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BIBLIOTECA CIVICA - VARESE
Sala
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MICHELE C. CATALANO
ROME O BELLOTTI
GERARDO FRACCARI
IL "KODO„ E LA CONCEZIONE
FASCISTA DELLO STATO
7
sultanze d i questa esperienza, vissuta a contatto
dei G iapponesi.
Non si tratta di risultanze di indagini com piute
nel sub-stratto della civiltà nipponica, m a di con
statazioni di ciò che esprim e come teoria e come
pratica la coscienza del G iappone contem poraneo.
In tal m odo è più agevole la com prensione e
l ’intesa auspicata dal D uce con l ’oriente e la col
laborazione basata sulla com unanza di ideologia
politica fra l ’Italia ed il G iappone potrà concre
tarsi in form a p iù intim a e più efficace.
M a nel vasto orizzonte, anche la differenza,
notevole certo, m a non tale d a im pedire l ’intesa
degli spiriti, fra la concezione filosofica della vita
secondo i popoli orientali, e quella che viene at
tribuita ai popoli occidentali, che determ ina un
gravissim o conflitto culturale e stim ola gli istinti
dell afferm azione e della difesa, con riflessi preoc
cupanti p er la pace e per il benessere d e ll’u m a
nità, assum e u n p iù confortante profilo.
E poiché i giapponesi ritengono di essere gli
interpreti fedeli del m ondo orientale concepito
com e u n a entità etnica, spirituale, econom ica e
politica in antitesi con le forze dissolutrici d e ll’O c
cidente, ed afferm ano che la loro azione, in ra p
porto ai problem i contem poranei è ispirata e s
senzialm ente dalla coscienza di tale com pito le
gittim o di difesa e di tutela, cerchiam o di identi
ficare, fra la form idabile ideologia che avvolge
popoli e cose d e ll’O riente, quegli elem enti con-
creti che rappresentano l ’essenza spirituale e cul
turale del G iappone (1).
N ella storia d ell’um anità non è questa la p ri
m a volta che particolari concezioni filosofiche si
sono trovate in conflitto, e non certo a causa della
posizione geografica dei popoli che le hanno
espresse.
G li studiosi trovano conforto in tale constata
zione : nonostante le com prensibili preoccupazio
ni per la sorte di u n a costruzione ideologica o p o
litica, 1 allarm ism o esagerato non trova alim ento
dalla obiettiva valutazione della realtà.
Né le sorti d e ll’um anità sono realm ente in' p e
ricolo per ogni scossa che le varie com pagini so
ciali ed econom iche registrano n e ll’improvviso
m oto di specifici interessi.
Consideriam o dun q u e il problem a form idabile
che la nostra generazione e quelle successive d e
vono pur risolvere.
Sentim entalism i a parte, è p u r vero che la com
prensione n o n può fiorire sulle aride zolle del ri-
sentim ento e della prevenzione, quando poi sia
no queste inaridite dai pregiudizi etnici, e cul
turali, e di casta, e d i categoria, e d i razza, che
non sono i m igliori coefficienti per u n a tale fio
ritura.
1 giapponesi lam entano l ’incom prensione nei
loro riguardi, non solo d a parte di superficiali os
servatori, m a di studiosi, che insistono nel volere
9
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IO
« spirito illuminato e profondo », e m esse d a p a r
te le reticenze di cortesia, a solo scopo d i elim i
nare, e p er sem pre, ogni equivoco, form ulano con
piena chiarezza i loro giudizi ed elencano recri
m inazioni ed aspirazioni, queste, in via di con
cretarsi.
Bisogna quindi convincersi che nonostante le
apparenze il G iappone non h a affatto voglia di
occidentalizzarsi, nel senso voluto dai volontari
m aestri che per m ezzo secolo si sono illusi d i com
piere il prodigioso esperim ento.
M algrado le superficiali som iglianze ed il fatto
che il G iappone, sul p iano della vita, si m uove
com e noi e sem bra dirigersi verso le stesse m ete,
produce gli stessi beni e m ira a conseguire, nel
cam po concreto della politica e d ell’econom ia, gli
stessi risultati che rappresentano la nostra asp i
razione, i giapponesi afferm ano d i sentirsi agli an
tipodi d ell’O ccidente non solo dal p u n to di vista
geografico, m a d a quello suprem o della conce
zione filosofica, d e ll’estetica, della psicologia e
della m orale.
E n e ll’ardore di tale rivendicazione, dim enti
cando i benefici della connivenza internazionale,
accentuano solo i risentim enti p er le um iliazioni
subite da questa coercizione d ell’O ccidente sulla
loro personalità inconfondibile ed inalterabile (2).
E rinnegano le loro stesse illusioni degli al
bori della R estaurazione, accusandosi persino di
avere artatam ente assunto atteggiam ento di disce-
li
poli zelanti allo scopo di ingannare 1 prepotenti
m aestri, n ell’attesa paziente del m om ento p ro
pizio per la rivendicazione.
L ’O ccidente si è illuso che il G iappone fosse ,,
sinceram ente deciso ad uscire dalle tenebre m e
dioevali per entrare nella p ien a luce della civiltà,
e volesse convertirsi alle teorie politiche e filoso
fiche sprem ute dalla travagliata coscienza d ei p o
poli europei.
M a i neofiti si lanciavano alla conquista della
conoscenza occidentale cort intendim ento ben di
verso; quello, purtroppo nascosto sotto la com
plessa attrezzatura sociale e politica, e che ra p
presenta il fulcro d i equilibrio della poderosa m ac
china in m ovim ento.
E d è questo fulcro, profondam ente piantato
nella coscienza del popolo giapponese che noi
dobbiam o individuare, poiché è intorno ad esso
che si svolge la vorticosa azione di un popolo ver
so obiettivi che interessano, e senza retorica, d i
rettam ente la nostra civiltà.
I giapponesi, orm ai sicuri di loro stessi, sugge
riscono agli occidentali di rinunciare alla super
ficiale osservazione ed all illusione del m etodo in
duttivo, che h a fatto così cattiva prova nei loro
riguardi, ed adottare invece il sistem a elem en
tare, m a efficace, di assim ilare, m aggiorm ente,
i rudim enti della cultura nipponica attraverso l ’in
ir
12
riti si può infatti penetrare nella profondità del-
l’anirna di un popolo che vive, psicologicam ente,
in com unione costante col passato.
* E come la parte em ersa di u n iceberg non con
sente di valutarne l ’intera m assa, spesso som m er
sa quasi totalm ente, ed appunto p er questo ben
p iù tem ibile, così il substrato psicologico, che co
stituisce il fondam ento spirituale e culturale del
G iappone, idealm ente sepolto n ell’antichità e nel
m edioevo, m a non nel senso di cosa m orta e vola
tilizzata nel ricordo, sibbene nel concetto d e ll’im
m anenza delle forze per l ’eternità, è im m erso nel
passato, m a non per questo m eno vivo della m o
desta p arte em ersa del G iappone m oderno, fra
gile ed iridescente, che h a colpito la fantasia dei
prim i rom antici scopritori.
È doloroso dovere com piere il sacrificio delle
nozioni orm ai acquistate e che la storiografia, la
religione com parata, la fisiologia, nonché le altre
discipline di carattere scientifico, sono riuscite ad
accum ulare nella ricca biblioteca di studi asiatici.
* M a se i giapponesi insistono n e ll’afferm are la
inesattezza di tali nozioni, alcune delle quali sono
anzi citate com e luogo com une per dim ostrare la
incapacità degli occidentali ad approfondire i p ro
blem i dello spirito, non è opportuno perseverare
in u n atteggiam ento che, anche se dettato d alla
buona fede, non può certo contribuire alla reci
proca com prensione auspicata da tutti gli intelletti
pensosi delle sorti della civiltà (3).
13
P er quanto riguarda il patrim onio filosofico di
un popolo che h a u n a così lunga tradizione ed
afferm a di possedere tesori di esperienza che non
h an nulla a che vedere con le espressioni ideolo
giche d ’im portazione ed adottate a solo titolo di
convenienza, bisogna anzitutto rivedere le nozioni
assolutiste, dom inanti n el quadro artificioso che ci
siam o fatti di un G iappone col ricco m a fram m en
tario m ateriale di ricerche e di com parazione.
I giapponesi, p u r riconoscendo di avere im
portato ed assim ilato dagli altri popoli quanto
hanno ritenuto utile per u n a p iù com pleta espres
sione della propria personalità, negano che tali
strum enti, siano essi considerati essenziali ed inti
m am ente connessi con la vita dello spirito, come
le religioni, le teorie filosofiche, il linguaggio, le
form e estetiche, siano invece opportuni ad atta
m enti sociali, com presi quelli inerenti alle umili
funzioni della vita, quali l’alloggio, il vestiario e
le regole della convivenza, rappresentino l ’essen
za della propria esperienza e della civiltà che essi
stessi, nei m illenni, han n o saputo creare e perfe
zionare (4).
E tale rivendicazione è accentuata in rapporto
al form idabile rivolgim ento della struttura dello
Stato determ inato d a l brusco intervento della ci
viltà occidentale, considerata com e u n com plesso
ideologico particolare ad un gruppo di popoli
niente affatto p iù progrediti, in senso metafisico,
14
m a solo m eglio attrezzati per risolvere i problem i
m ateriali della vita.
I giapponesi ripetono, ed orm ai con esaspe
razione, che le potenti scosse d ate dalle potenze
occidentali allo Stato, con le loro brutali im posi
zioni, hanno determ inato rovine e costretto a rior
dinam enti, m a solo in superficie. L a stessa rifor
m a Meiji, che segna, p e r gli occidentali, la trion
fale afferm azione della loro visione politica del
m ondo, non è che un illusorio adattam ento ai con
cetti politici ed economici d e ll’O ccidente, che alte
ra il panoram a, m a non intacca l ’intim a struttura
dello stato, rim asta, essenzialm ente la stessa,
coeva nel tem po del cielo e della terra.
Né può essere altrim enti poiché è costituita non
di form ule interpretative delle leggi della vita,
m a delle leggi stesse, eterne, im m utabili, con
cretate, per così dire, n ell’incessante corso delle
trasform azioni cosm iche che i giapponesi sentono
di realizzare, nella loro vita nazionale arm oniz
zata con le leggi divine della n atu ra, sintetizzate,
con la visione metafisica, nella « V ia degli Dei »,
(K annagara-no-M ichi).
E d è questo substrato psicologico, originale, da
cui sbocciano le m anifestazioni della fantasia, del
pensiero, d ell’arte, che rappresentano, con le stra
tificazioni della m illenaria esperienza, la solidis
sim a roccia del K okutai, o natura m orale in cui
sono piantate le fondam enta strutturali dello Stato
G iapponese.
15
E d i giapponesi afferm ano che non attraverso
i docum enti legislativi degli ultim i tem pi e n ep
pure d a ll’interpretazione dei grafici venerabili per
antichità che siritetizzano m assim e di saggezza e
regole di condotta si può giungere alla v alu ta
zione della natura e della funzione del K okutai,
essenza dello spirito nipponico.
3. L’incarnazio
ne della Via
Nei m anuali scolastici è detto che « Sua Mae
stà Imperiale ha per antenato la Dea Amaterazu,
la cui vista si estende lontano come i raggi del
sole », m a questo concetto non h a affatto quel
valore simbolico che gli occidentali sono propensi
ed attribuire a ciò che sfugge alla valutazione
positiva.
1 giapponesi danno un significato concreto a
questa incarnazione della divinità solare (6) nel
suprem o, unico e legittim o depositario d ella legge
universale, assunto, con il misterioso processo
d ell’elevazione a capo religioso, m orale e poli
tico della nazione giapponese, nel discendente di
vino della G ran d e D eità Solare che opera, come
centro perm anente creativo d ell’universo, con per-
fetta conoscenza, con assoluta giustizia e con infi
nito am ore (10).
E d il Tenrto, che incarna in se stesso lo Spi
rito della D ea Solare n e esercita il potere, diffon
dendo alle creature ed alle cose le energie vitali
che consentono loro di crescere e d i svolgere ar
m onicam ente la loro specifica attività.
P er com prendere la fondam entale natura d e l
l ’autorità divina, esercitata dal T en n o , rton basta
considerare l ’atteggiam ento m istico del popolo
giapponese verso il Suo Sovrano, n é soffermarsi
con am m irazione dinanzi a prodigiosi esem pi di
devozione e d i eroism o, di cui è ricca la storia e
la cronaca del G iappone, m a bisogna conoscere
il significato profondo del rito d ell’assunzione al
trono, che non deve essere confuso con similari
cerim onie d ’investitura o d ’incoronazione, m a è
una prodigiosa com unione del visibile e d e ll’invi
sibile, nella consacrazione del nuovo T en n o as
sunto al vertice della gerarchia delle forze e che
incarna, attraverso specialm ente la funzione del
D aijoe, o grande Festa del R accolto, l ’anim a ed
il corpo stesso della D ea Solare (11).
Il rito non è un sim bolo, m a una vera opera
zione trascendentale, poiché i doni che esprim o
no l ’operazione sublim e della incarnazione cele
stiale, sono reali, quegli stessi doni che la D i
vina Progenitrice h a affidato al N ipote ed ai suoi
discendenti che sintetizzano le leggi eterne della
vita : lo Specchio, la S pada, ed il Gioiello.
19
In m odo particolare lo Specchio, che è consi
derato com e la nobile im m agine della Celeste-
R isplendente-G rande-A ugusta-D ivinità, riverbe
ra lo Spirito C elestiale, m entre n el rito d ella con
sum azione d ell’offerta del Sacro riso, il T enno
eredita, e non in senso mistico, m a come una
portentosa transubstanziazione degli alim enti, lo
stesso corpo della D ivina Pro-genitrice.
E d in tale prodigiosa operazione si fondono a r
m onicam ente gli elem enti celesti e terreni, lo spi
rito e la m ateria, l ’invisibile col visibile, ed il
T en n o diventa esso stesso il centro perm anente
delle incessanti m utazioni della vita.
Il concetto dell' autorità scaturisce così dalla su
prem a logica delle leggi cosm iche incarnate nel
Capo legittim o della Nazione (12).
Q u alu n q u e sia l ’interpretazione del fenom eno
storico è indubbio che m ai i giapponesi hanno
concepito altra fonte del diritto se non questa eter
n a sorgente d ell’autorità, M i-Izu, la V ia U niver
sale creatrice (13).
4. Le fonti sto
riche del diritto
Q ualunque sia la term inologia p iù opportuna
per classificare o definire questo fondam ento giu
ridico su cui è piantata, nei secoli, la struttura
dello Stato, è indubbio che i giapponesi lo con
siderano al di sopra o al di fuori d e ll’atm osfera
20
incerta delle aspirazioni che noi associam o al con
cetto della n atu ra e della funzione della Religione.
L a quale non h a nulla a che vedere con q u e
sto inalterabile, indiscutibile ed inconfondibile
substrato della coscienza nipponica, niente affatto'
turbata, com e alcuni vorrebbero, nel contrasto
angoscioso fra il passato ed il presente, fra le
nebbie della leggenda e la luce della rivelazione
e della scienza, e tanto merlo perplessa di fronte
al quadrivio delle grandi religioni positive.
Il quadretto com m ovente d un piccolo yam ato
che interroga pensoso le im m agini ultra-terrene
di B udda, di Confucio, di Cristo, sentendo alitare
attorno lo spirito del Shinto, e si chiede trepi
dante dove e che cosa sia la V erità che il m o
derno G iappone deve seguire, può servire di ot
tim o stim olante alla generosità dei contribuenti
alle opere m issionarie, m a non rappresenta la
realtà (19).
L a Religione, per i G iapponesi, h a u n a sua
funzione sedatrice delle onde superficiali dello
spirito, e ciascuno può liberam ente credere ciò
che vuole e ciò che può in fatto di genesi del
l ’universo, d i rapporti con l ’invisibile, d i im m a
nenza e d i trascendenza delle forze suprem e, e
d i escatologia cosmica.
L a nostra sorpresa per la curiosa connivenza di
varie religioni, sette, ideologie di carattere m eta
fisico, com e la nostra am m irazione ed il nostro
disappunto p er i casi di tolleranza o di intolle-
21
ranza che interessano l ’attività divulgatrice stra
niera, sono m anifestazioni di u n a errata valuta
zione di questo particolare atteggiam ento.
I giapponesi non sono affatto agnostici o indif
ferenti al problem a spirituale, né trascurano la
ricerca metafisica della V erità, per scarso inte
resse o per incapacità a valutare degnam ente i
m otivi ideali della vita, e tanto m eno am ano p a
scersi di fantasticherie e di superstizioni : chiun
que abbia vissuto con giapponesi ed abbia an
che u n a m odesta conoscenza delle forme espres
sive dei popoli orientali, si ram m arica profonda
m ente per una così ingiusta e grossolana cari
catura spirituale d ’un popolo che vive invece ed
opera quasi in uno stato di mistico fervore per
una afferm azione spirituale (14).
L a confusione che può sorgere per la difficoltà
di riuscire a distinguere nella com plessa atm o
sfera psicologica l ’elem ento che noi consideriam o
tipicam ente religioso, d a quelli che sono invece
propri ad altre categorie della conoscenza e del
sentim ento, è aggravata dal tradizionale errore
di volere applicare, anche per l ’indagine nel so
lido sottosuolo della coscienza giapponese, cri
stallizzata, p er così dire, nei m illenni di elabo
razione intim a, al chiuso d a ogni influenza ester
na, gli stessi m etodi buoni per sondare le m elm e
psicologiche di altre zone del m ondo.
L ’insistenza con cui si è cercato di capire e di
analizzare tale rocciosa costituzione con le ana-
22
logie, lim itate del resto al continente asiatico (1 5)
e considerata dai giapponesi come u n a dim ostra
zione della leggerezza occidentale per lo studio
serio e razionale dei problem i dello spirito.
T an to p iù che essi non riescono a persuadersi
che sia giustificata u n a discrim inante fra le a f
ferm azioni della coscienza dei vari gruppi etnici,
e non possono quindi capire perché si debba ac
cettare, com e verità indiscutibile, la Rivelazione
divina in alcuni p u n ti del globo ed in alcune epo
che e si ritengano genuine solo alcune fonti del
diritto, anche se queste siano orm ai inaridite.
P e r quanto li riguarda, essi afferm ano che la
verità della loro concezione metafisica del m ondo
e delle finalità d ell’esistenza è conferm ata dalla
ininterrotta tradizione nazionale, dalla continuità
m illenaria della dinastia, e dalla propria storia
che è un com m ento vivo della divina volontà,
quale è rivelata nei Sacri E ditti e nei Rescritti
Imperiali.
Il D ivino E ditto con cui la D ea Solare esprim e
la Suprem a V olontà, che gli uom ini non p o s
sono discutere, m anifesta l ’infinito am ore degli
Essere Celesti verso le creature um ane ed indica
la V ia per il raggiungim ento della terrena felicità
e della gloria im m ortale.
L esegesi non consente alcun dubbio : « La
Terra lussureggiante... è un paese che sarà ere
ditato dai nostri discendenti », quindi solo i d i
retti discendenti della D ea Solare han n o il dirit-
23
10 di salire al trono, nessun altro, qualunque sia
11 suo rango e le sue affinità d i sangue con l’Im
periale D inastica.
È così stabilita la gerarchia fra il T en n o (16)
ed i sudditi, che E gli governa con autorità asso
luta, inviolabile, inalterabile nei secoli e per vol
gersi di eventi.
E l ’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte al
Sovrano, e la loro libertà, n e ll'u n ità delle Leggi,
prom ulgate dal D ivino E ditto con il paragrafo :
Va, pertanto, nipote Nostro e governa (il pae
se) con il virtuoso principio della comprensio
ne )> (1 7), poiché è palese che la m ente suprem a,
n ell’affidare al T en n o il celestiale m andato d o
veva m irare al bene d ell’u m anità e non a costi
tuire u n a inconcepibile categoria di privilegio.
Pertanto l'autorità del T en n o non contrasta la
libertà dei sudditi, in q uanto quella è di natura
etica e spirituale, m entre questa rig u ard a m ani
festazioni della personalità in seno alla fam iglia,
allo stato, soggette, a loro volta, al dom inio dello
spirito.
L 'autorità m ira a stim olare, con senso di am ore
e di com prensione, sentim enti di benevolenza e
di giustizia, allo scopo di assicurare a tutti i cit
tadini il godim ento dei benefìci della connivenza
e d ell’operosità, m a non deve essere confusa col
potere, che è u n a delle forze a disposizione del-
!’autorità per guidare, correggere, difendere, m a
nort può esprim ere la funzione sovrana (18).
L a dialettica consente prodigiose speculazioni
etimologiche e filosofiche m a nella realtà, uno
Stato costituito su tale fondam ento, n o n h a biso
gno di particolari sforzi apologetici per giustificare
la sua azione e per spiegare la su a m irabile com
pattezza e continuità storica.
Si intuisce quindi, senza bisogno di chiavi er
m eneutiche il valore della sim patia, d e ll’ubbi
dienza, d e ll’interessam ento, quan d o debbano
concretarsi in fatti precisi, oggetto delle cure le
gislative, am m inistrative e giudiziarie.
E basta am pliare il concetto del bene della
Fam iglia-Stato a quello della salvezza politica e
morale del popolo per apprezzare l ’organizzazio
ne ed il funzionam ento degli organi ai quali è
devoluto il com pito d i applicare le norm e del go
verno ispirato d al nobile principio del Shirasu
(17 e 21).
N el cam po internazionale, e la storia ormai
può offrire qualche suggestivo esem pio, questo
sentim ento di simpatia dinam icam ente proteso
verso il bene altrui p u ò vincere le barriere delle
convenzioni ed espandersi com e u n a form a di
intervento ispirato d alla benevolenza negli affari
di altri popoli, specie i vicini, abbandonati o in
balia di guide cieche o brutali (19).
E dobbiam o convincersi che questo stato em o
tivo d i ardente benevolenza è in atto, e che sareb
be opportuno iniziare lo studio di questa parti
colare visione giapponese del m ondo, allo scopo,
25
se non altro, di intuire la soluzione che essi vo
gliono d are ai problem i della vita, com presi quelli
che ci interessano direttam ente.
5 . Teocrazia
costituzionale
L a m odificazione del diritto in G iappone è un
artificioso adattam ento a nuove esigenze del ve
nerabile patrim onio ideologico connaturato con la
ragione stessa della vita nazionale.
L e volum inose com pilazioni legislative e il di
ritto sostantivo e procedurale, m odellate su q u an
to d i m eglio la civiltà occidentale aveva saputo
concretare (20), si raccom andano a ll’am m irazio-
rte per l ’ingegnosità con cui riescono a p arafra
sare, con linguaggio sibillino, m a abbastanza
chiaro, l ’im perativo assoluto che scaturisce dalla
coscienza nipponica perm eata solo di lealismo e
di pietà figliale, sintesi inequivocabile d ella filo
sofia nipponica dello Stato-fam iglia illum inata
dalla D ivina M aestà del T en n o (21).
U n a così eccelsa espressione della Suprem a
Celeste volontà e al di sopra di ogni um ano rico
noscim ento in term ini d i adesione e di accetta
zione.
Il Tenrio, nel sacro rito del M atsuri, purifican
dosi dalle scorie terrene m antiene integra la sua
com unione con la sorgente stessa dei suoi sovrani
26
attributi e cerca di esercitarli nello spirito del
Shirasu (22).
E pertanto su questi principi si basa effettiva
m ente la struttura giuridica giapponese, come lo
stesso Im peratore Meiji nel Rescritto su ll’E d u ca
zione, apertam ente ricordava :
« I nostri Imperiali Antenati hanno fondato il
nostro Impero su base Vasta ed eterna ed hanno
profondamente e ferm am ente stabilita la virtù : i
nostri sudditi, sempre uniti nella lealtà e nella pie
tà figliale ne hanno illustrata la bellezza ».
« Questa è la gloria del carattere fondamentale
(K okutai) del nostro Impero ed in essa scorre la
sorgente della nostra educazione.
L a Via qui tracciata è l’insegnamento lasciato
dai nostri Imperiali Antenati e che tutti i loro
Discendenti come i loro sudditi, devono osservare
ugualmente, infallibile in tutte le epoche e vero
in tutti i luoghi ».
Il concetto della volontà popolare, della libertà
e delle garanzie statutarie esula quindi com pieta-
m ente dal D iritto Costituzionale giapponese che
è pur codificato sulla falsariga del liberalism o oc
cidentale.
L ’autorità d el T en n o (Mi-izu) non è conside
rata in funzione al concetto di su d d itan za e l 'e
quilibrio non è determ inato da un accordo fra
categorie antitetiche, gravitanti verso d ue opposte
tendenze, centrifuga L u n a e l ’altra centripeta;
essa è di per se stessa il centro delle energie coor-
27
dinate, in m odo che la risultanza sia u n gra
duale m ovim ento evolutivo ugualm ente lontano
d a ll’im m obilità conservatrice come dal dinam i
sm o eccessivo, violento e distruggitore.
In tale funzione la Sovranità rappresenta la
legittim a sorgente d e ll’energia spirituale che rin
nova eternam ente il prodigio della creazione.
Il D ivino E ditto rivela, secondo gli esegeti g iap
ponesi, la lungim irante visione della D ea Solare,
e rappresenta la garanzia celeste p er l ’avvenire
della dinastia e d el popolo giapponese (23).
Q uesta concezione dello Stato si oppone netta
m ente sia alla teoria politica cinese che giusti
fica il rovesciam ento d ’u n m onarca giudicato pri
vo di virtù, sia a quella occidentale m oderna, se
condo la quale la sovranità risiede nel popolo che
ha quindi il diritto di affidarla e di revocarla in
conform ità ad u n a propria aspirazione politica.
Il legam e di sangue che unisce il T en n o attra
verso i m illenni ai suoi D ivini A ntenati stabi
lisce in m odo irrefutabile il Suo pieno ed asso
luto diritto alla sovranità, intesa tuttavia come
l’irradiazione delle energie fattive ed il coordi
nam ento delle linee d i forza degli individui e dei
gruppi fam igliari.
L ’Im peratore è il Capo dello Stato e la m èta di
tutti gli affetti dei sudditi rivolti al bene suprem o
della vasta fam iglia nazionale, che collega nel
l ’invisibile, i viventi con le generazioni che fu
rono e che saranno (24).
28
In u n unico sentim ento, la lealtà verso il T en n o
sono fusi tutti i m oti d e ll’anim o, saturo d i gra
titudine verso gli antenati e di fiducia nella di
scendenza.
Di fronte quindi alle suprem e ragioni della F a
m iglia-Stato spariscono i m odesti m otivi degli in
dividui e dei g ru p p i. N essuno può concepire co
m e u n diritto la su a aspirazione personale nei ri
guardi delle condizioni in cui si svolge la vita
della collettività (25).
I caratteri distintivi della fam iglia giappone
se (26) suscitano la sorpresa degli studiosi non
tanto p er le ragioni etiche che essi esprim ono
quanto p er il contrasto, in alcuni casi oggetto di
pittoreschi rilievi, cori le idee e le costum anze di
altri popoli.
È puerile soffermarsi sui rapporti dei sessi, d i
m enticando quale sia la natura del legame di sa n
gue secondo la concezione nipponica delle genesi
e della perpetuazione creativa in atto.
Si com prende invece perché vigili l ’im pera
tivo etico della continuazione della razza e del
g ruppo fam igliare sulle stesse aspirazioni del sen
tim ento. L ’illusione erotica ed am orosa svanisce
alla luce del dovere di assicurare la discendenza
al gruppo fam igliare irradiante dalla suprem a
fonte delle leggi cosm iche.
L ’dem erito fecondatore m aschile occupa il suo
posto di prem inenza nella graduatoria gerarchi
ca, su quello fem m inile, il p ad re sui figli, i fra-
29
telli sulle sorelle, e nessun dubbio che l ’ugua
glianza sentim entale debba influire su ll’ordine dei
valori stabiliti dalla Legge della V ita.
L a subordinazione è così in atto, il più an
ziano del ceppo fam igliare è u n capo indiscusso
che nessuna forza, n é d ell’intelligenza, n é della
fortuna, n é del merito personale p u ò destituire.
E d il posto assegnato nella gerarchia è im m uta
bile qualunque sia lo svolgersi degli eventi.
11 concetto della libertà individuale è estraneo
a questa concezione di interdipendenza dei m em
bri in seno alla fam iglia e della fam iglia nel
l ’orbita dello Stato. L ’idealism o assum e le n e
bulosità d ell’utopia, m a di fronte alla costruzione
m orale elevata su questa gerarchia di valori so
lidali si spuntano i sillogism i che tentano di insi
nuare il dubbio e l ’agnosticism o etico.
L ’etica nipponica h a questo carattere collettivo
e non am m ette quindi la concezione trasgressiva
ad un dovere astratto o trascendentale. L e m an
canze sono sem pre d ’ordine sociale in quanto of
fendano la legge della vita. Svaniscono quindi
le preoccupazioni teologiche connesse con il con
cetto del peccato, del pentim ento, della grazia,
del perdono e della salvezza (27).
R isultano invece, nella loro logica, gli ordi
nam enti e le aspirazioni di questo popolo che a f
ferm a di possedere, nella propria coscienza, la
form ula risolutiva dei problem i della vita.
6. La famiglia
stato in azione
L ’adattam ento costituzionale (28) è stato im
posto dalle esigenze internazionali e dal convin
cim ento che con tale superficiale rivestim ento,
caro agli stranieri, la Fam iglia-Stato coeva col
Cielo e con la T erra avrebbe potuto svolgere con
relativa serenità la su a azione di difesa e di svi
luppo (29).
E questo ritorno al p assato è considerato come
il logico coordinam ento delle forze anim atrici del
la Fam iglia-Stato che si arm onizza, nello spirito,
con la legge del progresso operante nella vita (30).
L a dialettica giapponese si riferisce sem pre,
per illustrare l ’azione a questa risultanza delle
forze, che scaturisce dal regresso e d al progres
so, e si p u ò afferm are che essa traspare, anche
senza com m enti, d a m olti atteggiam enti che ren
dono perplessi coloro che ignorano u n a così ca
ratteristica funzione m entale.
E così nessuno, in G iappone, pone in dubbio
la piena assoluta sovranità del T en n o su tutte le
forze e le m anifestazioni della vita collettiva. La
proprietà delle terre, dei beni, degli strum enti
della produzione e del lavoro, appartiene, d a epo
che im m em orabili, al T en n o , erede legittim o del
la divina coppia Izartagi ed Izanam i, creatori del
le terre, del popolo e d i tutti gli esseri che costi
tuiscono il N ippon storico (23).
31.
P e r la benevolente com prensione del T enno,
secondo lo spirito del Shirasu, i sudditi possono
godere di u n relativo, per quanto esteso, diritto
di uso della proprietà. M a com e per esplicite fu n
zioni dello Stato il T en n o delega uom ini di fidu
cia all’esercizio di alcuni degli attributi della so
vranità, ed i secoli di Shogunato m ostrano quale
am piezza possa assum ere una tale delega Sovra
na, senza che ciò possà essere interpretato come
u n riconoscim ento d i diritti d i individui o di g ru p
pi, così l ’intera vita politica ed econom ica, con
cretata in tutte le forze della N azione, com presi
il capitale ed il lavoro, pertiene unicam ente al
l ’Im peratore (31).
D a u n a così com prensiva prem essa, che le an a
logie ed i rapporti non possono com piutam ente
rappresentare, scaturisce non sem pre lim pida,
m a sem pre vigorosa, la corrente del pensiero giu
ridico che m uove il com plesso organism o dello
Stato (32).
Il linguaggio può tentare di tradurre in pro p o
sizioni razionali, corrispondenti alle categorie dei
concetti, questa, che è u n a solida, vasta, m a u n i
taria concezione dello Stato. G li am ati sudditi so
no certo rivolti con devozione infinita verso il m i
sericordioso Sovrano che vigila sul loro benessere
e con profonda com prensione li guida e li p ro
tegge contro i pericoli interni, del sopra valere
cioè di u n gruppo di forze, e contro le insidie
straniere, m a questo linguaggio sentim entale rac-
chiude verità che potrebbero più d egnam ente ri
saltare con espressioni tecniche tratte d a i codici,
dal regolam ento di polizia, o dai m anuali di p re
parazione m ilitare in uso presso la gioventù stu
diosa ed ardente di provare la tem pra della p ro
pria fede.
M a qualunque sia l’opinione di alcuni speran
zosi osservatori, questa è la prem essa d i tutti i
credi politici del G iappone, che esclude, in m odo
assoluto ogni dubbio circa la saldezza e la d u ra
bilità delle istituzioni nazionali.
I giapponesi abusano d elle figurazioni retori
che prese in prestito d a ll’occidente, m a nessuno
d i essi oserebbe tentare di suggerire u n a radicale
trasform azione dello Stato, nel senso concreto che
viene dato dagli studiosi stranieri alla lotta poli
tica ed econom ica (33).
L ’aspirazione delle m asse è piuttosto p er una
sem pre p iù chiara m anifestazione del potere so
vrano, offuscato, per contingenze di cui giudicano
variam ente la portata, d alla incom prensione di
alcuni gruppi politici e finanziari che si frap p o n
gono, arbitrariam ente, fra il T en n o ed i suoi su d
diti fedeli.
L ’abolizione della proprietà privata è u n a asp i
razione delle classi intellettuali e dei partiti nazio
nalisti estrem i, e non coincide affatto con il con
cetto di u na ridistribuzione dei beni, associato a l
l ’idea radicale d e ll’O ccidente, m a scaturisce dalla
prem essa che nessuno dei cittadini dello Stato
può vantare il possesso dei beni di cui h a l ’uso
essendo la proprietà un attributo sovrano.
L industrialism o ed il capitalism o hanno favo
rito l ’accentram ento della ricchezza, reale anche
se teoricam ente non am m esso, m a i giapponesi
considerano questo com e un fenom eno deplore
vole e transitorio, conseguenza della lotta ine
guale che lo Stato è costretto a condurre contro
le forze im ponenti che tentano di soffocarlo.
L a vigile cura degli organi di tutela della pace
e della m orale, eufem ism o che racchiude le fu n
zioni proteiform i della Polizia, elim ina ogni ele
m ento perturbatore d e ll’ordine sociale, che deve
garantire la tranquilla connivenza n e ll’orbita del
la legge.
L e idee perniciose di im portazione, e sono com
prese quasi tutte le teorie politiche d e ll’occidente,
non sono riuscite, in vari decenni di p ro p ag an d a’
a ferm entare nella coscienza delle m asse, le q u a
li considerano i problem i politici e legislativi, i
fenom eni economici, le esagerazioni del capita
lism o e le esasperazioni del proletariato come for
ze antitetiche in giuoco, e che dovranno fondersi
e si fonderanno, nella legge suprem a della F a
m iglia-Stato incarnata n ell’A ugusto suo Capo.
È bene persuadersi che il contributo recato dal
le correnti del pensiero liberale occidentale alla
evoluzione della teoria politica giapponese è con
siderato dagli interessati come essenzialm ente ne
fasto.
34
Il liberalism o rom antico d ell’ottocento, im bal
lato nel dottrinarism o del M ill, dello Spencer e
del Bentham si diffuse fra gli intellettuali, a n
siosi di novità, suscitando dubbi giudicati perico
losi, ed alim entando velleità sofistiche utili solo
p er giustificare particolari aspirazioni di classi
sociali.
Nel terreno econom ico e sociale sbocciarono
così le ideologie politiche e, purtroppo, lotte ste
rili e fratricide.
L a teoria dei diritti naturali degli uom ini e la
dottrina della sovranità popolare form ulata da
V oltaire, M ontesquieu, R ousseau, sparsero n u
vole fum ogene nel lim pido cielo della fede popo
lare, già turbata, per vero dire, d a ll’esasperazio
n e per la lunga ed intollerabile politica dello Sho-
gunato dei T okugava.
Q ueste idee di m arca inglese e francese trova
rono cultori entusiasti, ai quali si aggiunsero pre
sto i tem peram enti ortodossi che ritennero di rav
vivare la tradizionale filosofia politica con le ro
buste costruzioni dello Stein, del G neist e del
Bluntchuli.
E p er qualche tem po, proprio m entre si effet
tuava il prim o esperim ento del nuovissim o con
gegno politico, escogitato dagli occidentali per
sprem ere l ’essenza della volontà popolare, il P a r
lam ento, il G iappone ricevette, ad ondate, le sem
pre più audaci com posizioni chim iche della ideo
logia liberale europea ed am ericana, in continua
35
oscillazione fra il principio della forza e quello
della libertà.
Il così detto G iappone politico m oderno m o
stra, in superficie, i segni di queste nuove espe
rienze, vissute attraverso com plicate vicende, di
u n popolo che aspirava a m odificare lo stile della
propria teoria politica senza, si può essere certi,
alterarne la struttura etica. È questo il dram m a
intim o di un popolo, m olto p iù preoccupato della
sua coscienza storica che d e l destino del suo ab
bigliam ento. E quante dosi sciupate di um orism o,
e quante tonnellate di coloranti retorici, e quante
idiozie filosofiche avrebbero risparm iati i loquaci
com m entatori della torm entosa infanzia di q u e
sto vegliardo, costretto a rim ettersi in culla per
dilettare gli zelanti pedagoghi gonfi di idee e
corazzati di acciaio, se avessero potuto leggergli
nel cuore.
11 P arlam ento per i giapponesi, di qualsiasi tin
ta politica, fu u n a vivente eresia di cui essi senti
vano il rim orso. Lo stesso m ovim ento liberale,
che riuscì ad afferm arsi sui tentativi di qualche
gruppo finanziario o perm eato di spirito feudale,
favorevole alla scuola autoritaria tedesca, si è
sem pre guardato d al difendere, con ardore ap o
stolico, l’esotica istituzione così lontana dalla
stessa concezione popolare della funzione poli
tica.
È vero che durante l’agitato periodo d e l G abi
netto H ara, m odesto borghese profondam ente sa-
turo del K okutai, qualche entusiasta osò procla
m are il P arlam ento « il Centro del Governo »,
m a fu una frase pirotecnica che fece effetto solo
sugli spettatori d ’oltre oceano.
1 partiti politici non han n o m ai aspirato al go
verno nel senso di gu id a suprem a dello Stato ed
all’assunzione d i quei poteri celestiali di cui uno
solo è il Sacro e legittim o depositario. Fra le m ol
teplici funzioni di governo dello Stato, come in
quelle della fam iglia e nello stesso com portam en
to d ell’individuo, ve n e sono di quelle m odeste,
anche se appariscenti, ch e riguardano contin
genze m ateriali, pratiche, che interessano la vita
sociale, econom ica, la procedura, il m ezzo, m a
non le vere ragioni d ella vita, le m ete suprem e
che si devono raggiungere.
E d è questo il terreno pratico su cui si m uovono
i partiti politici, gradualm ente assorbiti in d u e cor
renti che si sono avvicendate nella am m inistra
zione della cosa pubblica : il M inseito ed il Se
guitai (liberale e conservatore).
L ’um ana aspirazione ad afferm are la propria
personalità, ad elevare la potenza del proprio clan
fam igliare, stim ola i giapponesi com e gli altri
popoli. E per conquistare gli strum enti che con
sentano di svolgere, secondo questi m otivi con
creti, u na politica sociale, econom ica, coloniale,
i partiti cercano di accaparrarsi il favore delle
m asse e si appoggiano ai g ruppi finanziari che
37
possiedono i mezzi efficaci p er la persuasione e
per l’imposizione.
E questa è l ’essenza del travaglio interno p o
litico del G iappone, im pastata, com e altrove, di
nobili aspirazioni e d i desideri, di disappunti, di
rancori, di m enzogne, di prepotenze e di ribel
lioni. L e categorie sociali, di fronte ai quesiti im
m ediati delle necessità della vita ed al godim ento
dei beni di tutti, salvo gli asceti, che nort m an
cano n eppure nell Estrem o O riente, possono a n
che dim enticare questo carattere superficiale d e l
la lotta politica e dare, al linguaggio ed ai moti
sociali, u n a form a concreta e non sem pre pacifica.
M a la sfiducia n ell’effettiva soluzione dei gravi
problem i che il G iappone affronta d ’ordine inter
no ed esterno alim enta l ’insofferenza delle classi
p er la supposta incapacità ed inerzia del G overno
11 burocratico » costituito con il concentram entc
delle com petenze prese dai partiti dom inanti.
O gni categoria considera, con una particolare
visione d e ll’assiem e, alcuni specifici problem i sui
vari piani della vita nazionale. E d è com prensi
bile che le m anifestazioni di tale visione siano di
verse fra 1 elem ento della borghesia, fra le m asse
agricole ed operaie, fra il ceto elevato per discen
denza e per censo, fra gli intellettuali e fra i m i
litari.
E ciascuna categoria oscilla negli estrem ism i
di destra e di sinistra, secondo la concezione giap-
38
ponese del giuoco delle forze, d a cui deve scatu
rire la direttiva del progresso.
M a i casi isolati di ribellione individuale non
devono illudere (34) sulla com pattezza e sulla so
lidità d i questa teoria dello Stato operante, e non
in senso metaforico, nello spirito del G iappone di
tutti i tem pi.
È ben vero che anche i giapponesi, nonostante
le loro pretese affinità genetiche con le stesse for
ze cosm iche (35), sono uom ini dotati delle q u a
lità e delle attitudini che costituiscono, fondam en
talm ente, l ’um an a natura.
E la loro storia, p u r con tutte le riserve sulla
autenticità delle narrazioni specie quelle mistica-
m ente circonfuse di luce leggendaria, docum enta
flagranti violazioni a questa nobile Legge verso la
quale il G iappone m oderno si volge quasi con
esasperazione.
E le eresie, i tradim enti, le defezioni, come il
fanatism o e l ’ipocrisia han n o avuto qualche cul
tore originale in G iappone anche prim a dei d ep re
cati contatti con la civiltà cinese e con quella m a
turata in occidente.
M a nella coscienza delle m asse è vivo il con
vincim ento che la concezione nazionale della n a
tura e della funzione dello Stato, percepita in m o
do vario a seconda del grado di m aturità spiri
tuale, m a essenzialm ente la stessa, sia la sola, ve
ra, interpretazione della L egge U niversale che
39
le m ultiform i teorie esotiche non sono riuscite ad
intuire.
È svanita l ’aspettazione con cui i giapponesi,
rassegnati all’inevitabile, h an n o accolto p red i
catori e m aestri d ’oltre m are, ed orm ai le dottri
ne politiche d ’im portazione sono considerate co
m e assolutam ente inadeguate ai bisogni dello spi
rito ed al progressivo svolgim ento delle proprie
energie.
Il tum ultuoso affluire della ideologia occiden
tale, correnti torbide e divergenti, è considerato
come la causa principale d el turbam ento sociale
ed economico di cui il G iappone non riesce an
cora a liberarsi.
I giapponesi nori dim enticano i vantaggi con
seguiti dalla connivenza internazionale, m a ac
centuano il ricordo delle am are esperienze attri
buite all’insufficienza ed alla infondatezza dei
principi politici stranieri responsabili del caos che
sconvolge l ’um anità, p er giustificare, se ciò può
apparire opportuno, il loro atteggiam ento e le lo
ro aspirazioni (36).
7. Etica sociale
T u tto ciò apparirebbe assai più chiaro se tutti
i microcosmi nipponici irradiassero con uguale in
tensità e vivezza la verità metafisica di cui sento
no di essere i rappresentanti.
40
M a com e l ’essenza del Cristianesim o, che arde
in S. Francesco e risplende in S. T om m aso, nori
traspare dalla com prensione e d alle m anifestazio
ni della fede individuale d i popoli e di generazioni
che p u re hanno perm eato la coscienza d ella su
prem a idealità di Cristo, così è vano pretendere
che tale substrato psicologico affiori in G iappone
con profili nitidi ed uniform i.
T an to più che i giapponesi, nonostante le il
lusioni dei dilettanti scopritori, sono piuttosto re
stii ad aprire indiscreti spiragli che consentano
di penetrare nel segreto della loro anim a.
L a differenza di classe e d i cultura si accom
p ag n a ad u n a varia concezione di questa fonda-
m entale verità, ed i m oti dell anim a, le qualità
psicofisiche accentuano la policrom ia della espres
sione di questa, che è pure la profonda e com une
ideologia.
V i sono anche in G iappone periodi d i fervore
mistico, ondate di incredulità, correnti ideologi
che vaganti fra l ’ortodossia ed il razionalism o.
I pensatori lottano nobilm ente p er conciliare i
motivi ideali con quelli che noi definiamo i di
ritti della ragione, e conservatori, progressisti,
m odernisti, razionalisti si sforzano di sprem ere
u na form ula risolutiva al travaglio della coscien
za individuale e della vita collettiva.
M a è u n grave errore attribuire a questi feno
m eni una im portanza assolutam ente ingiustifica
bile. L o Stato è solidamente piantato sul K oku-
41
kai, e sulla lealtà e sulla pietà filiale, assunte
orm ai dalla coscienza come verità indiscutibili e
connaturate col sentim ento.
L ’idea si è realm ente tram utata in carne, e di
fronte ai suprem i m otivi di vita nazionale, la sub-
coscienza collettiva reagisce illum inando con en
tusiasm o l’obbiettivo che lo Stato deve raggiun
gere per « ragioni di vita o di m orte » (37).
Q uesto è l ’atteggiam ento com une degli spiri
ti, anche se qualche osservatore ritiene che a l
cuni, specie delle categorie dei così detti occi
dentalizzati um anam ente ansiosi di m ostrare al-
1 ospite quanto abbiano appreso dalla m oderna
civiltà, possano essere interpretati con i term ini
della nostra esperienza.
Il m inuscolo ego rientra nel m acrocosm o col
lettivo ogni qualvolta queste ragioni nazionali
albeggino s u ll’orizzonte della storia.
I partiti politici, contrariam ente a quanto av
viene altrove, non cercano di interpretare la vo
lontà delle m asse, m a si sforzano di dim ostrare
di essere invece gli esatti interpreti della volontà
del T enno, incarnazione della legge della vita.
L e lotte di classe ed il contrasto polem ico delle
varie tendenze politiche ed am m inistrative han-
no quindi una ragione antitetica a quella che è
posta a base delle interpretazioni abituali.
E quando i giapponesi attribuiscono a questa
m ancanza di com prensione l ’incapacità degli oc
cidentali ad intuire i motivi che li spingono a de-
42
/
43
nano n e ll’intim ità fam igliare, com e nella vita col
lettiva.
Il legam e coniugale, com e d a noi è concepito
è considerato in term ini di dipendenza giuridica,
m entre per i giapponesi è u n a realtà della legge
della vita che gli uom ini non possono in alcun m o
do alterare.
L a d o n n a è conscia di questa su a funzione di
collaboratrice e riconosce al m arito, e pad re della
discendenza fam igliare l ’assoluta sovranità sul
nucleo domestico.
L e m anifestazioni di questo suo riconoscim en
to assum ono form e caratteristiche e che possono
suggerire l ’idea del servilism o; m entre sono p er
m eate d a u n a tranquilla e serena valutazione di
uno stato spirituale che non p u ò essere giudicato
con term ini di gerarchia sociale e econom ica.
V i sono sfum ature di delicatezza che colpisco
no 1 im m aginazione degli osservatori, m a non so
no queste le entità costitutive del sentim ento fa
m igliare e dei rapporti fra i d u e sessi ed anche
quando, p er le contingenze della vita, queste m a
nifestazioni possono apparire ispirate da senti
m enti di eroico sacrificio e di um iliante rassegna
zione, sono invece l ’espressione di una persona
lità cosciente del proprio posto e della propria
funzione.
È invece suggestivo considerare il risultato del
l ’opera educativa e d i tutela sociale svolta con
energia m a con profondo intuito delle possibilità
44
psicologiche della collettività, d ai poteri centrali.
È vano invece discutere sulla legalità dei m ez
zi e dei sistem i adottati per garantire la continua
zione di questa radicata tradizione d i solidarietà
fam igliare e sociale, stroncando e soffocando
ogni tentativo, connaturato con gli istinti indivi
d u ali d i afferm azione ed alim entando questa fe
de che si esprim e n ella dedizione ai doveri verso
la continuità, im perniata sulla figura augusta del
capo, nel lavoro considerato com e un obbligo
m orale verso l ’Im peratore, nel sacrificio della vi
ta ove siano in giuoco i suprem i interessi della
patria.
È questo lo spirito che m uove le m asse p ro d u t
trici come gli eserciti in m arcia, ed il linguaggio
del G enerale A rak i, soldatesco e violento, si ar
m onizza n ell’azione con quello duttile e sottile
dei diplom atici giapponesi, linguaggio che n e
cessita interpreti e non traduttori, in quanto non
è im pastato di vocaboli, m a di idee, quelle stesse
che sopportano le m aestranze nella sfibrante fa
tica della com petizione econom ica e rendono bel
la la m orte ai soldati che avanzano su ll’A ltipiano
della M ongolia (37).
Im m eritata è altresì l ’accusa lanciata contro i
giapponesi d i cosciente responsabilità p er fatti
che ripugnano alla nostra concezione della vita e
i. d ell’ordine sociale.
M a esistono indubbiam ente casi d i egoism o
spudorato, anche se am m antati di retorica, esem-
45
pi di m alvagità e di delinquenza, tendenze per
niciose per il benessere e la m oralità pubblica,
m a è anche giusto riconoscere che lo Stato eser
cita i suoi poteri con oculatezza e con energia per
im pedire che tali forze negative possano com pro
m ettere la saldezza e la potenza della nazione.
L ’ideale educativo è rappresentato dalla m o
destia, dal disinteresse e dal silenzio, ed è in
dubbio che le m anifestazioni di tali virtù, di alto
valore collettivo, sono frequenti e persuasive.
A d esse si devono attribuire m olti atteggia
m enti gradevoli delle m asse, le quali si sforzano
di esprim ere nelle loro m anifestazioni il grado
della perfezione spirituale raggiunta.
I rapporti sociali sono pertanto im prontati ad
u n senso di squisita preoccupazione altruistica :
alla quale si devono attribuire le caratteristiche
del linguaggio e delle norm e della connivenza.
L ’uguaglianza è sentita com e u n a realtà, che
le disuguaglianze apparenti della condizione so
ciale non possono in alcun m odo m enom are. La
natura cosmica unitaria costituisce l ’elem ento fon
dam entale della razza, m entre le categorie so
ciali rappresentano posti di riferim ento gerarchi
co per il funzionam ento collettivo (39).
II capo del governo, il g rande dirigente delle
im prese, come l’um ile operaio e l ’ultim o soldato
che h a 1 onore di vestire l’uniform e del sovrano,
usufruiscono d ell’identico diritto del titolo di San
che non è negato a nessuno, qualunque sia la sua
46
funzione sociale ed il suo posto nella graduatoria
di classe.
Con u na tale concezione della essenza politica
dello Stato, che esclude quindi qualsiasi diritto
individuale di fronte ai beni di godim ento della
nazione ed ai posti nella graduatoria sociale, i
giapponesi possono considerare anche gli stru
m enti che costituiscono la ricchezza come mezzi
potenziarii o potenziali a disposizione della col
lettività, e la ricchezza stessa com e risultato col
lettivo.
Il linguaggio filosofico essi infatti definiscono
la ricchezza come mentalità senza preoccupazio
ne, che gli esegeti interpretano com e uno stato
d ’anim o, libero d a torm ento (40).
Il lavoro quindi proteso nello sforzo della crea
zione della ricchezza patrim oniale è definito una
m ostruosità antisociale di cui tutti sentono la il
logicità ed il pericolo (41).
L ’interdipendenza dei m em bri della fam iglia
scaturisce quindi d a questa particolare concezio
ne dei beni m ateriali di cui tuttavia sanno di ave
re diritto, ove ciascuno com pia onestam ente il
lavoro che gli è assegnato p er il bene della co
m unità.
L ’intera struttura assistenziale, e che d à risul
tati che i giapponesi giudicano soddisfacenti, è
t fondata su questa com unanza di diritti, che non
hanno bisogno d ’essere codificati in quanto p er
m eano, per così dire, le coscienze collettive.
47
L o stesso corporativism o che offre singolari
analogie cori la originale e benefica creazione del
Fascism o, non è determ inato d a m otivi contingen
ti di adattam ento e di utilità, m a dalla logica d e
gli ordinam enti di lavoro sviluppatisi attraverso i
secoli.
È la natura fatta dal di dentro al d i fuori, co
m e am m aestrava Enrico C aporali, che si espri
me sulla esperienza giapponese (42).
L a quale offre agli studiosi aspetti oltrem odo
significativi, non tanto per le gesta clam orose sui
terreni incerti della vita politica ed econom ica
internazionale, q uanto per l’equilibrio che si m a
nifesta fra quelli che sono considerati i motivi
della vita e le possibilità um an e a raggiungerli.
E d è questo equilibrio delle forze um ane, che
i giapponesi considerano com e u n a particolare
espressione della propria civiltà, il m essaggio di
ordine e di pace che essi intendono recare al m on
do travagliato, secondo loro, d a u n a furibonda
crisi spirituale e m orale causata dallo squilibrio
dei valori.
8. L’irradiazione
i nt er nazi onal e
1 giapponesi afferm ano che tale atteggiam ento
e queste aspirazioni suscitano perplessità e preoc
cupazioni in quanto m anca agli osservatori la co-
48
V
49
m ettere, secondo i giapponesi più grossolano er
rore d i quello di confondere la disinteressata m is
sione che essi sentono d i dovere svolgere con
1 im perialism o classico, poiché questo è una m a
nifestazione della forza bruta, al solo scopo di
sfruttare i deboli ed indifesi m entre la loro azione
è determ inata d a ll’am ore altruistico, energia be
nefica di creazione, sim bolizzato dalla infinita
misericordia della Celeste D eità Solare.
E d a nessuno osservatore può sfuggire questo
ferm ento di risveglio spirituale e di fervore, d i
rem o cosi, apostolico, d i inusitata m agnitudine
e che influisce direttam ente sia sulla vita politica
interna come in quella internazionale.
I giapponesi ritengono che la loro esperienza
dell’inefficienza delle teorie occidentali di fronte
ai problem i essenziali d e ll’um anità, dim ostri
l’errore delle classi dirigenti degli occidentali che
per motivi egoistici difendono assurdi e caotici
sistem i politici com e l ’espressione di u n a civiltà
superiore.
G li occidentali si trovano dinanzi al baratro, e
non hanno via d uscita : questo ritengono i p e n
satori giapponesi, che conoscono orm ai com piu
tam ente le deficienze delle teorie occidentali a t
traverso le polem iche delle varie scuole e, quello
che più conta, per le prove concrete d ell’infiac
chim ento dell autorità, dello sbandam ento ideo
logico delle m asse, del caos politico, sociale ed
econom ico che m inaccia le basi stesse della n o
stra civiltà.
M a questa valutazione filosofica si traduce in
linguaggio adeguato alla capacità di percezione
delle categorie sociali p er stim olarne la discipli
n a e lo zelo n ell’adem pim ento del proprio do
vere.
L e tinte vengono così opportunam ente dosate
in m odo d a porre in risalto i pericoli gravissim i,
p er la pace e per. lo sviluppo della nazione g iap
ponese, delle tenebre cicloniche che si addensano
su ll’occidente.
L e form ule della nostra civiltà vengono diluite
n ell’illustrazione dei gravi errori com m essi dalle
potenze che esprim ono questa paradossale corru
zione occidentale della vita e dei destini d ell’u m a
nità.
E senza alcuno sforzo dialettico i giapponesi
trovano preziosi alleati in alcuni scrittori d ell’O c
cidente, specie nel dopoguerra, che hanno sciori
nato di fronte al m ondo il patrim onio, lacero e
m aculato delle ideologie occidentali, esercitan
dosi anche con m orboso com piacim ento a seg n a
lare ed a classificare gli squarci e le pillacchere.
Gli orientali, specie i giapponesi, meticolosi re
socontisti e portentosi m nem onici ricordano tutte
le denigrazioni reciproche occidentali della guer
ra, assunte come verità dim ostrative d ella p ro
fonda natura m alvagia dei popoli che p reten d e
vano farla d a m aestri al m ondo, e possono elen-
51
care esem pi clamorosi di depravazione, errori p o
litici, insipienza diplom atica, m anifestazioni risi
bili di leggerezza, com presa questa puerile auto
denigrazione, com piuta con ogni m ezzo persino
cori l ’arte e con il cinem atografo.
L a spaventosa decadenza del prestigio dei bian
chi, e solo i ciechi o gli ubriachi giram ondo non se
ne accorgono, è dovuta essenzialm ente a questa
m ostruosa opera di avvilim ento dei valori della
razza di fronte a popoli p er i quali il diritto d i gui
d a e d i tutela è rappresentato dalla superiorità in
tellettuale e m orale e non dal gettito delle batterie.
L a tesi giapponese del riordinam ento m ondiale
si alim enta quindi d i queste forze negative, distur -
batrici, contro le quali si scaglia baldanzosa l ’ideo
logia nipponica d i u n riordinam ento spirituale b a
sato su ll’equilibrio dei valori e sulla giusta rip ar
tizione dei diritti e dei beni, p er tutti i popoli, per
tutte le razze, al di fuori d i ogni concezione etnica,
politica e sociale.
L incidente m ancese è per i giapponesi u n a d i
m ostrazione precisa della volontà che li anim a a
tradurre in atto contro tutti questa ideologia, non
è un episodio storico, d a valutarsi a base di aspi
razioni territoriali, e tanto m eno in tonnellate ed
in rendiconti, m a u n a espressione m orale d i cui
1 O ccidente non h a com preso il profondo signi
ficato.
11 dissidio scoppiato pertanto con la Società del
ie N azioni, e che, secondo i giapponesi, è stato
52
erroneam ente com battuto sul piano incerto ed ir
reale delle valutazioni politiche, è invece di or
dine spirituale e racchiude l’essenza del conflitto
d a cui essi intendono uscire vincitori.
Il clam oroso distacco del G iappone d alla So
cietà delle Nazioni h a segnato pertanto l ’inizio di
u na soluzione autonom a che il G iappone intende
dare ai problem i della vita internazionale.
È stato salutato in G iappone come u n a libera
zione dalle catene di ipocrisia diplom atica che
p er tanti anni avevano im pedito allo spirito della
N azione d i m uoversi liberam ente sulla via im
periale.
1 pensatori tracciano da questa d ata il risveglio
della coscienza nazionale, che gli stranieri inter
pretano com e u n a vam pata d i estrem ism o im pe
rialista, ed alim entano con le ragioni adeguate
alla capacità com prensiva delle grandi classi so
ciali questa decisione suprem a d i im porre, ad
ogni costo, la propria volontà sul m ondo
ostile (43).
I motivi ideali trovano pertanto valido ausilio
in quelle ponderabili ragioni che la nostra civiltà
valuta in term ini di carattere economico e p o li
tico. L a divina m issione del popolo giapponese,
la diffusione di principi etici, l ’uguaglianza, la
libertà, il benessere, espressioni che i giapponesi
harino im portato per rifornire i loro depositi p o
lemici e che oggi, con u n a vorticosa rap id ità p ro
duttiva, esportano a titolo di pro p ag an d a a fa-
53
vore della propria causa, si m escolano alle legit
tim e aspirazioni allo spazio, per lo sviluppo d e
mografico, al rifornim ento delle m aterie prim e,
indispensabili per la alim entazione .e per le in d u
strie, ai m ercati d i sbocco, necessari per com pen
sare, con l ’esportazione, l’accentuato sbilancio
com m erciale.
Lo stile prudenziale dei giudici della contesa
nippo-cinese, h a dato la m isura della im prepara
zione politica e della debolezza di quelle, che pur
pretendono essere le potenze regolatrici delle sor
ti d ell’um anità. 11 fallim ento del tentativo di p o r
re in esecuzione u n piano di coercizione politica
ed economica h a rafforzato nei giapponesi il con
vincim ento della propria forza ed alim entato l ’or
goglio nazionale che non aveva bisogno di stim o
lanti per lanciarsi nella lotta (44).
P urtroppo, secondo i polem isti, la pubblica opi
nione m ondiale è avvelenata artatam ente dai d i
rigenti la politica, responsabili dello sfruttam ento
dei popoli, i quali nascondono la verità ed alte
rano i fatti, docum enti irrefutabili della giustizia
della causa giapponese e dei nobili motivi che
ispirano la su a azione. M a queste tenebre che gra
vano sulla coscienza occidentale, e determ inano
sbandam enti ed errori, dai quali scaturiscono sof
ferenze m orali, sociali ed econom iche che i p o
poli privi d i risorse prim e devono sopportare, sa
ran n o rotte dalla luce della salvezza irradiata dal
54
G iappone anim ato da u n a idea di giustizia uni
versale e di equilibrio delle forze.
I principi del liberalism o dissolvono gli stati e
creano antagonism i che non si possono risolvere
se non con la violenza.
L a teoria dem ocratica d ell’equilibrio politico,
conseguito m ediante imposizioni e concessioni, è
svanita orm ai nella bufera della guerra e nella
foschia d ell’attuale caos economico.
G li O ccidentali non san n o escogitare u n a for
m ula risolutiva per questa im m eritata sofferenza
um ana, e vagolano ciecam ente in cerca di parziali
palliativi che alim entano le illusioni e determ ina
no scoraggiam enti ed am arezza (45).
È puerile lo sforzo degli im perialisti britannici
ed am ericani di volere procrastinare, in attesa che
la loro coscienza si ridesti, o m eglio ancora che
gli artigli ritrovino la loro brutalità di acciaio che
h a dilaniato p er secoli l ’um anità asservita, ed
inventino nuove term inologie, a base di consul
tazioni, osservazioni, discussioni, conferenze, p a
role orm ai senza alcun significato e che potreb
bero essere definitivam ente incasellate nel dizio
nario um oristico della diplom azia occidentale.
D al canto loro i giapponesi approfittarlo, q u an
to possono, di questa fanciullesca illusione della
diplom azia delle Potenze, e che considerano an
zi la m igliore alleata per il raggiungim ento gra
duale d i quegli obbiettivi che segnano le varie
tappe, sulla via im periale verso la m eta suprem a
delle aspirazioni nazionali (46).
N ulla di più ridicolo, per i giapponesi, del sen
tim entalism o di m arca anglosassone che m asche
ra u n a pretesa im perialista ed il tentativo inge
nuo di sanzionare, tacitam ente, a tem po indeter
m inato, uno status quo intollerabile ed in
giusto.
Il pacifismo non è infatti che u n a grossolana
m anovra ideata p er soffocare le aspirazioni le
gittim e di popoli che non possono rassegnarsi ad
una eterna condizione di soffocamento e di su
bordinazione econom ica.
L a tesi giapponese parte quindi d a u n a p re
m essa metafisica e si adagia sulla tram a concre
ta della vita essendo u n q u ad ro fantasioso di
riordinam ento e di pacificazione spirituale e p o
litica, rappresentando, cort u n a figurazione tratta
dalla propria esperienza, elevata idealm ente a
sim bolo delle aspirazioni um ane, quei concetti
di ordine, di pace, d i solidarietà, d i equal oppor
tunity, di fair play, della open door d i m arca
anglosassone registrata presso la Società delle
Nazioni.
E p er quanto possa sem brare sacrilego il lin
guaggio filosofico si ispira alla sacra term inolo
gia d ’im portazione m issionaria.
L a duplice natura della V erità incarnata nel
T en n o , centro delle forze, è la chiave per una
com prensione di questa coiicezione politica giap-
56
ponese, che tende ad arm onizzare il trascenden
tale con l ’im m anente, l ’ideale col reale, ad aspi
rare cioè al R egno dei Cieli sulla T erra (47).
Q uesto è l ’obiettivo d el nuovo orientam ento
della politica nipponica che è indicato, con am
piezza sufficiente a com prendere altri di im m e
diato raggiungim ento, dal R escritto Im periale
prom ulgato n ell’occasione del ritiro del G iap p o
n e dalla Società delle N azioni :
« ... O ra il M anchukuò essendo fondato in
questi ultim i tem pi, il nostro Im pero considera
essenziale d i rispettare l ’indipendenza del nuo
vo Stato e di incoraggiare il suo sano sviluppo
allo scopo d i sradicare le cause del m ale n ell’E
strem o O riente e possa essere stabilita pertanto
u na pace duratura.
« Sfortunatam ente, esiste fra il nostro Im pero
e la Lega delle N azioni u n a grande differenza dì
vedute a tale rig u ard o ...
« N el lasciare la Lega ed iniziare u n a propria
via, l ’Im pero non intende di starsene solo nel
l’Estrem o O riente n é di isolarsi d alla fratellanza
delle nazioni.
« È nostro desiderio di prom uovere la m utua
confidenza fra il nostro Im pero e tutte le altre
Potenze e di far conoscere p er tutto il m ondo la
grande causa della giustizia ».
Secondo i com m entatori giapponesi l’ultim a
frase costituisce l ’essenza d i tutto il testo e non è
57
altro che la spontanea espansione m ondiale del
pensiero nazionale.
« Rendere nota la grande causa della giusti
zia » significa dare all’um anità u n a vera unità e
stabilità virtualm ente com patibili con il godim en
to della libertà d a parte di ogni nazione.
« C ercando di prom uovere effettivam ente « la
mutua confidenza fra il Giappone e le a lte na
zioni n significa che questa unità sarà gradualm en
te costituita.
« In altre parole, il G iappone, assum endosi
la trem enda responsabilità di controbilanciare il
collasso m orale del m ondo, cerca di fare uno
sforzo sincero a servizio d e ll’u m anità e di rim et
tere in ordine l ’ordine contem poraneo del m on
do così incerto ».
G li esegeti trovano nelle parole del prim o T en-
no Jim m u, rtell’affidare ai suoi discendenti il
com pito d i diffondere la giustizia nel m ondo, trac
ciata la divina m issione del G iappone, che do
vrà a estendere la C apitale sino a comprendere,
come dice il Sacro T esto, tutti i sei punti cardi
nali e le otto corde possono essere coperte in m o
do da formare un tetto ».
E per spiegare questo, senza bisogno di citare
il piano di espansione attribuito al Barone T a-
n ak a i giapponesi dopo avere com pletam ente p a
cificato i vicini ed operato, con l’influsso della
solare irradiazione di giustizia e di verità, la loro
trasform azione spirituale, m orale e politica, in-
58
tendono procedere, con generoso sforzo, alla p a
cificazione, vera e decisiva, di tutta l ’um anità.
E d u na volta ap erta la valvola delle interpre
tazioni, ogni sorpresa è possibile.
Il linguaggio metaforico consente al pensiero
di com piere prodigiose acrobazie n ell’atm osfera
della m etafora. L'estensione della Capitale non
deve essere intesa quindi, com e u n a aspirazione
im perialista, d i cui i giapponesi si sentono im
m uni, m a com e u n a espansione n aturale d e ll’idea
giapponese, « infallibile in tutti i tem pi e vera in
tutti i luoghi » secondo la definizione d el R escrit
to Im periale su ll’E ducazione (48).
E questa idea si m anifesta nel sentim ento, o,
p er essere p iù precisi, in uno stato di eccezionale
emozione pura di lealtà Verso il Tenno, incar
nato nei giapponesi e che dovrebbe essere iniet
tato fortemente negli arti paralizzati della com u
nità mondiale (49).
U na tale iniezione, che gli asceti non si preoc
cupano di garantire possa essere indolore, potrà
determ inare salutari reazioni negli organism i m a
lati e stim olare u n nuovo ordine internazionale,
concepito dagli stessi apostoli in vario m odo,
m a che significa, sostanzialm ente, un legam e di
alleanza, eufem ism o lato, di tutte le nazioni co
stituite con u n a A utorità centrale, capace di coor
dinare arm onicam ente le attività eterogenee d el
le fam iglie um ane.
« Un Sacro Monarca e diecimila popoli > >è
59
u n m otto popolare che risuona orm ai d a un capo
all’altro d e ll’Im pero. Significa, anzitutto, che i
giapponesi sentono con m aggiore intensità q u e
sto im perativo categorico della coscienza nazio
nale e si propongono di perfezionare il funziona
m ento della g rande Fam iglia-Stato di cui fanno
parte.
M a esprim e altresì u n a aspirazione ad afferm a
re e a diffondere questa loro concezione che, no
nostante le analogie, possiede elem enti originali
per l ’unitarietà della soluzione dei problem i com
plessi della vita attuale.
Si guardano bene, tuttavia, dal d are definizio
ni precise di tale aspirazione, che rim ane vaga
m ente oscillante fra le deduzioni del ragiona
m ento e le intuizioni del sentim ento.
M a i giapponesi considerano la loro esperien
za come decisiva ed intendono offrire all’u m a
nità questo loro patrim onio ideologico che
dovrebbe colm are il vuoto desolante causato dal
crollo e dal decadim ento delle illusioni occiden
tali.
O ccorre un centro spirituale del m ondo, verso
cui tutti i com ponenti la società um ana si volgano
spontaneam ente per il loro orientam ento m orale.
« Parlando più chiaramente, una nobile ed au
gusta personalità che personifichi vivamente in
se stessa questo Centro Spirituale... Una così di
sinteressata personalità che si alzi di molto sul
basso livello degli antagonismi di classe e dei
60
conflitti di interesse privati, ha tutti i requisiti
per esercitare una forte influenza morale in tal
modo che tutte le attività individuali possano es
sere regolate e coordinate con il risultato che la
sfera propria di ogni unità sociale (borghesia,
classi intellettuali, proletariato) possa essere tu
telata da inframettenze illegali » (49).
E d il K odo è appunto la V ia del T en n o d a
considerarsi icome il centro spirituale assoluto
deH’im m ensa Fam iglia-Stato del m ondo, al q u a
le il G iappone vuole recare il m essaggio con una
forte pressione morale, m a, le reticenze non ser
vono, ove occorra, con la p u n ta della spada.
C on il nuovo sistem a internazionale che sarà
così instaurato, verrà garantita la stabilità d el
l ’ordine sociale ed il progresso di tutte le com u
nità.
Conciliati gli spiriti, sarà concretata u n a vera
pace, durevole perché basata sulla giustizia.
U n saggio suggestivo d i questa benefica opera
di penetrazione spirituale è la trasform azione d e l
la M anchuria (50), già inerte e caotica in uno
stato ordinato e vigoroso, il M anciukuò, opera
m irabile che il capitalism o e l’im perialism o stra
nieri non han n o saputo valutare, m a che i po
poli asiatici, sfiduciati per l ’insipienza dei G o
verni, sanno com prendere ed apprezzare.
Il m ondo finirà p er convincersi che la conce
zione filosofica giapponese della politica interna
zionale è la sola, giusta e benefica, e Videa si
6!
spanderà legittim am ente, oltre i confini naziona
li, dove si è concretata nei secoli, ad illum inare
le coscienze ed a coordinare le attività.
Q uesta è la costituzione della roccia che h a ge
nerato, attraverso i secoli, catene, erosioni, slit
tam enti, ed hum us fecondo d i vegetazione, ed
u na civiltà pittoresca e ridente, quella che stu
pisce e seduce, e che risalta nelle oleografie t r a
dizionali del G iappone folcloristico.
Concezione filosofica che variam ente si espri
m e, unica tuttavia, nella su a essenza; visione in
determ inata d ’un obbiettivo che deve essere rag
giunto, fatalm ente; piarto strategico che non si
sgretola, com e qualcuno si illude nei particolari
tattici e logistici della presa di posizione nel cam
po politico ed economico (51).
L ’era Show a (52), della pace illum inata, è l ’al
b a di questa afferm azione. 1 giapponesi h a n
no rinunciato alla m odesta aspirazione di farla
d a m aestri ai cinesi, gareggiando con i m issiona
ri occidentali nella pro p ag an d a e nelle opere pie
tose. Il loro program m a com prende azioni di
più vasta portata (53).
G li ingegni sottili, invece di esaurirsi, a scopo
forse di dem olire con l ’ironia questa fantasiosa
m a solida ideologia, possono esercitarsi utilm en
te n ell’analisi di questi problem i, di ordine con
creto e che esprim ono la realtà degli avvenim enti.
È vana l’illusione che l ’aspirazione giappo
nese nei vari settori della vita nazionale possa
62
essere irretita con la logom achia, e che la pres
sione politica ed econom ica del G iappone possa
esaurirsi in u n ciclo parabolico di lim itata esten
sione.
Q uesta errata valutazione, causa di nuove sof
ferenze, è l ’essenza della m inaccia che incombe
sulla nostra civiltà.
L e polem iche sui p u n ti concreti d el p ro g ram
m a in via d i realizzazione possono estendersi nel
tem po e nello spazio, lam bendo solo, m a non
intaccando la roccia solida della ideologia g ia p
ponese.
L ’allarm ism o, specie nelle sue m anifestazioni
queruli, non rivela uno stato di serenità e di
com prensione degno d ’una civiltà niente affatto
condannata o rassegnata a ll’esaurim ento.
Forse il G iappone con alcune affermazioni
troppo entusiastiche confonde talvolta il sano e le
gittim o istinto di conservazione e di sviluppo con
diritti trascendentali e nebulosi. N uove esperien
ze potranno com piere n e ll’intim o della coscien
za nazionale u n a progressiva trasform azione so
stanziale di questa ideologia, avvicinandola a
quella che la coscienza universale intuisce co
m e la vera ed eterna legge d ella vita.
M a u n pericolo, p er la esistenza dei popoli
occidentali che si svolge su rapporti costituiti da
secoli di tentativi e di esperienze, può essere ra p
presentato d a l fascino che questa ideologia nip
ponica, tradotta p er convenienza in term ini com-
prensibili esercita specialm ente dai popoli che
noi definiam o prim itivi, stim olando le aspirazio
ni a ll’indipendenza politica, alim entando desi
deri di afferm azione, rivalutando, di fronte al
contenuto ideale della civiltà straniera, il patri
m onio della propria ideologia, ed intensificando
il desiderio m ateriale del godim ento dei beni che
esprim ono, in form a concreta, la n o stra civil
tà (54).
G li episodi avventurosi d ell’afferm azione n ip
ponica sono assunti a sim bolo del diritto e della
forza, in antitesi con il preteso decadim ento della
razza dom inatrice, alla quale orm ai m anca l ’idea,
la volontà e l ’energia.
L ’Italia fascista h a la precisa sensazione d e l
la gravità di questa situazione ed il m onito del
Duce h a richiam ato la coscienza della razza alla
realtà.
1 popoli occidentali devono risollevarsi al di
sopra della sterpaglia dei risentim enti, dei ra n
cori, delle rivendicazioni p er contem plare il v a
sto orizzonte della storia; devono ritrovare alle
sorgenti ideali quei m otivi e quelle energie che
rappresentano l ’essenza della nostra civiltà.
A l bolscevism o negatore irriducibile dei va
lori ideali, il nipponism o spiritualista, la Nuova
G erm ania e l ’Italia fascista oppongono quella
idea di equilibrio, di arm onia e di com prensione
che può garantire a ll’u m anità l ’ordine, la giu-
64
stizia e la pace, aspirazione di tutti gli spiriti, vi
sione ideale e consolatrice di tutte le attività (55).
E questa essenza del pensiero m ussoliniano
il G iappone h a dim ostrato di capire, anche q u an
do alcuni popoli occidentali davano prova dolo
rosa di sordità m orale e
N E
(1) 11 n o m e G ia p p o n e d eriva p rob ab ilm en te d al m a lese Ja-
p u n o Jap an . I c in esi d efinivan o le isole p oste a levan te, d ove
sp u n ta il so le , c o n i se g n i Jih -p èn -k w è, p ron u n cian d on e il n om e
co m e J ih -p èn , d a cu i M arco P o lo h a tratto, n ella fo n e tica latina,
il C ip a n g u o Z ip a n g u d ella sua narrazione.
G li a n tich i g ia p p on esi si n om in avan o Yam ato d a l n om e di
una p rovin cia cen trale, e d in p o esia si riferivano a lla « grande
terra a u gu sta » c o m e allo O -m i-k u n i, a p referen za d i altre term i
n o lo g ie, a lcu n e d e lle q u ali esuberanti.
Q u ella , p er esem p io , d e l Sacro R escritto d ella D e a Solare,
co m p ren d e la serie T oyo-ash i-w ara-n o-ch i-ak i-n o-naga-i-ho-ak i-
n o -m izu -ho-n o-ku n i, e cio è : L a fertile terra delle verdi pianure
delle fresche spigh e di riso dei mille e cinquecento autunni.
11 n o m e N ip p o n (N ihon) è stato usato, a lm en o sem b ra, uffi
cia lm en te d al G overn o n e l 670.
65
(3) a L a con oscen za d el G ia p p o n e, d a parte d eg li Europei
e d eg li A m erican i è m o lto lim itata.
S em bra ch e a n ch e o g g i il G iap p on e è da loro conosciuto
co m e la terra d e l F u jiyam a, d el p u s-p u s, d ella g e ish a o d i M a
d am a Butterfly.
O ccorre un più profondo intuito.
E p o ich é i forestieri ven g o n o in G iap p on e p er v ed ere il p ae
sa g g io , i costu m i, gli a sp etti eso tici, in gen erale, essi p on gon o il
dare da m angiare a i can i a Nara e la d an za d e i cilie g i, i prin
cip a li p u n ti d el loro program m a.
G li stranieri c h e stu d ian o la cultura d e l nostro p a ese sono
p o ch i, se b b en e ci sian o m olti c h e c i su ggeriscon o d i conservare
i nostri costum i e le nostre form e ch e n on son o altro c h e residui
d ell'ep o ca fe u d a le ». (Cfr. T h e O sella M ainichi an d thè Tokyo
Nichi-Nichi. July 31-1934).
(5) H ito, cio è uom o sign ifica letteralm en te, il sole rimane,
ed un entusiasta filologo p u ò q u ind i assicurare c h e n e lle pro
fo n d e region i d ella co scien za n ip p on ica il so le risplen d a con
particolare in tensità. L 'e se g e si d e i sacri testi autorizza a rite
n ere persino c h e i giap p on esi sian o scaturiti, c o m e in d ivid u i,
differen zian d osi, d all'u n ico n u cleo d e lla D eità-solare-m acrocosm i-
ca , m oltip lican d osi e svilu p p an d osi, per esprim erci m etafisica-
m en te, in in n um erevoli m icrocosm i-solari.
66
-
esistere, son o, A m en o-M in ak a-N u sh i-n o-k am i, o il D io P adrone
d el Centro A u g u sto d e l C ielo, T ak am i-M usu b i-n o-kam i, o il D io-
A lto -A u g u sto -O p eia to re d i p rod igi, e K am u-M i-M usubi-no-kam i,
o il D io D ivin o-O p eratore d i prodigi.
Q u este tre d ivin ità n acq u ero tutte da] so le , e si nascosero
(alla v ista d e g li altri esseri) ».
E d i g ia p p o n esi, c o n u n a ese g e si di carattere filosofico, ri
ten g o n o c h e q u esto brano d ia u n a sp ieg a z io n e m etafisica della
natura e d el m o d o d i esplicarsi d ella V ia , o M ich i, c h e è la
L e g g e u n iversale a p p lica b ile a l m o n d o fisico e m etafisico.
L e tre divinità rappresentano l'e sse n z a d e lla V ia (A m en o-
M inaka) e rispettivam en te, il D io T ak am i, il m ov im en to pro
gressivo, cen trifu g o ed in d ivid u alistico, c h e scaturisce d a l centro
p erm an en te, m en tre il D io K am u-M i-M usubi-no-kam i, esprim e
la forza contraria, p assiva, retroced en te, cen trip eta e d integra
tiva c h e sp in g e verso il cen tro p erm an en te.
E tale è la natura d in am ica d ella V ia ; un arm on ico integrarsi
d ei d u e m o v im en ti, da cu i tutti g li esseri scaturiscono.
E q u esto processo creativo è il M usubi, ch e è n ello stesso
tem p o u n a forza coesiva.
Il T erm o è l'ered e legittim o d ella D ea Solare, cen tro per
tanto d ell'o rd in e cosm ico, da cu i scaturisce la forza centrifuga
e centripeta, e c h e sv o lg e l'a z io n e creativa d el M usubi con
1 arm on ia d e lle attività p rogressive, rappresentate d alla D ivin ità
M asch ile e con le attività regressive rappresentate dalla D ivin ità
F em m in ile. (V e d i « Cultural N ippon », IH, p a g . 242).
67
il gioiello ed alcuni tessuti bianchi e d azzurri, e m entre la
D e a si adornava, ch iu sero la grotta in m o d o ch e .1 S ole non
p o tè p iù nascondersi.
E la D e a n ella su a d ivin a bontà, fe c e d on o a ll A u gu sto
N ip o te, in viato a governare le iso le d e l G iap p on e e d a creare
u n a dinastia im m ortale, d e i tre te so n con servai, n el Santuario
(10) Il con cetto d ella incarnazione d ella D ivin ità è tip ica
m en te asiatico. .. , ,
O ltre la persona, p o sso n o incarnarsi a n c h e le su e q u alità, le
forze, il .pensiero. . , , . ..
11 C ristianesim o alessan d rin o esp resse la fed e n el L ogos, .1
verbo fatto carne.
In G iovan n i 14 è detto c h e G esù si d ich iarò 1 incarnazione
d ella V ia : « Io son o V ia , la V erità e la V it a ; n essu n o v ie n e al
P adre se n on per m e ».
(1!) I G iap p on esi ricon oscon o l'an alogia d i tale loro co n ce
zio n e religiosa c o n q u ella R om an a d e l D iv in o A u g u sto ; m a
h an n o ap p reso le finezze ese g e tic h e d e g li A n g lo -sa sso n i, e rie
sco n o q u in d i a d im ostrare c h e i l T e n n o , n e lla celeb razion e d el
rito d i D aijoe, l'im portante M atsuri d ella cerim on ia d ell ascesa
a l trono « diventa integrato spiritualm ente e corporeamente con
la D ea Solare. Con l'elevata m entalità così acquisita, egli si
accin ge a governare il popolo giappon ese allo scopo di renderlo,
anch'esso, sim ile alla D ea Solare, creature integrali, che m an
tengono costantemente una bella arm onia jra lo spirito e il
corpo ».
E si a p p ella n o a i sacri testi e d a l racconto d el d on o fatto
dalla D e a d ello sp ec ch io prezioso a l figliu olo A m e-N o-O sh i-H o-
M im i-N o-M ikoto, il padre d i N in igi-N o-M ik oto, c h e sc e se dal
C ielo p er governare le iso le e d è il cap ostip ite d e lla d inastia
im periale, q u an d o la D e a , in n alzò u n a p regh iera, d icen d o :
« F ig liu o l m io , q u an d o tu guarderai q u esto sp ec ch io , sia
c o m e se tu guardassi a m e. S ia con te n ella tua alco v a e n ella
tua stanza, e sia per te un sacro sp ec ch io ».
68
Q u este parole, c o m e son o tram andate dal « N ih on S osh i », d o
vrebbero dim ostrare com e il Sacro S p ecch io sia la stessa cosa
d ello spirito im m acolato d ella D ea.
Inoltre E ssa d isse : « Io darò a m io figlio le sp ig h e d i riso
d ei giardini celesti (sacri) d i c u i io m i c ib o n elle pianure d egli
A lti C ieli ».
E d il d o n o d e lle sp ig h e d i riso d ovreb b e rappresentare il
passaggio d ell'en tità corporale d ella D e a al S u o diretto su c
cessore.
T a n to p iù c h e la pianta d i riso si ch ia m a lue, c h e è c o n
sid erala u n a form a ab b reviata d i « Inochi-no-ne », c h e significa
•i la radice della vita ».
69
(17) S hirasu sign ifica « c o n o s c e r e » « sim patizzare » e d è
considerato com e la fu n zion e d e l govern o ispirata d all affetto
e dalla b en ev o len za e ch e m ira a co m p ren d ere p ien a m e n te le
aspirazioni d e l pop olo.
70
con v in zio n e n azion ale pop olare, la vera incarnazione sp an d e ia
su a lu ce b en ig n a n on so lo su l G iap p on e m a su l m o n d o intero ».
(C hikao F ujisaw a: M etafisica d ello Stato G ia p p o n e se, 1934).
(24) L e liberta ind ivid u ali so n o con sid erate c o m e esp res
sioni d e lle en ergie di progresso e d i regresso in site n ella le g g e
co sm ica e c h e p o sson o essere esercitate so lo q u an d o sian o c o n
ten ute en tro la form ula d ell'eq u ilib rio e d el coordinam ento.
Il C risantem o, sim b olicam en te, rappresenta con la su a figu
ra geom etrica le lin ee d i sv ilu p p o d ell'attività in d ivid u ale a c c e n
trata n el fulcro anim atore.
E d in tem a di sim b olism o si p u ò accen n are an ch e all'inter
pretazione m etafisica d e l disco solare, rosso, p erch é rappresenta
1 diletti fig li d e l T e n n o , c h e h an n o il cu ore rosso (Kokoro-
A k ak i) in espan sion e.
71
figlio d el d eb ito d ovu to a l proprio p ad re : « c o m e il vecch io
a v ev a trasportato il b am b in o ».
(30) U n tecn ico italian o, pur occu p an d osi d ella p rod u zion e
e d eg li sca m b i è riuscito a d intuire la natura d e l <i problem a
n u cleare » com e e g li lo d efin isce, d e ll’esp an sion e giap p on ese.
72
o H o sem p re sosten uto ch e o v u n q u e esercitano in flu n za uom i
n i e m a cch in e, i prim i h an n o l ’im portan za d ecisiva.
È lo spirito u m an o c h e m u o v e il tornio o il telaio prim a
d el m otore elettrico: c iò tanto p iù v a le in q u an to si a b b ia di
m ira, c o m e io h o , la « efficienza ».
E però in n an zi d i studiare g li im p ian ti co n v ien e cercare
d i con o scere Io stato d eg li u o m in i: q u alità e d ifetti p er oggi
e per d o m a n i» . (Cfr. Francesco M auro, in a Esperienze d i Or-
ganizz. G iapp. »).
73
d e l dottrinarism o o ccid en tale. (V e d i B ollettino d ell'Istitu to Ita
lian o p er il M ed io ed E strem o O riente. A p rile 1935-Xlli,
p a g . 162).
74
della Nazione. N oi lo consideriam o come i Cristiani conside
rano Cristo e Dio. N oi facciam o il suo dovere. O ra l’Im pera
tore agisce secondo certi m otivi... I sudditi hanno il dovere di
studiare i principi m orali che muovono l ’Imperatore a con-
form arvisi ».
« L o spirito d el K odo , o Via Im periale, è rappresentato dai
tre tesori sacri (il gioiello, lo sp ecch io, la spada). G li ideali
dell’esercito sono rappresentati d alla sp a d a ».
75
tativo disperato d e lle P o ten ze occid en tali per soffocare la sua
leg ittim a asp irazion e p olitica.
76
(45) « G li In g lesi, g li A m erica n i ed i F ran cesi, le cu i ri
sorse naturali e le ricch ezze accu m u late assicu ran o loro il p os
sesso o l ’acq u isto d ei m e z z i d ella p rod u zion e, so n o , inoltre,
proprio le n azion i ch e n el dopoguerra si so n o fatte avan ti in
o g n i sorta di program m i di p acifism o m on d iale. (Ed è, secon d o
lo scrittore, tm a form a d i isterism o in coscien te e d i ipocrisia
in ten zio n a le cercare d i con vin cere i p o p o li proletari e privi di
m ezzi a rinunciare a ll'u n ica sp eranza d i u scire da u n a così
in tollerab ile con d izion e).
« S e g li A m erican i d esid eran o d i p rom uovere la p ace del
m o n d o , d e v o n o escogitare q u a lch e altro m ezzo) d iverso dalla
guerra, p er cu i la G erm an ia p ossa riavere l'u n ità, e g li Italiani,
i G ia p p o n esi ed i T e d e sc h i p ossan o otten ere l ’u gu aglian za, n ei
p rivilegi eco n o m ici, con g li In glesi, i F rancesi e gli A m erican i ».
(Cfr. Chikao Fujisaula, in ah ’ Internazionalismo giapponese», 1935.
77
per la d iffu sion e d el K odo, non è p ossib ile ch iu d ere in for
m u le q u esto, ch e è con sid erato essen zialm en te uno stato em otivo
m orale d i carattere n azion ale.
(50) O ltre i van taggi con segu iti con l'a zio n e in M anciuria
e l'allean za, sin on im o d i protettorato col M anchu-ti-kuò, elevato
dal 1° m arzo 1934 a d Im pero, i giap p on esi in ten d on o dare il
riordinam ento e la valorizzazion e d e lla M anchuria, ed even tu al
m en te d ella M on golia e d i altre zon e d em ilitarizzate d ella Cina,
un sa g g io d ella loro p ien a m aturità politica e sociale.
P er q u esti p o p o li il G ia p p o n e ha form ulato un program m a
basato su i p rin cip i m etafisici d e l W a n g -T a o , V ia R eale, essen d o
q u ella Im periale riservata lo g ica m en te a l G iap p one.
78
ELd oltre altri sign ificativi e se m p i d ell'in im icizia interna
zio n a le, com p reso l'in giu sto arresto d e l com an d an te M atsuka
« so sp etto d i sp ion aggio solo p erch é fotografava il panoram a
d e lla c o s t a » , co m p iu to d a g li Stati U n iti, p ersin o la fraseologia
irrispettosa adottata dal « Libro d e lle P regh iere » d ella C h iesa
E p isco p a le g ia p p o n ese, figliazion e an glo-sasson e, ch e osa com
p rendere l'in v o ca zio n e: « S ig n o r e salva il nostro Im p eratore».
1. Premessa
Nel trattare dei paesi d ell’Estrem o O riente,
Cina e G iappone, è necessaria u n a precisazione
voluta dalla storia del secolo XX ; questa : non
è possibile, particolarm ente oggi, parlare di oc
cidente e di oriente come di d u e m ondi perché
non esiste più u n ’unità occidentale, come non è
m ai esistita u n ’unità orientale. Né spiritalm ente,
né politicam ente, nem m eno quando il B udda Go-
tam o dall India insegnò la su a dottrina di g e
nesi e palingenesi alla Cina ed al G iappone,
nem m eno quando l ’orda m ongolica dilagò per
il m ondo in un flusso irresistibile di conquista e
di sangue lasciando a testim onianza del suo p as
saggio pile di teste m ozzate, nem m eno quando
T im u r accentrò in sue m ani l ’im pero più vasto
del m ondo.
Né egualm ente si può parlare di unità occi
dentale perché se l ’E uropa ebbe una su a unità
nella R om anità prim a latina, quan d o i fasci rag
grupparono tutte le razze civilizzate; cristiana
poi, quando la tiara federò tutti i popoli cristia
ni; successivam ente, con la R iform a, con i p rin
cipi di nazionalità — portati dalle arm ate n a
poleoniche nei più lontani paesi — nel cam po
politico, con la guerra m ondiale infine nel cam
po fisico, questa unità si infranse. A d essa si
sostituì la g rande scissione d e ll’ora presente, in
cui le nazionalità diventano altrettanti scismi er-
gentisi l ’uno contro l ’altro p er asservirsi d ell’es
senza stessa dello spirito ancor p rim a che della
potenza m ateriale.
E questa scissione appare inequivocabile an
che a ll’oriente al quale, nel secolo scorso l’E uro
p a potè sem brare tutta unita nella su a missione
di civiltà cui il nom e di Cristo diede apparente
m ente la ragione suprem a.
N on quindi due m ondi, m a varie nazioni, v a
ri popoli che nel secolo XX si ricercano al di là
dei confini tradizionali, al di sopra dei pregiudizi
razziali, storici, sociali, vari popoli tra cui si o p e
rano le prim e sintesi tra oriente ed occidente.
2. L’accordo anticomunista
prima base storica della sin
tesi tra Oriente ed Occidente
11 prim o atto storico che d à u n a base realistica
al problem a che agitiam o è l ’accordo anticom uni-
84
sta concluso il 6 novem bre 1937 tra l ’Italia, G er
m ania e G iappone.
N el suo significato letterale l ’accordo italo-nip-
ponico-tedesco contro l ’internazionale com uni
sta è puram ente difensivo : le tre nazioni allo
scopo di opporsi a ll’azione disgregatrice d el co
muniSmo han n o stipulato di reprim ere ogni e
qualsiasi m ovim ento interno a favore d e ll’Inter
nazionale.
M a l ’accordo è ben più interessante nel suo
significato storico e spirituale, per il quale esso
sorge e si proietta nella storia dei popoli con valo
re d i evoluzione.
N ella sua corsa nel m ondo a m età del secolo
scorso, la razza bianca incontrò l ’estrem o orien
te, sino allora ignorato se non sconosciuto.
E rano d u e m ondi ben divisi costretti, dopo
qualche fuggevole contatto nei due m illenni del-
1 era volgare, d al volger dei tem pi a sviluppare
la loro funzione storica in u n a nuova politica uni
versale. M a si incontrarono sdegnandosi : « il
cielo ha dato i m onti ed i m ari per dividerci dai
barbari d ’occidente » dirà un saggio cinese ad
u n ’Im peratrice : « N essuno, pena la m orte, osi
varcare le soglie del G iappone, anche se in q u a
lità di A m basciatore » sarà la lettera che due
scam pati a ll’eccidio d ell’equipaggio di un v a
scello Portoghese, riporteranno in P atria.
D ’altra parte la m entalità E uropea fu di assolu
ta superiorità, di dom inio, e l’incontro fu un coz-
85
zo; la com prensione bandita ed il dissidio giorno
a giorno più grave.
M a nel crollo d ell’ora si salva in E uropa lo
Spirito della R om anità che in breve volgere di
anni richiam a il popolo Italiano a com piere la
più grande rivoluzione e lo indirizza con la con
quista d ell’Im pero, verso u n a funzione m on
diale politica e spirituale. E davanti a ll’O riente
il popolo Italiano che può parlare ancora della
civiltà e m eglio della nuova civiltà fascista si
erge, antesignano della rinascita a rivendicare il
prestigio di tutta u n a razza della quale fu m ae
stro, della quale sarà il salvatore nella elevazione
dei valori fondam entali della vita e dello sp i
rito.
E d è in seguito al rispetto della nuova costru
zione italiana, che l ’accordo anticom unista può
compiersi con l ’avvicinam ento che d a esso sca
turisce e che è destinato a creare quella com
prensione sino ad oggi m ancante, ed a realiz
zare la prim a sutura d ell’abisso tra O ccidente ed
O riente, scavato d alla incapacità di alcuni popoli
oggi pseudo im periali.
P er questo l’accordo anticom unista italo-nip-
po-tedesco assum e, nella storia del secolo XX
e meglio nella storia m ondiale la m assim a im
portanza. Esso è un avvenim ento che supera la
realtà im m ediata per im porsi come fattore base
di un nuovo ciclo storico, in quanto supera l ’a n
titesi del secolo scorso, che K ipling form ulò nel
86
detto « L ’E st è l ’E st e l'O v est è l ’O vest, né
giam m ai si incontreranno » e contro la quale in
sorgiam o noi figli della civiltà rom ana, g eo g ra
ficamente e storicam ente allacciata a ll’O cciden
te, m a proiettata verso il sole che nasce, verso
l ’O riente; insorge tutta la storia del secolo XX
che non am m ette assenteism i e che sostituisce
alle ideologie di universalità politicam ente co
stituite la realtà dei nazionalism i im peranti e la
universalità ideale d i quelle dottrine orientate
verso u na superiore civiltà.
L ’accordo anti-com unista rappresenta ap p u n
to il prim o punto di quella sutura tra occidente
ed oriente che non parve nel secolo scorso pos
sibile, tanto profondo era l ’abisso scavato dalla
incapacità civilizzatrice di certi popoli p seudo
imperiali.
E d in questo senso l ’accordo fu accolto d a l
l ’Italia Fascista.
A l di sopra della realtà politica im m ediata,
della soddisfazione di avere al nostro fianco, a l
leato nella lotta contro l’isterica idra com unista,
uno dei popoli a ll’avanguardia del progresso,
1 Italia sentì n ell’accordo il segno dei tem pi nuo
vi. P iù che sem plicem ente accettarlo essa si
preoccupò di cercare, di studiare, di capire lo
spirito di questo nuovo nostro am ico, di in d ag ar
ne le intim e idealità, di ricercare nella su a es
senza intim a quei caratteri, quelle concezioni
fondam entali della vita che possano a noi avvi-
87
cinarlo in u n a com prensione, in una fusione, in
quella sintesi che noi sosteniam o essere possi
bile tra occidente ed oriente.
3. La mistica
della Patria
Scrive uno Storico francese di indubbio valo
re : a V erso la m età del Secolo XVI tutto è con
fusione nel G iappone, nel G overno, nella So
cietà, nella C hiesa. M a le guerre civili, i costum i
ru d i, le necessità d ell’autodifesa form arono d e
gli uom ini com parabili a quegli italiani d el XVI
secolo nei quali il T aine loda l ’iniziativa ener
gica, l ’abitudine alle pronte decisioni ed alle m i
sure disperate, la grande capacità d ’agire e di
soffrire. In G iappone come in Italia le rudi m a
niere del M edio E vo fecero d ell’uom o un an i
m ale superbo, com battivo e resistente ».
Q uesta è storia di un passato lontano che d i
venta d ’urgentissim a attualità nella lotta tenace
che i d u e popoli svolgono per il loro divenire
im periale, m a a com pletare la m agnifica visione
dello storico francese, a perfezionare l’essenza
di questi uom ini divenuti « anim ali superbi-
com battivi e resistenti » vi è oggi lo spirito che
di questi uom ini h a fatto dei Popoli.
E questo spirito per il popolo giapponese é
nello Shinto : « L ’essenza vitale dello Shinto si
m anifesta in u n ’espressione di quello spirito ec-
88
cezioriale che anim a il popolo giapponese per il
servizio nazionale, che non è semplicemente m o
ralità, m a una religione che trova il suo apogeo
nel M icadismo o in quella form a particolare di
lealism o o patriottism o verso l ’Im peratore So
vrano politico e capo religioso dello Stato ».
Non è questa la sede per un indagine su q u e
sta strana religione che attraversò nei m illenni le
fasi deH’anim ism o, del feticismo, d ell’antropo-
latria, del totem ism o, del m onoteism o prim itivo
per evolversi in u n a concezione m orale superiore.
A noi interessa il suo spirito, la fede in essa con
tenuta d e ll’origine divina degli A ntenati della
Sacra T erra e la devozione religiosa verso la terra
stessa, concepita e sentita com e qualche cosa di
ben più alto del sem plice suolo cui è attaccata la
nostra vita, perché essa è il soggiorno sacro d e
gli dei, degli antenati, essa stessa è u n a divinità.
L addove la nostra m ente si arresta, laddove
noi non possiam o penetrare se rton spogliandoci
della nostra natura fìsica, sulle soglie d ell’al di là,
il nipponico risale in u n ’unica continuità della
sua vita ed anzi m eglio esso prende contatto con
noi, viene verso d i noi solo dopo essere sceso dai
cieli leggendari delle sue divinità.
Ecco perché la religione di ogni G iapponese
si confonde col suo patriottism o ed ecco perché la
sua superba coscienza m orale prim a di essere in
dividuale è nazionale.
Lo Shinto, che in quanto credenza, non ha
89
dogm i, ne ha due inderogabili quale concezione
etica : il patriottism o ed il lealism o che esulano
dai limiti terreni per sconfinare in una sublim e
elevazione della propria razza e della propria
terra verso orizzonti ignorati al nostro spirito, per
risalire alle sorgenti transum ane della energia
creatrice, dispensatrice d ’ogni bene e d ’ogni
virtù.
Lo Shirito nella sua essenza è intim am ente le
gato agli ideali nazionali del popolo giapponese;
il patriottism o non è tale nel senso semplice-
m ente m orale del term ine; m a è m olto di più;
è un sentim ento, una volontà d ell’individuo che
lo rende consapevole della sublim e necessità
della rinunzia alle ricchezze, agli interessi p ar
ticolari e alla stessa vita in u n ’entusiastica ab n e
gazione per il Sovrano e per la terra che egli
sente di essenza divina.
Q uesta elevatissim a concezione nazionale è la
base della form azione spirituale di ogni G iap p o
nese nella casa, nelle scuole, nella vita, che fa
del popolo nipponico una m assa spiritualm ente
tutta unita in una m eravigliosa coscienza col
lettiva.
Q uanto vicina è questa concezione della n a
zione tutta unita negli individui e continuata n el
le penetrazioni, a quella fascista !
Il Duce ha scritto : « L ’uom o nel Fascism o è
individuo che è Nazione e P atria, legge morale
che stringe insieme individui e generazioni in
u na tradizione ed in u n a m issione che sopprim e
l’istinto della vita chiusa nel breve giro del p ia
cere per instaurare nel dovere u n a vita superiore
libera d a limiti di tem po e di spazio : una vita in
cui l ’individuo attraverso l’abnegazione di sé, il
sacrificio degli interessi particolari, la stessa morte
realizza q u ell’esistenza tutta spirituale in cui è il
suo valore d ’uom o. Q uesta concezione della vita
è evidentem ente u n a concezione etica. E investe
tutta la realtà nonché tutta la attività um ana che
la signoreggia. N essuna azione sottratta al giudi
zio m orale, niente al m ondo che si possa spo
gliare del valore che a tutto com pete in ordine ai
fini m orali; la vita perciò quale la concepisce il
fascista è seria, austera, religiosa; tutta librata in
un m ondo sorretto dalle forze m orali e respon
sabili dello spirito ».
Parole che non h an n o bisogno di com m ento,
perché in essa è la verità della nostra vita di figli
d ell’Im pero, perché essa è la ragione religiosa
del nostro essere di uom ini; parole alle quali ri
corriamo per esprim ere nel m odo assolutam ente
m igliore, la concezione spirituale della nostra
vita di nazione, di popolo, parole che esprim ono
n ell’ora presente, n ell’ora storica così come la
sentiam o p er la vita del m ondo, il significato di
dogm a universale.
Q uesto dogm a universale che M ussolini espri
m e, trova la sua conferm a, in altra latitudine
perché su questa base, sebbene con u na giustifi-
91
cazione di origine religiosa, s'im p ern ia tutto il
pensiero politico del G iappone, nella sua com
pleta evoluzione, dalle ore turbolente dello Sho-
gunato a quelle ultim e d ell’attuale guerra cino-
nipportica.
T ro p p o lontano ci condurrebbe u n profondo
esam e della form azione del pensiero politico del
G iappone, e m eglio del G iapponese, m a poiché
la parola shogun si è presentata a noi è bene che
essa sia chiarita.
Dissi prim a dello Shinto; col richiam are lo
shogun, l ’uom o, questo signore feudale che è
lotta dove il M ikado è contem plazione, che è
conquista dove il M ikado è im m utabile rasse
gnazione, che è ferocia dove il M ikado è sogno,
s ’affaccia lo spirito di esso il bushido « la via
degli eroi ».
A lato del sentim ento nazionale spinto alle
vette estrem e dello Shinto, il bushido sta a te
stim oniare l’am ore a tutto ciò che la vita può
darci di più elevato nel cam po d ell’onore, della
fedeltà, del contegno, dello spirito guerriero.
T u tta la storia del G iappone tra il M ikado e lo
Shogun, e tutto quanto è fatto brutale o m eno,
tutto quanto è rissa, battaglia, im boscata, assas
sinio, rapim ento, crocefìssione, tortura, guerra,
scom pare per lasciare posto allo spirito che è nel-
1 anim a giapponese il retaggio p iù sacro e più
forte di quanto idea politica e fede transum ane
abbiano mai potuto dare.
92
In questo strano contrasto di azione e di con
tem plazione è il p u n to fondam entale della ci
viltà nipponica, sufficiente a dare ad essa quella
originalità sem pre negatale, originalità che va
più in là delle forme esteriori e terrene per es
sere radicata nello spirito in u n a follia mistica
che la fa terribile.
Il G iappone h a infatti copiato pazientem ente ed
attentam ente, cori u n a ostinazione, con u n a ca
parbietà m eticolosa, in cui ogni espressione di g e
nio scom pare per lasciar posto alla correzione, al
perfezionam ento; non u n a sola invenzione degna
di passare alla storia riconsacrata nella luce del g e
nio; m a chi al di là di questa pazienza cerchi
l’anim a vera che lo ispira non troverà più la co
pia, m a l’assim ilazione di tutto ciò che può es
sere utile perché il G iappone sia sem pre più forte,
sem pre p iù possente, per poter sviluppare la sua
m issione nel m ondo, che è m issione di forza
e di dom inio.
« Il grande Y am ato è terra divina. Esso è
l ’unico paese la cui fondazione sia scesa d a ll’avo
divino. Esso solo è stato trasm esso d alla dea
del sole al lungo lignaggio dei discendenti. N ul
la di tutto ciò nei paesi stranieri. Solo il nostro
paese dalla creazione del cielo e della terra ad
oggi, h a conservata sul trono la successione in
tatta in u n ’unica fam iglia. Il giuram ento degli
Dei di conservare questa successione è rinnovata
senza posa per distinguere il Giappone da tutte
93
le altre contrade » — sono le parole di T chika-
fusa un poeta del X IV secolo !
4. Il Giappone e la
sua missione imperiale
È questa l’anim a del G iappone anche nella
storia dei nostri giorni e per questo egli diventa
il pernio di tutta la politica estrem o-orientale.
D a an n i infatti la R ussia ed il G iappone, la
Cina ed il G iappone, gli S .U .A ., l ’Inghilterra
ed il G iappone, m a sem pre il G iappone ferm a
m ente contro tutti quan d o siano in gioco inte
ressi asiatici e particolarm ente cinesi, contrastano
in una lotta continua di influenze e di azioni
belliche.
Il G iappone, antico signore del Pacifico, che
restò im m une dalla ondata m ongolica, che co
strinse i Sovrani cinesi a costruire le città lon
tane dalla costa; che inviò nel X V II secolo una
m issione attraverso tutto il m ondo, per chiudere
sdegnoso le sue frontiere nel 1640; il G iappone
violato nel suo intim o orgoglio d alla brutalità
am ericana, si sottopone ad un severo periodo di
form azione per opporsi, con le loro stesse arm i,
agli invasori, entrando, dal giorno della sua pri
ma vittoria sulla C ina, nella vita dell’Estrem o
O riente e del m ondo con una m issione im periale
94
ben definita e di diritto divino; antesignano del
l ’espansione asiatica.
L a sua prim a vittoria sulla R ussia, ricacciata
verso il nord e verso l'o v est, esalterà questo spi
rito d i una m issione divina, che troverà altra forza
nelle conquiste della Corea e qu an d o la grande
guerra distruggerà com pletam ente il rispetto ver
so il m ondo europeo.
« L a guerra m ondiale e la rivoluzione russa
provano il fallim ento della civiltà occidentale e
della sua base, il capitalism o », scrive il gior
nale K ohum in in un suo editoriale; « la salvezza
deve svenire d a ll’O riente perché la luce viene
sem pre d a ll’O rie n te » . E d Ikuta Choco : « L a
civiltà occidentale sprofondata nel m aterialism o,
soffocata sotto il peso d ell’organizzazione capi
talistica, è alla vigilia d ’affondare. S ’im pone il
rinnovam ento della vita d ell’um anità; orientaliz
zare ancora una volta il m ondo » e Kioski K.
K aw akam i : « i pochi secoli scorsi h an n o portato
la razza caucasica alla avanguardia della civil
tà : gli anni che verranno daranno a ll’A sia una
superiorità che getterà l ’E uropa n ell’oscurità ».
L Inghilterra cercherà di utilizzare questa nuo
va Potenza che sorge, la legherà a se con u n ’a l
leanza che du rerà un ventennio per accorgersi
infine che il G iappone si è sottratto ad u n a tu
tela tutta a suo vantaggio, per m inacciarla con la
sua trionfante espansione com m erciale, che ha le
95
sue più belle afferm azioni nei possedim enti colo
niali inglesi.
G li Stati U niti sotto la stessa m inaccia e quella
più grande della im m igrazione nipponica, cer
cheranno di tutelarsi con la g rande finzione di
W ashington, con 1’Im m igration A ct.
M esso orm ai sulla via della conquista il G iap
pone ricostruisce l ’antico Im pero m anciù sul cui
trono insedia K ang-teh (Pu-yi, già H suan-tung),
ultim o figlio del Cielo, poi verso la M ongolia,
verso le provincie del N ord della Cina con P ela
no, l ’azzurra città d ell’Im pero del centro, con
S hanghai, la regina d ’O riente, ed è tuttora in
marcia.
Q uesta ascesa trionfale crea nel popolo g iap
ponese, che ancora ignora le istituzioni politiche
per lui oscure, una grande devozione per l’eser
cito al solo servizio del M ikado e della gran d ez
za nipponica, vincolo di devozione che l’origine
generalm ente um ile non solo della tru p p a, ma
anche degli ufficiali, rafforza con il sentim ento e
con l ’affetto fam iliare.
Sarebbe necessario qui continuare la nostra in
dagine che dal cam po spirituale è p assata a quel
lo storico-politico, nel cam po econom ico sociale,
m a ciò ci condurrebbe troppo lontano e m i limito
quindi ad afferm are che esiste nel popolo g ia p
ponese l’elem ento spirituale per la sua evolu
zione intesa in senso fascista e precisam ente la
96
dedizione assoluta alla P atria e l ’azione per la
potenza dello Stato im persomficato nel M ikado.
Q uesto elem ento è sufficiente per un orienta
m ento di tutta la vita nazionale nel senso cor
porativo, se non sindacale, com e si va attuando
con un com plesso di leggi che tendono vieppiù
a riconoscere nello Stato il potere p iù idoneo ad
operare per il benessere nazionale e dei singoli.
L a discussione dei principi presentita dallo
Scheleger tra A sia ed E u ro p a, è p er l’Italia ed
il G iappone in pieno atto, nelle condizioni m i
gliori per una reciproca valutazione e com pren
sione se il significato della m issione im periale
nipponica non si esaspererà sino a divenire una
tendenza egem onica.
5 . Il sorgere di una
idea politica in Cina
Se si prescinde d alla dottrina teocratica che si
è tram andata in C ina nei secoli, con la figura m i
stica d e ll’Im peratore « figlio del Cielo » e dalle
poche norm e contenute nelle opere di Confucio,
di M encio e di qualche altro rarissim o, sui do
veri del principe e l ’arte di governare, si può
afferm are che sino alla seconda m età del secolo
scorso in Cina nort sia esistito un pensiero p o
litico.
È solo con il contatto forzato con l ’O ccidente
97
che la necessità di im m ediate riform e richiam erà
nella m ente dei pensatori cinesi, tra cui brillano
K ang-su-w ertn, L eang K it chao e S un w enn, le
funzioni del governo nella vita nazionale.
O ccorrerà più di mezzo secolo perché la Cina
m anifesti una volontà di vivere, Potenza tra le
P otenze, degnam ente; volontà di uscire alfine
dall assenteism o cui la incatenarono la sua sto
ria m illenaria ed il particolare orientam ento della
sua civiltà.
Q uesta volontà, sorta neH’avvilim ento dei trat
tati cosiddetti ineguali, m aturata n ell’odio contro
la decrepita struttura im periale, consolidata nelle
sofferenze del caos rivoluzionario, è in atto. Per
essa, oggi la Cina comincia ad orientarsi decisa
m ente verso quella funzione storica che i suoi
quattrocento m ilioni di uom ini vogliono e verso
i postulati della civiltà cosiddetta m aterialistica,
che senza richiedere la rinuncia a quei principi
creati attraverso secoli e che costituiscono il su b
strato psichico di una razza ed il suo fondo m o
rale sono necessari nella vita attuale. E ciò è co
m inciato con quella rivoluzione, che il Boukarine
esattam ente definiva « borghese, di liberazione
nazionale in paese sem i-coloniale » ; borghese per
la non partecipazione popolare dovuta alla m a n
canza di senso politico delle m asse cinesi, voluta-
m ente tenute per m illenni nella più com pleta
ignoranza culturale e politica; in paese sem i-co
loniale per le condizioni di vita cinesi, per la sua
98
strana fossilizzazione già am piam ente illustrata
perché ci si soffermi qui.
L a scom parsa d e ll’im peratore provocò una rot
tura d ’equilibrio nel sistem a statuale cinese, non
facilm ente rim ediabile. L a figura im periale infatti
oltre alla sua autorità effettiva, ne possedeva una
di elevatissim o valore m orale che penetrava sino
negli strati inferiori della società cinese; essa era
dovuta a quel carattere mistico che han n o tutti i
sovrani d e ll’O riente. L ’Im peratore era per i s u d
diti « il figlio del Cielo », che derivava dal Cielo,
più che i suoi poteri, la capacità di vivere al som
m o del m ondo.
Rotto il vincolo di fedeltà del suddito verso
1 im peratore, scom pare nella società cinese l ’uni
ca forza di coesione politica, scom pare l’u n ità; il
popolo non com prende il difficile concetto di re
pubblica; i governatori, praticam ente signori feu
dali delle provincie loro affidate, ripugnano dal
riconoscere autorità superiori in contrasto coi lo
ro interessi; il vasto Stato si fraziona e per rico
stituirsi o m eglio per rendere possibile la rico
struzione richiederà tutto u n periodo, il prim o
della storia repubblicana della Cina che, si chiu
de con il ravvicinam ento tra N ankino e Canton.
Q uesto prim o periodo si è concentrato attra
verso quattro fasi distinte.
G li anni dal 1912 al 1916 continuano in certo
senso il regim e im periale.
Il prim o presidente effettivo della R epubblica
99
cinese, Y uen Shi K ai, fu infatti per la sua poli
tica energica e per il suo program m a d i ordine,
un continuatore del sistem a im periale; pare anzi
che la sua m isteriosa m orte sia dovuta al tentativo
di instaurare u n a nuova dinastia.
L a seconda fase che va dalla m orte d i Y uen
Shi K ai alla cam pagna di unificazione (1927) è
veram ente di distruzione con conseguenze asso
lutam ente non volute e non previste dai rivolu
zionari.
N on è più la distruzione di un passato di cor
ruzione e di decrepitezza, è l ’annientam ento di
ogni sistem a d ’ordine, d i ogni disciplina politi
ca (‘). 1 banditi, i generali d ipendenti si rip ro d u
cono, il com unism o incalza (2). Sino a quando
nel 1927 com piuta con la presa di Pekino la cam
p ag n a nazionale, sem bra che u n a prim a base per
la unificazione della C ina sia gettata, e n ell’an i
m o dei veram ente nazionalisti si riaccendono le
speranze che erano state d uram ente scosse nel
periodo 1924-1927. M ai come in quest’epoca la
Cina fu divisa, disgregata, dilaniata dai cosid
detti « T o k iu n » o « T u -p an » o generali dissi
denti, ora briganti ora con nom ine ufficiali. N u
m erosi furono i governi dissidenti (i vari W u-pei-
fu, Feng-yu-siang, C hang-so-lin, ecc.) : m a se
questi ancora possono essere chiam ati centrali,
si può dire che non ci fu zona, città o semplice
villaggio che non abbia sofferto il brigantaggio,
questa piaga che non può trovar altro raffronto
se non nelle incursioni d i cavallette o di ter
m iti (3).
Con la presa d i Pekino e la scelta di N ankino,
già antica capitale d ella C ina, com e sede del nuo
vo G overno, si inizia la fase finale del prim o p e
riodo. Nove an n i p assan o dolorosissimi per la
Cina, difficilissimi p er il governo di N ankino che
deve lottare contro quattro nem ici possenti : il
Sud, il comuniSmo, i generali dissidenti, il G iap
pone.
L a scissione tra C anton e N ankino ha inizio
dalla crisi del febbraio 1931 quan d o nei lavori di
riform a costituzionale, H u han-m in vede lesi i
principi del m aestro S un Y at Sen e sente affer
m arsi il predom inio di C hang K ai C hi con un po
tere quasi dittatoriale. E ntram bi uom ini d i infles
sibile energia e di g ran d e capacità, più duttile
C hang K ai C hi, p iù settario H u han-m in, saran
no divisi sino alla m orte del secondo. M a anche
al di là della tom ba H u han-m in h a voluto g rid a
re il suo odio. Egli scrive nel suo testam ento :
« Soltanto con la resistenza a ll’aggressione g iap
ponese riuscirem o ad applicare il principio della
coscienza nazionale del popolo (min tchung) ».
A ncora quindi e sem pre l ’ostilità al G iappone
senza alcuna collaborazione possibile, ancora
l ’odio inestinguibile contro il cosiddetto D ittato
re, ancora la fede nei principi illustri di Sun
W en n (Sun Y at Sen).
O ra, se dei tre principi, ottim o può dirsi quello
101
della coscienza nazionale del popolo, il rim an en
te della dottrina non è che un im pasto di im pa
ra ticcie teorie occidentali, assolutam ente inadatte
alla struttura psicologica e sociale del popolo ci
nese. Fortunatam ente, anche se essi sono nella
m ente dei dirigenti attuali la cosa pubblica cine
se, sono p er nulla applicati; il com plesso delle
attività d a svolgere nel cam po econom ico ed in
quello sociale, non am m ettono che si pensi ad
essi, diversam ente d a u n a speranza in u n lonta
nissim o futuro.
Il vero popolo cinese laborioso ed intelligente
è ancora troppo lontano dalle aspirazioni politi
che, n é d ’altra parte m illenni d i regim e im peria
le possono essere distrutti in dieci an n i od in una
generazione.
Ben diversam ente h a operato il G overno di
N ankino che giustam ente si è preoccupato sino
agli inizi d ella guerra, non tanto della rieduca
zione politica del popolo quanto del creare quelle
condizioni di progresso e di civiltà che la daranno
spontaneam ente. L a lotta contro l ’analfabetism o
e le vie di com unicazione, sono i due punti p rin
cipali sufficienti già ad assorbire an n i ed an n i di
attività. M a u n ’opera profìcua in questo senso
nort può prescindere d a quegli elem enti d ’ordine
che solo urt governo forte può dare (4). Q uindi
l ’intervento giapponese, se veram ente porterà
ad u n a collaborazione tra i due popoli, non po
trà che essere profìcuo alla Cina.
102
M a se giudicata sulla base della nostra civiltà
quella cinese non presenta uno sviluppo arm oni
co e com pleto perché fu per secoli assolutam en
te apolitica ed antieroica; p u re vi è nel sistem a
sociale cinese u n a struttura corporativa sorta
spontaneam ente ed ottim am ente funzionante che
riesce a superare le difficoltà econom iche nelle
quali si dibattono gli strati inferiori di questa e-
norm e m assa di uom ini; struttura corporativa che
è una parziale realizzazione del T atonism o (T a =
grande; T o n = arm onia) sistem a sociale dettato
d a Confucio.
11 venerabile Confucio che h a subito tutte le
ire dei rivoluzionari cinesi, i quali lo ritengono in
parte precisam ente come il responsabile della fos
silizzazione della loro civiltà, h a p u re dettato una
regola di vita che rappresenta l’ideale al quale
l ’unità aspira ed aspirerà.
« Sotto il regno della grande A rm onia il m on
do è la cosa pubblica. Si scelgano come gover
nanti gli uom ini em inenti, i vecchi trovino soc
corso, gli uom ini lavoro, i giovani il m ezzo per
diventare uom ini, gli infelici assistenza. È proibi
to sfruttare la ricchezza del suolo soltanto per sé,
è proibito sfruttare la propria forza a solo proprio
vantaggio ».
Il breve tem po concessomi non mi perm ette la
disam ina necessaria di tutti gli elem enti sociali
interessanti p er noi e sui quali può operare la no
stra civiltà fascista, m a è certo che come nel pas-
103
sato i grandi rivoluzionari cinesi, K ang W enn,
Leang K ’It C hao pregarono il Signore d all'alto
che desse alla Cina uom ini ed eroi simili a quelli
del risorgim ento italiano, M azzini, Cavour e G a
ribaldi, che come la Cina in via di unificazione
h a fatto appello a ll’Italia per avere il contributo
dei nostri istruttori m ilitari e dei consiglieri finan
ziari è certo che la parola del Fascism o come d o t
trina sociale eserciterebbe la più profonda attra
zione e potrebbe largam ente contribuire alla for
m azione della nuova Potenza.
Con quanto sopra detto non si vuol spezzare
una lancia a favore della C ina, n é anche lonta
nam ente sostenere che la lotta anticom unista ci
nese era sufficiente a tutelare l ’Estrem o O riente
dal dilagare della pro p ag an d a com unista ; noi fa
scisti non possiam o perderci a piagnucolare sulla
debolezza di popoli incapaci a provvedere alla
propria difesa anche se m olte considerazioni ci
porterebbero ad indulgere; nella nostra vita im
periale non possiam o am m ettere n é incertezze né
esitazioni, nella lotta contro il com unism o, che
è uria delle ragioni della nostra vita, non possia
m o esitare nella scelta dei mezzi p er abbattere
questa idra pericolosa dagli isterici sussulti di ri
voluzione m ondiale.
104
che il conflitto tra i due popoli non è dovuto sol
tanto alla lotta contro il comuniSmo, m a a ragio
ni più profonde proprie della vita dei due popo
li; abbiam o ancora visto che il G iappone ci è
vicino per la sua anim a tutta protesa verso il suo
destino d ’im pero; abbiam o visto che la Cina m il
lenaria h a pure un patrim onio spirituale che non
va ignorato, ed u n ’anim a nuova di P otenza nel
senso m oderno delle parole. L e conclusioni? so
no troppo vaste per essere form ulate nel giro di
poche parole, troppo profonde p er essere sinte
tizzate; davanti all orizzonte vastissim o che si
apre nell incontro d ell’Italia con l ’Estrem o O-
riente la parola si arresta per lasciare il passo alla
storia, m a e certo che R om a fascista ha u n a g ran
de funzione d a svolgere n ell’Estrem o O riente,
soprattutto e particolarm ente nel cam po dello sp i
rito, inteso questo non come sem plice espressione
speculativa, m a come elem ento attivissim o della
vera vita; è certo che R om a Fascista può dare il
suo contributo vitale alla m onca civiltà cinese ed
all esasperato possente nazionalism o nipponico;
e certo che R om a fascista può com piere la m i
rabile fusione, può rappresentare il p u n to d ’in
contro e d ’equilibrio tra le civiltà d ’occidente e
d oriente purché essa sia tutta invasa, tutta p e
netrata della sua m issione im periale, p urché essa
concepisca i rapporti col m ondo n ell’assoluta su
periorità della rom anità rinata n ell’intelligenza e
nella forza.
105
NOTE
106
m ate? O rde, p iu ttosto, sen za d iscip lin a , se n z a id ea le, senza
so ld o , con un solo scop o, arricchirsi rubando, m assacrando, d i
sertando. A d e s s e si a g g iu n g a a lm en o il d o p p io di p iccole
b an d e irregolari e p en san d o c h e ag iv a n o nel P aese più pacifico
del mondo, n el q u ale il sold ato fu sem p re con sid erato com e
ap p artenente a g li strati infim i d ella società, si valuti l ’enorm ità
d e l m a le c h 'e s se h an n o potuto fare.
E tutto c iò sven tolan d o la b an d iera d ella rivolu zion e ed i
tre principi d i S u n Y at Sen .
107
ORIENTE ED OCCIDENTE
COME SINTESI
di GERARDO FRACCARI
Q uando si dice O riente ed O ccidente, si p en
sa generalm ente a due m ondi antitetici. L ’urto
universale metafìsico (1), l ’altro individuale, im
m anente : l ’uno che am m ette al disopra d i tutto
u na realtà suprem a che trascende assolutam ente
l’individuo; l ’altro che tenta di ridurre a forme
individuali, p u n ti di vista universali.
T ra questi d u e m ondi, nella loro essenza così
lontani l ’uno d a ll’altro è stata possibile nel p a s
sato u na sintesi? non solo, m a ancor oggi lo è
possibile? oggi in cui l’individualism o occiden
tale h a raggiunto le sue forme le più esasperate?
Brevem ente cercherò di dim ostrare com e nel p as
sato h a potuto realizzarsi tale sintesi e come a n
cor oggi sia possibile.
Infatti se noi consideriam o la storia che dal p e
riodo greco si spinge sino ai giorni nostri, consta
tiam o che proprio in questo bacino m editerraneo,
pun to di incontro veram ente nevralgico d e ll’O-
rierite con l’O ccidente, tutti i vari contrasti si so
no risolti in sintesi sistem atiche, creando ogni
volta nuove civiltà che ebbero il m assim o peso
nella storia dei popoli.
Intendo dire cioè che civiltà m editerranea si
gnifica : m etodiche conquiste e conciliazioni sp i
lli
rituali in sintesi sem pre più vaste di elem enti per
sé stessi in contraddizione, anarchici, caotici, se
non vengorìo considerati sotto u n punto di vista
universale. Caratteristica a questo proposito la
afferm azione di M ussolini al Congresso degli Stu
denti O rientali del dicem bre 1933. D iceva:
« Q uesta civiltà europea deve diventare univer
sale se non vuole perire ».
112
tone, nel quale l'elem en to eracliteo, se si vuole
considerare questo com e la più evidente m anife
stazione d ell’individualism o occidentale, si con
cilia perfettam ente con l ’elem ento parm enideo.
P latone ci d à la più perfetta sistem azione del p ar
ticolare n e ll’universale, ripigliando anzitutto e
m ettendolo a base della sua dotttrina, l ’elem en
to divino, che nella su a universalità non deve es
sere confuso con le m anifestazioni um ane : nel
Sim posio difatti dice : « il divino non deve mai
m escolarsi con 1 um ano ». Q uesto principio re
ligioso lo ricava soprattutto dai m isteri di origine
orientale in cui il popolo m anifestava la su a vera
anim a religiosa. P latone am m esso questo piano
universale riesce a inquadrare logicam ente e ge
rarchicam ente tutti i valori naturali, um ani, p o li
tici che tendono indefinitam ente verso la contem
plazione intellettuale della suprem a idea del Be
ne. C redo che nessuna opera um ana com e la R e
pubblica sia mai riuscita a dim ostrare come i p rin
cipi um ani e politici possano essere conciliati in
un elem ento suprem o divino. L a R epubblica di
P latone che può essere anche ai giorni nostri, sot
to certi aspetti, presa ad esem pio d i com e debba
essere concepito l ’individuo nello Stato, religio
sam ente inteso, si ricollega anche alla saggia po
litica indiana : com une difatti è il carattere che il
relativo è im possibile senza l’assoluto, il contin-
113
gente senza il necessario, il m utam ento senza
l ’im m utabile, la m olteplicità senza l ’unità.
Cori A ristotile poi l’elem ento metafisico si fa
ancora più autonom o ed è proprio per questo che
tanta influenza ebbe sulla Scolastica ed è proprio
' i per questo che stabilì il trait-d’union tra la cu l
tura filosofica araba e la nostra occidentale. La
cultura greca poi in seguito facendosi troppo ra
zionalistica cadde n ell’individualism o : e dobbia
m o riconoscere che fu proprio questo aspetto della
civiltà greca che tanto influenzò R om a : do n d e la
reazione di Catone contro tale nociva influenza.
M a iri verità R om a nei suoi periodi più fulgidi e
gloriosi fu profondam ente religiosa. N on per n u l
la Polibio nello studiare i caratteri e le istituzioni
del grande popolo, di cui era un vinto, notava in
esso come caratteristica di superiorità, il profon
; < do senso religioso. Stato e C hiesa rion furono mai
distinti — e quindi ora sottom essi, ora rivali, ora
ribelli l’uno all’altro. P atria e R eligione non era
no associati per un program m a di governo, m a
radici di u n m edesim o tronco. E ra questo un p a
trim onio religioso com une, ai greci, ai latini, agli
indi, ai persi. Poi lo spirito si occidentalizzò :
l ’influsso d ell’elem ento dem ocratico, che pervase
la vita pubblica, l’influsso della speculazione gre
ca che creava il dubbio, portarono a ll’individuali
sm o, allo scetticism o, alla disgregazione. Si for
m ò così u n um anità stanca, abbattuta, senza fe-
d e. Si attendeva oscuram ente la salvazione, m a
non si supponeva ancora d a dove potesse venire.
E sorge così la vera g rande sintesi, tra O riente
ed O ccidente : « V en ti secoli fa — dice M usso
lini — si realizzò u n a unione tra O ccidente ed
O riente che ebbe il m assim o peso nella storia
del m ondo » (Discorso agli studenti orientali del
dicem bre 1933).
115
rom ano, scaturisce quel m ovim ento storico che
h a dom inato e dom ina tuttora la vita di m olti p o
poli : il Cattolicesim o. Nel quale l ’elem ento u m a
no e divino trovano la loro m igliore soluzione,
nel senso che l ’uom o occidentale non subisce p a s
sivam ente questa forza suprem a, m a eleva ad
essa la sua attività, le sue opere, i suoi sacrifici :
ed allora ecco che Dio non è p iù l ’A n an k e, il
Fato, che tutto som m erge indifferentem ente, ma
è Provvidenza, P ad re buono e caritatevole. Fi
gura tipica nel M edio Evo di tale conciliazione è
S. A gostino : l ’essere individualissim o che d a p
prim a a lungo lotta per urta giustificazione p er
sonale, m a che poi liberam ente ap re la via a l
l’ondata di M istero e solo in Cristo e n e ll’ab b an
dono a L ui trova u n m ezzo d i salvazione. Così
ancora una volta nel M edio Evo abbiam o la si
stem azione universalistica della u m an ità, l ’inqua
dram ento del particolare del finito, n ell’univer
sale : e il fatto metafisico ancor qui ci ricollega
all’oriente : tanto è vero che ancor oggi l ’unica
concezione religiosa che abbia essenziali p u n ti di
contatto con le religioni orientali è proprio il C at
tolicesimo, sotto il quale da un punto di vista
spirituale e politico l ’E uropa form ava un blocco
unitario.
M a ecco che con la cosidetta epoca m oderna
ricom incia l’allontanam ento dalle fonti univer
sali della religione, il form arsi dei vari individua-
lism i. È inutile volere rintracciare le prim e ori
gini d i questo risorgere dello spirito propriam ente
occidentale : troppo spesso si indica il R inasci
m ento italiano : questo è vero sino ad un certo
punto, perché l ’uom o nostro del R inascim ento,
p er quanto individualistico non negò m ai il fat
tore religioso metafisico. E solo per tale ragione
il Protestantesim o non m ise m ai piede in Italia :
di incidenza si ricordi che anche i filosofi del R i
sorgim ento nostro, R osm ini, G ioberti, e lo stesso
Mazzini, m algrado 1 influsso ultrapotente del n u o
vo razionalism o tedesco, tennero sem pre fisso lo
sguardo ad una entità ontologica religiosa. A m
m esso questo, possiam o dire che la vera origine
del nuovo occidentalism o sia da localizzare d a p
prim a nella Riform a luterana, poi in quella filo
sofia inglese d ell’esperienza, di Locke, Berkeley
H um e, che logica alla m ano dim ostra com e tutti
i valori universali religiosi si possano ridurre a
sem plici fatti di rappresentazione individuale.
Q uesto individualism o passato in Francia attra
verso la giustificazione filosofica di R ousseau die
d e m odo alla Rivoluzione di esplicarsi in tutta la
sua forza. Intanto con K ant sorgeva quella d o t
trina idealistica che, fatta la sensazionale sco
perta che nulla esiste se non ci sono io che la
penso, credette di scoprire delle leggi universali
nella ragione stessa. M a in realtà non uscì m a i'
d a urto stretto individualism o m algrado le ten-
tate soluzioni posteriori. Possiam o dire che a n
che oggi si tratta di una nuova sofistica, cam biati
naturalm ente gli aspetti storici. E tale dottrina
h a portato fatalm ente a tale afferm azione : non
più metafisica : perciò al trionfo d e ll’individuo
in m odo assoluto. O gni senso di universalità è
4 V- 1 scom parso : gli uom ini non possono più andare
t fi
' d ’accordo : sia nel cam po filosofico, com e in quel
lo religioso, com e in quello politico è il relativo
che si erige ad assoluto : e così si han n o quelle
lotte di classe che non possono essere assoluta
m ente risolte se non vengono inquadrate in con
cezioni più universali. O ra è proprio questa la
civiltà che l ’orientale conosce, che in cuor suo
disprezza e di cui ne predice la fine. Q ui la scis
sione tra occidente ed oriente è definitiva : p er
ché una società m aterialistica che distrugge tutti
i sani valori d i religione, di autorità, di gerarchia
non è am m issibile d a ll’orientale. G iustam ente di
ce il G uénon : « gli uom ini non riconoscono più
alcuna autorità effettiva n ell’ordine spirituale, al
cun legittim o potere in senso superiore e sacro
nell ordine tem porale. È l ’inferiore che giudica
il superiore, è l ’ignoranza che im pone i limiti alla
te sapienza, è l ’errore che scavalca la verità, è l’u
m ano che si sostituisce al divino, è la terra che
va a predom inare sul cielo, l ’individuo facendosi
m isura di tutte le cose e pretendendo di dettare
a ll’universo leggi tratte tutte dalla sua ragione
relativa ed effettibile ».
C ade ogni fiduciosa e san a credenza nella real
tà oggettiva : precipita ogni principio d i autorità,
non si crede più nella funzione salvatrice del
l ’eroe, del santo, del genio — perché ognuno
presuppone di essere assolutam ente sufficiente a
sè stesso. E tutto questo è antim editerraneo ed
antiorientale.
Lo sperim entalism o è applicato persino allo
stesso cam po religioso e così al posto della no
stra sana metafisica si sostituisce quella cosa ibri
d a e poco seria che è la teosofia. T ra noi non
potrà m ai attecchire perché per noi la religione è
un fatto reale, terribilm ente reale, il più reale di
tutti.
119
viltà greco-rom ana in dissoluzione. Se noi non
ritorniam o come allora al riconoscim ento d i leggi
suprem e entro cui inquadrarci noi non ci salve
rem o p iù . E d allora ecco ancora una volta, fedele
alla su a tradizionale funzione arm onizzatrice, che
la civiltà m editerranea, nella sua nuova tap p a, il
Fascism o, ripiglia la gu id a d i questa E uropa di
spersa : ed elim inando le scissioni particolaristi
che, ci riporta a contatto con l’O riente : difatti
che cosa dice M ussolini agli studenti orientali?
« L ’unità della civiltà m editerranea creata d a R o
m a è d u rata per m olti secoli, poi i traffici deviati
verso altri m ari, l ’afflusso d e ll’oro, lo sfruttam en
to di ricche regioni lontane, furono la condizione
della nascita di u n a nuova civiltà a carattere m a
terialistico particolaristico, civiltà che fu situata
fuori del M editerraneo. D ’allora i rapporti tra
O ccidente ed O riente divennero esclusivam ente
d i subordinazione e si lim itarono a sem plici ra p
porti m ateriali. C essò ogni vincolo d i collabora
zione attiva ». E più avanti aggiunge appunto
« questa um anità europea deve oggi ritornare u n i
versale se non vuole perire ».
T ale universalità io credo voglia essenzialm ente
questo : riam m issione del fattore metafìsico-reli
gioso. D ovunque infatti oggi il trascendente va
riim ponendosi : anche presso quei filosofi im m a
nentisti che con g rande fatica rinunciano alla loro
personalità. P erché oggi i com prom essi, le ele-
1 20
ganti soluzioni logiche non servono a nulla : m ol
te coscienze ancora lottano per u n a più o m eno
possibile giustificazione logica : m a oggi occorre
decisam ente optare : perché il fatto religioso u n i
versale deve essere il presupposto assoluto ed il
term ine nello stesso tem po intrasgredibile.
Cito a questo proposito due dichiarazioni di
M ussolini : ai Congresso degli Scienziati del 1926
diceva : « N on ritengo che la Scienza possa arri
vare a spiegare il perché dei fenom eni e quindi
rim arrà sem pre u n a zona di m istero, una parte
chiusa. Lo spirito um ano deve scrivere su quella
parete la parola « Dio ».
Notevole che proprio oggi nel cam po scien
tifico non poche sono le correnti che ritor
nano ad u na specie d i subordinazione della
scienza alla teologia : non è questa u n a con
cezione orientale? L ’altra dichiarazione è : « 11
Fascism o crede ancora e sem pre nella santità e
n ell’eroism o, cioè in atti nei quali, nessun m o
tivo econom ico — lontano o vicino — agisce ».
T u tto questo è metafìsica. Q ueste afferm azioni
ci dim ostrano appunto com e nella vita esistano
dei fattori universali religiosi che nella loro su
prem a essenza sfuggono a quella m ania invete
rata di dim ostrare che tutto com preso la religione
deriva dalla storia e dalla esperienza. E d è p ro
prio qui n ell’am m issione del principio assoluta-
m ente stabile, perm anente, indipendente d a tutte
le contingenze anche quelle storiche che le due
121
concezioni m editerranea ed orientale si incontra
no definitivam ente. 11 prim o essenziale risultato
di tale disposizione spirituale del Fascism o è il
C oncordato tra Stato e C hiesa : per cui appunto
si riconosce che il fatto religioso occupa u n cam po
a sè, cioè metafisico, quel cam po dove la scienza
um an a non può pervenire, dove nello stesso tem
po l ’individuo può trovare tutte le soluzioni della
sua sofferente personalità. 11 potere spirituale e
tem porale non sono più in antitesi : è u n a con
ciliazione questa che ci fa vedere ancor di più
i p u n ti di contatto tra O riente ed O ccidente. M en
tre tutta la nostra civiltà m oderna è ostinata nel-
1 opporre sem pre i due fattori, tem porale e reli
gioso, l ’uno contro l ’altro, d a noi oggi com e nelle
genuine concezioni orientali, avviene l ’integrazio
ne d el fatto sociale storico nel religioso : perché
altrim enti e fatalm ente risorgerebbe sem pre l ’in
dividualism o disgregatore. Econom icam ente e so
cialm ente questa conciliazione ap p are nel corpo
rativism o dove tutti gli individui consapevolm en
te, in tutte le loro varie determ inazioni storico
econom iche sono inquadrati in un concetto reli
gioso dello Stato, dando origine a quella gerar
chia di valori che è u n a delle fondam entali es
senze delle dottrine m editerranee-orientali : e a g
giungiam o soprattutto m editerranee per la consa
pevolezza collaborante di tutti gli individui. Cito
a questo proposito M ussolini nella sua Dottrina
del F ascism o: « Il Fascism o è una concezione
religiosa in cui l ’uom o è veduto nel suo im m a
nente rapporto con u n a Legge Superiore, con una
V olontà obbiettiva che trascende l ’individuo p ar
ticolare e lo eleva a m em bro consapevole di una
unità spirituale ».
Brevissim am ente possiam o dire che i p u n ti di
contatto attuali tra il Fascism o e ogni reale o pos
sibile organizzazione politica orientale si riassu
m ono quindi : il fatto religioso universale entro
cui gli individui vengono inquadrati e subordi
nati : d a cui deriva il sistem a gerarchico dei v a
lori : ed in fine aggiungiam o quella necessità a s
soluta che oggi ci accom una, la necessità d e l
l ’eroe, del genio, del santo : tutti valori questi
m isconosciuti dalla civiltà occidentale m oderna !
M entre noi in questa nuova organizzazione, il
corporativism o in cui risorgono la profonda sag
gezza um ana, siam o piuttosto spinti verso la con
cezione fondam entale m editerranea ed orientale.
Q uesto equilibrio arm onico, gerarchico corpora
tivo, può essere perciò preso a m odello anche
d a ll’oriente. È certam ente indubbio che il fattore
occidentale individualistico h a influenzato l ’O rien
te stesso e u na prova ci è d ata dal ferm ento di
vita nuova che pervade l’O riente sotto l ’influsso
dello scientism o occidentale. E sem pio tipico forse
in questo senso è il G iappone, il quale p u r ri
m anendo religioso per istinto atavico, rappresenta
123
nello stesso tem po il giusto riconoscim ento d i
quello che è l ’elem ento uom o. Se tale concilia
zione, diciam o p u re corporativistica, avvenisse
veram ente, 1 oriente, come realm ente crediam o,
data la perfetta fusione e conciliazione di ele
m enti opposti, potrebbe finalm ente ristabilire un
accordo duraturo con l'O ccidente. E d allora si
ricreerà quella creatrice collaborazione che ap
punto M ussolini disse essere stata rotta con il
predom inio di quella civiltà occidentale a tipo
m aterialistico e particolaristico.
•
C oncludendo quindi, tali in breve m i sem brano
le diverse sintesi tra O riente ed O ccidente che si
sono realizzate e si realizzano oggi in questo no
stro bacino m editerraneo : la greco-rom ana ; la
cattolica; ed oggi finalm ente il Fascism o. Q uesta
nostra civiltà è veram ente m eravigliosa per il sen
so di equilibrio fattivo e creativo. P erché in fondo
1 assoluto metafisico com e l ’assoluto individuali
stico finiscono alla fine con l ’incontrarsi là dove
e 1 annientam ento e la dissoluzione. L a vita in
vece è creatività solo in questo equilibrio di forze
gravitanti attorno ad assi universali : e solo in
questa lotta per 1 infinito si innalzano opere d ’ar
te, si fondano im peri, si creano civiltà. Noi ita
liani, m i sia perm esso di dirlo e questo è vera
m ente un punto di com une quasi atavico con
1 O riente, non abbiam o mai sacrificato l ’infinito
124
/
N O T A
I NDI CE
MICHELE C. CATALANO
Il K ódo : filosofia n ip p o n i
ca dello Stato
1. Introduzione . . . . Pag- 7
2. Legge cosmica univer
sale ............................... » 16
3. La incarnazione della
V i a ............................... » 18
4. Le fonti storiche del di
ritto ............................... ». 20
5. Teocrazia costituzionale » 26
6. La famiglia-stato in a-
z i o n e ............................... » 31
7. Etica sociale . . . . » 40
8. L ’irradiazione interna
zionale ......................... » 48
N o t e ..................................... » 66
ROMEO BELLOTTI
GERARDO FRACCARI
Mod. 347
Il «Kodo» e la concezione
fa scista dello Stato
N e lla serie d ei quaderni d ella S cu ola di Mistica
F ascista Sandro Italico M u ssolin i, ed iti dalla rivista
« D o ttrin a F a sc is ta » , è u scito in q u esti g io rn i. 11
« K o d o » e la C o n cezio n e fascista d ello Stato.
E sso riu n isce tre in teressantissim i studi ch e inten
d o n o esattam ente definire il sostrato d ella filosofia
n ip pon ica d ello Stato « K od o ». le grandi p ossib ilità
d 'in tesa spirituale tra lo Stato fascista e lo Stato
n ip p o n ico, la fu n zio n e di R om a fascista per u n a sin
tesi di superiore civ iltà tra l'O ccid en te e l'O riente.
M ich ele C. C atalano n el su o « K od o » analizza
q u esta filosofia d ello Stato n ip p o n ico ch e trae le
su e origin i da una le g g e cosm ica universale da cui
il n ip p o n ico, attraverso la d ivin a incarnazione d el
so le , deriva la sua vita ch e è um ana e d ivin a in
sie m e. Per q u esta continuità di una vita d ivin a la
filosofia d ello Stato d iven ta una religion e profonda
m en te sentita e ch e h a il su o sim b olo n el potere
sovrannaturale d el M ikado.
R o m eo B ello n i n el suo « R om a e 1 O riente a sia
tico » p ren d e le m osse d ell'accord o anticom unista
e dal significato su o sp iritu ale, v ed en d o n elle cause
stesse c h e n e han n o favorito la stip u lazion e le ra
gioni di una p o ssib ile profonda com p ren sion e tra i
d u e p o p o li occom u n ati n ella stessa fed e m istica
della Patria: fe d e ch e per il G ia p p o n e e in atto in
una m ission e im periale ch e oggi si concreta ne a
Cina rep u b b lican a, agitata dall evolu zion e e dalla
ricerca di u n 'id ea p o litica c h e la sua tradizione
non le h a d ato. ...
G erardo Fraccari esam in a rapidam ente n ell a-
sp etto filosofico e religioso le passate sintesi ch e
si so n o realizzate n e l b a cin o d el M editerraneo tra
O rien te e d O ccid en te. D al periodo greco, p er giu n
gere a lle p ossib ilità di sin tesi a i giorni nostri.
11 quaderno si presenta q u ind i di grande interesse
e non soltanto p er gli studiosi di politica in-erna-
zio n a le e d orien tale, sovrattutto per 1 originalità e
l'im p ortazion e altam en te spirituale d e l tem a.