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Ordo Amoris di Max Scheler

L’opera Ordo Amoris fa parte dei grandi capolavori incompiuti di Max


Scheler e pubblicati postumi dopo la morte del filosofo. L’opera odierna è
frutto dell’unione di due manoscritti uno del 1916 e l’altro del 1914-15, infatti,
inizialmente egli voleva soffermarsi sul concetto di sovvertimento dell’ordo
amoris ma a causa della sua scomparsa non fu portato a termine. Il filosofo
concentra la sua attenzione su un tema fondamentale per la tradizione
teologica e filosofica di ispirazione cristiana e ci induce a farci riflettere sul
valore che l’Amore, sia esso ordinato o disordinato può assumere nella vita
etica dell’uomo. La sua indagine è sul significato etico della vita emotiva e
sulle leggi di senso dell’Amore. Lo scritto rappresenta il compimento ideale
della teoria degli affetti descrivendo l’uomo stesso come colui che è capace
di amare, infatti per Scheler l’uomo prima che un ens cogitans e un ens
volens è un ens amans. Il filosofo tedesco interrogandosi su un argomento
che potrebbe sembrare paradossale quale quello dell’ordo amoris cioè di un
ordine dell’amore o di un ordine nell’amore, in realtà, prosegue idealmente
un percorso iniziato da Agostino d’Ippona e proseguito da altri autori.
Agostino identificava la virtù stessa con il corretto ordo amoris e in
particolare con la capacità di amare il Creatore in modo autentico senza
anteporre a Dio una realtà di grado inferiore. Secondo Agostino nell’atto di
amare è indispensabile rispettare una gerarchia infatti solo attraverso un
amore ordinato l’uomo può vivere in modo giusto e santo imparando a
discernere cosa deve essere amato come bene eterno da cosa deve,
invece, essere amato come bene finito. Egli, infatti, nel De Civitate Dei
riferendosi alla virtù come ordo amoris, scrive: “ Cosi è ogni creatura.
Essendo un bene si può amare bene o male, cioè bene nel rispetto
dell’ordine, male nella violazione dell’ordine”. Allo stesso modo nel De
Doctrina christiana illustra dei precetti da seguire per avere un amore
ordinato: “evitare di amare ciò che non è da amarsi ”, “evitare di amare di più
ciò che è da amarsi di meno” “evitare di amare ugualmente ciò che si
dovrebbe amare di meno o di più” “evitare di amare di meno o di più ciò che
deve essere amato allo stesso modo”. A rivalutare l’idea agostiniana di ordo
amoris è Pascal che parla di un ordine del cuore distinto da quello
dell’intelletto egli infatti scrive: “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non
conosce” e nei suoi “Pensieri” afferma: “il cuore ha il proprio ordine,
l’intelletto il suo. E non si dimostra che si deve essere amati indicando
ordinatamente i motivi dell’amore infatti ciò sarebbe ridicolo , infatti Cristo e
San Paolo hanno l’ordine della carità non dell’intelletto infatti volevano
infiammare, non istruire.” Pascal rivaluta il sentimento come una sorta di
organo della certezza religiosa scrive, : “ E’ il cuore che sente Dio e non la
ragione” noi conosciamo la verità non per mezzo della ragione ma
servendoci del cuore. Se da un lato Scheler è un continuatore della linea
filosofica agostiniana dall’altro lato con la sua etica si contrappone tanto
all’empirismo e al naturalismo quanto a Kant. Dell’etica kantiana rifiuta
nettamente il formalismo infatti ritiene che la materia pura dell’etica siano i
valori assoluti ed eterni da non confondere con i beni o gli oggetti empirici
che incorporano i valori, più che negare Kant egli vuole andare oltre il
filosofo di Koinesberg. Per Scheler l’ordo amoris riflette il nucleo
fondamentale ossia il sistema dei valori e la struttura degli atti d’amore e
d’odio del soggetto personale e costituisce la fonte originaria di ogni sua
esperienza etica. In realtà sembrerebbe impossibile parlare di ordine per una
passione spontanea e di indole ribelle come è l’amore ed è per questo che
egli ritiene che non sia una costruzione arbitraria ma partecipa ad un ordo
amoris assoluto ed universale come egli stesso scrive: “dal granello di
sabbia fino ad arrivare a Dio”. Egli infatti descrive l’ordo amoris non solo
come ordine divino ma come centro dinamico ed interiore-affettivo della
persona e arriva ad identificare l’agostiniano ordine dell’amore con il
pascaliano ordine del cuore. Il filosofo tedesco ritiene, infatti, che la capacità
di amare sia il nucleo fondamentale dell’uomo in quanto livello più elevato
della vita morale stessa. L’ordo amoris può avere due significati uno
normativo e uno descrittivo, non potrebbe essere normativo perchè qualora
fosse cosi potrebbe essere stabilito da una volontà sia essa uomo o Dio ma
non potrebbe essere conosciuto dall’uomo in modo evidente. Mentre sotto
l’aspetto descrittivo l’ordo amoris diventa il mezzo per scoprire la formula
etica fondamentale in base alla quale il soggetto vive ed esiste dal punto di
vista morale. Il nucleo fondamentale dell’uomo spirituale, per Scheler , più
che il conoscere e il volere è il cuore. Scrive, infatti, chi ha l’ordo amoris di un
uomo ha l’uomo stesso poiché chi ha l’ordo amoris di un uomo possiede la
fonte originaria che alimenta tutto ciò che da questo uomo proviene. Scheler
si sofferma anche sul concetto di destino egli sostiene che l’uomo non viene
attratto sempre dalle stesse cose e dalle stesse persone ma dallo stesso
genere di cose e di persone e questi generi che sono modalità di valori lo
attraggono o lo respingono a seconda del preferire o meno ma in questa
attrazione o repulsione si cela ogni volta l’ordo amoris dell’uomo e cosi come
non viene mutata la struttura del mondo-ambiente cosi non cambia la
struttura del destino dell’uomo nel momento in cui vivrà, vorrà, compirà e
creerà qualcosa e mentre l’ordo amoris è riferito alla dimensione del tempo il
mondo-ambiente è riferito allo spazio, questi infatti si fondano sugli stessi
fattori. Per Scheler non possiamo definire come nostro destino tutti gli eventi
intorno a noi che noi sappiamo di aver voluto o prodotto liberamente ne
possiamo definire destino tutto ciò che ci sovviene dall’esterno ma può dirsi
destino solo ciò che si trova nella possibilità di esperire il mondo e il destino
varia da uomo a uomo, da popolo a popolo anche se gli eventi esterni sono
gli stessi. Per comprendere il concetto di ordo amoris bisogna tener presente
il significato del disordine del corretto ordo amoris cioè quali tipi di disordine
esistono e quale è il procedimento che ci conduce da una condizione
ordinata ad una disordinata, praticamente aver chiaro il concetto di
sovvertimento dell’ordo amoris e quindi come si riesce a stabilire in un
soggetto il corretto ordo amoris. Una forma di sovvertimento è l’infatuazione
che spiega come un uomo venga trascinato verso un bene finito e di come
resti intrappolato sottolineandone il carattere illusorio. L’infatuazione può
essere assoluta quando il valore di un bene finito occupa lo spazio
dell’assoluto e relativa nel caso in cui l’uomo trasgredisce l’ordine gerarchico
oggettivo di ciò che è degno di essere amato . Per caratterizzare i
sovvertimenti dell’ordo amoris occorre evitare tre principali errori : - la
concezione platonica dell’amore ossia la teoria delle idee innate degli oggetti
d’amore ma noi non abbiamo alcuna idea innata ne conscia ne inconscia.
Infatti tutte le esperienze di ciò che è amato o odiato nascono
dall’esperienza e si sono formate in un secondo tempo per mezzo della
riflessione e della comparazione.
– la concezione empiristica secondo cui ogni costituzione degli orientamenti
dell’amore e dell’odio risulta solo dall’esperienza concreta che l’uomo fa del
proprio ambiente. E , quindi, anche l’empirismo crede che sia stata fatta
precedentemente un’esperienza dell’amore e dell’odio.
– la versione naturalistica, dottrina di impostazione recente secondo la quale
tutti i diversi modi dell’amore e dell’odio sarebbero modifiche dell’amore.
L’idea di un ordo amoris corretto e autentico corrisponde per noi all’idea di
un regno oggettivo, indipendente dall’uomo e composto da tutti gli aspetti
che nelle cose sono degni di essere amati in base ad un ordine che
corrisponde solo a qualcosa che noi possiamo conoscere ma non creare. In
questo contesto si inserisce il concetto di destinazione individuale e si tratta
anch’essa di conoscere, in particolare scoprire il posto che spetta al soggetto
nel piano salvifico quindi come se fosse una vocazione che il soggetto può
realizzare o non realizzare ingannandosi. Non è corretto dire che essa è
soggettiva benché si riferisca ad un soggetto in quanto può avvenire che un
alto riesca a riconoscere la mia destinazione meglio di quanto sappia fare io
stesso e può avvenire che un altro mi aiuti al raggiungimento della mia
destinazione e tutto ciò è parte della destinazione universale di ogni essere
spirituale finito cioè vivere, agire, credere, sperare e costruire qualcosa in
comunità rispettandosi nella reciprocità. E’ importante distinguere la
destinazione individuale dal concetto di destino in quanto la destinazione
può trovarsi in una relazione armonica o conflittuale rispetto al suo destino
mentre la destinazione individuale ha a che fare con il discernimento, il
destino è solo qualcosa di cui possiamo prendere atto. L’identificazione fra
destino e destinazione è detta fatalismo mentre può verificarsi anche un
conflitto in particolare si ha una relazione tragica laddove l’uomo o un popolo
è costretto dal loro destino ad agire contro la loro destinazione. Scheler si
sofferma anche sulla forma dell’ordo amoris e a rendere l’idea è un aforisma
di Goethe che scrive: “Chi in silenzio si guarda attorno, impara che l’Amore
forma ”, per Scheler l’amore è una sottospecie cioè una forza parziale della
forza universale che agisce su ogni cosa ed è un divenire, un continuo
crescere, salire delle cose nella direzione di Dio. L’amore è ciò che risveglia
la conoscenza e la volontà ed è la madre dello spirito e della ragione. L’ordo
amoris è il nucleo dell’ordine del mondo inteso come ordine costituito da Dio
e in quest’ordine si trova anche l’uomo come degno e libero servitore di Dio.
L’amore ama e nell’amare guarda sempre un po’ oltre rispetto a ciò che ha e
possiede tra le mani e la passione che lo suscita può stancarsi ma l’amore
non si stanca, è infatti come un’acqua che ne accresce la sete quanta più se
ne beve. Quest’ordine non è un semplice comando, un ordinare come
imporre, ma una forza strutturatrice, formatrice, anche generatrice: una
matrice di senso e di valore. Nessuno può affermare con certezza che nella
vita emotiva non esista un ordine di fatti che pur rimanendo in principio
nascosto può essere accessibile alla scoperta cosi come il mondo della
matematica e dell’astronomia, il problema è che non vi sono uomini disposti
a scoprirlo anche perché gli interessi utilitaristici che ne possono derivare
sono pari a zero. Inoltre il Medioevo aveva ancora un cultura del cuore
mentre l’uomo moderno ritiene che nell’ambito della vita emotiva non ci sia
nulla di fisso, decisivo e vincolante ma, in realtà, l’uomo stesso non si
preoccupa di andare alla ricerca di questo in quanto nelle epoche più recenti
mancano proprio le basi più elementari per una possibile ricerca. La
conseguenza di questo atteggiamento porta ad affidare alla psicologia
l’intero ambito della vita emotiva dimenticandoci che l’oggetto della
psicologia è l’io individuale e sfugge alla ricerca psicologica il compito di
ricercare le leggi di senso che governano gli atti dello spirito cioè gli atti
intenzionali non empiricamente oggettivabili, compito che spetterebbe alla
ricerca filosofica in quanto noi viviamo nelle cose e nel mondo prima di tutto
con la pienezza del nostro spirito. Per quanto riguardo, invece, il rapporto
odio/amore, Scheler afferma che l’odio, essendo l’esatto contrario dell’amore
è la negazione emotiva del valore e quindi dell’esistenza ed è solamente la
conseguenza di qualche amore scorretto o confuso. Inoltre, ritiene che pur
essendoci alla base svariati motivi per odiare, ogni atto d’odio è
caratterizzato sempre dalla stessa legge interna: ogni atto d’odio è fondato
su un atto d’amore, senza l’atto d’amore, l’atto d’odio manca di senso.
L’amore e l’odio, quindi, hanno alla base lo stesso interessamento per un
oggetto che inizialmente è positivo. Bousset scriveva: L’odio che si prova per
un oggetto deriva solo dall’amore che si ha per un altro oggetto, infatti io
odio la malattia perché amo la salute. Amore e odio sono atteggiamenti
emotivi contrapposti in quanto non si può amare ed odiare in un unico atto la
stessa cosa ma non sono cooriginari in quanto il nostro cuore è destinato
prima ad amare e non ad odiare, l’odio è solo una reazione ad un amore
scorretto. Da qui deriva anche la legge che spiega l’origine dell’amore
basato sul risentimento, secondo questa legge ciò che viene amato per
risentimento rappresenta l’opposto di qualcosa che in passato si odiava.
Questo, infatti è un amore apparente ma non reale in quanto l’uomo che ora
rivolge odio verso ciò che prima amava lo fa solo perché sono cose che non
può possedere e rivela la sua impotenza nell’ottenerle. L’odio, però, non
risale ad una colpa personale cioè non è una colpa attribuibile a chi odia ma
l’odio stesso può provenire da un punto qualunque dell’intera comunità
umana in virtù di un sovvertimento dell’ordo amoris quindi l’odio rappresenta
sempre una rivolta del nostro cuore e della nostra vita emotiva contro una
violazione dell’ordo amoris ed un altro presupposto per l’odio è che un bene
di grado inferiore prende il posto di uno di grado superiore.
Per cercare di rianimare la cultura del cuore Bousset scriveva: Togliete
l’amore e non ci sarà più alcuna passione, ponete l’amore e le farete
nascere tutte. L’amore e’ quella voce che dovremmo ascoltare, a cui invece
siamo spesso sordi, come filosofi e come uomini..

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