolte se non vengono inquadrate in con­
cezioni più universali. O ra è proprio questa la
civiltà che l ’orientale conosce, che in cuor suo
disprezza e di cui ne predice la fine. Q ui la scis­
sione tra occidente ed oriente è definitiva : p er­
ché una società m aterialistica che distrugge tutti
i sani valori d i religione, di autorità, di gerarchia
non è am m issibile d a ll’orientale. G iustam ente di­
ce il G uénon : « gli uom ini non riconoscono più
alcuna autorità effettiva n ell’ordine spirituale, al­
cun legittim o potere in senso superiore e sacro
nell ordine tem porale. È l ’inferiore che giudica
il superiore, è l ’ignoranza che im pone i limiti alla
te sapienza, è l ’errore che scavalca la verità, è l’u ­
m ano che si sostituisce al divino, è la terra che
va a predom inare sul cielo, l ’individuo facendosi
m isura di tutte le cose e pretendendo di dettare
a ll’universo leggi tratte tutte dalla sua ragione
relativa ed effettibile ».
C ade ogni fiduciosa e san a credenza nella real­
tà oggettiva : precipita ogni principio d i autorità,
non si crede più nella funzione salvatrice del­
l ’eroe, del santo, del genio — perché ognuno
presuppone di essere assolutam ente sufficiente a
sè stesso. E tutto questo è antim editerraneo ed
antiorientale.
Lo sperim entalism o è applicato persino allo
stesso cam po religioso e così al posto della no­
stra sana metafisica si sostituisce quella cosa ibri­
d a e poco seria che è la teosofia. T ra noi non
potrà m ai attecchire perché per noi la religione è
un fatto reale, terribilm ente reale, il più reale di
tutti.

Come potrà risolversi questa nuova crisi occi­


dentale? e d a dove veram ente potrà venire tale
soluzione salvatrice? I vari tentativi alla K eyser­
ling ed anche alla Spengler che si rivolgono al-
1 oriente sono ben lontani dal risolvere u n a tale
crisi, perché m inati fondam entalm ente d a ll’indi­
vidualism o, perciò antimetafisici.
Io credo che la soluzione non sia possibile sino
a quando non si esca decisam ente dagli anarchici
particolarism i, filosofici, politici, pseudo-religiosi
di cui 1 E uropa è infetta. O ggi ci troviam o nella
identica tragica situazione in cui si trovava la ci-

119
viltà greco-rom ana in dissoluzione. Se noi non
ritorniam o come allora al riconoscim ento d i leggi
suprem e entro cui inquadrarci noi non ci salve­
rem o p iù . E d allora ecco ancora una volta, fedele
alla su a tradizionale funzione arm onizzatrice, che
la civiltà m editerranea, nella sua nuova tap p a, il
Fascism o, ripiglia la gu id a d i questa E uropa di­
spersa : ed elim inando le scissioni particolaristi­
che, ci riporta a contatto con l’O riente : difatti
che cosa dice M ussolini agli studenti orientali?
« L ’unità della civiltà m editerranea creata d a R o ­
m a è d u rata per m olti secoli, poi i traffici deviati
verso altri m ari, l ’afflusso d e ll’oro, lo sfruttam en­
to di ricche regioni lontane, furono la condizione
della nascita di u n a nuova civiltà a carattere m a­
terialistico particolaristico, civiltà che fu situata
fuori del M editerraneo. D ’allora i rapporti tra
O ccidente ed O riente divennero esclusivam ente
d i subordinazione e si lim itarono a sem plici ra p ­
porti m ateriali. C essò ogni vincolo d i collabora­
zione attiva ». E più avanti aggiunge appunto
« questa um anità europea deve oggi ritornare u n i­
versale se non vuole perire ».
T ale universalità io credo voglia essenzialm ente
questo : riam m issione del fattore metafìsico-reli­
gioso. D ovunque infatti oggi il trascendente va
riim ponendosi : anche presso quei filosofi im m a­
nentisti che con g rande fatica rinunciano alla loro
personalità. P erché oggi i com prom essi, le ele-

1 20
ganti soluzioni logiche non servono a nulla : m ol­
te coscienze ancora lottano per u n a più o m eno
possibile giustificazione logica : m a oggi occorre
decisam ente optare : perché il fatto religioso u n i­
versale deve essere il presupposto assoluto ed il
term ine nello stesso tem po intrasgredibile.
Cito a questo proposito due dichiarazioni di
M ussolini : ai Congresso degli Scienziati del 1926
diceva : « N on ritengo che la Scienza possa arri­
vare a spiegare il perché dei fenom eni e quindi
rim arrà sem pre u n a zona di m istero, una parte
chiusa. Lo spirito um ano deve scrivere su quella
parete la parola « Dio ».
Notevole che proprio oggi nel cam po scien­
tifico non poche sono le correnti che ritor­
nano ad u na specie d i subordinazione della
scienza alla teologia : non è questa u n a con­
cezione orientale? L ’altra dichiarazione è : « 11
Fascism o crede ancora e sem pre nella santità e
n ell’eroism o, cioè in atti nei quali, nessun m o­
tivo econom ico — lontano o vicino — agisce ».
T u tto questo è metafìsica. Q ueste afferm azioni
ci dim ostrano appunto com e nella vita esistano
dei fattori universali religiosi che nella loro su­
prem a essenza sfuggono a quella m ania invete­
rata di dim ostrare che tutto com preso la religione
deriva dalla storia e dalla esperienza. E d è p ro ­
prio qui n ell’am m issione del principio assoluta-
m ente stabile, perm anente, indipendente d a tutte
le contingenze anche quelle storiche che le due

121
concezioni m editerranea ed orientale si incontra­
no definitivam ente. 11 prim o essenziale risultato
di tale disposizione spirituale del Fascism o è il
C oncordato tra Stato e C hiesa : per cui appunto
si riconosce che il fatto religioso occupa u n cam po
a sè, cioè metafisico, quel cam po dove la scienza
um an a non può pervenire, dove nello stesso tem ­
po l ’individuo può trovare tutte le soluzioni della
sua sofferente personalità. 11 potere spirituale e
tem porale non sono più in antitesi : è u n a con­
ciliazione questa che ci fa vedere ancor di più
i p u n ti di contatto tra O riente ed O ccidente. M en­
tre tutta la nostra civiltà m oderna è ostinata nel-
1 opporre sem pre i due fattori, tem porale e reli­
gioso, l ’uno contro l ’altro, d a noi oggi com e nelle
genuine concezioni orientali, avviene l ’integrazio­
ne d el fatto sociale storico nel religioso : perché
altrim enti e fatalm ente risorgerebbe sem pre l ’in ­
dividualism o disgregatore. Econom icam ente e so­
cialm ente questa conciliazione ap p are nel corpo­
rativism o dove tutti gli individui consapevolm en­
te, in tutte le loro varie determ inazioni storico­
econom iche sono inquadrati in un concetto reli­
gioso dello Stato, dando origine a quella gerar­
chia di valori che è u n a delle fondam entali es­
senze delle dottrine m editerranee-orientali : e a g ­
giungiam o soprattutto m editerranee per la consa­
pevolezza collaborante di tutti gli individui. Cito
a questo proposito M ussolini nella sua Dottrina
del F ascism o: « Il Fascism o è una concezione
religiosa in cui l ’uom o è veduto nel suo im m a­
nente rapporto con u n a Legge Superiore, con una
V olontà obbiettiva che trascende l ’individuo p ar­
ticolare e lo eleva a m em bro consapevole di una
unità spirituale ».
Brevissim am ente possiam o dire che i p u n ti di
contatto attuali tra il Fascism o e ogni reale o pos­
sibile organizzazione politica orientale si riassu­
m ono quindi : il fatto religioso universale entro
cui gli individui vengono inquadrati e subordi­
nati : d a cui deriva il sistem a gerarchico dei v a­
lori : ed in fine aggiungiam o quella necessità a s ­
soluta che oggi ci accom una, la necessità d e l­
l ’eroe, del genio, del santo : tutti valori questi
m isconosciuti dalla civiltà occidentale m oderna !
M entre noi in questa nuova organizzazione, il
corporativism o in cui risorgono la profonda sag ­
gezza um ana, siam o piuttosto spinti verso la con­
cezione fondam entale m editerranea ed orientale.
Q uesto equilibrio arm onico, gerarchico corpora­
tivo, può essere perciò preso a m odello anche
d a ll’oriente. È certam ente indubbio che il fattore
occidentale individualistico h a influenzato l ’O rien­
te stesso e u na prova ci è d ata dal ferm ento di
vita nuova che pervade l’O riente sotto l ’influsso
dello scientism o occidentale. E sem pio tipico forse
in questo senso è il G iappone, il quale p u r ri­
m anendo religioso per istinto atavico, rappresenta

123
nello stesso tem po il giusto riconoscim ento d i
quello che è l ’elem ento uom o. Se tale concilia­
zione, diciam o p u re corporativistica, avvenisse
veram ente, 1 oriente, come realm ente crediam o,
data la perfetta fusione e conciliazione di ele­
m enti opposti, potrebbe finalm ente ristabilire un
accordo duraturo con l'O ccidente. E d allora si
ricreerà quella creatrice collaborazione che ap ­
punto M ussolini disse essere stata rotta con il
predom inio di quella civiltà occidentale a tipo
m aterialistico e particolaristico.


C oncludendo quindi, tali in breve m i sem brano
le diverse sintesi tra O riente ed O ccidente che si
sono realizzate e si realizzano oggi in questo no­
stro bacino m editerraneo : la greco-rom ana ; la
cattolica; ed oggi finalm ente il Fascism o. Q uesta
nostra civiltà è veram ente m eravigliosa per il sen ­
so di equilibrio fattivo e creativo. P erché in fondo
1 assoluto metafisico com e l ’assoluto individuali­
stico finiscono alla fine con l ’incontrarsi là dove
e 1 annientam ento e la dissoluzione. L a vita in­
vece è creatività solo in questo equilibrio di forze
gravitanti attorno ad assi universali : e solo in
questa lotta per 1 infinito si innalzano opere d ’ar­
te, si fondano im peri, si creano civiltà. Noi ita­
liani, m i sia perm esso di dirlo e questo è vera­
m ente un punto di com une quasi atavico con
1 O riente, non abbiam o mai sacrificato l ’infinito

124
/

per il finito : e solo per questo d a noi la scienza


non è m ai assurta, com e nei paesi anglosassoni,
ad oggetto di venerazione : l’esem pio più g ran ­
de e com m ovente ci è dato proprio d a quel g ran ­
dissim o scienziato che nello stesso tem po fu pro­
fondam ente religioso e cattolico : G uglielm o M ar­
coni.

N O T A

'! ) S i potrebbe obbiettare ch e an ch e in O riente vi son o state


d e ile tip ich e m a n ifestazion i in d ivid u alistich e n el cam p o religioso:
a d es. : il B u d d ism o ; m a il B u d d ism o d op o u n a grandiosa prim a
d iffu sion e, o g g i ha finito con ridursi in un b en p icco lo spazio
d e ll O riente. 11 carattere p rofond am en te religioso d e ll’oriente non
ha m ai p erm esso c h e 1 in d ivid u ale, il relativo p ren d essero p ied e
sin o a l sovvertim en to d ei più alti id eali e religiosi com e è av­
v en u to o sta a v v en en d o proprio o g g i in gran parte d ell'occid en te.

I NDI CE

MICHELE C. CATALANO

Il K ódo : filosofia n ip p o n i­
ca dello Stato
1. Introduzione . . . . Pag- 7
2. Legge cosmica univer­
sale ............................... » 16
3. La incarnazione della
V i a ............................... » 18
4. Le fonti storiche del di­
ritto ............................... ». 20
5. Teocrazia costituzionale » 26
6. La famiglia-stato in a-
z i o n e ............................... » 31
7. Etica sociale . . . . » 40
8. L ’irradiazione interna­
zionale ......................... » 48
N o t e ..................................... » 66

ROMEO BELLOTTI

R om a e l’O riente asiatico


1. P r e m e s s a .........................» 83
2. L ’accordo anticomuni­
sta prima base storica
della sintesi tra oriente
ed Occidente . . . pag. 84
3. La mistica della Patria » 88
4. Il Giappone e la sua
missione imperiale » 94
5. Il sorgere di un’idea
politica in Cina . . . » 97
N o t e ............................................ » 106

GERARDO FRACCARI

Oriente ed Occidente co­


me sintesi . . . . » 109
N o t a .....................................» ¡26
STAMPATO NELLE OFFICINE GRAFICHE

AMEDEO NICOLA E C. - MILANO-VARESE


IL 21 GENNAIO I9 3 9 - X V I I
Numero speciale
di dicembre della Rivisla
" Do t t r i n a F a s c i s t a „
Direttore responsabile:
N ic c o lò G ia n i
Spediz. in abbon. post.
'
■ Pe k '( R illH R I ia ia lllH I IB ■ ■ B ß B B B S S a i ïi
V . JH B6BSSS V « ti/î ¿V . •
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B tp a p sss ¡ ■ a IB B B B aB Ë i
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Jfigftî 5?:i» È'iX) i
■SäöH Sig* •••* : s la a s i
: s? ? « ííí m< . 3 iK lB S ? g ^ i» B H iS a t ?
81$. ; IB IK iâ l
HP. ' . Es is. r ' »i., .•., :&
■ ■ a a aaH B H B aae ; m & f ä t M m ;a

■ S B S B S Il& S ílíB íaw S


■ ■ ra sa s? ’ M i ...
■ « ■ ■ fia s a & s ä S iiB iH HH üN nasaM a
« s a s •
w e i ■ b b E; s i si sí s m a • [V2$
■ ■ ^ ■ ■ ■ ■ ■ ■ a » £ i í !i! a s .
». i& m i • ■ I ß fiS & i
:S Sft ®Í6?lFñívi i l ü - 'W ■■■ «■■
«üfiBEK siS IBA- ■ !» B IP B B I >>. V r ' ; í fi
■ ■ ■ ■ ■ ■ ir . ! ■ ■ ■ » ! « 8ffi 3BÎSÔÈ
•S B iS E -.I S I is S : ] » ■ ■ ■ k B it i:-!1; :
n n B f l n » a i ..
g a s t a r , ¿ » ¿ .¡ a s m
■ ■ ■ a sa ■ïfflS - ¿ O.; -
■ a a a a a a n @ M a g !H una
■ EBSISBBBÖ SlSSiiS SH E
R i. ./•'SS hl i'iS iS "
■teBBassiäB^.. issar ;ia ssiä !® a a sa si® .IS E
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I C g lI B n iK B li
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■ ■ ■ ■ ■ ■ B iB a n R a a s S. .
■ a &s a s¡ ■ ■ ■ ■ ss iS
B B S -i US 1 .
■ a a a a e «»a»? 88 BHH : • • •« ' APBBU
■■■■■■■■■■a@ a ñ5¿2;3> H H H .C i’&íá ■ • W & í &íüíS - .m m m B H H
■ ■ ■ ■ ■ ■ B S ■S» B B BS !í ;. ■■■ ■■ » & S sÄ:S?äL.'.5 BHH
■ ■ a s æ a ssa n a s œ s a ■ a ® S £ í8 «cs-i-sea «K a
H i S $b SS ■£' S* & «AH 52 ra ;I ?OS U ■ ■ ■ ..ÒSSI* . ' Î . v î ■ ■ ■ ■ a a iB P 1“ ■h m
r a H & n mmmmmmm m m ■ ■ ■ aaaaaa I I B I U M
H R S H I » ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■■■B ■ ■ a a a ia a i
■■B B B aaaaaaaa^æ æ ^. ,a®s?a
a n a b g; îm a a a m a s - a ■ K ? » ■ ■ BIBLIO TECA
■ ig iB a c R ia a iiB B iM n iia ■s^ísaia
■ n a ss a a ■ a :s s , 3 * w b
■ ■ ■ ■ a a a H R a a a a e ^ ^ 'a B a r a a A HÈSIÏ.I SK.*!
B B Ë ü s s a is s B R B e Ë a t ü ïM B a a a ': : ■■■■■■■■1
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■ ■ ■ ■■■■■B aaai «Baaa& YŸ-' a i ¡a¡sp*s»mM-r-- ; lias
■■■■■iBuaBHaaBaaBiHaBB% aaaBgjaaiaH^aBB@ aaiai

Mod. 347
Il «Kodo» e la concezione
fa scista dello Stato
N e lla serie d ei quaderni d ella S cu ola di Mistica
F ascista Sandro Italico M u ssolin i, ed iti dalla rivista
« D o ttrin a F a sc is ta » , è u scito in q u esti g io rn i. 11
« K o d o » e la C o n cezio n e fascista d ello Stato.
E sso riu n isce tre in teressantissim i studi ch e inten­
d o n o esattam ente definire il sostrato d ella filosofia
n ip pon ica d ello Stato « K od o ». le grandi p ossib ilità
d 'in tesa spirituale tra lo Stato fascista e lo Stato
n ip p o n ico, la fu n zio n e di R om a fascista per u n a sin ­
tesi di superiore civ iltà tra l'O ccid en te e l'O riente.
M ich ele C. C atalano n el su o « K od o » analizza
q u esta filosofia d ello Stato n ip p o n ico ch e trae le
su e origin i da una le g g e cosm ica universale da cui
il n ip p o n ico, attraverso la d ivin a incarnazione d el
so le , deriva la sua vita ch e è um ana e d ivin a in ­
sie m e. Per q u esta continuità di una vita d ivin a la
filosofia d ello Stato d iven ta una religion e profonda­
m en te sentita e ch e h a il su o sim b olo n el potere
sovrannaturale d el M ikado.
R o m eo B ello n i n el suo « R om a e 1 O riente a sia ­
tico » p ren d e le m osse d ell'accord o anticom unista
e dal significato su o sp iritu ale, v ed en d o n elle cause
stesse c h e n e han n o favorito la stip u lazion e le ra­
gioni di una p o ssib ile profonda com p ren sion e tra i
d u e p o p o li occom u n ati n ella stessa fed e m istica
della Patria: fe d e ch e per il G ia p p o n e e in atto in
una m ission e im periale ch e oggi si concreta ne a
Cina rep u b b lican a, agitata dall evolu zion e e dalla
ricerca di u n 'id ea p o litica c h e la sua tradizione
non le h a d ato. ...
G erardo Fraccari esam in a rapidam ente n ell a-
sp etto filosofico e religioso le passate sintesi ch e
si so n o realizzate n e l b a cin o d el M editerraneo tra
O rien te e d O ccid en te. D al periodo greco, p er giu n ­
gere a lle p ossib ilità di sin tesi a i giorni nostri.
11 quaderno si presenta q u ind i di grande interesse
e non soltanto p er gli studiosi di politica in-erna-
zio n a le e d orien tale, sovrattutto per 1 originalità e
l'im p ortazion e altam en te spirituale d e l tem a.

M ichele C. C atalano, R omeo Bellotti e G erardo


F raCCARI : II « K o d o » e la con cezion e fase,sta
dello Stato. - M ilano, Q u ad ern i d ella S cu o la di
M istica Fascista S . 1. M ussolini, editi d alla ri­
vista « D o ttr in a F a scista » .

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