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APOCALISSE DI S.

GIOVANNI

INTRODUZIONE

A u t e n t i c i t à e c a n o n ic it à . — Non solo (Euseb., op. cit., iv, 24), da Apollonio di


tutti i cattolici, ma anche parecchi prote­ Efeso (Euseb.. op. cit., v, 18) e dalla lettera
stanti e razionalisti (B. Weiss, Zahn, San- della Chiesa di Lione (Euseb., op. cit., v,
day, B. Swete, ecc.) ammettono che S. Gio­ 1), ecc.
vanni Apostolo sia l ’autore dell’Apocalisse. Nel terzo secolo sorsero però qua e là
Le testimonianze infatti che ci fornisce l ’an­ alcuni dubbi. Come è noto i Millenaristi si
tichità sono tali e tante che solo una mente studiavano di appoggiare i loro errori sul­
schiava di pregiudizi può rifiutare dì arren­ l ’autorità dell’Apocalisse, e allora S. Dio­
dersi. nigi di Alessandria per debellarli più facil­
E primo sia S. Giustino, il quale, avendo mente pose in dubbio l ’origine apostolica
dimorato molto tempo a Efeso nella prima dell’Apocalisse e l ’attribu! a un altro Gio­
metà del secondo secolo, era in grado di vanni (Ved. Introd. alla II e III Lettera di
essere ben informato su S. Giovanni, che in S. Giovanni). Siccome però non poteva invo­
Efeso aveva esercitato il suo ministero una care in suo favore alcuna testimonianza
quarantina d’anni prima. Ora S. Giustino degli antichi, ricorse alla differenza di lin­
al cap. 81 del suo Dialogo con Trifone cita gua, di stile, ecc., tra l ’Apocalisse e il
espressamente l ’Apocalisse come opera di quarto Vangelo. Egli però non negò l ’ispi­
S. Giovanni Apostolo. Sul fine del secondo razione dell’Apocalisse.
secolo troviamo la stessa affermazione nel Benché in Occidente non abbia trovato
Canone Muratoriano e presso Sant’ lrineo alcun seguace, eccettuato S. Gerolamo, la
(Adv. Haer., iv, 20 ; v, 30, 35) discepolo sua sentenza incontrò però favore in alcune
di S. Policarpo, che era stato discepolo di Chiese d’Oriente specialmente nella Pale­
S. Giovanni Apostolo. Nei secoli seguenti si stina e nella Siria, e così Eusebio (Hist.
accordano nell’attribuire l ’Apocalisse a San Eccles., ili, 39) si mostrò esitante, e inventò
Giovanni Apostolo : Sant’Ippolito (250, De Giovanni presbitero, S. Cirillo di Gerusa­
Christo et Antichristo, 3 e ss.), Tertulliano lemme la omise nel suo canone (Catech. iv,
(207, Adv, Marc,, m. 14, 24 ; iv, 5), S. Ci­ 36), S. Giovanni Cris., Teodoreto e qualche
priano (256, Epist. xxvi, 4), Clemente A. altro non la citarono mai. Ciò non ostante,
(Strom., iv, 25 ; v, 6 ; vi, 13), Origene (In la grande maggioranza dei Padri greci e
Matt., xvi, 6), Sant’Atanasio (Orat. il, 23, orientali, Sant’Atanasio, S. Didimo, S. Ci­
Adv. Arian.), ecc. rillo A., S. Metodio di Tiro, Sant’Epifanio,
È inoltre indubitato che l ’Apocalisse fa­ Sant’Efrem, S. Basilio, S. Gregorio Niss.
ceva parte dell’antica Itala e che essa viene e tutti i seguenti, rimasero fedeli all’antica
citata come Scrittura divina da Papia (130- tradizione, e senz’ombra di dubbio riconob­
140) nei frammenti che si hanno presso bero l ’autenticità e la caponicità dell’Apo­
Andrea di Cesarea (In Apoc. P ro l.) e Areta calisse.
di Cesarea (In Apoc. P rol.), da Erma (V is. G li argomenti interni confermano i dati
il, 4; iv, 2), da Melitone di Sardi (Euseb., della tradizione. E difatti l ’autore dà a se
Hist. E c c l e s iv, 26), da Teofllo d’Antiochia stesso il nome di Giovanni (i, 4, 9 ; x x n v 8)
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senz’altra aggiunta, mostrando con ciò che virsi, oppure in un proposito deliberato del-
egli era persona talmente nota che bastava l ’Apostolo, il quale coll’oscurità della lingua
il nome per subito farlo riconoscere. Egli voleva far meglio risaltare l ’oscurità e la
si dice inoltre confessore della fede e testi­ profondità dei misteri di cui parla? Tutti
mone di Gesù Cristo (i, 9), e afferma di es­ i libri apocalittici non lasciano forse molto
sere stato rilegato nell’isola- di Patmos. Di a desiderare in fatto di lingua e di stile?
più egli esercita la più grande autorità sulle D ’altra parte un’attenta lettura dell’Apo­
Chiese di Asia, e con tutta libertà riprende calisse e del quarto Vangelo e della 1 Let­
i loro difetti e quelli dei loro pastori. Ora tera, mostrerà subito che se vi hanno delle
noi sappiamo che tutto ciò conviene mira­ differenze tra questi varii scritti, sono però
bilmente a S. Giovanni Apostolo, il quale molto maggiori le rassomiglianze. Abbiamo
esercitò in Efeso il suo ministero, come ci infatti una quantità di parole, di frasi e di
attestano Sant’Irineo (Adv. Haer., IH, 4). costruzioni caratteristiche, che si trovano
Policrate (Euseb., H. È., v, 18), Clemente solo nei tre scritti ricordati (Vedi per i par­
A. (Quis dives, ecc., 42), Origene (Euseb., ticolari Jacquier, Hist., ecc., t. iv, p. 18
op. cit., ni, 1), ecc., e fu rilegato nell’isola e ss.). A ciò si aggiunga che solo nel quarto
di Patmos al tempo di Domiziano, come ab­ Vangelo e nell’Apocalisse Gesù Cristo è
biamo dagli stessi Padri (Sant’Irin., Adv. chiamato Verbo di Dio (G iov. i, 1 ; Apoc.
Haer., v, 30 ; Clem. A., Quis dives., 42 ; xix, 13); Agnello di Dio (Giov. i, 29, 36;
Origene, In M att.,xvi, 6; S. Girolamo, De Apoc. v, 6, 8, ecc., 28 volte), che col 6U0
vir. ili., ix), ecc., e godette inoltre di una sangue ha tolti 1 nostri peccati (Giov. i, 29 ;
grande autorità su tutte le Chiese dell’Asia Apoc. i, 5 ; v, 9). Egli pasce le sue pecore
minore (Cf. Introd. al quarto Vangelo). Non (Giov. x, 27, 28 ; Apoc. vi, 17), dà l ’acqua
è possibile che un falsario abbia potuto della vita (Giov. iv, 10-14; Apoc. xxi, 6;
farsi passare per l ’Apostolo S. Giovanni xxn, 1), abita con coloro che lo amano
così poco tempo dopo la morte di questo, (Giov. xiv, 23; Apoc. in, 20), ha vinto il
e proprio là nei luoghi che egli aveva riem­ mondo (Giov. xvi. 36: Apoc. hi, 11), risu­
piti della sua fama e dei suoi miracoli. scita i morti (Giov. v, 21, 25 ; xi, 25 ; Apoc.
I razionalisti moderni che negano l ’au­ i, 18) e farà giudizio .di tutti (Giov. v, 22,
tenticità dell’Apocalisse ricorrono agli stessi 27; Apoc. xix, 11)./Il Figlio fa conoscere
argomenti di S. Dionigi e dicono (Iulicher, il Padre (Giov. i, 18; Apoc. i, 1), ha la
Einl., 6a ediz. p. 240; Holtzmann, Einl., stessa natura del Padre (Giov. x, 30 ; Apoc.
1892, p. 459, ecc.) : che lo stile dell’Apoca­ xxi, 23; xxn, 1), deve essere onorato col
lisse è diverso da quello del quarto Vangelo. Padre (Giov. v, 23; Apoc. v. 12, 13) e tutto
Si può rispondere in generale che nella que­ quello che ha l ’ha ricevuto dal Padre (Giov.
stione dello stile vi è molto del soggettivo, v, 19, 22; Apoc. i, 1; n, 26, ecc.). La
e ciò è tanto vero che altri razionalisti (per Chiesa è la sposa di Gesù Cristo (Giov. hi,
es. Harnak, Chronologie, i, 675) argomen­ 29; Apoc. xxi, 2, 9: xxii, 19), il demonio
tarono appunto dalla identità dello stile tra è un omicida (Giov. vili, 44; Apoc. xii,
il quarto Vangelo e l ’Apocalisse per con­ 4), ccc., ecc.
chiudere che l ’uno e l ’altra sono dello stesso È ancora da osservare che solo il quarto
autore. Vangelo pgrla (xix. 37) della lanciata data a
Noi non vogliamo negare che vi sia una Gesù Cristo sulla croce e cita in proposito
certa differenza di stile, e ammettiamo be­ un testo di Zaccaria ( x ii, 10) in una forma,
nissimo che nell’Apocalisse siano più nu­ che si scosta dai settanta, e con un verbo
merosi i barbarismi, i solecismi, e gli (èuuevTtcj) caratteristico, che non si incon­
ebraismi, ma tutto ciò trova la sua spiega­ tra altrove che in Aristotile, e Polibio e
zione naturale, se si tenga conto che San Poliene. Ora questo testo è riprodotto nel-
Giovanni nello scrivere l ’Apocalisse tenne l ’Apocalisse (i, 7) colle identiche parole, con
sott’occhio le grandi profezie del Vecchio cui si trova nel quarto Vangelo, segno que­
Testamento e specialmente di Daniele e di sto dell’affinità che esiste tra i due scritti.
Ezechiele, e che altro è il carattere di un Tutto dunque considerato siccome le ras­
libro storico, quale è il Vangelo, ed altro il somiglianze sono molto più numerose che
carattere di un libro profetico, quale è l ’Apo- le differenze, si deve conchiudere, anche
calisse. S. Giovanni conosceva abbastanza prescindendo dalla tradizione, che l ’Apoca­
il greco, come mostra in diversi casi in cui lisse e il quarto Vangelo appartengono allo
costruisce i verbi e le preposizipni secondo stesso autore (Cf. Jacquier, op. cit. t. iv,
tutte le norme della grammatica, che se ciò p. 18 e ss. ; Cornely, Introduciti in N. T.,
non ostante la lingua dell’Apocalisse in p. 703 e ss. ; Belser, Einl., 2a ediz. p. 368 ;
generale è meno corretta, non si deve forse Brassac, M. B., t. iv, p. 718 e ss.), il quale
cercarne la ragione o nella diversità dei non può essere altri che l ’Apostolo S. Gio­
segretarii, di cui l ’Apostolo ha potuto ser­ vanni.
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T em p o e l u o g o in c u i f u c o m p o sta ultimo diretta l ’Apocalisse. A motivo della


l ’A p o c a l is s e . — Per determinare il tempo sua prossima destinazione, l ’Apocalisse ha
e il luogo in cui fu composta ¡ ’Apocalisse, la forma di una l'ettera scritta da Patmos.
abbiamo un’indicazione preziosa fornitaci dove si trovava l ’Apostolo.
dallo stesso autore, il quale (Apoc. i, 9)
dichiara di aver ricevuto la grande rivela­
O c c a s io n e e fin e . — Siccome l ’Apoca­
zione, mentre si trovava rilegato nell’isola
lisse ha un carattere tutto suo proprio, e
di Patmos a motivo della fede di Gesù Cri­
contiene quasi unicamente visioni concesse
sto. Ora è molto probabile che egli abbia
da Dio a S. Giovanni coll’espresso comando
scritto le visioni man mano che le riceveva,
di scriverle (i, 11) e di consegnarle ai fedeli
come sembrano indicare i versetti Apoc. i,
(i, 1), è chiaro che si deve meno ricercare
9-11, 19; x, 4 ; xiv, 13; xix, 9, e per con­
ciò che ha mosso TApostolo a scrivere,
seguenza la composizione dell’Apocalisse ri­
quanto piuttosto quale fine si propose Dio
sale al tempo della relegazione di S. Gio­
iiello svelare tanti misteri. Ora benché per
vanni a Patmos. Possiamo però determinare
noi non sia possibile conoscere perfetta­
con maggior precisione questo tempo, nonché
mente il fine che Dio si propose, tuttavia
gli antichi Padri Sant’Irineo (Adv. Haer.,
nella stessa Apocalisse troviamo parecchie
v, 30), Clemente A . (Quis dives, ecc., x l i i ) ,
indicazioni, che possono gettare gran luce
Origene (In Matth., xvi, 6), ecc., affermano
sopra di una tale questione.
esplicitamente che S. Giovanni fu rilegato a
E difatti se osserviamo le sette lettere,
Patmos ai tempo di Domiziano 181-96), anzi
con cui si apre l ’Apocalisse, troviamo che in
Sant’lrfneo (loc. cit.) dice che le visioni del-
tutte si inculca la necessità di custodire pura
TApocalisse ebbero luogo verso il fine 6eV-
la fede e di mantenerci costanti in essa non
l ’impero di Domiziano, e S. Girolamo (De
ostante l ’infierire delle persecuzioni. Di più
vir. ili., ix) precisa ancora maggiormente
si esortano i fedeli ad ascoltare la voce dello
la cosa assegnando l ’anno 95, ossia il 14
Spirito, e si promette la vita eterna a colui
di Domiziano. Si deve quindi ritenere che
che avrà vinto. Da questi dati si può arguire
l ’Apocalisse fu scritta nell’anno 95, e aon
che l ’Apocalisse fu scritta affine di eocitare
è da far conto di altre date proposte da Padri
le Chiese di Asia a zelare la purezza della
e scrittori posteriori, i quali la dissero com­
fede e a soffrire con pazienza le varie tribo­
posta chi sotto Claudio, chi sotto Nerone, e
lazioni. Ora è facile comprendere quanto
chi sotto Traiano.
potesse contribuire a raggiungere questo
Anche qui gli argomenti interni confer­
scopo l ’Apocalisse, nella quale in ultima
mano i dati della primitiva tradizione. E
analisi si annunzia il trionfo finale di Gesù
prima di tutto la condizione delle Chiese
Cristo e della sua Chiesa su tutti i loro
di Asia, non è più come al tempo di San
nemici sia esterni che interni. Le Chiese di
Paolo, ma è peggiorata assai. La fede è
Asia correvano allora gravi pericoli e da
diminuita (il, 4, 14, 20 ; ih , 1 e ss., ecc.),
parte degli eretici gnostici e antinomisti,
le eresie, contro le quali già avevano scritto
i quali cercavano di spargervi i loro errori,
S. Pietro, S. Paolo, S. Giuda, ecc., sono
e da parte dell’autorità romana, che anche
diventate più audaci, i Nicolaiti formano
nelle provincie faceva sentire tutto il peso
già una setta (n, 6, 15, 20-23), e l ’Apostolo
deila sua forza e della sua crudeltà contro i
è obbligato ad usare, le parole più severe
cristiani. In mezzo a tante rovine l ’Apoca-
per richiamare alcune Chiese sulla retta via
lisse non solo annunzia prossimo il trionfo
(il, 4, 5, 13, 14, 20, ecc.). Ora non è am­
di Gesù Cristo, ma lo descrive coi più vivi
missibile che una tale mutazione sia avve­
colori, e lo pone per così dire sotto gli occhi
nuta poco tempo dopo S. Paolo, ma dovet­
dei fedeli, i quali vengono cosi incoraggiati
tero trascorrere parecchi anni prima che il
a restar fermi nella fède e a soffrire con pa­
fervore si rattiepidisse a tal punto. *
zienza le persecuzioni. Da ciò è chiaro che
Di più nell’Apocalisse si parla già della
se ¡ ’Apocalisse tornava sommamente utile
Domenica (i, 10) e si suppone un’organizza­
ai fedeli di Asia, contemporanei dell*Apo­
zione delle Chiese particolari quale non si
stolo, non torna meno vantaggiosa ai fedeli
ebbe che verso il fine del primo secolo
di tutti i luoghi e di <tutti i tempi. I seguaci
(Cf. Cornelv, op. cit., p. 699; Belser, op.
di Gesù Cristo si trovano sempre esposti
cit., p. 408 ; Jacquier, op. cit., p. 314 e ss.).
al pericoli dell’errore e alte persecuzioni,
ed hanno sempre bisogno di una voce, che
I d e s t in a t a m i . — L ’Apocalisse è desti­ li animi a combattere col mostrar loro il
nata immediataménte a sette Chiese del­ trionfo finale deljbene e la ricompensa eterna
l ’Asia proconsolare, cioè alle Chiese di che li attende, se saranno stati fedeli. Ora
Efeso, di Smirne, di Pergamo, di Thiatira, questa grande verità così consolante risulta
di Sardi, di Filadèlfia e di Laodicea. Queste chiara in mezzo a tutte le oscurità dell’Apo­
sette Chiese però rappresentano la Chiesa calisse, e quindi si comprende facilmente
universale, alla quale per conseguenza è in come la Chiesa abbia gelosamente custodito
A po c alisse - I ntroduzione 613

questo libro attraverso ai secoli attingen­ Numerosi protestanti e razionalisti (Vol-


dovi coraggio in mezzo alle tempeste, a cui ter, Spitta, Bossuet, J. Weiss, Sabatier, ecc.)
in tutti i tempi andò soggetta. pensano invece che l ’Apocalisse sia una
Questo però non è tutto. N ell’Apocalisse compilazione di parecchi documenti per data
abbiamo pure affermate solennemente le e per origine assai diversi, ma riuniti as­
grandi verità dogmatiche, come la divinità sieme e modificati e adattati allo scopo da
di Gesù Cristo e la sua esaltazione, l ’inde­ un abile redattore. I propugnatori di tali
fettibilità della Chiesa e la sua durazione teorie sono però ben lungi dall’accordarsi
per tutti i secoli, l ’esistenza degli angeli tra loro nel determinare quali e quanti siano
buoni e dei cattivi, l ’eternità delle gioie i detti documenti, e mentre gli uni con
del paradiso e delle pene deH’inferno, l ’on­ Spitta ne ammettono tre, altri con Rausch
niscienza e la giustizia e la bontà infinita ne vogliono cinque, ed altri con Bossuet
di Dio, il quale conosce tutti i difetti e tutte accrescono ancora il numero, e gli uni pen­
le virtù dei fedeli, e promette premii e mi­ sano che si tratti di documenti cristiani, altri
naccia castighi. preferiscono documenti giudaici ed altri fi­
nalmente con Holtzmann e Gunkel sono
C arattere s p e c ia l e De l l ’A p o c a l is s e . — persuasi che nell’Apocalisse si trovino an­
L ’Apostolo S. Giovanni dà egli stesso al che elementi della mitologia greca e assira.
suo libro il nome di Apocalisse, ossia rive­ Ora tutto ciò dimostra evidentemente che
lazione (i, 1) e dice esplicitamente che esso non si tratta se non di ipotesi arbitrarie, che
riguarda cose future, le quali presto si do­ non hanno alcun fondamento nella realtà
vranno compire (i, 1 ; x x i i , 6). Per questo oggettiva delle cose.
motivo l ’Apostolo chiama ancora il suo libro Con questo non vogliamo negare che su
profezia (i, 3 ; x x i i , 7, 19), e in tutti i tempi diversi punti vi. sia una certa affinità tra
¡ ’Apocalisse è sempre stata riguardata dalla l ’Apocalisse e gli scritti dei profeti antichi,
Chiesa come un libro profetico. come pure tra l ’Apocalisse e alcuni passi
Dato questo suo carattere, non fa mera­ dei Vangeli, e alcuni tratti delle Apocalissi
viglia che le varie cose non vengano an­ giudaiche anteriori, ma da questa affinità
nunziate in modo chiaro e semplice, ma per non si può logicamente conchiudere a una
mezzo di visioni e di locuzioni simboliche, dipendenza, tanto più che San Giovanni
come si osserva anche presso Ezechiele, stesso afferma (Apoc. l, 1, 19, 20; iv, 1;
Daniele, Zaccaria, ecc. È però da osservare, v, 1, ecc.) esplicitamente, che descrive vi­
che se parecchi di questi simboli vengono sioni avute, e non già riproduzioni di pro­
spiegati nelPApocalisse stessa, e parecchi fezie o di documenti preesistenti. Niuno
altri si possono spiegare per mezzo degli può provare che l ’Apostolo non abbia detto
altri libri sacri, e specialmente dei profeti il vero, o che le sue parole debbano essere
già ricordati, si deve però confessare che interpretate non secondo il loro senso ovvio
molti rimangono per noi nell’oscurità più e naturale (Cf. Belser, EinL, ecc., p. 397
completa. Per conseguenza l ’Apocalisse è e ss. ; Brassac, M. B., t. iv, p. 723 e ss.).
uno dei libri più difficili ad interpretarsi, e
non ostante l ’applicazione e lo studio di A r g o m e n to , d iv is io n e e a n a l i s i d e l l ’A -
tante generazioni, gli esegeti sono ben lungi p o c a li s s e . — L ’Apocalisse oltre di un pro­
dall’accordarsi intorno alla significazione logo (i, 1-8) e di un epilogo ( x x i i, 6-21)
esatta delle diverse visioni descritte, benché consta di tre parti, la prima delle quali va
tutti convengano nel riconoscere che il tema dal cap. I, 9 2 l ili, 22 ; la seconda dal
principale dell’Apocalisse è la seconda ve­ cap. iv, 1 al cap. xix, 10, e la terza dal
nuta di Gesù Cristo alla fine dei tempi. cap. xix, 11 al cap. x x i i , 5.

U n it à e f o n t i D e l l 'A p o c a l i s s e . — Tutti
Il prologo ( 1 , 1-8) contiene una breve in­
gli esegeti riconoscono che nell’Apocalisse dicazione sul carattere del libro, la dedica
vi è unità di disegno, e che tutte le varie e un breve sommario dell’argomento da
parti tendono a uno stesso fine, che è il svolgere.
trionfo di Gesù Cristo e la vittoria finale La prima parte ( 1 , d-m, 22) si apre con
degli eletti. Di più è innegabile che da un una visione di Gesù Cristo glorioso, il quale
capo all’altro dell’Apocalisse troviamo lo istruisce il suo Apostolo intorno a ciò che
stesso stile, le stesse figure, gli stessi sim­ deve dire alle varie Chiese ( 1 , 9-20). Se­
boli, la stessa terminologia, le stesse carat­ guono poi sette lettere dettate dal Signore
teristiche grammaticali, ecc. (Cf. Kohlhofer, per sette Chiese dell’Asia minore. In esse
Die Einhet der Apocalypse, Friburgo B., con poche parole si descrive lo stato spiri­
1902, pag. 103), per modo che anche pre­ tuale delle Chiese, e vi si aggiungono, a
scindendo dalla tradizione, e considerati solo seconda delle circostanze, lodi o biasimi,
gli argomenti interni si deve conchiudere promesse di premii 0 minaccie di castighi,
che l ’Apo»'alisse è dovuta a un solo autore. incoraggiamene 0 avvisi. In questa parte
614 A po calisse - I ntroduzione

Gesù Cristo è presentato come padrone, sta parte Gesù Cristo è presentato come
maestro e giudice, della Chiesa, alla quale Agnello immolato e glorificato (iv, 1).
dà i suoi ordini e le sue istruzioni accom­ Nella terza parte (xix, 11-xxn, 5) viene
pagnate da promesse e da minaccie severe. descritta la vittoria finale di Gesù Cristo e
La seconda parte (iv, 1-xix, 10) contiene della sua Chiesa. Dapprima si parla del vin­
le visioni relative agli ultimi avvenimenti e citore e della sua armata (xix, 11-16), e poi
può suddividersi in cinque sezioni ; la prima della disfatta della Bestia (xix, 17-21) e del
delle quali comprende le visioni relative ai Dragone (xx, 1-10). Il giudizio, gli empi
sette sigilli (iv, 5-vm, 5), la seconda le vi­ sono precipitati nell’inferno (xx, 11-15). I
sioni relative alle sette trombe (vm, 6-xi, nuovi cieli e la nuova terra (xxi, 18), la
19), la terza le visioni relative ai sette segni nuova Gerusalemme (xxi, 9-27) e la felicità
(xn, 1-xv, 4) ; la quarta le visioni relative dei santi ( x x i i, 1-5). In questa parte Gesù
alle sette coppe (xv, 5-xvi, 21) e la quinta è presentato come un vincitore.
le visioni relative al giudizio di Dio su Nell'epilogo (xxii, 6-21 )J1 Signore attesta
Babilonia (xvii, 1-xix, 10). che quanto è contenuto in questo libro è
L ’Apostolo comincia a descrivere il trono vero, e non tarderà a compirsi, e si augura
di Dio (iv, 1-11) e il libro dai sette sigilli ai lettori la grazia di Dio.
(v, 1-14). L ’Agnello apre i primi quattro
sigilli ed escono successivamente un cava­ D iv e r s i s is t e m i di i n t e r p r e t a z io n e . —
liere dal cavallo bianco, un cavaliere dal In ragione stessa della sua oscurità l ’Apoca­
cavallo rosso, un cavaliere dal cavallo nero lisse ha dato luogo a innumerevoli commenti
e un cavaliere dal cavallo pallido (vi, 1-8). e a pressoché innumerevoli sistemi di
Al quinto sigillo i martiri chiedono ven­ interpretazione. Non possiamo qui render
detta, e al sesto sigillo si ha un grande ter­ conto che di pochissimi, ed anche di questi
remoto (vi, 9-17). Seguono due visioni nelle assai brevemente (Cf. per più ampii parti­
quali si dà il numero degli eletti (v ii, 1-17). colari : Calmes, UApocalypse devant la tra-
Si apre il settimo sigillo e compaiono sette dition et devant la critique, Parigi, 1907;
angeli con sette trombe (vili, 1-6). Dict. Vac., Apocalypse; Jacquier, Histoire,
Suonano le prime quattro trombe e va ecc., pag. 405).
distrutta una terza parte della terra, del Prima di tutto però rigettiamo subito tutti
mare, dei fiumi, delle fonti e delle stelle quei sistemi razionalisti, i quali negano il
(vili, 7-12). Risuonano tre guai contro gli carattere profetico dell’Apocalisse, e suppon­
abitatori della terra (vm, 13). Al suono gono che l ’autore non abbia voluto far altro
della quinta tromba si apre il pozzo dell’a­ che scrivere un poema religioso racimo­
bisso (ix, 1-12), e al suono della sesta va landone i varii elementi dalle Apocalissi
distrutta una terza parte degli uomini (ix, giudaiche o dalla mitologia. Parimenti vanno
13-21). Seguono due visioni, nella prima rigettati tutti quei sistemi, nei quali si af­
delle quali un angelo consegna a Giovanni ferma che l ’Apocalisse non racchiude altro
un libro (x, 1-11), e nella seconda Giovanni che la storia contemporanea narrata sotto
riceve ordine di misurare il tempio, e si an­ forma profetica. Ciò premesso, i principali
nunzia la venuta dei due testimoni! nonché sistemi di interpretazione proposti dai cat­
la loro morte e la loro risurrezione (xi, 1- tolici si possono ridurre alle tre classi
14). Suona la settima tromba e i seniori seguenti :
cantano la vittoria di Dio (xi, 15-19). 1° Sistema di coloro i quali ritengono che
Nella sezione dei sette segni vengono pre­ argomento dell’Apocalisse siano i primi se­
sentati i principali attori del grande dramma, coli della Chiesa e la vittoria del cristia­
cioè la donna e il dragone (xn, 1-18), la nesimo sul giudaismo e sul paganesimo, con
bestia che si leva dal mare (xm , 1-10), la un breve accenno sul fine agli ultimi tempi.
bestia che si leva dalla terra (xm , 11-19), Tale sistema proposto da Salmeron, fu ac­
PAgnello e i vergini (xiv, 1-5), i tre angeli cettato e modificato in parte da Bossuet, e
(xiv, 6-13), il Figliuolo dell’uomo (xiv, 14- fu seguito da Calmet, e più recentemente
20), i sette angeli dalle sette plaghe (xv, da Allioli e da Brassac.
1-4). Segue una visione preparatoria in cui Bossuet divide. l ’Apocalisse in tre parti,
appaiono sette angeli con sette coppe (xv, la prima (i, 1-m, 22) contiene gli avvisi ;
5-8). la seconda (iv, 1-xx, 15) le predizioni, e
Le sette coppe una dopo l ’altra vengono la terza (xxi, 1-xxn, 21) le promesse. La
versate sulla terra, sul mare, ecc., e pro­ seconda parte, nella quale sta la mass'o»*
ducono grandi disastri (xvi, 1-21). difficoltà, si suddivide in tre sezioni. Nella
Nella sezione del giudizio di Dio su Ba­ prima sezione (iv, 1-vin, 12) si descrive la
bilonia viene presentata~dapprima Babilonia vendetta di Dio sopra i Giudei, la quale
seduta sulla Bestia (xvii, 1-18), e poi si viene preparata nelle visioni dei sette sigilli,
descrive la sua rovina (xvm , 1-24) e la e viene eseguita al suono delle due prime
gioia prodotta nel cielo (xix, 1-10). In que­ trombe simboleggianti gli eccidii di Giudei
A po calisse - I ntroduzione 615

compiuti sotto Traiano e Adriano. La terza va da Carlo Magno ad Enrico IV (1106). Il


e la quarta tromba fanno conoscere i mo­ quinto va da Enrico IV sino alla venuta del-
tivi, per cui i Giudei si attrassero tanta ven­ l ’Anticristo. Nicola di Lira confessa di non
detta. Nella seconda sezione (ix, 1-12) sotto saper determinare quest’ultimo tempo, e
il simbolo delle locuste annunziate dalla perciò non volle spiegare gli ultimi capi del-
quinta tromba vengono significate le eresie ^Apocalisse.
giudaizzanti, le quali cominciarono con Teo­ Si deve confessare che questo sistema va
doro Bizantino (196), ma furono sterminate contro a gravi difficoltà, come ne sono pro­
nel Concilio di Antiochia (260). Nella terza va le grandi divergenze, che si osservano
sezione (ix, 13-xx, 15) si predice la rovina in coloro che lo sostengono, e il fatto che
deirimpero romano idolatra. Questa rovina questi suppongono sempre di essere nel­
comincia colla sesta tromba che annunzia la l ’ultima o nella penultima età del mondo,
disfatta di Valeriano. La settima tromba per modo che a quest’ora il mondo avrebbe
spiega, come la causa della rovina deirim­ già dovuto finire parecchie volte. Anche la
pero sono le persecuzioni contro i cristiani, divisione dei varii periodi, e molto più la
e descrive la persecuzione di Diocleziano, loro estensione, dipendono da calcoli arbi­
che è la grande bestia segnata col numero trarli e soggettivi. È noto che l ’abate Gioa­
666. Tornando a Valeriano l ’Apostolo de­ chino, e più tardi Lutero e i suoi discepoli,
scrive nelle visioni delle sette coppe i gravi si facevano forti di questo sistema d ’inter­
mali e la desolazione deirimpero seguiti a pretazione per sostenere i loro errori.
Valeriano. Poi si parla di sette re persecu­
3° Sistema di coloro, i quali pensano che
tori della Chiesa e di dieci re barbari, che
argomento principale dell’Apocalisse siano
si precipitano sull’impero romano, e ne ac­
gli ultimi avvenimenti della Chiesa. I se­
celerano la rovina, che si compie finalmente
guaci di questo sistema facendosi forti del­
sotto Alarico. 3ossuet confessa che la vi­
l ’autorità dei Padri S. Irineo, Sant’ Zoolito,
sione del cap. xx è molto oscura, e non è
Andrea e Areta di Cesarea, SantAgostino,
possibile sapere come egli la intendesse.
S. Vittorino P., S. Beda, ecc., pensano,
Allioli divide la seconda parte dell’Apoca­
lisse in tre sezioni : la prima (iv-xn) tratta che se i primi tre capitoli dell’Apocalisse
della distruzione di Gerusalemme sotto Tito, si riferiscono per la massima parte alla
la seconda (xm -xix) della distruzione di situazione delle Chiese di Asia al momento
Roma sotto Alarico, e la terza (xx, 1-5) di in cui l ’Apostolo scriveva, invece i capitoli
iv - x x i i trattano delle prove e delle tribola­
un’era di pace per la Chiesa. A quest’era
di pace seguirà la venuta dell’Anticristo, e zioni che la Chiesa dovrà soffrire negli
dopo la vittoria sull’Anticristo si avrà il ultimi tempi, prove e tribolazioni, che sa­
giudizio e la rinnovazione delle cose. ranno coronate dal completo trionfo di Gesù
Cristo sopra tutti i suol nemici. Siccome
2° Sistema di coloro i quali ritengono che si tratta di avvenimenti futuri non fa mera­
argomento dell’Apocalisse sia tutta la storia viglia che si incontrino tante oscurità nel­
della Chiesa. Parecchi autori pensano che l ’interpretazione dei diversi simboli.
S. Giovanni nell’Apocalisse abbia fatto come Questo sistema propugnato già da Al-
un riassunto di tutta la storia della Chiesa, cuino, Ruperto T. e da molti autori del
e descritto per sommi capi e in modo sim­ medio-evo è stato seguito nei tempi più
bolico tutti i combattimenti, che la Chiesa recenti da Ribera, Viega, Cornelio Alapide,
dovrà sostenere sino alla consumazione dei Bisping, Krementz, Comely, Fillion, Tie-
secoli. Come è chiaro tra I sostenitori di fenthal, Crampon, ecc., e, tutto considerato,
questo sistema regna la più grande varietà, ci sembra il più probabile e perciò l ’ab­
quando si tratta di determinare in particolare biamo seguito nel commento.
quali siano gli avvenimenti annunziati. Così
p. es. Holzhauser pensa che l ’Apocalisse P r in c ip a l i c o m m e n ti c a tt o lic i s u l l ’A-
annunzi ciò che deve avvenire nelle sette p o c a lis s e . — Oltre ai Padri greci Andrea
età della Chiesa, età degli Apostoli, dei mar­ e Areta di Cesarea, e ai Padri latini S. Vit­
tiri, dei dottori, della pace, delle prove, torino di Petteau, Primasio e S. Beda, e agli
della consolazione, e della desolazione. scolastici B. Alberto Magno, Ugon Card.,
Quest’ultima avrà termine col giudizio. Dionigi Cart., N ic. di Lira, ecc., vanno in
Nicola di Lira divide la storia della Chiesa modo speciale ricordati : Ribera, In Apoc.,
in sei periodi : il primo, figurato dai sette Lione, 1593; Viega, In Apoc., Eborae,
sigilli, va sino a Giuliano Apostata (363). 1601 ; Bererio, In Apoc., Lione, 1606; A l-
In esso fioriscono gli Apostoli, i martiri e i cazar, Antverpia, 1614 ; Salmeron, Colonia
dottori. Il secondo, figurato dalle sette trom­ A ., 1598; Bossuet, Parigi, 1689; B. H ol­
be, va da Giuliano a Maurizio (582). Il zhauser, Bamberga, 1784^, Trotti de la Che-
terzo, figurato dalla lotta tra la donna e il tardie, Bourges, 1692 ; Cornelio Alapide,
dragone, va da Maurizio a Carlo Magno numerose edizioni ; Calmet, varie edizioni,
(800). Il quarto, figurato dalle sette coppe, Fra i più recenti vanno nominati Lafont-
616 A p o calisse - I ntroduzione — I, 1-3

Sentenac, Le pian de VAp., ecc., Parigi. Apoc. des, h. Iohan, ecc., Paderborn, 1892;
1872; P. Drach, Apocalypse de St-]ean, Pa­ Kohlhofer, Die Einl. heit. der Apoc., Fri­
rigi, 1873 ; Bisping, Erklärung der Apoc., burgo B., 1902; Ceulemans, Com. in Epist.
Munster, 1873 ; Krementz, Die Offenbarung cath. et Apoc., Malines, 1904; Crampon,
des h. Io. in 'L ich te des Evangeliums des L ’Apoc. de St-Jean, Toumai, 1904; Fillion,
Io., Friburgo B., 1883; Duprat, L ’Apoca­ nel Commentario in tutta la Bibbia; Cal-
lypse, ecc., Lione, 1889; Tienfenthal, Die mes, ecc.

APOCALISSE DI S. GIOVANNI

C A P O I.

Titolo e carattere del libro, i -j . — Dedica e sommario, 4-8. — Visione d i Gesù


Cristo glorioso, 9-18. — Comando a Giovanni di scrivere, 19 -20 .

*Apocalypsis Iesu Christi, quam dedit illi Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli
Deus palam fäcere servis suis, quae opör- ha data per far conoscere ai suoi servi le
tet fieri cito : et signiflcävit, mittens per cose che ' debbono tosto accadere : ed egli
Angelum suum servo suo Ioanni, 2Qui testi- mandò a significarla per mezzo del suo An
mönium perhibuit verbo Dei, et tesrimö- gelo al suo servo Giovanni, 2il quale ren­
nium Iesu Christi, quaecümque vidit. 3Bea­ dette testimonianza alla parola di Dio, e
tus, qui legit, et audit verba prophetiae alla testimonianza di Gesù Cristo in tutto
huius: et servat ea, quae in ea scripta quello che vide. sBeato chi legge, e chi
sunt: tempus enim prope est. ^ ascolta le parole di questa profezia : e serba
le cose che in essa sono scritte : poiché il
tempo è vicino.

Anche gli antichi profeti ricevettero le comunica­


CAPO I. zioni di Dio per mezzo degli angeli. « Questa
rivelazione adunque fu da Dio comunicata a Cristo
1. Nel prologo (1-8) San Giovanni informa 11 come uomo, da Cristo all’ Angelo, dall’ Angelo a
lettore sul carattere, l’origine e il valore del suo Giovanni, da Giovanni alla Chiesa. Da queste
libro (1-3), e poi aggiunge la dedica (4-6), e dà parole intendiamo come quando egli dirà che Dio,
un breve sommario di ciò che forma l ’oggetto del ovvero Gesù Cristo gli apparve, e gli parlò, si
suo scritto (7-8). intende che gli parlò per mezzo di uno o di altro
Rivelazione di eventi futuri relativi allo svi­ angelo » Martini.
luppo e alla consumazione del regno di Dio sulla 2. Il quale rendette testimonianza (gr. èjiaptv-
terra. D i Gesù Cristo. Ecco l’autore di questa PH<ìey), ossia attestò essere parola di Dio, e testi-
rivelazione (Il Cor. XII, 1 ; Gal. I, 12). Che D io , monia>nza o rivelazione di Gesù Cristo, tutto quello
ecc. Gesù Cristo come uomo ha ricevuto questa che egli vide. Queste ultime parole alludono al
rivelazione dal Padre (Cf. Matt. XXVIII, 18). Per carattere speciale deU’ApocaJisse, che consta in
far conoscere. Queste parole indicano il fine, a gran parte di visioni. Sia al principio che al fine
cui essa è ordinata. Ai suoi servi, cioè ai fedeli. (XXII, 6 , 18) l’ Apostolo afferma la divinità del
Tosto. Alcune delle profezie annunziate comincie- 6uo libro. 11 passato rendette testimonianza è
ranno tosto a verificarsi, mentre altre non si com­ probabilmente un semplice passato epistolare.
piranno che alla fine del mondo (Cf. XIII, 1 0 ; Alcuni pensano però che l’Apostolo alluda anche
XIV, 12). E da osservarsi in generale, che quando ai suoi scritti precedenti (Cf. Giov. I, 14; XXII,
l’Apostolo parla della prossimità della venuta di 24; 1 Giov. 1 ).
Gesù Cristo e del compirsi di certi avvenimenti,
parla spessissimo di una prossimità relativa e 3. Beato perchè conseguirà l’eterna beatitudine.
per rapporto a Dio, 11 quale misura il tempo in Chi legge. Il greco dvoTtv<£KTxa>y si diceva della
modo ben diverso dal nostro (Cf. II Piet. Ili, 8). lettura pubblica delle Scritture, che soleva farsi
Egli. Gesù Cristo fece conoscere la detta rivela­ nelle adunanze cristiane. (Cf. S. Giust., Apoi., I,
zione a S Giovanni per mezzo del sdo Angelo. 67). Chi ascolta... 9 serba. Nel greco questi due
A po c a lis s e , I, 4-8 617

Moánnes septem Ecclésiis, quae sunt in ^Giovanni alle sette Chiese che sono nel­
Asia. Grátia vobis, et pax ab eo, qui est, et l'Asia. Grazia a voi, e pace da colui, che è,
qui erat, et qui ventúrus e s t: et a septem e che era, e che è per venire : e dai sette
spirítibus, qui in conspéctu throni eius spiriti, che sono dinanzi al trono di lui : 5e
sunt: 5Et a Iesu Christo, qui est testis fl- da Gesù Cristo, che è il testimone fedele,
délis, primogénitus mortuórum, et princeps il primogenito di tra i morti, e il principe
regum terrae, qui diléxit nos, et lavit nos dei re della terra, il quale ci ha amati, e ci
a peccátis nostris in sánguine suo, #et fecit ha lavati dai nostri peccati col proprio san­
nos regnum, et sacerdotes Deo et Patri suo : gue, *e ci ha fatti regno, e sacerdoti a Dio
ipsi glória, et impérium in saécula saeculó- suo Padre : a lui gloria, e impero pei secoli
rum : Amen. dei secoli : così sia.
7Ecce venit cum núbibus, et vidébit eum 7Ecco che egli viene colle nubi, e ogni
omnis óculus, et qui eum pupugérunt. Et occhio lo vedrà, anche coloro che lo trafis­
plangent se super eum omnes tribus terrae : sero. E si batteranno il petto a causa di lui
Etiam : Amen. 8Ego sum u, etc*, princípium tutte le tribù della terra : così è : Amen •

4 Ex. III, 14. • I Cor. XV, 20; Col. I, 18; Hebr. IX, 14; I Petr. I, 19; I Joan. I, 7. 7 Is. III,
13; Matth. XXIV, 30; Judae, 14.

verbi sono al plurale. Non basta ascoltare, ma è geli, ma perchè come uomo-Dio è l’ autore della
necessario custodire, meditare e mettere in pratica presente rivelazione, ed è l’oggetto, a cui sono
le cose, ossia gli avvisi, le lezioni che si dànno dirette le lodi e le benedizioni, con cui termina
dall’ Apostolo in questo scritto. La ragione si è il prologo. — L ’Apostolo accenna a tre caratte­
che il tempo della loro realizzazione è vicino ristiche di Gesù Cristo. Egli è il testimone fedele,
nel senso Indicato al versetto 1. L ’ Apocalisse è che venne al mondo e mori per rendere testi­
dunque destinata a istruire, a consolare, e a pre­ monianza alla verità (Cf. Giov. XVIII, 37; XIX,
parare i fedeli alla seconda venuta di Gesù Cristo. 31; I Tim. VI, 13) : U primogenito di tra i morti,
4. Nei vv. 4-6 si hanno l’iscrizione o la dedica ossia il primo che abbia trionfato della morte in
e i saluti. modo da non più morire (Cf. n. I Cor. XV, 20;
Giovanni (II Giov. I, 1). Alle sette Chiese. Coloss. I, 18); il principe dei re della terra, al
Esse saranno nominate al versetto 11. L'Asia è quale compete la suprema potestà nel mondo,
la provincia romana di tal nome, che aveva Efeso avendo Egli ricevuto in eredità tutte le genti
per capitale. Benché l ’Apocalisse sia destinata a (Salm. II, 8-9; CIX, 5; Atti, XIII, 33; Ebr. I,
tutta la Chiesa, S. Giovanni si rivolge in modo 3 ; II Tim. VI, 15, ecc.). Il quale, ecc. L ’ Apostolo
particolare a sette comunità cristiane, o perchè caratterizza ora l’opera di Gesù Cristo. Egli ci
di esse egli aveva una speciale cura e governo, ha amati (gr. ci ama), e ci ha lavati dai nostri
oppure perchè il sette, essendo un numero mi­ peccati col suo proprio sangue, morendo cioè
stico, veniva a rappresentare tutta la cristianità. per noi sulla croce (Cf. V, 9 ; Ebr. IX, 22 ; 1 Giov.
Grazia a voi e pace (Ved. n. Rom. I, 7). Da colai I, 7). I migliori codici greci hanno Xvaam = ci
che è, ecc. (gr. dxò À cóv xal ó qv xaì ò èpXó^ievoq) ha sciolti dai nostri peccati. Il testo greco va
ossia da Dio stesso. L ’ Apostolo parafrasa il nome tradotto : A colui che ci ama, che ci scioglie dai
di Dio (Jahve) rivelato a Mosè (Esod. Ili, 14-15). peccati col suo sangue, che ci fa regno, ecc., a
Nel greco Invece del futuro qui ventarne est, vi lui gloria, ecc.
è il participio presente, che viene; e si sottintende, 6 . Ci ha fatti regno (astratto per il concreto
a giudicare il mondo per mezzo di Gesù Cristo. re) chiamandoci a partecipare alla sua dignità
Dai sette spiriti. Di queste parole si dànno tre reale (Cf. XX, 4; Esod. XIX, 6 ; I Piet. II, 9).
diverse interpretazioni. Alcuni (S. Giust., Dialoga Sacerdoti per offrire a Dio delle ostie spirituali,
87) pensano che si tratti di una personificazione ossia dei sacrifizi di lode e di benedizione (Cf.
dei sette principali attributi di D io; altri (Beda, I Piet. II, 9; Apoc. V, 10; VII, 15). A lui sì
ecc.) ritengono che si parli dello Spirito Santo riferisce a Gesù Cristo. 11 greco va tradotto : A
e dei suol sette doni (Is. XI, 2 ), ed altri più lui (sott. è) la gloria e l ’impero (meglio la po­
probabilmente credono che si alluda a quei sette tenza) pel secoli dei secoli, ossia per tutta la
angeli principali, che circondano U trono di Dio eternità.
(Cf. Tob. XII, 5), e che sono figurati al cap. IV, 7. Nei vv. 7-8 l’ Apostolo dà un breve riassunto
5 da sette lampade, e al cap. V, 6 dalle sette del suo libro, annunziando la venuta di Gesù
corna dell’ agnello, e ai quali vengono date sette Cristo giudice in tutto lo splendore della sua
trombe (V ili, 2). L'Apostolo augura la grazia maestà.
e la pace da Dio e dal sette angeli, non perchè Ecco che egli, Gesù Cristo, viene per giudi­
essa possa venire da altri che da Dio, ma perchè care tutti gli uomini. Colle nubiy cioè sulle nubi
gli Angeli possano domandarla a Dio per noi, ed come su di un trono (Cf. Deut. VII, 13; Matt.
essere ministri di essa (Ebr. I, 14). Che sono XXIV, 30; XXVI, 64). Ogni occhio, cioè tutti gli
dinanzi al trono di lai pronti a tutti 1 suoi cenni. uomini vedranno lo splendore della sua umanità,
E difficile poter applicare queste parole allo Spi­ e non solo i buoni, ma anche i cattivi, ossia
rito Santo. Egli infatti non è dinanzi al trono, coloro che lo trafissero, vale a dire I Giudei dei­
ma sul trono di Dio. cidi e in generale tutti coloro che lo oltraggiarono.
5. E da Gesù Cristo. Nomina Gesù Cristo dopo L ’ Apostolo allude al passo di Zaccaria, XII, 10
gli angeli, non perchè Egli sia inferiore agli an­ (Cf. Giov. XIX. a7). Si batteranno il petto per la'
618 A po c a l is s e , I, 8-12

et finis, dicit Dóminus Deus : qui est, et 8Io sono l ’alfa e l ’omega, il principio e il
qui erat, et qui ventórus est, omnipotens. fine, dice il Signore Iddio, che è, e che era,
e che è per venire, l ’onnipotente.
9Ego Ioànnes frater vester, et pàrticeps ®Io Giovanni vostro fratello, e compagno
in tribulatióne, et regno et patiéntia in nella tribolazione, e nel regno, e nella pa­
Christo Iesu : fui in insula, quae appellàtur zienza in Gesù Cristo, mi trovai nell’isola
Patmos propter verbum Dei, et testimónium che si chiama Patmos, a causa della parola
Iesu : 1<sFui in spiritu in Dominica die, et di Dio, e della testimonianza di Gesù. 10Fui
audivi post me vocem magnam tamquam in ispirito in giorno, di domenica, e udii
tubae, “ dicéntis : Quod vides, scribe in dietro a me una grande voce come di trom­
libro : et mitte septem Ecclésiis, quae sunt ba, “ che diceva : Scrivi ciò, che vedi, in
in Asia, Epheso, et Smyrnae, et Pérgamo, un libro : e mandalo alle sette Chiese che
et Thyatirae, et Sardis, et Philadélphiae, et sono nell’Asia, a Efeso, e a Smirne, e a
Laodiciae : Pergamo, e a Tiatira, e a Sardi, e a Fila­
delfia, e a Laodicea.
12Et convérsus sum ut vidérem vocem, l2E mi rivolsi per vedere la voce che par­
quae loquebàtur mecum : Et convérsus vidi lava con me : e rivoltomi vidi sette candel-

• Is. XLI, 4 et XLIV, 6 et X LV III, 12; Inf. XXI, 6 et XXII, 13.

disperazione e il terrore, a causa di lui, cioè viva ai Romani come hiogo di deportazione de
alla sua vista, tutte le tribù, della terra, ossia gli condannati. S. Giovanni era stato deportato i
empi di tutte le età e di tutte le regioni (Cf. Matt. Patmos a causa della parola di D io , eoe., vale
XXIV, 30). Così è : Amen (gr. rat, àniW) doppia a dire per aver predicato il Vangelo ed essere
affermazione, la prima in greco, e l’altra in Apostolo di Gesù Cristo (Cf. VI, 25; XX, 4).
ebraico (Cf* II Cor. I, 20), che serve a mo­ Secondo la tradizione questa deportazione av­
strare la certezza e l'importanza di quanto viene venne ai tempi di Domiziano, e nell'isola si
annunziato. mostra ancora una grotta dove si dice che l'Apo­
8 . Dio eterno, infinito e onnipotente conferma stolo abbia ricevuto queste rivelazioni.
colla sua autorità la realtà della venuta di Gesù 10. Fui in ispirito, cioè rapito fuori dei sensi
Cristo per il giudizio. Io sono l'alfa e l'omega. in un'estasi o visione spirituale (Atti, XI, 5; XXII,
L'alfa è ia prima lettera dell'alfabeto greco, 17; II Cor. XII, 2, 3). Domenica. E l'unica volta
l'omega ne è l’ ultima. Dio è Vàlfay perchè è che nel Nuovo Testamento si trova tal nome. Con
principio di tutte le cose, ed è l ’omega, perchè esso si indica il primo giorno della settimana,
è il fine, a cui tutte le cose sono destinate (Cf. che fu consecrato dalla risurrezione di Gesù Cri­
Is. XLIV, 6). Il principio e il fine. Queste parole, sto, e che altrove (Atti, XX, 7; I Cor. XVI, 2)
che sono una spiegazione delle precedenti, man­ viene chiamalo primo giorno dopo il sabato.
cano in numerosi codici greci e probabilmente Una gran voce. Probabilmente era la voce di un
sono una glossa tratta dai cap. XXI, 6 e XXII, 13. angelo, oppure secondo altri di Gesù Cristo.
Dice il Signore Iddio, cioè il Padre. Che è, e che 1 1 . All'Apostolo viene intimato l'ordine di scri­
era, ecc. (Ved. n. 4). L'onnipotente. S. Giovanni vere. Scrivi. Per ben dodici volte nell'Apocalisse
usa spesso questa parola. viene dato questo comando (19; II, 1, 8 , 12, 18;
9. Nella prima parte dell'Apocalisse (I, 9-III, III, 1, 7, 14; XIV, 13; XIX, 9; XXI, 5). Quello
22) sono riferite sette lettere a sette Chiese. Ad che vedi, cioè le visioni che sono descritte cel-
esse serve di introduzione una visione di Gesù rApocalisse. Alle sette Chiese che sono nell’Asia
Cristo glorioso (I, 9-20), il quale istruisce S. Gio­ proconsodare, ossia Efeso (Ved. Int. Lett. agli
vanni intorno a ciò che deve scrivere alle sette Efes.), Smirne (Ved. n. II, 8), Pergamo (Ved. n.
Chiese. II, 12), Tiatira (Ved. n. II, 18), Sardi (Ved. n.
Nei vv. 9-10 sono indicate le circostanze di III, 1), Filadelfia (Ved. n. Ili, 7), Laodicea (Ve 1 .
luogo e di tempo della visione. Io Giovanni (Cf. n. Coloss. I, 1 ). Nell'Asia proconsolare esiste­
1 e 4) vostro fratello, cioè cristiano come voi, e vano pure altre Chiese a Troade (Atti, XX, 5 6 ;
compagno nella tribolazione, che voi soffrite, per II Cor. 12), a Colossi (Coloss. I, 2 ), a Gerapoli
la fede, e nel regno, ossia e chiamato con voi (Coloss. IV, 13), ecc.; ma l'Apostolo si volge
ad aver parte allo stesso regno celeste (v. 6), e solo alle sette ricordate, per una delle ragioni
a partecipare alla pazienza, o costanza, con cui indicate alla nota al v. 4. In alcuni codici man­
sopportate i travagli e le afflizioni. In Gesù (C ri­ cano le parole che sono nell'Asia.
sto manca nei migliori codici). Queste parole si 12 . Descrizione della visione del Figliuolo del­
riferiscono a tutti e tre i sostantivi precedenti, l'uomo (12-16). Per vedere, ossia per conside­
come è chiaro nel greco. I cristiani sono chia­ rare attentamente, come indica il greco pAéxetv.
mati a partecipare alle tribolazioni, e alle glorie Sette candellieri d'oro. Questi sette candellierl
di Gesù Cristo. rapipresentano le sette Chiese (v. 20), alle quali
Patmos, piccola isola del mare Egeo, e una è in modo speciale diretta ¡'Apocalisse. S. Gio­
delle Sporadù sorge quasi di fronte a Mileto a vanni parlando della Chiesa, usa spesso espres­
circa dodici miglia geografiche da Efeso. L'isola sioni allusive a cose del tempio di Gerusalemme.
è di natura rocciosa e quasi deserta, e per testi­ Ora quivi era appunto un candellierc d'oro a
monianza di Plinio {Hist. nat.y IV, 12, 23) ser­ sette braccia, sul quale ardevano settr lampade.
A p o c a lis s e , I, 13-17 619

septem candelàbra àurea : 13Et in mèdio lieri d ’oro : lse in mézzo ai sette candellierl
septem candelabrórum aureórum similem d ’oro uno simile al Figliuolo dell’uomo, ve­
fìlio hóminis, vestitum podére, et praecinc- stito di abito talare, e cinto il petto con
tum ad mamillas zona àurea : 14Caput autem fascia d’oro : 14e il suo capo e i suoi capelli
eius, et capilli erant càndidi tamquam lana erano candidi come lana bianca, e come
alba, et tamquam nix, et óculi eius tam­ neve, e i suoi occhi come una fiamma di
quam fiamma ignis, 15Et pedes eius similes fuoco, 15e i suoi piedi simili all’oricalco,
aurichàlco, sicut in camino ardènti, et vox qual è in un’ardente fornace, e la sua voce
ì IHks tamquam vox aquàrum multàrum : come la voce di molte acque : 16e aveva
:flEt habébat in déxtera sua stellas septem : nella sua destra sette stelle : e dalla sua
et de ore eius glàdius utràque parte acutus bocca usciva una spada a due tagli : e la
exibat : et fàcies eius sicut sol lucet in vir­ sua faccia come il solfe (quando) risplende
tùte sua. nelle sua forza.
17Et cum vidissem eum, cécidi ad pedes 17E veduto che io l ’ebbi, caddi ai suoi
eius tamquam mórtuus. Et pósuit déxteram piedi come morto. Ed egli pose la sua destra
suam super me, dicens : Noli timére . ego sopra di me, dicendo : Non temere : io sono

” Is. XLI, 4 et XLIV, 6 et XLVIII, 1 2 ; Inf. XXII, 13.

13. Il Figliuolo dell’uomo. Con questa espres­ 15. I piedi simili aWoricalco indicano la sua
sione è indicato il Messia Gesù Cristo (Cf. Dan. marcia irresistibile, che niuno può contrastare.
VII, 13; Ved. n. Matt. V ili, 20). A Giovanni però .N
Oricalco II greco XaXxoXipavo^, composto da
non apparve il Alessia umiliato, ma il Messia glo­ XaXxot = rame, e Xtpovoq = incenso del Libano,
rificato e trasfigurato. Pensano alcuni che non si etimologicamente indicherebbe una specie di
tratti però di Gesù Cristo in persona, ma *di un bronzo, bianco o brillante come l’incenso raccolto
angelo che faceva le sue veci e parlava a nome sul Libano. Alcuni però pensano che si tratti del­
di lui. Abito talare (gr. *o&npnO. Si tratta di l’elettro, metallo molto stimato nell’antichità,
una lungi veste, che scendeva sino ai piedi, ed composto di oro, di argento e di alcune pietre
preziose, oppure di vetro. Altri pensano che
XaXxoXipavo£ sia una elisione di XoXxoxXtpavoc
= fornace di bronzo, e spiegano : i suoi piedi
erano simili a fornace d i bronzo, ecc. (Cf. Zorell.,
Lex.. Graec.y p. 615). Ardente potrebbe concor­
dare anche con oricalco, ma la miglior lezione
greca Io unisce con fornace. — La sua voce era
maestosa e sonora come il rumore di molte acque,
ossia del mare (Cf. XIV, 9; XIX, 16). Anche
Ezechiele usò la stessa similitudine (I, 24;
FIg. 66. XLII, 2).
16. L ’Apostolo accenna a tre altre caratteri­
Vestiti lunghi.
stiche, le quali rappresentano Gesù Cristo come
il capo della Chiesa, come un re potente, e come
il santo per eccellenza. Sette stelle. Queste stelle
sono i sette angeli o pastori delle sette Chiese
(v. 20; II, 1). Gesù Cristo le tiene nella sua
mano per mostrare che Egli ne è il capo e il
padrone supremo, e le protegge e te custodisce.
La spada a due tagli (gr. (iojMpato &wrofio<;)
(Ved. n. Lue. II, 35) è il simbolo della potenza
di Dio e della sua parola (Ebr. IV, 12 ), che giu­
dica e punisce tutti i delitti (Cf. II, 16; XIX, 15,
era portata dai re e dai sacerdoti (Esod. XXVI11, 21 ; H Tess. II, 18). Come il sole, quando brilla
4, 31 ; Eccll. XXVII, 8 . Cf. Gius. FI., Ant. Giud.\ di maggior splendore. Tale apparve pure Gesù
IH, 7, 12 ), essendo un segno di maestà e di gran­ Cristo nella sua Trasfigurazione (Cf. Matt. XVII,
dezza (Is. VI, 4 ; Ezech. IX, 2, ecc.). Cinto il 2 e ss.).
petto, ecc. La fascia portata ai reni è simbolo di 17. Nei vv. 17-20 si dà la spiegazione di questa
azione (Lue. XII, 35; Efes. VI, 14), ma portata visione. Caddi, ecc. In presenza di sì grande
sul petto indica riposo e maestà. Gesù Cristo è maestà l’ Apostolo si sentì pieno di terrore, e
cosi presentato come sacerdote e re. cadde. La stessa cosa avvenne a Daniele (V ili,
14. Candidi. La bianchezza simboleggia la gloria 17 e ss.; X, 7 e ss.), e anche agli Apostoli (Matt.
oeleste. I capelli bianchi Indicano la vecchiezza, XVII, 6). Egli pose, ecc. Con un atto pieno di
e qui figurano l'eternità. Come fiamma. Gli occhi tenerezza, e con alcune parole piene di maestà,
fiammanti, indicano la scienza infinita, che tutto Gesù Cristo confortò e rassicurò il suo Apostolo
penetra e a cui nulla può rimanere nascosto. In (Cf. Dan. X, 13, 16; Matt. XVII, 7; Mar. XVI,
questa descrizione TApostolo usa parecchie espres­ 6 ; Lue. XXIV, 39, ecc.). lo sono il primo e Vul-
sioni che si incontrano pure presso Daniele, VII, timo (Cf. 8), cioè l’eterno, il creatore e il fine di
9; X, 4-9. tutte le cose (C i* Is. XLI, 4; XLIV, 6 ;.XLVIII, 12 ).
620 A p o c a lis s e , I, 18 — II, 1

sum primus, et novissimus, 18et vivus, et il primo e l ’ultimo, 18e il vivente, e fui
fui mórtuus, et ecce sum vivens in saécula morto, ed ecco che sono vivente pei secoli
saeculórum, et hàbeo claves mortis, et in­ dei secoli, ed ho le chiavi deila morte e del-
fèrni. lflScribe ergo quae vidisti, et quae Tinferno. “ Scrivi adunque le cose che hai
sunt, et quae opórtet fieri post haec. 20Sa- vedute, e quelle che sono, e quelle che
craméntum septem stellàrum, quas vidisti debbono accadere dopo di queste : 20il mi­
in déxtera mea, et septem candelàbra àu­ stero delle sette stelle, che hai vedute nella
rea : septem stellae Angeli sunt septem mia destra, e i sette candellieri d’oro : le
Ecclesiàrum : et candelàbra septem, septem sette stelle sono gli Angeli delle sette Chie­
Ecclésiae sunt. se : e i sette candellieri sono le sette Chiese.

C A P O II.

Lettera alle Chiese di Efeso, r-7 , — di Smirne, 8-i t , — di Pergamo, 12 -17 , —


d i Thiatira, 18 -29 .

A n gelo Ephesi Ecclésiae scribe : Haec A l l ’Angelo della Chiesa d’Efeso scrivi :
dicit, qui tenet septem stellas in déxtera Queste cose dice colui che tiene nella sua
sua, qui àmbulat in mèdio septem candela- destra le sette stelle, e cammina in mezzo

18. Io sono il vivente per eccellenza, l’autore monarchico ascende veramente al tempo degli
e la fonte di ogni vita (Giovi I, 4). Fui morto Apostoli, ed è perciò di istituzione divina. Alcuni
per pochi giorni come uomo, ed ecco che anche però pensano che col nome di angeli si debbano
uomo io vivo ora in eterno (Rom. VI, 9). H o le intendere gli angeli custodi delle diverse Chiese,
chiavi, ecc. Le chiavi sono il simbolo della potestà ma la prima spiegazione è più comune.
suprema che Gesù Cristo morendo sulla croce ha
ottenuto sull’inferno e sulla morte (Rom. XIV, 9;
Ebr. II, 14, ecc.). L ’Inferno 0 sheol è rappre­
CAPO II.
sentato come una prigione munita di solidissime
porte, nella quale la morte fa entrare e racchiude
1. Seguono ora sette lettere (II, l-II, 22 ), le
gli uomini (Cf. Matt. XVI, 18). Gesù Cristo avendo
quali, benché diverse per il loro contenuto, si
vinto il demonio e la morte, si Impossessò delle
rassomigliano però grandemente per la forma.
chiavi del sheol, e ne estrasse 1 giusti che dimo­
Tutte sono dettate da Gesù Cristo, il quale prende
ravano nella parte detta Lim bo, e a suo tempo
strapperà alla morte tutte le sue prede per mezzo
della risurrezione generale. — -
19. S. Giovanni deve scrivere: 1* la visione
avuta precedentemente; 2 * quello che gli sarà
rivelato intorno alle cose presenti (che sono), e
ciò si riferisce specialmente a quanto è conte­
nuto nei cap. II e IH ; 3* quello che gli sarà
rivelato intorno ai futuri avvenimenti della Chiesa
(che debbono accadere) , e ciò si riferisce spe­
cialmente al contenuto dei cap. IV-XXII, 5.
20 . I l mistero (gr. juxrrfiptoY) delle... i sette Flg. 67.
candellieri, ecc. Queste parole, come è chiaro
Candelliere.
nel greco, dipendono ancora dal verbo scrivi
(v. prec.). Il Signore continua quindi a dire :
scrivi... il mistero delle sette stelle, ecc., e la
loro signficazione. Le stelle sono i sette angeli
delle Chiese. Per questi sette angeli sì intendono
comunemente 1 sette capi spirituali o vescovi, I
quali giustamente vengono detti angeli, perchè
sono messaggieri e legati di Dio presso il popolo
(II Cor. V, 19), e vengono paragonati alle stelle,
perchè colla dottrina e cogli esempi devono illu­
minare e dirigere i fedeli.
I sette candellieri rappresentano le sette Chiese,
come nell’antico tempio lì candelliere a sette brac­
cia rappresentava la nazione israelitica. Dalle pa­ titoli analoghi alla descrizione che fu fatta di
role dell’ Apostolo si vede che ai tempi in cui lui nella visione del capo precedente, e con­
fu scritta l’Apocalisse, ogni Chiesa particolare tengono lodi e talvolta biasimi e rimproveri,
aveva il suo proprio vescovo, e che l’episcopato minacciano castighi ai peccatori, promettono ri-
A p o c a l is s e , II, 2-7 621

brórum aureórum : 2Scio ópera tua, et la- ai sette candellieri d’oro : 2So le tue opere,
bórem, et patiéntiam tuam, et qu*a non potes e le tue fatiche, e la tua pazienza, e come
sustinére m alos: et tentásti eos, qui se non puoi sopportare i cattivi : e hai messo
dlcunt Apóstolos esse, et non sunt; et inve- alla prova coloro che dicono di essere Apo­
nísti eos mendáces : 3Et patiéntiam habes, stoli, e non lo sono : e li hai trovati bu­
et sustinuísti propter nomen meum, et non giardi : 3e sei paziente, e hai patito per il
defecísti. mio nome, e non ti sei stancato.
4Sed hábeo advérsum te, quod charitátem 4Ma ho confro di te, che hai abbandonata
tuam primam reliquísti. aMemor esto ítaque la tua primiera carità. Ricordati per tanto
unde exqíderis : et age poeniténtiam, et pri­ donde tu sei caduto : e fa penitenza, e
ma ópera fac, sin autem, vénio tibi, et mo- opera come prima : altrimenti vengo a te,
vébo candelábrum tuum de loco suo, nisi e torrò dal suo posto il tuo candelliere, se
poeniténtiam égeris. 6Sed hoc habes, quia non farai penitenza. ®Hai però questo, che
odísti facta Nicolaitárum, quae et ego odi. odii le azioni dei Nicolaiti, le quali io pure
ho in odio.
7Qui habet aurem, áudiat quid Spíritus 7Chi ha orecchio, oda quel che lo Spirito

compense ai buoni, e terminano con un avviso 4. Ma ho contro di te, ecc. Il rimprovero che
destinato a tutta la Chiesa in generale. E da gli viene mosso non è già che egli abbia perduta
osservare come benché queste lettere siano indi­ totalmente la carità, ma solo di essersi rilassato
rizzate a Chiese particolari, e siano quindi in alquanto, e di non aver più quel fervore, che
rapporto colla loro particolare situazione, tuttavia aveva altra volta.
gli insegnamenti ohe vi si contengono sono pure 5. Ricordati donde tu sei caduto, ossia del tuo
destinati alla Chiesa in generale, la quale in tutti antico zelo. Segue un’esortazione pressante alla
i tempi avrà da sostenere persecuzioni, vedrà sor­ penitenza. Vengo a te per punirti. Nel greco si
gere eresie, e avrà dei figli ben lontani da quella aggiunge : prontamente. Qui non si tratta dell’ul­
perfezione e santità, a cui essa ha per missione tima venuta di Gesù Cristo. Torrò dal suo posto
di condurre le anime. Tale è la sentenza di San- il tuo candelliere, ossia rigetterò da me la tua
t’Agostino (Epist. XLIX), di S. Gregorio (Moral. Chiesa figurata nel candelliere (I, 20) abbando­
in lob. praef., cap. 8), di S. Vittorino, di San- nandola allo scisma e alla rovina, oppure esclu­
t'Andrea di Cesarea, di Primasio, ecc. derò dal posto già preparato nel oielo, la tua
La prima lettera (1-7) è indirizzata alla Chiesa Chiesa, e anche te se non farai penitenza.
di Efeso.
All’angelo, cioè al vescovo della Chiesa di 6. Hai questo, ecc. Per non scoraggiarlo torna
Efeso (Ved. Introd. Lettera agli Efes.). Alcuni a lodare il bene che fa. Che odii le azioni, non
però le persone. Nicolaiti. Non sono ricordati
hanno pensato che il vescovo di Efeso fosse allora
che qui e al versetto 15. Al dire di Sant’ Irineo
S. Timoteo o S. Onesimo, ma si tratta di una
(Adv. Haer., I, 6; III, 11), di Tertulliano {De
semplice congettura, poiché nulla sappiamo a
questo riguardo. Ad ogni modo è però da rite­ Pudic., XIX, 6), di Clemente A. (Strom., II, 20),
ecc., insegnavano che le voluttà sensuali non con­
nere che il vescovo è qui considerato anche come
rappresentante della Chiesa a cui presiede, e taminavano lo spirito e non erano peccati (Cf. II
Piet. II, 1, 10, 15-16), e di più negavano la
quindi 1 difetti che a lui sono rimproverati, 6ono
divinità di Gesù Cristo e professavano alcuni
difetti della sua Chiesa, e gli avvisi a lui dati
errori' gnostici. Probabilmente questi eretici per
sono avvisi dati alla sua Chiesa. — Colui che
tiene nella sua destra, ecc. (Cf. I, 13, 16). Che dar più credito alle loro false dottrine, le dicevano
derivate dal Diacono Nicolao (Ved. n. Atti, VI,
cammina, ecc. (I, 13, 20) come un padrone sul
suo dominio, oppure come un pastore tra 71 5). Alcuni Padri credono però che il Diacono
suo gregge. Come pastore e padrone supremo Nicolao sia diventato veramente eretico e capo
dei Nicolaiti (Philosoph., VII, 36); altri invece
Egli conosce perfettamente le opere buone o mal­
vagie delie sue pecorelle. lo scusano da colpa, pur ritenendo che alcune
sue parole abbiano dato occasione agli eretici
2. So. TnKÌ« le sette lettere cominciano così di abusare del suo nome (Clemente A., Eusebio,
(Cf. 9, 13, 19; in , 1, 8, 15). Le tue opere, cioè ecc.) ; altri poi ritengono che da lui abbiano avuto
la tua condotta come pastore della Chiesa ; le origine i Nicolaiti (Irineo, Tertulliano, ecc.), ma
tue fatiche per la propagazione del Vangelo, la oon si pronunziano sulla sua colpevolezza. La
tua pazienza nel sopportare le tribolazioni (Cf. cosa è quindi molto incerta.
1 Tess. I, 3). Non puoi sopportare i cattivi cri­ 7. Chi ha orecchio, ecc. Questa formola ripe­
stiani, nel senso che non hai per loro quella falsa tuta al fine di ogni lettera (11, 17, ecc.), e già
tolleranza che li lascia precipitare nella perdizione. usata da N. S. Gesù Cristo (Matt. XI, 15, ecc.),
Coloro che dicono di essere Apostoli, cioè Inviati serve a richiamare l’attenzione sulla promessa
di Gesù Cristo, o dei veri Apostoli. Questi falsi che viene fatta. Lo Spirito di Gesù Cristo, ossia
apostoli sono probabilmente gli stessi Nicolaiti lo Spirito Santo (Giov. Ili, 34). Alle Chiese. Da
del versetto 6. Già S. Paolo aveva predetto la ciò si deduce che quel che si dice del vescovi va
comparsa di questi falsi apostoli (Cf. Atti, XX, Inteso anche delle loro Chiese, e gli avvisi dati
28-31; II Cor. XI, 13; Il Tim. II, 16-18; III, a una Chiesa, sono comuni a tutte le Chiese a
2 e ss. Vedi pure II Piet. II, 1 e ss. ; Giud. I, 18). seconda del bisogno. Al vincente, cioè al cristiano
3. Hai patito persecuzioni pel nome mio, cioè che persevererà sino alla fine neiradempimento
a motivo della fede cristiana. del proprii doveri, non ostante le persecuzioni e
622 A p o c a l is s e , II, 8-13

dicat Ecclésils : Vincènti dabo édere de ligno dica alle Chiese : Al vincente darò a man­
vitae, quod est in Paradiso Dei mei. giare deiralbero della vita, che è in mezzo
al Paradiso del mio Dio.
®Et Angelo Smyrnae Ecclésiae scribe : *E all’Angelo della Chiesa di Smirne
Haec dicit primus, et novissimus, qui fuit scrivi : Queste cose dice il primo e l'ultimo,
mórtuus, et vivit : 9Scio tribulatiónem tuam, il quale fu morto, e vive : ®So la tua tribo­
et paupertátem tuam, sed dives es : et blas- lazione e la tua povertà, ma sei ricco : e sei
phemáris ab his, qui se dicunt Iudaéos esse, bestemmiato da quelli che si dicono Giudei,
et non sunt, sed sunt synagóga sátanae. e non lo sono, ma sono una sinagoga di
satana.
10Nihil horum timeas quae passúrus es. 10Non temere nulla di ciò che sei per
Ecce missurus est diábolus àliquos ex vo- patire. Ecco che il diavolo caccierà in pri­
bis in càrcerem ut tentémini : et habébitis gione alcuni di voi, perchè siate provati :
tribulatiónem diébus decem. Esto fìdélis e sarete tribolati per dieci giorni. Sii fedele
usque ad mortem, et dabo tibi corónam sino alla morte, e ti darò la corona della
vitae. vita.
“ Qui habet aurem, àudiat quid Spiritus “ Chi ha orecchio, ascolti quel che lo
dicat Ecclésiis : Qui vicerit, non laedétur a Spirito dica alle Chiese : Chi sarà vinci­
morte secunda. tore, non sarà offeso dalla seconda morte.
12Et Angelo Pérgami Ecclésiae scribe : 12E airAngelo della Chiesa di Pergamo
Haec dicit qui habet rhomphaéam utráque scrivi : Queste cose dice colui che tiene la
parte acutam : lsScio ubi hábitas, ubi sedes spada a due tagli : lsSo in qual luogo tu
est sátanae : et tenes nomen meum, et non abiti, dove satana ha .il trono : e ritieni il
negàsti fidem meam. Et in diébus illis An­ mio nome, e non hai negata la mia fede
tipas testis meus fìdélis, qui occisus est apud anche in quei giorni, quando Antipa, mar­
vos, ubi sátanas hábitat. tire mio fedele, fu ucciso presso di voi,
dove abita satana.

le difficoltà, ecc. Darò a mangiare, ecc., ossia Cristo e della sua Chiesa (Cf. XII, 17; I Piet.
darò la vita eterna (Cf. XXII, 2, 14, 19). Si V, 8, ecc.). Dieci giorni. La persecuzione sarà
allude qui all’ albero della vita piantato da Dio di breve durata. Sii fedele alla mia legge, sino
nel paradiso terrestre (Gen. II, 9), i cui frutti alla morte, cioè sino a versare II tuo sangue, se
dovevano comunicare ad Adamo e ai suol discen­ sarà necessario (Cf. XII, 11; Atti XXII, 4; Ebr.
denti l’immortalità. Paradiso (Ved. a. Lue. XXII, XII, 4, ecc.), e ti darò la corona della vita, ossia
43; I Cor. XII, 4) è qui il cielo. ti darò come premio e corona la vita eterna (Cf.
I Tim. IV, 8; Giac. I, 12, ecc.).
8. Lettera all’angelo della Chiesa di Smirne
(8-11). Smirne è situata sul mare Egeo a circa 11. Chi ha orecchio, ecc. (Ved. n. 7). La se­
18 leghe al nord di Efeso. Non sappiamo quando conda morte è la dannazione eterna (Cf. XX, 6, 14;
vi sia stato predicato il cristianesimo, è però certo XXI, 8), mentre la prima morte è la morte fisica,
che nella prima metà del secondo secolo ne era ossia la separazione dell’ anima dal corpo. Questa
vescovo S. Policarpo, ma ignoriamo se egli lo ultima non offende che il corpo, mentre l’altra
fosse già al tempo in cui fu scritta l’Apocalisse importa la perdizione defll’anima e del corpo
(Cf. Sant’ Irineo, Adv. Haeres., Ili, 3; Tert., De (Cf. Matt. X, 28).
praescrip., 32; Sant’ Ign., Ad Polyc., I). E il 12. Lettera all’angelo di Pergamo (12-17). Per­
primo, ecc. (Ved. n. I, 17-18). Alla Chiesa di gamo è una città della Misia al nord di Smirne,
Smirne non si fa alcun rimprovero. celebre nell’antichità per il suo tempio di Escu-
9. La tua tribolazione e la tua povertà che lapio e la sua biblioteca. Non sappiamo quando
soffri a motivo della fede (Ebr. X, 34). Sei tribo­ vi sia stato predicato il Vangelo. Colai che tiene,
lato e povero davanti agli uomini, ma sei ricco ecc. (Ved. n. I, 16). Gesù prende questo titolo,
di meriti davanti a Dio (Giac. II, 5). Sei bestem­ perchè è pronto a combattere I suol nemici, che
miato, cioè ingiuriato e oltraggiato (Cf. Atti, XIII, vi sono nella Chiesa di Pergamo.
45; XVIII, 6, ecc.). Questi persecutori sono Giu­ 13. So in qual luogo, ecc., vale a dire so che
dei di nome e di origine, ma sono indegni di tu abiti ¡n un luogo molto pericoloso, dove Satana
tal nome già portato dal popolo di Dio (Rom. ha il suo trono. Pergamo era un centro di ido­
II, 17, 28-29, ecc.), poiché odiano la verità, e latria a motivo del tempio di Esculapio. Questo
più che servire a Dio, servono a Satana. Invece dio era rappresentato e figurato dal serpente, e
di essere chiamati popolo di Dio (Num. X V I,'3; anche Satana viene chiamato serpente antico (Cf.
XX, 14), meritano il nome di sinagoga di Satana, XII, 9; XX, 2; Gen. III, 1, ecc.). Ritieni... non
perchè da lui vengono istigati a perseguitare l hai negato, ecc., ma sei rimasto fedele, non
cristiani (Giov. V III, 39). ostante tutte le perseouzioni scoppiate in quei
10. Non temere, ecc. Si allude alle nuove tri­ giorni, quando Antipa, ecc. Nulla di certo sap­
bolazioni che dovevano piombare sulla Chiesa di piamo intorno a questo martire. Simone Meta­
Smirne e siri suo vescovo. Il diavolo è l’istigatore fraste dice che fu vescovo di Pergamo e soffrì
delle persecuzioni, essendo il nemico di Gesù il martirio sotto Domiziano (Cf. Acta. Sanct. ad
A p o c a l is s e , II, 14-19 623

14Sed hàbeo advérsus te pauca : quia ha- 14Ma ho contro di te alcune poche cose :
bes illic tenéntes doctrinam Balaam, qui do- attesoché hai costì di quelli che tengono la
cébat Balac mittere scàndalum coram filiis dottrina di Balaam, il quale insegnava a
Israel, édere, et fornicàri : 15Ita habes et tu Balac a mettere scandalo davanti ai figliuoli
tenéntes doctrinam Nicolaitàrum. lflSimiliter d’Israele, perchè mangiassero e fornicas­
poeniténtiam age : si quo minus véniam tibi sero : 15Così anche tu hai di quelli che ten­
cito, et pugnàbo cum illis in glàdio oris mei. gono la dottrina dei Nicolaiti. 16Fa pari-
menti penitenza : altrimenti verrò tosto a
te, e combatterò con essi colla spada della
mia bocca.
17Qui habet aurem, àudiat quid Spiritus 17Chi ha orecchio, oda quel che dica lo
dicat Ecclésiis : Vincènti dabo manna ab- Spirito alle Chiese : A chi sarà vincitore,
scónditum, et dabo illi cálculum càndidum : darò la manna nascosta, e gli darò una pie­
et in cálculo nomen novum scriptum, quod tra bianca : e sulla pietra scritto un nome
nemo seit, nisi qui áccipit. nuovo non saputo da nessuno, fuorché da
chi lo riceve.
18Et Angelo Thyatirae Ecclésiae scribe : 18E all’Angelo della Chiesa di Tiatira
Haec dicit Filius Dei, qui habet óculos tam- scrivi : Queste cose dice il Figliuolo di Dio,
quam flammam ignis, et pedes eius símiles che ha gli occhi come fiamma di fuoco ed i
aurichálco : 19Novi ópera tua, et fldem, et piedi del quale sono simili all’oricalco :
charitàtem tuam, et ministèrium, et patién- 19So le tue opere, e la fede, e la tua carità,

14 Num. XXIV, 3 et XXV, 2.

11 aprili«.). Martire, cioè testimone fedele, che 17. Chi ha orecchio, eoe. (Ved. n. 7). Vinci­
col suo sangue ha resa testimonianza alla fede tore nelle prove di quaggiù. La manna nascosta,
(Cf. VI, 9; XII, 11, ecc.). ossia il oibo dell’eterna beatitudine. La parola
14. In una Chiesa santificata dal sangue di un manna allude a quel cibo miracoloso, che Dio
martire ecco che vi è chi tiene la dottrina di provvide a Israele nel deserto (Esod. XVI, 24;
Balaam, ecc. Balaam aveva dato al re Balac il Sap. XVI, 20, ecc.), e l’ appellativo nascosta, in­
pessimo consiglio di Indurre gli Ebrei all’ ido­ dica che la beatitudine celeste è sconosciuta,
latria attirandoli a feste impure in onore di Beel- flnohè non la si provi (I Cor. II, 7). Quale con­
fegor (Cf. Num. XXV, 1-2; XXXI, 16; Giuda, trasto coi banchetti idolatrici! -
11, ecc.). Gli darò una pietra, ecc. L ’ Apostolo allude agli
antichi usi greci. I Greci infatti solevano scrivere
15. Così anche ta, come l ’antico Israele, hai
su piccole pietre bianche ben levigate, i nomi dei
di quelli che tengono, ecc., ossia che insegnano
candidati nelle elezioni, 1 titoli dei vincitori nei
-essere lecito fornicare e idolatrare, ossia man­
giuochi olimpici, ecc. Anche nei giudizi 1 giudici
giare le carmi immolate agli idoli col partecipare
con una pietra bianca esprimevano la sentenza
ai sacrifizi pagani. Intorno ai Nicolaitl ved. n. 6.
di assoluzione. La pietra bianca promessa qui al
I razionalisti della scuola di Tubinga, in questi
vincitore indica quindi che egli sarà dichiarato
rimproveri mossi ai Nicolaiti hanno voluto vedere
santo, e perciò degno dell’eterna ricompensa, e
un biasimo contro la dottrina di S. Paolo sulla
libertà evangelica. E chiaro però ad ognuno, che sarà eletto ad essere cittadino del cielo. Il nome
gli errori qui combattuti da 6. Giovanni sono nuovo è probabilmente il nome di cittadino celeste
quelli stessi contro i quali combattè S. Paolo. oppure il nome di Dio o di Gesù Cristo. Nessuno
Non è forse l’Apostolo delle genti che ha cele­ può conoscere il pregio e il valore di tal nome,
se non colui che è stato fatto degno di riceverlo,
brato (I Cor. V, 1 e ss.; VI, 9-VII, 11, ecc.)
perchè questi solo può conoscere quanta sia la
le lodi della castità, ed ha biasimato severamente
felicità che Dio ha preparato a coloro che lo
{Gal. V, 13) coloro che convertivano in licenza
amano e lo servono (Cf. Zorell., Leic. Graec.,
la libertà cristiana? Benché egli abbia insegnato
Crampon, h. 1.).
che le carni immolate agli idoli non sono impure
in se stesse (I Cor. V III, 4, 8), non ha però 18. Lettera all’ angelo di Tiatira (18-25). Tiatira
mancato di vietarne l’uso ai fedeli semprechè ciò (oggi Ak-Hissar) è una città della Lidia (Cf. Atti,
avesse potuto essere riguardato come un parte­ XVI, 14), a due giorni di marcia all’ Est di Per­
cipare al culto idolatrico (I Cor. X, 27 e ss.), o gamo. I l Figliuolo di Dio. Questa espressione è
tornare in qualsivoglia modo di scandalo ai deboli in relazione coi vv. 27-28, in cui Gesù Cristo
(Cf. Rom. XIV, 1 e ss.). Vedi su questo punto, parla del potere ricevuto dal Padre. Ha gli occhi,
Belser, fin/., pag. 366 e ss. ; 374 e ss. ecc. (Ved. n. I l, 4, 15). Con tali occhi Gesù
16. Se 1 Nicolaiti sono colpevoli, anche il Cristo scruta gli affetti del cuore (v. 23), e con
vescovo di Pergamo è degno di biasimo, perchè tali piedi stritola 1 ribelli come vasi dì argilla (27).
non li ha combattuti colla debita energia, e perciò 19. So le tue opere, ecc. (Ved. n. 2). I l mini­
viene intimato a lui come già al vescovo di Efeso, stero pastorale (rr\v fctaxoviav), che Importa anche
di fare penitenza. Verrò (Cf. n. 5). Combatterò la cura dei poveri, delle vedove, ecc. Le tue ul­
contro i Nicolaiti colla spada, ecc. (Ved. n. I, time opere, ecc. Ciò indica manifestamente che
16; II, 12). U suo zelo era andato crescendo.
624 A p o c a l is s e , II, 20-27

tiam tuam, et òpera tua novissima plura e il ministero, e la pazienza, e le tue ultime
prióribus. opere più numerose che le prime.
20Sed hàbeo advérsus te pauca : quia per- 20Ma ho contro di te poche cose, poiché
mittis mulierem Iézabel, quae se dicit pro- permetti alla donna Jezabele, che si dice pro­
phéten, docére, et seducere servos meos,' fetessa, di insegnare e sedurre i miei servi,
fornicàri, et manducare de idolóthytis. 22Et perchè cadano\ in fornicazione, e mangino
dedi illi tempus ut poeniténtiam àgeret : et carni immolate agli idoli. 21E le ho dato
non vult poenitére a fornicatane sua. 22Ecce tempo di far penitenza : e non vuol pentirsi
mittam earn in lectum : et qui moechàntur della sua fornicazione. 22Ecco che io la sten­
cum ea, in tribulatióne màxima erunt, nisi derò in un letto : e quelli che fanno con
poeniténtiam ab óperibus suis égerint. 23Et essa aduterio, saranno in grandissima tribo­
filios eius interficiam in morte, et scient lazione, se non faranno penitenza delle opere
omnes Ecclésiae, quia ego sum scrutans loro : 2ae colpirò di morte i suoi figliuoli e
renes, et corda : et dabo unicuique vestrum tutte le Chiese sapranno che io sono lo scru­
secundum òpera sua. tatore delle reni e dei cuori : e darò a cia­
scuno di voi secondo le sue azioni.

24Vobis autem dico, et céteris qui Thyati^ 34Ma a voi, io dico, e a tutti gli altri di
rae estis : Quicúmque non habent doctri- Tiatira, che non hanno questa dottrina, e
nam hanc, et qui non cognovérunt altitù- non hanno conosciuto le profondità, come le
dines sátanae, quemâdmodum dicunt, non chiamano, di satana, non porrò sopra di voi
mittam super vos àliud pondus : 25Tamen altro peso : 23Ritenete però quello che avete,
id, quod habétis, tenéte donec véniam. 2#Et sino a tanto che io venga. 28E chi* sarà vin­
qui vicerit, et custodierit usque in flnem citore, e praticherà sino alla fine le mie
ópera mea, dabo illi potestátem super Gen­ opere, gli darò potestà sopra le nazioni, 2Te
tes, 2TEt reget eas in virga férrea, et tam- le reggerà con verga di ferro, e saranno

*• I Reg. XVI, 7; Ps. VII, 10; Jer. XI, 20 et XVII, 10 et XX, 12.

20. Poche cose, manca nel greco. Permeiti, ma nulla può sfuggire allo sguardo di Gesù Cri­
ossia tolleri, mentre dovresti opporti con tutta sto. Darò, ecc. Benché giudice severo, Gesù
energia. La donna lezabele. E incerto se con però è la stessa giustizia, e darà a ciascuno
questo nome venga indicata una persona reale secondo le sue opere. Ma a voi, ecc. Queste
(come sembra probabile), oppure una setta (Ni- parole vanno unite col versetto seguente, e de­
colaiti) personificata. Il nome è simbolico, ed è vono spiegarsi : ma a voi, ossia agli altri fedeli di
tolto da una perfida e dissoluta regina d'Israele, Tiatira che non hanno, ecc. Gesù Cristo parla
che con tutti i mezzi propagò l'idolatria, e perse­ direttamente ai fedeli di Tiatira, i quali non si
guitò gli adoratori del vero Dio (III Re, XXI, 5 sono lasciati sedurre.
e ss.). Alcuni codici greci di poco valore hanno : 24. Questa dottrina perversa insegnata da le­
la tua donna lezabele, ma tale lezione è meri­ zabele. Le profondità, ecc. Questi eretici di Tia­
tamente lasciata da parte dai critici. Che si tira si vantavano di una scienza profonda, oss-a
dice, ecc., pretende cioè di avere il dono della di conoscere le profondità della scienza (I Tim.
profezia, e usa della sua influenza per trasci­ VI, 20) o di Dio (I Cor. II, 10); ma Gesù Cristo
nare i cristiani alla disonestà e all'idolatria. per ironia chiama tali cognizioni profondità di
Carni immolate (Ved. n. I Cor. V ili, 1). Anche Satanat ossia dottrina ispirata da Satana. Son
S. Paolo parla di donne sedotte dagli eretici e porrò sopra di voi, ecc., ossia non manderò sopra
divenute alla lor volta strumenti di seduzione e di voi altre tribolazioni oltre quelle che sostenete
di perversione (Il Tim. Ili, 6 e ss.). Le pratiche (v. 19), e non sarete partecipi del castigo di
di lezabele sono quelle stesse dei Nicolaiti e dei lezabele, oppure, secondo altri : non vi imporrò
seguaci di Balaam (Cf. 14-15). altro obbligo che quello di fuggire la fornica­
21. Le ho dato tempo, ecc. La sua colpa è zione e di astenervi dalle carni immolate (Cf. v.
quindi più grande e degna di maggior castigo. 20 e Atti, XV, 28-29). La prima spiegazione è
22. La stenderò, ecc., ossia la castigherò con da preferirsi.
una gravissima malattia. Quelli che fanno, ecc., 25. Ritenete però quello che avete, cioè la
vale a dire i complici delle sue dissolutezze, 1 vera fede e la perseveranza nel bene (v. 19) sino
seguaci delle sue dottrine saranno partecipi della a tanto che io venga per il giudizio (Cf. I, 7)
sua punizione, se non si ravvedono. a premiarvi.
23. I suol figliuoli, cioè probabilmente i cri­ 26-27. Le mie opere, cioè imiterà i miei esempi
stiani che si sono lasciati sedurre dai suoi inse­ e praticherà i miei insegnamenti. Gli darò potestà,
gnamenti, oppure, secondo altri, i suoi figliuoli In ecc. Quando Io verrò per sconfìggere tutti i miei
senso proprio (Cf. n. 20). Tutte le Chiese del nemici e fondare il mio regno glorioso, lo asso­
mondo sapranno, ecc. Scrutatore delle reni, ecc. derò alla mia dignità, e giudicherà con me le
(Ved. n. Rom. V ili, 27). Cf. Salm. VII, 10; Ge- nazioni e tutti coloro che furono ribelli al Van­
rem. XI, 20, ecc. Gezabele doveva nascondere gelo, e li tratterà con una verga di ferro, ossi»
con arte e ipocrisia finissima le sue dissolutezze, con estremo rigore, c li condannerà ad essere
A p o c a lis s e , U, 28 — III, 5 625

quam vas figuli confringäntur, 28Sicut et stritolate come vasi di terra, 8*come anch’io
ego accäpi a Patre meo : et dabo illi stellam ottenni dal Padre mio : e gli darò la stella
matutinam. del mattino.
2*Qui habet aurem, äudiat quid Spiritus 29Chi ha orecchio, oda quello che lo Spi-
dicat Eccläsiis. rito dica alle Chiese.

CAPO III.

Lettere alle Chiese di Sardi, i-6 , — di Filadelfia , 7 -13, — e di Laodicea , 1 4 - 2 2 .

*Et Angelo Ecclésiae Sardis scribe : Haec *E airAngelo della Chiesa di Sardi scrivi :
dicit qui habet septem Spiritus Dei, et sep- Queste cose dice colui che ha i sette Spiriti
tem stellas : Scio òpera tua, quia nomen di Dio e le sette stelle : Mi sono note le tue
habes quod vivas, et mórtuus est. 2Esto vi- opere, e come hai il nome di vivo, e sei
gilans, et confirma cétera, quae moritura morto. 2Sii vigilante, e rafferma il resto che
erant. Non enim invénio òpera tua piena co- sta per morire. Poiché non ho trovato le
ram Deo meo. aIn mente ergo habe quàliter tue opere perfette dinanzi al mio Dio. ’ Abbi
accéperis, et audieris, et serva, et poenitén- adunque in memoria quel che ricevesti, e
tiam age. Si ergo non vigilàveris, Véniam udisti, e osservalo, e fa penitenza. Che se
ad te tamquam fur, et néscies qua hora vé­ non veglierai verrò a te come un ladro, nè
niam ad te. saprai in qual ora verrò a te.
4Sed habes pauca nòmina in Sardis, qui 4Hai però in Sardi alcune poche persone,
non inquinavérunt vestiménta sua : et am- le quali non hanno macchiate le loro vesti :
bulabunt mecum in albis, quia dignl sunt. e cammineranno con me vestiti di bianco,
“Qui vicerit, sic vestiétur vestiméntis albis, perchè ne sono degni. aChi sarà vincitore,

a I Thess. V, 2; II Petr. Ili, 10; Inf. XVI, 15.

spezzati quali vasi di creta. Gesù ha ricevuto dal 2. Sii vigilante, ecc., ossìa veglia sopra te
Padre tale potestà, e ne farà parte ai suoi eletti stesso e sopra il tuo gregge, rafferma nella fede
(Cf. Ili, 21; Salm. II, 9 ; Matt. XIX, 28). gli altri, i quali a causa della tua negligenza
28. La stella del mattino. Al cap. XXII, 16, 6ono anch’essi vicini a perire, poiché non ho
Gesù chiama se stesso la stella splendida del trovato le tue opere perfette, ma al contrario le
mattino. Egli quindi promette se stesso e la sua ho trovate molto imperfette e vuote dinanzi a
gloria come premio al vincitore, il quale verri Dio, checché possa sembrare agli uomini.
così a partecipare alla luce e allo splendore di 3. Invito alla penitenza. Abbi, ecc. Ricordati
Gesù Cristo glorificato (Cf. II Piet. I, 19; Matt. della dottrina e degli insegnamenti che ricevesti,
XIII, 43; Dan. XII, 3). quando' udisti ‘ la predicazione del Vangelo, e
29. Chi ha orecchio, ecc. Nelle tre lettere pre­ custodiscili come un deposito sacro e mettili in
cedenti (7, 11, 17) questa raccomandazione è pratica. Se non veglierai... Airinvito a penitenza
fatta prima della promessa del premio, invece segue la minaccia del castigo. Verrò (Ved. n. II,
nella lettera presente e nelle altre tre (III, 6, 13, 5). Come un ladro, ecc. (Ved. n. Matt. XXIV,
22) segue alla promessa. Si hanno così due 42; Lue. XII, 39; I Tess. V, 2, 4; II Piet. III,
gruppi di lettere. 10; Apoc. XVI, 15, ecc.).
4. Non hanno macchiate le loro vesti, ossia
hanno conservato candida quella stola lavata nel
CAPO III. sangue deirAgnello (I, 5; VII, 14), che loro ?
stata data nel Battesimo; hanno in altre parole
1. Lettera airangelo di Sardi (1-6). Sardi (oggi conservata la giustizia e la santità ricevuta ne.
Sart) già capitale della Lidia si trova all’est di Battesimo. Cammineranno con me nel cielo vestiti
Efeso a circa 13 ore di marcia da Tiatira. Il suo di bianco (Cf. VI, 11 ; VII, 9). La veste bianca
ultimo re fu Creso. 1 sette Spiriti, ecc. (Ved. n. rappresenta quella veste nuziale, che rende degni
1, 4). Le sette stelle (Ved. n. I, 16, 20), cioè i di partecipare alle nozze dell*Agnello (IV, 4;
vescovi delle sette Chiese. M i sono note... Come VII, 13; Matt. XXII, 11).
li, 2, 19. Hai nome di vivo, ossia agli occhi degli 5. Rivestito, ecc., avrà cioè la beatitudine ce­
uomini tu sembri vivo, e godi presso di essi leste. Non cancellerò, ecc. « Tutti i cristiani sono
buona riputazione, ma davanti agli occhi di Dio scritti nel libro della vita allorché nel santo bat­
il tuo stato è deplorevole; tu sei morto, ossia hai tesimo sono giustificati e santificati, ma possono
perduta la grazia santificante, che è vita del- essere ancora dal libro stesso cancellati, quando
t'anima. La Chiesa di Sardi versava quindi in pes­ non siano perseveranti. Non saranno cancellati
sime condizioni. quelli ai quali avrà dato Dio il dono della perse-

40 — Sacra Bibbia. vol. TT.


626 A p o c a l is s e , III, 6-12

et non delébo nomen eius de Libro vitae, et sarà così rivestito di bianche vesti, nè can­
confltébor nomen eius coram Pâtre meo, cellerò il suo nome dal libro della vita,
et coram ângelis eius. e confesserò il suo nome dinanzi al Padre
mio e dinanzi ai suoi Angeli.
•Qui habet aurem, âudiat quid Spiritus ®Chi ha orecchio, oda quello che dica lo
dicat Ecclésiis. Spirito alle Chiese.
7 Et Angelo Philadélphiae Ecclésiae scri­ 7E all’Angelo della Chiesa di Filadelfia
be : Haec dicit Sanctus et Verus, qui scrivi : Così dice il Santo e il Verace, che
habet clavem David : qui âperit, et nemo ha la chiave di David : che apre, e nessuno
claudit : claudit, et nemo âperit : 8Scio chiude : che chiude, e nessuno apre : 8Mi
opéra tua. Ecce dedi coram te ôstium apér- sono note le tue opere. Ecco io ti ho messo
tum, quod nemo potest clâudere : quia mô- davanti una porta aperta, che nessuno può
dicam habes virtütem, et servâsti verbum chiudere : perchè hai poco di forza, ed hai
meum, et non negâsti nomen meum. osservata la mia parola e non hai negato il
mio nome.
®Ecce dabo de synagöga sâtanae, qui di- •Ecco io (ti) darò di quelli della sinagoga
cunt se Iudaéos esse, et non sunt, sed men- di satana, che dicono d’essere Giudei, e non
tiüntur : Ecce fâciam illos ut v'éniant, et 10 sono, ma dicono il falso : ecco io farò sì
adorent ante pedes tuos : et scient quia ego che vengano e s ’incurvino dinanzi ai tuoi
diléxi te. lôQu<5niam servâsti verbum pa- piedi : e sapranno che io ti ho amato. “ Poi­
îiéntiae meae, et ego servâbo te ab hora ché hai osservato la parola della mia pa­
tentatiônis, quae ventûra est in orbem uni- zienza, io ancora ti salverò dall’ora della
vérsum tentâre habitantes in terra. tentazione, che sta per sopravvenire a tutto
11 mondo per provare gli abitatori della
terra.
“ Ecce vénio cito : tene quod habes, ut “ Ecco che io vengo tosto : conserva quello
nemo accipiat corónam tuam. 12Qui vicerit, che hai, affinchè niuno prenda la tua corona.
fâciam ilium colümnam in tempio Dei mei, 12Chi sarà vincitore, lo farò una colonna nel

7 Is. XXII, 22; Job. XII, 14.

veranza » Martini. Sul libro della vita ved. n. aveva rinnegato Gesù Cristo in mezzo alle per­
Filipp. IV, 3 (Cf. Esod. XXXII, 32; Salm. LXVIII, secuzioni, che aveva dovuto sostenere.
29; Is. IV, 3 ; Apoc. XIII, 8; XX, 12, ecc.). 9. Ecco io ( t i ) darò (gr. do o metto innanzi),
Confesserò, ecc., ossia lo riconoscerò come mio ecc. Spiega meglio il senso delle espressioni
vero discepolo (Cf. Matt. X, 32; Mar. V ili, 38). precedenti. Sinagoga di Satana, ecc. (Ved. n. II,
7. Lettera all’angelo di Filadelfia (7-13). Fila­ 9). Fard si che vengano, ecc. L ’Apostolo allude
delfia (oggi Ala-Scher) era una città della Lidia a Isaia, LX, 14, e predice qui la conversione dei
fondata da Attalo Filadelfo re di Pergamo, il Giudei di Fladelfia, i quali andranno umilmente
quale le diede il suo nome. Trovasi a circa 14 .a cercare la salute nella Chiesa, e riconosce­
ore di marcia al sud-est di Sardi. I l Santo per ranno che Dio, lungi dal riguardare come suol
eccellenza e l ’autore di ogni santità, il Verace, nemici il vescovo di Filadelfia e 1 cristiani, invece
ossia colui che ¿'la stessa verità, ed ha la chiave li ama di un amore tutto speciale.
della casa di Davide, ossia della Chiesa. Gesà 10. La parola della pazienza non è altro che
Cristo viene qui rappresentato come colui che il Vangelo, chiamato anche da S. Paolo (I Cor.
ha la suprema potestà nella casa di Dio, che è I, 18) parola della croce. Il Vangelo infatti esorta
la Chiesa (Cf. Is. XXII, 22). Nessuno chiude la alla pazienza e alla perseveranza nelle tribola-
porta a quelli a cui egli apre, e nessuno la apre zioni, e ci presenta in Gesù Cristo il più sublime
a quelli a cui egli la chiude. Nessuno entra nella esempio di tali virtù. Io ancora ti salverò, ossia
Chiesa e nel cielo se non gli viene aperta la porta ti sosterrò colla mia grazia acciò ti mantenga fe­
da Gesù Cristo. Egli solo ha diritto di ammettere dele nell’ora della D rova, ossia della persecuzione,
o di escludere, ma però ha fatti partecipi di che verrà sul mondo. Alcuni pensano che si al­
questo potere i suoi ministri. luda qui alla persecuzione di Traiano, ma poiché
si parla di tutto il mondo e degli abitatori della
8. Ecco io, ecc. Questa proposizione è desti­
terra, ci sembra più probabile che si alluda alla
nata a spiegare le parole precedenti mi sono note,
grande tribolazione, che avrà luogo negli ultimi
ecc. Una porta aperta, per la quale tu puoi en­
giorni del móndo (Dan. XII, 1; Matt. XXIV, 21;
trare a convertire pagani ed Ebrei e a introdurli
II Tess.. II, 9 e ss.).
nella Chiesa (Ved. n. I Cor. XVI, 9; II Cor. II,
12). Altri spiegano: una porta, per la quale tu 11. Vengo tosto (Ved. n. I, 1 e II, 5). Quello
entrerai nel regno' di Dio. La prima spiegazione che hai, cioè la fede, la pazienza. Nessuno ti
corrisponde meglio al contesto. Il motivo per cui prenda, ecc. Ti rapisce la corona chi ti trascinasse
Dio ha aperto questa porta al vescovo di Fila­ nella seduzione dell’ apostasia e del peccato.
delfia si ¿, perchè egli, quantunque debole e con 12-13. Una colonna, ecc. Del grande tempio mi­
pochi mezzi, tuttavia era rimasto fedele e non stico di Dio 1 fedeli sono le pietre vive (Efes. II,
A p o c a l is s e , III, 13-19 627

et foras non egrediStur fimplius : et scribam tempio del mio Dio, e non ne uscirà più
super eum nomen Dei mei, et nomen civi- fuori : e scriverò sopra di lui il nome del
tatis Dei mei novae Ierusalem, quae de­ mio Dio, e il nome della città del mio Dio,
scends de caelo a iDeo meo, et nomen della nuova Gerusalemme, la quale discende
meum novum. dal cielo dal mio Dio, e il mio nuovo nome.
lsQui habet aurem, audiat quid Spiritus 13Chi ha orecchio, oda quel che lo Spirito
dicat Ecclesiis. dica alle Chiese.
14Et Angelo Laodiciae EcclSsiae scribe : 14E all’Angelo della Chiesa di Laodicea
Haec dicit Amen, testis fidSlis, et verus, scrivi : Queste cose dice l ’amen, il testi­
qui est principium creaturae Dei. l5Scio mone fedele e verace, il principio delle cose
6pera tua : quia neque frigidus es, neque create da Dio. 15M ì sono note le tue opere,
calidus : utinam frigidus esses, aut calidus : come non sei nè freddo, nè caldo : oh fossi
16Sed quia tSpidus es, et nec frigidus, nec tu o freddo, o caldo : l8ma perchè sei tie­
cdlidus, incipiam te evomere ex ore meo. pido, e nè freddo, nè caldo, comincerò a
vomitarti dalla mia bocca.
17Quia dicis : quod dives sum, et locuple- 17Perciocchè vai dicendo : Sono ricco, e
tatus, et nullius ¿geo : et nescis quia tu es dovizioso, e non mi manca niente : e non
miser, et miserabilis, et pauper, et caecus, sai che tu sei un meschino, e miserabile,
et nudus. 18Suadeo tibi emere a me aurum e povero e cieco, e nudo. 18Ti consiglio a
ignitum probitum ut locuples fias, et vesti- comperare da me dell’oro passato e provato
mentis albis insiduaris, et non app£reat nel fuoco, onde tu arricchisca, e sia vestito
confusio nuditatis tuae, et collyrio inunge delle vesti bianche, affinchè non comparisca
oculos tuos ut Videas. 19Ego quos amo, la vergogna della tua nudità, e ungi con un

14 Joan. XIV, 6. 19 Prov. Ili, 12; Hebr. XII, 6.

20-21 ; I Piet. II, 5), ma gli Apostoli e gli altri ne è la vittima, cade facilmente in un mortale
pastori sono le colonne che lo sostengono (Gal. II, letargo, da cui non si lascia scuotere nè da pro­
9). Non uscirà più fuori. Queste parole indicano messe, nè da minaccie. A tale stato è talvolta
che la felicità del cielo, una volta posseduta, non preferibile lo stato di freddezza, non già nel senso
si può più perdere. Scriverò, ecc. Tre nomi di che lo stato di freddezza non sia assolutamente
gloria saranno scritti sulla fronte degli eletti (Cf. peggiore, ma nel senso che talvolta l’anima ri­
VII, 3 ; XIV, 1 ; XXII, 4) ; il nome di Dio di cui sorge con minor difficoltà dallo stato di freddezza,
6ono figli adottivi, il nome della città di Dio, ossia che non da quello di tiepidezza, onde talora è più
della nuova Gerusalemme (Ved. n. XXI, 1, 10) da facile convertire un gran peccatore che scuotere
essi cercata durante la vita (Ebr. XI, 10 e ss.), e un’anima tiepida dal suo torpore. Comincierò, ecc.
della quale sono divenuti gli eterni cittadini, il Tale stato provoca non solo lo sdegno, ma anche
nome di Gesù Cristo redentore, che essi hanno il disgusto di Dio, il quale perciò si dispone a
confessato. Questo nome vien detto nuovo (Cf. rigettare interamente da sè l’anima tiepida. Il
XIX, 12), perchè è II nome di Gesù trionfante, a greco va tradotto : sto per vomitarti, ecc.
cui il Padre in premio delle sue umiliazioni diede 17. Vana presunzione del vescovo e della Chiesa
un nome sopra ogni altro nome, ecc. (Cf. Filipp. di. Laodicea. Lo stato di tiepidezza li ha acciecati.
Il, 9 e ss.). Chi ha orecchio, ecc. (Ved. n. 6). Sono ricco e dovizioso di beni spirituali, ecc., ma
14. Lettera all’ angelo di Laodicea (14-22). Lao- ciò è un’illusione. Gesù Cristo proclama che in
dicea (oggi Eski-Hissar) è una città della Frigia realtà sono poveri, perchè non hanno le ricchezze
non lungi da Colossi (Ved. n. Coloss. II, 1 ; IV, 16). della virtù, ciechi, perchè neppure conoscono lo
L ’amen (gr. 6 ¿un*), ossia colui che è la stessa stato miserabile, in cui si trovano, nudi, perchè
verità e la stessa fedeltà (Ved. n. I, 7 ; II Cor. I, spogli di ogni merito, e di quella stola che ave­
19. Cf. Is. LXV, 6). li testimone, ecc. (Ved. n. I, vano ricevuto (Cf. S. Greg. M., Morai., XXXIV, 5).
5). l i principio, per cui furono create tutte le 18. A comprare colla preghiera e colle opere
cose (Ved. n. Giov. I, 3; Coloss. I, 16; Ebr. I, buone da me, che sono infinitamente ricco, l ’oro
3, ecc.). passato e provato nel fuoco, cioè una fede pura
15-16. Le tue opere sommamente biasimevoli. e ferma e perseverante in mezzo alle tribolazioni
Essere freddo nell'ordine spirituale equivale a (I Piet. I, 7), le vesti bianche, cioè la giustizia e
essere nello stato di colpa grave. Essere caldo si­ la santità (Apoc. III, 4, 5), il collirio, vale a
gnifica ardere di amore di Dio ed essere pieno dire l’unzione dello Spirito Santo che insegna
di fervore (Rom. XII, 11). Essere tiepido equivale tutte le cose (1 Giov. II, 27. Ved. Crampon, h. 1.).
a vivere nel languore e nella pigrizia spirituale, Collirio, si chiamava ogni medicina liquida, che
per cui da Una parte si vuole vivere santamente si usava per il mal d’ occhi (Cf. Oraz., Sat., I,
e fuggire il peccato, ma dall’altra, si teme la 5, 31).
fatica della virtù, e si manca di risoluzione e di 19. Riprendo, ecc. (Cf. Prov. Ili, 12; Ebr.
generosità nel combattere i vizi. Questa stato, XII, 6). Se il Signore ha parlato severo e ha
congiunto con una falsa tranquillità di coscienza minacciato l’angelo di Laodicea, ha fatto così
e coll’ ingratitudine verso Dio e l’abuso delle sue perchè lo ama, e vuole che si converta. Abbi zelo,
grazie è sommamente pericoloso, e l’anima, che vale a dire sii fervente, e fa penitenza.
628 A p o c a lis s e , III, 20 — IV, 3

àrguo, et castigo. Aemulare ergo, et poeni- collirio i tuoi occhi acciò tu vegga. l f Io,
téntiam age. quelli che amo, li riprendo e li castigo. Abbi
adunque zelo, e fa penitenza.
aoEcce sto ad óstium, et pulso : si quis 20Ecco che io sto alla porta, e picchio :
audierit vocem meam, et aperüerit mihi se alcuno udirà la mia voce, e mi aprirà la
iänuam, inträbo ad illum, et coenàbo cum porta, entrerò a lui, e cenerò con lui, ed
ilio, et ipse mecum. 21Qui vicerit, dabo ei egli con me. 21Chi sarà vincitore, gli darò
sedére mecum in throno meo : sicut et ego di sedere con me sul mio trono : come io
vici, et sedi cum patre meo in throno eius. ancora fui vincitore, e sedei col Padre mio
22Qui habet aurem, éudiat quid Spiritus sul trono.
dicat Ecclésiis. i2Chi ha orecchio, oda quel che lo Spirito
dica alle Chiese.

C A P O IV.

I l trono d i D io e la corte celeste, 7 -7 7 .

^ o s t haec vidi : et ecce óstium apértum ^ o p o di ciò vidi, ed ecco una porta
in caelo, et vox prima, quam audivi tam- aperta nel cielo, e quella prima voce che
quam tubae loquéntis mecum, dicens : A- udii come di tromba che parlava con me,
scénde huc, et osténdam tibi quae opórtet dice : Sali qua, e ti farò vedere le cose che
fieri post haec. 2Et statim fui in spiritu : et debbono accadere in appresso. 2E subito fui
ecce sedes pósita erat in caelo, et supra rapito in ispirito : ed ecco che un trono era
sedem sedens. *Et qui sedébat similis erat alzato nel cielo, e sopra del trono uno stava
aspéctui Iâpidis iâspidis, et sârdinis : et iris a sedere. *E colui che stava a sedere era

20. Sto alla porta del tuo cuore, come un amico quanto colà avveniva. Quella prima voce di Gesù
che attende con impazienza che gli si apra. P ic­ Cristo, o di un angelo, che io aveva già udito una
chio per mezzo della mia grazia (buone ispirazioni, volta (Cf. I, 10). Le cose che debbono accadere,
minaccie, promesse, castighi, ecc.) e ti prevengo cioè le lotte che dovrà sostenere, e i trionfi che
colla mia misericordia. Chi adirà... e mi aprirà. riporterà la Chiesa specialmente negli ultimi tempi.
L ’uomo può acconsentire o resistere alla grazia di 2. Fui rapito in ispirito (Ved. n. I, 10). Co­
Dio. Colle sole sue forze naturali e senza la grazia mincia una seconda visione. La descrizione di Dio
non può fare però alcun bene utile per la salute sul suo trono è simile a quella di Daniele (VII,
(Cf. Conc. Trid., sess. VI, cap. 5 e 6). Cenerò,
ecc. Espressione metaforica per indicare la grande
intimità, con cui Gesù Cristo tratta i suoi amici,
e le gioie ineffabili che fa provare alle anime fer­
venti (Cf. Giov. XIV, 231.
21. G li darò di sedere, ecc. Anche queste pa­
role servono a far comprendere la grande inti­
mità di Gesù Cristo coi suoi eletti. Egli li farà
partecipare alla sua gloria e alla sua sovranità
(Cf. Matt. XIX, 28; Lue. XXII, 30, ecc.). Fui
vincitore (Ved. Giov. XVI, 32) e sedei (Ved. n.
Ebr. I, 3. Cf. Apoc. V, 6; VII, 17).

CAPO IV.

1. La seconda parte dell’ Apocaltsse (IV, 1-XIX,


11) contiene le visioni relative agli ultimi avve­
nimenti, che l’Apostolo trasmette alle sette Chiese.
Come introduzione a questa parte si descrivono
prima (cap. IV, 1-11), >1 trono di Dio, che regola
.tutti gii avvenimenti, e poi (cap. V, 1-14) il Fig. 68. — Trono.
libro, che contiene le profezie di ciò che avverrà
negli ultimi tempi. 9-10). Uno, cioè Dio, stava a sedere. Probabil­
L ’ Apostolo comincia col descrivere il trono di mente Dio si presentava sotto forma umana, come
Dio (1-3). Dopo di ciò, ossia dopo i fatti narrati presso Isaia, VI, 1 e sss., ed Ezechiele, I, 26, e
rei capitoli precedenti (I, 10-111, 22), vidi (greco Daniele, V II, 9.
ctoov), vale a dire ebbi una visione. Una porta 3. Pietra di diaspro. L a pietra preziosa chiamata
aperta nel cielo In modo che potei vedere e udire diaspro dagli antichi era trasparente come ¡1 cri-
A p o c a lis s e , IV, 4-8 629

erat in circúitu sedis similis visióni sma- nell’aspetto simile a una pietra di diaspro
rágdinae. 4Et in circúitu sedis sedilia vigin- e di sardio e intorno al trono era un’iride,
ììquàtuor : et super lirronos vigintiquàtuor simile d’aspetto a uno smeraldo. 4E intorno
seniores sedéntes, circumamicti vestimén- al trono ventiquattro sedie : e sopra le sedie
tis albis, et in capítibus eórura corónae àu- sedevano ventiquattro seniori, vestiti di
reae : 5Et de throno procedébant fulgura, et bianche vesti, e sulle loro teste corone di
voces, et tonitrua ; et septem làmpades a*- oro : òe dal trono partivano folgori, e voci,
déntes ante thronum, qui sunt septem spi- e tuoni : e dinanzi al trono sette lampade
ritus Dei. ardenti, le quali sono i sette spiriti di Dio.
°Et in conspéctu sedis tamquam mare 6E in faccia al trono come un mare di
vitreum simile crystàllo : et in mèdio sedis, vetro somigliante al cristallo : e in mezzo
et in circúitu sedis quátuor animàlia piena al trono, e d’intorno al trono, quattro ani­
óculis ante et retro. mali pieni di occhi davanti e di dietro.
7Et ànimal primum simile leóni, et se­ 7E il primo animale (era) simile a un
cundum ánimal simile vítulo, et tértium àni­ leone, e il secondo animale simile a un
mal habens fàciem quasi hóminis, et quai- vitello, e il terzo animale aveva la faccia
tum ànimal simile áquilae volánti. 8Et quá­ come di uomo, ed il quarto animale simile
tuor animàlia, singula eórum habébant alas a un’aquila volante. 8E i quattro animali

• Is. VI, 3.

stallo (Apoc. XXI, 11), c aveva colori variabili 4). Per indicare l’infinita distanza, che separa Dio
dal verde, al rosso di porpora e al ceruleo (Plin. dal profeta che lo contempla, si aggiunge che
XXVII, 8, 115 e ss.). Non si deve quindi confon­ davanti al trono si stendeva come un immenso
dere colla pietra che attualmente porta questo mare di vetro (Esod. XXIV, 10; Ezech. I, 22).
nome, la quale è una specie di quarzo opaco di Ciò però non impedisce che lo sguardo di Dìo
color giallo, rosso, ecc. (Cf. Hagen, Lex. Bib. penetri nel fondo di tutte le cose, e quindi si dice
Iaspis). — Sardio. Anche qui si tratta di una che questo mare di vetro è somigliante, ossia è
pietra preziosa ben difficile a identificare. Alcuni trasparente, come il cristallo. Come è noto, presso
hanno pensato al rubino, altri a una specie di gli antichi il vetro non era cosi trasparente come
calcedonia (Cf. ibid., Sardius). — Iride, come il nostro. In mezzo al trono e d’intorno al trono.
presso Ezechiele, I, 28. Simile d'aspetto, ecc., Il trono di Dio viene probabilmente rappresentato
ossia di colore verde come lo smeraldo. Le due come una piattaforma, a cui conducono diversi
prime similitudini servono a mostrare Io splendore ordini di gradini. I quattro animali misteriosi si
abbagliante della gloria di Dio (Cf. Esod. XXIV, trovano in mezzo ai gradini ai quattro angoli,
10; Is. VI, 1; Ezech. I, 26); la terza Invece, in modo da formare come un cerchio attorno a
cioè quella deli’ iride verde, mostra la bontà e la Dio. Alcuni pensano che questi quattro animali
misericordia di Dio. L ’ iride ai tempi di Noè era sostenessero il trono di Dio, come i Cherubini
stata il segnale della riconciliazione di Dio cogli veduti da Ezechiele, I, 4 e ss. ; ma il testo non
uomini. dice nulla a questo proposito. Pieni di occhi, eCc.,
4. Nei vv. 4-11 si descrive la corte celeste. espressione metaforica per indicare che sono
Ventiquattro sedie, ossia troni come si ha nel sempre intenti a contemplare le perfezioni di Dio
greco. Ventiquattro seniori. Per questi seniori (Cf. Ezech. I, 18). Nel greco si legge Tèaaepa
non si intendono gli angeli, come è chiaro dal 5$a = lett. quattro viventi.
cap. V, 11, ma probabilmente i capi della Chiesa 7. Il primo animale, ecc. Mentre presso Eze­
trionfante (Cf. Is. XXIV, 23), che formano come chiele (I, 5 e ss.) ogni animale aveva quattro
ii senato di Dio, e ai quali Dio rivela i suoi di­ faccie e aspetti diversi, qui invece ognuno ne ha
segni. 11 loro numero di 24 richiama alla mente una sola. £ difficile determinare ciò che signifi­
i 12 Apostoli e i 12 Patriarchi, i quali rappresen­ chino questi quattro animali. Numerosi interpreti
tano così il Vecchio e il Nuovo Testamento. Altri antichi (Sant’ Irineo, Sant’Atanasio, Sant’ Agostino,
pensano che si alluda alle 24 classi di sacerdoti ecc.) intendono i quattro Evangelisti, ma non
dell’antica legge (I Par. XXIV, 1 e ss.). Le vesti convengono nell’assegnare la ragione di somi­
bianche sono simbolo di innocenza e di santità glianza tra questi animali e 1 quattro autori dei
(Cf. Ili, 4), e le corone d'oro indicano che in Vangeli. La maggior parte dei moderni (Fillion,
premio delle loro vittorie (Cf. Ili, 10) sono asso­ Brassac, Fouard, ecc.) ritiene invece che essi
ciati alla sovranità e alla gloria di Gesù Cristo. simboleggino tutte le forze della natura messe ai
5-6. Folgori, ecc. Il Signore si manifestava servizio di Dio, e rappresentino ciò che v ’è di
6pesso in mezzo alle folgori e ai tuoni, per far più nobile nella natura animata, la maestà nei
meglio conoscere la grandezza della sua maestà leone, la forza nel toro, l’agilità nell’aquila, l’in­
e della sua potenza, e anche il terrore dei suoi telligenza nell’uomo. Mentre* nelle religioni pagane
giudizi (Cf. Esod. XIX, 16; Salm. XVII, 15, ecc.). le forze della natura erano deificate, qui invece
Sette lampade, allusione alle sette lampade del vengono rappresentate nell’atto che rendono omag­
tempio di Gerusalemme, figura del tempio del gio al loro Creatore.
cielo (Cf. Esod. XXV, 37; Zacc. IV, 2). Queste 8. Sei ale* per indicare la rapidità della loro
lampade indicano i sette spiriti, cioè i sette angeli obbedienza a Dio e della loro azione. Anche i
ministri principali dei voleri di Dio (Ved, n. 1, serafini veduti da Isaia (VI, 2) avevano sei ale.
630 A p o c a lis s e , IV, 9 — V, 1

senas : et in circuita, et intus piena sunt avevano ciascuno sei ale : e all'intorno e di
óculis : et rèquiem non habébant die ac dentro sono pieni d’occhi : e giorno e notte
nocte, dicéntia : Sanctus, Sanctus, Sanctus senza posa, dicono : Santo, santo, santo il
Dóminus Deus omnipotens, qui erat, et qui Signore Dio onnipotente, che era, che è, e
est, et qui venturus est. che sta per venire.
®Et ctìm darent illa animàlia glóriam, et ®E mentre quegli animali rendevano glo­
honòrem, et benedictiónem sedénti super ria, e onore, e grazia a colui che sedeva sul
thronum, vivènti in saécula saeculórum, trono, e che vive nei secoli dei secoli, 10i
10Pirocidébant vigintiquàtuor seniores ante ventiquattro seniori si prostravano dinanzi
sedéntem in throno, et adorabant vivéntem a colui che sedeva sul trono, e adoravano
in saécula saeculórum, et mittébant corónas colui, che vive nei secoli dei secoli, e get­
suas ante thronum dicéntes : “ Dignus es tavano le loro corone dinanzi al trono, di­
Domine Deus noster accipere glóriam, ei cendo : n Degno sei, o Signore Dio nostro,
honòrem, et virtütem : quia tu creästi óm- di ricevere la gloria, l'onore, e la virtù :
nia, et propter voluntatem tuam erant, et poiché tu creasti tutte le cose, e per tuo
creàta sunt. volere esse sussistono, e furono create.

C A P O V.

I l libro dai sette s ig illi rimesso all*A gnello fr a le acclamazioni, 1- 14 .

2Et vidi in déxtera sedéntis supra thro- *E vidi nella mano destra di colui, che
num, librum scriptum intus et foris, signà- sedeva sul trono, un libro scritto dentro e

1 Ez. Il, 9 .

Pieni di occhi (Ved. n. 6). Giorno e notte, vale Un libro, ecc. Questo libro era formato da
a dire continuamente e senza interruzione. L 'e ­ lunghi pezzi di cartapecora o di papiro avvolti
spressione è metaforica, poiché nel cielo non vi
è notte. Santo, santo, ecc. (Cf. Is. VI, 3). Dio
onnipotente (Ved. n. I, 8). Che era, ecc. (Ved.
n. I, 4, 8).
9-10. E mentre, ecc., ossia quando le lodi degli
animali a Dio erano póù ferventi, i ventiquattro
seniori si prostravano in atto di adorazione davanti
a Dio. Colui che vive nei secoli, ecc., espressione Fig. 69. — Rotolo con strisele per I sigilli.
smontala di colui che èt che era, ec<2. (Cf. X,
6; XV, 7). Gettavano le loro corone dinanzi al
attorno a un bastoncino, e scritti sia nella parte
trono per riconoscere la sovranità di Dio e la loro
interiore e sia nella parte esteriore. Ciò serve
dipendenza da lui. Anche Tacito (Ann. XV, 29)
a mostrare la preziosità delle cose contenute nel
narra che Tiridate gettò in segno di omaggio
libro, alle quali non è possibile aggiungere o to­
la sua corona davanti alla statua di Nerone.
gliere nulla. I decreti di Dio sono immutabili e
11. Degno sei, ecc. Tutta la Chiesa rappre­ completi (Cf. Ezech. II, 9 e ss.). Presso gli
sentata dai ventiquattro seniori, e tutta la natura antichi generalmente non si scriveva che sulla
rappresentata dai quattro ammali, sono quindi parte interiore delle pergamene; si trovano però
occupate continuamente a lodare e a rendere dei codici scritti dalle due parti, i quali perciò
omaggio a Dio. In questa prima parte della vi­ vengono detti opistografl (Cf. Plin., Hist. Nat.,
sione i seniori e gli animali lodano Dio per le Ili, 5; Giovenale, I, 6; Marziale, V ili, 22, ecc.).
opere compiute nella creazione, nella seconda Sigillato, ecc. Ogni foglio di questo libro era
parte lo loderanno per l ’opera della redenzione. mantenuto stretto al bastoncino, attorno a cui
era avvolto, da un cordoncino, sul quale era im­
presso. un siglilo. Non si poteva quindi conoscere
i misteri contenuti nel libro, se prima un dopo
CAPO V. l’altro non si rompevano tutti i sigilli (Cf. Is.
XXIX, 11; Dan. XII, 4). Questo libro sigillato
1. Il libro dai sette sigilli e ' ¡’ Agnello (1-14). rappresenta i decreti di Dio intorno alla sua
Entra ora in scena sotto la figura di Agnello Gesù Chiesa, i quali prima del loro compimento non
Cristo immollato e risuscitato. A Lui viene affi­ possono essere conosciuti da alcuno, se non per
data dal Padre l’esecuzione degli oracoli, di cui divina rivelazione. Sette è un numero simbolico
si tratta nel corso di questo libro. (C i. I, 4, 12, ecc.).
A p o c a lis s e , V, 2-9 631

tum sigillis septem. 2Et vidi Angelum for- di fuori, sigillato con sette sigilli. *E vidi
tem, praedicàntem voce magna : Quis est un Angelo forte, che con gran voce gridava :
dignus aperire librum, et sólvere signàcula Chi è degno di aprire il libro, e di scio­
eius ? *Et nemo póterat neque in caelo, ne- gliere i suoi sigilli ? 3E nessuno nè in cielo,
in terra, neque subtus terram aperire li­ nè in terra nè sotto terra, poteva aprire
brum, neque respicere illum. 4Et ego flebam il libro, nè guardarlo. 4E io piangeva molto,
multum, quóniam nemo dignus invéntus est perchè non si trovò chi fosse degno di aprire
aperire librum, nec vidére eum. aEt unus il libro, nè di guardarlo. 6E uno dei seniori
de senióribus dixit mihi : Ne fléveris : ecée mi disse : Non piangere : ecco il leone
vicit leo de tribu luda, radix David, aperire della tribù di Giuda, la radice di David, ha
librum, et sólvere septem signàcula eius. vinto di aprire il libro, e sciogliere i suoi
sette sigilli.
#Et vidi : et ecce in mèdio throni et quà- ®E mirai : ed ecco in mezzo al trono, e
tuor animàlium, et in mèdio seniórum, ai quattro animali, e ai seniori, un Agnello
agnum stantem tamquam occisum, habéntem sui suoi piedi, come scannato, che ha sette
córnua septem, et óculos septem : qui sunt corna e sette occhi : che sono sette spiriti
septem spiritus Dei, missi in omnem ter­ di Dio spediti per tutta la terra. 7E venne :
ram. 7Et venit : et accépit de déxtera sedén- e ricevette il libro dalla mano destra di colui
tis in throno librum. che sedeva sul trono.
*Et cùm aperuisset librum, quàtuor ani- ®E aperto che ebbe il libro, i quattro ani­
màlia, et vigintiquàtuor seniores cecidérunt mali, e i ventiquattro seniori si prostrarono
coram agno, habéntes singuli citharas, et dinanzi all’Agnello, avendo ciascuno cetre e
phíalas áureas plenas odoramentórum, quae coppe d’oro piene di profumi, che sono le
sunt oratiónes sanctórum : *Et cantàbant orazioni dei santi : 9E cantavano un nuovo

2. Con gran voce gridava per essere cosi ben forza ( a . XVII, 3; I Re, 11, 1; III, Re, XXII,
inteso da tutti. Chi è degno, vale a dire, chi è 10, ecc. Ved. n. Lue. 1, 69), e sette occhi sim­
così santo e così potente che possa rompere i bolo della sua onniscienza. Gesù Cristo viene
sigilli e leggere il libro? quindi presentato come onnipotente e onnisciente.
3. Nessuna creatura per quanto santa e perfetta Che sono i sette spiriti, vale a dire le sette corna
può scrutare i giudizi di Dio, e ! decreti della sua e i sette occhi sono quei sette spiriti (Cf. I, 4;
volontà. Nè in cielo tra gli angeli e i santi, nè IV, 5), 1 quali sono pronti a tutti i cenni del-
in terra tra gli uomini, nè sotto terra rra I morti. l ’Agnello, e da lui vengono spediti per tutta la
Nè guardarlo in modo da leggere almeno qualche terra ad eseguire I suoi disegni, a comunicare i
frammento di quanto vi era scritto. suoi ordini, ecc., a vantaggio della Chiesa (Cf.
Zacc. IV, 10; Tob. Ili, 24; XII, 15). Al dire di
4. Io piangeva al pensare che dovessero restar
Senofonte (d ro p . VIII, 6) il re Dario inviava ogni
nascosti tanti misteri, la cognizione dei quali
anno nelle provincie alcuni ufficiali che venivano
avrebbe potuto essere di grande giovamento alla
chiamati suoi occhi, sue orecchie (Cf. Crampon,
Chiesa.
h. 1.). Anche, qui alcuni pensano che si tratti dei
5. Il Leone della tribù di Giuda è Gesù Cristo. sette doni dello Spirito Santo. Gesù 11 possiede in
Con questo nome si allude alla profezia di Gia­ tutta la loro pienezza, e li fa scendere sopra dei
cobbe (Gen. XLIX, 9) relativa a Giuda, da cui suoi fedeli. Lo Spirito Santo procede ugualmente
doveva discendere il Messia (Cf. Matt. II, 6; dal Padre e dal Figlio, ed ugualmente viene man­
Ebr. VII, 14, ecc.). Radice o rampollo di Davide, dato nel mondo dal Padre e dal Figlio (Cf. I, 4).
è un altro nome del Messia, che si fonda sulle
parole di Isaia, XI, 10. Gesù Cristo nacque dalla 7. Venne presso al trono, conscio pienamente
tribù di Giuda, e dalla famiglia di Davide. Ha della sua dignità e del suo diritto, e ricevette il
vinto il demonio, il peccato, la morte, ecc., e libro dalla mano di Dio.
perciò ha ottenuto dal Padre il potere, e fu rico­ 8. E aperto che ebbe. Nel greco si legge óre
nosciuto degno di aprire il librot ecc. tXa$ev = ricevuto che ebbe il libro, e questa
6. In mezzo al trono, cioè nello spazio tra il lezione è da preferirsi a quella della Volgata,
trono e la corona formata dai quattro animali e poiché solo al cap. VI, 1 e ss., si cominciano ad
dai seniori, e quindi proprio in faccia a Dio. Un aprire i sigilli. I quattro animali, ecc., ossia tutte
Agnello. Gesù Cristo, che per la sua forza fu le creature si prostrano in atto di adorazione da­
nel versetto precedente paragonato al leone, ora vanti all’Agnello (Cf. IV, 10-11; XIX, 4). Avendo
viene per la sua mansuetudine e il suo sacrifizio ciascuno cetre per accompagnare il canto (Cf.
paragonato a un agnello (Cf. n. Giov. I, 29; I XIV, 2). Queste parole sembrano riferirsi sola­
Piet. I, 19, I Cor. V, 7 ; Is. LUI, 7). Questo mente ai seniori. Le orazioni dei santi, cioè della
agnello sta in piedi, come il pontefice che offre Chiesa trionfante e militante, si alzano a Dio
il sacrifizio (Ebr. X, 11), ed è come scannato o come un profumo di odore gradevolissimo (Cf.
immolato, perchè nel suo corpo porta ancora i V ili, 3; Salm. CXL, 2). Queste ultime parole
segni delle piaghe ricevute, che attestano la sua mostrano la preziosità della preghiera, e assieme
immolazione cruenta sul Calvario. Il suo atteggia­ la comunione che esiste tra la Chiesa trionfante
mento e il suo aspetto Indicano pure la sua e la Chiesa militante. >
morte cruenta e la sua gloriosa risurrezione (Cf. 9. 11 cantico nuovo è quello che celebra il
I, 18; II, 8). Ha sette corna, simbolo della sua trionfo di Gesù Cristo redentore, Inaugurante il
632 A p o c a lis s e , V, 10-14

cánticum novum, dicéntes : Dignus es Dó­ cantico, dicendo : Degno sei tu, o Signore,
mine accípere librum, et aperíre signácula di ricevere il libro, e di aprire i suoi sigilli :
eius : quóniam occisus es, et redemísti nos dappoiché sei stato scannato, e ci hai ricom­
Deo in sánguine tuo ex omni tribu, et lin­ perati a Dio col sangue tuo di tutte le tribù,
gua, et pópulo, et natióne : 10Et fecísti nos e linguaggi, e popoli, e nazioni : 10E ci hai
Deo nostro regnum, et sacerdótes : et re- fatti pel nostro Dio re e sacerdoti : e re­
gnábimus super terram. gneremo sopra la terra.
n Et vidi, et audívi vocem angelórum mul- “ E mirai, e udii la voce di molti Angeli
tórum in circúitu throni, et animálium, et intorno al trono, e agli animali, e ai se­
seniórum : et erat númerus eórum míllia niori : ed era il numero di essi migliaia di
míllium, 12Dicéntium voce magna : Dignus migliaia, 12i quali ad alta voce dicevano : È
est Agnus, qui occisus est, accípere virtú- degno l ’Agnello, che è stato scannato, di
tem, et divinitátem, et sapiéntiara, et forti- ricevere la virtù, e la divinità, e la sa­
túdinem, et honòrem, et glóriam, et bene- pienza, e la fortezza, e l ’onore, e la gloria,
dictiónem. * e la benedizione.
lsEt omnem creatúram, quae in cáelo est, 1SE tutte le creature che sono nel cielo,
et super terram, et sub terra, et quae sunt e sulla terra, e sotto la terra, e nel mare, e
in mari, et quae in eo : omnes audívi di­ quante in questi (luoghi) si trovano : tutte
céntes : Sedénti in throno, et Agno : bene- le udii che dicevano : A colui che siede
dictio, et honor, et glòria, et potéstas in sul trono e airAgnello la benedizione, e
saécula saeculórum. 14Et quátuor animàlia l ’onore, e la gloria, e la potestà pei secoli
dicébant : Amen. Et vigínti quátuor senióres dei secoli. 14E 1 quattro animali dicevano :
cecidérunt in fàcies suas : et adoravérunt Amen. E i ventiquattro seniori si prostra­
vivéntem in saécula saeculórum. rono bocconi, e adorarono colui, che vive
pei secoli dei secoli.

11 Din. VII, 10.

regno dell« sua gloria in mezzo ai suoi eletti migliori codici greci si legge miriadi di mirìadi
(Cf. XXI, 1 ; Salm. XCV, 1 ; XCVII, 1 ; Is. XLII, e milioni di milioni, vale a dire un numero incal­
10, ecc.). Degno, per opposizione alle creature, colabile. La miriade equivale a diecimila. E de­
niuna delle quali era stata trovata degna (Cf. ver­ gno, ecc. (Cf. IV, 11). Anche qui la lode è diretta
setto 3). Poiché sei stato, ecc. Gesù Cristo è all'Agnello Redentore. D i ricevere, ecc., ossia che
degno di aprire il libro, perchè si è sacrificato tutte le creature riconoscano e adorino la virtù,
per noi, e ci ha redenti dalla servitù del peccato. ossia la potenza, e la divinità, o meglio secondo
Ci hai ricomprati sborsando come prezzo tutto il il greco jiXovtov la ricchezza, la sapienza, ecc.,
tuo sangue (Cf. XIV, 4; I Cor. VI, 20; II Piet. ossia, in una parola, tutti gli attributi divini del-
11, 1, ecc.). Si osservi che nei migliori codici l’Agnello, il quale è degno di ogni onore, di
greci manca il pronome ci, ma si deve sottinten­ ogni gloria e di ogni benedizione.
dere gli uomini. — A Dio, il quale così è diven­
tato per un nuovo titolo nostro padrone, e noi 13. Tutte le altre creature si associano agli
siamo divenuti sua proprietà. D i tutte le tribù, angeli e ai seniori nel lodare l’Agnello. Tutte le
ecc. Queste parole indicano che la redenzione ope­ creature vengono a godere in qualche modo il
rata da Gesù Cristo si estende a tutti i popoli e frutto della redenzione (Rom. V ili, 19 e ss.), è
a tutti gli individui senza alcuna eccezione (Cf. quindi più che giusta la loro lode al Redentore.
VII, 9; Dan. Ili, 4; V, 19, ecc.). Quante creature in questi (luoghi), cioè nel cielo,
10. E ci hai fatti. Nel greco si legge e li hai sulla terra, ecc., si trovano, ecc. A Colui che
siede... e all*Agnello. La lode è qui indirizzata
fatti. — Re e sacerdoti (Ved. n. I, 6). Regneremo.
sia a Dio che all’Aginello, il che dimostra che
Nel greco regneranno, ossia parteciperanno alla
sovranità e al sacerdozio di Gesù Cristo. Sopra la Gesù Cristo è uguale al Padre. La potestà, ossia
la forza, la potenza.
terra rinnovata e trasformata (Cf. XXI, 1).
11-12. Gli angeli si associano ai seniori nel . 14. I quattro animali... I seniori, che avevano
lodare l ’Agnello Redentore (Cf. Efes. Ili, 10; cominciata la lode (w . 8-9), la terminano ancora,
Coloss. I, 16, ecc.). Intorno al trono. Gli angeli gli uni rispondendo amen, e gli altri adorando in
descrivevano attorno al trono di Dio un cerchio silenzio la maestà di Dio. Le parole colui che
molto più vasto di quello descritto dai quattro vive pel secoli dei secolit mancano nei codici
tnimali e dai seniori. Migliaia di migliaia. Nel B x A C, ecc.
A p o c a lis s e , VI, 1-6 633

CAPO VI.

L 9Agnello apre i prim i quattro s ig illi e compaiono, coi loro cavalieri, un cavallo
bianco, 1-2 , — un cavallo rosso, 3-4, — un cavallo nero, 5-Ó, — un cavallo
pallido, 7-8 . — AIVapertura del quinto sigillo i santi chiedono vendetta, 9 -11, —
al sesto s i ha un gran terremoto e un grande sconvolgimento della natura, 12 -17 .

*Et vidi quod aperuisset Agnus unum; de *E vidi come l ’Agnello aveva aperto uno
septem sigillis, et audivi unum de quâtuor dei sette sigilli, e sentii uno dei quattro ani­
animâlibus, dicens, tamquam vocem toni- mali che diceva con voce quasi di tuono :
trui : Veni, et vide. 2Et vidi : et ecce equus Vieni, e vedi. 2E mirai : ed ecco un cavai
albus, et qui sedébat super ilium habébat bianco, e colui che v ’era sopra aveva un
arcum, et data est ei corôna, et exivit vin- arco, e gli fu data una corona, e uscì vinci­
cens ut vinceret. tore per vincere.
3Et cüm aperuisset sigillum secündum, *E avendo aperto il secondo sigillo, udii
audivi secündum ânimal, dicens : Veni, et il secondo animale che diceva : Vieni, e
vide. 4Et exivit âlius equus rufus : et qui vedi. 4E uscì un altro cavallo rosso : e a
sedébat super ilium, datum est ei ut süme- colui che v ’era sopra fu dato di togliere
ret pacem de terra, et ut invicem se inter- dalla terra la pace, affinchè si uccidano gli
ficiant, et datus est ei glâdius magnus. uni e gli altri, e gli fu data una grande
spada.
5Et cüm aperuisset sigillum tértium, au­ *E avendo aperto il terzo sigillo, udii il
divi tértium ânimal, dicens : Veni, et vide. terzo animale che diceva : Vieni, e vedi.
Et ecce equus niger : et qui sedébat super Ed ecco un cavallo nero : e colui che v ’era
ilium, habébat statéram in manu sua. 6Et sopra aveva in mano una bilancia. *E udii

tale, e gli fu data una corona di vittoria, come


CAPO VI. pegno del trionfo che avrebbe riportato, e uscì
vincitore per vincere, ossia si slanciò a nuove
1. Dopo le visioni preparatorie dei due capi battaglie e a nuove vittorie (Cf. Salm. XLIV, 4).
precedenti comincia ora a svolgersi il grande 3-4. Il secondo sigillo. Il secondo animale,
dramma degli ultimi avvenimenti. L'Agnello apre cioè quello che aveva l’aspetto di vitello (IV, 7).
i primi sei sigilli del libro (1-17) e tosto si rive­ CavaUo rosso (gr. di colore del fuoco), simbolo
lano le grandi linee dei decreti divini. Gesù Cri­ di guerra e di strage. Colui che v’era sopra perso­
sto sarà vincitore (1* sigillo, vv. 1-2), la guerra, nifica la guerra, come è chiaro da ciò che segue.
la fame, la morte Saranno i ministri della sua Una grande spada, acciò potesse meglio eseguire
giustizia (2\ 3% 4* sigillo, vv. 3-8). Questo il suo mandato. Questo cavaliere coi due seguenti
trionfo di Gesù Cristo però, benché reclamato rappresentano i varii strumenti, di cui si serve
dai santi, non verrà che a suo tempo (5* sigillo, Gesù Cristo per trionfare dei suoi nemici.
vv. 9-11), e sarà preceduto da terribili sconvoi- 5-6. Il terzo sigillo. Il terzo animale, cioè quello
gimenti (6* sigillo, vv. 12-17). Come è chiaro gli che aveva aspetto di uomo (IV, 7). Un cavai nero,
avvenimenti che seguono all’ apertura dei primi segno di duolo. Colui che v’era sopra, personifica
quattro sigilli, sono uniti fra loro, e costituiscono la fame, e perciò tiene in mano una bilancia per
un gruppo a parte, come è anche indicato da pesare rigorosamente e vendere a caro prezzo il
parecchie espressioni e personificazioni identiche, pane (Cf. Lev. XXVI, 26; Ezech. IV, 16). Come
e dalla voce degli animali. E vidi, ecc.*Nel greco manca nel greco. Una voce. Non è indicato da chi
si ha : e vidi, quando VAgnello ebbe aperto, ecc. provenisse. Una misura. Nel greco si ha Xotv?5,
Uno dei quattro animali (Cf. IV, 7), cioè H primo., misura di capacità equivalente a poco più di un
che aveva aspetto di leone. Nei versetti 3, 5, 7, litro (Cf. Dict. Vig., Choenix, mesure; Hagen,
sono ricordati il secondo, il terzo e il quarto di Lex. Bib. Bilibris), e rappresentante la quantità
questi animali. Vieni, si riferisce probabilmente di pane necessaria ad un uomo che viva frugal­
non al profeta, ma al cavaliere, che 6ta per com­ mente (Cf. Erodoto, VII, 187). Un denaro equi­
parire. Le parole e vedi mancano nei migliori valeva a circa 78 centesimi, e rappresentava la
codici greci tanto qui che ai versetti 3, 5, 7. mercede data all’operaio per una giornata di la­
2. Un cavai bianco, quale veniva usato dai voro (Cf. Matt. XX, 2). L'orzo aveva minor va­
trionfatori romani in segno di vittoria. Colui che lore del grano, e costituiva il cibo dei poveri.
v’era sopra. Questo cavaliere rappresenta proba­ La carestia predetta è quindi cosi grande, che
bilmente Gesù Cristo, che trionfa di tutti i suoi l’uomo col suo lavoro a stento potrà avere di che
nemici (XIX, 11-16), e conquista il mondo al suo sfamarsi. Non far male, ecc. Queste parole sono
Vangelo. Aveva un arco come un guerriero orien­ dirette al cavaliere, che simboleggia la fame. Dio
034 APOCALISSE, VI, 7-12

audivi tamquam vocem in mèdio quàtuor come una voce tra i quattro animali che
animàlium dicéntium : Bilibris tritici de- diceva : Una misura di grano per un denaro,
nário, et tres bilíbres hórdei denàrio, et vi- e tre misure d’orzo per un denaro, e non
num, et óleum ne laeseris. far male al vino, nè all’olio.
8Et cum aperuisset sigillum quartum, 7E avendo aperto il quarto sigillo, udii
audivi vocem quarti animàlis dicéntis : Ve­ la voce del quarto animale che diceva : Vie­
ni, et vide. 8Et ecce equus pàllidus : et qui ni, e vedi. ®Ed ecco un cavallo pallido : e
sedébat super eum, nomen illi Mors, et in- colui che vi era sopra ha nome la Morte,
férnus sequebàtur eum, et data est illi po- e le andava dietro l ’inferno, e le fu data
téstas super quátuor partes terrae, interfi- potestà sopra la quarta parte della terra per
cere glàdio, fame, et morte, et béstiis terrae. uccidere colla spada, colla fame, colla mor­
talità e colle fiere terrestri.
9Et cum aperuisset sigillum quintum : *E avendo aperto il quinto sigillo, vidi
vidi subtus altáre ánimas interfectórum pro­ sotto l ’altare le anime di quelli che erano
pter verbum Dei, et propter testimónium, stati uccisi per la parola di Dio e per la
quod habébant, 10Et clamàbant voce magna, testimonianza che avevano, 10e gridavano ad
dicéntes : Usquequo Dómine, (sanctus, et alta voce, dicendo : Fino a quando, Signore
verus,) non iùdicas, et non vindicas sán- santo e verace, non fai giudizio, e non ven­
guinem nostrum de iis, qui hábitant in dichi il nostro sangue sopra coloro che abi­
terra? “ Et datae sunt illis singulae stolae tano la terra? “ E fu data ad essi una stola
albae : et dictum est illis ut requiéscerent bianca per uno : e fu detto loro che si
adhuc tempus módicum doñee compleàntur dian pace ancor per un poco di tempo sino
consèrvi eórum, et fratres eórum, qui inter- a tanto che sia compito il numero dei loro
ficiéndi sunt sicut et illi. conservi e fratelli, i quali debbono essere
com’essi trucidati.
12Et vidi cum aperuisset sigillum sextum : 12E vidi, aperto che ebbe il sesto sigillo :

vuole che siano scarse le cose necessarie alla (Cf. I, 9; XX, 4; Atti, I, 8). Si tratta, come è
vita, come il grano e l’ orzo, ma che siano abbon­ chiaro, dei martiri, e la loro morte viene presen­
danti quelle che non sono indispensabili, come il tata come un sacrifizio offerto a Dio (Cf. Filipp.
vino e l ’olio; forse affinchè gli uomini riconoscano II, 17; II Tim. VI, 6). Fino a quando, ecc. La
nedla carestia un castigo di Dio, oppure affinchè domanda dei martiri non è ispirata da sentimenti
anche nel castigo risplenda la divina misericordia di vendetta personale, ma dallo zelo della giu­
(Cf. Sap. XI, 21 ; XII, 10). Bossuet pensa che stizia ; essi desiderano la risurrezione dei loro
fo lio e il vino siano risparmiati, acciò gli uomini corpi e il trionfo del regno di Gesù Cristo. Anche
abbiano almeno con che medicare le loro piaghe del sangue di Abele si dice (Gen. IV, 10) che
(Cf. Lue. X, 34), ma le prime spiegazioni ci domandava giustizia a Dio. Santo e verace (Ved.
sembrano migliori. n. Ili, 7). Fu data una stola bianca (Cf. Ili, 4,
7-8. Il quarto sigillo. Il quarto animale, cioè 5; IV, 4) che simboleggia la gloria dell'anima.
quello che aveva l’aspetto di aquila (IV, 7). Ca­ Già fin d’ora i martiri sono beati e godono della
vallo pallido, emblema della morte. Ha nome, vista di Dio, e intanto attendono con perfetta
ossia personifica la morte. L'inferno, ossia il rassegnazione che anche il loro corpo dopo la
soggiorno dei morti o l’ ade personificato (IV, 3, risurrezione sia chiamato a parte della gloria.
13; XX, 13-14), il quale segue la morte per in­ Che si dian pace, ecc. Dice Sant’ Agostino (Serm.
ghiottire quelli, che da essa saranno stati colpiti. XI, de Sanct.). Dio parla ai suoi santi come un
Le fu data, Nel greco si legge e fu data loro, padre di famiglia che dice ai 6uoi figli che tor­
cioè alla morte e all’ inferno, o forse ai tre cava­ nano un dopo l’altro dal campo e chiedono di
lieri. La quarta parte. Tale è la lezione del greco. mangiare : Tutto è pronto, ma aspettate i vostri
Dio anche nel punire usa misericordia (Cf. 5; fratelli affinchè quando siate tutti assieme man­
V ili, 7-8). La spada, ossia la guerra, la fame, la giate tutti in comune. Un p o' di tempo. Questo
mortalità, ossia la peste, ecco tre flagelli che sono tempo, ancorché comprenda secoli e secoli, è
spesso associati assieme (Cf. Lev. XXVI, 22; sempre breve se si paragona coll’eternità (Cf. I,
Ezech. XIV, 21; Matt. XXIV, 7). Questi flagelli 1 ; II Piet. Ili, 8-9). Finché sia compiuto quel
sono destinati a punire i nemici di Gesù Cristo, numero di martiri, che Dio ha fissato nei suoi
che si oppongono al suo regno e uccidono i suoi decreti, e che coi loro patimenti devono com­
fedeli. piere* ciò che manca alle sofferenze di Gesù Cri­
sto, per la glorificazione del suo corpo mistico
9-11. 11 quinto sigillo. Sotto l ’altare. Il cielo è
che è la Chiesa (Cf. n. Coloss. I, 24). Conservi,
spesso rappresentato come un tempio col suo
cioè compagni nel servire a Gesù Cristo.
altare, di cui erano figure il tempio e l’altare di
Gerusalemme (Cf. Is. VI, 1; Ebr. IX ,’ 23 e ss.; 12-17. Il sesto sigillo. Sconvolgimento generale
Apoc. V ili, 3; IX, 13; XI, 19, ecc.). Qui si di tutta la natura. Terremoto, il sole nero..., la
allude probabilmente all’altare degli olocausti luna, ecc., le stelle, ecc. Anche Gesù Cristo ha
(Esod. XXIX, 12; Lev. IV, 7), attorno al quale parlato di questi grandi sconvolgimenti della
si versava il sangue delle vittime. Le anime... per natura come di segni precursori della sua venuta
la parola di D io, cioè per il Vangelo, e per la (Cf. n. Matt. XXIV, 7, 24 e ss.; Mar. XIII, 24;
testimonianza che avevano resa a Gesù Cristo Lue. XX, 25 e ss.). Sacco di pelo. Si tratta d>
A p o c a lis s e , VI, 13 — VII, 1 635

et ecce terraemötus magnus factus est, et ed ecco si fece un gran terremoto, e il sole
sol factus est niger tamquam saccus cili- diventò nero, come un sacco di pelo : e la
cinus : et luna tota facta est sicut sanguis : luna diventò tutta come sangue : lse le
13Et stellae de caelo cecidärunt super ter- stelle del cielo caddero sulla terra, come il
ram, sicut flcus emittit grossos suos cum fico lascia cadere i suoi fichi acerbi quan­
a vento magno movgtur. 14Et caelum rec6s- d i scosso da gran vento. 14E il cielo si ri­
sit sicut über involütus : et omnis mons, et tirò come un libro che si ravvolge, e tutti
insulae de locis suis motae sunt: 15Et re­ i monti e le isole furono smosse dalla sede :
ges terrae, et principes, et tribüni, et divi- 15e i re della terra, e i principi, e i tribuni,
tes, et fortes, et omnis servus, et liber e i ricchi, e i potenti, e tutti quanti servi e
abscondärunt se in spelüncis, et in petris liberi si nascosero nelle spelonche e nei
möntium : 16Et dicunt möntibus, et petris : massi delle montagne : 1#e dicono alle mon­
Cädite super nos, et abscöndite nos a fäcie tagne ed ai massi : Cadete sopra di noi, e
sedäntis super thronum, et ab ira A g n i: nascondeteci dalla faccia di colui che siede
17Quöniam venit dies magnus irae ipsö- sul trono e dall’ira dell’Agnello : 1Tperocchè
rum : et quis pöterit stare ? è venuto il gran giorno della loro ira : e chi
potrà reggervi?

CAPO VII.

Prima della catastrofe finale viene impresso un sigillo sulla fronte dei servi di
D ioy i - 8 . — Folla innumerevole de¿ i eletti, 9-17.

'Post haec vidi quátuor Angelos stantes ^ o p o queste cose vidi quattro Angeli che
super quátuor ángulos terrae, tenéntes quá­ stavano sui quattro angoli della terra, e ri­
tuor ventos terrae ne flarent super terram, tenevano i quattro venti della terra, affinchè
ñeque super mare, ñeque- in ullam árborem. non soffiassero sopra la terra, nè sopra il

18 I*. II, 19; Os. X, 8; Luc. XXIII, 30.

una specie di stoffa di color oscuro, che si fab­ quindi si dovrà conchiudere che le ultime rive­
bricava nella Cilicia con peli di capra e di altri lazioni del sesto sigillo si riferiscono già a quanto
animali (Cf. Is. L, 3). Tutta sangue (Cf. Gioel. avverrà alla fine del mondo. Altri però pensano
II, 10, 31). Come il fico (Cf. Is. XXXIV, 4). Si che qui si predica la rovina dell’ impero romano
tratta di quei fichi non maturi, che rimangono (Cf. Ceulemans, h. 1.).
sirlla pianta nelFautunno e vengono poi staccati
dai venti.
14. Il cielo, figurato come un Immenso padi­
CAPO VII.
glione, si ritirò, ossia si piegò, come un libro
(Cf. Is. XXXIV, 4; II Piet. Ili, 10; Apoc. XX,
11). Monti e isole. Non solo gli astri e il cielo, 1. L ’apertura del settimo sigillo è preceduta da
ma anche tutta la terra sarà sconvolta (Cf. XVI, due visioni, nelle quali, per opposizione allo spa­
20; XX, 11). vento del riprovati, si descrive la calma e la gioia
degli eletti in.mezzo ai terribili avvenimenti degli
15-16. I re, i principi, ecc. Col passato profe­ ultimi giorni. Nella prima visione (1-8) l’Apostolo
tico, che indica il futuro, l ’Apostolo descrive lo ode il numero degli eletti, che sono ancora sulla
spavento universale degli uomini in sì terribili terra e devono essere segnati col sigillo di Dio
frangenti (Cf. Is. Il, 11-21; Lue. XXI, 26). Ca­ per essere preservati dai castighi che colpiranno
dete sopra di noi. Queste parole di Osea (X, 8) gli empi. Nella seconda (9-17) vede la turba
furono anche citate da Nostro Signore (Ved. n. innumerevole degli eletti, che sono già entrati név
Lue. XXIII, 30). Colui che siede sul trono (Ved. cìelo al possesso della gloria. Le due visioni
IV, 2). Ira dell*Agnello. È da notarsi il vivo con­ rispondono così alla domanda del capitolo prece­
trasto fra Tira e PAgnello che è come la man­ dente : chi potrà reggervi ?
suetudine personificata. Dopo, ecc. (gr. yetà ravra), ossia dopo le vi­
17. I l gran giorno delVira, ossia il giorno del sioni narrate nel capo precedente, vidi quattro
giudizio (Cf. Is. II, 12 e ss.; Gloel. II, 1 e s s .; Angeli che stavano sui quattro punti cardinali
III, 4; Lue. XVII, 23; Rom. II, 5, ecc.). Chi della terra (Cf. Gerem. XLIX, 36; Zac. VII, 2)
potrà reggervi (Cf. Malach. Ili, 2). Se si para­ e tenevano i quattro, ecc. I venti impetuosi
gonano assieme gli avvenimenti qui descritti alla presso 1 profeti sono 11 segno dei castighi divini
apertura del sesto sigillo, col segni che Gesù (Cf. Gerem., 1. c. ; Dan. VII, 3; Zac. VI, 5,
Cristo (Matt. XXIV, 29) ha dati come precursori ecc.). I quattro angeli erano sul punto di lasciar
della sua seconda venuta, non si può a meno partire i venti, che avrebbero portata la deso*
di riconoscere che si tratta delle stesse cose, e Jazfione salto terra.
636 A p o c a lis s e , V II, 2-9

2Et vidi álterum Angelum ascendéntem ab mare, nè sopra alcuna pianta. 2E vidi un
ortu solis, habéntem signum Dei vivi : et altro Angelo che saliva da levante, e aveva
clamàvit voce magna quàtuor Angelis, qui- il sigillo di Dio vivo : e gridò ad alta voce
bus datum est nocére terrae, et mari, 3Di- ai quattro Angeli, ai quali fu dato di far del
cens : Nolite nocére terrae, et mari, neque male alla terra e al mare, adicendo : Non
arbóribus, quoadusque signémus servos Del fate male alla terra e al mare, nè alle pian­
nostri in fróntibus eórum. te, fino a tanto che abbiamo segnati nella
loro fronte i servi del nostro Dio.
4Et audívi nùmerum signatóruirì; centum 4E udii il numero dei segnati, cento qua­
quadragínta quátuor míllia signàti, ex omni ranta quattro mila segnati, di tutte le tribù
tribu flliórum Israel. *Ex tribu luda duóde- dei figliuoli d’Israele. 5Della tribù di Giuda
cim míllia signáti : Ex tribu Ruben duóde- dodici mila segnati : della tribù di Ruben
cim míllia signáti : Ex tribù Gad duódecim dodici mila segnati : della tribù di Gad do­
míllia signáti : 6Ex tribu Aser duódecim dici mila segnati : 6della tribù di Aser do­
míllia signáti : Ex tribu Néphtali duódecim dici mila segnati : della tribù di Neftali
míllia signáti : Ex tribu Mánasse duódecim dodici mila segnati : della tribù di Manasse
míllia signáti : 7Ex tribu Simeón duódecim dodicimila segnati : 7della tribù di Simeone
míllia signáti : Ex tribu Levi duódecim mil- dodici mila segnati : della tribù di Levi do­
fia signáti : Ex tribu Issachar duódecim dici mila segnati : della tribù di Issacar do­
míllia signáti : 8Ex tribu Zábulon duódecim dici mila segnati : 8della tribù di Zàbulon
míllia signáti : Ex tribu Ioseph duódecim dodici mila segnati : della tribù di Giuseppe
míllia signáti : Ex tribu Béniamin duódecim dodici mila segnati : della tribù di Benia­
míllia signáti. mino dodici mila segnati.
•Post haec vidi turbam magnam, quam •Dopo questo vidi una turba grande che

2. Saliva affine di far meglio intendere la sua probabile, fi infatti assai difficile spiegare nel­
voce. Il sigillo di Dio. Dio è rappresentato come l ’altra sentenza, perchè mai la scelta di Dio cada
un re, che ha il suo sigillo con Impressovi sopra solamente sui fedeli convertitisi dal Giudaismo.
11 suo nome (Cf. Js. XLIV, 5). L ’angelo deve Per conseguenza non sembra che l’Apostolo al­
imprimere questo sigillo sopra tutti gli eletti per luda qui alla futura conversione d’ Israele predetta
dichiarare che sono proprietà di Dio. Anche gli da S. Paolo Rom. XI, 25. (Cf. Crampon, h. 1.).
adoratori della bestia portano in fronte il sigillo 5-8. Il carattere simbolico delle parole dell’A-
di essa (X III, 16; XIV, 9; XX, 4, ecc.). Presso postolo si deduce anche dal fatto che la numera­
gli antichi si soleva imprimere un segno spe­ zione delle tribù non è ordinata secondo l ’età
ciale ai soldati e agli schiavi (Cf. Gal. VI, 17). dei figli di Giacobbe, nè secondo la disposizione,
3. Non fate male, ecc. 1 quattro angeli erano che tale numerazione ha in parecchi altri luoghi
sul punto di scatenare sulla terra i flagelli di della Scrittura.
Dio. Abbiamo segnati, ecc. Questo segno, come Giuda, era l’erede delle promesse messianiche.
già il sangue dell’ agnello pasquale in Egitto Ruben, era il primogenito di Giacobbe. Gad.
(Esod. XII, 7 e ss.), preserverà i giusti dalle Aser., ecc. (Cf. Gen. XXIX, 31-XXX, 24; XLIX,
divine vendette (Cf. XXI, 36), oppure farà si 1 e ss. ; Num. I, 1 e ss. ; II e ss.). Giuseppe.
che i travagli che avranno a soffrire, ridondino- Da Giuseppe provennero due tribù, quella di
a loro maggior vantaggio (Cf. Esod. XII, 14; Manasse ricordata al versetto 6, e quella di
Ezech. <IX, 4-6; Rom. V ili, 28; Efes. IV, 30, Efraim. £ ancora da osservare che nella nume­
ecc.). Alcuni pensano che il sigillo di Dio Aia la razione è omessa la tribù di Dan. Da questa
croce, alla quale sembra alludere anche Eze­ omissione alcuni Padri (Sant’ Irineo, Adv. Haer.,
chiele (1. c.), quando parla di un tau impresso V, 30, 2; Sant’ Ippolito, De Antichristo, V, 6,
sulla fronte di coloro, che dovevano essere pre­ ecc.) dedussero che l ’Anticristo doveva nascere
servati dalla rovina. dalla tribù di Dan. Ma si può far osservare che
4. Udii. L ’Apostolo non vide imprimere il si­ Dan è pure omesso dai Paralipomeni (I Par. IV-
gillo, ma udi solo il risultato, ossia il numero V II). Può essere che la tribù di Dan si fosse già
dei segnati. Il numero, ecc. Il numero 144 mila da tempo estinta. Alcuni però (Cf. Ceulemans,
è simbolico, e risulta dalla moltiplicazione di h. 1.) pensano invece, che al versetto 6 invece di
12 mila eletti per ognuna delle 12 tribù d’ Israele. Manasse si debba leggere Dan (A A N letto MAN
Si tratta quindi di una moltitudine numerosa, da qualche copista e considerato come un’ abbre­
ma assieme ben ordinata. D i tutte ie tribù, ecc., viazione di Manasse) in modo che le due tribù
ossia di tutto 11 popolo eletto. Non convengono di Efraim e di Manasse sarebbero comprese sotto
gli espositori se qui si tratti del popolo d’ Israele il nome di Giuseppe, da cui entrambe proveni­
propriamente detto, oppure del popolo cristiano vano. Negli altri passi delia Scrittura, in cui si
in generale, che è veramente stirpe di Àbramo parla delle dodici tribù, generalmente è omessa
(Rora. IV, 16), Israele di Dio (Gal. VI, 16), e che la tribù di Levi, perchè essa non ebbe una parte
fu innestato sul vecchio tronco d’ Israele (Rom. speciale di territorio nella divisione della Terra
XI, 17), ed ha per fondatori I dodici Apostoli. promessa.
Quest’ ultima spiegazione, secondo la quale gli 9-10 Seconda visione (9-17). La scena si svolge
eletti vengono scelti nella Chiesa intiera, ossia nel cielo, poiché qui non si tratta più degli eletti,
nel popolo cristiano in generale, ci sembra più che si trovano ancora in mezzo alle prove della
.A p o c a lis s e , VII, 10-15 637

dinumeráre nemo póterat ex omnibus géri- niuno poteva noverare, di tutte le genti, e
tibus, et tribubus, et pópulis, et linguis : tribù, e popoli, e lingue, che stavano di­
stantes ante thronum, et in conspéctu Agni, nanzi al trono e dinanzi all’Agnello, vestiti
amieti stolis albis, et palmae in mànibus di bianche stole con palme nelle loro mani :
eórum : 10Et clamàbant voce magna dicén- 10e gridavano ad alta voce, dicendo : La sa­
tes : Salus Deo nostro, qui sedet super thro­ lute al nostro Dio, che siede sul trono, e
num, et Agno. all’Agnello.
“ Et omnes Angeli stabant in circuì tu thro- “ E tutti gli Angeli stavano d’intorno al
ni, et seniórum, et quátuor animàlium : et trono, e ai seniori, e ai quattro animali :
cecidérunt in conspéctu throni in fàcies e si prostrarono bocconi dinanzi al trono,
suas, et adoravérunt Deum, 12dicéntes, A- e adorarono Dio, 12dicendo : Amen. Bene­
men. Benedictio, et clàritas, et sapiéntia, et dizione, e gloria, e sapienza, e rendimento
gratiárum áctio, honor, et virtus, et forti- di grazie, e onore, e virtù, e fortezza al no­
tùdo Deo nostro in saécula saeculórum. stro Dio pei secoli dei secoli, cosi sia.
Amen.
“ Et respóndit unus de senióribus, et dlxit “ E uno dei seniori mi disse : Questi,
mihi : Hi, qui amieti sunt stolis albis, qui che sono vestiti di bianche stole, chi sono ?
sunt? et unde venérunt? 14Et dixi illi : Dò­ e donde vennero? 14E io gli risposi : Signor
mine mi, tu scis. Et dixit mihi : Hi sunt, mio, tu lo sai. Ed egli mi disse : Questi
qui venérunt de tribulatióne magna, et la- sono quelli che sono venuti dalla grande
vérunt stolas suas, et dealbavérunt eas in tribolazione, e hanno lavato le loro stole, e
sánguine Agni. “ Ideo sunt ante thronum le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello.
Dei, et sérviunt ei die ac nocte in tempio “ Perciò sono dinnanzi al trono di Dio, e

vita presente (1-8), ma di quelli che già sono poi intonano ancor essi il loro cantico: benedi­
entrati al possesso della beatitudine. zione, ecc. (Cf. IV, 9; V, 12, 13). Ogni sostan­
Una turba grande. Il numero di coloro che sono tivo nel greco è accompagnato dall’articolo deter­
salvi è dunque grande. Nessuno poteva numerare, minativo : la benedizione, la gloria, ecc.
per opposizione ai 144 mila della terra. D i tutte 13-17. Un seniore spiega a S. Giovanni chi
le genti, ecc. Queste parole mostrano che l’e f­ siano coloro che sono vestiti di bianche stole
ficacia della morte di Gesù Cristo si estende a (versetto 9). Chi sono ? Il seniore per eccitar mag­
tutti gli uomini di ogni tempo, di ogni età, di giormente l ’attenzione dell’ Apostolo, domanda a
ogni condizione (Cf. V, 9). Stavano in atto di lui chi siano, quasi supponendo che egli già
adorazione davanti al trono, ecc. Bianche stole avesse compreso il significato della visione. Tu
(Ved. ,n. III, 5; VI, 11). Palme, quale segno di 10 sai, quasi per dire, io l’ignoro, ma spero che
vittoria. Ai vincitori negli antichi giuochi si dava tu me lo farai conoscere. Che sono venuti. Nel
greco vi è il participio presente che vengono.
Da una grande tribolazione. Siccome qui si parla
di tutti gli eletti, questa tribolazione non va ri­
stretta alla persecuzione che secondo la profezia
del Signore (Matt. XXIV, 21) scoppierà negli ul­
timi giorni, ma va intesa in senso generale, che
comprenda tutti i tempi. La Chiesa non man­
cherà mai di essere perseguitata, e ogni cristiano
FIg. 70* ha una parte più o meno larga alla tribolazione
(Cf. Atti, XIV, 22; II Tim. III, 12). Hanno im­
Atleta con palm a.
biancate le loro stole nel sangue dell’Agnello,
appropriandosi per mezzo della fede e della carità
I meriti della passione e della morte di Gesù
Cristo. Si osservi il contrasto tra imbiancare e
11 sangue (Cf. I, 5; XXII, 14;E b r. IX, 14, ecc.;
I Giov. I, 7; II, 2, ecc.).
Per questo che hanno sopportata con pazienza
la tribolazione, e hanno imbiancate le loro stole
nel sangue dell’ Agnello, sono dinanzi al trono di
spesso una palma (Cf. Eneide, V, 111). La sa- D io, ossia vedono Dio faccia a faccia e sono
\ute (gr. «Dnipia) al nostro Dio, ecc., vale a dire beati. Lo servono. Il greco Xarpevoixn significa
>e siamo salvi, non lo dobbiamo alla nostra virtù, propriamente compiere una funzione sacerdotale.
ma all’aiuto e alla grazia di Dio (Cf. Salm. III. Queste anime quindi offrono incessantemente t
9; Sant’ Agostino, Serm. XI, de Sanctis). Si po­ Dio un sacrifizio di adorazione, di lode e di rin­
trebbe anche spiegare : salute, cioè sia felicità, graziamento (Cf. I, 6). Nel suo tempio, cioè nel
trionfo, ecc., al nostro Dio, ecc. In questo caso cielo (Cf. IV, 1). Abiterà sopra di essi. Nel greco
si tratterebbe di un’acclamazione simile a quella si legge : stenderà sopra di essi la sua tenda,
del versetto 12. ossia li farà abitare sotto la sua tenda, espres­
11-12. Si prostrarono, ecc. (Cf. IV, 10; V, 8- sione metaforica per indicare che Dio li metterà
14), dicendo: Amen. Gli angeli si associano così a parte della sua gioia e della sua felicità (Cf.
tlle adorazioni e alle acclamazioni degli eletti, e Salm. XXXV, 8 e ss.).
638 A p o c a lis s e , VII, 16 - • V ili, 3

eius : et qui sedet in throno, habitàbit super lo servono dì e notte nel suo tempio : e co­
illos : lfiNon esurient, ñeque sítient ám- lui che siede sul trono abiterà sopra di
plius, nec cadet super illos sol, ñeque ullus essi : 16non avranno più fame, nè sete, nè
aestus : 17Quoniam Agnus, qui in mèdio darà loro addosso il sole, nè calore alcuno :
throni est, reget illos, et dedúcet eos ad 17poichè 1*Agnello, che è nel mezzo del tro­
vitae fontes aquárum, et abstérget Deus om- no, li governerà, e li guiderà alle fontane
nem làcrymam ab óculis eórum. delle acque della vita, e Dio asciugherà
tutte le lacrime dagli occhi loro.

CAPO Vili.

I l settimo s ig illo , /. — Sette angeli ricevono sette trombe, un altro offre p rofu m i
e getta i l fu o co dell*altare sulla te rra , 2 - 6 . — Suonano le prim e quattro trombe
e annunziano fla g e lli su un terzo della terra, del maret dei fiu m i e d egli
a stri, 8 - 1 2 . — U n ’aquila g rid a tre guai a g li uom ini della te rra , 1 3 .

*Et cum aperuisset sigillum séptimum, *E avendo aperto il settimo sigillo, si fece
factum est siléntium in caelo, quasi mèdia silenzio nel cielo quasi per mezz’ora.
hora.
2Et vidi 6eptem Angelos stantes in con- 2E vidi i sette Angeli che stavano dinanzi
spéctu Dei : et datae sunt illis septem tubae. ^ a Dio : e furono loro date sette trombe.
3Et àlius Angelus venit, et stetit ante al­ SE un altro Angelo venne, e si fermò
tare habens thuribulum aureum : et data avanti l ’altare, tenendo un turibolo d’oro :

16 Is. XLIX, 10. 17 Is. XXV, 8; Inf. XXI, 4.

16-17. Non avranno nè fame, ecc. (Ved. Is. fumi sull’altare e getta il fuoco sulla terra
XLIX, 9-10). La felicità del ciclo esclude tutti i (V ili, 2-6).
mali e tutti gli incomodi, e d’altra parte per noi Il settimo sigillo. Tutto il libro è quindi aperto.
è più facile descrivere quel che nel cielo i beati Gli abitatori del cielo vi leggono ornai scritti tutti
non avranno, che quello che avranno. Governerà, i disegni di Dio, e pieni di ammirazione adorano
ossia secondo il greco pascerà. — Fontane di in silenzio la grandezza e la sapienza di Dio. Nelle
acque di vita, che sono figura dell’eterna felicità visioni seguenti di un carattere più particolareg­
(Cf. Salm. XXII, 2). Asciugherà le loro lacrime. giato viene rivelato a Giovanni ciò che si conte­
Dalla felicità del cielo è bandita ogni tristezza edneva nel libro. Mezz'ora. Le rivelazioni furono
ogni affanno. L ’Agnello di Dio diverrà il pastore quindi interrotte per qualche tempo, durante il
del gregge di Dio, e c terrà lontano (dalle peco­ quale l’Apostolo non vide nulla di particolare.
relle) ogni male; egli le pascerà; egli le ricolmerà 2. I sette Angeli, probabilmente quelli stessi,
di salute e di vita al fonte stesso della vita, che di cui si è parlato al cap. I, 4; IV, 5; V, 6.
è la pura visione di Dio. Egli, qual tenera madre Sette trombe, una per ciascuno affinché potessero
che il piangente pargoletto si accosta alle sue far intendere lontano l’annunzio dei grandi avve­
mammelle, le loro lagrime asciugherà, e ricom­ nimenti. Presso gli Ebrei venivano annunziate a
penserà con un torrente di caste delizie (Salm. suono di tromba la guerra, le feste (Num. X, 2),
XXXV, 8) » Martini. ecc., e nella Scrittura il suono delle trombe
Le due visioni di questo capo sono destinate a annunzia quei grandi avvenimenti, nei quali si ha
consolare ì fedeli in mezzo alle tribolazioni, a una intervenzione particolare di Dio (Cf. Esod.
cui si trovano esposti. Il pensiero del premio che XIX, 16, 19; Num. XVI, 46; Gioel. Il, 1; Matt.
li aspetta, se saranno perseveranti nel bene, non XXIV, 31, ecc.).
può a meno di infondere loro coraggio e renderli
lieti anche in mezzo alle maggiori afflizioni. 3. L'altare. Si allude all’altare dei profumi, che
era tutto rivestito d’ oro, e si trovava nella parti
del tempio detta Santo (Cf. VI, 9; Esod. XXX, 1
CAPO VIII. e ss.; Ebr. IX, 4, ecc.). Un turibolo d'oro. Tra
la supeilettile del tempio di Gerusalemme vi erano
1. L'Apostolo passa ora a descrivere ciò che pure uno o più turiboli d’oro (Esod. XXVII, 3;
avverrà dopo l’apertura del settimo sigillo (V III, XXXVIII, 3, ecc.). Affinchè offerisse, ecc. Il
1-XI, 21). Dapprima si ha un gran silenzio (V ili, greco letteralmente va tradotto : acciò li desse
1), e poi segue una visione preparatoria, in cui (ossia aggiungesse) alle orazioni di tutti i santi
PApostolo vede sette angeli che'ricevono ciascuno sopra l'altare, ccc. Le preghiere dei santi (Cf.
una tromba, e un altro angelo che offre dei pro­ V, 8) si trovano già sull’ altare di Dio, ma l’angelc
A p o c a l is s e , V ili, 4-11 639

sunt illi incénsa multa, ut daret de oratióni- e gli furono dati molti profumi affinchè offe­
bus sanctórum omnium super altáre áureum, risse delle orazioni di tutti i santi sopra
quod est ante thronum Dei. 4Et ascéndit l ’altare d’oro, che è dinanzi al trono di Dio.
fumus incensórum de oratiónibus sanctórum 4E il fumo dei profumi delle orazioni dei
de manu Angelí coram Deo. 6Et accépit An­ santi salì dalla mano dell’Angelo davanti a
gelus thuríbulum, et implévit íllud de igne Dio. 5E l ’Angelo prese il turibolo, e lo
altárís, et misit in terram, et facta sunt empiè di fuoco dell’altare, e lo gettò sulla
tonítrua, et voces, et fulgura, et terraemótus terra, e ne vennero tuoni, e voci, e folgori,
magnus. e terremoto grande.
®Et septem Angelí, qui habébant septem 6E i sette Angeli, che avevano le sette
tubas, praeparavérunt se ut tuba cánerent. trombe, si accinsero a suonarle.
7Et primus Angelus tuba cécinit, et facta 7E il primo Angelo diede fiato alla tromba,
est grando, et ignis, mista in sánguine, et e si fece grandine e fuoco mescolati con
missum est in terram, et tértia pars terrae sangue, e furono gettati sopra la terra, e
combusta est, et tértia pars árborum con- la terza parte della terra fu arsa, e la terza
cremáta est, et omne foenum víride combú- parte degli alberi furono arsi, e ogni erba
stum est. verde fu arsa.
sEt secúndus Angelus tuba cécinit: et 8E il secondo Angelo diede flato alla
tamquam mons magnus igne ardens missus tromba : e fu gettato nel mare quasi un
est in mare, et facta est tértia pars maris gran monte ardente di fuoco, e la terza parte
sanguis, ®Et mórtua est tértia pars oreatú- del mare diventò sangue, *e la terza parte
rae eórum, quae habébant ánimas in mari, delle creature animate del mare morì, e la
et tértia pars návium intériit. terza parte delle navi peri.
10Et tértius Angelus tuba cécinit: et cé- 10E il terzo Angelo diede flato alla trom­
cidit de cáelo stella magna, ardens tamquam ba : e cadde dal cielo una grande stella,
fácula, et cécidit in tertiam partem flúmi- ardente come una fiaccola, e cadde nella
num, et in fontes aquárum: n Et nomen terza parte dei fiumi e delle fontane : n e il

deve aggiungere loro profumi, affine di renderle aveva colpito la terra, questo invece colpisce il
ancora più accette e gradevoli a Dio. mare. Diventò sangue come al tempo della prima
4. E il fumo, ecc. Si dovrebbe tra-durre : e il piaga d’ Egitto (Esod. VII, 17 e ss.). M orì, ecc.
fumo dei profumi aggiunti alle orazioni dei santi Danni immensi causati da questo flagello. Siccome
salì, ecc. Le preghiere dei santi chiedono a Dio nella Scrittura (Dan. VII, 2; Apoc. XVII, 15,
che si affretti il trionfo del regno di Gesù Cristo, ecc.) il mare simboleggia talvolta le moltitudini
e il giorno della sua venuta. umane, alcuni (Crampon, h. 1.) pensano che qui
si tratti della guerra (VI, 4) e della desolazione
5-6. Lo empiè di fuoco, ecc. (Cf. Is. VI, 6-7)
che apporterà.
Consumatosi il fuoco del turibolo, l’Angelo ne
prese di quello che ardeva sull’altare, e lo gettò 10-11. Terza tromba. Questo flagello colpisce
sulla terra. Questo fuoco gettato sulla terra si­ i fiumi e le fontane. Una grande stella raffigu­
gnifica la giustizia di Dio, che scatena i suoi rante forse un angelo ministro delle divine
flagelli sugli empi, affine di convertirli o di pu­ vendette, se pure non si tratta di una meteora
nirli. Ne vennero tuoni, ecc., segni precursori dei luminosa. Nella terza parte, ecc. Gran parte delle
mali più grandi ancora che stanno per piombare
sulla terra, e che sono annunziati subito dal 6uono
delle sette trombe. La descrizione dell’Apostolo
si avvicina molto a quella di Ezechiele, X, 2
e ss.
7. Nei vv. 7-13 si descrivono gli effetti prodotti
dal suono delle prime quattro trombe, le quali
come già i primi quattro sigilli (VI, 1-8) costi­ F lfc . 71.
tuiscono un gruppo a parte, e sono caratterizzate
dal fatto che i mali annunziati non toccheranno Tromba guerriera.
direttamente l’uomo, ma solo la natura.
Il primo Angelo, eoe. Suona la prima tromba.
Grandine e fuoco come al tempo della settima
piaga d’ Egitto (Esod. IX, 24). Qui però si ag­
giunge il sangue. La terza parte dei raccolti fu
quindi consumata. Si osservi come anche qui
(cap. VI, 6) il castigo di Dio sia temperato dalla
misericordia e non sia che parziale. Il risultato
di questo castigo fu probabilmente la fame, di acque dolci rimasero cosi contaminate e Insalubri.
cui si è parlato al cap. VI, C. Assenzio indica qui un veleno mortale (Gerem.
8-9. La seconda tromba. Un gran monte (Cf. IX, 15; XXIII, 15), e perciò sì comprende che
Gerem. LI, 25). Nel mare. Il castigo precedente molti uomini siano morti, essendo le acque di-
640 A p o c a lis s e . V ili, i2 — IX, 3

stellae dicitur Absinthium et facta est t€rtia nome della stella si dice Assenzio; e la
pars aqu£rum in absinthium : et multi ho- terza parte dell’acque diventò assenzio : e
minum m<5rtui sunt de aquis, quia am£rae molti uomini morirono di quelle acque, per­
factae sunt. chè diventate amare.
12Et quartus Angelus tuba cScinit: et per- 12E il. quarto Angelo diede fiato alla trom­
cussa est t6rtia pars solis, et t6rtia pars lu- ba ; e fu percossa la terza parte del sole, e
nae, et tertia pars stellarum, ita ut obscura- la terza parte della luna, e la terza parte
retur tertia pars e6rum, et diei non lucSret delle stelle, di modo che la loro terza parte
pars tSrtia, et noctis similiter. 13Et vidi, et fu oscurata, e la terza parte del giorno non
audivi vocem unius dquilae voldntis per me­ splendeva e similmente della notte. 13E vidi,
dium caeli, dicentis voce magna : Vae, vae, e udii la voce di un’aquila che volava per
vae habitantibus in terra de ceteris v6cibus mezzo il cielo, e con gran voce diceva :
trium Angelorum, qui erant tuba canituri. Guai, guai, guai agli abitanti della terra per
le altre voci dei tre Angeli che stanno per
suonare la tromba.

C A PO IX.

L a quinta tromba ammnzia il flagello delle cavallette, 1 - 1 2 . — L a sesta tromba


annunzia un* invasione di cavalleria nemica, 13 -2 1.

*Et quintus Angelus tuba.cécinit : et vidi *E il quinto Angelo diede fiato alla trom­
stellam de caelo cecidisse in terram, et data ba : e vidi una stella caduta dal cielo sopra
est ei clavis putei abyssi. 2Et apéruit pu- la terra, e gli fu data la chiave del pozzo
teum abyssi : et ascéndit fumus putei, sicut delPabisso. 2E aprì i* pozzo dell’abisso :
fumus fornàcis magnae : et obscuràtus est e dal pozzo salì un fumo, come il fumo di
sol, et aer de fumo putei : sEt de fumo putei una grande fornace : e il sole e l ’aria si
exiérunt locustae in terram, et data est illis oscurò pel fumo del pozzo : *e dal fumo del

venute amare, cioè avvelenate (Cf. Esod. XV, la lezione^della Volgata è da preferirsi, avendo in
23; IV Re, II, 19). Si tratterebbe quindi della suo favore i migliori codici. Per mezzo il cielo,
peste causata dalla insalubrità dell’acqua (Cf. afflne di essere veduta e intesa da .tutti. Proba­
VI, 8). bilmente quest’aquila figura un angelo ministro
12. Quarta tromba. Questo flagello colpisce gli delle divine vendette. Guai, ecc. Questi tre guai
astri. La terza parte del sole, ecc. La terza rappresentano i tre flagelli, che saranno annun­
parte del disco del sole e della luna, e delle ziati dalle tre ultime trombe. Coloro che abitano
stelle rimase nell’oscurità, e cosi il giorno ebbe sopra• la terra sono qui in modo speciale gli
una terza parte di meno di luce dal sole, e simil­ empi, a punire i quali sono principalmente ordi­
mente la notte ebbe un terzo di meno di luce dalla nati questi flagelli.
luna. Anche questo flagello ha qualche analogia
colle piaghe di Egitto (Esod. X, 21). Da quanto CAPO IX.
si è detto apparisce chiaro che le quattro prime
trombe annunziano quegli stessi grandi segni 1-2. La quinta tromba (1-12). Una stella che
precursori del giudizio già predetti da Gesù Cristo raffigura un angelo delle tenebre (secondo «altri,
(Lue. XXI, 10 e ss.) : Si solleverà popolo contro un angelo buono). Fu data all’angelo figurato nella
popolo, e regno contro regnot e saranno fieri stella. La chiave del pozzo, ecc. Dio permette o
terremoti in diversi luoghi e pestilenze e carestie, comanda a quest’angelo di scatenare sulla terra
e cose spaventevoli nel cielo, e prodigi grandi. le potenze infernali, strumenti della sua giustizia
Tutti questi flagelli sono destinati a convertire (Eccli. XXXIX, 28 e ss.; Apoc. XX, 1-3). Il pozzo
o a punire gli uomini (Cf. Eccli. XXXIX, 35-37 ; dell’abisso, infatti non è altro che l’ inferno (Cf.
Sap. V, 18-24). Altri (Bossuet, Beelen, Ceule- Lue. V ili, 31 ; Apoc. XX, 1), dove sono rinchiusi
mans, ecc.) pensano che qui si «nunzi o la rovina i demonii, s che viene considerato come esistente
del popolo d’ Israele, 0 la rovina dell’ impero ro­ nel centro della terra, colla superficie della quale
mano colle invasioni dei barbari e colle stragi di comunica a mezzo di un corridoio simile a un
Alarico o di Attila. pozzo. Sulla bocca di questo pozzo si suppone
13. E vidi, ecc. Questa visione serve a distia- che vi sia una porta, come si vede spesso in
guere il gruppo delle ' prime quattro trombe, da Oriente. Aperta la porta, ne esce un fumo denso,
quella delle tre seguenti, le quali annunziauo come dal camino di una fornace ardente (Cf.
flagelli più gravi dei precedenti. Questi nuovi Esod. XIX, 18).
flagelli colpiranno direttamente gli uomini. Un'a- 3. Locuste. Da tutto !1 contesto è chiaro che
qalla. Alcuni codici greci hanno un angelo, ma qui non si parla di locuste propriamente dette,
A p o c a lis s e , IX, 4-12 641

potéstas sicut habent potestàtem scorpió- pozzo uscirono per la terra locuste, alle
nes terrae : 4Et praecéptum est illis ne quali fu dato un potere, come lo hanno gli
laéderent foenum terrae, neque omne viride, scorpioni della terra : 4E fu loro ordinato di
ñeque omnem àrborem : nisi tantum hó- non far male all’erba della terra, nè ad al­
mines, qui non habent signum Dei in frón- cuna verdura, nè ad alcuna pianta : ma solo
tibus suis. *Et datum est illis ne occiderent agli uomini, che non hanno il segno di Dio
eos : sed ut cruciárent ménsibus quinqué : sulle loro fronti. 5E fu loro dato non di uc­
et cruciátus èQrum, ut cruciàtus scórpii cum ciderli, ma di tormentarli per cinque mesi :
pércutit hominem. 6Et in diébus illis quae- e il loro tormento (era) come il tormento
rent hómines mortem, et non invénient che dà lo scorpione, quando morde un uomo.
eam : et desideràbunt mori, et fúgiet mors eE in quel giorno gli uomini cercheranno
ab eis. la morte, nè la troveranno : e brameranno
di morire, e la morte fuggirà da loro.

7Et similitúdines locustárum, similes 7E gli aspetti delle locuste, simili ai ca­
equis parátis in praelium : et super càpita valli preparati per la battaglia : e sulle loro
eárum tamquam corónae símiles auro : et teste una specie di corone simili all’oro; e
fàcies eárum tamquam fàcies hóminum. ,8Et i loro volti simili al volto dell’uomo. 8E
habébant capillos sicut capillos mulierum : avevano capelli simili ai capelli delle donne :
et dentes eárum, sicut dentes leónum erant : e i loro denti erano come di leoni. ®E
*Et habébant loricas sicut lorícas férreas, et avevano corazze simili alle corazze di ferro,
vox alárum eárum sicut vox cùrruum equó- e il rumore delle loro ali simile al rumore
rum multórum curréntium in bellum : 10Et del cocchi a più cavalli correnti alla guerra :
habébant caudas símiles scorpiónum, et 10e avevano le code simili a quelle degli
acùlei erant in caudis eárum : et potéstas scorpioni, e v ’erano pungiglioni nelle loro
eárum nocére hominlbus ménsibus quin­ code : e il lor potere (era) di far male agli
qué : 11Et habébant super se regem àngelum uomini per cinque mesi : “ e avevano sopra
abyssi, cui nomen Hebràice Abaddon, Grae- di loro per re l ’angelo dell’abisso, chiamato
ce autem Apóllyon, Latine habens nomen in ebreo Abaddon, in greco Apollyon, in
Extérminans. 12Vae unum àbiit, et ecce latino Sterminatore. l2Il primo guai è pas­
véniunt adhuc duo vae post haec. sato, ed ecco che vengono ancora due guai
dopo queste cose.

« Is. II, 19; Os. X, 8; Luc. XXIII, 30. T Sap. XVI, 9.

ma per esse vanno probabilmente intesi i demonii, II, 4), e forse da ciò viene il nome volgare di
i quali colpiranno gli uomini con tormenti atroci, cavalletta. — Sulla loro testa hanno una specie
di cui non è possibile determinare la natura. Le di protuberanza o cresta di color giallo-verde, che
locuste sono uno dei più terribili flagelli d'Oriente, qui viene detta una specie di corone simili al­
e il castigo qui annunziato ha pure una certa lo r o . Il loro volto ha pure una lontana rasso­
analogia colle piaghe d’ Egitto (Esod. XIX, 18). miglianza col volto umano, e le loro lunghe
Fu dato un potere di nuocere agli uomini come antenne fanno pensare ai capelli delle donne,
lo hanno, ecc. come la loro voracità richiama alla mente i denti
4. All’erba, alla verdura, alle piante, che erano del leone (Gioel. I, 6), e la durezza del loro
state risparmiate dai precedenti flagelli (V III, 7). torace, una corazza di ferro, e il rumore delle
Le locuste ordinarie menano prima di tutto strage loro ali, il rumore di cavalli, che corrono alla
dell’erba e della verdura (Cf. Gioel. I, 4). G li guerra (Gioel. II, 5; Gerem. XLVII, 3. Cf. Cram-
uomini che non hanno il segno, ossia il sigillo, pon, h. 1.). Avevano le code simili a quelle degli
di Dio (Ved. VII, 3), sono gli empi e i perversi. scorpioni (Cf. 3, 5). Il testo greco del v. 10 può
essere punteggiato nel modo seguente : e hanno
5. Fu loro dato un potere limitato. Per cinque
code simili a quelle degli scorpioni e pungiglioni ;
mesi. Le locuste durano generalmente da maggio
e nelle loro code ( l ) il loro potere di nuocere agli
a settembre o ottobre, e anche il flagello annun­
uomini, ecc.
ziato avrà breve durata.
6. Cercheranno di morire, perchè stanchi di 11. Avevano per re, ecc. Ciò móstra chiaro che
soffrire sì atroci tormenti (Cf. VI, 16; Giob. Ili, non 6Ì tratta di locuste ordinarie. L'angelo del-
21, ecc.), ma non sarà loro dato di vedere paghi Vabisso, cioè Satana o un angelo malvagio. Abad­
i loro deslderii. don, significa perdizione, rovina. Apollyon (A*oA-
Xuoov) significa distruttore, sterminatore. Lo pa­
7. Nei vv. 7-11, si fa la descrizione delle lo­
role : in latino Sterminatore, mancano nel greco,
custe, in modo da render sempre più chiaro che
e sono un’ aggiunta del traduttore.
non si tratta degli animali ordinarli di tal nome.
Una descrizione analoga si ha pure presso Gioele 12. Il primo fra i tre guai annunziati al cap.
(I, 1 e ss.). Simili a cavalli, ecc. La locusta quando V III, 13, è passato ossia è compiuto. Alcuni
sta sui suoi piedi pronta a volare, ha veramente (Beelen, ecc.) per le locuste intendono gli Ze-
l’aspetto di un cavallo (Giob. XXXIX, 20; Gioel. loti, che poco prima della guerra giudaica infe-

41 — Sacra Bibbia. vol. II.


642 A p o c a lis s e , IX, 13-19

13Et sextus Angelus tuba cécinit : et au- 13E il sesto Angelo diede fiato alla trom­
divi vocem unam ex quàtuor córnibus altà- ba : e udii una voce dai quattro angoli del­
ris àurei, quod est ante óculos Dei, 14Dicén- imitare d ’oro, che è dinanzi agli occhi di
tem sexto Angelo, qui habébat tubam : Dio, 14la quale diceva al sesto Angelo, che
Solve quàtuor àngelos, qui alligàti sunt in aveva la tromba : Sciogli i quattro angeli
flumine magno Euphràte. 15Et solùti sunt che sono legati presso il gran fiume Eu­
quàtuor Angeli, qui paràti erant in horam, frate. 15E furono sciolti i quattro angeli che
et diem, et mensem, et annum : ut occide- erano preparati per l ’ora, il giorno, il mese
rent tértiam partem hóminum. e l ’anno a uccidere la terza parte degli
uomini.
16Et numerus equéstris exércitus, vicies 16E il numero dell’esercito a cavallo venti
millies dena millia. Et audivi numerum eó- mila volte dieci mila. E udii il loro nu­
rum. 17Et ita vidi equos in visióne : et qui mero. 17E così vidi nella visione i cavalli :
sedébant super eos, habébant loricas igneas, e quelli che vi stavano sopra avevano co­
et hyacinthinas, et sulphureas, et capita razze di colore del fuoco, del giacinto e
equórum erant tamquam càpita leónum : dello zolfo, e le teste dei cavalli erano come
et de ore eórum procédit ignis, et fumus, et teste di leoni : e dalla loro bocca usciva
sulphur. fuoco, e fumo, e zolfo.
l8Et ab his tribus plagis occisa est tértia 18E da queste tre piaghe ; dal fuoco, dal
pars hóminum de igne, et de fumo et sul- fumo e dallo zolfo che uscivano dalle loro
phure, quae procedébant de ore ipsórum. bocche fu uccisa la terza parte degli uo­
19Potéstas enim equórum in ore eórum est, mini. 19Poichè il potere dei cavalli sta nelle
et in caudis eórum, nam caudae eórum si­ loro bocche e nelle loro code. Le loro code
miles serpéntibus, habéntes càpita : et in infatti sono simili a serpenti, e hanno teste,
his nocent. e con esse recano nocumento.

stavano la Palestina ; altri (Bossuet, ecc.) gli 17. Descrizione dei cavalli e dei cavalieri (17-
eretici Giudaizzanti ; altri (Ceulemans, ecc.) i bar­ 19). E così, vale a dire nel modo che ora indico,
bari invasori deJl’ impero romano. E però assai dif­ vidi nella visionet ecc. Queste ultime parole la-
ficile spiegare, se le locuste rappresentassero
geurrieri o eretici, perchè mai non abbiano po­
tere di uccidere gli uomini (v. 5), e debbano
restringersi a far male ai perversi (v. 4). Ci
sembra quindi più probabile che si tratti di ves­
sazioni diaboliche, e di tormenti causati dal de­
monio, analoghi alle piaghe di Egitto (Cf. Esod.
V ili, 1 e ss.; Eccli. XXXIX, 33 e ss.; Salm. Fig. 72.
LXXVII, 49; Sap. XVII, 1 e ss.).
Guerriero con
13. La sesta tromba (13-21). Dai quattro angoli.
Si allude ai quattro corni, di cui era munito ai corazza.
quattro angoli l’altare del tempio di Gerusa­
lemme (Cf. Esod. XXX, 1, 3, 10). L'altare d'oro,
ecc.. (Ved. n. V ili, 3).
14. I quattro angeli. Siccome si dice che questi
angeli sono legati, è probabile che si tratti di
angeli perversi, ossia demonii (Cf. XX, 3; Tob.
V ili, 3). Altri però ritengono che si parli di an­
geli buoni, i quali vengono detti legati, solo per­ sciano capire che i cavalli e i cavalieri qui de­
chè sino a questo momento erano stati impediti scritti hanno un carattere allegorico. I tre colori
di infliggere agli uomini i castighi già preparati del fuoco, del giacinto (viola cupo) e dello zolfo
dalla divina giustizia. Cf. quanto è detto dei corrispondono alle tre materie fuoco, fumo e
quattro angeli, che ritenevano i quattro venti zolfo, che uscivano dalle bocche dei cavalli.
(Cf. VII, 1). Eufrate è qui probabilmente una
semplice figura. Dall’ Eufrate nell’ Antico Testa­ 18. La terza parte degli uomini, conforme al
mento (Is. VII, 20; V III, 7; Gerem. XLVI, 10) comando di Dio (v. 15).
partivano le armate nemiche per fare strage del 19. I l potere di nuocere che avevano questi
Giudei infedeli; e presso l’ Eufrate si ammassavano cavalli sta, ecc. (Cf. v. 10). Essi potevano far
gli invasori che irrompevano nell’impero romano male agli uomini sia colla loro bocca e sia colla
(Cf. XVI, 12; Ved. Crampon, h. 1.), e special­ loro coda. Con tutta probabilità sotto queste varie
mente la famosa cavalleria dei Partì. figure si annunzia una terribile guerra, che me­
15-16. Preparati per il momento preciso fissato nerà strage in tutto il mondo, e precederà il
da Dio per le sue vendette. La terza parte, ecc., regno dell’ Anticristo (XVII, 12 e ss.; Dan. VII,
come al cap. V ili, 7, 10, 12. Venti mila volte dieci 8, 24). Alcuni (Bossuet, Ceulemans, ecc.) pen­
mila, ossia duecento milioni. Questo numero così sano però che si tratti delle invasioni dei Per­
grande mostra la gravità del castigo annunziato. siani o dei Barbari nell’ impero romano.
A p o l is s e , IX, 20 — X, 4 643

a*Et céteri hómines, qui non sunt occisi 20E gli altri uomini che non furono uc­
in his plagis, neque poeniténtiam egérunt de cisi da queste piaghe, neppure fecero peni­
opéribus mánuum suárum, ut non adoràrent tenza delle opere delle loro mani, in modo
daemónia, et simulàcra àurea, et argèntea, da non adorare i demoni e i simulacri d’oro,
et aèrea, et lapidea, et lignea, quae neque e d’argento, e di bronzo, e di pietra, e di
vidére possunt, neque audire, neque ambu­ legno, i quali non possono nè vedere, nè
lare, 21Et non egérunt poeniténtiam ab ho- udire, nè camminare, 21e non fecero peni­
micidiis suis, neque a veneficiis suis, neque tenza dei loro omicidii, nè dei loro veneficii,
a fornicatane sua, neque a furtis suis. nè della loro fornicazione, nè dei loro furti.

CAPO X.

Un angelo dà a l profeta un piccolo libro da mangiare, i -t i .

*Et vidi âlium Angelum fortem descen» *E vidi un altro Angelo forte, che scen­
déntem de caelo amictum nube, et iris in deva dal cielo, coperto d’una nuvola, ed
câpite eius, et faciès eius erat ut sol, et pe­ aveva sul suo capo l ’iride, e la sua faccia
des eius tamquam ‘colümnae ignis : 2Et ha- era come il sole, e i suoi piedi come co­
bébat in manu sua libéllum apértum : et lonne di fuoco : 2e aveva in mano un li-
pôsuit pedem suum dextrum super mare, briccino aperto : e posò il piede destro sul
sinistrum autem super terram : 3Et clamâvit mare, e il sinistro sulla terra : se gridò a
voce magna, quemâdmodum cüm leo rugit. voce alta, come rugge un leone. E gridato
Et cüm clamâsset, locüta sunt septem toni- ch’egli ebbe, i sette tuoni fecero intendere
trua voces suas. 4Et cüm locüta fuissent le loro voci. 4E quando i sette tuoni ebbero
septem tonitrua voces suas, ego scriptürus fatto intendere le loro voci, io stava per
eram : et audivi vocem de caelo dicéntem iscrivere : ma udii una voce dal cielo, che
snihi : Signa quae locüta sunt septem toni­ mi disse : Sigilla quello che hanno detto i
trua : et noli ea scribere. sette tuoni, e non lo scrivere.

20-21. E gli altri uomini, ecc. I peccatori, scam­ Un altro Angelo forte, diverso da quello del
pati per divina misericordia a tanti flagelli, invece cap. V, 2. Questo angelo rappresenta probabil­
di convertirsi e far penitenza, g persistono jiella mente Gesù Cristo. L ’ iride sulla testa, la faccia
loro idolatria e nelle loro iniquità. Le opere delle splendente come il sole (Matt. XVII, 2) indicano
loro mani, da cui non vogliono convertirsi, sono che egli è messaggero di paoe per quei, che
gli idoli, come è indicato subito dopo (Cf. Deut. vogliono convertirsi, ma la nuvola che lo circonda,
IV, 28; Is. Il, 8 ; Atti, VII, 41, ecc.). I demonii% e i piedi come colonne di fuoco, e la voce come
ai quali in ultima analisi è indirizzato tutto U di leone, mostrano ancora che egli farà giustizia
culto idolatrico (Salm. CV, 37; I Cor. X, 20). tremenda sui peccatori impenitenti. Il fatto che
D'oro, ecc. Materia di cui sono fabbricati gli egli pone uno dei suoi piedi sul mare e l ’altro
idoli (Cf. Baruch., VI, 29, 56; Dan. V, 4 e ss., sulla terra, fa vedere che niùna cosa nella terra
ecc.). Non possono nè vedere, ecc., sono cioè o nel mare potrà sottrarsi al dominio e all’ ira
insensibili (Cf. Salm. CXIII, 13 e ss.). All’ ido­ vendicatrice di Gesù Cristo.
latria va congiunta una grande corruzione morale,
2. Un libriccino (gr, pipAapt&iov ), che conte­
e perciò dopo aver detto che non abbandonarono
neva probabilmente le rivelazioni dei sette tuoni
gli idoli, si aggiunge ancora che non si conver­
(v. 4). Aperto e non sigillato come quello veduto
tirono dai loro disordini morali. Verso il tempo al cap. V, I.
deH’Anticristo si avrà una recrudescenza di ido­
latria nel mondo, e l’ Anticristo muoverà poi guerra 3. Come rugge un leone. Questa similitudine
feroce a tutti i culti per essere adorato egli solo mostra che la profezia ha un carattere di minaccia
qual Dio (II Tess. II, 4; Dan. II, 36). severa e tremenda (Cf. Os. XI, 10; Gioel. Ili,
16; Amos. I, 2-3). I sette tuoni (allusione proba­
bile al salmo XXVIII, 1 e ss.), in cui per sette
CAPO X. volte si parla del tuono) figurano la voce di Dio,
che annunzia quanto deve avvenire ai nemici
1. Come tra il sesto e il settimo sigillo Cf. VII, della sua Chiesa. S. Giovanni ricevette l’ordine
1 e ss.), così tra la sesta e la settima tromba di« non scrivere quanto avevano detto i sette
si ha una interruzione. L ’Apostolo inserisce qui tuoni.
due visioni, la prima delle quali (X, 1-11) serve 4. Stava per scrivere, conforme erami stato
di introduzione alla seconda (XI, 1-13) e tutte e imposto da principio (I, 11, 19). Sigilla, ossia
due poi servono di preparazione all’apertura del chiudi dentro te stesso, e tieni segreto quello
settimo sigillo (XI, 14 e ss.). Nella prima visione che hanno detto 1 sette tuoni (Cf. XXII, 10; Dan.
un angelo-dà a mangiar« al profeta un libro. XII, 4, 9). Dio non voleva che S. Giovanni mani-
644 A p o c a l is s e , X, 5-11

#Et àngelus, quem vidi stantem super 5E l ’Angelo, che io vidi posare sul mare
mare, et super terrain, levàvit manum suam e sulla terra alzò al cielo la mano : ®e giurò
ad caelum : 6Et iurâvit per vivéntem in per colui che vive nei secoli dei secoli, che
saécula saeculôrum, qui creàvit caelum, et ha creato il cielo e quanto vi è in esso : e
ea quae in eo sunt : et terram, et ea quae la terra e quanto vi è in essa : e il mare
in ea sunt : et mare, et ea quae in eo sunt : e quanto vi è in esso, che non vi sarà più
Quia tempus non erit âmplius : TSed in dié- tempo : 7ma che nei giorni del parlare del
bus vocis séptimi àngeli, cüm coéperit tuba settimo Angelo, quando comincerà a dar
cànere, consummâbitur mystérium Dei, si- fiato alla tromba, sarà compito il mistero
cut evangelizàvit per servos suos Prophétas. di Dio, conforme evangeliizò pei profeti
suoi servi.
8Et audivi vocem de caelo iterum loquén- 8E udii la voce dal cielo che di nuovo
tem mecum, et dicéntem : Vade, et àccipe mi parlava, e diceva : Va, e piglia il libro
librum apértum de manu àngeli stantis super aperto di mano dell*Angelo, che posa sul
mare, et super terram. BEt âbii ad ângelum, mare e sulla terra. ®E andai dall’Angelo di­
dicens ei, ut daret mihi librum. Et dixit cendogli che mi desse il libro. Ed egli mi
mihi : Accipe librum, et dévora ilium : et disse : Prendilo, e divoralo : e amareggerà
fàciet amaricâri ventrem tuum, sed in ore il tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce
tuo erit dulce tamquam mel. come il miele.
10Et accépi librum de manu àngelî, et de- 10E presi il libro di mano dell’Angelo e
voràvi ilium : et erat in ore meo tamquam lo divorai : ed era nella mia bocca dolce
mel dulce : et cùm devorâssem eum, ama- come m iele: ma, divorato che l ’ebbi, ne
ricâtus est venter meus : “ Et dixit mihi : fu amareggiato il mio ventre : “ E disse a
Opôrtet te iterum prophetâre Géntibus, et me : Fa d ’uopo che tu profetizzi di bel
pôpulis, et linguis, et régibus multis. nuovo a molte genti, e popoli, e re.

5 Dan. XII, 7. • Ez. Ill, 1.

testasse allora alla Chiesa quello che aveva ve­ 8. Viene comandato a Giovanni di mangiare
duto. il libro veduto e di profetare (8-11). La voce del
cielo già udita al versetto 4. Il greco potrebbe
5. Alzò la mano (greco la destra) al cielo in
tradursi : e la voce che io aveva udito dal cielo,
segno di giuramento {Gen. XIV, 22; Dan. XII, paria di nuovo con me, e disse, ecc.
7) e di minaccia, e anche per richiamare maggior­
mente ¡’ attenzione. 9. Divoralo. Un ordine consimile fu pure dato
a Ezechiele (II, 8-9; III, 1 e ss.). L ’ Apostolo
6. Giurò per colui che vive, ecc., ossia per Dio deve qui ricevere dentro di sè quanto è contenuto
eterno e onnipotente, il quale è in grado di ese­ nel libro, e poi assi melarselo bene affine di potere
guire in qual<siasi momento le sue minaccie. Non annunziare i giudizi di Dio (v. 11). Le ri\% eJaz’oni
vi sarà più tempo per fare penitenza (II, 21); comunicate al profeta saranno dolci come miele
il castigo non sarà più differito, ma verrà imme­ alla sua bocca, perchè in parte si riferiscono alla
diatamente. gloria degli eletti, e alla manifestazione della bontà
e della misericordia di Dio, ma saranno amare
7. Allorquando il settimo angelo comincicrà a al suo ventre, perchè in parte si riferiscono pure
dar fiato alla sua tromba sarà compito il mistero ai mali, che piomberanno sui tristi e alla rovina
di D io, ossia saranno realizzati i disegni di Dio
di tante e tante anime.
relativi allo stabilimento del suo regno e alia
glorificazione della sua Chiesa (XI, 17 e ss. ; XVII, 10. Era miele, ecc. (Cf. Gerem. XV, 16).
17), e la settima tromba sarà così il segno del­ 11. E disse. Nel greco: essi (l’angelo e la voce
l’ universale giudizio. Dio ha fatto parlare di questi de( versetto 8) mi dissero. — Che tu profetizzi,
suoi disegni per mezzo dei suoi servi i profeti ossia che riceva nuove rivelazioni, e metta per
del Vecchio e del Nuovo Testamento, i quali iscritto nuove profezie relative aH’avvenire di
hanno annunziato la salute e la redenzione, i molti popoli, ecc. (Cf. XIII, 7; XVI, 14; XVII,
castighi e i premi, ecc. (Cf. Rom. XVI, 25; Efes. 9 e ss. ; XIX, 19 e ss.). Da questo punto infatti
III, 1-12; I Piet. I, 10-12, ecc.). le varie profezie hanno un carattere più universale.
A p o c a lis s e , XI, 1-3 645

CAPO XI.

L'angelo coma?ida al profeta di misurare il santuario, 1- 2 . — / due testimoni;


la loro missione, la loro morte e la loro risurrezione . 3 - 1 3 . — L a settima
tromba annunzia il regno d i Dio e Vultimo giudizio, 14 - 2 1 .

*Et datus est mîhi calamus similis virgae, *E mi fu data una canna simile ad una
et dictum est mihi : Surge, et metire tem- verga, e mi fu detto : Sorgi, e misura il
plum Dei, et altâre, et adorantes in eo. 2A- tempio di Dio, e l ’altare, e quelli che in
trium autem, quod est foris templum, éiice esso adorano. 2Ala l ’atrio, che è fuori del
foras, et ne metiâris illud : quôniam datum tempio, lascialo da parte, e non misurarlo :
est Géntibus, et civitâtem sanctam calcâbunt poiché è stato dato alle genti, e calpeste­
ménsibus quadraginta duôbus : 3Et dabo ranno la città santa per quarantadue mesi :
duôbus téstibus meis, et prophetâbunt dié- 3ma darò ai due miei testimoni che per

qui indicati coloro che non appartengono al


CAPO XI. popolo di Dio, ossia al vero Israele che è la
Chiesa (Cf. VII, 4). L ’Apostolo non deve misurare
1-2. S. Giovanili riceve l’ordine di misurare il e tener conto dell’atrio dei gentili, ossia dei cri­
tempio di Dio. E chiaro però che si tratta di stiani deboli e di vita rilassata e mondana, perchè
una azione simbolica (Cf. Ezech. XL, 3 e ss.) questi, abbandonata la fede, si uniranno coli’An-
avvenuta in visione. Il tempio di Gerusalemme ticristo e coi suoi seguaci. La città santa, cioè
infatti al tempo, in cui fu scritta PApocalisse, Gerusalemme, significa qui la Chiesa. Essa a sarà
era già stato distrutto. Mi fu data da Gesù Cristo, devastata (ed ancor pervertita in parte) dali*An­
oppure da un angelo, una canna da misura (Cf. ticristo e dagli anticristiani per quarantadue mesi
XXI, 15; Ezech. XL, 3; Zacc. II, 1) simile ad una (di trenta giorni), ossia per tre anni e mezzo •
verga, ossia della lunghezza di un bastone da Martini. Si osservi come questi 42 mesi corri­
viaggio, e mi fu detto (greco dicendo), ecc. M i­ spondano ai 1260 giorni della predicazione dei
surai affinchè si stabilisca chiaramente una linea due testimoni (v. 3), al tempo (anno), ai tempi
netta di divisione tra le parti, che .saranno abban­ (due anni) e alla metà del tempo (mezzo anno),
donate alla profanazione, e le parti, che non solo durante i quali la donna sta nel deserto (XII, 12),
saranno risparmiate, ma potranno ancora servire e allo stesso spazio di tempo, in cui durerà la
di scampo e di rifugio ai fedeli. Il tempio. Il greco persecuzione mossa contro i santi dall’empio re
xòr voóv indica il santuario, ossia il Santo dei venuto fuori dalla bestia che aveva dieci corna
santi. Qui non si parla del tempie del cielo (ver­ (Dan. VII, 25; Apoc. XIII, 5). Ora tutti questi
setto 19), che non può essere profanato in alcuna dati si riferiscono probabilmente a uno stesso
parte, ma di una rappresentazione simbolica del periodo di tre anni e mezzo, che comprende il
tempio di Gerusalemme. L'altare. Non è possi­ regno dell’Anticristo, il quale muoverà contro la
bile determinare se si debba intendere l’altare dei Chiesa 4a più terribile persecuzione che mai
profumi, o quello degli olocausti, siccome però siasi avuta, alla quale seguirà poi la venuta di
si aggiunge : e quelli che in esso adorano, pare Gesù Cristo per il giudizio. Non sappiamo però
più probabile che si tratti di quest’ultimo. San se il numero di tre anni e mezzo debba essere
Giovanni deve quindi misurare il santuario, Patrio preso alila lettera, oppure come un simbolo per
dei sacerdoti, dove era l’altare, e Patrio degli indicare un tempo notevole, ma limitato. È noto
Israeliti, e Patrio delle donne, dove erano gli infatti che il sette è il numero della pienezza, e
adoratori. Questo tempio rappresenta la Chiesa che il tre e mezzo essendo la metà del sette può
di Gesù Cristo in quanto società visibile composta benissimo significare semplicemente un periodo di
di buoni e di cattivi. Essa sta per essere provata una durata relativamente breve.
dalla più terribile persecuzione, ma a quetfla 3-6. I due testimoni e la loro predicazione.
guisa che Dio aveva fatto imprimere un sigillo Darò un potere speciale di profetare ai due testi­
sulla fronte dei suoi eletti per salvarli dai fla­ moni. La maggior parte dei Padri (Tertull., De
gelli (VII, 3), così ora comanda a Giovanni di anima, 50; S. Gerol., Epist. LIX ad Marceli. ;
misurare e tener conto di coloro che adorano nel Sant’ Agost., Cont. Iulian., 1. VI, 30; S. Greg. M.,
tempio, vale a dire dei fedeli, i quali per la loro Moral. XIV, 23, ecc.) e degli interpreti ritiene
fede e le loro virtù appartengono alla parte più che questi due testimoni mandati da Dio per
6anta della Chiesa, e formano il vero tempio o opporsi all’ Anticristo, siano Enoch ed Elia, i
santuario di Dio (I Cor. Ili, 16; I Piet. II, 5). quali non sono morti, ma hanno lasciato il mondo
Essi avranno senza dubbio a soffrire, ma lungi in modo misterioso (Cf. Gen. V, 24; Ebr. XI,
dall’essere vinti, trionferanno della persecuzione, 5; IV Re, II, 11). Che Elia debba venire alla
rendendo più preziosa la corona del loro ineriti. fine del mondo per preparare gli uomini alla
2. L'atrio che è fuori del tempio è Patrio dei venuta di Gesù Cristo giudice, è indubitato per
gentili (Ved. n. Matt. XXI, 12). Alle genti, cioè la testimonianza esplicita di Malachia (IV, 5) e
ai pagani e agli infedev Con questo nome sono del Vangelo (Cf. n. Matt. XVII, 11, 12; Lue. I,
A p o c a l is s e , X I, 4-9

bus mille ducéntis sexaginta, amieti saccis. m ille duecento sessanta giorni profetino ve­
4H i sunt duae olivae, et duo candelàbra in stiti di sacco. 4Questi sono i due ulivi e 1
ccnspéctu Dòmini terrae stantes. 5Et si quis due candellieri posti davanti al Signore della
voluedt eos noqére, ignìs éxiet de ore eó- terra. 6E se alcuno vorrà offenderli, uscirà
rum, et devoràbit inimicos eórum : et si quis fuòco dalla loro bocca, e divorerà i loro ne­
volùerit eos laédere, sic opórtet eum occidi. mici ; e se alcuno vorrà loro far male fa
d ’uopo che in tal guisa sia ucciso.
“H i habent potestàtem claudéndi caelum, •Questi hanno potestà di chiudere il
ne pluat diébus prophetiae ipsórum : et po­ cielo, sicché non piova nel tempo del loro
testàtem habent super aquas converténdi eas profetare : e hanno potestà sopra le acque
in sànguinem, et percutere terram omni per cangiarle in sangue, e di percuotere la
plaga quotiescumque voluerint. 7Et cùm fl- terra con qualunque piaga ogni volta che
nierint testimónium suum, béstia, quae vorranno. 'Fin ito poi che abbiano di ren­
ascéndit de abysso, fàciet advérsum eos bel- dere testimonianza, la bestia, che viene su
lum, et vincet illos, et occidet eos. ®Et cór- dall’abisso, loro muoverà guerra, e li supe­
pora eórum iacébunt in platéis civitàtis ma- rerà, e li ucciderà. 8E i loro corpi giace­
gnae, quae vocàtur spirituàliter Sòdoma, et ranno nella piazza della grande città, che
Aegyptus, ubi et Dóminus eórum crucifixus spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto,
est. dove anche il lor Signore è stato crocifisso.
9Et vidébunt de tribubus, et pópulis, et 9E gente d ’ogni tribù, popolo, lingua, e
linguis, et Géntibus córpora eórum per tres nazione, vedranno i loro corpi per tre giorni

17). Per riguardo a Enoch la cosa non è così 6. Hanno potestà di chiudere, ecc;, come fece
certa, poiché quantunque sia tale la tradizione Elia al tempo di Acab (Cf. Ili Re, XVII, 1. Giac.
dei Giudei e in questo senso si possa spiegare il V, 17). Hanno potestà sopra le acque pe$Acan-
testo di S. Giuda (I, 14), tuttavia alcuni (p. es. giarle, ecc., come fece Mosè (Esod. VII, 19-21;
Sant’ Ilario fra gli antichi, Brassac fra i più re­ V III, 2 e ss.). Percuotere la terra con qualunque
centi) fondandosi sul testo di Malachia (IV, 4-5) piaga, ecc., come fece lo stesso Mosè coll’ Egitto.
pensano che il secondo testimonio sia Mosè. La Dio darà quindi ai suoi due testimoni la potestà
più grave difficoltà contro questa opinione sta nel dei miracoli uguale a quella che ebbero Mosè in
fatto che Mosè è già morto, e non sembra am­ Egitto ed Elia al tempo di Acab.
missibile che debba morire una seconda volta (Cf. 7. Nei vv. 7-10 si descrive il martirio dei due
v. 7). Profetino in largo senso, sia cioè annun­ testimoni e la gioia degli empi. Finito che ab­
ziando i castighi di Dio, sia esortando alla peni­ biano, dopo circa tre anni e pezzo (Cf. v. 3), la
tenza, ecc. Per mille duecento sessanta giorni loro missione, di rendere testimonianza a Gesù
(Ved. n. prec.), ossia durante il periodo in cui Cristo. La bestia che viene su dall'abisso, ossia
regnerà i ’Anticristo. Vestiti di sacco in segno di dal mare (XIII, 1> non è altro che l’ Anticristo.
penitenza e di lutto (Cf. Matt. Ili, 4). Alcuni Essa verrà descritta al cap. XIII, 1-10, e al
(Bossuet, Bacuez, ecc.) per questi due testimoni cap. XVII, 8 e ss. Loro muoverà guerra còme
intendono tutti i predicatori del Vangelo, i quali ai suoi più dichiarati nemici, e Dio permetterà
in tutti i tempi, ma specialmente durante la che li vinca, avendo essi già compiuta la loro
grande persecuzione predetta, non cesseranno di missione.
esortare gli uomini alla penitenza. 8. I loro corpi, ecc. L ’ Anticristo, non contento
4. Sono i due olivi. L ’ Apostolo allude>a Zac., di averli uccisi, farà ancora subire oltraggi ai
IV, 2 e ss., presso cui due olivi posttjj’ uno a loro cadaveri. La grande città dove anche il Si­
destra e l ’altro a sinistra del candelliere a .'ette gnore è stato crocifisso, non può essere che
braccia rappresentano Zorobabele e il pontefice Gerusalemme, la quale anche nel Vangelo (Mait.
Giosuè. Questi due olivi sono destinati a fornire V, 35) viene chiamata la città del gran re. Alcuni
l’ olio alle lampade, che ardono davanti a Dio, però .(Bacuez, Bossuet, ecc.) pensano che si
e rappresentano il popolo d’ Israele. Presso San tratti della città di Roma, dove Gesù Cristo è
Giovanni i due testimoni vengono simboleggiati stato crocifìsso misticamente nella persona dei
non solo da due olivi, ma anche da due candel­ suoi fedeli, ma la prima spiegazione è più co­
lieri, per indicare che colla loro predicazione mune, e ci sembra da preferirsi. Spiritualmente,
essi devono, come l ’ulivo, portare l’olio dello Spi­ ossia in modo simbolico si chiama Sodoma. Ge­
rito Santo, e come candellieri far risplendere la rusalemme infedele non è più la città santa, ma
luce delle divine verità. Davanti al Signore in viene chiamata Sodoma ed Egitto » per le sue ini­
atto di ossequio e di obbedienza a tutti i suoi quità. Anche Isaia (I, 10) ed Ezechiele (XVI, 49)
cenni. hanno chiamato Gerusalemme col nome di So­
5. Se alcuno, ecc. Dio ha provveduto che l doma. Essa viene inoltre chiamata Egitto, nome
suol due testimoni possano compiere la loro che preso in senso simbolico indica uo luogo
missione, dando loro' i mezzi più straordinari dove regnano gli oppressori del popolo di Dio
per difendersi da ogni attacco nemico. Uscirà <Cf. Esod. I, 10 e ss.).
fuoco, ecc. Allude al fuoco che Elia fece scendere S. Gente d'ogni tribù, ecc. Queste parole indi­
dal cielo (Cf. IV, Re, I, 10 e ss. ; Eccli. XLVIII, cano tutti gli infedeli e gli empi, 1 quali si saranno
1, 5). In tal guisa, cioè per mezzo del fuoco ve­ impadroniti della città di Gerusalemme (v. 2),
nuto dal cielo o vi saranno accorsi per adorare la bestia (X III,
A p o c a lis s e , XI, 10-17 647

dies, et dimidium : et córpora eórum non e mezzo : e non permetteranno che I loro
sinent poni in monuméntis. 10Et inhabitán- corpi siano seppelliti. 10E gli abitanti della
tes terram gaudébunt super illos, et iucunda- terra godranno, e si rallegreranno sopra di
búntur : et muñera mittent invicem, quó- essi : e si manderanno vicendevolmente dei
niam hi duo prophétae cruciavérunt eos, qui presenti, perchè questi due profeti hanno
habitàbant super terram. dato tormento agli abitatori della terra.
n Et post dies tres, et dimidium, spiritus n Ma dopo tre giorni e mezzo lo spirito
vitae a Deo intràvit in eos. Et stetérunt di vita che viene da Dio entrò in essi. E
super pedes suos, et timor magnus cécidit si alzarono in piedi, e un grande timore
super eos, qui vidérunt eos. 12Et audiérunt cadde sopra coloro che li videro. 12E udi­
vocem magnam de cáelo, dicéntem eis : A- rono una gran voce dal cielo che disse
scéndite huc. Et ascencférunt in caelum in loro : Salite quassù. E salirono in una nu­
nube : et vidérunt illos inimici eórum. vola al cielo : e i Iora nemici li videro.
laEt in illa hora factus est terraemótus 13E In quel punto avvenne un gran terre­
magnus, et décima pars civitàtis cécidit : et moto, e cadde la decima parte della città ; e
occisa sunt in terraemótu nómina hóminum nel terremoto furono uccisi sette mila uo­
septem m illia : et réliqul in timórem sunt mini : e il restante furono spaventati, e die­
missi, et dedérunt glóriam Deo caeli. 14Vae dero gloria al Dio del cielo. 14I1 secondo
secúndum àbiit : et ecce vae tértium véniet guai è passato : ed ecco che tosto verrà
cito. il terzo guai.
15Et séptimus àngelus tuba cécinit : et 19E il settimo A ggelo diede flato alla
factae sunt voces magnae in caelo dicéntes : tromba : e si alzarono grandi voci nel cielo,
Factum est regnum huius mundi, Dòmini che dicevano : Il regno di questo mondo è
nostri et Christi eius, et regnàbit in saécula diventato del Signor nostro e del suo Cristo,
saeculórum : Amen. e regnerà pei secoli dei secoli : così sia.
16Et vigínti quàtuor senióres, qui in con- 16E i ventiquattro seniori, i quali siedono
spéctu Dei sedent in sédibus suis, cecidé- sui loro troni nel cospetto di Dio, si prostra­
runt in fàcies suas, et adoravérunt Deum, rono bocconi, e adorarono Dio, dicendo :
dicéntes : 17Grátias ágimus tibi Dómine 1bendiamo grazie a te, Signore Dio onni-

7, 8). Vedranno. Il greco potrebbe anche tradursi è a dubitare che molte di queste conversioni siano
col presente. Tre giorni e mezzo. Non è possibile state sincere. Assai comunemente si ammette che
determinare se questo numero debba essere preso qui si annunzi la conversione generale d’ Israele
letteralmente, oppure in senso simbolico per una già predetta da S. Paolo (Rom. XI, 25 e ss.).,
breve durata (Ved. n. 2). Non permetteranno, ecc. 14. Il secondo guai dei tre segnalati al cap.
L'odio contro i due testimoni sarà così grande V ili, 13. Ecco che in sto verrà il terzo. L ’Apostolo
che in segno di ignominia, non si permetterà che ripiglia così la narrazione Interrotta al cap. IX,
venga data sepoltura ai loro cadaveri (Cf. Ili Re, 21, dalle due visioni.
XII, 22; Salm. LXXVIII, 3, ecc.).
15. La settima tromba (15-19) annunzia l ’ ultima
10. G li abitanti della terra, ossia gli empi (VIII, catastrofe che distruggerà il regno di Satana e
13) si rallegreranno come di una vittoria riportata, stabilirà definitivamente il regno di Gesù Cristo.
e si manderanno presenti in segno di gioia e di Al cap. X, 7, erta stato predetto che al suono della
congratulazione (Cf. Ester. IX, 19, 22; Neero, settima tromba sarebbe stato compito il mistero
V III, 10-12). Hanno dato tormentò colla santità di Dio, e per questo vediamo ora che i santi co­
della loro vita, coi loro miracoli, e colla loro minciano a intonare l’inno del trionfo. La Chiesa
predicazione (Cf. vv. 5-6; Sap. II, 11-16). avrà ancora a subire persecuzioni, ma la vittoria
11-13. Dio risuscita i due testimoni e castiga i è cominciata, e quando sarà terminata, un nuovo
loro nemici. Lo spirito di vita che vien da Dio canto risuonerà 6ulle labbra del santi (XIX, 1 e ss.).
è l’anima, così chiamata per allusione a Gen. II, Il 'regno di questo mondo, su cui imperava
7. Entrò. L'Apostolo usa ora il passato profetico Satana (Giov. XII, 31), è diventato regno del
per indicare la certezza detl’awenimento. Si al­ Signor nostro, vale a dire ornai sono vìnti com­
zarono in piedi vivi e 6anl, e tutti coloro che li pletamente il demonio e tutti 1 nemici del regno
videro risorti furono ripieni di spavento, presen­ di Dio, e Gesù Cristo, secondo la promessa (Salm.
tendo prossima la divina vendetta. E udirono, i II, 7), può ricevere In eredità tutte le nazioni
due testimoni e probabilmente anche gli altri, d¿Ia terra. Le parole del suo Cristo alludono al
una gran voce, ecc. Salite quassù al cielo; e sali­ salmo II, 2, 6 (Cf. Atti, IV, 26). Regnerà Dio o
rono, portati da una nuvola, al cielo. E l loro ne­ Gesù Cristo pel secoli. ecc.
mici, pieni di rabbia e di furore li videro. 16-17. I ventiquattro seniori rappresentanti di
13. In quel punto, ossia nello stesso momento, tutto 11 popolo di Dio (Ved. n. IV, 4), dopo aver
in cui salivano al cielo, cominciò a scoppiare Pira già lodato e ringraziato Dio per le opere della
di Dio; un gran terremoto distrusse la decima creazione (IV, 11) e, della redenzione (V, 9), lo
parte della città, e uccise settemila uomini. Anche ringraziano e lodano ora per la vittoria riportata
qui si tratta probabilmente di numeri simbolici. e per Io stabilimento dei suo regno. Che verrai.
Diedero gloria a Dio riconoscendolo come loro Queste parole mancano nel migliori codici greci,
Signore, e sottomettendosi alla sua legge. Non e probabilmente sono una glossa. Hai fatto uso,
648 A p o c a lis s e , XI, 18-19 — XII, 2

Deus omnipotens, qui es, et qui eras, et potente, che sei, e che eri, e che sei per
qui venturus es : quia accepisti virtütem venire : perchè hai fatto uso della tua
tuam magnam, et regnasti. grande potenza, e ti sei messo a regnare.
18Et iratae sunt Gentes, et advénit ira 18E le genti si sono adirate, ed è venuta
tua, et tempus mortuórum iudicàri, et réd- Tira tua e il tempo di giudicare i morti, e
dere mercédem servis tuis Prophétis, et di rendere la mercede ai profeti tuoi servi,
sanctis, et timéntibus nomen tuum pusillis, e ai santi, e a coloro che temono il tuo
et magnis, et exterminandi eos, qui corru- nome, piccoli e grandi : e di sterminare co­
pérunt terram. 18Et apértum est templum loro che mandano in perdizione la terra.
Dei in caelo : et visa est arca testaménti 19E si apri il tempio di Dio nel cielo : e ap­
eius in tempio eius, et facta sunt fülgura, parve l ’arca del suo testamento nel suo tem­
et voces, et terraemótus, et grando magna. pio, e avvennero folgori, e grida, e terre­
moti e molta grandine.

C A P O XII.

La donna e il dragone, 1-6. — I l dragone è vinto da S. Michele nel cielo e vien


precipitato in terra, 7-12. — Egli perseguita la donna e i figli di lei, 13-18.

*Et sigûum magnum appâruit in caelo : *E un grande segno fu veduto nel cielo :
M tìlier amieta sole, et luna sub pédibus eius, Una donna vestita di sole, e la luna sotto
et in càpite eius còróna stellàrum duódecim : i suoi piedi, e sulla sua testa una corona di
2Et in tìtero habens, clamabat partùriens, et dodici stelle : 2ed essendo gravida, gridava
cruciabàtur ut pàriat. pei dolori del parto, patendo travaglio nel
partorire.

ecc. Si indica il motivo detrazione di grazie, è 6ette segni (XII, 1-XV, 4), ! quali fanno conoscere
si allude al salmo XCII, 1. i principali attori e le principali fasi di quella
18. Le genti si sono adirate opponendosi allo grande lotta, che avrà per risultato il trionfo com­
6tabìlimento del tuo regno. Si allude al salmo li, pleto del bene sul male.
1 (Cf. XCVIIl, 1). E venuta l'ira tua, ossia è Il primo segno : ossia la donna e il dragone
venuto il giorno delle tue vendette (Cf. VI, IO), (XII, 1-18).
e il tempo di giudicare i morti, ecc., cioè il dì Un gran segno. Questo segno viene detto
del giudizio universale (Cf. XX, 12 e ss. ; II Piet. grande per la sua bellezza e per la sua impor­
Ili, 7, ecc.), in cui renderai la mercede promessa tanza. Una donna, ecc. Quasi tutti gli interpreti
ai giusti di tutte le età e di tutte le condizioni, e ritengono che questa donna simboleggi la Chiesa.
manderai in perdizione tutti gli empi. Sterminare, Crediamo però che la parola Chiesa debba essere
ecc. Nel greco si legge : il tempo di distruggere qui presa nella sua più grande estensione in modo
coloro che distruggono la terra. da comprendere. sia l*Antico che il Nuovo Testa­
19. Si apri il tempio di D io, ossia il Santo dei mento. Essa compare nel cielo, perchè celeste è
Santi. Il cielo continua ad essere raffigurato come la sua origine, e al cielo dirige gli uomini, e nel
un tempio (Cf. IV, 1, 5; VII, 9; V ili, 3, ecc.), cielo avrà la sua suprema glorificazione; è vestita
e qui si allude al velo che separava il Santo dei di sole, come di un manto regale, perchè Gesù
Santi dal Santo (Cf. Esod. XXIV, 33; Matt. XXVII, Cristo, eterno sole di giustizia, la veste e le adorna ;
51 ; Ebr. IX, 3, 8). Questo velo fu sollevato, e tiene la luna come uno sgabello sotto i suoi piedi,
allora apparve l’arca dell’ alleanza (Cf. Esod. XXXI, per indicare che essa disprezza tutte le cose tem­
7 e ss. ; Ebr. IX, 4), simbolo della divina miseri­ porali e soggette a cambiamento; ha in capo
cordia e del mantenimento delle divine promesse. una corona di dodici stelle, figuranti sia gli Apo­
L ’ apparizione dell’arca al momento, in cui vien stoli e sia le dodici tribù d’ Israele e sia i dodici
celebrata l’ inaugurazione del regno di Dio, mostra patriarchi. Siccome però Maria Santissima è « in
chiaro che l<a nuova alleanza, che Dio contrarrà certo modo madre della Chiesa (come dice San-
col suo nuovo popolo, sarà un’ alleanza eterna, t*Ambrogio), essendo madre di colui che è capo
la quale non verrà più meno. Le folgori, le grida, della Chiesa» (M a rtin i), ne segue che parecchi
I terremoti, che accompagnano questa visione, tratti di questa descrizione possono Appropriarsi
sono 1 segni precursori delle vendette e dei giu­ in modo speciale alla Vergine, come hanno fatto
dizi, che Dio sta per fare di tutti gli empi. Sant’Agostino, Sant’ Ambrogio, S. Bernardo, ecc.
2. Gridava pei dolori del parto. In tutti i tempi
CAPO XII. la Chiesa dovette e dovrà soffrire, ma anfhe in
mezzo alle persecuzioni continuerà sempre a par­
1. Mentre si attenderebbe la fine del grande torire figliuoli a Dio. Maria Santissima partorì il
dramma cominciato, l’ Apostolo invece annunzia suo Figliuolo Gesù Cristo senza dolore, ma quanto
A p o c a lis s e , XII, 3-8 649

3Et visum est âliud signura in caelo : et 3E un altro segno fu veduto nel cielo :
ecce draco magnus rufus habens capita ed ecco un gran dragone rosso, che aveva
septem, et côrnua decem : et in capitibus sette teste e dieci corna, e sulle sue teste
eius diadémata septem, *Et cauda eius tra- sette diademi, 4e la sua coda traeva la
hébat tértiam partem stellârum caeli, et mi- terza parte delle stelle del cielo, ed egli le
sit eas in terram, et draco stetit ante mu- precipitò in terra : e il dragone si pose da­
lierem, quae erat paritüra : ut cüm pepe- vanti alla donna, che stava per partorire,
risset, filium eius devorâret. affine di divorare il suo figliuolo, quando
l'avesse dato alla luce.
5Et péperit filium mâsculum, qui rectûrus 5Ed ella partorì un figliuolo maschio, il
erat omnes Gentes in virga férrea : et raptus quale ha da governare tutte le nazioni con
est filius eius ad Deum, et ad thronum eius. scettro di ferro : e il figliuolo di lei fu ra­
6Et mülier fugit in solitüdinem ubi habébat pito a Dio e al suo trono, ®e la donna fuggì
locum parâtum a Deo, ut ibi pascant eam alla solitudine, dove aveva un luogo pre­
diébus m ille ducéntis sexaginta. paratole da Dio, perchè ivi la nutriscano
per m ille duecento sessanta giorni.
7Et factum est praélium magnum in . 7E seguì in cielo una grande battaglia :
caelo : Michael, et ângeli eius praeliabântur M ichele coi suoi Angeli combatterono con­
cum dracône, et draco pugnâbat, et- ângeli tro il dragone, e il dragone e i suoi angeli
eius : 8Et non valuérunt, neque locus in- combatterono : "ma non vinsero, e il loro

dovette soffrire ai piedi della croce per divenire farlo morire per le mani di Erode, e più tardi
la madre degli uomini t riuscì a farlo mettere sulla croce. Ma Gesù Cristo
3-4. Il dragone. Fu veduto nel cielo, come, al risuscitò ben presto da morte, e ascese glorioso
v. 1. Un dragone, ossia un serpente provvisto di e trionfante al cielo, ove siede alla destra di Dio.
ali e di piedi, che figura il demonio (allusione a In questo versetto però non si tratta solo della
Gen. IH, 1), nemico acerrimo della Chiesa. Si ha nascita materiale di Gesù Cristo, ma ancora della
così una scena analoga a quella della Genesi tra sua nascita nel cuore dei fedeli. Ogni giorno la
Èva e il serpente, colla differenza però che qui Chiesa dà a Dio dei veri figliuoli maschi, ma
la donna rimane vittoriosa e schiaccia veramente questi sono, e saranno in modo speciale negli
il capo al dragone infernale, Rosso. 11 colore rosso ultimi tempi, perseguitati dal demonio, il quale
di questo dragone indica il suo carattere sangui* ne farà perire un gran numero. Per mezzo del
nario (egli fu omicida fin da principio. Giov. martirio però i forti del popolo cristiano voleranno
V ili, 44). Le sette teste e le dieci corna signifi­ a Dio, ove parteciperanno alla regia dignità e al
cano la sua malizia e la sua potenza. Anche le potere di Gesù Cristo. Essi saranno cosi total­
Bestie, in cui verrà per così dire a incarnarsi H mente sottratti al furore del dragone infernale.
dragone infernale, avranno sette teste e dieci 6. La donna, ossia la Chiesa esposta alle per­
corna (Cf. XIII, 1; XVII, 9, 12; Dan. V ili, 10). secuzioni del dragone fuggì nel deserto, dove
Sette diademi reali che sono simbolo della pienezza aveva un luogo preparatole, ecc. Queste parole
del potere reale, di cui godrà. La sua coda, ecc. alludono alla speciale protezione che Dio accor­
Continua ancora la descrizione della forza e della derà alla Chiesa negli ultimi tempi, durante i
potenza del dragone, e si allude probabilmente mille duecento sessanta giorni che durerà il regno
.airinfluenza nefasta che Satana esercitò su una dell’Anticristo (Ved. n. XI, 2, 3). Come nel
moltitudine di angeli (gli angeli sono simboleg­ deserto Israele trovò scampo dalla persecuzione
giati nelle stelle. Is. XXIV, 20; Giob. XXXVIII, di Faraone e fu pasciuto da Dio in modo miraco­
7), quando li trasse nella sua ribellione contro loso : così pure la Chiesa degli ultimi tempi
Dio. Altri pensano che si alluda agli avvenimenti troverà scampo e protezione in un luogo sicuro.
degli ultimi tempi e si voglia dire che il demonio Si osservi che la fuga della donna è narrata qui
riuscirà a pervertire un gran numero di cristiani, per anticipazione, essa verrà descritta al v. 14 e ss.
oppure scatenerà contro di essi una fiera perse­ 7-8. Seguì in cielot ecc. Negli ultimi tempi
cuzione, nella quale lascieranno la vita. La prima¡avrà luogo un terribile combattimento tra la
spiegazione ci sembra più probabile. Anche Da­ Chiesa, assistita da S. Michele e dai suoi angeli,
niele, V ili, 10, usa analoghe espressioni parlando
e il dragone e gli altri spiriti infernali. Tale com­
di Antioco Epifane. Si pose davanti alla donna battimento sarà simile a quello che avvenne in
in atto di ostilità. Affine di divorare, ecc. Satana
oielo tra S. Michele unito cogli angeli di Dio e
è pieno di odio contro la discendenza della donna,
Satana seguitato dagli angeli ribelli (Cf. Giuda, 1,
vale a dire contro il Messia (Gen. Ili, 15), e fa
9), e terminerà colla sconfitta delle potenze infer­
tutto quello che può per distruggere e annientare
nali. Michele, dall’ebraico Mi-cha-El significa :
il regno da lui fondato.
chi come D io? S. Giuda (I, 9) gli dà il titolo di
5. Ella, cioè la Chiesa, partorì un figliuolo arcangelo, e Daniele lo chiama uno dei principali
maschio, ossia forte e potente. Questo figliuolo capi dell’esercito celeste (X, 13). Egli era lo spe­
maschio, che ha da governare con scettro di ferro ciale protettore del popolo d’ Israele (Dan. X, 21 ;
tutte le nazioni, è Gesù Cristo, a cui furono pro­ XII, 1), e perciò protegge ancora con maggior
messe in eredità tutte le genti (Cf. Salm. II, 7 ; forza la Chiesa, che è il vero Israele di Dio.
Cf. Apoc. II, 26 e ss.). Egli nacque dalla stirpe Il loro luogo, ecc. Si continua ad alludere all’an­
di Davide e appena nato, >1 demonio cercò di tico combattimento tra S. Michele e Satana. La
650 A p o c a lis s e , XII, 9-14

vSntus est e6rum dmplius in caelo. *Et luogo non fu più trovato nel cielo. 9E fu
protectus est draco ille magnus, serpens an- precipitato quel gran dragone, quell’antico
tiquus, qui vocatur diabolus, et s£tanas, qui serpente, che si chiama diavolo e satana,
seducit universum orbem : et proiSctus est il quale seduce tutto il mondo : e fu preci­
in terram, et ¿ngeli eius cum illo missi sunt. pitato per terra, e con lui furono precipitati
i suoi angeli.
10Et audivi vocem magnam in caelo di- 10E udii una gran voce nel cielo, che di­
c6ntem : Nunc facta est salus, et virtus, et ceva : Adesso è compiuta la salute, e la
regnum Dei nostri, et pot^stas Christi eius : potenza, e il regno del nostro Dio, e la
quia proigctus est accusator fratrum nostrd- potestà del suo Cristo : perchè è stato scac­
rum, qui accusdbat illos ante consplctum ciato l ’accusatore dei nostri fratelli, il quale
Dei nostri die ac nocte. “ Et ipsi vic6runt li accusava dinanzi al nostro Dio dì e notte.
eum propter sanguinem Agni, et propter ver- 11Ed essi lo vinsero in virtù del sangue del-
bum testim6nii sui, et non dilexSrunt inU l ’Agnello, e in virtù della parola della loro
mas suas usque ad mortem. 12Propt6rea testimonianza e non amarono le loro anime
laetdmini caeli, et qui habitdtis in eis. Vae sino alla morte. 12P er questo rallegratevi,
terrae, et mari, quia desc6ndit diabolus ad o cieli, e voi che in essi abitate. Guai alla
vos, habens iram magnam, sciens quod m6- terra e al mare, perocché il diavolo discende
dicum tempus habet. a voi con grande ira, sapendo di avere poco
tempo.
lsEt postquam vidit draco quod proi6ctus 13E dopo che il dragone vide com ’era
esset in terram, persecutus est mulierem, stato precipitato sulla terra, perseguitò la
quae p^perit m £sculum : 14Et datae sunt donna che aveva partorito il maschio : 14ma
mulieri alae duae ¿quilae magnae ut vol£ret furono date alla donna due ale di grossa
in desgrtum in locum suum, ubi ¿litur per aquila, perchè volasse lungi dal serpente nel

sconfitta che 11 dragone subirà negli ultimi tempi, vite, ma subirono volentieri la morte piuttosto che
sarà per lui e per i suoi seguaci come un« nuova rinnegare Gesù Cristo (Cf. Lue. IX, 24; XIV, 26;
caduta dal cielo. Giov. XII, 25).
9. Continua la descrizione della sconfitta finale 12. P er questo che il demonio è stato vinto,
di Satana. Quell*antico serpente , che sedusse i rallegratevi, o cieli, ecc. Guai alla terra, perchè
nostri progenitori (Gen. Ili, 1; Sap. Il, 24; U demonio vinto nel cielo, scatenerà sopra di essa
II Cor. XI, 3). Diavolo, dal greco fttàpoXoq, una colluvie di mali, cercando di trarre gli uomini
che significa accusatore, calunniatore. Satana, pa­ alla perdizione. Discende con grande irà, causata
rola ebraica, che significa avversario (Cf. Giob. dalla ricevuta sconfitta, e dal fatto che sa di aver
I, 6 e ss.). Seduce, ecc. (Cf. XX, 3, 7, 9). Fu poco tempo, perchè oramai è vicino il momento,
precipitato, ecc. (Cf. Lue. X, 18; Giov. XII, 31). in cui egli dovrà essere scacciato dalla terra e
10. La disfatta del dragone celebrata nel cielo rilegato nell'abisso (Cf. XX, 9-10). Questo poco
(10-12). Udii una gran voce (Cf. VI, 6; XI, tempo comprende probabilmente I tre anni e
12, ecc.), che risuonava sulla bocca degli angeli mezzo del regno dell’Ànticristo.
inneggianti alla vittoria di' Gesù Cristo. Adesso 13. Nei vv. 13-18 si descrive l'odio furioso del
è compiuta la salute degli eletti, è stabilita la dragone contro la Chiesa e i fedeli.
potenza e il regno di Dio e di Gesù Cristo. Sa­ 14. Quando il demonio si rese ben conto della
rebbe però meglio tradurre : Adesso del nostro sua sconfitta, mosse una fierissima persecuzione
Dio sono la salute e la potenza e il regno, e di contro la Chiesa, ma ad essa furono date due
Gesù Cristo ( è ) la potestà. Quest'acclamazione è ale di grossa aquila ( greco : le due ale della grande
analoga a quelle dei-cap. IV, 11; V, 12, 13; VII, aquila), simbolo di una speciale protezione di
10-12; XI, 15. Nostri fratelli. Gli angeli dànno Dio. Anche il giusto chiede a Dio due ale di
il nome di fratelli agli uomini, perchè questi sono colomba per voJare nel deserto (Salm. LIV, 7-8),
pure chiamati ad aver parte alla loro felicità. e Dio diceva di aver portato gli Israeliti sopra ale
L i accusava, ecc. Anche nell’ Antico Testamento si di aquila per scamparli alla persecuzione degli
attribuisce al demonio questa odiosa occupazione Egiziani (Cf. Esod. XIX, 4 ; Is. XL, 31). Nel de­
(Cf. Giob. I, 9 ; II, 4 ; Zac. III, 1). Dio permette serto, dove i servi di Dio trovarono spesso rifugio
che il demonio tenti e accusi I fedeli, affine di e scampo (Cf. Esod. XV, 22; III Re, XVII, 4
provare la loro virtù e rendere più splendido il e ss.; XIX, 9). Negli ultimi tempi la Chiesa, e
trionfo della sua grazia. specialmente i pastori, dovranno nascondersi e
11. Essi, cioè i cristiani fratelli degli angeli, fuggire, Dio però non abbandonerà la sua sposa,
benché morendo sembrassero essere stati vinti, in ma verrà in suo soocorso. Al suo posto, cioè nel
realtà vinsero il demonio. La loro vittoria è do­ luogo preparatole da Dio, dove è nutrita, ecc.
vuta al sangue di Gesù Cristo, ossia alla grazia, (Ved. n. 6). Per un tempo, ecc., ossia per un
che Gesù Cristo ha loro meritata colla sua pas­ anno; per due anni, per la metà di un anno, vale
sione e morte (Cf. V, 6; VII, 14), e alla forza a dire per tre anni e mezzo (Ved. n. XI, 2. Cf.
della parola di Dio, che essi hanno intrepidamente X III, 5). La stessa espressione si trova pure presso
confessato sino alla morte (Cf. VI, 9). Non ama­ Daniele <VII, 25) per indicare la durata della per­
rono, ree., vale a dire non risparmiarono le loro secuzione di Antioco Epifane.
A p o c a lis s e , XII, 15 — XIII, 2 651

tempus et témpora, et dimidium témporis a deserto al suo posto, d ov’è nutrita per un
fàcie serpéntis. 15Et misit serpens ex ore tempo, per tempi e per la metà d ’un tempo.
suo post mulierem, aquam tamquam flumen, 15E il serpente gettò dalla sua bocca, dietro
ut earn fáceret trahi a flúmine. 16Et adiuvit alla donna d ell’acqua come un fiume, affine
terra mulierem, et apéruit tèrra os suum, et di farla portar via dal fiume. ieMa la terra
absórbuit flumen, quod misit draco de ore diede soccorso alla donna, e la terra aprì la
suo. sua bocca, e assorbì il fiume che il dragone
aveva gettato dalla sua bocca.
17Et iràtus est draco in mulierem : et 18E si adirò il dragone contro la donna :
ábiit fàcere praélium cum réliquis de sémine e andò a far guerra con quelli che restano
eius, qui custódiunt mandàta Dei, et habent della progenie di lei, i quali osservano i pre­
testimónium Iesu Christi. 18Et stetit supra cetti di Dio e ritengono la confessione di
arénam maris. Gesù Cristo. 18Ed egli si fermò sull’arena
del mare.

C A P O XIII.

La bestia che sale dal mare e sua ostilità coìitro Dio, i-io . — La bestia che sale
dalla terra, 11-12. — Con prodigi fa adorare V immagine della prima bestia
e perseguita quei che non si arrendono, 13-17. — Il numero della bestia, 18 .

xEt vidi de mari béstiam ascendéntem, *E vidi salire dal mare una bestia, che
habéntem càpita septem, et córnua decem, aveva sette teste e dieci corna, e sopra le
et super córnua eius~ decem diadémata, et sue corna dieci diademi, e sopra le sue
super cápita eius nómina blasphémiae. 2Et teste nomi di bestemmia. 2E la bestia che

15-16. Il serpente, cioè il dragone, dalla suala descrizione (1-2). La grande maggioranza degli
bocca gettò contro la donna un fiume di tribola­ interpreti (Sant’ Irineo, Tertulliano, S. Gregorio
zioni e di persecuzioni (Salm. LXVIII, 2; CXXIII,Naz... Rit>era, Cornetliò A., ecc.), ritiene che
4), ma Dio soccorse alla sua Chiesa, facendo sì questa bestia significhi l ’Aniticristo, il quale, ar­
che la terra inghiottisse il fiume, ossia rendendo
mato di tutta la potenza del secolo, sarà uno
vani tutti gli sforzi e i disegni del demonio (Cf.
strumento in mano di Satana nella lotta contro
Num. XVI, 31). il regno di Gesù Cristo. La descrizione che ne fa
17. Non avendo potuto distruggere la Chiesa qui l ’Apostolo, corrisponde a quanto ne dice San
come società visibile fondata e protetta da Dio, Paolo nella seconda ai Tessalonicesi (II, 3-11). Pa­
il demonio pieno di ira muoverà fierissima guerrarecchi moderni (Cf. Brassac. Ai. B., t. IV, p. 768)
pensano invece che questa bestia figuri l’impero
a quelli che restano della progenie di lei, cioè ai
cristiani, che non saranno ancora stati chiamati romano. Dal mare. II mare rappresenta qui le
a godere il premio dei loro combattimenti, ma agitazioni dei popoli in seguito alle quali nascono
vivranno ancora quaggiù osservando 1 comanda- generalmente gli imperi. Anche dal mare uscirono
menti di Dio (I Giov. II, 3; III, 22, 24, ecc.), le quattro bestie figuranti i quattro imperi, delle
e tenendo la confessione di Gesù Cristo, ossia quaìì parla Daniele (VII, 1 e ss.). Aveva sette
tenendosi fermi al Vangelo (Cf. VI, 9; XIV, teste, che simboleggiano sette imperi (Ved. n.
12, ecc.). XVII, 9), e dieci corna... dieci diademi, che figu­
rano pure dieci re o dieci imperi (Ved. n. XVII,
18. E si fermò sull'arena del mare per aspet­
tare la bestia che doveva ‘ uscire dalle onde. In12). Anche Daniele (VII, 8, 20-27) dice che dal­
l ’ultimo dei quattro imperi usciranno dieci regni
alcuni codici greci si legge : e mi fermai sul­
rappresentati dalle dieci corna; e che poi sorgerà
l'arena del mare. Secondo questa lezione, cam­
il grande corno figura delI’ Anticristo. Sette nomi
berebbe il luogo della visione, e S. Giovanni si
di bestemmia, perchè 1 sette imperi rappresentati
troverebbe in estasi sulla riva del mare per con­
sono nemici dichiarati di Dio e di Gesù Cristo.
templare l’apparizione della bestia. La lezione
Secondo altri (Brassac, 1. c.) le sette teste rap­
della Volgata ha però in suo favore i migliori
codici (N A C G .e c c .), ed è generalmente pre­presentano i sette colli di Roma, e i sette impe­
ratori; le dieci corna figurano tutti ì poteri, che
ferita dai critici. E noto che Bossuet applica tutto
usciranno dall’ impero romano, e si volgeranno
questo capo alla persecuzione di Diocleziano.
contro la Chiesa. I nomi di bestemmia sulle sette
teste alludono al fatto che agli imperatori romani
si dava il titolo di divino, e si rendeva un pub­
CAPO XIII. blico culto.
2. Era simile, ecc. Questa bestia aveva an
1. Il secondo segno, cioè la bestia 4che sale aspetto mostruoso, e pareva composta di varie
dal mare (1-10). L ’Apostolo comincia col farne parti appartenenti agli animali, che sono come il
652 A p o c a l is s e , XIII, 3-8

béstia, quam vidi, similis erat pardo, et pe­ io vidi era simile al pardo, e i suoi piedi
des eius sicut pedes ursi, et os eius sicut come piedi d ’orso, e la sua bocca come
os leónis. Et dedit illi draco virtütem suam, bocca di leone. E il dragone le diede la sua
et potestatem magnam. forza e un grande potere.
3Et vidi unum de capitibus suis quasi oc- SE vidi una delle sue teste come ferita a
cisum in mortem : et plaga mortis eius cu­ morte : ma la sua piaga mortale fu guarita.
rata est. Et admirata est univèrsa terra post E tutta la terra con ammirazione segui la
béstiam. 4Et adoravérunt dracónem, qui de­ bestia. 4È adorarono il dragone che diede
dit potestatem béstiae ; et adoravérunt bé­ potestà alla bestia : e adorarono la bestia,
stiam, dicéntes : Quis similis béstiae ? et dicendo : Chi è simile alla bestia ? E chi
quis póterit pugnare cum ea? potrà combattere coti essa ?
5Et datum est ei os loquens magna, et 5E le fu data una bocca che proferiva cose
blasphémias : et data est ei potéstas facere grandi e bestemmie : e le fu dato potere di
menses quadraginta duos. ®Et apéruit os agire per quarantadue mesi. flE apri la sua
suum in blasphémias ad Deum, blasphe- bocca in bestemmie contro Dio, a bestem­
mâre nomen eius, et tabernàculum eius, et miare il suo nome, e il suo tabernacolo, e
eos qui in caelo habitant. quelli che abitano nel cielo.
7Et est datum illi bellum facere cum san- 7E le fu dato di far guerra ai santi, e di
ctis, et vincere eos. Et data est illi potéstas vincerli. E le fu data potestà sopra ogni
in omnem tribuni, et pópulum, et linguam, tribù, e popolo, e lingua, e nazione, 8e lei
et gentem, 8Et adoravérunt eam omnes, qui adorarono tutti quelli che abitano la terra :
inhabitant terram : quorum non sunt scripta i nomi dei quali non sono scritti nel libro
nomina in Libro vitae Agni, qui occisus est di vita deH’Agnello, il quale fu ucciso dal
ab origine mundi. cominciamento del mondo.

simbolo della crudeltà, dell’astuzia c della forza. ossia probabilmente, di far prodigi (Dan. VIII, 24;
Essa riuniva in sè le tre bestie vedute dal pro­ XI, 20, 30, ecc.). Contro D io, che è l’oggetto del
feta Daniele (VIJ, 4-6), cioè il leone (impero di suo odio e del suo furore (Cf. II Tess. II, 4).
Babilonia), l’orso (impero Medo-Persiano) e il I l suo tabernacolo, ossia il cielo, oppure secondo
leopardo (impero Macedone). I l dragone, cioè Sa­ altri, la Chiesa. Quelli che abitano nel cielo, vale
tana, le diede la sua forza (nel greco si aggiunge a dire gli angeli e i santi. Si osservi come quanto
e il suo trono), e un grande potere. In tutti i tempi S. Giovanni dice qui della bestia corrisponda
il demonio si servì della potenza del secolo per perfettamente a quanto Daniele dice dell’ ultimo
opprimere i cristiani, ma sul fine del mondo rad- corno (VII, 24-26), il che dimostra che le due
doppierà il suo furore, e userà di tutte le sue profezie si riferiscono allo stesso avvenimento,
arti per far loro del made. e riguardano entrambe la persecuzione dell’ An-
ti cristo.
3. La bestia guarisce da una ferita e si fé
acclamare da tutta la terra (3-4). Vidi, manca nel 7. Le fu dato, ecc. Quest’espressione così
greco, e fu aggiunto nel testo latino per rendere 6pesso ripetuta, indica che il demonio non po<
più chiaro il pensiero. Una delle sue teste, ossia trebbe far nulla contro la Chiesa e i fedeli, se
uno dei sette Imperi che gli erano soggetti, fu Dio negli arcani disegni della sua sapienza e giu­
visto come ferito a morte da un colpo di spada stizia non glielo permettesse (Cf. Lue. XXII, 53).
(v. 14), ma la bestia riuscì a sanare la sua piaga Ai santi, cioè ai cristiani. Vincerti esternamente
mortale facendo altre conquiste. Può essere che facendoli morire (Dan. VII, 21). Potestà sopra
si alluda a quella grande apostasia di cui parla ogni tribù, ecc. (Cf. V, 9). La bestia, ossia l’An­
S. Paolo (II Tess. II, 3. Ved. n. XVII, 8). Tutta ticristo, diverrà quindi come padrone del mondo.
quanta la terra fu presa di ammirazione per la 8. L'adorarono, ossia l’adoreranno come si ha
potenza della bestia (Cf. XVII, 8), e si diede a nel greco (Cf. v. 4). I quali non sono scritti nel
seguirla. libro di vita, vale a dire non sono predestinati
4. Adorarono il dragone... adorarono la bestia. alla vita eterna. Sul libro della vita Ved. n. Ili, 5.
Anche S. Paolo afferma che TAnticristo esigerà Questo libro è detto delVAgnello, perchè appar­
onori divini (Cf. II Tess. II, 4). Chi è simile, ecc. tiene a lui come all’unico principio di vita e di
Le acclamazioni degli empi sono una blasfema salute per tutti gli uomini. Tutti quelli che sono
parodia di alcune parole dei salmi (XXXIV, 10; segnati sul libro della vita, lo sono per la grazia
LXX, 19; LXXXVIII, 9). Alcuni (S. Vittorino, e per i meriti di Gesù Cristo, il quale li ha com­
Sulpizio Severo, ecc. Cf. Brassac, M. B., t. IV, prati col suo sangue, e perciò l’Apostolo sog­
p. 768) pensano che l’ Apostolo nella bestia che giunge : il quale fu ucciso. Le parole dal comin-
guarisce dalla ferita, alluda alla leggenda di Ne­ clamento del mondo, applicate a Gesù Cristo
rone redivivo (Cf. Tacit., Hist., I, 2; II, 8 e significano che da tutta l’eternità Egli fu prede­
n. II Tess. II, 7), ma tale opinione non ha alcuna stinato a Redentore degli uomini per mezzo della
probabilità, e a nostro modo di vedere non è sua passione e morte (Cf. n. I Piet. I, 20). Quasi
conciliabile coll carattere ispirato e profetico del- tutti gli interpreti moderni preferiscono però
PApocalisse. unire le dette parole al verbo sono scritti, nel
5-6. Bestemmie contro Dio. Cose grandi, cioè modo seguente : i nomi dei quali non sono scritti
paiole orgogliose e superbe. Potere di agiref dalVorigine del mondo nel libro dì vita delVA-
A p o c a lis s e , XIII, 10-15 653

•Si quis habet aurem, audiat. 10Qui in 9Chi ha orecchio, oda. 10Chi mena in
captivitatem duxerit, in captivitatem vadet : schiavitù, andrà in,schiavitù ; chi uccide di
qui in gtedio O ccident, oportet eum gladio spada, bisogna che sia ucciso di scada. Qui
occidi. H ie est patiSntia, et fides Sanctorum. sta la pazienza e la fede dei Santi.
n Et vidi ¿liam bSstiam ascendentem de n E vidi un’altra bestia che saliva dalla
terra ,et habgbat cornua duo similia Agni, et terra, e aveva due corna simili a quelli dì
loquebitur sicut draco. 12Et potestitem un agnello, ma parlava come il dragone.
pritfris b6stiae omnem faciSbat in conspSctu 12Ed esercitava tutto il potere della prima
eius : et fecit terram, et habitintes in ea, bestia nel cospetto di essa : e fece sì che la
adorire bestiam primam, cuius curata est terra e i suoi abitatori adorassero la prima
plaga mortis. bestia, la cui piaga mortale era stata guarita.
13Et fecit signa magna, ut 6tiam ignem 13E fece grandi prodigi sino a far anche
faceret de caelo descendere in terram in scendere fuoco dal cielo sulla terra a vista
conspectu hdminum. 14Et seduxit habitantes degli uomini. 14E sedusse gli abitatori della
in terra propter signa, quae data sunt illi terra mediante i prodigi che le fu dato di
facere in consp6ctu b^stiae, dicens habi- operare davanti alla bestia, dicendo agli
tantibus in terra, ut faciant im£ginem be- abitatori della terra che facciano un’imma­
stiae, quae habet plagam glid ii, et vixit. gine della bestia, che fu piagata di spada
e si riebbe.
13Et datum est illi ut daret spiritum im£- 15E le fu dato di dare spirito a ll’ imma­
gini bSstiae, et ut loquatur im igo bgstiae : gine della bestia, talché l ’imagine della be-

10 Gen. IX, 6; Matth. XXVI, 52.

gnello, il quale fu ucciso. Questa interpretazione dele e astuta come il dragone. In tutti 1 tempi fa
corrisponde a quanto si legge al cap. XVII, 8 osservare Craropon (h. 1.) la falsa scienza si mise
(Cf. Efes. I, 4 e ss.). a servizio degli oppressori. Così fecero i sapienti
d’ Egitto con Faraone (Esod. VII, 11), i magi
9-10. La formola chi ha orecchio, ecc., indica
Caildei con Nabucodonosor (Dan. II, 1 ; Is. XLVII,
che l’avvertimento che segue è di grande impor­
12), ecc.
tanza (Cf. II, 7). Chi mena, ecc. I persecutori
non mancheranno di pagare il fio dei loro misfatti, 12. Azione mallvagia esercitata dalla bestia (12-
e i cristiani perseguitati hanno da ricordarsi che 18). Esercitava tutto il potere della prima bestia,
non devono opporre violenza a violenza, ma sa­ cioè del dragone (vv. 5-7), che ne areva fatto
ranno salvi per mezzo della pazienza e della fede come il suo strumento. Nel suo cospetto, cioè
(Ved. n. Matt. XXVI, 52; Lue. XXI, 19). La prima come un servo davanti al padrone. Questa se­
parte di questo versetto 10, secondo il greco dei conda bestia era quindi interamente al servizio
migliori codici, potrebbe tradursi : Se alcuno della prima, a cui procurò numerosi adoratori.
(sottinteso deve andare) in schiavitù va in schia­ La piaga mortale (Cf. n. 3). I fatti qui annunziati
vitù, ecc., vale a dire ciascuno accetti la sorte devono quindi riferirsi al tempo dell’ Anticristo.
riservatagli dalla Provvidenza (Gerem. XV, 2; Altri pensano che questa bestia personifichi la
XLIII, 11). Qui, ossia neiraccettare con rasse­ falsa filosofìa e il sacerdozio pagano, i quali fa­
gnazione la schiavitù e la morte consiste e si vorivano il culto dei Cesari, ed eccitavano gli
mostra la pazienza e la fede dei Santi. imperatori romani contro i cristiani (Cf. Brassac,
M. B .% t. IV, p. 770; Ceulemans, h. 1., ecc.).
11. Terzo segno. La bestia che sale dalla terra
13. Fece prodigi, ecc. Già il Signore aveva pre­
(11-18). Un'altra bestia, ecc. Questa bestia viene
detti questi falsi prodigi per gli ultimi tempi
chiamata in seguito (XVI, 13; XIX, 20; XX, 10)
(Matt. XXIV, 24; Mar. XII, 22). Far scendere
falso profeta, e quindi essa rappresenta proba­
fuoco, ecc., per mezzo dei demonii e di arti ma­
bilmente la falsa scienza, ossia 1 falsi predica­
giche cercando di imitare quel che fece Elia (IV
tori messi a servizio dell’ Anticristo. Può essere
Re, I, 10. Cf. Ili Re, XVIII, 38; Apoc. XI, 5).
che si alluda a qualche grande impostore, il quale
sarà come la personificazione delia falsa scienza. 14. Sedusse gli uomini mediante i prodigi fatti
Dalla terra. La prima bestia era salita dal mare, per l’intervenzione di Satana (Cf. II Tess. II, 9
ossia dalle agitazioni dei popoli (Cf. v. 1), questa e ss.). Che facciano un'immagine della bestia da
invece sale da un elemento più calmo, ossia di opporsi alle immagini di Gesù Cristo e dei suoi
mezzo alla civiltà. Aveva due coma e non dieci, santi. Anche Nabudonosor fece fare una sua
come la prima bestia, segno evidente che la sua statua, e comandò sotto pena di morte che venisse
potestà è più limitata. Simili a quelle di un agnello adorata (Dan. Ili, 5 e ss.). Fu piagata, ecc.
(nel greco non vi è alcun articolo davanti a (Ved. n. 3).
agnello e quindi non è probabile che si alluda a 15. Le fu dato di dare spirito, ossia di animare
Gesù Cristo). Questa particolarità mostra che la in certo modo l’ immagine della bestia, in guisa
bestia non userà la forza materiale e la violenza, che essa parlasse, e di far mettere a morte chi
ma cercherà di perdere gli uomini colla sedu­ avesse ricusato di adorare l’immagine della bestia.
zione e colla finta mansuetudine (Cf. Matt. VII, Altri (Brassac, op. cit.) pensano che qui si tratti
15). Parlava come, ecc. Benché sembrasse sem­ del culto prestato alle statue degli imperatori
plice e mansueta come un agnello, era però cru- romani.
654 A p o c a lis s e , XIII, 16-18

et fäciat ut quicümque non adoraverint imà- stia ancora parli : e faccia sì che chiunque
ginem béstiae, occidäntur. 16Et fàciet omnes non adorerà l'imm agine della bestia, sia
pusillos, et magnos, et divites, et pàuperes, messo a morte 18E farà che tutti, piccoli e
et liberos, et servos habére charactérem in grandi, ricchi è poveri, liberi e' servi ab­
déxtera manu sua, aut in fróntibus suis. biano un carattere sulla loro mano destra,
17Et ne quis possit émere, aut véndere, nisi o sulle loro fronti. 17E che nessuno possa
qui habet charactérem, aut nomen béstiae comprare o vendere, eccetto chi ha il carat­
aut ntìmerum nóminis eius. tere, o il nome della bestia, o il numero
del suo nome.
18H ic sapiéntia est. Qui habet intelléctum, 18Qui è la sapienza. Chi ha intelligenza,
cómputet numeru.m béstiae. Numerus enim calcoli il nome della bestia. Poiché è nu­
hóminis est : et ntìmerus eius sexcénti sexa- mero d ’uomo : e il suo numero è seicento
ginta sex. sessanta sei.

16. E farà sì, ecc. Si allude all’ uso antico, per amanuense. Tutti gli antichi Padri e gli interpreti
cui si imprimeva con ferro rovente un segno sul spiegano questo luogo nel senso che il nome pro­
corpo degli schiavi. In virtù di questo segno prio dell'Anticristo conterrà tali lettere, le quali,
impresso nella destra e nella fronte gli uomini prese come segni numerici, daranno il numero
666. Siccome poi S. Giovanni era Ebreo e scrisse
in greco, è assai verisimile che il valore di dette
lettere sia quello che hanno nel greco o nell’e­
braico. Ciò posto, è da osservare che sono innu­
merevoli le combinazioni di lettere che possono
FIg. 73. dar origine a questo numero, e quindi c non oc­
corri che uno si occupi inutilmente a far ricerche
S e g n o Id o la tra sopra una cosa, la quale non per altro è stata
In fro n te. notata da S. Giovanni, se non perchè a suo tempo
e da questo, e dagli altri segni, che egli ci da
in questo libro, possano i fedeli riconoscere age­
volmente questo figliuolo di perdizione, e guar­
darsi dalle sue trame » Martini. Lo stesso San-
t’ Irineo {Adv. Haer., V. 30) scrive : Non vogliamo
con sicurezza affermare che VAnticristo debba por­
venivano a dichiarare di appartenere come pro­ tare tale o tal nome, ben sapendo che se fosse
prietà alla bestia, cioè all’Anticristo. Anche i stato necessario che tal nome venisse ora mani­
pagani solevano portare impresso nella mano o festato, lo sarebbe stato certamente da colui che
nella fronte, il nome o un simbolo della divinità, ebbe la visione dell'Apocalisse. Tuttavia San-
a cui si consecravano (Cf. II Mac. II, 21; Lu­ t’ Irineo propone come probabili tre nomi :Evàv-
ciano, De dea syra, 59). Il soggetto del verbo 6aq, del quale dice nulla, Aarstvoq (Latino, cioè
farà sì, ecc., è probabilmente la bestia della terra. l’impero romano, ultimo predetto da Daniele)
17. Nessuno possa comprare, ecc. I cristiani che dice molto verisimile, e Teìtccv (Titano o
saranno messi fuori di ogni legge, e sarà loro Tito?), che dice da preferirsi. Le stesse spiega­
vietato anche l’uso dei diritti più naturali. Ec­ zioni si trovano presso Sant’ Ippolito (De Anti­
cetto chi ha, ecc., vale a dir«; eccetto chi professa c r is to , 50), Andrea di Cesarea, ecc. Si deve
apertamente di sottomettersi in tutto aH’Anticristo ancora aggiungere che parecchi altri nomi greci
(Cf. XIX, 20). Mentre i perversi porteranno il corrispondono pure alla data indicazione; p. es.
carattere della bestia, i giusti porteranno quello revcrnptxoq .(Generico), OuXmoq (prenome di
di Gesù Cristo (Cf. VII, 3 e II Tim. II, 19). Traiano), Anoaràtns (Apostata Giuliano), ecc.
È noto che Diocleziano fece un editto analogo, Le lettere ebraiche *)Dp = NèRON QèSaR,
nel quale si proibiva ai cristiani di vendere o ossia Nerone Cesare, dànno pure il numero 666,
di comprare, se prima non avessero sacrificato ma per arrivare a questo si deve conservare al
agili dei (Cf. Lattanzio,De morte pers., XV; Teó- Nun finale ( = 700) il valore del Nun ordinario
doret., Hist., II, 11). ( = 50), e di più si deve sopprimere il Iod nella
18. Qui è la sapienza, vale a-dire appartiene parola QelSaR, che è l ’esatta trascrizione ebraica
alla sapienza contare e spiegare il numero della del nome Cesare. Inoltre, se l’ Apostolo colla cifra
bestia, che sale dal mare, cioè dell’Anticristo. 666 avesse voluto indicare Nerone, è ben difficile
E numero d'uomo, ossia è un numero che indica spiegare come mai ciò abbia potuto sfuggire a
un uomo. Benché quindi la bestia sia dotata di Sant’ Irineo, a Sant’ Ippolito, ecc. Non è il caso
grande potenza, essa però in sè è debole e fra­ di insistere su altre spiegazioni, secondo le quali
gile, poiché non indica che un uomo. I l suo il detto numero significherebbe Diocleziano, o
numero seicento sessanta sei. Sant’ Irineo (Adv. Maometto, o Lutero, o Calvino, o Napoleone, ecc.
Haer., V, 30) afferma che tale è la lezione dei La grande divergenza, che regna su questo punto
più antichi e dei migliori codici, e rigetta la le­ fra i diversi interpreti, mostra chiaramente che
zione 616, che si trovava in alcuni codici, dicendo non si sa nulla di preciso, e che si deve confes­
che essa èra dovuta all’errore di un qualche sare la nostra ignoranza.
A p o c a lis s e , XIV, 1-5 655

C A P O XIV.

& Agnello e i vergini del monte di Sion, 1-5. — Tre angeli annunziano P ora del
giudizio, la caduta di Babilonia, il castigo eterno degli empi, 6-13. — Il Figliuolo
dell’uomo, la messe e la vendemmia, 14-20.

*Et v i d i : et ecce Agnus stabat supra mon- *E vidi : ed ecco l ’Agnello che stava sul
tem Sion, et cum eo centum quadraginta monte di Sion, e con lui cento quaranta-
quätuor millia habSntes nomen eius, et no­ quattro mila persane, le quali avevano
men Patris eius scriptum in fröntibus suis. scritto sulle loro fronti il suo nome e il
nome del suo Padre.
2 Et audivi vocem de caelo, tamquam vo- 2E udii una voce dal cielo, come rumore
cem aquärum multärum, et tamquam vocem di molte acque, e come rumore di gran
tonitrui magni : et vocem, quam audivi, si- tuono : e la voce, che udii, era come di
cut citharoedörum citharizäntium in citharis citaristi che suonino le loro cetre. 3E can­
suis. 3Et cantäbant quasi cänticum novum tavano come un nuovo cantico dinanzi al
ante sedem, et ante quätuor animälia, et se- trono e dinanzi ai quattrp animali e ai se­
n iö re s : et nemo pöterat dicere cänticum, niori : e nessuno poteva dire quel cantico,
nisi ilia centum quadraginta quätuor millia, se non quei cento quarantaquattro mila, i
qui empti sunt de terra. 4H i sunt, qui cum quali furono comperati di sopra la terra.
muli£ribus non sunt coinquinäti: Virgines 4Costóro sono quelli che non si sono mac­
enim sunt. H i sequüntur Agnum quocümque chiati con donne : poiché sono vergini. C o­
ierit. H i empti sunt ex hominibus primitiae storo seguono l ’Agnello dovunque vada. C o­
Deo, et Agno, 5Et in ore eörum non est in- storo furono comperati di tra gli uomini
v6ntum mendäcium; sine mäcula enim sunt prim izie a Dio e a ll’Agnello, 5e non si è
ante thronum Dei. trovata menzogna nella loro bocca : poiché
sono scevri di macchia dinanzi al trono di
Dio.

armoniosa come il suono dì cetre. Cantavano


CAPO XIV. (come, manca in parecchi codici greci) un cantico

1. Il quarto segno, ossia l ’Agnello e i vergini


(1-5). E vidi. Dopo le terribili visioni già narrate
e quelle non meno terribili, di cui si parlerà in
seguito, l’Apostolo, per consolare e animare i
fedeli, descrive ora la gloria e la felicità degli
eletti. L ’Agnello che stava in piedi, e quindi non
più come ucciso (Cf. V, 6), ma come un re cir­
condato da tutto lo splendore delia sua corte.
Sul monte di Siont rappresentato nelle Scritture
come la sede dei Messia (Salm. II, 6; Lue. I., 32).
Qui indica probabillmente il cielo (Ebr. XII, 22),
oppure, secondo altri, la Chiesa, o il luogo dove
Gesù Cristo discenderà per giudicare tutti gli
uomini, oppure più semplicemente un luogo di
sicurezza. Cento quarantaquattro mila. Anche qui
FJg. 74. — A rp e e c e tre .
si tratta di un numero indefinito, che indica una
grande moltitudine. Probabilmente questi 144 mila,
non sono I 144 mila appartenenti alle varie tribù nuovo (Ved. n. V, 9), cioè il cantico della reden­
d’ Israele (Cf. V II, 4), ma rappresentano come le zione, dinanzi al trono, ecc. (Cf. IV, 2 e ss.).
primizie di -quella gran turba di eletti apparte­ Niuno poteva dire, ecc. Nel greco invece di dicere
nenti ad ogni popolo e ad ogni nazione di cui (dire) si legge na0etv = imparare (discere). Il
si è parlato (VII, 9). Come i perversi portano il cantico era stato cantato dagli angeli, ma nessuno
carattere della bestia (XIII, 16-17, cosi gli eletti potè ripeterlo se non i 144 mila vergini, I quali
portano quale segno sulla loro fronte (VII, 3) furono comprati o riscattati col sangue dell’À-
il nome dell’ Agnelllo e il nome del suo Padre. gnello (Cf. V, 9). Da ciò si deduce quanto eccel­
Anche qui l’Apostolo presenta l’Agnello come lente e grata a Dio sia la verginità.
uguale al Padre. 4-5. Elogio dei 144 mila. Costoro (gr. ovroi).
2-3. Il cantico nuovo. Come rumore, ecc. La Questo pronome ripetuto tre volte di seguito
voce era forte e sonora, ma nello stesso tempc serve ad indicare che le prerogative, di cui si
656 A p o c a lis s e , XIV, 6-10

•Et vidi âlterum Angelum volântem per 6E vidi un altro Angelo, che volava per
médium caeli, habéntem Evangélium aetér- mezzo il cielo, e aveva il Vangelo eterno,
num, ut evangelizâret sedéntibus super ter- affine di evangelizzare gli abitatori della
ram, et super omnem gentem, et tribum, et terra, e ogni nazione, e tribù, e lingua, e
linguam, et pôpulum : 7Dicens magna voce : popolo : 7e diceva ad alta voce : Tem ete
Tim éte Dôminum, et date illi honôrem, quia Dio, e dategli onore, perchè è giunto il
venit hora iudicii eius : et adorâte eum, qui tempo dèi suo giudizio : e adorate colui che
fecit caelum, et terram, mare, et fontes fece il cielo, e la terra, il mare, e le fonti
aquârum. delle acque.
8Et âlius Angélus secütus est dicens : 8E seguì un altro Angelo dicendo : È ca­
Cécidit, cécidit Babylon ilia magna : quae duta, è caduta quella gran Babilonia, la
a vino irae fornicatiônis suae potâvit omnes quale ha abbeverato tutte le genti col vino
gentes. d ell’ira della sua fornicazione.
®Et tértius Angélus secütus est illos, di­ 9E dopo quelli venne un terzo Angelo di­
cens voce magna : Si quis adorâverit bé- cendo ad alta voce : Se alcuno adora la
stiam, et imâginem eius, et accéperit cha- bestia e la sua immagine, e riceve il carat­
ractérem in fronte sua, aut in manu sua : tere sulla sua fronte, o sulla sua mano :
10Et hic bibet de vino irae Dei, quod mistum 10anch’egli berrà del vino d ell’ira di Dio,

» P 6. CXLV, 6; Act. XIV, 14. • 8 Is. XXI, 9; Jer. LI, 8.

parla, convengono solo ai 144 mlTa, e non ad mancano nei migliori codici greci, ma vanno sot­
altri. Sono vergini. Non si accordano gli esegeti tintese.
sull’interpretazione di queste parole. Sant’Ago- 6. Quinto segno, ossia i tre Angeli (6-13), che
stino (De sancta V ì r g XXVII), S. Girolamo (Adv. annunziano l’ora del giudizio (6-7), la caduta di
Iovin., I, n. 40) seguiti da numerosi altri inter­ Babilonia (8), il castigo eterno degli empi e la
preti ritengono che qui si parli dei vergini pro­ felicità di coloro che muoiono nel Signore (8-13).
priamente detti, ossia dei fedeli di ambo i sessi, Un altro Angelo distinto da tutti quelli finora
i quali per amore di Gesù Cristo si astennero dal veduti.* Volava per mezzo il cielo, ossia nella parte
matrimonio, e da ogni diletto carnale. Di essi vien più alta del cielo, affine di essere inteso da tutta
detto che non si sono macchiati con donne, non la terra (Cf. VIII, 13). Il Vangelo eterno, cioè un
perchè il matrimonio in se stesso sia cosa cattiva libro, in cui era scritto il decreto eterno di Dio
che contamini, ma unicamente, perchè lo stato di di salvare gli uomini per mezzo di Gesù Cristo.
verginità è di gran lunga superiore al matrimonio L ’angelo doveva annunziare questo Vangelo a tutti
(Cf. n. Matt. XIX, 12; I Cor. VII, 25). Altri gli uomini, prima che venisse la catastrofe finale.
invece (Bossuet, Crampon, Ceulemans, AUioli,
7. Temete D io, ecc. L ’Angelo intima agli uo­
Brassac, ecc.) pensano che qui sì parli sempli­
mini di temere, onorare e adorare l’ unico vero
cemente dei giusti, i quali non sono caduti nella
Dio, giudice sovrano e creatore di tutte le cose.
fornioazione spirituale, ossia nell’idolatria, e nelle
Solo così facendo, essi potranno conseguire la
conseguenti dissolutezze (Cf. Osea, II, 2 e ss.;
salute eterna.
Matt. XII, 39). Secondo questa spiegazione le
donne, dal commercio colle quali si resta conta­ 8. Un altro Angelo, diverso dal precedente.
minati, sarebbero le empie dottrine e le dissolu­ E caduta, è caduta. Per denotare la certezza e
tezze figurate da Iezabele e dalla grande meretrice l’ imminenza di questo avvenimento, l’ Angelo usa
(II, 20; XVII, 1 e ss.). Senza negare ogni valore il passato profetico, e annunzia come già avvenuto
a questa seconda spiegazione, la prima ci sembra quello che non si compirà che in futuro. Le sue
tuttavia preferibile, non solo per l ’autorità dei parole sono come l’eco di quanto diceva Isaia,
Padri, ma anche perchè corrisponde meglio al XXI, 9. La caduta di Babilonia sarà descritta al
contesto. Seguono VAgnello formando come la cap. XVIII, 1 e ss. Ha abbeverato, ecc., ossia ha
sua corte di onore (Cf. Ili, 4). Furono comperati, fatto bere a tutte le genti il vino della sua for­
ossia furono riscattati dal giogo - del peccato e nicazione, trascinandole all’ idolatria, alla dimenti­
dalla schiavitù del demonio col prezzo del sangue canza e al disprezzo del vero Dio. E noto che
deH’Agnello (v. 9; I Piet. I, 19). Primizie a neila Scrittura l ’ idolatria viene paragonata alla
D io, ecc., ossia come una porzione eletta del fornicazione (Cf. Osea, II, 2; Matt. XII, 39, ecc.).
gregge di Gesù Cristo, che in modo speciale è Questo vino viene detto di ira, perchè ha attirato
consecrata a Dio, e a lui appartiene. Così anche sopra di essa e sopra i suoi amatori l’ira di Dio
il popolo d’ Israele era stato riscattato dalla ser­ (Cf. Is. XVIII, 6; Gerem. LI, 7; Apoc. XVII, 2).
vitù dell’ Egitto per essere come primizia davanti 9-10. alcuno adora..... e riceve..... , ecc.
a Dio (Cf. Esod. XIX, 5; Deut. V IIN 6; I Piet. Si allude a quanto è narrato XIII, 4, 12-17. An­
II, 9; Giac. I, 18). Non si è trovata" menzogna, ch'egli, come Babilonia, berrà del vino dell'ira
ecc., vale a dire hanno custodita la vera fede, di D io. Questa ira è paragonata a un vino puro
e si sono tenuti lontani dalle false dottrine. L ’ Apo­ e non mescolato, perchè nulla potrà diminuire la
stolo allude evidentemente al salmo XXXI, 2 (Cf. sua forza. I castighi che Dio infliggerà saranno
Salm. XXIII, 3 e ss.; Sofon. Ili, 13; Mal. II, perciò gravissimi, e non verranno temperati da
6, ecc.). Scevri di macchia, e quindi irreprensi­ alcuna mitigazione (Cf. Salm. LXXIV, 9 ; Gerem.
bili. Le parole poiché e dinanzi al trono di Dio XXV, 15). Tormentato con fuocof o meglio se-
A p o c a lis s e , XIV, 11-15 657

est mero in càlice irae ipsius, et cruciàbitur versato puro nel calice della sua ira, e sarà
igne, et sùlphure in conspéctu Angelórum tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto
sanctórum, et ante conspéctum Agni : “ Et dei santi Angeli, e nel cospetto d e ll’A -
fumus tormentórum eórum ascéndet in saé- gnello : n e il fumo dei loro tormenti si al­
cula saeculórum : nec habent réquiem die zerà nei secoli dei secoli : e non hanno
ac nocte, qui adoravéru nt béstiam, et imá- riposo nè dì, nè notte coloro che adorarono
ginem eius, et si quis accéperit charactérem la bestia e la sua immagine, e chi avrà rice­
nóminis eius. 12H ic patiéntia Sanctórum est, vuto il carattere del suo nome. 12Qui sta
qui custódiunt mandàta Dei, et fìdem Iesu. la pazienza dei santi, i quali osservano i
precetti di Dio e la fede di Gesù.
lsEt audívi vocem de caelo, dicéntem lflE udii una voce dal cielo che mi diceva :
mihi : Scribe : Beáti mórtui, qui in Dòmino Scrivi : Beati i morti, che muoiono nel Si­
moriúntur. Amodo iam dicit Spiritus, ut gnore. Già fin d ’ora dice lo Spirito, che si
requiéscant a labóribus suis : ópera enim riposino dalle loro fatiche : poiché vanno
illórum sequúntur illos. dietro ad essi le loro opere.
14Et vidi et ecce-nubem càndidam : et I4E vidi : ed ecco una candida nuvola, e
super nubem sedéntem símilem Filio hó- sopra la nuvola uno che sedeva simile al
minis, habéntem in càpite suo corónam Figliuolo d ell’uomo, il quale aveva sulla sua
àuream, et in manu sua falcem acutam. testa una corona d ’oro, e nella sua mano una
16Et àlius Angelus exivit de tempio, clamans falce tagliente. 15E un altro Angelo uscì
voce magna ad sedéntem super nubem : dal tempio gridando ad alta voce a colui che
Mitte falcem tuam, et mete quia venit hora sedeva sopra la nuvola : Gira la tua falce,
ut metátur, quóniam àruit messis terrae. e mieti, perchè è giunta l ’ora di mietere,

15 Joël, III, 13; Matth. XIII, 39.

condo i migliori codici, tormentato nel fuoco e perchè la morte è per essi un riposo dopo grandi
nello zolfo (Cf. XX, 9), vate a dire nell’ inferno. fatiche, giacché il merito delle opere buone che
Nel cospetto degli Angeli, ecc., i quali col­ hanno fatto li accompagna nell’altra vita, e fa
l’essere testimoni di questo castigo celebreranno loro ottenere da Dio il premio promesso (Cf. I
la giustizia di Dio. Tim. VI, 18; II Plet. I, 10). Numerosi interpreti
11. // fumo dei loro tormenti, ossia il fumo antichi (Beda, Ruperto, Ticonio, ecc.) pensano
del fuoco tormentatore, in cui sono immersi, si che i tre angeli ricordati rappresentino tre grandi
alzerà, ecc., vale a dire durerà in eterno. In predicatori, i quali scorreranno per tutta la terra
questo fuoco le sofferenze dei dannati sono con­ annunziando i castighi di Dio.
tinue ed eterne. Quei che adorarono, ecc. Viene 14. Sesto segno, ossia il Figliuolo dell’uomo
di nuovo ricordata la colpa (v. 9). (14-20). Sotto le immagini della messe e della
12. Qui sta la pazienza dei santi (Cf. XIII, 10), vendemmia viene descritto il terribile giudizio,
ossia in mezzo alle dette persecuzioni deve eser­ che Dio farà degili empi. Queste due similitudini
citarsi la pazienza dei santi, vale a dire dì coloro sono spesso usate nella Scrittura per descrivere
che si mantengono fedeli nei comandamenti di gli ultimi avvenimenti (Cf. Is LX1II, 3 ; Gerem.
Dio e nella fede di Gesù Cristo. La considerazione LI, 33; Gioel. Ili, 13; Matt. XII, 10, ecc.).
delle pene riservate ai perversi è un mezzo effi­ Una nuvola come quella della Trasfigurazioae
cacissimo per animare i santi a perseverare nel (Matt. XVI, 5). Simile al Figliuolo delVuomo (Ved.
bene e a tutto soffrire per amore di Gesù Cristo. n. I, 13). Non vi è dubbio che qui si parli di
13. Dopo aver descritto le pene degli empi, Gesù Cristo, il quale ha predetto che sarebbe un
accenna ora alla felicità degli eletti. Scrivi acciò giorno venuto sulle nubi del cielo con potestà
sia conosciuto da tutti. Che muoiono nel Signore, grande, ecc. (Cf. Matt. XXIV, 30; XXVI, 64).
vale a dire nella fede e nell’ amore di Gesù Cristo, La corona d'oro è il simbolo della 6ua dignità
ossia nello stato di grazia (Cf. I Cor. XV, 18; reale (VI, 2; XIX, 12). La falce acuta mostra che
I Tess. IV, 13). Il testo greco va tradotto : Beati Egli viene sullla terra per mietere, ossia per punire
i morti che adesso muoiono nel Signore. Se in tutti i malvagi e porre fine alla durazione del mondo
i tempi sono beati quelli che muoiono nel Signore, (Cf. Gioel. Ili, 13; Matt. XII, 39).
molto più lo saranno ì fedeli, che morranno negli 15. Un altro Angelo diverso da quelli ricordati
ultimi tempi, quando la loro fede e la loro virtù ai w . 6, 8, 9. Da queste parole non si pud quindi
si troverà esposta a tanti pericoli e a tante per­ conchiudere che il personaggio apparso nel ver­
secuzioni. Si può anche spiegare : Beati quel setto precedente fosse un angelo. Dal tempiof
che adesso muoiono nel Signore, perchè non cioè dal santuario di Dio, che è il padrone della
hanno più da attendere nel Limbo, come nell'An- messe. L ’angelo riporta a Gesù Cristo l’ordine
tico Testamento, ma potranno subito entrare nella del Padre (Cf. Matt. XXIV, 36; Mar. XIII, 32,
gloria di Gesù Cristo (XX, 4; Filipp. I, 23). Atti, I, 7) di cominciare a mietere. La messe è
Già (greco sì) dice lo Spirito Santo. Lo Spirito già matura e secca, vale a dire il numero degli
Santo conferma la verità di quanto ha detto la eletti è completo, e per i malvagi è venuta l’ora
voce del cielo. I morti nel Signore sono beati, dell’ira di Dio.

42 — Sacra Bibbia, voi. II.


658 A p o c a lis s e , XIV, 16 — XV, 1

ieEt misit qui sedébat super nubem, falcem mentre la messe della terra è secca. ir E
suam in terram, et deméssa est terra. colui che sedeva sulla nuvola, menò in
giro la sua falce sulla terra, e fu mietuta
la terra.
17Et âlius Angelus exivit de templo, quod l7E un altro Angelo uscì dal tempio, che
est in caelo, habens et ipse falcem acütam. è nel cielo, avendo anch’egli una falce ta­
18Et âlius Angelus exivit de altâri, qui ha- gliente. 18E un altro Angelo uscì d all’al­
bébat potestâtem supra îgnem : et clamâvit tare, il quale aveva potere sopra il fuoco :
voce magna ad eum, qui habébat falcem e gridò ad alta voce a quello che aveva la
acütam, dicens : Mitte falcem tuam acütam, falce tagliente, dicendo : Mena la tua falce
et vindémia botros vineae terrae : quöriiam tagliente, e vendemmia i grappoli della v i­
matürae sunt uvae eius. 19Et misit Angelus gna della terra : poiché le sue uve sono
falcem suam acütam in terram, et vindemiä- mature. l9E PAngelo menò la sua falce ta­
vit vineam terrae, et misit in lacum irae Dei gliente sopra la terra, e vendemmiò la
magnum : 20Et calcâtus est lacus extra civi- vigna della terra, e gettò (la vendemmia)
tätem, et exivit sanguis de lacu usque ad nel grande lago d e ll’ira di Dio : 20e il lago
frenos equörum per stâdia m ille sexcénta. fu pigiato fuori della città, e dal lago uscì
sangue fino ai freni dei cavalli per mille
seicento stadi.

C A P O XV.

I sette angeli dalle sette piaghe, 1-4. — Essi ricevono sette coppe piene dell’ira di
Dio, 5-8.

*Et vidi àliud signum in caelo magnum, *E vidi nel cielo un altro segno grande e
et miràbile, Angelos septem, habéntes pia- mirabile : sette Angeli che portavano le
gas septem novissimas : Quóniam in illis sette ultime piaghe : perchè con queste si

16. Menò in giro, ecc., vale a dire eseguì l’or­ Gesù Cristo col suo piede onnipotente ha pigiato
dine ricevuto, e raccolse nel granaio del Padre il gli empi, e ne ha fatto tanta strage che il sangue
buon grano, cioè i buoni (Matt. XIII, 30, 39; ascende sino ai freni dei cavalli, e forma come un
XXIV, 31), abbandonando gli altri alla loro sorte. lago sopra uno spazio di urlile seicento stadi, ossia
17. Una falce tagliente, ossia un roncolino, di 296 chilometri. Lo stadio equivale a 185 metri
quale è usato dai vendemmiatori. Sembra che all’incirca.
quest'Angelo venga a far perire gli empi che Gesù Questa sezione dei 6ette segni ci ha così condotti
Cristo ha abbandonati dopo aver mietuto gli eletti. sino alla fine dei tempi, come già I sette sigilli,
e le sette trombe. Da ciò si Vede che le varie
18. Uscì dall’altare, sotto 11 quale stavano i
parti dell’Apocalisse sono intimamente legate tra
martiri invocando giustizia (Ved. VI, 9 e ss. Cf.
loro, ed hanno una certa relazione di parallelismo
V ili, 3). Ha potestà sopra il fuoco dell’altare,
le une colle altre.
simbolo della santità e della giustizia di Dio, il
quale punirà con tutto rigore gli empi (Cf. VII,
1 e ss.; V ili, 5). Vendemmia i grappoli. Col nome
di grappoli da spremere nello strettoio dell’ in- CAPO XV.
ferno, vanno intesi i peccatori impenitenti (Cf. Is.
LX III, 3 ; Gioed. Ili, 13). 1. Settime segno, ossia I sette Angeli che por­
tano le sette piaghe (1-4). Vidi un altro segno.
19. Nel lago. Sarebbe meglio tradurre nel tino. Come già il settimo sigillo, e la settima tromba,
La collera di Dio è rappresentata da un grande così questo settime segno serve di transizione a
tino, oppure da un grande strettoio, in cui ven­ quante l’autore è per narrare in seguito. Le sette
gono spremuti gli empi come si pigiano e si ultime piaghe. Il nome di piaghe richiama alla
spremono i grappoli di uva. mente i flagelli, con cui Dio punì gli Egiziani.
20. E il lago, ossia il tino o lo strettoio, fa Queste piaghe poi vengono dette ultime per op­
pigiato, vale a dire furono spremuti gli empi posizione a quelle, di cui si è parlato ai capi VI,
nei gran tino (Cf. Apoc. XIX, 15; Is. LXIII, 2-3; V ili e IX, e perchè precederanno Immediata­
Gioel. Ili, 13; Tren. I, 15). Fuori della città di mente, anzi comprenderanno lo sconvolgimento
Dio, che non deve sentire il peso dell’ira divina, finale del mondo (V, 18 e ss.), col quale sarà
nè essere contaminata dai cadaveri degli empi saziata l'ira di Dio. Questi flagelli si riferiscono
(Is. LXVI, 24). I tini per pigiare le uve si sole­ ancora alla settima tromba, le cui minaccie (V ili,
vano fabbricare nella stessa vigna (Cf. Is. V, 2; 13; XI, 14), che devono condurre al pieno trionfo
Matt. XXI, 33). E dal lago 0 tino uscì sangue. del regno di Dio (X, 7; XI, 15), sunno ora per
A p o c a l is s e , X V , 2-8 659

consummáta est ira Dei. 2Et vidi tamquam sazia l ’ira di Dio. 2E vidi come un mare di
mare vitreum mistum igne, et eos, qui vicé- vetro misto di fuoco, e quelli che avevano
runt béstiam, et imàginem eius, et numerum vinto la bestia, e la sua immagine, e il
nóminis eius, stantes super mare vitreum, numero del suo nome, stavano ritti sul mare
habéntes citharas Dei : aEt cantántes cànti- di vetro, tenendo cetre divine ; V cantavano
cum Móysi servi Dei, et cànticum Agni, di- il canto di Mosè, servo di Dio, e il can­
céntes : Magna, et mirabilia sunt ópera tua tico d e ll’Agnello, dicendo : Grandi e mira­
Domine Deus omnipotens : iustae et verae bili sono le tue opere, o Signore Dio onni­
sunt viae tuae, Rex saeculórum. 4Quis non potente : giuste e vere sono le tue vie, o
timébit te Dòmine, et magnificàbit nomen Re dei secoli. 4Chi non ti temerà, o Si­
tuum? quia solus pius es : quóniam omnes gnore, e non glorificherà il tuo nom e? P oi­
gentes vénient, et adoràbunt in conspéctu ché tu sólo sei pio : onde tutte le nazioni
tuo, quóniam iudicia tua manifèsta sunt. verranno, e si incurveranno davanti a te,
perchè i tuoi giudizi sono stati manifestati.
5Et post haec vidi, et ecce apértum est 5Dopo di ciò mirai, ed ecco si aprì il tem­
templum tabemàculi testimónii in caelo : pio del tabernacolo del testimonio nel cielo :
6Et exiérunt septem Angeli habéntes septem *e i sette Angeli che portavano le sette pia­
plagas de tempio, vestiti lino mundo, et càn­ ghe, uscirono dal tempio, vestiti di lino
dido, et praecincti circa péctora zonis àureis. puro e candido, e cinti intorno al petto con
7Et unum de quátuffr animàlibus dedit se­ fasce d ’oro. 7E uno dei quattro animali diede
ptem Angelis septem phíalas áureas, plenas ai sette Angeli sette coppe d ’oro, piene del­
iracúndiae Dei vivéntis in saécula saeculó­ l ’ira di Dio vivente nei secoli dei secoli.
rum. 8Et implétum est templum fumo a 8E il tempio si empì di fumo per la maestà
maiestàte Dei, et de virtùte eiu s : et nemo di Dio e per la sua virtù : e nessuno po­
póterat introire in templum, donec consum- teva entrare nel tempio, finché non fossero
maréntur septem plagae septem Angelórum. compiute le sette piaghe dei sette Angeli.

4 Jer. X, 7.

essere compite interamente. I sette segni furono Dopo di ciò, ecc. (Cf. IV, 1). Si aprì, come già
quindi una specie d’intermezzo fra le trombe e al cap. XI, 19. I l tempio del tabernacolo del testi­
le coppe. monio, ossia il tempio che è II tabernacolo del
2. Un mare di vetro misto di fuoco, già veduto testimonio (Cf. Esod. XXVII, 20; Atti, VII, 44).
al cap. IV, 6 (Ved. n. ivi). Si allude al Mar Rosso U cielo viene rappresentato come un tempio ana­
traversato a piedi asciutti dagli Ebrei, e causa di logo all’ antico tabernacolo d’ Israele. L ’espressione
morte agli Egiziani. Il fuoco indica la collera di tabernacolo del testimonio allude al fatto che nel
Dio. Quelli che avevano vinto, ossia coloro che non tabernacolo si conservavano le tavole della legge,
si sono lasciati sedurre dall’Anticristo, ma per­ le quali sono chiamate (Esod. XXV, 16; XXVII,
severarono nella fede e nella carità sino alla morte 21) testimonio, ossia testimonianza, perchè erano
(Cf. XIII, 17; XIV, 13). Cetre divine, ossia cetre come i testimoni di Dio presso Israele.
destinate ad accompagnare i canti in lode di Dio 6. I sette angeli, dei quali si è parlato al
(Cf. V, 8; XIV, 2). versetto 1. Vestiti di lino puro e candido (Cf.
3. Cantavano, come gli Israeliti dopo traversato Matt. XXVIII, 3; Mar. XVI, 5) come tanti sacer­
il Mar Rosso, il cantico di Mosè (Cf. Esod. XV, doti. Cinti al petto, ecc. (Cf. I, l i ) . Questi angeli
1 e ss. ; Deut. XXXII, 1 e ss.) e il cantico dell’A- escono dalla parte più secreta del cielo, dove sono
gnello. Lo stesso cantico vien detto di Mosè e fissati I decreti relativi all’umanità, e si apprestano
dell’ Agnello, perchè in esso vien celebrata la ad eseguirli.
redenzione compiuta da Gesù Cristo, della quals 7. Uno del quattro animali descritti al cap. IV,
era figura la liberazione d’ Israele compiuta da 6-8, diede a nome di Dio ai sette Angeli sette
Mosè. Le tue opere, cioè la redenzione e la salute coppe (Cf. V, 8; Salm. X, 6) piene delVira di
degli eletti, Jo stabilimento del regno di Dio, il Dio (Cf. XIV, 10), ossia di quelle piaghe, colle
suo trionfo, ecc. (Cf. Salm. XC, 2; CXXXVIII, quali Dio punirà gli empi. L ’ ira e la vendetta di
14). Giuste e vere le tue vie (Cf. Deut. XXXII, Dio nella Scrittura sono spesso paragonate alla
11; Sai. CXLIV, 17), vale a dire sono giunti I coppa che si mandava in giro nei grandi banchetti,
tuoi giudizi nel punire ì peccatori, e sono fedeli 1 alla quale tutti dovevano bere (Cf. Is. LI, 17,
tuoi giudizi nel premiare i buoni secondo le tue 23; Gerem. XXV, 15; Ezech. XXII, 21, ecc.).
promesse. Re dei secoli, oppure secondo un’altra
8. D i fumo, segno della maestà, della potenza
lezione, Re dei popoli, cioè Signore di tutte le
cose (Cf. Gerem. X, 7; Zacc. XIV, 9). e deH’ incomprensibilità di Dio, non che della sua
ira (Cf. Esod. XIX, 18; XL, 32; III Re, VIII,
4. Chi non ti temerà, ecc. (Cf. Gerem. X, 7; 10; Is. VI, 4, ecc.). Nessuno poteva entrare, ecc.,
Salm. LXXXV, 9). Sei p io, cioè santo (gr. òaxoq). vale a dire niuno poteva avvicinarsi a Dio (Esod.
5 Le sette coppe (XV, 5-XVI, 21). In una vi­ XIX, 21 ; Is. VI, 5) per scrutare la profondità del
sione preparatoria l’Apostolo vede sette angeli suoi consigli o arrestare la sua potenza nell’ese-
che ricevono sette coppe piene di ira coll’ordine guirli. Oramai non è più possibile sfuggire al
di versarle sulla terra (5-8). castigo di Dio (Cf. Salm. LXXII, 16).
660 A p o c a lis s e , XVI, 1-9

C A P O XVI.

Sono versate le prime coppe che apportano vari flagelli, 1-12. — Tre demoni escono
per suscitare la guerra. Vigilanza, 13-16. — La settima coppa ammnzia la
caduta di Babilonia e la fine del mondo, 17-21.

*Et audivi vocem magnam de tèmpio, dl- XE udii una gran voce dal tempio, che
céntem septem Angelis : Ite, et effùndite diceva ai sette An geli : Andate, e versate
septem phialas irae Dei in terram. 2Et àbiit le sette coppe d e ll’ira di Dio sulla terra.
primus, et effùdit phialam suam In terram, 2E andò il primo, e versò la sua coppa sulla
et factum est vulnus saevum, et péssimum terra, e ne venne un’ulcera maligna e pes­
in hómines, qui habébant charactérem bé- sima agli uomini che avevano il carattere
stiae : et in eos, qui adoravérunt imàginem della bestia, e a quelli che adorarono la
eius. sua immagine.
3Et secùndus Angelus effùdit phialam *E il secondo Angelo versò la sua coppa
suam in mare, et factus est sanguis tam- nel mare, e divenne come sangue di cada­
quam mórtui : et omnis ànima vivens mór- vere : e tutti gli animali viventi nel mare
tua est in mari. perirono.
4Et tértius effùdit phialam suam super 4E il terzo Angelo versò la sua coppa nei
flùmina, et super fontes aquárum, et factus fiumi e nelle fontane d ’acque, e diventarono
est sanguis. 4Et audivi Angelum aquárum sangue. fiE udii l ’Angelo delle acque che
dicéntem : Iustus es Dómine qui es, et qui diceva : Sei giusto, o Signore, che sei e
eras sanctus, qui haec iudicásti : eQuia che eri, (che sei) santo, tu che hai giudi­
sánguinem Sanctórum, et Prophetárum effu- cato così : 6perchè hanno sparso il sangue
dérunt, et sánguinem eis dedisti bibere : di- dei santi e dei profeti, e bai dato loro a bere
gni enim sunt. 7Et audivi álterum ab altári sangue : perocché ne sono degni. 7E ne
dicéntem : Etiam Dómine Deus omnípotens udii un altro dall’altare che diceva : S ì
vera, et iusta iudicia tua. certo, o Signore Dio onnipotente, i tuoi
giudizi (sono) giusti e veri.
8Et quartus Angelus effùdit phialam suam 8E il quarto Angelo versò la sua coppa
in solem, et datum est illi aestu affligere nel sole, e gli fu dato di affliggere gli uo­
hómines, et igni : ®Et aestuavérunt hómines mini col calore e col fuoco : 9e gli uomini

taminata (Cf. V ili, 10-11), e questo castigo colpì


CAPO XVI. direttamente>l’uomo.
5-7. Approvazione dell’operato di Dio. L'an­
1. Le sette coppe simboleggiami i mali che Die gelo delle acque, ossia l’angelo che presiede alle
manderà negli ultimi tempi sono versate dagli acque (Cf. VII, 1), lungi dal lamentarsi, pro­
Angeli sulla terra (1-21). Questi mali hanno pa­ clama la giustizia di Dio. Da questa denominazione
recchie analogie colle piaghe di Egitto (Esod. e da altre analoghe Origene, Sant’Agostino, San
VII, 1 e ss.), e coi mali causati dalle sette Tommaso, ecc., insegnano che alcuni angeli sono
trombe, ma sono più gravi, poiché, essendo cre­ preposti al governo delle cose materiali. Sei
sciuta l ’empietà, è pure cresciuta l’ira di Dio. giusto, ecc. (Cf. XV, 3, 4). Che hai giudicato così
Anche queste sette coppe possono dividersi in infliggendo sì terribile castigo. Hanno sparso il
due gruppi di tre e quattro separati l'uno dall’ al­ sangue dei santi, cioè dei cristiani... e furono pu­
tro per l’ intervento dell’ Angelo delle acque. Una niti colla pena del talione (Cf. XVIII, 14).
voce, cioè un comando fatto agli Angeli, di ver­
sare le coppe. 7. Ne udii un altro dall'altare. Nel codice B
6i legge e udii dall'altare, e nei codici N A C ,e c c .,
2. La prima coppa. Un'ulcera maligna, come e udii l'altare che diceva, ecc. Quest’ ultima le­
le ulceri di Egitto (Cf. Esod. IX, 10, 11; Deut. zione sembra da preferirsi. Di sotto all’ altare le
XXVIII, 35). I l carattere, ecc. (Ved. X III, 1, 14-17). anime dei martiri domandavano vendetta (VI, 10),
3. La seconda coppa. Divenne come sangue ora la vendetta è scoppiata, ed essi lodano la
(Cf. Esod. VII, 17-21, Apoc. V ili, 8-9) di cada­ giustizia di Dio. Altri pensano che si alluda al-
vere,, ossia come sangue infetto e putrido. Que­ l'Angelo preposto al fuoco, che ardeva sull’al
sta piaga è più grave di quella di Egitto e di tare (Cf. XIV, 18).
quella annunziata dalla seconda tromba (V ili, 8). 8-9. La quarta coppa. G li fu dato, ecc. Al
4. La terza coppa. Nei turni e nelle fontane. cap. V ili, 12, il sole aveva perduto un terzo
Anche l’acqua dolce usata per bere fu così con- della sua luce, adesso Invece il suo calore diventa
A p o c a lis s e , XVI, 10-15 661

aestu magno, et blasphemavérunt nomen bruciarono pel gran calore, e bestemmia­


Dei habéntis potestatem super has plagas, rono il nome di Dio, che ha potestà sopra
ncque egérunt poeniténtiam ut darent illi di queste piaghe, e non fecero penitenza
glóriam. per dare gloria a lui.
10Et quintus Angelus effudit phialam suam 10E il quinto Angelo versò la sua coppa
super sedem béstiae : et factum est regnum sul trono della bestia : e il suo regno di­
eius tenebrósum, et commanducavérunt lin- ventò tenebroso, e pel dolore si mordeva o
g'uas suas prae dolóre : l l Et blasphemavé­ le loro proprie lingue : 1XE bestemmiarono
runt Deum caeli prae dolóribus, et vulnéri- il Dio del cielo a motivo dei dolori e delle
bus suis, et non egérunt poeniténtiam ex loro ulceri, e non si convertirono dalle loro
opéribus suis. opere.
12Et sextus Angelus effudit phialam suam ,2E il sesto.Angelo versò la sua coppa nel
in flumen illud magnum Euphrâten : et sic- gran fiume Eufrate, e si asciugarono le sue
cavit aquam eius, ut praepararétur via ré- acque, affinchè si preparasse la strada ai
gibus ab ortu solis. 13Et vidi de ore dracó- re d ’Oriente. 13E vidi (uscire), dalla bocca
nis, et de ore béstiae, et de ore pseudopro- del dragone e dalla bocca della bestia e dalla
phétae spiritus tres immtìndos in modum bocca del falso profeta tre spiriti immondi
ranàrum. 14Sunt enim spiritus daemoniórum simili alle rane. 14Poichè sono spiriti di
faciéntes signa, et procédunt ad reges to- demoni, che fanno prodigi, e se ne vanno
lius terrae congregàre illos in praélium ad ai re di tutta la terra per congregarli a bat­
diem magnum omnipoténtis Dei. iaEcce vé- taglia nel gran giorno di Dio onnipotente.
nio sicut fur. Beâtus qui vigilat, et custódit “ Ecco che io vengo come un ladro. Beato

15 Matth. XXIV, 43; Luc. XII, 39; Sup. Ili, 3.

intensissimo. Affliggere gli uomini col calore e col di eserciti che marciano contro Dio, sui quali
fuoco. Nel greco si legge : gli fu dato di bruciare si sfogherà l’ira dell’ Agnello (Cf. v. 14 e VI, 15).
gli uomini con fuoco. Gli uomini però invece di 13. Del falso profeta. Questo falso profeta non
convertirsi e di fare penitenza, si ostinarono nei è altro che la bestia che saliva dalla terra (Ved.
loro peccati e bestemmiarono il nome di Dio, XIII, 11), come è detto espressamente al cap. XIX,
mostrandosi così sempre più meritevoli di castigo 20. Tre spiriti immondi (Cf. Matt. X, 1, 12, 48),
(Cf. IX, 20, 21). Che ha potestà, ecc., e quindi ossia tre demoni!, dei quali uno usciva dalla
potrebbe farle cessare. Dare gloria (Cf. XI, 13). bocca del dragone (XII, 3), l’altro dalla bocca della
10-11. La quinta coppa. Sul trono della bestia bestia uscita dal mare (X III, 1 e ss.), e il terzo
salita dal mare, la quale è figura dell’ Anticristo dalla bocca della bestia uscita dalla terra (XIII,
(Cf. XIII, 2). Dio muove ora direttamente guerra 11). Simili alle rane, che nascono e vivono nel
al capo degli empi. Diventò tenebroso (Cf. Esod. fango. Questi tre spiriti sono un simbolo per mo­
X, 22; Sap. XVII, 1 e ss.), segno evidente della strare l’ influenza che il demonio (dragone), la
sua prossima rovina. Pel dolore causato sia dalle forza materiale (bestia) e la forza intellettuale
tenebre e sia dalle plaghe precedenti, si morde­ (falso profeta), assieme alleati eserciteranno sugli
vano le loro lingue per disperazione, ma tuttavia ultimi avvenimenti.
non fecero penitenza. 14. Sono spiriti di demonii 1 tre spiriti ricordati,
12-16. La sesta coppa. Nel gran fiume Eufrate, I quali congregano tutti i re della terra In un solo
sul quale era fondata Babilonia, la città empia, esercito per muovere guerra a Dio e a Gesù
che figura i nemici di Gesù Cristo (19; XIV, 8; Cristo (Cf. XVII, 4; XIX, 19-21). A battaglia.
XVII, 1 e ss.; XVIII, 1 e ss.). Poiché gli antichi Questa battaglia per riguardo all’ Anticristo e ai
invasori traversarono questo fiume per gettarsi suoi seguaci è descritta al cap. XIX, 11-21, e per
sulla Palestina, sulla Grecia, suirimpero romano, riguardo al dragone viene narrata al cap. XX,
ecc., il fatto che le sue acque vengono asciugate, 8-10. Il gran giorno di Dio onnipotente. Queste
è qui un segno di una prossima invasione e di parole lasciano subito comprendere che la vittoria
una prossima guerra. Nelle parole si asciugarono apparterrà a Dio, il che d’altronde era già indi­
le sue acque vi è un’allusione al modo, con cui cato dalla natura stessa degli animali, a cui furono
Ciro si impadronì di Babilonia (Ved. Is. XLIV, 27 ; assimilati i tre spiriti. Le rane possono gracidare
Gerem. I, 38; LI, 36). Come infatti Ciro de­ e nulla più, così questi spiriti potranno sollevare
viando PEufrate entrò in Babilonia, così ora gli uomini, ma non potranno vincere Dio.
asciugato dall’ Angelò il letto di questo fiume, 15. Alla vista dei pericoli, a cui si troveranno
si aprirà la strada ai re d’ Oriente per correre coi esposti i fedeli In conseguenza dell’ unirsl di tanti
loro popoli ad unirsi all'Anticristo per combattere re contro Dio, l’ Apostolo in una specie di paren-
contro Dio. Ma Dio nel permettere che tutti gli tisi richiama alla mente dei cristiani un avviso
tmpi si radunino in un sol luogo, eseguirà 11 solenne di Gesù Cristo (Lue. XII, 35; Apoc. Ili,
disegno della sua giustizia di sperderli tutti con 3), affine di esortarli alla vigilanza e confortarli
un sol colpo (Cf. XIX, 19). Anche la 6esta tromba colla speranza del premio. Beato chi veglia, ossia
(IX, 14) aveva annunziato un’ invasione dall’ Eu- attende a fare il bene, ed ha cura delle sue vesti,
frate, ma là sì parlava di un esercito strumento ossia custodisce gelosamente la grazia e la fede.
di vendetta nelle mani dì Dio, qui invece si tratta Egli non correrà pericolo di andare nudo alla
062 A p o c a lis s e , XVI, 16 — XVII, 1

vestlménta sua, ne nudus âmbulet, et vi- chi veglia e tiene cura delle sue vesti, per
deant turpitüdinem eius. 18Et congregâbit non andare ignudo, onde vedano la sua brut­
illos in locum, qui vocâtur Hebrâice Armâ- tezza. 10E II radunerà nel luogo chiamato in
gedon. ebraico Armagedon.
17Et séptimus Angélus effüdit phialam 17E il settimo Angelo versò la sua coppa
suam in âerem, et exivit vox magna de neiraria, e dal tempio usci una gran voce
templo a throno, dicens : Factum est. 18Et dal trono, che diceva : È fatto. 18E ne se­
facta sunt fülgura, et voces, et tonitrua, et guirono folgori, e voci, e tuoni, e successe
terraemôtus factus est magnus, quails num- un gran terremoto, quale, dacché uomini
quam fuit ex quo hômines fuérunt super furono sulla terra, non fu mai terremoto così
terram : talis terraemôtus, sic magnus. 19Et grande. 1#E la grande città si squarciò in
facta est civitas magna in très partes : et tre parti : e le città delle genti caddero a
civitâtes Géntium cecidérunt, et Bâbylon tèrra : e venne in memoria dinanzi a Dio
magna venit in memôriam ante D eum ,dare la grande Babilonia, per darle il calice del
ïlli câlicem vini indignatiônis irae eius. vino d ell’indignazione della sua ira. 20E
20Et omnis insula fugit, et montes non sunt tutte le isole fuggirono, e sparirono i monti.
invénti. 21Et grando magna sicut taléntum 21E cadde dal cielo sugli uomini una gran­
descéndit de caelo in hômines : et blasphe- dine grossa come un talento : e gli uomini
mavérunt Deum hômines propter plagam bestemmiarono Dio per la piaga della gran­
grândinis : quôniam magna facta est vehe- dine : poiché fu sommamente grande.
ménter.

C A P O XVII.

Babilonia seduta sulla bestia, i-6. — Spiegazione della visione, 7-18.

*Et venit unus de septem Angelis, qui *E venne uno dei sette Angeli, che ave­
habébant septem phialas, et locutus est me- vano le sette ampolle, e parlò con me, di-

presenza del giudice divino, e che gli altri veg­ 18. Folgori e tuoni, ecc. (Cf. IV, 5; V ili, 5;
gano la sua bruttezza (Cf. Matt. XXIV, 43; Lue. XI, 5, 13, 15, 19, ecc.). Un grande terremoto
XII, 39). Potrebbe anch’essere che S. Giovanni quale non fu mai (Cf. Matt. XXIV, 21), e quindi
durante la visione abbia realmente inteso la voce molto più grave di quello del cap. XI, 13, che
di Gesù Cristo a dare questo avviso. distrusse la decima parte della città di Gerusa­
lemme.
16. L i radunerà, ecc. Chiusa la parentesi, con­
tinua la descrizione cominciata al versetto 13- I 19. La grande città è Gerusalemme, così chia­
re perversi col loro eserciti si aduneranno tutti mata anche al cap. XI, 8. Essa rappresenta qui
per divina disposizione in un luogo, e quivi tutti come la capitale del regno dell’ Anticristo. Si
assieme saranno puniti della loro empietà. Il squarciò in tre parti, vale a dire secondo il con­
luogo dove saranno adunati si chiama Armage- testo, fu rovinata completamente (Cf. Is. XXIV.
don, parola ebraica che significa monte 0 città di 10-20). Le città delle genti, ossia le capitali dei
Magedo. Nella pianura di Mageddo fu sconfitto regni pagani ostili a Dìo, rovinarono esse pure.
l’esercito di Iabin, l’ oppressore del popolo^ d’ I­ Venne in memoria davanti a D io, espressione me­
sraele (Giudici, IV, 7 ; V, 19), e furono uccisi *n taforica per indicare che Dio giudicò venuto il
guerra i re Ochozia (IV Re, IX, 27) e Giosia momento di colpire col suoi flagelli la grande Babi­
(IV Re, XXIII, 29 ; II Par. XXXV, 22). Qui però lonia, simbolo di tutta la società anticristiana
sembra che si alluda solo al primo avvenimento, ostile a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Con queste
e che questo nome sia posto solo per indicare parole viene preparata la descrizione dei cap. XVII-
che il luogo, dove si raduneranno 1 re seguaci XVIII. Dare il calice, ecc. Cf. n. XIV, 10.
dell’Anticristo e nemici di Dio, sarà per loro un 20. Fuggirono le isole, ecc. Si ha così Io scon­
ArmagedOy ossia un luogo di vendetta e di strage, volgimento finale delle cose (Cf. VI, 14; XX, 11).
perchè sopra di essi farà sentire tutto il suo 21. Come un talento. Il talento presso gli Ebrei
peso la collera di Dio, senza che possano sfug­ aveva il peso di circa 42 chilogrammi e mezzo.
gire. Non è possibile però determinare se tutto Il castigo di Dio è quandi tremendo. Bestemmia­
ciò debba pigliarsi alla lettera, oppure se indichi rono, ecc. Invece di pentirsi, gli uomini si osti­
semplicemente la coalizione di tutte le potenze nano sempre più nel male, e perciò non può più
ostili a Dio, e la loro completa disfatta. tardare la fine delle cose.
17. La settima coppa (17-21). Nell* aria t e quindi
si ebbero le più grandi perturbazioni atmosferiche.
Dal trono di Dio (Cf. IV, 2 ; XXI, 5-6). £ fatto, CAPO XVII.
ossia tutto è pronto; il giudizio di Dio è immi­
nente, e perciò con questa hanno fine tutte le 1. Il giudizio di Dio su Babilonia (XVII, 1-
piaghe. XIX, 10). Dapprima un angelo fa vedere a San
A p o c a lis s e , XVII, 2-5 663

cum, dicens : Veni osténdam tibi damna- cendo : Vieni, ti farò vedere la condanna­
tiönem meretricis magnae, quae sedet super zione della gran meretrice che siede sopra
aquas multas, 2Cüm qua fornicäti sunt reges molte acque, 2colla quale hanno fornicato i
terrae, et inebriâti sunt qui inhâbitant ter- re della terra, e col vino della cui forni­
ram de vino prostitutiönis eius. cazione si sono ubbriacati gli abitatori della
terra.
sEt âbstulit me in spiritu in desértum. 3E mi condusse in ispirito nel deserto. E
Et vidi mulierem sedéntem super béstiam vidi una donna seduta sopra una bestia di
coccineam, plenam nominibus blasphémiae, colore del cocco, piena di nomi di bestem­
habéntem câpita septem, et cörnua decem. mia, che aveva sette teste e dieci corna.
4Et mülier erat circümdata purpura, et cöc- 4E la donna era vestita di porpora e di
cino, et inaurâta auro, et läpide pretiöso, cooco, e sfoggiante d ’oro e di pietre pre­
et margaritis, habens pöculum äureum in ziose e di perle, e aveva in mano un bic­
manu sua, plénum abominatiöne, et im- chiere d ’oro pieno di abbominazione e
munditia fornicatiönis eius : *Et in fronte deirimmondezza della sua fornicazione : 5e
eius nomen scriptum : Mystérium : Baby­ sulla sua fronte era scritto il nome : M i­
lon magna, mater fornicatiönum, et abomi- stero : Babilonia la grande, la madre delle

Giovanni Babilonia seduta sopra la bestia (XVII, descrivere questa città degli empi, l’ Apostolo al­
1-6), e poi gli spiega la significazione della vi* luda a parecchi dati, che convengono sia a Babi­
sione (XVII, 7-18). lonia e sia a Roma propriamente dette, due città
Uno dei sette Angeli (Cf. XV, 1 ; XVI, 1) pro­ nelle quali si era in modo speciale organizzata la
babilmente il settimo, che ha annunziato immi­ lotta contro il culto del vero Dio.
nente il castigo di Babilonia (XVI, 17, 19). La Che siede sopra molte acque. Questo tratto al­
condannazione, ossia ti fard vedere eseguirsi il lude a Babilonia, che sorgeva sull’ Eufrate e su
giudizio di condannazione pronunziato da Dio una quantità di canali (Cf. Salm. CXXXVI, 1 ; Is.
contro Babilonia. XXI, 1 ; Gerem. LI, 13). Queste acque significano
La gran meretrice non è altro che Babilonia, la i varii popoli, 6ui quali la città degli empi (Babi­
quale viene così chiamata a motivo dei suoi vizi lonia) stese il suo dominio, come è indicato al
e della sua empietà (Cf. 2, 5; XIV, 8; XVIII, 9; versetto 15.
2. Hanno fornicato, lasciandosi trascinare al­
l ’ idolatria e al conseguenti disordini morali, i re
della terra (C f.'Is . XXIII, 17). Si sono ubbriacati,
Fig. 75. abbandonandosi ad ogni vizio, gli abitatori della
C o p p a d a bere.
terra (Gerem. LI, 7).
3. In ispirito, ossia in estasi (Cf. I, 10; IV, 2;
XXI, 10). Nel deserto per indicare a quale stato
sarà ben presto ridotta la città empia, che muo\»e
guerra a Dio (Cf. Is. XXI, 1). Una donna. La
Is. XXIII, 15; Nahum, III, 4). In Babilonia, nu­ descrizione che ne fa l’Apostolo presenta un vivo
merosi interpreti vedono simboleggiata Roma pa­ contrasto colla donna descritta al cap. XII, 1-2.
gana persecutrice del vero Dio e di Gesù Cristo, Una bestia, quella stessa cioè che fu descritta al
ed ebbra del sangue dei martiri (Bossuet, Calmes, cap. XIII, 1 e ss., e che rappresenta l’ Anticristo
Brassac, Ceulemans, Fouard, ecc.). Altri però armato di tutta la forza politica. Il colore di cocco
(Sant’Agostino, S. Prospero, Estio, Tienfental, o scarlatto indica il carattere sanguinario e cru­
Crampon, ecc.), ritengono che la gran meretrice dele della bestia. Anche il dragone aveva questo
personifichi non già una città particolare, ma bensì colore (XIJ, 3). Piena di nomi di bestemmia, ecc.
la massa degli empi di tutti i tempi e di tutti i (Ved. n. X III, 1 e ss. Cf. vv. 9, 12).
luoghi. Questa seconda spiegazione ci sembra più a 4*5. La donna era vestita come una regina in
probabile, non solo perché è assai diffìcile appli­ mezzo alle ricchezze e ai piaceri d’ogni sorta.
care ad una sola città quanto è scritto ai cap. XVII, Pieno di abbominazione, ecc., ossia di idolatria
5; XVIII, 24, ma anche per le ragioni seguenti : e di tutti 1 vizi della carne. A questo bicchiere
c Primo, questa donna siede sopra sette monti, aveva fatto bere tutti i popoli soggetti alla sua
i quali sono sette regi (v. 9, 10), dei quali il dominazione (Cf. Gerem. LI, 7; Efes. V, 5; Co-
settimo è certamente TAnticristo, dal che si de­ loss. III, 5). Sulla sua fronte, ecc. Le donne di
duce che lo sterminio di Babilonia è legato indis­ cattiva vita talvolta portavano scritto il loro nome
solubilmente col tempo dell*Anticristo, che ha 6u una fascia che legavano attorno alla loro fronte.
ancora da venire. Secondo, questa donna è con­ Mistero. Questa parola può considerarsi come
trapposta visibilmente da S. Giovanni a quella *apposizione a nome, e allora si ha questo senso :
descrìtta nel cap. X II; se adunque in quella vien sulla sua fronte era scritto un nome misterioso,
figurata la congregazione degli eletti, in questa cioè Babilonia, ecc., ma può anche considerarsi
deve credersi adombrata la massa dei reprobi. come il principio dell’ iscrizione. Sia nell’ un caso
Terzo, l ’allegrezza somma che si fa in cielo sopra come nell’altro indica che il nome Babilonia va
la rovina di questa Babilonia, molto meglio con­ preso in senso simbolico, e significa qui la città
viene al generale sterminio degli empi che alla degli empi (Cf. n. 1). Babilonia la grande (Cf. n.
caduta di una sola città » (Martini, h. 1.). Con XIV, 8; XVI, 19). Madre delle fornicazioni (greco
ciò non si nega, anzi si ammette pure che nel delle fornicatrici), e delle abbominazioni, ossia
ÒÒ4 A p o c a lis s e , XVII, 6-9

natiónum terrae. ®Et vidi mulierera ébriam fornicazioni e delle abbominazioni della
de sanguine sanctórum, et de sanguine terra. 6E vidi questa donna ebbra del san­
märtyrum Iesu. Et miràtus sum cüm vidis- gue dei santi e del sangue dei martiri di
sem illam admiratióne magna. Gesù. E fui sorpreso da grande meraviglia
al vederla.
7Et dixit mihi Angelus : Quare miràris ? 7E l ’Angelo mi disse : Perchè ti mera­
Ego dicam tibi sacraméntum mulieris, et v ig li? Io ti dirò il mistero della donna e
béstiae, quae portai earn, quae habet cépita della bestia che la porta, la quale ha sette
septem, et córnua decem. “Béstia, quam vi- teste e dieci corna. *La bestia, che hai ve­
distl, fuit, et non est, et ascenstira est de duto, fu, e non è, e salirà dall’abisso, e
abysso, et in intéritum ibit : et mirabtìntur andrà in perdizione : e gli abitatori della
inhabitàntes terram (quorum non sunt scrip­ terra (i nomi dei quali non sono scritti nel
ta nòmina in Libro vitae a constitutióne libro della vita fin dalla fondazione del mon­
mundi) vidéntes béstiam, quae erat et non do) resteranno ammirati vedendo la bestia
est. che era e non è.
9Et hic est sensus, qui habet sapiéntiam. 9Qui sta la mente che ha saggezza. Le
Septem capita : septem montes sunt, super sette teste sono sette monti, sopra dei quali

maestra alle anime dei più perversi disordini, e 9. Qui sta la mente, ecc. espressione analoga
dei vizi più infami. a quella del cap. X III, 8, 18, che serve ad ecci­
6. E vidi, ecc. « Non poteva più vivamente di* ^ tare l’attenzione ed indica che è necessaria molta
pingersi il furor dei tiranni idolatri e degli empi sapienza per cogliere bene il significato di quanto
di tutti i secoli contro i santi e gli amici di Dio, si sta per dire. Le sette teste, ecc. L ’Angelo spiega
di quel che faccia Giovanni, dicendo che sitibondi che cosa significhino le sette teste (9-11) e le
di sangue, di sangue si riempirono fino all’ub- dieci corna (12-13) della bestia (vv. 3, 7). Sette
briachezza 1 Martini (Cf. X VIII, 24). Fui sorpreso monti. Si allude probabilmente ai sette colli di
al vedere l ’intima relazione che vi era tra il carat­ Roma (Cf. Oraz., Carm. saec., 7; Ovid., Trist.,
tere di questa donna e il carattere della bestia
(XIII, 14).
7. Nei vv. 7-18 viene spiegata la visione, ma
si deve confessare che rimangono molte oscurità,
e che questa parte è forse la più difficile di tutta Fig. 76.
l’Apocalisse. Ti dirò il mistero (gr. ntxrrnpior),
ossia ti spiegherò la significazione simbolica della R o m a e I sette
donna (Cf. v. 15) e della bestia (8-17), di cui si c olli.
è gii parlato al cap. XIII, 1 e ss.
(Moneta antica).
8. La bestia che hai veduto. adesso e al cap.
X III, 1, e che rappresenta l’Ànticrlsto, fu viva
nei suoi ministri, ossia negli antichi imperi nemici
di Dio (Cf. I Giov. II, 18; II Tess. II, 9), e
non è più, perchè gli antichi imperi figurati dalle
varie teste sono caduti (v. 10, e l’ unica testa che
rimane è ferita a morte (X III, 3), e destinata I, 4, 9; Properzio, III, 11, 57), come già pensa­
ancor essa a cadere. Colla venuta di Gesù Cristo vano Sant’ Irineo (Adv. Haer., V, 26) e S. Gero­
infatti il principe di questo mondo fu cacciato lamo (In Is., XXIV, 7-8), ecc. Altri però (Andrea
fuori (Giov. XII, 31), e l’ impero del male rice­ di Cesarea, V. Beda, ecc.) pensano che i sette
vette un colpo mortale. Ma alla fine dei tempi monti significhino i sette imperi che hanno soste­
quest’ impero ripiglierà nuova forza e sembrerà nuto la donna (Cf. Is. XL, 4 ; Gerem. LI, 25;
guarito dalla sua ferita; l’Antlcristo in persona Dan. II, 6). Ad ogni modo, dato pure che si al­
apparirà nel mondo, e tenterà un supremo sforzo luda a Roma, è da ritenere che questa città è
contro Dio, riuscendo a trascinare dietro a sè presa come simbolo per indicare la capitale del
gran numero di uomini. Ma questo trionfo sarà regno dell’Antlcristo. Sono sette re. Questi sette
di breve durata, e ben presto egli andrà in per­ re, identici ai sette monti, rappresentano proba­
dizione sconfitto da Gesù Cristo (XIX, 20 e ss.). bilmente sette imperi oppressori del popolo di
L ’Anticristo salirà dall'abisso, ossia dall’ inferno Dio, e ciò conforme alla profezia di Daniele (VII,
per indicare che tutta la sua forza gli viene dal 17), il quale personifica l’impero caldeo nella per­
demonio, di cui sarà il principale strumento. ^ sona del re Nabucodonosor (Dan. II, 38, 39).
L ’abisso potrebbe però anche significare il mare,' Questi sette imperi oppressori sono l’ Egitto
da cui deve uscire la bestia (Cf. XIII, 1). I nomi (Esod. I, 1 e ss. Cf. Ezech. XXIX-XXX), l’ As-
dei quali, ecc., vale a dire che non sono prede- siria (III Re, XV, 19 e ss. Cf. Nahum, III, 1
binati alla salute (Ved. n. Ili, 5; XIII, 8). Fin e ss.), la Caldea (IV Re, XXIV, 15 e ss. Cf. Is.
dalla fondazione, ecc. La predestinazione in Dio è XIII, XIV, XXII, ecc.), la Persia (Ester, Esdra;
eterna. Resteranno ammirati (Cf. XIII, 3). Che Cf. Dan. X, 13, XI, 2), la Grecia (Maccabei. Cf.
era, e non è. Nel greco si legge : resteranno am­ Dan. XI, 3-4), Roma, e poi il regno dell’ Anticristo.
mirati vedendo la bestia, perchè essa era, e non Numerosi interpreti seguendo S. Vittorino, pen­
è più e riapparirà. sano che questi sette re rappresentino imperatori
A p o c a lis s e , XVII, HM4 665

quos mulier sedet, et reges septem sunt. siede la donna, e sono sette re. 10Cinque
1#Quinque cecidérunt, unus est, et àlius sonò caduti, l ’uno è, e l ’altro non è ancora
nondum venit : et cùm vénerit, opórtet illum venuto : e venuto che sia, deve durar poco
breve tempus manére. “ Et béstia, quae tempo. n E la bestia, che era e non è, essa
erat, et non est : et ipsa octàva est : et de ancora è l ’ottavo ; ed è di quei sette, e va
sepiem est, et in intéritum vadit. in perdizione.
12Et decem córnua, quae vidisti, decem 12E le dieci corna, che hai veduto, sono
reges sunt : qui regnum nondum accepérunt, dieci re : i quali non hanno per anco rice­
sed potestàtem tamquam reges una hora ac- vuto il regno, ma riceveranno la potestà
cipient post béstiam. 13Hi unum consilium come re per un’ora dopo la bestia. “ Costoro
habent, et virtutem, et potestàtem suam hanno un medesimo consiglio, e porranno
béstiae tradent. 14H i cum Agno pugnàbunt, la loro forza e la loro potestà in mano della
et Agnus vincet illos : quóniam Dóminus bestia. 14 Costoro combatteranno c o ll’ A-
dominórum est, et Rex regum, et qui cum gnello, e l ’Agnello li vincerà : perchè egli
ilio sunt, vocóti, elécti, et fìdéles. è il Signore dei signori, e il Re dei re, e
coloro che sono con lui (sono) i chiamati,
gli eletti e i fedeli.

I Tini. VI, 15; Inf. XIX, 16.

romani, ma non si accordano nel determinare chi 12. Le dieci corna, coronate di diadema (XIII,
6iano. Bossuet e Calmet cominciano con Diocle­ 1) sono dieci re, ossia dieci regni. Questi dieci
ziano e contano Massimiano, Costanzo Cloro, regni non sono figurati da teste, ma solo da corna,
Galerio, Massenzio (i cinque caduti, v. 10), Mas- perchè la loro potenza è più limitata di quella
simino (l'u n o è ), e poi Licinio. Altri cominciano dei grandi imperi precedenti, e niuno di essi domi­
con Domiziano e risalgono sino a Claudio, altri nerà su tutto il popolo di Dio, preso nella sua
pensano che il settimo sia Giuliano Apostata, ecc., grande maggioranza. Per questi dieci regni pro­
dal che si vede quanto vi sia di arbitrario nel- babilmente si devono intendere i varii regni for­
3’applicare le visioni di S. Giovanni a persone matisi sulle rovine dell’ impero romano, e formanti
determinate. così nel loro complesso ii settimo impera succe­
10. Cinque sono caduti. I primi cinque imperi duto adl’impero romano. Altri (Brassac, ecc.) pen­
al momento in cui ebbe luogo questa visione già sano che si debbano intendere 1 varii re dei
erano caduti. Uno, cioè il sesto, l’ impero romano, barbari, che si gettarono sull’ impero romano. Non
è, ossia sussiste attualmente, e perseguita la hanno peranco ricevuto II regno al momento deUa
Chiesa. L'altro, cioè il settimo, non è ancora ve­ visione, poiché allora sussisteva ancora l’ impero
nuto. Il regno deH’ Anticrlsto rappresentato presso romano. Per un'ora, ossia per un tempo relati­
Daniele (VII, 8, 21 e ss.) da un piccolo corno vamente breve. Il greco piov <5pav può anche e
che diviene in breve potentissimo e opprime i meglio tradursi in una stessa ora, ossia nello
santi di Dio sino al giudizio, non è ancora venuto. stesso tempo, dopo la (nel greco colla) bestia, di
Questo regno dell*Anticristo sarà preceduto da un cui sono strumenti. Questi diversi regni infatti,
tempo, in cui l'impero romano darà origine a dieci per la loro apostasia e H loro odio contro Dio,
regni figurati dalle dieci corna, di cui si parla al diverranno come i precursori e i cooperatori del­
versetto 12 e presso Daniele, VII, 7, 24. Deve l’Anticristo. Anche la lezione della Volgata post
durar poco tempo. Il regno dedl’ Anticristo durerà (d op o) può interpretarsi in questo senso, dando
solo tre anni e mezzo (Cf. XI, 2; XIII, 5; Dan. a post Ù significato di dietro o al seguito della
VII, 25). bestia. E però da osservare che secondo la pro­
fezia di Daniele (VII, 24) di questi dieci re, che
11. La bestia, ossia l’Anticristo, che era e che
saranno al tempo dell’ Anticristo, tre saranno vinti
non è (Ved. n. 8), essa ancora è un ottavo re,
dallo stesso Anticristo, e gli altri sette si assog­
ossia impero. Benché questo impero sorga di
getteranno spontaneamente a lui, in modo che egli
mezzo ai dieci regni figurati dalle dieci corna
diverrà solo re e capo di tutto l’impero.
delia settima testa, sarà però diverso da essi
(Dan. VII, 24), avendo molto maggior potenza, 13* Hanno un medesimo consiglio, vale a dire
e quindi potrà essere considerato come un ottavo sono animati dallo stesso sentimento di odio
impero. Tuttavia siccome appartiene alla stessa contro i ’Agnello (v. 14), e per questo motivo si
testa a cui appartengono i dieci re (Dan. VII, 8), metteranno interamente a servizio dell’ Anticristo
potrà, sotto questo aspetto, essere considerato preparandogli la via, e diventando poi docili stru­
come uno del sette imperi, ossia come' il settimo. menti nelle sue mani (Cf. XVI, 14; XIX, 19).
Il greco 1% x&y kxxà fanv (è di quel sette) po­ 14. Tutti questi stati sottomessi all’Anticristo
trebbe anche tradursi : esce o sorge da quei sette. (Dan. V II, 8 e ss.) muoveranno assieme con lui
IÌ regno dell’ Anticristo concentrerà in se stesso guerra contro l’Agnello e 1 suoi seguaci (XVI,
tutto l ’odio contro Dio che animava I sette imperi 14), ma l’ Agnello il vincerà (XIX, 19), perchè egli
precedenti. Va in perdizione (Ved. n. 8). In questo è il Signore, ecc., ossia è Dio, e come taJe ha
ottavo re, Bossuet pensa che sia figurato Massi­ una potenza infinita, a cui nulla può resistere
miano Erculeo; Calmet invece ritiene che si alluda (Cf. XIX, 16; Deut. X, 17; Salm. CXXXV, 3;
a Giuliano 1*Apostata; Brassac j I contrario pro­ Ved. n. I Tim. VI, 15). L ’ armata che accompagna
pone Domiziano; i razionalisti poi vorrebbero ve­ l’ Agnello nella battaglia è formata dai cristiani,
dervi un’allusione alla leggenda di Nerone redivivo i quali vengono detti i chiamati (Ved. n. Rom. I,
(Cf. n, XIII, 4). 6-7), gli eletti (Ved. n. Efes. I, 4), l fedeli (Ved.
666 A p o c a lis s e , XVII, 15 — XVIII, 2

iaEt dixit mihi : Aquae, quas vidisti ubi 15E mi disse : L e acque che hai vedute,
m éretrix sedet, pópuli sunt, et Gentes, et dove siede la m eretrice, sono popoli, e
linguae. 18Et decem córnua, quae vidisti in genti e lingue. 18E le dieci corna che hai
béstia : hi ódient fornicäriam, et desolätam vedute alla bestia : questi odieranno la me­
fäcient illam, et nudam, et carnes eius man- retrice, e la renderanno deserta e nuda, e
ducäbunt, et ipsam igni concremäbunt. mangeranno le sue carni, e la brucieranno
17Deus enim dedit in corda eórum ut fäciant col fuoco. l7Poichè Dio ha posto loro in
quod pläcitum est illi : ut dent regnum suum cuore di fare quello che a lui è piaciuto : e
béstiae donec consumméntur verba Dei. di dare il loro regno alla bestia, sinché Je
18Et mülier quam vidisti, est civitas magna, parole di Dio siano compiute. 18E la donna,
quae habet regnum super reges terrae. che hai veduta, è la grande città, che ha il
regno sopra i re della terra.

C A P O XVIII.

Babiloìiia caduta, i - J. — Motivo di tanto disastro, lamenti dei mondani e gioia degli
eletti, 4-20. — La caduta di Babilonia è definitiva, 21-24.

*Et post haec vidi àlium Angelum descen- l E dopo di ciò vidi un altro Angelo, che
déntem de caelo, habéntem potestätem ma­ scendeva dal cielo, e aveva grande potestà :
gnani : et terra illuminata est a glòria ejus. e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Et exclamavit in fortitudine dicens : C éci- 2E gridò forte, dicen d o: È caduta, è ca­
dit, cécidit Babylon magna : et facta est ha- duta Babilonia la grande : ed è diventata
bitàtio daemoniórum, et custodia omnis abitazione di demoni, e carcere di ogni spl-

> Is. XXI, 9; Jer. LI, 8; Sup. XIV, 8.

n. I Tim. IV, 10; I Piet. I, 21). Il loro trionfo quell* dei sette monti conviene benissimo alla
è descritto al cap. XIX, 14. città di Roma, che aveva estesa la sua domina­
15. E mi disse, ecc. Si aggiungono ora alcune zione su tanta parte del mondo, ma Roma non
spiegazioni relative alla donna veduta ai vv. 1-6. è qui altro che la figura della capitale del regno
Le acque, ecc. Quella stess'a donna, che siede deli’Anticristo.
sopra la bestia (v. 3) e sopra i sette monti (v. 9),
siede ancora sopra molte acque, per le quali sono
significati i varii popoli e le varie nazioni su cui
CAPO XVIII.
essa stende il suo impero (Cf. Is. V III, 8; Gerem.
X LVII, 2).Nel greco dopo popoli si aggiunge e
moltitudini. 1. La caduta di Babilonia (1-24). In modo tra­
gico e sublime viene ora descritta la rovina della
16. Le dieci corna che hai vedute alla bestia.
grande città rappresentante il regno dell'Anti­
In alcuni codici si legge : le dieci corna... e la
cristo. Questa rovina, già più volte annunziata
bestia odieranno, ecc. I varii regni formatisi sulle
(XIV, 8 ; XVI, 19; XVII, 16-18), sta adesso com­
rovine dell'impero romano odieranno per un certo
piendosi, e viene presentata dal profeta con uno
tempo la società anticristiana personificata in
stile poetico dai colori più vivi, e con un lin­
Roma, e nel suo impero, e quindi si getteranno
guaggio, che ha parecchi tratti comuni colle pro­
sopra di essa e la metteranno a ferro e fuoco.
fezie di Isaia (XIII, XIV, XXIII), di Geremia (L,
17. Dio ha posto, ecc. Dio negli arcani disegai LI) e di Ezechiele (XXVII, XXVIII), nelle quali si
della sua provvidenza volendo punire la grande annunzia la caduta di Tiro e di Babilonia.
meretrice, ha disposto che i dieci re facessero lega Nei vv. 1-3 un angelo comincia ad annunziare
contro di essa e l'opprimessero, ma ha pure per­ come compiuto il grande avvenimento, e ne in­
messo che questi regni venissero a cadere nel­ dica la cagione.
l'apostasia, e si assoggettassero alla bestia, ossia Un altro Angelo, diverso da quello veduto al
all'Anticristo, e ciò sino a che siano compiute cap. XVII, 1. Aveva grande potestà, perchè deve
le parole di Dio colla distruzione di tutte le po­ cooperare con Gesù Cristo a far vendetta della
tenze nemiche e la venuta trionfale del regno di gran meretrice. La terra fu illuminata (Cf. Ezech.
Gesù Cristo (Cf. X, 7). Nel testo greco dopo le X LIII, 2). E caduta, ecc. (Cf. n. XIV, 8; Is. XXI,
parole di fare quello che è piaciuto a lui si ag­ 9). E diventata, ecc., espressioni metaforiche per
giunge : e di eseguire il medesimo consiglio indicare l'estrema desolazione, a cui fu ridotta
(Cf. 13). l'infame città. I luoghi deserti e coperti di rovine
1S. La donna che hai veduta (vv. 4-9) simbo­ erano comunemente creduti abitazione dei cattivi
leggia la grande città (Cf. XIV, 18; XVIII, 10, spiriti (Cf. Is. XIII, 21-22; XXI, 9; XXXIV, 11-
ecc.). Ha il regno, ecc. Questa particolarità come 14; Gerem. L, 39; Matt. XII, 43).
A p o c a lis s e , XVIII, 3-10 667

spírltus fmmúndi, et custòdia omnis vólucris rito immondo, e carcere di ogni uccello im­
immundae, et odibilis : 3Quia de vino irae mondo e odioso : 3Perchè tutte le genti
fomicatiónis eius bibérunt omnes gentes : bevettero del vino d ell’ira della sua forni­
et reges terrae cum illa fornicáti sunt : et cazione : e i re della terra fornicarono con
mercatóres terrae de virtúte deliciárum ejus essa : e i mercanti della terra si sono ar­
dívites facti sunt. ricchiti deirabbondanza delle sue delizie.
4Et audívi áliam vocem de cáelo, dicén- 4E udii un’altra voce dal cielo, che di­
tem : Exite de illa pópulus meus : ut ne par­ ceva : Uscite da essa, popolo mio, per non
tícipes sitis delictórum eius, et de plagls essere partecipi dei suoi peccati, nè per­
eius non accipiátis. *Quóniam pervenérunt cossi dalle sue piaghe. “Poiché i suoi pec­
peocáta eius usque ad caelum, et recordátus cati sono arrivati sino al cielo, e il Signore
est Dóminus iniquitátum eius. si è ricordato delle sue iniquità.
eRéddite illi sicut et ipsa réddidit vobis : 6Rendete a lei secondo quello che essa ha
et duplicáte duplícia secúndum ópera eius : reso a voi : e datele il doppio secondo le
in póculo, quo miscuit, miscéte illi duplum. opere sue : mescetele il doppio nel bic­
7Quantum gloriflcàvit se, et in deliciis fuit, chiere, in cui ha dato da bere. 7Quanto si
tantum date illi torméntum et luctum : quìa glorificò e visse nelle delizie, altrettanto
in corde suo dicit : Sédeo regina : et vidua datele di tormento e di lutto, perchè dice in
non sum : et luctum non vidébo. #Ideo in cuor suo : Siedo regina, e non sono ve­
una die vénient plagae eius, mors, et luctus, dova : e non vedrò lutto. ®Per questo in
et fames, et igne comburétur : quia fortis uno stesso giorno verranno le sue piaghe,
est Deus, qui iudicàbit illam. la morte, e il lutto, e la fame : e sarà arsa
col fuoco : perchè forte è Dio, che la giu­
dicherà.
*Et flebunt, et plangent se super illam re­ 9 E piangeranno e meneranno duolo pei
ges terrae, qui cum ilia fornicäti sunt, et in lei i re della terra, i quali fornicarono con
deliciis vixörunt, cum viderint fumum in- essa e vissero nelle delizie, allorché ve­
cendii eius : 10Longe stantes propter timörem dranno il fumo del suo incendio : 10Stando
tormentörum eius, dic6ntes : Vae, vae ci- da lungi per tema dei suoi tormenti, di­
vitas ilia magna Bäbylon, civitas ilia fortis : cendo : Ahi, ahi, Babilonia, la città grande,
quöniam una hora venit iudicium tuum. la città forte : in un attimo è venuto il tuo
giudizio.

T Is. XLVII, 8.

3. Vino dell'ira, ecc. (Ved. n. XIV, 8; Cf. XVII, 4, 7). Si osservi come per ben quattro volte è
2). Fornicarono lasciandosi trascinare all’ idolatria. ripetuto l’ ordine di castigare l’empia città.
I mercanti (Cf. v. 11 e ss.) si sono arricchiti del*
7. S ì glorificò.... visse nelle delizie. Queste pa­
l'abbondanza delle sue delizie, ossia, secondo il
greco, per l'eccesso del suo lusso. L ’idolatria e role alludono alla superbia e alla dissolutezza della
città. La superbia è anche mostrata dalle affer­
il piacere, o la mollezza, di cui la grande Babi­
mazioni : Siedo regina (Cf. Is. XLVII, 7). Non
lonia fu maestra alle genti, furono quindi la causa
sono vedova avendo per amatori i re della terra
della sua rovina.
(v. 3, 9). Non vedrò lutto, ossia non verrò meno,
4. Una voce dal cielo ordina al buoni di fug­ ma durerò in eterno.
gire dalla città perversa, e comanda agli esecutori
delle divine vendette di far sentire sopra di essa 8. Per questo, ossia a motivo di tutti questi
tutto il peso dedl’ira di Dio (4-8). Uscite da essa, delitti, in uno stesso giorno, vale a dire subita­
affine di non aver parte alle sue Iniquità, e non mente e all’ iimprowiso verranno le sue piaghe,
essere coinvolti nel castigo. Anche a Lot fu Inti­ ossia I castighi, nè essa potrà tentare di sfuggirvi,
mato di uscire da Sodoma (Gen. XIX, 15), e così perchè Dio è forte, ossia onnipotente, e la rag­
pure Geremia (L, 8 ; LI, 45) ordinò al popolo ebreo giungerà senza difficoltà.
di uscire dall'antica Babilonia (Cf. Matt. XXIV, 9. Nei vv. 9-19 assistiamo al lamenti dei re
16 e ss.). (9-10), dei mercanti (11-17) e dei naviganti (17-
5. Motivo del castigo inflitto. I peccati, ecc. 19), i quali piangono sulla sorte toccata alla grande
(Cf. Gerem. LI, 9). Si è ricordato (Cf. XVI, 19). città.
6. Rendete. Queste parole sono indirizzate agli Piangeranno e meneranno duolo i re (Cf. v.
Angeli e ai Santi, i quali assieme a Gesù Cristo 2; XVII, 2, ecc.). Anche per la caduta di Tiro
giudicheranno il mondo (I Cor. VI, 2). A voi. (Cf. Ezech. XXVI, 16-18) i re piansero (Cf. Sap.
V, 8 e ss.). Il fumo del suo incendio (Cf. 8;
Queste parole mancano nei codici B X A C. Da­
tele il doppio (Cf. Is. XL, 2; Gerem. XVI, 18), XVII, 16). Anche S. Pietro (II Piet. III, 10) parla
ecc. Non vuol dire che si debba dare i! doppio di un fuoco divoratore, che negli ultimi tempi
della pena meritata (ciò sarebbe contrario al v. 7), dovrà consumare tutte le cose.
ma ordina che le si dia il doppio del male che essa 10. Stando da lungi, particolare tragico, che
ba fatto soffrire agli altri (Cf. Esod. XVII, 1, esprime la profondità del loro dolore (Cf. Giob.
608 A p o c a lis s e , XVIII, 11-19

“ Et negotiatóres terrae flebunt, et lugé- “ E i mercanti della terra piangeranno e


bunt super illam : quóniam merces eórum gemeranno sopra di lei : perchè nessuno
nemo emet àmplius : 12M erces auri, et ar­ comprerà più le loro merci : 12Ie merci
gènti, et làpidis pretiósi, et margaritae, et d ’oro, e di argento, e le pietre preziose,
byssi, et purpurae, et sèrici, et cocci (et e le perle, e il bisso, e la porpora, e la
omne lignum thyinum, et ómnia vasa éboris, seta, e il cocco, e tutti i legni di tino, e
et ómnia vasa de làpide pretióso, et aera- tutti 1 vasi d ’avorio, e tutti i vasi di pietra
ménto, et ferro, et marmore, 13Et cinnamó- preziosa, e di bronzo, e di ferro, e di marmo,
mum), et odoramentórum, et unguènti, et 13e il cinnamomo, e gli odori, e l ’unguento,
thuris, et vini, et ólei, et similae, et tritici, e l ’incenso, e il vino, e l ’olio, e il fior di
et iumentórum, et óvium, et equórum, et farina, e il grano, e i giumenti, e le pecore,
rhedarum, et mancipiórum, et animàrum e i cavalli, e i cocchi, e gli schiavi, e le
hóminum. 14Et poma desidérii ànimae tuae anime degli uomini. lE i frutti desiderati
discessérunt a te, et ómnia pinguia, et prae- dalla tua anima se ne sono partiti da te,
clâra periérunt a te, et àmplius illa iam non e tutte le cose grasse e splendide sono
invénient. perite per te, e non si troveranno mai più.
15Mercatóres horum, qui divites facti sunt, 151 mercanti di tali cose che da essa
ab ea longe stabunt p rop ter-timórem tor- sono stati arricchiti, se ne staranno alla lon­
mentórum eius, fientes ac lugéntes, 16Et di­ tana per tema dei suoi tormenti, piangendo,
céntes : Vae, vae civitas illa magna, quae e gemendo, 16e diranno : Ahi, ahi, la città
amieta erat bysso, et purpura, et cocco, et grande, che era vestita di bisso, e di por­
deauràta erat auro, et làpide pretióso, et pora, e di cocco, ed era coperta d ’oro, e di
margaritis : 17QuónÌam una hora destitütae pietre preziose, e di perle : 17Com e in un
sunt tantae divitiae, et omnis gubernàtor, attimo sono state ridotte al nulla tante ric­
et omnis, qui In lacum nàvigat, et nautae, chezze. E tutti i piloti, e tutti quei che na­
et qui in mari operântur longe stetérunt, vigano pel lago, e i nocchieri, e quanti traf­
18Et clamavérunt vidéntes locum incéndii ficano sul mare, se ne stettero alla lontana,
eius, dicéntes : Quae sim ilis civitâti huic 18e gridarono guardando il luogo del suo
m agnae? 19Et misérunt pulverem super cà- incendio, dicendo : Qual città vi fu mai si­
pita sua, et clamavérunt flentes, et lugéntes, m ile a questa grande città ? I9E si gettarono
dicéntes Vae, vae civitas illa magna, in polvere sul capo, e gridarono piangendo e
qua divites facti sunt omnes, qui habébant gemendo : Ahi, ahi; la città grande, delle

II, 12) e il timore e la sorpresa, da cu! si sentono che i cocchi, ossia i carri a quattro ruote. Gli
agitati. schiavi. Nel greco invece di mancipiórum si
11. £ i mercanti, ecc. Un simile lamento si legge : corpi e anime di uomini, espressioni sino­
xova pure presso Ezechiele (XXVII, 1 e ss.) a nimo per indicare gli schiavi In generale (Ezech.
proposito della caduta di Tiro. Piangeranno non XXVII, 13). Può essere però che le parole anime
solo sopra la sventura della città, ma anche sopra di uomini alludano agli uomini liberi e che le
se stessi, ai motivo del danno che essi dovranno altre e i corpi alludano agli schiavi. I frutti, vale
subire. a dire i cibi delicati, che tanto piacevano alla
12-14. La lunga enumerazione delle merci che tua anima. Tutte le cose grasse » splendide. Anche
da ogni parte affluivano alla grande città ha per qui si allude ai vari cibi. Tutto è perito per
scopo di far conoscere il lusso, le ricchezze e I sempre.
piaceri che dominavano tra le sue mura. I l bisso, 15-16. Se ne staranno alla lontana, ecc. (Ved.
specie di lino finissimo (Cf. n. Lue. XVI, 19). n. 10). Vestita di bisso, ecc. SI allude alla donna
Porpora (Ved. n. Atti, XVI, 14). Cocco, ossia (XVII, 4) che simboleggiava Babilonia.
scarlatto. Legni di tino. SI tratta probabilmente
17. I naviganti si uniscono ai mercanti e ai re
della Thyia articulata, oppure della cupressus
nel deplorare la caduta della grande città (17-19).
thyioides, due conifere odorose usate per far
Pel lago. Invece di in lacum navigante secondo
mobili di lusso. Altri pensano che si tratti della
il greco si dovrebbe leggere in locum navigant =
Thyia orientalis, il cui legno forniva un profumo
tutti quelli che navigano verso il luogo, ossia alla
apprezzatissimo. Tutti l vasi, ebraismo che significa
volta della grande città. Se ne stettero, ecc. Anche
ogni sorta, di utensili. Nel greco invece di vasi
qui si ha il passato profetico.
di pietra preziosa si legge vasi di legno prezio-
sissimo. — Cinnamomo è una sostanza odorosa 18. I l luogo del suo incendio. Nel greco si
fornita dalla pianta dello stesso nome (Cf. Esod. legge : il fumo del suo incendio (Cf. v. 9). Qual
XXX, 23). G li odori. II greco dfioofiov indica pure città vi fu mai, ecc. Esclamazione analoga a quella
fi prodotto di una pianta odorosa, con cui si fa­ del cap. XIII, 4 (Cf. Ezech. XXVII, 32).
ceva un unguento molto stimato (Cf. Plin., Hist. 19. Si gettarono polvere sul capo in segno di
nat.t XII, 13).. Secondo alcuni (Cf. Zorell., h. 1.) cordoglio (Ezech. XXVII, 30; Giob. II, 12). Delle
potrebbe essere identificata colla cissus vitiginea. ricchezze, di cui si fecero ricchi (Cf. v. 11). Anche
Dopo I vari oggetti di lusso vengono indicati i pro­ costoro piangono non solo sulla sventura della
dotti alimentari come vino, olio, ecc., e poi gli città, ma anche sul proprio danno. E ridotta al
animali agricoli, come giumenti, pecore, ecc., non nulla. Nel greco è divenuta deserta.
A p o c a lis s e , XVIII, 20 — XIX, 1 669

naves in mari de prétiis eius : quóniam una cui ricchezze si fecero ricchi quanti ave­
hora desoláta est. vano navi sul mare, in un attimo è stata
ridotta al nulla.
20Exúlta super eam caelum, et sanctl A- 20Esulta sopra di essa, o cielo, e voi,
póstoli, et Prophétae : quóniam iudicàvit santi Apostoli e profeti : perchè Dio ha pro­
Deus iudicium vestrum de illa. nunziato sentenza per voi contro di essa.
21Et sùstulit unus Angelus fortis làpidem 2A llo r a un Angelo potente alzò una pie­
quasi molàrem magnum, et misit in mare, tra come una grossa macina, e la scagliò
dicens : H oc ímpetu mittétur Bàbylon civitas nel mare, dicendo : Con quest’impeto sarà
illa magna, et ultra iam non inveniétur. 22Et scagliata Babilonia, la gran città, e non sarà
vox citharoedórum, et musicórum, et tibia più ritrovata, 22e non si udirà più in te la
canéntium, et tuba non audiétur in te àm- voce dei suonatori di cetra, e dei musici, e
plius : et omnis àrtiffex omnis artis non in­ dei suonatori di flauto e di tromba : e non
veniétur in te àmplius : et vox molae non si troverà più in te alcun artefice di qua­
audiétur in tc àmplius : •23Et lux lucérnae lunque arte : e non si udirà più in te rumore
non lucébit in te àmplius : et vox sponsi, et di macina : 2se non rilucerà più in te lume
sponsae non audiétur adhuc in te : quia di lucerna : e non si udirà più in te voce
mercatóres tui erant príncipes terrae, quia di sposo e di sposa : perchè i tuoi mercanti
in venefíciis tuis erravérunt omnes gentes. erano i principi della terra, perchè a causa
24Et in ea sanguis prophetàrum et sanctó- dei tuoi veneflcii furono sedotte tutte le
rum invéntus est : et ómnium, qui interfécti nazioni. 24E in essa si è trovato il sangue
sunt in terra. dei profeti, e dei santi, e di tutti quelli che
sono stati uccisi sulla terra.

C A P O XIX.

I beati rendono gloria a Dio, z-8 . — Conclusione della seconda parte dell*Apoca*
lisse, 9-10. — Il vincitore e la sua armata, 11-16. — Disfatta della bestia
e dei re, 17-21.

1Post haec audivi quasi vocem turbàrum 1Dopo di d ò udii come una voce di molte
multàrum in caelo dicéntium : Allelùia : turbe in cielo, che dicevano : AUeluja : sa-

20. Il cielo e i sant! sono Invitati a rallegrarsi 10). I tuoi mercanti erano i principi della terra
per il castigo toccato a Babilonia (Cf. Gerem. XII, (Cf. Is. XXIII, 8). Queste parole alludono alle
22; LI, 48). Esulta. Probabilmente è la stessa grandi ricchezze, in cui viveva la città perversa.
voce del v. 4, che pronunzia queste parole. Santi A causa dei tuoi veneflcii, ossia dei tuoi incan­
Apostoli. Nel greco: e voi Santi e Apostoli e Pro­ tesimi (Cf. Nahum, ili, 4). Coi tuoi allettamenti e
feti. Tutti i santi sono invitati a rallegrarsi, ma in col tuoi scandali hai sedotte tutte le nazioni (Cf.
modo speciale devono godere gli Apostoli e 1 Pro­ Is. XLIX, 9).
feti, i quali ebbero maggiormente a soffrire dalla 24. Si è trovato, ecc. Il grande delitto, che
grande città. D io'ha pronunziato sentenza per voi attirò il castigo su Babilonia, fu l'odio contro
contro di essa, ossia Dio ha vendicato sopra di Dio. Di questo odio furono vittime innumerevoli
essa Sa vostra causa; vale a dire vi ha fatto giu­ turbe di santi (Cf. VI, 10-11; XVII, 6), i quali
stizia (Cf. VI, 10; XVIII, 24) punendo severa­ sigillarono col sangue la loro fede.
mente i vostri persecutori.
21. Un angelo annunzia per mezzo di un'azione
simbolica che la caduta di Babilonia è giusta e CAPO XIX.
definitiva (21-24). Come una grossa macina da
grano (Cf. Matt. XVIII, 8). La scagliò nel mare. 1. La rovina di Babilonia deplorata in terra da
Con questa azione si annunzia la rovina totale quanti ritraevano lucro e onore dalla grande città,
di Babilonia ; essa scomparirà per non rilevarsi è invece festeggiata nel cielo con canti di gioia
ma! più. Anche Geremia (LI, 63-64) predisse con (1-10). I beati cominciano a ringraziare Dio per
questo stesso simbolo la rovina dell'antica Babi­ aver fatto-giustizia della gran meretrice (1-4). Una
lonia. Sarà scagliata. La rovina sarà rapida e voce di molte turbe. Nel greco si legge : una gran
violenta. Non sarà più ritrovata, ossia disparirà voce di numerosa turba (Cf. VII, 9). Queste turbe
per sempre (Cf. v. 14). sono formate da tutti 1 santi già entrati in pos­
22-23. Ogni accento di gioia, e di festa, non che sesso della celeste eredità (Cf. XVIII, 20). Alleluia»
ogni rumore di lavoro necessario alla vita cesserà parola ebraica che significa lodate Iahve. Benché
in essa, e non si avrà più altro che la solitudine sia spesso usata nei salmi, tuttavia nel Nuovo
e 1 deserto (Cf. Gerem. VII, 34; XVI, 9 ; XXV, Testamento non è usata se non quattro volte in
670 A p o c a lis s e , XIX, 2-9

Salus, et glòria, et virtus Deo nostro est : Iute, e gloria, e virtù al nostro Dio : *per-
2Quia vera, et iusta iudicìa sunt eius, qui chè veri e giusti sono i suoi giudizii, ed
iudicàvit de meretrice magna, quae corrù- ha giudicato la gran meretrice, che ha cor­
pit terram in prostitutióne sua, et vin d iclvit rotto la terra colla sua prostituzione, ed ha
sànguinem servórum suórum de mànibus fatto vendetta del sangue dei suoi servi
eius. 3Et iterum dixérunt : Alleluia. Et fu- (sparso) dalle mani di lei. SE dissero per
mus eius ascéndit in saécula saeculórum. la seconda volta : Alleluia. E il fumo di
4Et cecidérunt senióres vigintiquàtuor, et essa sale pei secoli dei secoli. 4E i venti-
quàtuor animàlia, et adoravérunt Deum se- quattro seniori e i quattro animali si pro­
déntem super thronum, dicéntes : Amen : strarono, e adorarono Dio sedente sul trono,
Allelùia. 5Et vox de throno exivit, dicens : dicendo : Amen : alleluja. 5E uscì dal trono
Laudem di cite Deo nostro omnes„ servi una voce, che diceva : Date lode al nostro
eius : et qui timétis eum pusilli, et magni. Dio voi tutti suoi servi : e voi, che lo te­
mete, piccoli e grandi.
®Et audivi quasi vocem turbae magnae, 6E udii come la voce di gran moltitudine,
et sicut vocem aquàrum multàrum, et sicut e come la voce di molte acque, e come la
vocem tonitruórum magnórum, dicéntium : voce di grandi tuoni, che dicevano : A lle­
Allelùia : quóniam regnàvit Dóminus Deus luia : poiché il Signore nostro Dio onnipo­
noster omnipotens. 7Gaudéàmus, et exulté- tente è entrato nel regno. R allegriam oci,
mus : et demus glóriam ei : quia venérunt ed esultiamo, e diamo a lui gloria : perchè
nùptiae Agni, et uxor eius praeparàvit se. sono venute le nozze dell*Agnello, e la sua
8Et datum est illi ut coopériat se byssino consorte si è messa a ll’ordine. ®E le è stato
splendènti, et càndido. Byssinum enim iu- dato di vestirsi di bisso candido e lucente.
stiflcatiónes sunt Sanctórum. Perocché il bisso sono le giustificazioni dei
Santi.
9Et dixit mihi : Scribe Beati, qui ad *E mi disse : Scrivi : Beati coloro che

• Matth. XXII, 2 ; Luc. XIV, 16.

questo capitolo (1, 3, 4, 6). Salute (Ved. n. VII, come Babilonia non potranno più fargli opposi­
10). Gloria, virtù (Cf. analoghe acclamazioni IV, zione c Secondo la nostra maniera di intendere,
11; V, 12-13; VII, 10; XII, 10). La nostra salute Dio comincia a regnare e ad esercitare il sem­
è dovuta alla grazia e alla virtù di Dio, e perciò piterno ed assoluto impero, che egli ha sopra tutte
a lui sia gloria e benedizione per tutti i secoli. le cose, quando fatte le sue vendette e puniti i
Perchè veri, ecc. Il motivo generale dell’accla- nemici, l’assoluta sua potestà dimostra contro di
mazione è la giustizia e la fedeltà di Dio, ma il questi, non men che la sua generosa bontà verso
motivo speciale è la vendetta che Dio ha fatto gli eletti, riuniti nel beato suo regno per tutti i
della gran meretrice (Cf. XV, 3; XVI, 17; XVII, secoli » Martini.
1 e ss. ; XVIII, 20). Ha corrotto la terra colla sua 7. Rallegriamoci, ecc. (Cf. Salm. CXVII, 24).
idolatria. Ha fatto vendetta, ecc. (Cf. VI, 10). Dio Le nozze dell*Agnello, vale a dire è venuto il
ha cosi esaudito le preghiere dei martiri. Del tempo, in cui l’Agnello deve celebrare la solen­
sangue, ecc. (Ved. XVII, 6; XVIII, 24). nità delle sue nozze colla Chiesa, infatti la Chiesa
3. I l fumo di essa, ossia il fumo dell’ incendio è la sposa di Gesù Cristo (II Cor. XI, 2; Efes.
della grande città (XVII, 16; XVIII, 8, 9) sale al V f 25), il quale fin dalla sua prima venuta ha
cielo pel secoli dei secoli. Quest’ ultima espres­ fatto lo sposalizio con lei (Matt. IX, 15; XXV,
sione indica una rovina irreparabile (Cf. Is. 1 e ss. ; Lue. XII, 36; Giov. III, 29). La solen­
XXXIV, 10). nità delle nozze però non sarà celebrata che dopo
4. I ventiquattro seniori, i quattro ammali (Ved. la seconda venuta di Gesù Cristo, quando cioè
n. IV, 4, 6) rappresentanti tutta la Chiesa e la lo sposo divino chiamerà tutta la Chiesa a parte­
natura si associano al canto di trionfo dicendo : cipare alla sua gloria e ai suoi trionfi. Allora,
Amen, ossia così è (Cf. 8, 14; XI, 16). compiuto il numero degli eletti, la Chiesa tutta
gloriosa e senza macchia godrà per sempre della
5. Voci celesti annunziano lo stabilimento finale
e perfetto del regno di Dio e le nozze dell’ Agnello presenza del suo sposo (Cf. XXI, 2 e ss. ; XXII,
17). Si è messa alVordine, ossia si è preparata
(5-10). Usci dal trono una voce (Cf. XVI, 17) di
un Angelo, come è chiaro dalle parole nostro D io. indossando le sue vesti più belle Cf. Salm.
Date lode, ecc. (Cf. Salm. CXXXIII, 1 ; CXXXIV, XLIV, 14).
1, 20). Grandi e piccoli, ossia tutti senza alcuna 8. D i bisso candido, ossia di lino bianco e
eccezione. Quest’ invito è diretto ai beati del cielo, lucente simboleggiante l’ innocenza e la santità.
ma potrebbe anche essere diretto ai giusti della Nel greco dopo lucente si aggiunge e puro. —
terra. Le giustificazioni dei santi sono le opere buone,
i meriti e le virtù, con cui i giusti guadagnano il
6. Udii, ecc. I beati subito rispondono all’in­
vito. Voce di molte acque... di grandi tuoni (Cf. cielo.
f, 15; XIV, 2). Regno, ossia Dio è entrato nel 9. E disse l ’ Angelo che spiega i vani misteri
pieno possesso del suo regno, e tanto la bestia, (I, 1; V, 16; XXII, 8). Scrivi, poiché si tratta di
A p o c a lis s e , XIX, 10-13 671

coenam nuptiàrum Agni vocäti sunt : et dixit sono stati chiamati alla cena delle nozze
mihi : Haec verba Dei vera sunt. 10Et cé- d ell’Agnello : e mi disse : Queste parole
cidi ante pedes eius, ut adorarem eum. Et di Dio sono vere. 10E mi prostrai ai suoi
dicit mihi : Vide ne féceris : consérvus tuus piedi per adorarlo. Ma egli mi disse : Guar­
sum, et fratrum tuórum habéntium testimo­ dati dal farlo- : io sono servo come te e come
nium Iesu. Deum adora. Testimonium enim i tuoi fratelli, i quali hanno testimonianza
Iesu est spiritus prophetiae. di Gesù. Adora Dio. Poiché la testimo­
nianza di Gesù è lo spirito di profezia.
“ Et vidi caelum apértum, et ecce equus n E vidi il cielo aperto, ed ecco un cavai
albus, et qui sedébat super eum, vocabatur bianco, e colui che vi stava sopra si chia­
Fidélis, et Verax, et cum iustitia iüdicat, et mava il Fedele e il Verace, e giudica con
pugnat. 12Oculi autem eius sicut fiamma giustizia, e combatte. 12I suoi occhi erano
ignis, et in càpite eius diadémata multa, come fiamma di fuoco, e aveva sulla testa
habens nomen scriptum, quod nemo novit molti diademi, e portava scritto un nome,
nisi ipse. -3Et vestitus'erat veste aspèrsa che nessuno conosce se non egli. lsEd era

“ Is. LXIII, 1.

15, ecc.). La cena delle nozze, ecc., non è altro la sua armata (XIX, 11-16), e poi si fa vedere
eh« l’eterna felicità. Il regno dei cieli è spesso la disfatta della bestia e dei re (XIX, 17-21).
presentato come un convito nuziale (Matt. XXII, Vidi il cielo aperto (Cf. IV, 1). Un cavai bianco,
1 e ss.; XXVI, 29, Lue. XIV, 15; XXII, 30). quale era usata nei trionfi (Cf. VI, 2). Il fedele
Queste parole, ossia tutte le rivelazioni contenute e il verace. Questi due titoli, già una volta appli­
nel presente libro, sono vere parole di Dio, e cati a Gesù Cristo (1, 5; III, 14), mostrano chiaro
si compiranno infallibilmente XXI, 5; XXII, 5). che questo cavaliere è il Figlio di Dio fatto uomo,
10. Per adorarlo. Questo verbo qui, come in e fanno comprendere che Egli manderà ad effetto
parecchi altri luoghi, va preso in senso largo, in le promesse e le mlnaccie di Dio. Giudica con
quanto cioè significa venerare. L'Apo6tolo voleva giustizia (Salm. XLIV, 5). Anche Isaia (XI, 4)
dare all'angelo una testimonianza del suo profondo attribuì questa caratteristica al Messia. Combatte,
rispetto (Cf.XXII, 8), ma l'angelo la ricusa, non Gesù Cristo viene ora per sconfiggere definiti­
perchè cattiva, ma per fargli comprendere che vamente tutti i suoi nemici.
doveva fissare tutta la sua attenzione in Dio, 12. Fiamma di fuoco, segno dell'ira contro I
davanti al quale tanto gli angeli che gli uomini malvagi (I, 14; II, 18). Molti diademi per mo­
sono umili servi. Sono servo di Dio come tet>ecc. strare che Egli è Q Re dei re e il Signore dei
Hanno la testimonianza, ecc., vale a dire aderi­ dominanti (Cf. XII, 3; XIII, 1). Un nome sovra
scono fermamente al Vangelo di Gesù Cristo (Cf. ogni altro nome (Filipp. II, 9). Questo nome
XII, 17). La testimonianza di Gesù, ecc. Queste probabilmente è quello di Verbo di Dio (v. 13),
parole sono alquanto oscure, tuttavia il loro senso oppure secondo altri quello di Signore o di Iahve.
sembra essere il seguente : Lo spirito di profezia Il valore e la forza di questo nome non può essere
che è in me (e anche m te) non ci fu dato se non conosciuto da altri che da Dio. Senza una speciale
per rendere testimonianza a Gesù Cristo, e in rivelazione niuna creatura può conoscere I misteri
questo per conseguenza siamo uguali, e come tutti della natura divina, della grazia e della gloria
siamo servi di Dio, siamo ancora tutti servi di (Ved. n. Matt. XI, 27; I Cor. II, 9; Apoc. II,
Gesù Cristo. 17; III, 12).
11. Nella terza parte dell'Apocalisse (XIX, 11- 13. Tinta di sangue dei suoi nemici sbaragliati
XXII, 5) si parla della vittoria finale di Gesù e sconfitti (v. 21). Si allude a Isaia, LXIII, 1-6,
Cristo 6U tutti i suoi nemici (XIX, 11-XX, 10), e dove il Messia vincitore degli empi dà Egli stesso
672 A p o c a lis s e , XIX, 14-20

sànguine : et vocatur nomen elus, Verbum vestito d ’una veste tinta di sangue : e II suo
Dei. nome si chiama Verbo di Dio.
14Et exércitus qui sunt In caelo, seque- 14E gli eserciti, che sono nel cielo, lo
bàntur eum in equis albis, vestiti byssino seguivano sopra cavalli bianchi, essendo ve ­
albo, et mundo. 15Et de ore eius procédit stiti di bisso bianco e puro. 15E dalla bocca
glàdius ex utraque parte acutus : ut in ipso di lui usciva una spada a due tagli, colla
percutiat Gentes. Et ipse reget eas in virga quale egli percuota le genti. Ed egli le go­
fèrrea : et ipse calcai tórcular vini furóris vernerà con verga di ferro : ed egli pigia
irae Dei omnipoténtis. 18Et habet in vesti­ lo strettoio del vino del. furore d e ll’ira di
ménto, et in fémore suo scriptum : Rex Dio onnipotente. 18Ed ha scritto sulla sua
regum, et Dóminus dominàntium. veste e sopra il suo fianco : Re dei re e
Signore dei dominanti.
17Et vidi unum Angelum stantem in sole, 17E vidi un Angelo che stava nel sole, e
et clamàvit voce magna, dicens omnibus avi- gridò ad alta voce, dicendo a tutti gli uc­
bus, quae volàbant per mèdium caeli : V e­ celli che volavano per mezzo il cielo : V e­
nite, et congregàmini ad coenam magnam nite, e radunatevi per la gran cena di Dio :
Dei : 18Ut manducétis carnes regum, et car- 18per mangiare le carni dei re, e le carni
nes tribunórum, et carnes fórtium, et carnes dei tribuni, e le carni dei potenti, e le
equórum, et sedéntium in ipsis, et carnes carni dei cavalli e dei cavalieri, e le carni
omnium liberórum, et servórum, et pusilló- di tutti »liberi e servi, e piccoli e grandi
rum, et magnórum.
19Et vidi béstiam, et reges terrae, et exér­ 19E vidi la bestia, e i re della terra, e i
citus eórum congregàtos ad faciéndum praé- loro eserciti' radunati per far battaglia con
lium cum ilio, qui sedébat in equo, et cum colui che stava sul cavallo, e col suo eser­
exércitu eius. 20Et apprehénsa est béstia, et cito. 20E la bestia fu presa, e óon essa il
cum ea pseudoprophéta : qui fecit signa co­ falso profeta, che fece davanti ad essa, pro-

1« Ps. II, 9. ie I Tim. VI, 15; Sup. XVII, 14.

la ragione delle macchie di sangue che vi sono (Ved. n. XVII, 14). Questo nome scritto vicino alla
celle sue vesti. Nella veste insanguinata si può spada mostra chiaro che Gesù Cristo, essendo
anche vedere un'allusione alla passione di Gesù Dio onnipotente, avrà completa vittoria sui suoi
Cristo. Verbo di Dio (Ved. n. Giov I, 1 e ss. ; nemici.
I Giov. I, 1). 17-18. Si invitano gli uccelli rapaci a mangiare
14. Gli eserciti che sono nel cielo, sono le le carni dei vinti nemici. Venite, ecc. Una simile
innumerevoli schiere di angeli Matt. XXV, 31 ; II descrizione si trova pure in Ezechiele (XXXIX,
Tess. I, 7). Lo seguivano come compagni e spet­ 17-20). La gran cena di D io, ossia il convito che
tatori della sua vittoria. I cavalli bianchi indicano Dio vi ha preparato. Le carni, ecc. Tutti gli empi
il trionfo (v. 11), la veste bianca e pura è l ’em­ senza alcuna distinzione sono stati colpiti dall’ ira
blema dell'innocenza e deUa santità (v. 8). di Dio.
15. Dalla bocca di lui usciva una spada (Ved. n.
19. Descrizione dell’armata nemica. La bestia
I, 16; II, 12), colla quale punirà gli empi in eterno.
uscita dal mare (XIII, 1), ossia l’Anticristo, che
Le governerà (gr. le pascerà) con verga di ferro
coll’aiuto del dragone (X III, 2) era riuscito a
(Ved. n. II, 27; XII, 5 ; Salm. II, 9). Pigia lo
stendere il suo impero sul mondo e sui re (X III,
strettoio (Ved. n. XIV,, 19; Is. L III, 2-6). Vino
7, 12; XVII, 13), e aveva mosso guerra ai santi
del furore, ecc. (Ved. n. XIV, 10). Gesù Cristo
(X III, 5-8), e fatti uccidere i due testimoni (XI,
8), e uniti I varii re per la guerra contro Dio
(XVI, 13), ed era divenuto il principale sostegno
dell’empia Babilonia (XVII, 3), benché già colpito
da diversi flagelli (XVI, 1 e ss.), viene ora inte­
ramente disfatto. Radunati nel campo di Mageddo
F!g. 78- (XVI, 16) per far guerra a Dio e alla sua Chiesa.
20. E fu presa, ecc. Senza fermarsi a descri­
S tre ttolo p e r uve*
vere la battaglia avvenuta, S. Giovanni parla
subito del risultato, mostrando così che fu facile
cosa per Gesù onnipotente vincere l’ Anticristo e
tutti 1 suoi seguaci. Il falso profeta, ossia la bestia
salita dalla terra (Cf. XIII, 11 e ss.; XVI, 13).
Tutti e due, vale a dire l’ Anticristo e il suo pro­
feta falso e seduttore, furono gettati vivi nell’ in­
punirà i suoi nemici facendo loro provare tutti ferno, per opposizione ai loro seguaci uccisi di
gli effexti del'ira di Dio. spada. Pud essere che siano stati inghiottiti dalla
16. Sulla sua veste regale e sopra il suo fianco, terra, come Num. XVI, 30. Lo stagno, ecc., I
al fciogo dove pendeva la spada. Re dei re, ecc. l’ inferno.
A p o c a lis s e . XIX. 21 — XX. 4 673

ram ipso, quibus seduxit eos, qui accepg- digi, coi quali sedusse coloro che ricevet­
runt charactSrem b6stiae, et qui adoravg- tero il carattere della bestia, e adorarono
runt imdginem eius. V iv i missi sunt hi duo la sua immagine. Tutti e due furono gettati
in stagnum ignis ardentis sulphure : 21Et vivi nello stagno d^ fuoco ardente per lo
ceteri occisi sunt in glfidio sedgntis super zo lfo : 21e il restante furono uccisi dalla
¿quum, qui procSdit de ore ipsiuis : et om- spada di colui che stava sul cavallo, la quale
nes aves saturitae sunt cirnibus eorum. esce dalla sua bocca : e tutti gli uccelli si
sfamarono delle loro carni.

C A P O XX.

Disfatta del dragone, i-J. — Viene legato per mille anni e poi è precipitato nell*in­
ferno, 4-10. — L ’ultimo giudizio, 11-15.

*Et vidi Angelum descendéntem de caelo, *E vidi un Angelo che scendeva dal cielo,
habéntem clavem abyssi, et caténam ma­ e aveva la chiave dell’abisso, e una grande
gnani in manu sua. 2Et apprehéndit dracó- catena in mano. 2Ed egli afferrò il dragone,
nem, serpéntem antiquum, qui est diabolus, il serpente antico, che è il diavolo e satana,
et sâtanas, et ligàvit eum per annos m ille : e lo legò per m ille anni, 3e lo cacciò nel­
3Et misit eum in abyssum, et clausit, et l ’abisso, e lo chiuse e sigillò sopra di lui,
signàvit super illum ut non seducat àmplius perchè non seduca più le nazioni, fino a
gentes, donec consumméntur mille anni : tanto che siano compiti i m ille anni : dopo
et post haec opórtet illum solvi modico tèm­ i quali deve essere sciolto per poco tempo.
pore.
4Et vidi sedes, et sedérunt super eas, et 4E vidi dei troni, e sederono su questi, e

21. Il restante, cioè i soldati dell’Anticristo s cui durerà la restrizione del potere del demonio.
dei re suoi alleati, furono uccisi dalla spada di Questo spazio di tempo secondo la sentenza più
Gesù Cristo, ossia dalla sua parola onnipotente probabile si estende dalla prima alla seconda
(II Tess. II, 8). Tutti perirono, ma alcuni però venuta di Gesù Cristo (Cf. Sant’Agostino, De civ.
si convertirono, come era avvenuto anche al tempo D ei, 1. XXX, cap. VII e ss. ; S. Gregorio, Moral.,
del diluvio (Cf. II Piet. Ili, 19). Gli uccelli, ecc. 1. IV, cap. I ; 1. IX, cap. I; 1. XXV, cap. XX;
(Cf. 7 . 17). La disfatta fu piena e terribile. S. Girolamo, In Js., XVII, 60; In Ezech., XXXVI,
In Zacch.y XIV, ecc.). Gesù Cristo colla sua incar­
nazione e morte ha legato il forte armato, ossia
Satana (Ved. n. Matt. XII, 29), e ha cacciato fuori
CAPO XX. il principe di questo mondo (Ved. Giov. XII, 31),
e quindi H potere di Satana fu ristretto assai, e
1. Dopo aver parlato della rovina di Babilonia, benché egli continui ancora a tentare gli uomini
e della disfatta deirAnticristo e del suo falso pro­ (Efes. VI, 11 ; I Piet. V, 8), tuttavia non gode più
feta, l’Apostolo passa ora a parlare della disfatta di tutta la libertà di cui godeva prima dell’ Incarna-
finale del dragone, ossia di Satana, il grande isti­ zione (Cf. Matt. IX, 13 ; Lue. X, 18; XIV, 26, ecc.).
gatore dela guerra contro Dio (1-10). In questa 3. Cacciò... chiuse... sigillò, tre espressioni
visione l'Apostolo riprende la narrazione interrotta drammatiche per indicare la limitazione del potere
al cap. XII, 18, ma prima di descrivere la scon­ di Satana. Acciò non seduca, ecc. 11 demonio,
fìtta di Satana, si rifà alquanto indietro e parla essendo legato, non può sfogare tutta la sua ira
di un certo periodo di tempo in cui il potere del contro i fedeli e la Chiesa; e a suo dispetto vede
demonio sarà limitato da una forza superiore (1-6). l ’idolatria scomparire dal mondo, e una gran
Vidi un Angelo che discendeva, ecc. (Cf. XVIII, parte delle nazioni abbracciare la fede del vero
1). La chiave, ecc. (Cf. IX, 1). L ’abisso non è Dio. Compiuti però i mille anni (v. 2), ossia il
altro che l'inferno, dove è l’abitazione dei de­ tempo stabilito da Dio, alla fine del mondo egli
moni!. Una grande catena per ridurre il demonio sarà sciolto per poco tempo, e allora uscirà fuori
all’impotenza, e impedirgli di far tutto quel male con grande ira e muoverà fierissima guerra al
che vorrebbe. regno di Dio, cercando di trascinare il mondo
2. I l dragone, ecc. Per mostrare la malizia del all'apostasia (II Tess. II, 3) e di propagare il
demonio l'Apostolo usa'parecchi sinonimi per no­ regno dell’Anticristo. Deve essere per divina di­
minarlo (Ved. XII, 9). Lo legò. Siccome Satana è sposizione.
uno spirito, è chiaro che questa parola, come altre 4. I vv. 4-6 costituiscono uno dei tratti dell’ A-
del versetto precedente e del seguente, va presa in pocalisse più difficili ad interpretarsi. E vidi.
senso metaforico, come indicante cioè una limi­ Questa visione è destinata a mostrare quale sarà
tazione di potere. Per mille anni (Cf. vv. 3, 4, 5, la sorte degli amici di Dio durante il periodo di
6, 7). Si tratta probabilmente di un numero ro­ tempo, in cui Satana rimane incatenato. Dei troni
tondo per indicare tutto lo spazio di tempo, in collocati nel cielo e destinati ai martiri e ai santi,

43 — Sacra Bibbia, vol. II


674 A p o c a l is s e , XX, 5-6

iudicium datum est illis : et ànimas decolla- fu dato ad essi di giudicare : e le anime
tórum propter testimonium Iesu, et propter di quelli che furono decollati a causa della
verbum Dei, et qui non àdoravérunt bé- testimonianza di Gesù, e a causa della pa­
stiam, neque imàginem eius, nec accepérunt rola di Dio, e quelli i quali non adorarono la
charactérem eius in fróntibus, aut in mà- bestia, nè la sua immagine, nè ricevettero
nibus suis, et vixérunt, et regnavérunt cum il suo carattere sulla fronte o sulle loro
Christo m ille annis. *Céteri mortuórum non mani, e vissero e regnarono con Cristo per
vixérunt, donec consumméntur m ille anni : m ille anni. 5G li altri morti poi non vissero,
Haec est resurréctio prima. fintantoché siano compiti i m ille anni. Que­
sta è la prima risurrezione.
*Beàtus, et sanctus, qui habet partem in 6Beato e santo chi ha parte nella prima
resurrectióne prima : in his sectìnda mors risurrezione : sopra di questi non ha potere
non habet potestatem : sed erunt sacerdòte* la seconda morte : ma saranno sacerdoti di

che devono regnare con Gesù Cristo ed essere gioranza dei Padri si mostrò però contraria a tale
assessori nel grande giudizio, che si farà a 6uo dottrina. Non solo infatti non si trova nessuna
tempo (Dan. VII, 9-10).Sedettero. Non è possi­ traccia di millenarismo presso Clemente R. e San-
bile determinare con certezza il soggetto di questo t’ Ignazio e gli altri Padri apostolici, ma il prete
verbo, se cioè si tratti degli angeli, oppure dei romano Caio (Migne, P. G., X, 26) lo impugnò
24 seniori, o dei 12 Apostoli (Matt. XIX, 28), espresamente, e altrettanto fecero Origine (De
oppure, come sembra più probabile, dei martiri princ., 1. II, c. 11), Dionigi di Alessandria (Euseb.,
e dei santi (I Cor. VI, 2 e ss.). In quest'ultimo H . E ., 1. VI, 35), ecc., e più tardi Sant'Ago-
caso l'ordine delle parole dovrebbe essere questo : sjino {De civ. D ei, 1. XX, 7), il quale per un
Vidi del troni e le anime di quelli... vissero, re­ certo tempo vi aveva aderito, e S. Girolamo (In
gnarono... e sedettero, ecc. Fu dato ad essi da E z e c h XXXVI, ecc.) nonché tutti ,1 Padri e i
Dio il potere di giudicare (Dan. V II, 22). Le anime Teologi posteriori. « E certamente questo regno di
di quelli, ecc. Queste parole sono ben da consi­ mille anni sopra la terra non ha fondamento
derare, poiché mostrano chiaro che qui si tratta alcuno in questo libro, ed è apertamente con­
della gloria delle anime dei santi prima che per trario alla dottrina del Vangelo e di S. Paolo
la risurrezione generale siansi riunite ai loro corpi. (Cf. Matt. XXV, 21, 23; I Tess. IV, 1 6)» Mar­
Furono decollati, metonimia per indicare qual­ tini. La verità cattolica si è che avrà luogo una
siasi genere di martirio. A causa della testimo­ sola risurrezione generale che comprenderà i buoni
nianza, ecc. (Ved. n. I, 9). Non adorarono la e i cattivi, alla quale seguirà subito il giudizio
bestia, ecc. (Cf. XIII, 15 e ss.). Benché la bestia (Cf. Matt. XXIV, 14 e ss.; Giov. V, 28; VI, 39;
indichi l'Anticristo, tuttavia le espressioni prece­ XII, 48; I Cor. XV, 52, ecc.). Cf. Dict. Vig.,
denti vanno riferite ai fedeli di tutti i tempi. L'An­ MiUénarisme; Atzberger, Gesch. der christl.
ticristo non verrà che alla fine del mondo, ma Eschatol., ecc., Friburgo B., 1890.
egli ha i suoi precursori e i suoi cooperatori in 5. Gli altri m orti, cioè i peccatori morti in di­
tutti i tempi, e quindi di tutti i fedeli che per­ sgrazia di Dio, non vissero, ossia non ebbero come
severano nel Vangelo si può dire che non hanno i primi la vita della gloria, ma dopo essere morti
adorato la bestia, ecc. E vissero. Benché siano fisicamente, caddero in una seconda morte (v. 6),
morti alla vita terrena, e il loro corpo sia andato vale a dire la loro anima andò nell'eterna danna­
in polvere, essi però vissero della vita della zione. Fintantoché, ecc. Passati i mille anni, allor­
gloria, e regnarono assieme a Gesù Cristo per quando starà per cominciare il giudizio, gli empi
mille anni, ossia per tutto il tempo che deve riavranno la vita del corpo, ma non sfuggiranno
trascorrere sino alla seconda venuta di Gesù Cristo alla seconda morte (Cf. v. 12). Questa è, ecc.
(Cf. n.. 3). Dopo questo tempo non cesseranno di Queste parole vanno unite al versetto precedente,
regnare, ma solamente risorgeranno coi loro corpi, e si riferiscono a vissero e regnarono, ecc. La
i quali verranno ancor essi a partecipare alla frase : gli altri morti... mille anni costituisce una
gloria. parentesi. La prima risurrezione, la quale consiste
E noto come dalle ultime parole di questo ver­ nella glorificazione dell'anima separata dal corpo
setto, interpretate in senso troppo letterale, sia (Cf. Matt. XXII, 30). Ad essa seguirà la seconda
nato l'errore dei Millenaristi, i quali dicevano, risurrezione, che consiste nella glorificazione del­
che dopo la sconfitta dell*Anticristo e prima della l'anima e del corpo.
risurrezione generale, doveva aver luogo un pe­ 6. Beato chi, essendo morto nel Signore (XIV,
riodo di mille anni, durante i quali Gesù Cristo, 13), ha parte nella prima risurrezione, ossia ha
dopo aver fatto risorgere i suoi santi, avrebbe meritato che la sua anima venga glorificata nel
regnato con essi su questa terra. Terminato questo cielo. Egli è santo, e sopra di lui, come sopra
periodo, avrebbe dovuto avvenire la risurrezione gli altri che si trovano nelle stesse condizioni,
generate, a cui sarebbe seguito il giudizio univer­ non ha potere la seconda morte, che è l'eterna
sale. Quest'errore fu sostenuto da parecchi an­ dannazione (Cf. 14). Ben lungi dall'andar perduti,
tichi scrittori ecclesiastici, quali : Papia (Punk, essi godranno di immensi privilegi nel cielo, dove
Patres. Ap., t. II, p. 287), Tertulliano (Adv. Marc., saranno sacerdoti e re (Ved. n. I, 6; V, 10). Di
(. III, 24), Lattanzio (Div. instit., 1. VII, c. 24, Dio e Cristo. Se saranno sacerdoti di Cristo vuol
26), ecc. Anche Sant’ Irineo (Adv. Haer., 1. V, 24- dire che Gesù Cristo è vero Dio. Per mille anni,
36) e S. Giustino (Dialog. 80) vi aderiscono, ben­ cioè sino al tempo del giudizio, quando avrà luogo
ché l'uno e l'altro vi apportino alcune restrizioni, la seconda risurrezione, dopo la quale continue­
e affermino che altri cristiani su tal punto la ranno ad esercitare le stesse funzioni, non solo
pensavano diversamente da loro. La grande ri»ag- più coll'anima, ma anche col corpo.
A p o c a lis s e , XX, 7-13 675

Dei et Christi, et regnàbunt cum ilio mille Dio e di Cristo, e regneranno con lui per
annis. 7Et cum consummáti fùerint mille m ille anni. 7E compiti i m ille anni, satana
anni, solvétur sátanas de càrcere suo, et sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà, e
exibit, et sedùcet Gentes, quae sunt super sedurrà le nazioni che sono nei quattro an­
quátuor ángulos terrae, Gog, et Magog, et goli della terra, Gog e Magog, e le radu­
congregábit eos in praélium, quorum nú- nerà a battaglia, il numero delle quali è
merus est sicut aréna maris. 8Et ascendé- come la rena del mare. 8E si stesero per
runt super latitúdinem terrae, et circuiérunt l ’ampiezza della terra, e circondarono gli
castra sanctórum, et civitátem diléctam. ®Et accampamenti dei santi e la città diletta. 9E
descéndit ignis a Deo de cáelo, et devorávit dal cielo cadde un fuoco (spedito) da Dio,
eos : et Diábolus, qui seducébat eos, missus il quale le divorò : e il diavolo, che le se­
est in stagnum ignis, et súlphuris, ubi et duceva, fu gettato in uno stagno di fuoco e
béstia, 10Et pseudoprophéta cruciabùntur die di zolfo, dove anche la bestia, 10e il falso
ac nocte in saécula saeculórum. profeta saranno tormentati dì e notte pei
secoli dei secoli.
“ Et vidi thronum magnum cándidum, et “ E vidi un gran trono candido, e uno che
sedéntem super eum, a cuius conspéctu sopra di esso sedeva, dalla vista del quale
fugit terra, et caelum, et locus non est in- fuggirono la terra e il cielo e non fu più
véntus eis. 12Et vidi mórtuos magnos, et pu- trovato luogo per loro. 12E vidi i morti
sillos stantes in conspéctu throni, et libri grandi e piccoli stare davanti al trono ; e
apèrti sunt : et àlius Liber apértus est, qui si aprirono i libri : e fu aperto un altro libro
est vitae : et iudicàti sunt mórtui ex his, che è quello della vjta : e i morti furono
quae scripta erant in libris secúndum ópera giudicati sopra quello che era scritto nei
ipsórum. libri secondo le opere loro.
13Et dedit mare mórtuos, qui in eo erant : 1SE il mare rendette i morti che riteneva

7 Ez. XXXIX, 2.

7. I vv. 7-10 ci fanno assistere all’ ultima bat­ 6). Probabilmente si allude al fuoco della confla­
taglia e all’ ultima sconfitta del demonio. ^ Sarà grazione generale (Cf. I Cor. III, 13). Da Dio
sciolto per breve tempo (v. 3), sedurrà coi suoi manca nel greco. Il diavolo, che fu l’autore prin­
inganni e coi suoi falsi prodigi le nazioni, allon­ cipale della rivolta' contro Dio. Nello stagno, ecc.
tanandole da Dio, e formando così il regno del- (Cf. XIV, 10). Anche la bestia e il falso profeta
l’Anticristo. Nei quattro angoli della terra, cioè <Cf. XIX, 20). I tre principali nemici di Dio ven­
in qualsiasi luogo della terra. Gog e Magog, due gono quindi puniti nell’ inferno con un castigo
nomi che servono di apposizione a nazioni, e eterno (d ì e notte pei secoli dei secoli) , e cosi
dipendono ancora dal verbo sedurrà. In se stessi Gesìr Cristo ha riportato sopra di essi e sopra i
6ono nomi simbolici tratti da Ezechiele (XXXVIII, loro seguaci la vittoria definitiva.
2 e ss.), il quale annunziò che alla fine dei tempi 11. Nei w . 11-15 l’Apostolo descrive l’ultimo
Gog re di Magog, alla testa di uno sterminato giudizio, cominciando a parlare della persona del
esercito composto di tutte le nazioni, muoverà Giudice (v. 11). Un gran trono candido. La bian­
guerra al popolo d’ Israele^ ma andrà perduto chezza è simbolo della santità e della gloria.
egli e il suo esercito. Gog e Magog rappresentano Uno che sedeva, cioè Gesù Cristo, giudice su­
quindi tutte le nazioni empie, che negli ultimi premo dei vivi e dei morti. Fuggirono non po­
tempi cospireranno contro la Chiesa, che è il tendo sopportare Io splendore della sua maestà.
vero popolo di Dio. La Chiesa è sempre combat­ Anche qui si allude probabilmente alla confla­
tuta, poiché quaggiù i buoni sono sempre mesco­ grazione generale, nella quale il cielo e la terra
lati ai cattivi (Matt. XIII, 47-50), ma alla fine del saranno sconvolti per dar luogo a nuovi cieli e
mondo i cattivi tenteranno uno sforzo supremo a nuova terra (VI, 12-14; XV, 20; I Cor. VII,
affine di distruggerla. Le radunerà per la grande 31; II Piet. III, 7. ecc.).
battaglia di Armageddon (Cf. XVI, 13 e ss.;
12-13. La risurrezione e il giudizio. Vidi l morti
XIX, 19).
grandi e piccoli, senza alcuna eccezione (Matt.
8. E si stesero (passato profetico) per tutta XXV, 32), stare davanti al trono per essere giu­
l’ ampiezza della terra, poiché anche la Chiesa è dicati (Rom. XIV, 10). Si aprirono i libri, in cui
sparsa per tutto il mondo. Circondarono gli ac­ sono scritte le azioni di tutti gli uomini (Dan.
campamenti del santi (allusione agli accampa­ VII, 10). L ’espressione metaforica indica che In
menti degli Ebrei nel deserto, Num. XXIV, 2 quel giorno Dio; davanti a cui nulla è dimenti­
c ss.) e la città diletta (allusione a Gerusalemme, cato, farà conoscere a ciascuno tutto il bene e
Salm. LXXXVI, 2; Gal. IV, 25), vale a dire la tutto il male che avrà fatto (Cf. II Cor. IV, 6).
Chiesa, figurata presso Ezechiele dal popolo di Il libro della vita (Ved. n. III, 5. Cf. XIII, 8;
israele accampato ? "’le montagne. XVII, 8). I primi l?hri mostreranno che con giu­
9-10. E cadde dal cielo, ecc. Dio interviene stizia gli uni sono stati scancellati e gli altri sono
direttamente e senza che abbia luogo alcun com­ stati scritti nel libro della vita. Secondo le loro
battimento riduce al nulla tutta la forza dei nemici opere (Cf. Matt. XVI, 27; Rom. II, 6; II Cor.
della sua Chiesa (Cf. Ezech. XXXVIII, 22; XXXIX, V, 10). Da ogni parte i morti risuscitati accorsero
675 A f o c a l i s s e , XX, 15 — XXI, 4

et mors, et inférnus dedérunt mórtuos suos, dentro di sé : e la morte e l ’inferno ren­


qui in ipsis e ra n t: et iudicátum est de sin­ dettero i morti che avevano : e si fece giu­
gulis secundum ópera ipsórum. 14Et infér­ dizio di ciascuno secondo quello che ave­
nus, et mors missi sunt in stagnum ignis. vano operato. 14E l'inferno e la morte
Haec est mors secunda. 15Et qui non in- furono gettati nello stagno di fuoco. Questa
véntus est in Libro vitae scriptus, missus è la seconda morte. 15E chi non si trovò
est in stagnum ignis. scritto nel libro della vita, fu gettato nello
stagno di fuoco.

CAPO XXI.

Nuovi cieli e nuova terra, i . — La ?iuova Gerusalemme, 2-8. — Suo splendore


e sua ricchezza, 9-27.

^Et vidi caelum novum, et terram novam. *E vidi un nuovo cielo e una nuova terra.
Primum enim caelum, et prima terra äbiit, Poiché il primo cielo e la prima terra pas­
et mare iam non est. aEt ego Ioànnes vidi sarono, e il mare non è più. 2Ed io G io­
sanctam civitàtem Iertìsalem novam descen- vanni vidi la città santa, la nuova Gerusa­
déntem de caelo a Deo,'paratam, sicut spon- lemme che scendeva dal cielo dappresso
sam ornatam viro suo. Dio, messa in ordine, come una sposa abbi­
gliata per il suo sposo.
3Et audivi vocem magnam de throno di- 3E udii una gran voce dal trono che di­
céntem : Ecce tabernàculum Dei cum ho- ceva : Ecco il tabernacolo di Dio con gli
minibus, et habitäbit cum eis. Et ipsi pópu- uomini, e abiterà con loro. Ed essi saranno
lus eius-erunt, et ipse Deus cum eis erit suo popolo, e lo stesso Dio sarà con essi
eòrum Deus : 4Et abstérget Deus omnem Dio loro : 4e Dio asciugherà dagli occhi loro

1 Is. LXV, 17 et LXVI, 22. II Petr. Ili, 13.

al giudizio. Il mare rendette i corpi già travolti (De civ. Dei, 1. XX, 16) che per il mare debba qui
nei*suoi gorghi, e similmente fecero la morte e intendersi questo secolo procelloso e turbolento.
l ’inferno, ossia le profondità della terra (Cf. Salm. 2-4. La nuova Gerusalemme. Io Giovanni vidi
CVI, 18; Giob. XXXVIII, 17). (Cf. I, 9; XXII, 9). La città santa, per opposi­
14-15. Gii empi vengono precipitati negli abissi.
zione alla città empia (XVII, 1), la nuova Geru­
L ’inferno, cioè il sheol o soggiorno dei morti e salemme (Cf. III, 12) per opposizione alla corrotta
la morte (due personificazioni) sono gettati nello Babilonia, la sposa abbigliata, per opposizione
stagno di fuoco, per indicare che hanno perduto alla grande meretrice, non è altro che la Chiesa
ogni potere sugli eletti, e che la loro tirannia trionfante, nella quale tutto è puro e santo (Cf.
non si eserciterà più se non sopra i reprobi (Cf. XIX, 7-8). Di essa fu una figura l'antica Gerusa­
I Cor. XV, 26, 54). Questa è la seconda morte. lemme. Si dice che la nuova Gerusalemme di­
La prima fu la morte corporale, la seconda è la scende dal cielo o perchè « celeste è la grazia
dannazione eterna (Cf. n. 6). per mezzo di cui Dio la formò » (Sant'Agostino,
Chi non si trovò, ecc. Ecco la sorte riservata De ciyit. Dei, 1. XX, 17), oppure per indicare che
agli empi. le anime beate discenderanno dal cielo per riu­
nirsi ai loro corpi, che dovranno pure essere glo­
rificati. Essa proviene da Dio, che ne è il vero
CAPO XXI.
fondatore (Cf. 10; Ili, 12), e che l'ha rivestita
di bellezza e di gloria per farne la sposa di Gesù
1. Dopo aver descritto lo sterminio di tutti I
Cristo (Cf. Crampon, h. I.).
nemici di D io e la scomparsa dal mondo del pec­
cato, l'Apostolo passa ora a parlare del trionfo 3. Ecco il tabernacolo di Dio (allusione al ta­
della Chiesa (XXI, 1-XXII, 5). Dapprima gli sono bernacolo o tenda fabbricata da Mosè, dentro la
mostrati nuovi cieli e nuova terra, e una nuova quale Dio abitava, Esod. XL, 32 e ss.), ossia
Gerusalemme <XXI, 1, 8). ecco che il vero santuario di Dio adesso è presso
Vidi un nuovo cielo, ecc. Tutta la natura visi­ gli uomini, e Dio e gli uomini abiteranno per
bile sarà rinnovata e trasformata. Come infatti così dire sotto la stessa tenda, e la loro unione
per il peccato dell'uomo essa fu assoggettata alla sarà indissolubile per tutta l’eternità (Cf. VII,
maledizione e alla corruzione (Gen. Ili, 17; Rom. 15; Ebr. V ili, 2; IX, 11). Saranno suo popolo,
V ili, 19 e ss.), cosi'ancora colla glorificazione ecc. Ved. n. Ebr. VIII, 10: Cf. I Cor. VI, 16, ecc.).
dell'uomo essa verrà affrancata dalla corruzione, Nel greco invece di popolo si ha il plurale popoli,
e passerà ad uno stato migliore (Ved. n. II Piet. Le parole sarà con essi alludono probabilmente al
Ili, 7-13. Cf. Is. LXV, e ss.; Atti, III, 19-21). nome di Emmanuele (Matt. I, 23).
II primo cielo... passò come è indicato al cap. XX, 4. Asciugherà, ecc. (Cf. VII, 17). Non vi sarà
11. E il mare, ecc. Può essere,, dice Sant'Agostino più morte (Cf. XX, 14; Is. XXV, 8; XXXV, 10).
A p o c a lis s e , XXI, 5-11 677

làcrymam ab óculis eórum : et mors ultia ogni lagrima : e non vi sarà più morte, nè
non erit, neque luctus, neque clamor, neque lutto, nè strida, nè vi sarà più dolore, per­
dolor erit ultra, quia prima abiérunt. chè le prime cose sono passate.
5Et dixit qui sedébat in throno : Ecce 5E colui che sedeva sul trono disse : Ecco
nova fàcio ómnia. Et dixit mihi : Scribe, che io rinnovello tutte le cose. E disse a
quia haec verba fldelissima sunt, et vera. me : Scrivi, poiché queste parole sono de­
®Et dixit mihi : Factum est. Ego sum n gnissime di fede e veraci. °E disse a me :
et c o initium, et finis. Ego sitiénti dabo de E fatto. Io sono Taifa e l ’omega : il prin­
fonte aquae vitae, gratis. cipio e il fine. A chi ha sete io darò gratui­
tamente della fontana d ell’ acqua della vita.
7Qui vicerit, possidébit haec, et ero illi 7Chi sarà vincitore, sarà padrone di que­
Deus, et ille erit mihi fili us. 8Tim idis au- ste cose, e io gli sarò Dio, ed egli mi sarà
tem, et incrédulis, et execràtis, et homicidis, figliuolo. 8Pei paurosi poi, e per g l’incre­
et fomicatóribus, et venéflcis, et idolólatris, duli, e gli esecrandi; e gli omicidi, e i for­
et òmnibus mendàcibus, pars illórum erit in nicatori, e i venefici, e gli idolatri, e per
stagno ardènti igne, et sulphure; quod est tutti i mentitori, la loro parte sarà nello
mors secunda. stagno ardente di fuoco e di zolfo : che è
la seconda morte.
®Et venit unus de septem Angelis habén- ®E venne uno dei sette Angeli che ave­
tibus phialas plenas septem plagis novissi- vano sette coppe piene delle sette ultime
mis, et locutus est mecum, dicens : Veni, piaghe, e parlò con me, e mi disse : Vieni,
et osténdam tibi sponsam, uxórem Agni. lcEt e ti farò vedere la sposa, consorte d ell’ A-
sustulit me in spiritu in montem magnum, gnello. 10E mi portò in ispirito sopra un
et altum, et osténdit mihi civitàtem sanctam monte grande e sublime, e mi fece vedere
Ierusalem descendéntem de caelo a Deo, la città santa, Gerusalemme, che scendeva
“ Habéntem claritàtem Dei : et lumen eius dal cielo dappresso Dio, “ la quale aveva
simile làpidi pretióso tamquam làpidi iàspi- la chiarezza di Dio : e la luce di lei era
dis, sicut crystàllum. simile a una pietra preziosa, come a una
pietra di diaspro, come il cristallo.

« Is. XXV, 8; Sup. V II, 17. 5 s. X LIII, 19; II Cor. V, 17.

La prima condizione della beatitudine è l'esclu­ già quaggiù ci comunica (Rom. V ili, 23), perchè
sione di ogni male. Le prime cose, ossia la prima nel cielo prenderemo possesso di quella divina
vita soggetta al peccato, alla morte e a mille altri eredità, che. ora non abbiamo che in speranza
mali è passata, ora è inaugurato il regno della (Rom. V ili, 17).
gioia s della felicità. 8. Sorte riservata ai cattivi. Timidi per oppo­
5. Dio spiega come tutto debba essere rinno­ sizione al vincitore (v. 7) sono coloro che ricu­
vato, e a quili condizioni si potrà essere salvi sano di combattere strenuamente (Matt. XI, 12).
o. andare dannati (5-8). Io rinnovello tutte le cose. Increduli che non hanno voluto credere, oppure
Si ha cosi la grande restaurazione di tutte le cose hanno abbandonata la fede. Esecrandi (greco ab-
in , Gesù Cristo (II Cor. V, 17). E disse Dio, op­ bominabili) sono probabilmente coloro che sono
pure secondo altri un angelo (Cf* XIX, 9). De­ dati ai vizi impuri. Venefici sono coloro che pra­
gnissime di fede. Nel greco vi è il semplice posi­ ticano la magìa. Mentitori o bugiardi sono princi­
tivo degne di fede. palmente coloro, che insegnano false dottrine
6. E fatto, vale a dire tutte le cose nono rin­ intorno a Gesù Cristo. Nello stagno, ecc. (Cf.
novate; » disegni di Dio sono compiuti (Cf. XVI, XX, 9, 14, 15). La seconda morte (Ved. XX,
17). Io sono l'alfa, ecc. (Ved. n. I, 8). A chi ha 6, 14).
sete, ecc. Io appagherò tutti i desideri degli eletti, 9. Nei vv. 9-27, S. Giovanni passa a descrivere
dando loro me stesso come fonte di eterna beati­ lo splendore della nuova Gerusalemme. Il v. 9
tudine (Cf. VII, 16-17; Man. V, 6; Giov. IV, serve di introduzione. Uno dei sette angeli, ecc.
10, 14; VII, 38; ls. LV, 1, ecc.). Si dice che Dio (Cf. XV, 1, 6; XVLI, 1). Quello stesso angelo,
darà loro gratuitamente di quest'acqua < primo, che mostrò a Giovanni la rovina della meretrice,
perchè tutte le loro fatiche, e tutte le buone opere gli mostra ora la gloria della sposa di Gesù Cristo
non sono paragonabili a un bene sì grande; se­ (Cf. XIX, 7), che è la Chiesa, ossia la società di
condo, perchè tutto il merito stesso del santi è un tutti gli eletti.
gratuito dono di Dio, come dice Sant'Agostino, 10-11. Lo splendore della nuova Gerusalemme.
ep. 180 » Martini. In ispirito e quindi in visione (Cf. I, 10; XVII, 3).
7. Condizione necessaria per aver parte a tanti Sópra un monte. acciò potessi osservare la città
beni, si è di combattere, e restare costanti nella in tutta la sua ampiezza. Può essere che l’Apo-
fede e nella carità, non ostante tutte le persecu­ stolo vedesse questa città come fabbricata sopra
zioni e le difficoltà. Sarà padrone di queste cose, un monte (Cf. Is. II, 2; Ezech. XL, 2 ; Salm.
cioè dei cieli nuovi, ecc., e godrà così dell’eterna LXXXVI, 2), come lo era la Gerusalemme terrena.
beatitudine. Mi sarà figliuolo. Nel cielo sarà per­ La città santa (Cf. v. 2), della quale furono dette
fetta quell’ adozione in figli di Dio, che Gesù Cristo cose gloriose dai profeti, ecc. La chiarezza (greco
673 A p o c a lis s e , XXI, 12-18

12Et habébat murum magnum, et altum, 12Ed aveva un muro grande ed alto che
habéntem portas duódecim : et in portis An­ aveva dodici porte : e alle porte dodici An­
gelos duódecim, et nómina inscripta, quae geli, e scritti sopra i nomi, che sono i
sunt nómina duódecim tríbuum filiórum nomi delle dodici tribù di Israele. 13A oriente
Israel. lsAb Oriénte portae tres : et ab Aqui­ tre porte : a settentrione tre porte : a mez­
lóne portae tres : et ab Austro portae tres : zogiorno tre porte : e a occidente tre porte.
et ab Occàsu portae tres. 14Et murus civi- 14E il muro della città aveva dodici fonda­
tàtis habens fundaménta duódecim, et in menti, ed in essi i dodici nomi dei dodici
ipsis duódecim nòmina duódecim Aposto- Apostoli d e ir Agnello.
lórum Agni.
15Et qui loquebàtur mecum, habébat men- 15E colui che parlava con me aveva una
súram arundíneam àuream, ut metirétur ci- canna d ’oro da misurare, per prendere le
vitàtem, et portas eius, et murum. lflEt misure della città e delle porte e del muro.
civitas in quadro pósita est, et longitùdo eius 16E la città è quadrangolare, e la sua lun­
tanta est quanta et latitudo : et mensus est ghezza è uguale alla larghezza : e misurò
civitátem de árúndine áurea per stàdia duó­ la città colla canna d ’oro in dodici mila
decim m illia : et longitùdo, et altitudo, et stadi : e la lunghezza e l ’altezza e la lar­
latitudo eius aequàlia sunt. 17Et mensus est ghezza di essa sono uguali. 17E misurò il
murum eius centum quadragínta quàtuor cu­ muro di essa in cento quarantaquattro cu­
bi tórum, mensùra hóminis, quae est àngeli. biti, a misura d ’uomo, qual è quella del-
l ’Angelo.
18Et erat structúra muri eius ex làpide 18E il suo muro era costrutto di pietra di
iàspide : ipsa vero civitas aurum mundum diaspro : la città stessa poi (era) oro puro

gloría) di D io, ossia uno splendore ammirabile e 14. Dodici fondamenti... dodici Apostoli. Tutta
divino. La gloria di Dio si manifestava nell’ antico l ’autorità e la dottrina della Chiesa si fonda sul­
tabernacolo velata da una nube (Esod. XL, 34 l ’autorità e sulla dottrina data da Gesù Cristo agli
e ss.), ma nella nuova Gerusalemme si manifesta Apostoli (Ved. n. Efes. II, 20-22; Ebr. XI, 10).
in tutta la sua chiarezza e il suo splendore. La Apostoli delVAgnello. Queste parole mostrano
Ittcc di lei, ecc. Nel greco si legge : il luminare chiaro che l’Agnello non è altri che Gesù Cristo
di lei, ossia l’astro che la illuminava era simile a Figlio di Dio. Gli Apostoli sono assieme porte e
una pietra preziosa, cioè al diaspro (Ved. n. IV, fondamenti di questa città. Niuno può entrare
nella Chiesa se non accettando e poggiandosi sulla
dottrina degli Apostoli.
15-17. Le dimensioni della città santa. Aveva
una canna d'oro, ecc. (Cf. XI, 1-2; Ezech. XLVIII,
16 e ss.). La città è quadrangolare (Cf. Ezech.
XLV, 2). Tale era pure la disposdzione degli ac­
campamenti degli Ebrei nel deserto (Num. II, 1
e ss.). Dodici mila stadi. Siccome lo stadio equi­
vale a circa 185 metri, la somma totale risulta
di metri 2.220.000. E incerto se tale misura si
riferisca a un solo lato della città, oppure li
comprenda tutti e quattro. Le grandi proporzioni
Flg. 79. — Diaspro. di questa città significano il grande numero degli
eletti. La lunghezza... sono uguali. La città viene
3), ma trasparente come il cristallo. Queste ultime quindi presentata come un cubo perfetto. Tale
parole, come è chiaro nel greco, vanno unite a era pure la forma del Santo dei Santi nel taber­
pietra di diaspro. nacolo di Mosè e nel tempio di Gerusalemme, il
12-14. Le mura e le porte della città. Un muro che indica che la nuova Gerusalemme tutta intera
grande, per indicare che * la città è al sicuro da sarà il luogo della diretta e intima manifestazione
ogni attacco nemico. Alto (Ved. v. 17). Dodici di Dio (Fili.). Alcuni pensano che nell’altezza della
porte (Cf. Ezech. XLVIII, 31-34). Dodici angeli, città debba pure comprendersi l’altezza della .non-
che sono i custodi delle porte, e non vi lasciano tagna su cui probabilmente era edificata. Il muro
entrare alcun indegno. Scritti sopra i nomi, ecc. aveva l’altezza di 144 cubiti, ossia di circa 75
Il popolo d’ Israele composto di dodici tribù era metri (il cubito equivale a m. 0,52 circa). I due
una figura della Chiesa, e quindi le dodici »►tribù numeri sono simbolici ed equivalgono il primo
significano l ’universalità dei santi, ossia tutto il a 12x1000, il secondo a 12 x 12. A misura d'uomo,
popolo di Dio. Ogni porta aveva il nome di una ecc. Vuol dire semplicemente che le dette misure,
tribù d’ Israele. benché prese da un angelo, vanno però com­
13. A oriente tre porte, ecc. (Cf. Ezech. XLVIII, putate secondo i calcoli ordinari! degli uomini
31 e ss.). Le dodici porte rivolte tre a ciascuna (Cf. XIII, 18).
parte del mondo indicano probabilmente che la 18-21. I materiali coi quali è fabbricata la
Chiesa si compone di uomini appartenenti a tutti città. Diaspro (Ved. n. IV, 3). La città era fab­
i popoli 2 a tutte le nazioni. bricata d’oro puro trasparente come il vetro puro.
a p o c a lis s e , XXI, 19-27 679

simile vitro mundo. 1#Et fundaménta muri simile a vetro puro. 19E i fondamenti delle
civitàtis omni làpide pretióso ornata. Fun- mura della città (erano) ornati di ogni sorta
daméntuir primum, iaspis : secundum, sap- di pietre preziose. Il primo fondamento, il
phirus : tértium, calcedónius : quartum, diaspro : il secondo, lo zaffiro : il terzo, il
smaràgdus : 20Quintum, sàrdonyx : sextum, calcedonio : il quarto, lo smeraldo : 20il
sàrdius : séptimum, chrysólithus : octàvum, quinto, il sardonico : il sesto, il sardio : il
beryllus : nonum, topàzius : décimum, chry- settimo, il crisolito : l ’ottavo, il berillo : il
sopràsus : undécimum, hyacinthus : duodé- nono, il topazio : il decimo, il crisopraso :
cimum, amethystus. 21Et duódecim portae, l ’undecimo, il giacinto : il duodecimo, l ’a-
duódecim margaritae sunt, per singulas : et metisto. 21E le dodici porte erano dodici
singulae portae erant ex singulis margaritis : perle : e ciascuna porta era d ’una perla :
et platèa civitàtis aurum mundum, tamquam e la piazza della città oro puro, come vetro
vitrum perlucidum. trasparente.
22Et templum non vidi in ea. Dóminus a2E non vidi in essa alcun tempio. Poiché
enim Deus omnipotens templum illius est, il Signore Dio onnipotente e l ’Agnello è il
et Agnus. 2SEt civitas non eget sole, neque suo tempio. 23E la città non ha bisogno di
luna ut luceant in ea, nam clàritas Dei sole, nè di luna che risplendano in essa :
illuminàvit eam, et lucèrna eius est Agnus. poiché lo splendore di Dio la illumina, e sua
24Et ambulàbunt gentes in lumine eius : et lampada è l ’Agnello. 24E le genti cammine­
reges terrae àfferent glóriam suam, et ho­ ranno alla luce di essa : e i re della terra
norem in illam. 21Et portae eius non clau- porteranno a lei la loro gloria e l ’onore.
déntur per diem, nox enim non erit illic. 25E le sue porte non si chiuderanno di gior­
2#Et afferent glóriam, et honòrem géntium no : perchè ivi non sarà notte. 26E a lei
in illam. 27Non intràbit in eam àliquod coin- sarà portata la gloria e l ’onore delle genti.
quinàtum, aut abominatiónem ; fàciens, et 27Non entrerà in essa nulla d ’immondo, o
mendàcium, nisi qui scripti sunt in libro chi commette abbominazione o menzogna,
vitae Agni. ma bensì coloro che sono descritti nel libro
della vita dell’Agnello.

23 Is. LX, 19. 25 Is. LX, l i .

19. 7 fondamenti delle mura (Cf. v. 14) della 23. Non ha bisogno di sole perchè sarà illu­
città erano ornati di ogni sorta di pietre preziose, minata da una luce molto superiore. Lo splendore
il simbolismo delle quali non può determinarsi (gr. gloria) di D io , ecc. (Cf. n. 11). Dio è il sole
con certezzza. Esse corrispondono presso a poco a della cedeste Gerusalemme, e la stessa umanità
quelle che il Pontefice Giudaico portava incastrate di Gesù Cristo spanderà sui beati una luce im­
sul razionale, su ciascuna delle quali era scritto il mensa, che li inonderà di consolazione.
nome di uno dei patriarchi (Cf. Esod. XXVIII, 17 24. Le genti cammineranno... i re porteranno,
e ss.). Diaspro (Ved. n. IV, 3). Zaffiro, pietra pre­ ecc. Si allude alle parole d’ Isaia, LX, 3 e ss.
ziosa di color celeste. Dalle descrizioni che dello (Cf. Salm. LXI, 10). Qui non si tratta di pagani
zaffiro dànno Plinio e Teofrasto si può dedurre da convertire, ma l’ApostoIo descrive la ricchezza
che esso corrispondesse all’attuale lapislazzuli. e lo splendore della nuova Gerusalemme, che è
Calcedonio, una specie di agata dal colore latti­ la Chiesa, e la rappresenta come una città che
ginoso con macchie di rosso-fuoco. Smeraldo, riceve il tributo di tutti i popoli. La Chiesa è
gemma di color verde tenero (Cf. IV, 3). Sardo- composta di uomini di tutte le nazioni (VII, 9),
nico, una specie di calcedonio dal color rosso i quali nel cielo sono come tanti re (I, 6), che
con striscie bianche. Sardìo (Cf. IV, 3), pietra non cessano mai di rendere ad essa i loro omaggi
preziosa di color rosso-carneo. Crisolito, pietra e le loro benedizioni (Cf. v. 26).
preziosa dal color d’oro. Berillo, è una specie
25. Le sue porte non si chiuderanno nel giorno,
di smeraldo dal colore leggermente verde-giallo.
perchè essa non ha a temere alcun nemico, e nep­
Topazio, gemma trasparente dal color giallastro.
pure nella notte, poiché per essa non vi è notte
Crisopraso, specie di agata dal color verde. Gia­
(Cf. Is. LX, 11). L ’ Apostolo allude all’antico uso
cinto, pietra preziosa di color viola o rosso-giallo.
di chiudere verso sera le porte delle città.
Ametista, gemma di color viola.
26. Le sarà portata, ecc. « Tutte le genti, ossia
21. Erano dodici perle preziose di smisurata tutto il popolo dei predestinati, porterà in questa
grandezza, quali non si trovano su questa terra. città tutte le sue buone opere, tutte le sue virtù,
Ciò serve a mostrare la magnificenza dtlla celeste tutti i suoi meriti, dei quali renderà omaggio a
Gerusalemme. La piazza, oppure secondo altri, Dio e all’ Agnello » Martini (Cf. Is. LX, 5).
l ’assieme delle vie.
27. Non entrerà, ecc. (Cf. v. 8; Is. LII, 1;
22. Il santuario della città. Non vidi, ecc. I Ezech. XLIV, 9, ecc.). Nulla di immondo, ossia di
tempii sono come l’ abitazione speciale di Dio. impuro e contaminato. Nel greco vi è xotvóv *
Ora nel cielo Dio riempie tutto del suo splendore, comune, espressione ebraica per indicare tutto
ed è veduto faccia a faccia dai beati, e quindi ciò che non è legalmente puro (Cf. Atti, X, 14,
non è necessario un tempio, poiché tutto il cieìo 28). Chi commette abbominazione (Ved. n. XVII,
è un unico tempio. Si osservi come anche qui 4). Coloro che sono descritti, ecc. (Ved. n. XIII,
{ ’Agnello sia associato a Dio (Cf. XX, 6, XXII, 6). 8: XX, 12, 15, ecc.).
680 A p o c a lis s e , XXII, 1-6

C A P O XXII.

Vita beata le i cielo, 7 -5 . — Conferma delle promesset 6-17. — L a profezia va


conservata tale quale, 18-19. — Conclusione, 20-21.

*Et osténdit mihi fluvium aquae vitae, *E mi mostrò un fiume di acqua viva,
6pléndidum tamquam crystàllum, procedèn- limpido come cristallo, che scaturiva dal
iem de sede Dei et Agni. 2In mèdio platéae trono di Dio e d e ll’Agnello. 2N el mezzo
eius, et ex utràque parte fluminis lignum della sua piazza, e da ambe le parti del
vitae, àfferens fructus duódecìm, per men­ fiume l ’albero della vita che porta dodici
ses singulos reddens fructum suum, et fólia frutti, dando mese per mese il suo frutto,
ligni ad sanitàtem Géntium. e le foglie d ell’albero (sono) per medicina
delle nazioni.
sEt omne maledictum non erit àmpllus : 3N è vi sarà più maledizione : ma la sede
sed sedes Dei, et Agni in illa erunt, et servi di Dio e d ell’Agnello sarà in essa, e i suoi
eius sèrvient illi. 4Et vidébunt fàciem eius : servi lo serviranno. 4E vedranno la sua fac­
et nomen eius in fróntibus eórum. 5Et nox cia : e il suo nome sulle loro fronti. 6Non
ultra non erit : et non egébunt lumine lu- vi sarà più notte : nè avranno più bisogno
cérnae, neque lumine solis, quóniam Dó- di lume di lucerna, nè di lume di sole, per­
minus Deus illuminàbit illos, et regnàbunt chè il Signore Dio li illuminerà, e regne­
in saécula saeculórum. ranno pei secoli dei secoli.
eEt dixit mihi : Haec verba fìdelissima 6E mi disse : Queste parole sono fede­
sunt, et vera. Et Dóminus Deus spirituum lissime e vere. E il Signore Dio degli spiriti
prophetàrum misit Angelum suum osténdere dei profeti ha spedito il suo Angelo a mo*

5 ls. LX, 20.

e quindi l’espressione è metaforica per indicare


CAPO XXII. che l ’albero produrrà frutti ad ogni tempo. Le
foglie sono medicina. Espressione metaforica per
1. Nei w . 1-5 continua a descrivere la celeste indicare che nel cielo non vi saranno più malat­
Gerusalemme e la felicità dei suoi abitatori. La tie o altre sofferenze fisiche (Cf. Ezech. XLVII, 12).
descrizione dell’ Apostolo ha parecchi punti di con­ 3. Non vi sarà più maledizione (gr. anatema),
tatto colla descrizione del Paradiso terrestre (Gen. ossia esclusione. I beati non avranno alcun timore
II, 10) e con quanto si legge presso Ezechiele di perdere la beatitudine ed essere esclusi dal
(XLVII, 1-12). cielo. Anche qui si allude al Paradiso terrestre,
Un fiume di acqua viva (Cf. VII, 17; XXI, dove l ’uomo per !1 peccato incorse nella maledi­
6), ecc. Allusióne al fiume del Paradiso terrestre zione di Dio (Cf. Zac. XIV, 11; Is. XXV, 7-8).
(Gen. II, 7). Questo fiume rappresenta l’abbon­ Nel cielo non può entrare alcuna tentazione, nè
danza dei doni e delle consolazioni, di cui go­ alcun peccato, riè alcun dolore. I beati quindi
dranno i beati, e specialmente la visione beatifica, saranno sempre davanti al trono di Dio e del­
per cui Dio comunica ai santi se stesso con tutti l ’Agnello, a cui serviranno come sacerdoti (1, 6).
i suoi beni. La visione beatifica è quel fiume che
4. E vedranno la faccia, ecc. La visione del­
letifica la città di Dio (Salm. XLV, 4), ed è quel
l ’essenza divina è propriamente ciò che refcde
torrente di delizie, a cui sono abbeverati i santi
beati i santi (Cf. Matt. V, 8 ; I Giov. Ili, 2). Il
(Salm. XXV, 8). Dal trono, ecc. Dio e PAgnello
nome di lui, ecc. (Ved. VII, 3-4; XIV, 1).
hanno lo stesso trono.
2. Nel mezzo, ecc. Alcuni uniscono queste pa­ 5. Non vi sarà più nottet ma giorno perpetuo
(Ved. XXI, 11, 23, 25); non avranno bisogno della
role con quel che precede : scaturiva dal trono...
e scorreva nel mezzo della piazza, ecc. E però luce del sole materiale o della luce delie lampade,
poiché Dio stesso è la luce e il sole, e la felicità:
preferibile la traduzione adottata. L'albero della
Regneranno per tutta l’eternità.
vita. Anche qui si allude all’albero della vita, che
vi era nel Paradiso terrestre (Gen. II, 9). Nella 6. N ell’epilogo (6-21) tutte le promesse del-
celeste Gerusalemme l’albero, che vi è nel mezzo l’ Apocalisse vengono solennemente confermate da
della piazza, e gli alberi, che sorgono presso il un angelo (6-7), e poi da S. Giovanni (8-9), e di
fiume, sono tutti alberi di vita, i frutti e le foglie nuovo da un angelo (10-11), e finalmente da Gesù
dei quali rendono immortali. Anche quest’albero Cristo (12-17). I fedeli sono scongiurati a rispet­
della vita (Cf. II, 7) simboleggia la visione beati­ tare il testo del libro (18-19), e poi si ha una
fica, la quale guarisce tutti i mali, da cui furono nuova affermazione di Gesù Cristo (20) e si chiude
afflitti i giusti ih questo «mondo, li consola di tutte con un augurio a tutti i fedeli (21).
le afflizioni sofferte, e dona loro la gloria e l ’ im­ M i disse. Anche qui (Cf. XIX, 9) non è indicato
mortalità dei corpi, ecc. Dodici frutti. Numero il soggetto che parla, ma dal contesto si deduce
simbolico (Cf. XXI, 16-17). Dando mese per mese. che è un angelo (v. 8), probabilmente quello che
Nel cielo non vi saranno mesi propriamente detti, ha fatto vedere a Giovanni la celeste Gerusalemme
A p o c a lis s e , XXII, 7-14 681

servis suis quae opórtet fieri cito. 7Et ecce strare ai suoi servi le cose che devono tosto
vénio velóciter. Beâtus qui custódit verba seguire. 7Ed ecco io vengo presto. Beato
prophetiae libri huius. chi osserva le parole della profezia di que­
sto libro.
8Et ego Ioannes, qui audivi, et vidi haec. 8Ed io Giovanni (sono) quegli che udii e
Et postquam audissem et vidissem, cécidl vidi queste cose. È quando ebbi visto e
ut adoràrem ante pedes angeli, qui mihi udito, mi prostrai ai piedi d ell’Angelo, che
haec ostendébat : ®Et dixit mihi : V iôe ne mi mostrava tali cose, per adorarlo : 9E
féceris : consérvus enim tuus sum, et fra- mi disse : Guardati di far ciò : perocché
trum tuórum prophetàrum, et eórum qui sono servo come te, e come i tuoi fratelli
servant verba prophetiae libri huius : Deum' i profeti, e quelli che osservano le parole
adóra. della profezia di questo libro : adora Dio.
10Et dicit mihi : N e signàveris verba pro- 10E mi disse : Non sigillare le parole
phetiae libri huius : tempus enim prope est. della profezia di questo libro : poiché il
n Qui nocet, noceat adhuc : et qui in sórdi- tempo è vicino. n Chi altrui nuoce, noc-
bus est, sodéscat adhuc : et qui iustus est, cia tuttora : e chi è nella sozzura, diventi
iustiflcétur adhuc : et sanctus, sanctiflcétur tuttavia più sozzo : e chi è giusto, si faccia
adhuc. 12Ecce vénio cito, et merces mea tuttora più giusto : e chi è santo, tuttora si
mecum est, réddere unicuique sectìndum santifichi. 12Ecco io vengo tosto, e porto con
òpera sua. 13Ego sum « , et co9 primus, et me, onde dar la mercede e rendere a cia­
novissimus, principium et finis. scuno secondo il suo operare. lsIo sono
l ’alfa e l ’omega, il primo e l ’ultimo, il prin­
cipio e la fine.
14Beâti, qui lavant stolas suas in sànguine 14Beati coloro che lavano le loro stole
Agni : ut sit potéstas eórum in ligno vitae, nel sangue d ell’Agnello : affine d ’aver di-

13 Is. XLI, 4 et XLIV, 6 et XLVIII, 12; Sup. I, 8, 17 et XXI, 6.

(XXI, 9), oppure quello menzionato al cap. I, 1. e quindi viene ordinato a S. Giovanni di non
Queste parole, ossia tutto quello che è scritto in sigillare questi oracoli, affinchè in tutti i tempi
questo libro. Sono fedelissime (gr. fedeli) e vere essi possano trarne conforto e consolazione.
(Ved. XIX, 9; XXI, 5), ossia si adempiranno cer­ Chi nuoce, ecc. Vi è in queste parole una
tamente, perchè esse provengono da Dio. Dio
grande ironia, come se dicesse : Dopo tante pro­
degli spiriti dei profeti, ossia Dio per l’ ispirazione
messe e tante minaccie se alcuno vuol continuare
del cui Spirito parlano i profeti. 11 plurale degli
a peccare, continui pure, io lo lascierò fare, ossia
spiriti indica 1 varii impulsi e i varii oracoli, i
non lo Impedirò, ma saprò ben all tempo stabilito
quaJi però provengono tutti dallo stesso Spirito
chiedergli conto di tutto, e allora proverà che
Ved. n. I Cor. XII, 11 ; XIV, 32). Il suo Angelo, ora
Voglia dire cadere nelle mani di Dio vivo. Chi è
l’uno cioè ora l ’altro. Ai suol servi, cioè a tutti
giusto, ecc. Anche i giusti devono approfittare
i fedeli. Devono tosto cominciare ad avverarsi.
del tempo che hanno affine di crescere nella giu­
7. Io vengo. L ’angelo parla a nome di Gesù stizia e meritarsi maggior premio.
Cristo, e le sue parole riassumono tutto lo scopo
dell’Apocalisse, che è di preparare gli uomini 12. Io vengo. Chi parla è Gesù Cristo. Egli
alla venuta del Giudice divino. Beato chi, ecc. verrà tosto (III, 11) come giudice supremo, e
(Ved. n. I, 3). La fine disgraziata degli empi e renderà a ciascuno premio o castigo a seconda
la gloria degli eletti, quali appaiono in questo deJle opere che ciascuno avrà fatte (Cf. II, 23).
libro, valgono grandemente ad allontanare gli 13. Gesù Cristo afferma di essere Valfa e l'o ­
uomini dal peccato, a sostenerli nette prove z mega, ecc., mostrando così che Egli è Dio uguale
ad animarli alla pratica delle virtù. i al Pfcdre, e che perciò è in grado dì mantenere
8-9. Ed io, ecc. S. Giovanni attesta solenne­ le sue promesse e le sue minaccie (Ved. n. I,
mente di essere stato testimonio delle cose scritte 8, 17; II, 8; XXI, 6).
in questo libro (Cf. Giov. I, 14; XIX, 35; I Giov. 14. Beati coloro, ecc. (Ved. n. VII, 14). Le
I, 1). Udii le parole e le spiegazioni degli an­ parole : nel sangue dell*Agnello, mancano nei
geli, ecc., e vidi le varie visioni descritte. Mi
migliori codici greci (K A L T, ecc.) e sono pro­
prostrai, ecc., adorarlo e attestargli così la mia
babilmente una glossa tratta dal cap. VII, 17.
riconoscenza (Ved. n. XIX, 10 e ss.). Sono servo Il greco ordinario e parecchi codici hanno Invece
di Dio. I profeti che hanno predetto l’ avvenire.
quest’alt*a «lezione : Beati coloro che praticano
S. Giovanni viene così numerato tra I profeti. questi comandamenti, ma la lezione della Vol­
Quelli che osservano, ecc., sono i fedeli.
gata è generalmente preferita dai critici. CoJoro
10. Non sigillare, ecc., ossia non tenere na­ che si purificano nel sangue dell’ Agnello, ossia
scoste le rivelazioni che hai ricevute, ma comuni­ vivono santamente, acquistano il ^diritto di man­
carle ai fedeli, perchè non tarderanno a compirsi giare l j frutti dell’ albero della vita (Cf. v. 7), e
(Cf. I, 3). L ’ Apocalisse è ordinata in gran parte di entrare nella celeste Gerusalemme (Cf. XXI,
a consolare e ad animare i fedeli mostrando loro 12-13, 27) per rimanervi in eterno. Entrare per
la speciale provvidenza di Dio a loro riguardo, le porte che sono aperte a tutti i giusti.
632 A p o c a lis s e , XXII, 15-21

et per portas intrent in civitàtem. 13Foris ritto all’albero della vita e entrar per
canes, et venèfici, et impudici, et homicidae, porte nella città. 15Fuori i cani, e i vene­
et idólis serviéntes, et omnis, qui amat, et fici, e gli impudichi, e gli omicidi, e g l’ido­
facit mendàcium. latri, e chiunque ama e pratica la menzogna.
16Ego Iesus misi Angelum meum testifi­ ' “ Io Gesù ho spedito il mio Angelo a testi­
car! vobis haec in Ecclésils. Ego sum radix, ficarvi queste cose nelle Chiese. Io sono
et genus David, stella splèndida, et matutina. la radice e la progenie di David, la stella
17Et spiritus, et sponsa dicunt : Veni. Et splendente del mattino. 17E lo Spjrito e la
qui audit, dicat : Veni. Et qui sitit, véniat : sposa dicono : Vieni. E chi ascolta, dica :
e* qui vult, accipiat aquam vitae, gratis. Vieni. E chi ha séte, venga : e chi vuole,
prenda d ell’acqua della vita gratuitamente.
'•“Contéstor enim omni audiénti verba pro- “ Poiché protesto a chiunque ascolta le
phetiae libri huius : Si quis apposüerit ad parole deUa profezia di questo libro, che se
haec, appónet Deus super illum plagas scri- alcuno vi aggiungerà (qualche cosa), Dio
ptas in libro isto. “ Et si quis diminüerit de porrà sopra di lui le piaghe scritte in que­
verbis libri prophétiae huius, àuferet Deus sto libro. 1BE se alcuno torrà qualche cosa
partem eius de libro vitae, et de civitäte delle parole della profezia di questo libro,
sancta, et de his, quae scripta sunt in libro Dio gli torrà la sua parte dal libro della vita,
isto. e dalla città santa, e dalle cose che sono
scritte in questo libro.
20Dicit qui testimónium pérhibet istórum. 20Dice colui che attesta tali cose : Certa­
Etiam vénio cito : Amen. Veni Dòmine Iesu. mente io vengo ben presto : così sia. Vieni,
21Grätia Domini nostri Iesu Christi cum Signore Gesù. 21La grazia del Signor nostro
òmnibus vobis. Amen. Gesù Cristo con tutti voi. Così sia.

17 Is. LV, 1.

15. Fuori, ecc. In questa città non potranno libro, ma a conservarlo tale e quale, sotto mi*
però entrare i perversi (Ved. n. XXI, 8, 27). naccia dei più severi castighi. Ascolta. Si allude
Cani, cioè gli uomini impuri (Matt. VII, 6; Filipp. adle-pubbliche letture dei libri sacri, che si face­
Ili, 2). Omicidi, ecc. (Ved. I Cor. VI, 9). Ama... vano nelle Chiese (Cf. I, 3), ma le parole del-
menzogna (Ved. XXI, 8). Si allude specialmente I*Apostolo valgono anche per la lettura privata e
ai falsi dottori. per tutti i copisti. Dio torrà, ecc. Dio gli appli­
16. A testificarvi queste cose, che sono scritte cherà la pena del taglione.' Dal libro della vita
in questo libro (Cf. I, 1). Nelle Chiese (Cf. I, 4, (Cf. XX, 15). I migliori codici greci hanno dall'al­
11). Io sono la radice e la progenie di Davide, bero della vita (Cf. v. 2). Dalla città santa, che è
ossia il Messia Redentore. Gesù Cristo presenta la -Gerusalemme celeste XXI, 10 e ss. ; 27). Dalle
se stesso coi caratteri del vero Messia, affinchè cose che sono scritte. Queste parole mancano in
niuno tema di illusione (Cf. n. V, 5). La stella numerosi codici greci. S. Giovanni era sicuro che
splendente del mattino che annunzia lo spuntare il suo libro era ispirato da Dio, ma è noto che gli
di quel giorno eterno, à cui non succederà alcuna eretici falsavano talvolta le Scritture.
notte (Cf. n. II, 28; II Piet. I, 19). 20. Nuova assicurazione che non tarderanno a
compirsi le cose annunziate. Colui che attesta è
17. Lo Spirito Santo, che nel cuore del fedeli Gesù Cristo, come è chiaro dal v. 16 e I, 2, 5.
prega con gemiti inenarrabili (Cf. Rom. V III, 15, Egli promette prossima la sua venuta, e l’ Apo-
16, 26), e la sposa, cioè 1« Chiesa (XIX, 7-8; stalo a nome suo e di tutta la Chiesa lo invita
XXI, 9 e ss.), dicono di continuo a Gesù : Vieni, a tosto mantenere la sua parola, e dice : Così
sospirando di potersi unire a lui nella gloria. sia. Vieni, o Signore (Cf. n. I Cor. XVI, 22). La
Chi ascolta questo grido dello Spirito e della Bibbia si apre così colla creazione del mondo, e
Chiesa, oppure le parole di questa profezia, ossia termina colia glorificazione dell’umanità in Dio.
ogni fedele dica esso pure a Gesù : Vieni. Gesù
21. La grazia, ecc. (Cf. Rom. XVI, 24; I Piet.
risponde rivolgendosi a tutte le anime di buona
V, 14). Questo libro comincia e finisce in forma
volontà: Chi ha sete, ecc. Ved. n. Giov. VII, 37).
di lettera indirizzata alle Chiese. Voi, manca nel
Chi vuole, ecc. (Cf. n. XXI, 6; Giov. IV, 14).
greco. Invece di con tutti, parecchi codici hanno
18-19. L ’Apostolo scongiura i fedeli a non ag­ coi santi. L ’Apostolo augura ai fedeli la grazia di
giungere od omettere qualsiasi cosa in questo Dio necessaria a fare il bene e a fuggire il male.

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