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1? ^1 U JL T E D 1 V 1 S_A
IN SEI L 1 B R I . X"” V
IN MELANO
^p^rejfo dìGlomnn Antonio de gli ^ntonij.
M D L I X.
^IL^TTOTll'
DOT^I^O ALESSIO
LIBRO PRIMO,
ordine ET SECRETO DA
conferuare la gioucntà,et ritardar la uecchieT;^
%a,& mantener laperfond fempre fana&
uigorofa , come nel pià bel fiore della
fua età .Et tutto queflo è ritratto da
molte efi>erien%e che ungrand'huo-
mo ha fatte in rnoWanni, àbe-
nefìcio d'una gran Signora.
Et in tali ejperien^e è cofa certifiima, che ha ritor^
nato come in età di. jd.ò.jg. anni, un uecchìo,
che già era di fettunta, & tutto canuto,&
malifìirno comple(iionato,& offìsfo
da molte forti d’infermità.
A DISSOLVER’ORO IN L 1 QJV O R.
potabile da ufare à pigliar per bocca per conferuar
lagiouetùet la fanità,cofi dafe folo,come mefeo-
lato col fopradelto liquore,&fana ogni infer¬
P & il Settembre.
igliate maina,& fatela bollire in acqua , tanta
che fia quafi disfatta tutta;poi colatela,cthab-
hiate Scna,&fcorga di legno d'India,ch'è chiamata
legno fanta,an.onde fette che fieno fottilifiimamente
fefli et paffuti per fetaccio;Sale arrnonìaco,àue dra-
mc : & mettete la detta decotione di maina al fuoco
con me'ga libra di mele,& fia la decottione ftn'à due
carraffs.ordinarie ,<& aggùmgeteui mega libra di
Tartaro di botte,et fatela bollir foauemente per me-
%a hora,fchmmàdo bene il mele.Voi colatela,<&' co-
fi calda & bollente uenìtela buttando à poco à poco
in una pignatta doue fieno le fopradette polueri di
Scna,legno fanto,&Sale armoniaco ; & mentre la
buttate , uenitefernpre rimenando con una mefcola
di legno ò con un bafione . Et fubito coprite poi la
la pignatta con un coperchio appmcchiato prima»
PRIMO. 12
che ferri & fgiUì bene ; & impafiatelo intorno alle
gimture,chefer modo alcuno non pojfa rejpirare;ó^
co/i mettetela al fuoco per lo (patio di due pater no-
flri & non pià,poi leuatela dal fuoco,& auolgetela
in un caue^p^le di piuma fcaldato al fuoco , ò in un
ma/ìello ò barile di fcmola,pur fatta calda,òcon pa¬
ni caldi, che fiia benejìufata , & coft lafciatela per
diece ò dodici bore,poi apritela, &■ colatela per fe-
taicio òjìamigna,ò caneuaccio raro-,poi habbiatefrd
tanto apparecchiato una me%a caraffa di uino bian¬
co,et dentro rneffouìfìnà tre òquattro onde di l{eu-
barbaro in pegpri, che fia flato co fi infufione per
uno odue giórni,&quel uino metterete poi con tut¬
tala detta decotione delle cofe fopradette,cofi cola¬
ta , & ui aggiungerete un^oncia di aloe epatico pre¬
parato come difopra è detto , ò almeno come lo uen-t
dono gli jpetiali,the lo chiamano aloè loto, con fuco
di rofefo come ftfla,^ metteieuelo ben poluerigato,
& mega oncia di enfia. Et tutta quejìa compofitio-
ne ferbate in(ìafeo, ò in pignatta ben coperta . il
modo di pigliarlo è che la mattina all’alba fe ne pi¬
gli un megp bicchiero, opiu, fecondo i bifogni,&- le
perfone,& fa caldetto, & poiflia un poco in letto^
& dorma fe può,& poif ; uuol leuarfi &■ andar per
cafa,o fuori alle fue faccende può farlo à fuo piace¬
re . Ma lo flave in cafa e fempre piuficuro,& prin¬
cipalmente perii bifogrii del mouimento del corpo;
&fe ne può pigliar cinque,fette,none,ò undici mat¬
tine , che i molti non pojfono far danno . Et è falu-
tifera & pretiofa beuada al corpo umano,^ chi ufo.
quefta non ha bifogno d’altre purgatìoniò medicine.
LIBRO
FACILISSIMO ET OTTIMO RI-
medio à fanare ogni cruda forte di mal Franco fe,co(i
doglie come piaghe Agonie,et è dipocbifimajpsfa,
& non ha bifogno di fare in letto y ni in cafa,an'xi
fi può fare andando per maggio.Et uale an¬
cora ad ogni forte di dolor digìunmre^ et
A SANARE LE EMORROIDI
ò maraueUe in una notte, fecreto
V come un legno .
N monaco difanto ^gojìino, perfona dotlifi-
tna,&che hauea infiniti fecreti rari, le fece
tifar quefii rimedij,<&- in diecefette giorni fu fana,&
Henne colorita & bella come cra<prima . Vrimìera-
mentehauca un fornetto fatto àpofla , come quello
del pane , & lo fa^ea fcaldar con Bjìfmarino ahru-
fciandolo dentro come fifa delle legne nel forno del
fane,& in quel fornetto facea cuocere alcuni pani
f icciolini,et alcune fvcdcciette,et quelle fole & non
altro facea mangiar alla Dona per otto o dieci gior¬
ni, & la facea bcuer uh bianco picciolo, (& fcnga
acqua,&' magiar cibi gentili con canella & xitcche-
ro ,& ogni mattina le facea pigliar un dito in un
hicchiero della infraferitta acqua, cioè , acqua uitc,
me^a carraffa,& dentro ui mctteua lafcorga gialla
d‘un mego cetrangolo ò narancio giallo ^ fatta in
feg^; fiori di tgofmarino un pugno , cannella fina
mi oncia , goffrane un quarto dì dramma, bengioi
una dramma & un poco dimufco;&‘lafaceala-
uar tuttta,o far fi bagnare indecotione di Bj)fmarh
no &• altre erbe odorifere una uolta la fettimana,
et ogni fera ungerfi tutto il petto col fopradetto oglia
PRIMO. ig
diflillato,&bollitoui l’affentio dentro. EtfopratUìo
la facea leuar tardo la mattina , &• tenerfi la notte
un guancialetto allo fiomacojó- alcune uoIte le fa¬
cea mangiar confettione di diambra;&‘ in diecefettc
giorni fu tornata coft bella & fana come era prima,
non hauendo i medici in tanto tempo potuto farle
cofa che l’hauejfe giouato per fanarla.
A FAR’OGLIO DI ZOLFO
da fanare ogni cancro, fiflola,
A CAVAR SAE T T E O
RIMEDIO PERFETTISSIMO
P IgliateMenta,SaIuM,Telugio,Bj>fmarino,Ijfo-
po„Jrtemì/ia,MentaJìro,Calamento,Camomil-^
la,Millefùlio,erba di Jan Giouanni, ^Jl'enxp, Abro¬
tano,Centaurea,un pugno di ciafcuna,&fatele bol¬
lire con uin bianco buono in una pignatta netta, &
fate che fia la metà erbe & il rejìo nino, &fate che
bolla fin che cali la ter-ga parte , poi fate queflo
oglio . vigliate aglio antiquo onde due ; oglio di
di porri & d’amandole ana oncia una ; fuco diruta
oncia mega;maluagia oncia una etmega;poi piglia¬
te una ampolla che hahbia il collo lungo , & fateli
bollir àfuoco lento,tanto che fieno quaft confumati
li detti fuchi & maluagia,poi leuateli dalfuoco,&‘
metteteuidentro quefic cofepoluerigate, cioè,Jpico
nardo, coloquintida,cajioreo,majìice,anagraniuno.
& mego, & turate bene la detta ampolla che non
isfiati niente , <&■ ponetela in una pignatta piena
d'acqua, sfatela bollire per Jpatio di tre bore, poi.
leuatela dal fuoco , & notate il detto liquore in un
piatto & mettetelo al fole,& lifciateglilo tanto che
C 2
LIBRO
diuent? chiaro,poi Colatelo perpcct^ fattile,et pre¬
mete bene la fojiantia ; dapoi pigliate grano uno e
megodi mufco,et incorporatelo bene col detto aglio,
menandolo deflramente.con una jpatula;i&'acciochc
s’incorpori bene, mettete il mufco in uno fcodellino,
& à poco d poco incorporatelo col dotto aglio , poi
ferbatelo in un’ampolla ben turata con cartapecora
^ cera, poi pigliate la pignatta con lefopradette
erbe,& mettetela al fuoco, & fcaldatcla bene, &
figliate un’ombuto di ferro flagnato,<&‘ cfuando an¬
date a dormire,col detto ombuto coprite la pignatta
che fta ben calda con la bocca larga,& con lo foni¬
le pigliate il fumo nell’orecchia per Jpatio di meglìo-
ra,etcome hauete pigliato il fumo,faldate il fopra-
detto oglio che fta tepido,mettetene nell’orecchia
due ò tre goccio^ & floppate l’orecchia con bambace
mofcata,& andate à dormire. Qjiando fate la detta
frofumigatione,habbiate delle faue feeche,et mafii-
catele in bocca,& rompetele condenti, poi fatatele
fuori 3 & queflo fi fa accioche li pori dell’orecchia
s’aprano, &con la gratia di Dio in pochi di farete
fanato,s’è pofbile che per medicina poffa fanarfit;&
molti fe ne fono fanati in queflo modo ;<&fe in que-
flo modo non fi rifancrà, non li fate più altro rime¬
dio . Et non guardate che nell’orecchia ui uengano
alcuni bucinamenti,che uì uerranno ,feguite pur la
medicina,che con le gratia di Dio uedrete miracoli ;
che fefofle flato trent’anni fordo, udirete , pur che
non fiate nato fordo , &ufate piloleche purghina
la tefla,& mangiate buoni cibi.
r R I M o . 19
A GVARIRE VNA DONNA CHE
H in molte perfone.
Abbiate uno feudo d'oro uno anello d'oro fen-
Xa pietra,ò altro pexptp d’oro,ét infocatelo che
fia ben rojJo,&'con ejfo feottate ìporri molto bene,
& fe mn hmete oro fatelo con ferro, oucro con un
carbon di fuoco,dapoi fiate coft un poco,& lauateli
co lefìia forte,et cofi fate fin'à tre uolte,ò tutte in un
giorno ih in diuerfi giorni. Voi pigliate un [{affati»
che fa graffo, &fateui dentro unafoffa più grande
che jipuò,cauandone la fua tafia, tal che ui fi poffa
rimettere ,& farne coperchio à detta fofja.Dopo
queflo empitelo di fai trito fottilmente, dapoi copri¬
telo col pexgtp fuo, & mettetelo in una fcodella , O*
cofi lafciateio una notte,& la mattina trouarete che
nella fcodella farà difcefa acqua dal detto [{affano,
che farà l'acqua del fale con la uirtùdel [{affano,
& quefla adopratc à bagnami i porri molte uolte il
giorno, tenendoui fupra una pexgta bagnata in effa,
& in due giorni fi uedran tutti i porri ficchi eìr ca¬
duti,ouero fatili à tirarliuia,&poi ungeteli luogo
con unguento aureo,oucro lauatelo con la medefima
acqua,& non fi troua il migliore,nè più bello,ne più
facile , & uero rimedio per tal cofa che quefló . Se
non hauete il Ejxffano groffo,potete far detta acqua
con radici piccole,tagliandole in fette fittili & lar¬
ghe , & facendo unfolaro d'effe in una fcodella
poi uno di fiale,poi un'altro di radici, & un'altro di
fiale , & trouerete l'acqua conte detto.
e ^
LIBRO
ALLA PVNTVRA O MALDICOSTA
rimedio facilijiimo,col quale oltre à molte ejperieno^
che fe ne fon fatte, fu fanato un fabro che già baueo-
ferrati identi,&• no hauea dormito due notti,& ha-
P
AL MEDESIMO COSA PROVATA ET VERA.
igliate T?olipodio,di quello che nafee fattole ca
flagne,fe ne potete hauere, fi non pigliate, dell’
altro,fatene poluere,et datene in uino ò con me¬
le,due leoltc. il giorno, quato farebbe fopra uno feu¬
do,per uent’un giorno continuo, corninciando d- Lu¬
na mancante,&■ facendo buon regimento.di aita.
PRIMO,
A FAR TORNARE ET RITIRARE
là pelle dapoi che farà jeàa'ÌoH.go'^0.
P AL M EDE S 1 M O.
igliate roniini,& feccatele in forno,& fatene
poluere,et mettetela per bocca fopra il male fe
è pofibìle,fe non mefcolatela con mel rofato,<&con
un poco diamito,& mettetelain bocca,& lafciate-
la feorrere daper fe,& ucdrete e ffetto mirabile.
P AL medesimo;
igliate oglio di uetriolo Ifoniano, &-mèttetdne
due ò tre goccio in uin bianco,et con quélio'gar-
gàrifate più uolte,^ guarirà.
P AL MEDESIMO.
iglia 'Dittamo bianco,tormentiUa, coralli bian¬
chì,gentiana,boloarmeno , terrafigillata, paty
ti uguali,polueri’gati ,& metteli in un bicchiero à di
fcretione con acqua d’endiuia, acqua diruta , acqua
rofa,acqua di fcabiofa,et aceto bianco,parti uguali,
ma che l’aceto nuanifi un poco fiopra le dette acque,
& falle fcaldare,& dalle à beuere à l’infermo,et fa
che uadi à letto ben coperto , & che fudi, & farà
guarito.
LIBRO
CONTRAPESTE RlPA-
P ratione mirabile.
iglia dittamo bianco,arijhlogia ritonda , Car-
lina,Verbena,Getiana,Zedoaria, corno di cer-
uo,ana onde due,& unmanipolo di ruta,& peflale
un poco,^ piglia un fiafco che tega almanco fei in-
ghiflare, & empilo di nino del miglior che tu puoi
trouare,& mcttiui dentro tutte le fopradette cofe,et
lafciauele coft flare;& quado fara il tempo di fojpet-
to,piglia un mexp bicchiero del f ìpradetto uino ogni
mattina inna^ che efebi di cafa a digiuno,ma piglia
prima una noce,& un fico,&due ò trefrondi.di ru-
ta,& faraificuro dalla pefle.
P AL MEDESIMO.
iglia fuco di una cipolla hianca,et mele,et ace-
to,&fuco diruta , &di erba mille foglie ana,
& mefcolali ,& danne alpatientc due tergi di un
gotto,& flia per fei hore nel letto ben coperto fiche
fudi,che è cofa efferimentata.
P
A TEMPO DI SOSPETTO DI PESTE.
iglia pulegio co guccaro rofato,&fanne lettua,
rio,et ufane al tepo foretto quanto è una cafla-
gna ogni mattina à digiuno, che è prouata da molti.
LIBRO
P
ALLE PETTECCHIE OTTIMO REMEDIO.
igliateRjupontico frefco,radiciditormentilla,,
dittamo bianco,ana onde due , & ogni cofa ben
pefia mettetein una carrajfa,et fopraponeteuiacqua
di pog^ tanta che fopr’auangi fino à mego palmo,
& fate le bollire fin che cali la terga parte , à fuoco
foaue <& chiarò,&fenga fumo ; dapoi colatelo, che
farà in color come nino , &■ fendatelo in uafo di Me¬
tro.Et quando bifogna datene aWinfermo un bicchie-,
ro ben caldo la mattina etimo la fera due bore aua~
ti cena,dapoi cuoprafi molto bene che fudi,^ quan¬
do uerranno le petecchie fuori, diuentarà come le-
profoi&fanerà.
r R I M O. 47
CONTRA LA MORTALITÀ
VNGVENTO MORTIFICATIVO
OLIO PERFETTISSIMO
contra pefie & contra ueleno.
SECRETO GRANDISSIMO DA
guardar le perfone di non pigliar pefie.
Et queflo fu prouato in Inghilterra da tutti i me¬
dici in quella grandifima pejiilentia dell’anno,
l'y^é.che occupò quafi tutto il mondo.
Et non fi trouò alcuno che ufaffe
quefls rimedio,che non fi
conferuaffe fano.
P Stefano , ò di fant’Antonio.
igliate granelli d’edera,et fateli feccare all’om-
bra,& conferuateli in una fcatola; & uenendo
che alcuno habbia la pefle,pigliate de i detti granel¬
li, & fatene polucre fattili fiima in un mortaio ben
netto,&di dettapoluere datetene all'infermo in un
mexp bicchiero di uin bianco,tanta quanta filaria fo-
pra un feudo,& fatelo ben coprir, èrfiuderàgràde-
mentc,& poi che hauràfinito difudare ,fatelimu-
tar la camifid, e i lenguoli,et glialtripani del letto;
et fi so trouati di quelli,che haueano pigliata quefila
poluere la ferà,&la mattina fi fon trouati tanto be¬
ne,che fi fon algatl,& uè filiti,&andati per cafa,&
finalmente guariti in tutto.Vn Milanefe nidi io l’an¬
no. i'^aq.in.Aleppe,chehaHea la pefle, érunan-
guinaia alla cofeia , & un carbone fiotto il braccio
manco ; & hauendo la mattina pigliata di quefila
poiuere,&‘ poi pigliatene ancora la fera, la mattina
feguente fi trouò con ambedue quei carboni rotti da
fe file fi mlracolofamente per uirth di quefila bene^
detta medicina , data dalla gran clementia d'iddio
per fallite delle fue creature . Et però configlierei
che ogni citiàidafcuno che ha luogo commodo ; cofi
neUa
PRIMO. 4P
nella terrct,nc i giardini,òcortiliy come di fuori alle
fojfefìioniyfacejje d’hauer piante di cdera,perhauer
Jcmpre prouifione di quantità di detti granelli, &
che ognanno fi ricogliejfe , & conferuaffe con dili-
gentia per libi fogni, da quali Iddio per fua diurna
rnifericordia guardi i fuoi fedeli.
BELLISSIMO ET FACILISSIMO SECRETO
dafanar lapefle , con tirare il ueleno fuori
Libro Secondo.
P molto pretiofio.
lgliafi una libra di amandole dolciben modate,
fiori di melangoli o naranci quanto uipiacc;&
i fiori in tre patti ugualmente fi diuidono , & fiopra
un panno di lino,bello,& candido primamente una
parte di quelli fi ficnde in un criuello ò fietaccio , &
dapoi dij'opra di efiifi mette la meta di dette aman¬
dole,fimilrnente fiefie; &dapoicon un altra parte di
detti fiori fi ricoprono,&in fìmil modo il reflo fi co-
pone,talmente chele amandole refìino in mexp de i
fiori nel detto cria elio, & cofifi laficiano fin à fiei
giorni,ogni giorno rinuouando i fiorfidapoile aman¬
dole primieramente ben fi peflano,^ in una pegja
bianca fra lo firettoio fi fìringono molto bene, &■ fie
necaua un lucidifìimo oglio;alqualeaggiugendo al¬
quanto di Tubetto,& mufico , & bengioì,fi laficia in
un uafio ben turato al Sole per otto giorni.
OGLIO DI GELSOMITtfl
S & garofolì.
I pigliano amandole dolci ben pefle & monde,&•
fiori digelfiomini quanti uipiace, & fìrato fiopra
Arato componendo fi fanno fare in luogo umido per
fialio di dieci giorni continui,poi [t pefìano , &■ con
lo firettoio fe ne caua Voglio fila uirtù delquale ficrue
à molte cofie;& in quefto medefimo modo fi caua de'
fiori digarofoli,& d’altri fiori.
H 3
LIBRO
OGLIO DI NOCI MV-
P rOLVERE D’IRIOS.
lgliafi Irios eletto, & fottilmente pefio con ac¬
qua rofa ben s’imbeue,poi fi flendefopra un fe-
taccio coperto,poipigliajì florace calamita,bengioì,
ana oncia mega be poluerigate,& in mego bicchie-
ro d'acqua rofa fi infondono fiotto fietaciioben co¬
perto intorno,perche non refpiri, érfiopra la braci»
fifa bollire, & in quefio modo l’irios afeiugandoft.
uienà pigliare il profumo di dette cofie,& cófieruafii
poi,che èpoluere molto buona per dare odore àpan-
ni & ad altre cofie perfettifiima.
P POLVERE DI VIOLETTA.
lgliafi Irios,bottoni di refe,ana libra unaficor-
ge di cetro fiecche onde quattro,garofioli, fan-
dali citrini,lauanda ben fiocca, coriandri, ana onde
due;nod muficate onda una;maggiorann fiecca, fio¬
rate calamita,ana oncia una & mega;& finalmete
bengioì eletto onde fiei,& ogni co fa fiottilmente pol-
uerigata,&fietacciata,& è fatta . Serbatela in am¬
polla di uetro bene atturata,accio che non refiiri.
POLVERE BIANCA PER SACCHETlNl.
LIBRO
acqua, rofa quanto hafia fi fanno bollire, dapoi fi pi¬
glia aUimefcagliuolo brufciato libra una,ben fetac-
ciato, & con la dett’acqua fi imbeuc , & fannofene
pilolette,ò trocifchìicome lupm,& all'ombra fi fan
ben^afciugare ,dapoi fi poluerixano ,et di nuouo ftpaf
fa par fetaccio ,&è fatta .Ma quando uolefle farla
mufcata,fi piglia ambracane, mufco ana fcropulo
uno,xibetto grani dieciotto, & ogni cofi mefcolan-
doinficmefimetteinfacchettiniditela òdi zenda¬
do,efr fi mettono nella cajfa tra i panni, che è co fa
molto rara.
P alla Damafchina.
Igliafi libra una di fapone del migliore che fi
pofi'ahauere,&fùttilmentegrattato òrafo, ci-?
namomo eletto,nodmufcate, fiorace calamita , ana
onda una,legno aloè dramme due, bengioìperfetto
onde due,poluerc digarofoli ónde una, in fottilifsi-
ma poluere ridutte,& aggiunge do uifi una drarna di
poluere di Cipri,& un poco di rniifco (ir di gibetto,
fi imbeueno con acqua rofa,et per quaranta giorni fi
lafdano al fole , mefcolandole fiejfo ,poi fe ne fan¬
no palle , ir fi conferuano in fcatola di legno con
bambace,
P VOLVElfE IfOSSM.
iglia rofe damafehine onde due ,fandali rofti
onda una,lcgno aloè,ciperi Mlefandrini, ana
carratto uno; irios carrata megp , gara folifcropolo
uno,mufeo fino grani tre, fibettograni due, ambra¬
cane grani due,&‘pejìali,&- incGrporali,&‘ ferbali.
P TOLFE^E IsfEGP^J.
iglia ciperi Miejjandrini,legno aloè, ana onda
me%a ; fandali Citrini,rofe damafehine,laudano
LIBRO
tenofo,ana dramme due,garofolr carrata (tno,mufia
granì tre,'zibetto grani due,& peftali & ferbalL
TOLFEB^E DI CIPRIO
P perfetti(Iima.
iglia libra ma di erba di quercia, &• nettala
dalle partigrojfe,&- lauala bene tanto che l'ac¬
qua refii chiara,poi flendela al fole [opra nna tam¬
ia , tanto che fta benafciuita , poi bagnala con ac¬
qua rofa,& lafciala per m di in ma conca coper¬
ta , poi fiendila al fole ben caldo , & quando è ben
fecca che fi pofj'a pefiare,fanne poluere,&fetaccia-
la fottilmente, ripeftando la groffez^ga , & rifetac-
ciando per cauarne piu che fi può , poi falla umida
con acqua rofa mufcata,& fiendila fopra un fetac-
cio grande da riuerfo fottilmente,& fotta ilfeitaccio
fa quefio prò fumé , macuoprilo con un panno che
non isfiati niente, accioche il profumo s'incorpori co
la poluere. Bengioì caratti due, laudano carraio
mezp , fiorare calamita carrati due, legno aloè car¬
raio tnezp , mufeo fino grano mego , & ognuna di
quefle cofe pefla groffamente, & mefcolale infieme;
poi inetti la poluere fiotto il fetaccio à poco à poco
in un tefio in che fia un poco di fuoco fiando dallu-
na uolta all'altra quanto fia confumata la prima ;
& quando hai logro tutto il prof urne,piglia la pol¬
uere,laquale fe uuoifare à tutta perfettione, piglia
un oncia di detta poluere profumata , &• mcfcolaui
dentro quefie cofc;bengioì carraio uno, mufeo grani
quattro,zibetto grani duc,pefle da per fe fottilmen¬
te,&• mefcolale con quell’oncia & intorporale bene
infieme.
SECONDO.
P MOSCARDINI PERFETTISSIMI.
iglia draganti moia in acqua rofa & bianchi,
adducili come pafla,poi ne piglia quato una
nocciuola,& peflalo nel mortaio di bron'xp,& but-
taui [opra alquanto di polueredi •peccherò buono;
poi habbia mufeo fino rifoluto in acqua rofa, grano
mexp,& mefcolauelo ;<&feli uuoi migliori, metti-
uipiù mufeo & più %ucchero;poi mettoli tanto ma-
cis poluerixato,quanto farebbe [opra un quattrino,
<&• rimcfcolali bene ; poi buttaui un poco di farina
d’amido poluerixata , ma meglio è fandalirofii ben
triti à tua difcrcttìone , & buttauili à poco àpoco,
tonto che tu faccia la paf a conueniente;poi tagliali
d tuo modo,& pondi à rafeiugare all'ombra . Et fe
li uuoi di più colorì, mettiui quei colori che uuoi ben
poluerixati, ma che non ftano con tofico,nè di peri-
colo;& ancora li puoi dorare, & inargentare, come
fi fanno i confetti,& faranno perfettifiimi.
P MOSCARDINI REALI.
iglia gomma Arabica onde cinque , xpcchero
fino onde quattro,amido onde tre,mufeo fino,
per ogni oncia delle jopradetie cofe grani dieci, che
faranno in tutto grani cento uenli, che faranno in
tutto fcropuli cinque,& farà fatto.
STILLETTI TEB^FETTl
P da nettari denti.
iglia poluere dt coralli refi onde quattro , il
Maiolica onde due , di Seppie oncia una , di
SECONDO. ^4
‘pomice oncia uria, digarofoli fini dramma una , di
cannella dramma ma,dì mafiice drama una,di fer¬
ie oncia mega,di fangue di drago oncia una, mufco
fino grani tre,fc(ie bene,i& fetacciate,foi le mefco-
la infieme,foi le incorpora con draganti molli in ac¬
qua rafia,& fa pajìa,&fa flilletti,et con queflifre¬
ga i denti,che li fanno bellifiimi & li confieruano.
P aiTV^O MODO.
iglia noci mufcate:,& ammaccale bene, et met-
tcle in una pignatta nmuajnuetriata, & but¬
tale [opra malmgia,oaltro buon uino,tanto che fie-
noben coperte,& che il nino uauangi almanco due
dita; & mettile ancora almanco libre due di butiro
frefco,&ìncfcola ogni cofa,poi ferra ben la pignat¬
ta al caldo in qualche Jlufetta , è altro luogo caldo ,
per quattro ò cinque giorni,poi falla bollire fopra la
tenere calda à lento fuoco , tanto cheH uino fia ben
confumato,poi colalo per tela nuoua & fijfa innan-
vti che ft rifreddi; poi mette l’aglio in un ampolla di
uetroal fole per qualche di, tanto che faccia un.
certo rcfidtio gro^o nel fondo ; poi colalo un altra
volta,& mettilo in unaltrampolla,&' ferbalo.
SMTOTSfE OTTIMO UT
perfetto di diuerfe cofe.
-figlia allume catina,cioè cenere di foda,parti tre,
calce urna parte una, rane forte, che tega l’uouo
à galla,tre boccali,&boccal’uno d'oglio comune,et
mefcola ogni cofa inferno,poi buttali detro un chiar '
d’uouo he battuto,et un feodeUino di farina di amido,
et oncia una di uetriolol\omano poluerixato bene,et
tncfcolali di cotinuoper bore tre,poi laftiale ripofar
per un dì,etfaràfatto.Caualopoi,et taglialo inpeo^
%i,& lafcialo afciugareal uento <& non al fole per
due giorni,&farà perfetto , & di quefloufa fempre
quando tilauìla tejìa,che èfano, &fa belli capelli.
P TB^OFFMO D.AM.ASCmiiO.
,
iglia mufco fino grani quattro 'Zibetto grani
due,ambracane,xjiccaro fino , ana grani quat¬
tro ibengioì grano uno, fiorace calamita graffa gra¬
ni tre,legno aloè grani due , &pejìah fottilmente,
& mettiliinfiemein una padelu'gpa nel profumiero,
(Ó fopra hiittani acqua refa che ui flia due dila Co¬
pra,ò acqua lanfa etfauui fuoco lento,ebe non bol¬
la,& quado è confutata tacqua,aggii4ngminc dell’
altra,& cofsfa dì "tana in mano,&■ farà perfetto.
PROFVME CONTINVO DAMASCHINO.
Yfyiglia florace calamita onde quattro,henginì on-
1 de tre,laudano,legno aloè,cinamomo,ana onda
una,Jj?erma balene una drama, mufco fcropuli quat¬
tro,garofoli una dramma,acqua rofa onde otto , <&
foppeJìali,& mettili nel profumiero.
P TOMjr.A FITAJSSIMJ..
iglia pomiappij ò altri che hahhiano odore,nu¬
mero feded ò uinti, <tT mondali, & partili in
quarti, & in ogni parte ficca quattro ò fd garofoli,
tir mettili in un piatto uetriato con tant’acqua rofa
che li cuopra,poicuoprili con tagliere,ò altro netto,
&lafdali per un giorno,poi buttali in una pignatta
nuoua,uetriata,conquattrolibre diafjongia diporco
frcfco,& bello ,& nettato bene da carne & pelle,
& tagliata minutamente, et battuta con coltellaccio,
& falli fuoco lento,che non pigli arfura,poi colala
con panno fijj o ,& colandola fa che cada in una
l 2
LIBRO
catinella,doue fui acqua frefca,et co fi purga il graf¬
fo per tre ò quattro di,tenedolo in detto uafo,et mu-
tandolil’acqua (j>effemlte,perche quatopià la ’mi'.ì,
meglio fipurga;poicaua il graffo del uafo,& colalo
bene,&‘ aggiungiui un poco di fico nardo, & onde
tre di garrofoli,& una di canella,& quarto uno di
fandalicitrini,un oncia di hengioì, & una diflorace
calamita,& tutte quefie fede ammacca, & mettile
in unapecggetta fattile,&= fa che ftiano alquato lar¬
ghe,?^ legala bene, acciò che non fi fpargano per lo
graffo,poi falla bollire à fuoco lento lungi della fa¬
ma,òmetteui innangi un matone, & lafdala bollir
pian piano per quattro òfei bore, tanto che Inacqua
rofa fila andata in fumo,ìlchc fi proua r.iettendo un
bafioncello nella pignatta fìn’alfondo,^ cauandolo
preflo,&fcuotedolofopra’l fuoco, & fe s'abbnifcia
fen^a frigere niente,è fatta; fe non, lafciala ancora
flarjìn che fìa confumata, rimefe alando la qualche
uolta che non fappia di fritto,et cofibabbia diligen-
' tia al fumo,che nonfipotrìa mai più leiiare felo pi-
gliajfé. Quando è cotta,piglia onde otto dicerahid-
ca,& buttala nella pignatta,& mcfcola,& lafciala
firuggereper un quarto d'hora rimefcolandola qual¬
che uolta,poicauala dal fuoco,et lafciala pofare per
un quarto d’hora,tanto che le fecdegraffe uadano al
fondo ; poi pian piano colalacon duepSTgge di lino
fotUi,nuoue,&fìffc;etcolalafopra un uafo uetriatOj
neiquale fieno due fcodelle d’acqua rofa,& non pre¬
mer la feccia fopra tal uafo,ma in altro,fcrche farà
alquato roffa,(& lafciala rifreddar cofit fin alla mat¬
tina,poi quando è foda,partila in quattro parli, &
secondo. 6^
mettila in una conca tonda inHetriata,& con un ha-
ftonc Ymenalafof(e,& aggiungiui accjua rofa mu¬
ltata fina,un poco per uolta,&rirncnala bene,tanto
che fi incorpori,et fe non fii incorporale yìnoflrala un
poco al fuoco,et mettete fu delTacqua rofa,& rime¬
nala forte,in modo cheuenga fottile,poi riponila in
uafi netti & moui.
P ALTlfJ. TOM.dT^.
iglia mele appiè, & ponilefopra una tegghia,
& falle cuocere nel forno,poi le monda,& ca-
uaui igranelli,&pefla bene la medoUa che refla,g!r
pafi'ala per caneuaccio raro;poi habbiagraffo di ca¬
pretto,ancora paffato per caneuaccio, tanto quanto
le mele, & falli bollire infieme in una pignatta nuo-
ua, tanto che l’acqua rofa fia confimata, poi metti
mufco,garofoli,noci mufcate,et ciò che uuoi,in pe'g^-
'Za,come difopra è detto,et nel refio fa come difopra.
P IPrOCRASSO PERFETTO,
iglia cannella oncia una,giegiouo dramme due,
meleghette dramme tre,garo foli denari due, m*
ci mufcate,galanga,ana drama una,&‘foppeflali,&‘
mettili in un colatoio, poi togli un bicchiero di buon
uino,ò nerofo bidco,et un bicchiero di maluagiaajfrA
& grande,ò altro potete uino,& rnef :olali infieme;
poi habbia libra una di zucchero à’una cotta,& pe~
fiala hene,& disfallo in altro uino, & mettilo foprtt
il colatoio,nelqual hai meffo l’altro uino, con le ffe-
tierie ,& menalo alcune uolte cofi nel colatoio , &•
quefto c per farne un fiafeo. Etfe nè uuoi più,tortai
tanto piu delle cofe ; &fe lo uuoi perfetto , lega un
poco dimufeo fino in unapeg^tta alla punta del
I 3
LIBRO
colatoio,tal che la gocciola uipafiif:>pya,&‘ piglie¬
rà l’odor del mufco beniflimo.
^ GF^nCIJ-LETTI
di rofe profumati.
'piglia bottoni di rojèrojjejquali fieno nettidalpic
duolo,&fecchi all’ombra fopra una tauola one¬
ro pano di lino,&- bagnali con acqua rofa,dapoi la-
fciali afciugare,&fa cofi cinque ò fèi uolte,riiioltà-
dolifetnpre, accioche non iiengano à muffire. Dapoi
piglia poluere di Cipro,nella quale fitaaggiuto mufco
rifoluto in poluere,^ ambra,fecondo la perfettione
che li uuoi;perche quatopiù nifi nè mette,meglio fa
rà; & legno aloè in poluere fonilif ima , & la detta
poluere fia data à i bottoni quando furano umidi con
l’acqua rofa mufcata,mefcolando molto bene infieme
i bottoni co la poluere,perche fi negano ad incorpo¬
rare infieme,et cofi li lafcia per una notte,copredoli
con un fciugatoio, accioche no euapori uia il mufco;
d,apoi hahbia fachettifatti di taffetà,fecodo la qua¬
lità de i bottoni, &in detti facchetti mette i bot¬
toni co tutta la poluere che farà rimafia fopra la ta¬
uola ò il pano,dapoi ferra il fachetto,et fu p lecufci-
ture co mifiura fattadimufco,ambra,etTfibetto,àmo
do d’incerare,ua fregado,p otturare i buchi che fi fan
no nel cufcire;etqfii fonoimigliori che fi facciano,et
come ho detto,quitto piu mufco et ambra nifi mette,
tato meglio fi furano.Folèdo farli dimdco fpefa,fipi
glianoibottoni,cdc è detto,pparatincl medefìmo rno
do,et in fcabio del mufco & deli'aara piglia poluere
digarofoli, cànella,irios,et un poco dimatis,etfi tie
ne il medemo modo dprofumar’i bottoni eoe difopra.
SECONDO. 62
LFME 0D0\1F EE.O.
'iplglia canfora oncia majncenfo onde due,et fan-
^ ne polucre,ct fanne una palla co un poco di cera^
& mettila in un uafo con acqua rofa , & accendila
con candela,che farà lume bello,et molto odorifero.
coMPOsrriojiE di mfsco,
■zibetto,&ambracane,
'rylgliafi una dramma & me'za di ottima ambra,et
fopra una pietra di porfido,con aglio digelfomi~
ni,o di cetrangoli,primieramente alquanto folo, &
dapoi con mufcoji macina, tanto che bafii; poi ag~
giungendouirofe damafchìne,bengioì,ana oncia unay
irìos dramma una & mega, et ogni cofa polueriga-
ta,& paffuta perpe'zp^,con una dramma di ■zibet¬
to tanto fi macina,che uenga informa di unguentOy
& in quefìo modo fatta fi conferua in un corno, o in
un uafo di uetrobenifiimo ferrato.
TBJDFFMO DJ. CJMEEJ.
molto perfetto.
r-^Igliate florace calamitta,bengioì,legno aloè,anci
oncia una,carboni di falice fottilmente polueri-
Zati onde cinque ; lequai cofe mefcolate con acqua
ulte tanto che bafii à modo di una pafia,& fatela in
focacdette,òin quella forma che piu ni piace,& cd-
feruatcle. Et quando fi uuole adoperare,fi mette nel
fuoco,& co fi àpoco àpoco confumandoft rende mi-
rabilfiumo odore oue jiabrufeia.
SJVOT<fE TsfJI^OLlTJ'HO.
'figlia graffo di ceruo,ò uitellofo capretto,libra.i,
& mettilo ìnun uafo di terra Inuetriato, poi but-
tauifopra lefiia,doè maefìra difapQne,cioè la prima
l 4
LIBRO
perche fe ne fanno tre,à tua difcrettime,et tieni det¬
to grafo al fole il di et mefcolalo,ctla notte al fere-
no;maguardalo dall’acqua;poi quado tu uedi che fta
alquanto.afeiutto , mcttiui altra leflia, cioè ìnaefira,
della feconda & ter^a infieme mcfcolate^ & quando
uuoiueder fe è fatto i figliane , & firoppicialo sàia
mano che fa ben nettaiCir fe fa faponata,è fatto.
P da profumar la camera.
iglia timiama libra una, [ìorace liquida onde
due, fior ace calamita onde tre, laudano onda
ùna,carhone di [alice, dTdragnanti,<& difiernperali
con acqua rofy,&fa fiar per tre giorni in mollo la
polucredel carbone & dei draganti neir acqua ra¬
fia,& fanne p afta.
CO'EfiCIJ. DI GVATfi^TI BEL-
R fiori perfettifiimo .
Ecipe femì di melloni mondi & pefli, & fanne
firato [opra firato con fiorì ò rofe^finà otto
giorni,poi habbia un facchetto di tela bagnato in ac¬
qua rofa,&mettcui dentro t detti ferni,<& legalo,
mettilo al torchio,& trarrai oglio pretiofo, & fer-
ualo ben ferrato,
U MJ.CCniZ DI
d'oro , b di feta , òdi lana, ò di lino, ò
ciambellotto , & dpgn
DE
SXCOIXTI DEL
D LESSI 0
PIEMONTESE
Libro T e r r, o.
P hinfocacciedure.
igliate pomi cotogni & mondateli, & poneteli
al fuoco à bollire in acqua dipogjp tanto che
fi aprano , poi paffateli per fetaccio netto , & per
ogni otto libre Umetterete tre di %ucchero bella
K 2
ITERO
^ finOi&hahblateunacct':^ flcignata con fonia
largomefcolate lì cotogni col 'bucchero,& fate¬
li bollire à fuoco lento , <& di continuo riuolgeteli
con unaJpatola larga di legno, tato che fiano cotti.
jEt quado fi difiaccarà dalla caggUifiirà cotta in per-
fettione,peròleuaretela dal fuoco.'Et uolendole dar
mufcOjpefiatelo con un poco di giicchero fino,etgit-
tatelo nella cagga,fempre mefcolando con la fidato¬
la . Volendola con ffetie,ponetcui cdneUa,garofoli,
nocimufeate, Tingerò quanto uipiace, facendo
bollire il mufeo in un poco d'aceto.Toi habbiate una
mefcola,&‘fopra una tauola, doueuifia feiatclato
‘gucchero , mettete la cotognata, & con un cerchio
di fcatola facendone focaedne ò pinge à quella gra-
che ui pare mettetele al fole, tanto che fi
afeiughino ; & quando faranno ripofatcinfieme,ri-
uolgetelefiìeffo,facedole fcm,preil folaro di zucche¬
ro fetacciato di fiotto & difopra ; & tanto le reuol-
gerete nelzucchero,feccandolealfolc , che hab-
biano bella crofìa & bianca di zucchero à mfiro
modo . Ut per cotognata non ci è migliore , ne più
foaue & cordiale . Ét àqueflo modo potete accon¬
ciare perfitche,peri,& altre forti di frutti ; & è cofa
eccellenti (lima da ogni gran fignore.
a C O'ìd^FETT.AIi, M ELET^Z.A'ìi^E
al modo di Genoua in zitcchero ,che fon frutti
P jpafiò à i conuitati.
iglia gomma draganti quanta ti piace,&met-
tela à mollo in acqua rofa tanto che fila mollifi-
cataipoi pigliane quanto è una faua per ogni quat-
tr'onde di gucchero ,& fiuto di limoni quanto può
fare in un gufdo di noci,&un poco di chiara d'uo-
uo,& dimenarai la gomma tanto in un mortaio col
pejhnc,chefi riduca come acqua .Voi aggiungiuiil
fuco co la chiara infieme,incorporando il tutto mol¬
to bene . Voi piglia quattr'onde di criccherò fino, in
polucre fotkhfìima,gittandouelo àpoc'àpoco,tanto
che fi appigli infieme à modo di pafla . Voi tirala
fuori del mortaio,et ualla dimenado fopra lapoluere
di'Recherò,tanto che fia ridotta in pafla molle, ac-
dòchetu lapofii.mprQtare,etfor)mre à luopiacere.
S 5
LIBRO
It ridutta la fafla à tal modo,(pianala con ia cunei -
la in fogli come ti pare,&■ con quella anderai fiam-
pando quello che ti piace . Con tal gentilc7;^j;a puoi
fer/iirin tauola,non mettendoui dentro cofc calde,et
finito il conuito fi pojjono mangiare i piatti,bicchie-
ri,ta'gp^,i& ogni cofa ; perche quefla pafla è delica-
tifiima,&foaue algufio . Mafe uoletefar cofa più
pignorile,farete un pieno di mandole pepiate , "zuc¬
chero,& acqua rofa,nel modo che fi fanno ì marza-
pani,& mettete tal pieno fra due pafle di tal uafo,ò
fruttOjò altra cofa,che ui piace.
M FMK. COMVOsTM DI
P dolci 0“ perfetti.
iglia xucchero fino,&dìfaiuto in acqua,poi pt
glia fomenti di mellone,et fendile un poco dal¬
la bddadoue nafcono,<& mettile nelT ac qua gticche-
rata,et aggiungiuì un poco d'acqua rofa,&lafciale
fare coji per tre ò quattrhore,<& poi canale fuora;
& uederai che come faranno afciutte fi ferreranno;
piantale,& quei melloni che ne nafceranno faranno
tanto buoni,che faranno per ogni gra Signore. Et fe
poi uorrai darli il faporedel mujco , metti in detta
acqua ancor unpoco di mufco & un poco di cannel¬
la,& hauerai due ef etti di perfettione.
.A FAlf LE SCOIfZE D I TSfAB^ATsfCI
confette,le quali fpoffonofarin tutto il tempo
delfannOjma meglio è farle nel mefe di
Maggio , per effergrandi,
P & le fcorgegrojfe.
iglia le feor-xe de'nar and,&falle fare a mollo
per giorni dicci nell’acqua,&fi conofee quando
fono fiate àmoUo à fojficientia,quando tu apprefen-
ti la feorga all’aere , &• che la penetra un lufiro ri-,
splendente, et non ejjcndo rijplendente,lafciale fare
à mollo ancora per fin che facciano tal’effetto di ri-
Jpleder com’ho detto,poi afciugale su una taHola,efr
mettile in una caldaia con tanto mel che le cuopra.
la meta et falle bollire un poco,fempre mefcoladole„
& poi leuale dal fuoco , accioche il mele non fila
flracotto , perche feboUijfepm di un poco fi ripren¬
derla ; efi lafciale pofare per quattro giorni in detto
mele, & ogni giorno mefcolale,perche tu fai che non
K 4
LIBRO
t\ èpoflo tanto mele che tutte fieno coperte,accìoche
tutte piglino la confettione,&farai it fmile per tre
Holte,face dolo leuafil baglio pofar per tre gior-^
niyComeho detto ;&poi cola dettefcorge dal detto
ìrtele,&mettile à bollire in tanto mele che fta bajìe^
uolc, & lafciale bollir per un Credo , poi lettale dal
fuoco,& mettile in un uafo , & mettile gengeuero,
garofoli,cdneUa,&mefcola, & fard fatta . Et nota
che il mele che auanga è buono à uoler conciar de
gli altri narancì,ò altre cofe,
P ^ CO'ìfCIjif^ LA ZVCCA.
iglia la gucca,cioè il cullo, & mondalo Sta¬
glialo in fette , poi fa bollire dell'acqua , &
butauela fopra,&fa cofiper noue mattine, poi falli
cuocer in una caldaia tanto chehafli ,poi mettele
d feiugar f )pra una tauola all’ombra per due giornit
et poi fra un drappo ualle afeiugando è pegifàpegj.
Xp,&poi farai come felli à i naranci.
P A CONCIAR LE MARASCHE.
iglia le marafche,& falle flarpcr un giorno al
fole,poi cauaui tojjo ad una ad una,&poi ri-
t.ornalc al fole per tre giorni,^ poi falle cuocere co¬
me faceflii naranci, ma falle fiar nel mele quindici
giorni,& falle fiare al fuoco tre giorni, tanto che fi
(caldino,accioche no facciano mujfa,etpoi firuccale
benc,& mettile nelmele con lefpetie. Et tutte que-
fie confettionipojfon durar molti anni, ma hifogmt
crefcerui il mele,& farle bollir un poco.
A FAR MOSTACCI VOLI NAPOLITANI, NO-
bili à ognigranprincipe,che fonofoaui alguflo,
cdfortano lo flomaco,& fanno ottimo fiato,
spigliate •gicccaro fino libre tre, fior di farina libre
■ fei,caneUa onde tre,itoci mufcate,^en’zeuere,pe¬
pe,ana oncia me-:^,mel bianco,crudo,fenxa fumar¬
lo,onde tre . Fate prima un cerchio della farina,poi
metteteui in me%p il cuccato,& buttateui fopra li¬
bra una d'acqua rofa mufcata, & menatelo ben con
le mani,fin che il 'Toccatofìa impalpabile.Voi met¬
teteui le fpetie fopradette,^ poi il mele, et mcfcola-
tele ben con le mani,poi intrìcateui ancor Infarina .
Come [ara impafiato bene, partite con le mani i mo-
fiacciuoli ,pcfandoli che fieno di tre onde l'uno in
L(|.C|
Libro Q_v a r t o.
P beUifiima la faccia.
iglia borace bianco onde due, allume di rocca
oncia una,canfora dramme due, allume di piu¬
ma oncia una,allume fcagliola oncia una, & di ogni
cofafa poluerc &■ ponila in una c arraffa grande, ep'
empila d’acqua,et ferrala bene con unàpegga di li¬
no,poi falla bollire per due hore,&poi che l’haurai
canata dal fuoco & che farà rifreddata, mettila in
un’altra carraffa,et piglia due chiare d’uouo di quel
di,&sbattile ben con un poco d'agreflg , & mettele
nella carraffa dell’acqua,& lafciala fiare al fole per
uenti giorni,& farà cofa perfettifiima.
.AÌTFfl...€C Q^VJ. VEV^FjLff BFLLJ.
P in un altro modo.
iglia fiori difaua frefca,&fanne, acqua à lam-
bicco,e aggiungendoui un poco di canfora, con
quella lanuti.
P ,
A EAK BELLJ. L..4 FJ.CCI.A.
iglia fiordi rofmarino & fallo bollir con uin
bianco,&co queflo lauatiil uifo molto bene,&
ancora bemne,et ti farà bellifimo il uifo et bua fiato,
i 3
LIBRO
jl li
P imbianchìfee il uolto.
iglia lìtargìrio d'argento tritato, <& mettilo in
una carraffa con aceto bianco forti fimo,&fai
lo bollir tanto che cali tre dita,& poi lafcialo pofa-
re,& colalo,&ferualo. .Ancora piglia late,et fuco
di narancì, & mefcolali con olio di tartaro , & in¬
corpora ognicofa,& opera.
à BEL FISO
P in un altro modo.
iglia fele di lepore,di gallo,di gallina,dian
guilla, & diflemprali con mele, & metteli in
un uafo di rame,& ftoppalo bene,et con quefto un¬
giti la faccia, & guarda che non nè andajfe nè gli
occhi,che t’incenderebbe,&- farebbe male.
A FARE T CAPELLI
biondi come fili d’oro.
spigliate feorgeò retagli trifli dilfeubarbaro
metteteli à mollo in uin biàco,ò in iefìia chiara,et
con ejfa,dapoi che hauete lanata la tefia,bugnateuì
ì capelli con una Jfonga, ò con una pegga,&afciu-
gateuela al fuoco ò al fole,et di nuouo bagnateuela,
& afciugateuela,& quanto piti lo farete , tanto più
uerrano belli,& non fa offefa alla tejia.
li-I B R O Qjr I N T O.
A p A R’A Z V R R o O L-
namarino perfcttifiimo.
RIMIE R A M EN T E habbìu libra una
di Lapisla<^di , che fia marmarcoy
: & colorito :ajfaid’a':(urro, con al¬
cune uene d'oro & uerde, & farai
quejìa prona. Vigliane un pev^t-
to, eh" ponilo [opra carboni umi,&
fofjia. con mantici per un ora,poi leuah, & laf:ialq
rifreddare,&" toccalo,&fe fi disfa come terra, non
naie ; ma fe èfortc,& tiene il colore d'agurro, è ot¬
timo . Bi quefiq piglia libra una , & fanne peggetti
picciolìni,&metteli à fuoco dì fufiione per un bora,
fempre fojfiando , & fatto queflo habbia buon’aceto
difliUato in un uafo,et in e fio eftingui delti pegj(etti,
&iafciali'afeiugare, eh" habbia l’acqua infrafiritta.,
Viglia una pignaitella inuetriata, & mettiui dentro
due quartucci dlacqua chiara,ct un foldo di mele cru
do & bianco,& fallo bollire, fchiumando bene, fin
che non fa piàfchitma,poilafcialo rifreddare ; eh"
piglia quanto una noce di fangue di drago macinato
fottilifiimQ,etflempralo à poc’àpoco co dett’acqua,
eh" colalo per peg^ bianca in un uafo uetviato ; eh"
nota che l’acqua non mol’efiere troppo rofidj itè
N
LIBRO
troppo chiara,ma mediocre,cioèpauonax^ chiaro,
accioche l’acQmo pigli color molato . Dapoi macina
fotilmente il detto Lapis co dett'acqua,come fi mali
na il cinabrio,per unhora,poi ricogUlo in uafo di
uetro jparfo & largo,et lafcialo afciugar'all’ombra,
& non al fole,perche perderebbe il colore; & come
è ben afciutto,riducilo in poluerefottilifiima,&[er¬
baio in una pe-z^ di lino fij]a,& netta,ben legato.
Dapoi farai quejìo pafiillo . Viglia rafia di pinobia-
cà,pece Greca,ma Ilice,oglio di Uno,terme lina,& ce
ra nuoua ana onde due , <& trida le cofe da tridare
fottili(iimc,&la cera taglia minuta, & in pignatta
nuoua falle bollire,rimenando fempre fin che fia fat
tot& fi conofce quando è fatto gittandone una goc¬
cia in acqua fredda ,& prefa fe non fi attacca alle
mani bagnate,è fatto ; colalo in un uafo pieno d’ac¬
qua fredda per una pez^,& fia caldo,perche fred
do non fi puh colare,& lafcialo nell’acqua tanto che
fi faccia duro,pofcia canaio,et lafcialo afciugare,et
quando lo uuoi incorporare conia poluere, fa detto
pafiillo inpezpfi piccioli,& mettilo in un caldarino
flagnato,&ponilo al fuoco , & quando comincia à
boUiì e,&fa flrepito,ponili oncia una d’olio di man¬
dole amare,et lafcialo bollire per un pezzp,ct in que
fio tempo apparecchia la poluere del Lapis , & uno
fiia co un baftonceUo apparecchiato,^piglia il cal¬
darino,<& uotalo à pocàpoco nel uafo [opra la pol¬
uere del Lapis quello dal baflonceUo non cefi di
rmenare,perfin che fia tutto il pafiillo bene incor¬
porato con la poluere del Lapis ; & incorporato che
farà, lafcialo rifreddare;& ungiti lèipanicon oglio
Q_V T N T O. 9§
à'oUm , & piglia il pafiiUo , & impajìalo bene
palpitando per le mani, accio fia bene incorporato,
dapoi fallo à modo di pane , & mettilo in un uafo
uetriato , & [erbaio per dieci giorni almeno . Ei
quando narrai cauare l’axurro , fa prima un calda¬
io di le fia di cenere di ulte chiara , & mettila al
fuoco, ef- falla fcaldar bene, ma che tu gli pofi pe¬
rò tenere le mani dentro fenga leftone , & piglia il
pajìillo , & mettilo in un uafo uetriato , gir mettiui
dentro di detta lefiia calda quanto pare à te ,&■ con
le inani ua rimenando detto pafillo , non sforman¬
dolo però , per fin che uedcrai ufcir fuori ragurro ;
(&■ quando uedi che n’h ufcito , uolta detta le fia con
Vamurro in un uafo uetriato , de'quali nè uuoi hauer
quantità, & tornaui dentro dell'altra le fia calda ,■
& fa come prima , & mettila in un altro uafo, &•
cefi farai fin che non ui fia pìkamurro . Et nota che
d’una libradi Lapis , quando è fino, non fi perde
fe non un'oncia , &■ fc nè ha in tutto onde undici,
cioè onde cinque del fino , &■ onde tre del medio
dr onde tre dell'ultimo . il fino uale almeno due
feudi & mego l'onda , il tnedio uno feudo,&■ l'ulti¬
mo otto Giul fi , Cauato tutto fagurro , uedi bene
quello che fi eguaglierà infteme, & mettilo tutto in
un luogo, & fanne tre forti, come è detto , poi la-
udli bcnecon la lefia chiara et netta,povendolid'un
uafo in un'altro , per fin che fieno in fuo colore , &
friui della fompQira del pafliìlo ; dr come tipareno
ben netti, mettili à feiugare all'ombra in una came-
ratdr come fono afciutti,habbia un bicchier d'acqua
Ulte fina,& mettiui à ni'òUo un poco di uerxin fino,
N a
LIBRO
& con quell’acqua ulte adergi Vagurro, & lafclah
afciugare, &fa quefloper tre àì^ fin che tutto Va-
igurro fta partkipe di tal liquore, & farà colorito,
& finìfiimo,& ogni forte da per fe feruerai nh i fac-
chetti di camofcio ben cufciti,& legati.
P incolore agurro.
rimieramente ungete la pelle, & lauatela be¬
ni fimo,gir poi torcetela . Dapoi habbiate grani
d’ebuli,ò grani di fambuco,et cuoceteli in acqua do-
ue fia disfatto allume di rocca, & di quefi’acqua tin¬
ta datene una mano atta pelle,& lafciatel’afeiuga-
rc,poi datelene un’altra mano,& ajciutta che fia,l(t
natela con acqua chiara,&poi lettatele dett’acqua
N 4
L I B R O
em un coltello dal nuerfo,&di nuom datetene un
àltramano d’uno de i fopradetti colori,& ntetteté-
la ad àfciugare & farà a%urro bellifimo.
A TINGERE PELLI
in color di rubia.
"V TJfgete la pelle,lauatela,Storcetela, comèdi
V fopra,et fìedetela,poi datele acqua doue fia boi
lito tartaro di uìn bianco,& fal,&torcetela. Dapoi
habbiate fcor^e di gambari brufciati et dijìemperate
con l’acqua del tartaro Sfale, S fregatene bene
tutta la pelle,poi lauatela con acqua chiara,S tor-
eetela,S habbiate la rubia fiemprata con acqua di
tartaro,Sfregatela ben per tutto,et tornatele a dar
della cenere delle fcorge de gambari,S à lauarla,S
torcerla,S co fi fatetre uolte,S in" ultimo lauatela
S torcetela,S datele una mano di ucraino, fe non
ui parefje bene infocato. La rubia fi ha da impaflar
con acqua doue fia bollito il tartaro,et tepida,et coft
lafciarla per una notte,pois’hà da buttarle fopra un
poco d’allume di feccia fiemprata con acqua . Et an¬
cora fe le può dar color di cimatura di grana.
A TINGERE PELLI VERDI
V concie in foglia.
Tfgete la pelle,S lauatela bene co acqua frei
da,S poi con acqua calda,S afciug'atela.Voi
habbiate grani di fiinceruino, che fieno ben maturi,
et metteteli in acqua chiara,tanto che l’acqua uifo-
prauangi un dito . Et metteteui allume di rocca,S
fatele dar folamente un bollore ,poi colatela in un
catino,Spigliate la pelle, Spiegatela permegp,
, Sfregatela molto ben per tutto da i’una banda
Q_V I N T O. loi
dall'altra con quei granelli cotti che fon reflati nella^.
pignatta , poi fregatela con poluere d’allume crudo,
dapoi habbiate cenere di fìerco di pecora brufeiato'i
&flempratelo col fopradetto colore checolaflenel
catino , &con quello fregatela ben per tutto, poi dì
nuouo fregatela con quei granelli,et lauatela con ac
qua chiara,et mettetela àfeiugar fen^a torcerla, &
ultimamente datele due mani del detto colore.
ALTRO MODODI
.A rm^Q-EFCOSSA co¬
P ALTRO MODO.
iglia fogli d'oro ò d’argento battuto ,&difien-
dili in una ta-gp^a di uetro che fta ben lifciata,et
bagnata con acqua chiara, & col dito il macinerai,
bagnando qualche uolta il dito,& non pigliar trop-
fo campo;& quando riparerà ben et fottilmente ma
cinato,empi la tagp'^a d’acqua frcfca ; & mefcolalo -
hene,& làfcialoflare per Jpatio di me'fhora,& poi
cola uia l’acqua ,& ti rimarrà al fondo un cielo d’o¬
ro àlqualiafciar ai feceare,&‘ quando lo uorrai ado-
ferar£,flempralo con acqua gommata,& auuertifci'
di tenerlo ben coperto,che non fi imbratti,& quejìo
è belli fiimo modo.
VN’ALTRO MODO,
cioè con porporina.
’^lglia porporina,et mettila in una fcodella con ori
■ na ouer le fiia,et macinala col dito àpoc’àpoco,ct
poi empi la fcodella ferina onero di lefiia,ctlafciala
andar al fondo,et poiritornal’à macinar e,jfiefifa mu-
tàdo l’orina ouèr le fiia,tanto che fila bene et fottiime
te macinata,et quefio farai tate uolle, che l’ultim’ac
qua ouer orina efea chiara come la mettefli,et hauen
dola colata raggiungerai un poco di xa^rane,& co
acqua gdmata la teperarai,et con efa potrai fcriuere
è miniare,che in ogni modo farà buona & perfetta,.
O 2
LIBRO
AFARE SISAPER
P metter'oro brunito.
,
iglia gejfo fino quanto ma noce boloarmena
quanto una faua, aloè epatico quanto unafaua
& un ter'gopiù,&•gucchero canàio quando una fa-
va,& macinali aggiungendo l'uno [opra l'altro y &
all'ultimo metteui un poco di 'jfibetto ò di mele,
P T£.B^ METTEB^OB^O.
igliagejjo fino,aloè epatico,boloarmeno , ana,
molto ben macinati con chiara d'uouo frefco,et
poi colali con una pe^:;^, &fc fard troppo forte,
temprala con acqua frefca.
P d’ogni metallo.
iglia pietra paragone, & macinala con chiara
d’uouo fotilmente,et poi fcriui con effa,et quan
do farà a fciutta,li fregherai fopra l’oro , a quel me¬
tallo che uorrai,& hauerai quel color medefmo.
P mo ò in tamia.
iglia boloarmeno , & macinalo con oglio di
noci, & quando uorrai metter l’oro fopra k
ffa che non fa troppo umida, ne troppo fecca,
Q_V I N T O. 107
P ^ SCBJFEIf^OBJ) SE'ìiZ’OTiO.
iglia oncia ma d’orpimento , oncia una di cri-
flallo fino,& macinali fottilmente,& mefiolali
con chiara d’uouo,<&ferini.
^ LETTEB^E
P d’argento Jèng^argento.
iglia flagno oncia una, argento uim onde due^
&ponili à fondere infieme,& macinali con ac¬
qua gommata,& ferini.
P in campo nero.
iglia latte di fico,& ponilo al fole per jpatio di
me'fhora,&poi flernpralo con acqua gomma¬
ta,& fcrm,& quando fard fcritta,imbratta tutta la
carta d’inchioftro,&- afeiutto che farà, fregala con
una pexjta di lino bene ,& le lettere che hai fatte
col latte del fico fe n’andaranno,& rimarran quelle
lettere bianche,perche quel latte ha guarda che non
fi poffa tìngere con linchioflro . Et il medeftmo poi
far con rojfo d’uouo fiemprato con acqua fcriuendo
con ejfo,& quando è feco,imbrattando tutta la car¬
ta d’inchiofiro.,poi quando è afeiutto, fregando quel
le lettere: dì rojfo d’uouo con un panno,anderano uia,
& lafcierannolojpatio bianco, & hauerai le lettere
bianche in campo nero.
L ,ACCOTfCI.AB, L’azFBfJ).
’^J.arurro fi macina con mele &fiflempra con
chiara d‘uouo battuta, ò con acqua di colla di
03
LIBRO
carnìcci ben luflra & mollificata, & colata co¬
me la gomma.
AD ACCONCIAR’IL ClNABRlO
P uernicare perfettamente.
lgliatei fogli d’oro, & metteteli al fuoco in un
crucinolo picciolo & netto, & in un altro cru¬
cinolo mettete dell’argento uiuo al fuoco,ma di lon-
tano,chc non faccia fé non fcaldarfi, & i fogli dell’
oro fate fcaldar tanto , che fieno uicini al farfi rofii,
& cauateli dal fuoco , spigliate il cruciuolo con
l’argento uiuo caldo,& riuerfatelo fopra i fogli d’o¬
ro,^ con un legnetto mefcolateliinfieme per Jpatio
d’un Tater noflro,&poi notate ogni cofa in una fco
della d’acqua chiara,et haurete una pafla deU’arge-
to uiuo & dell'oro,ma il color dell’oro farà fmarrito
tutto,che non fi uedrà in modo alcuno. Et qucfta tal
pafla gli orefici&gli alchimifli chiamano Amalga¬
ma . Ouefla .Amalgama fi potrebbe fare ancora à
freddo,macinando i fogli ò la limatura dell'oro con
argento uiuo , per un gran pego, fopra il porfido ò
marmo,tanto chefmo congiunti infierne; & ancora
LIBRO
macinandoli con un poco d'aceto forte,o di fuco di li
moni,fi mene àfar più preflo,& incorporar meglio,
& poi fi lana due ò tre uolte con acqua chiara . Ora
in qualunque modo facciate detta pajìu,pajfatela per
una pe^ja di lino fretta, che pajferàuia una parte
dell'argento uìuo ; ò pacatela per una pelle di ca-
mofcio 0 d’agnello bianca,chc è meglio, premendola
bene,cheefca quanto puòufcirdell’argento uiuo;pi-'
gliatepoi quello, che ni rimane nella pc%^ ò nella
pelle,&habbiatezolfouiuo citrino & bello,quanto
è la metà di tutta la pafia che ui è reflata , & ben
macinatelo prima ,& poi tornatelo à macinar con
quella pafia, & mefcolat’infteme metteteli'al fuoco
in una cocchiara di ferro ben coperta y^lafciatela
cofi,tanto che il zolfo fia brufciatq , & farà quello
che reflato fia di color giallo , ^AUoralafciatelo ri¬
freddare,& poi mettetelo in una fcodefla, & lanate
io con acqua chiara tante uolte,che uir,efliin color
d’oro belli fimo, & poi ferbatelo in fcodeletti diue-
tro,comc fi tiene l’altr oro macinato; & quando uo~
Icte adoprarlo,flempratelo con acqua iofa,nefiaqua
le fia f ata dijjoluta gomma arabica chiara,&‘ ado-
pratelo àfcriuere,ò à miniare, che uerrà belli fimo;
(tir quando l'baurete dato [opra la carta , & ferino
con cjfo,ò miniato,& che farà fecco, fi potrà brunir
col dente dicane deflr amente, ilei) e non fi può far
con gli altri ori macinati, che communemente ufa-
no i miniatori & gli fcrittori de’tempi noflri Et
queflo fecreto ufauano gli antichi, come fi uede in
qlcuni libri antichi miniati con oro macinato, &bru
nitì . Ma mi brunirlibifqgna hauer diligenza,
Q_V I N T O. no
mco uedcr dì farlo con metter fof ra l’oro una carta
bianca , or lifciata col dente di cane , &poi [opra
detta carta andar di nuom liftiando col medcft-
mo dente. , i& poi , /e non parejje ben luflro ,
potete dargli àncora ma brunitura gentilmente,
col dente Jolo , fenga la carta.
P fenga lapiflaguli.
agliate fai’armoniaco,et disfatene quanto è una
noce in una caraffa d’acqua,poi metteteui tanta
limatura d’ottone quanto farebbe piena megafcorxa
di noce,&lafdatela cofi per tre ò quattro giorni, én
haucrete un’acqua agurra.Mettetela poi in unbacil
d’ottone, & habbiate calcina uiua ben fetacciata li¬
bra mcga,uerderame buono & naturale,che non fta
fai fificaio,noue oncie,& onde tre fai’armoniaco net
to,ct ogni cofa macinata mefcolate infteme,poi ueni
tele imbeuendo àpoc’àpoco con la fopradett’ac qua
agurra , & datele tant'acqua, che uenga come un*
fqlfa fl!ejfetta,& uenitele tutta uia macinando mol
to bene,&uedrete bellif ima cofa, eh e cofi matlnàdo-
r 3
ITERO
in quelló ìnftante dauanti àgli occhi uoflri iiuenterà
a%imo bellifsimo . Ma aimcrtìte bene,che, fc lo uo~
Iste perfelto,& che quando è fecco non uenga uer-
daccio &- bianchiccio,bìfogna hauer paticntia in ma
cinarlo lungamente ,poi metterlo in uafodirarne
ben coperto,etfepellirlo in letame per un mefe,hpik,
&poi tenerlo in facchettidi corame,et in luogo fre
fco,& farà beUifìima,&molto nobile.
P & da dipingere.
igliate aceto bianco forte, & metteteui dentro
fuco di ruta,uerderame,gomma arabica,& al¬
lume di rocca, & lafciaieli coft per due o tre giorni,
poi aggiungetcuiunpoco di gaffrane in poluere; edr
jeè di fiate teneteli al fole qualche giorno ,feè di
ucrno teneteli fin à mez’hora à fuoco lento, & poi
colatelo,che è un liquor ucrde,fottili(iimo,feri‘jf al¬
cun corpo , & molto uago , & potete ufarlo cofi in
acqua ;&fe lo uolete in pezzette , infondeteui le
pczzp > come difopra s’è detto deli’altre pezpic per
tal’effetto.:
l 4
t I B R O
A FAR’ORICELLO ,CHE E COLORE CH^
s’adopra per tingere i drappi di paona^go fino,
P di molta importanza.
igliate cento libre di tartaro diuin grande,pol-
uerizato & fetacciato,& mettetelo in un mafiel
letto di legno ethabbiate libre quattro di cenere di fio
da,òfofa,fietacciata,che è quella cenere che uiene di
Spagna <& d’Mlefj'andria , laquale adoprano coloro
che fanno il fiappone , & coloro che fanno il uetro,
& meficolatela col tartaro . Voi habbiate orina che
fia fiata ripofata per cinque òfeigiorni,& conefiit.
bagnate la dette polueri, & lafciatele pofire fin*
all’altro giorno;& uedendole fcambiar di colore, &
LIBRO
che facciano un color bruno , è fegno che la misu¬
ra e buona,& che il colore uerràbellifimo . Ma fe
fttceije color giallignofmrto,e fogno che la miliura
non è buona , perche il tartaro e fiato di uin debile.
Dapoi rncfcolatelo due uolte il giorno ,& uedrete
che il tergo giorno cominciarà à rojfeggiare, & coft
andatela mefcolando fina otto giorno, & fiate bene
auuertito , per ueder quando commincia ad imboe-
colarft, & far alcune ballotte,le quali piglierete,&
apriretcle,& le uederete dentro bruneggiare àmo-
do di uiola,et adora datele fin’à otto carrajfe di ori-
na,mefcolandole molto bene ; & in capo del tergo
giorno mefcolatelo ancora ; & fe’l colore ui piace
co fi acerbo , ferbatelo ; ma fe lo uolete più molato,
lafciatelo fiarcofinel maficUo,&farà bellifimo.
Et notate che alcune uolte, pernon ejfer la detta
mìfiura ben mefcolatafo per altra cagìone,fi fuol ri-
fcaldare,& daruolta . Mllora per rimediarui, to-
fio che ue nè accorgete , cauatelo del mafiello , &
flendetclo fonile fopra le fiuore , & cofi lafciatelo
per quattre ò fei giorni, sbrufandolo con orina ; poi
lo ritornate nel mafiello fuo, & per ogni cento libre
di tartaro dareteli un fecchio d orma , & il tergo
giorno fard facto , & lo potrete adoprare , Ma no-^
tate, che tutti quellioricclli, che riccuono qualche
fmiflro ,fi ,
uogliono adoperar frefchl perche tar¬
dando fi guaflano; & quefiomodo difar quefio hel-
lifiimo colore , è molto utile ,& è molto defiderato
fin qui per tutto.
DO? STiC^U'^ETI d'eL
B^EF EB^EKl^D 0 D OTS^TSC^LES S 1 0“
PIEMONTESE
Libro Sesto.
P TERRA PR IMA.
igliate fmeriglìo di quello che sadopraper bru
nir leffade & Ramature, & macinatelofot.ti-
LIBRO
tijlimo,con infuocarlo,come fi dirà difottOj& mhe^.
uetelo con la maeflra ,come fur fi dirà di fatto , &
adoprateloyche è terra perfettifima,& dura à mol¬
te fufionife è bengouernata , & quanto piùs’ado-
pra più uien buona, ritornandola fempre à macina¬
re & rirnbeuer con la fua maeflra.
P T E R RA S ECO NDA.
igliate pexji di quei caconi fatti di terra di Fa-
lentia,}, di Treguada,i quali adoprano.i uetrari
nelle Un fornaci à tenerui dentro fufo il uetro; & fe
potete pigliar f ìlamentc i fondi et le parti dalme-^p
in giufoy farà meglio, leuandone uia il uetro che gli
Jìa d'intornoi fe noipìgliattli come potete,& habhia
te cruciuoli da orefici nuoui, <& flieg^ateli, & filano
à pefo i pe‘g^ di qucfli cruciuoli, quanto ipe-zji de i
conconi, & ogni cafa bifìeme peflate nel mortaio di
brongo,poi macinatelifèl porfido co acqua,come fi
macinano i co lori,facendola fattile col ricuocerla,et
infuocarla,come fi dirà difetto, & ferbatela in fac-
chetti di Caino fcio,ò in fcattole di legno,ben ferrate.
P TERRA TERZA.
igliate feorge di telline di mare,ò di cappe, &
fcorxe d’uoua,& pefatele infeme,& macina¬
tele con acqua,&infuocatele,& macinatele più uol
te,&" fcrbatelecon diligenza che non fe nè uolino.
P TERRA QJV I N T A.
igliate pomice in pe^^ìP^’''ti due,& infuocate
lo,&fmorxftelo in aceto , & queflo fate fina
quattro uolte, Toi habbiatc [caglia di ferro macina¬
ta parte una,& mefcolateli itificme,infuocateli,
rmacinateli più uolte,&firhatela come l’altre.
P TERRA SESTA.
igliale offa dicaflrato,& fi faranno tutte della
tefa faranno migliori, & fatele brufiiare che
uengano calcinate & bianchiffime, & pelatele be¬
ne,& paffatele perfetaccio, poi mettete detta pclue
re in una padella di ferro [opra il fuoco , & quando ■
è benifiimo infuocata buttateui detro un buon pugno
dìfeuo,&uenitela rimcnando con un ferro, in mo¬
do che il fiuo fi brufci tutto,poi caitaiela,& maci¬
natela,et rinfuocatela,et rìmbeuetela col fino,& ri
macinatela più uolte, & farà perfetta, & durarà à
molte fufioni.
TERRA SETTIMA,
r^Igliatcoffa di fippiapefie ,& fatele calcinar
iP'' bidchifime,et fate in tutto come di quelle del ca
firato,&ferbatela ut fupra.Et finalmente fi nè fan
no di terra di Tripoli,di cenere di uiti,di paglia , df
di' carta hrufiiata,di flerco di cauallo ficco & bru-
fciato,di mattonipefli,dìbolo è terra roffa,& d’altre
lofi tali,che rcjìino al fuoco finora fonder fi , & che
riceuano gl’impronti e i metalli, & non crepino , ò
non fifcr^ino com’è detto.
L I B R O
MODO BELLISSIMO DA RIDVR TVTTE LE
P 0 improntarui dentro.
Erfarchele dette terre habbiano neruo,& che
formate <& fecche che fieno fi tengano infieme,
& non ritornino in poluere ,fifa quell’acqua, che
chiamano maeflra,noce forfè alterata da menflruo,
che non fo come s’han tolto i filofofi di certi anni
adietro à chiamare alcune acque, che feruono ai
alcuni bifogni come quefio . Et par che tanto inten¬
dano e[iiper menflruo, quanto noi per mcTo^cioè me
gano,ò cofa che fia mego à ritenere^ dijfoluere, è à
far qualch’altra operation tale . Si piglia adunque
fale,& fi auuolge in unapcz^ di lino bagnata,
fi mette in mego à i carboni acce fi in una fucina,&
foffiando forte coi mantici feglì da fuoco per un ho
ra,&poi fi lafcia rifreddare,et chi non può farlo coi
mantici,mettalo in megp à i carboni accefi,& cuo-
pralo ben d'ogni intorno , poi freddato lo pefli, &
mettalo in una pignatta ben uetriata, & fopragli
metta tant'acqua, che ui auancfl da quattro dita ò
fei,& mettendola al fuoco,&rimenando bene, fifa
disfar tutto ilfalc,poi fi lafcia freddare,^' fi cola,
hfipaffa per feltro finfl dueuolte .Et quefla fi ado-
pra ad inumidere &far tenace le terre come fi dirà
difotto.Fafi ancor maeflra con chiara d’uouo battu¬
ta con un baflon di fico,tanto che diuenti tutta fchitt
ma,poi fi lafciapofare per una notte,et lamattinaft
cola quell’acqua chefìmua difetto à tale fchiuma,
R.
L I B R O
&con ejja fi inumidifce la terra da fiormarè}& par
che quefia fia alquanto migliore , perche fiala terra
più tenace,_ &_ ui fifiorma più nettamente, non ft
attacca all’impronto . Onde alcuni aggiungono un
poco di quefl'acqua di chiara d’uoiio aìTaltra mat-
fira di fiale fiopradetta , & altri ui mettono un po¬
co d’acqua gommata con gomma arabica,adoprando
in ogni cofa ilgiudicio & fiefierientia..
A F A R’ 1 L L V T O S A-
P pientiaperfiettifiimo,
igliate creta da pignatte della migliore che po
tete hauere,perche in un luogo fie ne troua di
migliore che in un’altro , cioè che dura più al fuoco;
come in Italia è quella della quale fanno le pignat¬
te in Tadqa,& coft in Memagna è qua fi perfetta in
ogni parte . Onde con quelle pignatte , con lequali
cuocinanò,fi potrebbono fondere metalli come nè ì
cruciuoli. Etfie nè truoua della cencricia , come k
commune; fie nè truoua della bianchifiima , cornei
quella che fanno in alcuni luoghi del vicentino,che
è quafi come pani digejfio,etU chiamano Fioretto di
Schio,che in Fenetia adoprano i baccalari per dar
ìlbiancQfiotto alla uetriatura delleficodelle ér d'al¬
tre cofictali, Ft fie nè truoua della roj]a,come in F>u-
glia,& la chiamano bolo, & di quella fiejja che al-
cunijpctiali uendono per boloarmeno . Ft in Vener
tia nadoprano una tale per dare il raffio: à gli ajìrk
chi delle cafie,con la calcina,co imattoni,& col cinà
brio,dandogli poi fiopr a l’olio dilino . Qjtefia roffaè
la piùgrafja ér la più uificofa di tutte,onde, crepa più
mlentieri al fuoco , fie nonfi tempra con,dtncofie.\
S E S T O. 150
& perche tutte peccano àigYaffex;za,chi piu & chi
manco,à tutte fi da copagnia & temperatura di co-
fe magre. Tigliado adunque della commune, cioè di
color di cenere,perche fi truoua più comunemente,et
èmanco grafia,la comporete in queflo modo. Di det¬
ta creta parti quattro,di cimatura di pani parte una^
di cenere:parte me-ga, di flerco di cauallo ò d’afmo
ficco parte una.Etjelo uolete piùperfetto.aggiun-
geteui un poco di mattoni pefli,& fcalia di ferro. Et
tutte le polueri fieno ben peflati,& fetacciate,& me
fcokfinfiememettete la terra facedone'un folaio,et
fopraui uenite gittando la cimatura à poc’dpoco,in
modo che uengaà flar per tutto ugualmete più che fi
pofia,poi uenitele dando racqua,& rimenado molto
beneprima con un baflone,poi con lapala,et quando
faràimpaflata àmodo uoflro,mettetela [opra un ban
co grefio ,ethabhiate un palo ouergon di ferro,et ue
nite battendoli detto luto moltobene, rìmenandolo,
et tenendolo femprc battuto, & queflo quanto più fi
fa,pmè migliore,<& cofi farà il luto perfetto da lu^
lar boceie,da formar cofe grafie,da far fornelli,et da
ogni cofa. Ma chi lo uuol far con manco fatica, ui
mette folamcnte la cyeta,la cimatura,et lo flerco,co
un poco di ceneye;& altri non ui mettono flerco,al-r
irinonuiMetton cimatura,feeddo che lo fanno fare,,
■òcheuoglion ufar fatica ér diligeva,ò ancor fccodo
il bifogno dell’in tenone perche lo fanno.Ver lutar le
bocche delle boccie che non rejpirino al fuoco,e buo¬
no fi fleffò luto fopradetto,tuttauia ui aggiùgono due
parti di calcina uiua,et chiara d'uouo,et è poi coft fi
mr^ìtome iluetrofiefio,etpiedino lafciar refiiran
I T B R O
Cgni forte dì luto fi uuol mantenere umido chìì’hà
da ufar di continuo, &fenè uuol tener femprepre¬
parato . Ma non bifogna tenerlo troppo aqH0fo,cbe
non ferue poi in alcun modo che bene fila, & menò
conuien lafciarlo fioccare, perche come una uolta è
indurito,non fi racconcia mai pià che bene flia;&fe
ut mettete acqua, lo uìen moUificando à poca poco
àìfiopra,& farlo come fialfia,et dentro riman pur du¬
ro,^!- dandoli poimolta acqua,figuafla affiatto.Te-
rò quando pur fit fiecca,torni/i à ripeflar di nuouo,&
cofi àrimpafiarlo con acqua à poca poco,& à rime¬
narlo fin che flia benc;& in quefia parte del luto no
refla che difiiderarpiù oltre.
COSE CHE CONVIEN TENER APPAREC-
H fipoffano ritoccare.
iAbbiate la medaglia che uolete gittare ben
netta:,& lauata,&afciutta, & ungendola con
impoco d’oglió,haurete in ordine la creta acconcici
in quefio mddo . Vigliate il luto ftpientice,&’fccca:-
telo molto bene, poipejìatelofottilifimamente,
fettaciatcloperfetaccio flrettifimo,etpoi con acqua
fatelo liquido , & con un pennello grande date una
mano di quefia creta ò luto cofi liquido [opra una
delle bande della medaglia , laqual fìia[opra un ta¬
glierò ..Etdata quefia prima mano,la lafciaretefec-
care alquanto,poi nè le darete un’altra mano,ma più
duro;& coft le darete poi la terza , & quarta,òfin
che uiparrà che fia groffa àbafianza . Voi cbe farà
fecca,uditatela tauoletta con ogni cofa col fotta di-
[opra ,& ungete con olio l'altra parte che re fia dà
formarfiiungendo ancorala creta fiejfa che le fia
d'intorno,accioche quando poi uorrete tagliarla per
mezp à trauerfo,ò aprirla per cauarne la medaglia,,
fi fide chi,&s’apra più facilmente,per che foglio no
lafcia attaccar la creta. Ouerofopra detto luto òcra
ta che fia d'intorno alla medaglia cofimeza forma¬
ta,potete ffioluerizar carbon pefio,che fmiìmente no
lafciaràattaccar l'un lato con l'altro . Voi col pen¬
nello ùenite^ dando una mano di luto liquido fopra
l'altra parte della medaglia ; & cefi feccata quella,
L I B R O
datele Valtra mano di pià duro , poi U ter':(a,&la
quarta,fecondo che la uoletegroffo,eomefacefle alla
prima facciata che formafle , & cefi lafciate lo ben
feccare. Ma auantiche fta fecco, andate col coltello
intorno le comijj'ure deU'una parte co l'altra per tra
uerfo,cioè doue ffoluerixafle il carbone,perche non
fiattaccajfe, & cofi col coltello andate dejlramente
Jpaccando,et riaprendo l'una parte dall’altra intorri
intorno,in,modo che’l coltello uada à toccar la meda,
glia per taglio intorn intorno,& cofi lafciatelo fcc-
care,&‘ come è fecco, andate deflramente mettendo
il coltello in quelle commifiure d’intorno,eif al’^ndo
à poca poco una parte del detto luto,tanto che fi le
uiuia,& Ufci la medaglia Jcoperta.Mllara pigliate
l’altra parte oue farà reflata la medaglia,et.uoltan-
dola colf )tto difopra andate diligentemente batten¬
do dietro al fondo del luto, per far chela medaglia
cafchifuora ;fe non,aiutatela con la punta del col¬
tello,tanto cha lacauiate . T?oi pigliate l’una parte
&■ l’altra di dette crete cofi formate,<&■ fatem i boc-
càmi d’onde polliate gittate il metallo fufo,et i cana
li ò sfiatatori dalle bande. Toiricongiungetele infte-
me,t& legatele conun fil di ferro,&mettetele à ri¬
cuocere,copredole molto ben di carboni acce fi,& la
fciandoueli confumarfopra. 'Et ancora, fe ai pare,k
potete ricuocere prima chele congiungiate inpeme.,
cioè l’una feparata dall’altra,& poi che fono cofi ri
cotte,congiungerle infieme,&‘ legarle,& acconciar.:
le tra due tauolette,ò.in un torcoletto, ò tra due mat
toni, col baccammein fufo , & buttami poi fopra il
metallo fiifo,& come fon fredde aprirle, & haurete
SESTO. 154
il uoflfogitto molto belio, fe farà flato fatto con di¬
ligenza . ht fe è lauoro d’argento , potrete dargli il
hianchimento che fegitirà qui difotto. Se è diflagno,
non fe gli da bianchimento,ma il uecchio; fe è d’oro,
fi colorifce col nerderame & orina , Ma inuero fe è
kuoro d’argento ò d’oro,no ècofa da gittarfi in que¬
lle forme di creta,ma nelle flajfette,come difopra s’è
foflo. Ter formare in quefla creta della quale s’e det
ta in quello capitolo,fi può far ancora in altro modo
più facile jcioè ingegnarfi d'hauer impronto che uo
lete formare,ì'.quaL fia fatto di ccracoH un poco di
temeritina mefcolata con offa, & fopra quella cera
uenir dando il lato iuna man fopra i altra,et poi far
gliil boccamme difopra, & metter la fórma coft fat
ti al fuoco,coi boccamme ali ingiùfo,talché tutta la
ccra fe nè feorra fuori benifirho , poigittàrui dentro
il metallo fufo.Miiuertedo femprc ncl gittare, che le
forme fieno calde,co fi in quèfla di creta ,comc nelle
fla ffctte',& in ogni altro modo che fi faccia.
A fAR BIANCHIMENTO DA IxMBlANGHIR.
le medaglie,ò altrilamri nuoui;ct con efjo an¬
cora fi pojfono ripolire,& come ritornar
naoui t lauorid’argento uecchi.
jTS Igliatc la medaglia,ò altro lauoro nuouo,òdn-
i" cor uecchio,che uogliaie rimouare,et mettete¬
lo fopra le brace accefe à ricuocere,uoltandolo et ri
mltandolo tanto,che uenga di color bertino.Toi con
la bru'ftitora òfeopettina d’ottone fregatelo et brujìi
telo bene,& poi mettetelo in queflo bianchimento .
Vigliate acqua falfa di mare,òacqua commune , &
0atelauoi fte^Q con m pugno di fai, & rnmèteui
L r B R. o
dentro tartaro dì uva bianco,<& allume dì rocca cru-'
do,& fatela bollire in una pignatta ben uetriata. Et
fe il lauoro è di rame imbiancato con medicine fofì-
fliche , aggìungeteui l’infr aferitte co fe ; un inàrcef
lofo un giulio d’argento battuto fottHifìimo , ò tanti
fogli d’argento quanto pefa una di dette monete,fai’
armoniaco à pèfo di tre giultj , & falnitro àpefo di,
cinque giid q; & mettete quefle co fe in una' pignatta
col fuo coperchio bucato in me%p , & fcpellkela in
mento alle brace accefe final collo, & cofi laf.iatels
fin che tutti gli jfiriti fieno efalatiò euaporati uia,
poi lafciatelifreddare,&macinateli fottilifiimi. Et
di quefla materiapigliate un oncia^& mettetel’à boi
lire nel fopradetto bianchimento,per un ottano d’ho
ra,mettendoui le medaglie ò altro lauoro dentro.Voi
riuerfate il tutto inacqua chiara & tepida col
tartaro & l’altre cofe ebe faranno reflate nella pi¬
gnatta , fregate molto bene il lauoro, poi lauatek
con acqua frcfca,& afciugatelo.
a bianchi in diamanti.
Fefio fecreto è faputotra i gioiellieri,et qua
fi tutti ufano un modo,ilqual però è buono,
ma noi, doppo l’hauer poflo il modo che
efii.ufano , nè metteremo un altro molto migliore . .
Ifn pigltano il gaffiro, ilqual non fila molto carico.
dicolo.re,mabianchiccto, &mettono al fuoco in un
i\ucmolo della limatura del ferro,ò ancora deWoro,.
i piu ufano la limatura dell’oro,crededo che per
cfjerdipiuualuta fia ancora piu perfetta per talbi-
fo^no, ma pei certo quella del ferro è affai migliore,
^efla limaima efii fanno che non fi fonda, ma che
uenga caldi(lma,&' uicina al farfi roffa,& in quel-
Ufe.pellifcono t loro "gaffiri, & uegtilafciano un
poechem,&poiglicamno,etueggonofeti colore,
me la bianchegptf di diamante fia à lor modo,fe no,
iHoxmtto a nmetter dentro alla limatura al fuoco.
LIBRO
fin che flia à uoglìa loro>& poi lo legano;&glì da-
no la tinta,come difopra. Ora il modo miglior di quc
Jio è,che fi pigli [malto bianco,& fimacini [ottilìf-
fmo,etfi mefcolicon dette limature di ferro od’oro,
tal che fia tanto [malto quanto limatura, & poi fi
pigli un poco di detto [malto,cioè [malto [olo oue non
fta limatura,& fi impafla con Jputo,et in quella pa-
Jìa ft auuolge il gaffiro,et fi fa molto ben af 'ciugar al
fuoco,poi fi lega in un fil di ferro [ottile,&fiilafcia
un capo di detto filo lungo da poter pigliare, & ca-
uar quando fi uuole,&fi[epelifce in quella limatu¬
ra,<ér fi lafcia al fuoco per un peggo,flando la lima¬
tura ben calda,come è detto,ma che per niente non
jìfonde[fe,poifi cauafuori,per ueder[e ui contenta
il colore , [e non , fi torna dentro , &■ s’hauc-
rà bellijìimo.
AD INGROSSAR’! BALASCI
A CALCINAR’IL CRISTALLO ET
i calddonij permetter nelle fopradette
miflure delle pietre pretiofe ,
P igliate Tartaro calcinato unoncia,& diffolue-
telo in una fcodella d’acqua chiara,&-.colatelor ^
& poi pigliate ipex^del criflalloò del calcido-
nio , & in una cocchiara di ferro , ò fopra una
paletta metteteli ad infuocar molto bene , & poi
fmorgatelì in dcti’acqua, & poi tornateli d infuo-^
care , & fmor-gar di nuouo , & quefio farete firTà
fi ò fette uolte , & faranno calcinati . Tefiateli
' pi fattiliffimì> & metteteli nelle miflu re fopradettcì
S i
I I B R O
BjcordandoHÌfolo,che uolendo fare Sm'iràldì,peflk
te leuoflre cofe in un mortaio dibron'xp,<& uolendo
far Bjibini ò altre pietre, pelatele in un mortaio di
ferro , & guardateui dal bronco in ogni modo.
ACCrVA PER INDV-
SECONDO MODO
di calcinar l’argento,
TERZO MODO DI
A calcinar l’argento.
Malgamate una parte di fogli dkrgento , con
tre ò quattro pani d’argento uim, à punto co¬
me fi è infegnato difopra nel quinto: libro al capitola
di macinare l’oro . Toi macinate queliamalgana
con fai comune,poi mettetelo al fuoco à sfumar uia
l’argento umo,^ poilauatelo con acqua calda fin
xhenèfta ufeito tutta^il fiale,& farà calcinato. B
fe iti par effe , potete tornare à macinarlo con altro
faleifenga argento uiuo, & metterlo nel cruciuolo
tra carboni acceft per tre ò quattr’horc, come poco
duanti è detto,et lanario pur di nuouo,et farà fatto,
P in un fubito .
Er ejfer il Talco una co fa di tanta importanza,
& tanto dif derato & cercato da^ognibello-.in¬
gegno, fi fono ritrouati molti modi di calcinarlo,&
cdmunemerite quaji tutti fono di atcompagnar’il Tal
co col doppio di falnitro,òdi fai £ommune,ò di tar¬
taro crudo,& metterlo nelle 'fornaci per alcuni gìor
ni,poi fepararne ifiali ò. il tartaro con acqua calda.
S E S T a _
Psltri lo infuocano [opra le brace,& pollo fmor-^tno
in orina , & queflofanno molte mite. mitrilo in-
uolgono- m pezjtette di panno di lana bianca , &• lo
mettono alla fucina à gran fuoco per mc'g^hora,^
poi lo troudno fufo,& tutto in un pcgp^, leggiero,
& jpognofo,non molto differente dall'allume brufcla
to.Ouefli modi tutti,per dirli nero,fono poco buo~
ni, & hnon calcinano perfettamente , h tolgono il
Talco di fida natura, & lo fanno uenirc come calci¬
na urna,ò come allume, ò di poco frutto . Teròuo-
kndolo caUinar prejh & perfettamente, tengafi
quello modo . Viglifi il Talco crudo sfogliato, o
pcflato al meglio che fìapofibìle , mettafi in un
CYucikolo al fuoco fra ì carboni acceft,& come è ben
caldo & accefo, buttiuift fopra àgoccia àgoccia ace
to diflillato iouefiadijfoluto tartaro calcinato, &•
aggiuntaui la tcr^a parte di acqua ulte , tre onde
per ogni libra di Talco . ^uuertendofi di darli fuo¬
co grandijlimo di mantici,come fe fi uolejfe fondere,
& leuifi poi dalfuocOjche farà perfettamente cal-
cwato-& Imifi con acqua calda per fepararne il
tartaro,&ufifi. Si calcina ancora confarlo in fo¬
glietti pià fonili che fi può,& farne firato fopra flra
to conpiafìrcUe d’argento in un crucinolo lutato,&
mettcndoloaUe fornaciper quattro fci giorni^&il
medefimo fi facon piafirelle di flagno . Et ancora fi
fonde buona quantità di rame , & come è fuf ì nifi
'butta dentroi peopgi grofjetti del Talco , & in poco
{patioè calcinato btllifimo, maguafla molto ilra-
me;,&ine confima òdìlperde,&fa danno affai,onde
non è chimglia ufar queflo-modo.
t I B:^R ;0
M O B O D’ I N D O R A R E F E R R'Q , /R A-
me,argento,molto più beUo,che quello à’^le-
rnagna ,.& di Francia , &.più facil. Et
quel lauoro che s ìndora eon quefla
uia , par poi tutto unpegotOf
P d’oro maluccio,.
Bjmìeramente fe haueteda indorar’ argento,
ò ferro , è bene di darli il color di rame,
fi come non molto difopra fi è detto. Dapoi pir
gliate oro. battuto in fogli , & amalgamatelo con
argento uiuo , come più difopra fi è detto . Et
mettete detta amalgama in una fcodelletta , &
fopra buttateui, tanto fuco di frutti di cocomeri
afinini, che ui foprauangi un, dito ,1^ lafciatelo
co fi coperto con una carta , perche non .u entri
poluere. Et di quell’oro cofi preparato potere te-
ner fempre in ordine quanto uolete ; & quando
hauete da feruiruene per indorare y habbiate k
cofe che uolete indorare , ben nette polite t
& con m pennello andatele dando fopra di det¬
to oro con l'argento uiuo cofi preparato , fre-,
gandolo bene , &• calcandouelo. per tutto . Et
poi non sfumate uia l’argento uiuo , < nel modo
che communemente ufano gli Orefici d’Italia,che.
sfumano con lucerna foglio di lino , & con
"golfo. , & fanno poi una indoratura che par go¬
ffrane menato fopra quel lauoro ; ma terrete il
modo infrafcritlo , che parte è de gli Orefici
olir amontani, & parte è migliorato molto.
5 E S T Ó. 14»
A § F V-M A R VIA L’A R G E N T O
uiiioésUit indoratura , & colorire l'ora
perfettan2ente,che parrà-una
p I C H I A R A T I O NE
O LIBRO PRIMO,
rdine &fecreto dacorifemar lagiouentà,et
ritardar la uecchk'^a , & mantener la
perfona fempre fava & uigorofa , come nel
piti bel fior della fua età. à carte.
J diffolucr’oro in liquor potabile da pigliar per
bocca per confentar lagiouentù & lafamià. p.
Totione da tifar m luogo di fciropi, & di medi¬
cina, à chi ha bif Jgno di purgarfi. 11.
J fanarogni cruda forte di mal Francefe. 12..
Jfanaruna carnofità didentro alla uerga dell’
huomo, fc ben foffe uecchia di molto tempo. 15.
J fanarogni rijcaldatione, & mala difpofnio-
nedel fccato. 14.
J fonare le emorroidi,ò maraueUc,in una notte. 14,
Vnguento nobile àfcottatura di fuoco. 15.
vichi non tiene il cibo,et alfouerchio uomito.et
alla debilitàgrade dello flomaco rimedio raro. 15.
ì{imedio col quale fu guarita una Donna di tre-
tafei anni,eh e per far fi la biada al Sole, ò per
altra caufa shauea guaflo lo flomaco,in mo¬
do, che per due anni & me’go non era andata
delcorpo,& fubito che hauea mangiato uo-
mitaua tuttoilcibo,&era uenutagialla, &
fecca come un legno. 15*
d i uermi de iputti tre rimedijAngolari. j6.
J fanare iputti dal mal della luna,cioè quando
tremano,& tramortifeonOi
d mal caduco nobilifìimo & raro rimedio.
dfaroglio di golfo da fanarogni cancro,&fi-
flola,&ferire antiche, i7'
tavola.
ij. catiitr ueleno d'ma ferita fata con ferro at¬
to ficato. 17.
morft if animaliuelenoft d’ogni forte. 17»
.A cauarfaette ò altri ferri dalle ferite. 17.
.A gran tojfe di futtlni. 17.
.A chi hauefe ricéuuta botta in tefla,. 18.
Kjmedio perfcttifiimo à chi fojfefnrào. 18.
.A guarire una donna che hauejfe la matrefuòri
della natura. 1^.
.A far uenire & multiplicare il latte alle dote. 19,
.Allegomme delmalFrancefe uccchie onuonex 17,
.Alle gomme del mal Francefe altro rimedio. 19,
.A chi hauejfèriceuuto botta , òpercofì&ne con
legno,hpietra,ò altra cofa tale. 30,
Acqua da fanar ogni ferita in pochif ime bore. 20,
A far loglio d'E.ipericon,o’Perforàta,ilqml’in
Fenetia & in alcuni altri luoghi chiamano
ogliorojfo. 31,
A far oglio dicane roffo, 24.
A fare un unguento pili pretiofo dlquantifenè
trouino fatti al mondo,et le fueuirtàfono in¬
finite. 25.
Alla febre quartana rimedio uerifiimo, 37.
Afanare iporrifecreto belli fiimo.28,
Alla puntura,ornai di cofla,riinedij fantifiimi. 28.
Acqua pettorale da ufarfi di continuo à beuere
da chi ha il mal della punta. 2^1
Ad ogni mal di bocca,del palato,& della gola,
rimedio molto acro & perfettifiimo. p,
Ad ogni, piaga, o altro male di gambe, uec-
chio fonuouo, p,
TAVOLA,
Jg^inocchìa’&gabe enfiate fecretó molto bello. ^ i
Jlla fciatìca rimedio uerifiimo. ji
Tilole di marauiglìofa operatione & uirtù cen¬
tra la fciatìca. 52
Jcqua da fanarein cinque giorni al più lungo ,
ogni gran rogna cofi dentro come fuori. qq
d mal di fidco fecreti et rimedij prouati in molti.qq
T erfet tifimi rimedij à chi non pub orinare per
pietra ò renella.
dchijfuta fangue fer batter rotta la uena nel
pettOi q6
d i tifici cofa prouatifima & facile. q6
d doglia di fianco, di lumbi,direni, & ogn al¬
tra doglia,che pajferà uia fubito. q6
d chi pugga il fiato. q6
d chi fojje morficato da can rabbiefo , & alla
fmania.chè uiéne alle perfone. :q6
d leuare la carne trifta che nafee nel nafo fe-
creto molto raro & bello. 5
d chi fòffe caduto.da alto, & temcjfe ejferfi rot¬
to ò crepato di dentro. q6
Rimedij belli fimi & facili alle fcrofole. qj
d fapere fe una donna fi potrà ingrauidare. q7
d leuare ilgogptp dèlldgola in cinquanta gior¬
ni al più lungo,co fa molto rara. qj
Tiù facile rimedio.al medefimo. q
dl medefimo cofa prouata& nera. qy
d far tornare & ritirar la pelle dapoi ^che farà
leuatò'ilgoggio. qS
dllaffjuina-ntia che mene alla gola rimedij fan¬
ti fimi. 38
T
T A V O L A.
tAlle fcrofole ottimi rimedij. 58.
^cqua cele (ìiale,la quale ha molteuktù. 55?.
Ter fanarm pax^ fecreto molto raro. 40.
Tiloledi maflro Michele Scoto, lequali fanano
il dolor di tefla uecchio & nuotio, purgano il
cerebro,fchiarifcono la uifla,fanno buona me
moria sfanno buon calore nel uifo,& uagliono
à molte infermità del corpo umano. 41.
k/i mal dì capitelli di tette,òxinne, ò poppe delle
donne,ottimo & prouatifmo rimedioi 41.
,M far maturar, prefio uenire à capo un tenco
ne,h pannocchia, cioè ogni mal nafccnte , che
habbia bifogno di maturarfi,& di romperfii 42,
xA rifoluere b fare fi)arire & tornar indietro un
tencone,ò pannocchia in principio ,àchi non
. ha caro che uada innanti,et che uega à capo. 42.
Impiàfiro aureo p er le ferite di mirabìl uirtù. 42.
Secreto uenuto d'J.ndi,a,etprouatifiinfo per mol^
te cofe al corpo umano. 42.
.Alla tojfe uecchia ò nuoua fìcurifiimo rimedio. 45.
Conferua nobilifiima per la tojj'e, gir,per ogni
firettura di petto. 4J.
BeUifiimo & piaceuole fecreto da fanar la (offe
con ungerfile piante de’piedicofaprouata &
facile. 44.
.Afanafognì piaga uecchia, oue fia carne irifia.
crefciuta. 44.
Molti rimedin contra la pefie. 45.
Ottima & rari fiimo fecreto delle nocìuerdf per
lo torpo umano. 51.
.AchifoJfefcaldato.&rifreddatO:^ chifoffe
T A V O t A,
indebolito per troppo ufar con donne,rimedio
molto ftngulare. 52.
jUa lepra,& à chi hauejjeiiuìfo infuocato &
pieno dibrufchi,& fi fatte brutture,per difet
todellamaladijpofitiòne del fegato , & del
filomaco. 52.
J chi hàucjfe fìranamente enfiati i piedi per ca-
minare,òper tmoricorfi,ò per altra cagione. 53.
J chi per infermità,0 per tnalinconia,o per qual
fi uoglia altra cagione,foffe diuenuto iajfo &
debole di complcfiione. 5 j.
A non mbrìacarfì,fe ben beàeffe tutto un giorno
ninopurifiimo & grande.. 53.
A chi haueffc percoffafo ammaccata mano,f al\
tro mèhro,con legno,òpietra,h altra cofa tale
che nonfojjè rotta,rimedio comodo ^ ottimo, 54.
Alla gonorca ,cioè aiflufio delfcme , coft nelle
donne come ne gli ìmomini , che è quando le
perfone ft difcolano da fefiejfe,non uokndo rì
medio molto eccellente. 54,
Liquore fantifiimo , che fana.ogni férhain duè
giorni,&ancora conferua la carne àpare dei
baifarno naturale. 54..
Aìle ofiamarcie et corrotte,et alla cdr-ne infifio-
lìta,che à i medicif ono come mali difi>erdti.,&
sega, rimedio^fecteto eccellete fóprd ogn’altro.
A LIBRO SECONDO.
Fafoglmmperiale dàprofamarM^apèUi et
la barba,et ungerfi le mdì,etancora iguatiè^'^.
Afarfo^òdidBenicheuJknotpro^ 55;
T a
T A V O L A.
Dieci forti di acque odorifere. $ó,
Ogliodi narancimoltopretiofo, 58.
Oglio di gelfomini & garofoli. 58.
Oglio di noce mufcate perfetti fimo. 5 8.
Ùglio dibengioì molto nobile. 58,
.Oglio di florace eccellenti fimo. 5 8.
Ogliodi mirra,che tiene la carne morbida et pa-
flofa,&la fa lufira & uaga. 5 8,
Che l’aglio nonrantifca. 59.
’Pòluered’lrios.
Toiuere di uioletta. 5 p.
Toluere bianca per facchettini. 5P.
‘^ far poluere di Cipri. 59,
Sapon bianco mufcato. 60,
.Altro fapon bianco odorifero. 60:,
.A farfaponetto mufcato alla damafcbina. 60,
.A cauare il latte delmacalep. 60,
Toluere di Tubetto ottima. 61.
Tolueremagifirale perfetta. 61.
Toluere bianca odorifera.. 61.
Tóluererojfa. 61.
Toluere negra. fJi.
’Poluere di Cipro perfettifima. 61.
"Poluerc odorifera & perfetta per tener nelle
caffè. 61.
Toluere odorerà. 61.
Oglio di bengioì. 61.
Toluere odorifera da tenere adoffo et nelle caffè. 6i,
Tallo contrada pefie che rendono odore d ogni
cofa. 62.
Liquor reale, éji
T A V O L A*
S'apon liquido T^apolitano. 6}.
J. fare fapon mufcato.
Mofcardini perfettifiimi.
Mofcardini realL 63,
Siilletti perfetti da nettari denti, 6j,
Ogli dì bengioi odorifero. <54.
Oglio di Jìoraeè calamita. ^4?
Jfar’ogUo di laudano. 54.
Oglio di noci mofcate. .6^,
Sapone ottimo & perfetto di diuerfe eofe. 65.
sapone col'gibetto. <55-
Sapon bianco odorifero alla damafchina. 6.'^*
f rofumo damafchino. 66,
Vrofumo continuo damafchino. 66.
Tornata finitima. 66,
Ippoerajfaperfetto. 6!J.^
A far guancialetti di rofe profumati. 6j.
Lume odorifero, 68,
Comp ofitione di mufco,'gibetto,& ambracane. 68.
Trofumo da camere molto perfetto. 68.
SaponeTslapolitano. <58;
Sapone da feta ottimo. 68i
Trofumo in lucerna. <58;
Trofum&ibrmc. 68,
Vfelletti odoriferi da profumar la camera. 69.
ùóncia di guanti bellifìima,& con poca jpefa. 69.
Smetto nobilifiimo per profumar guanti. 69.
QglidirQfO^& fioriperfetti fimo. 70.
Qglw: digarofoU molto nobile, 70.
Afar un profumo perfetto. rjo.
Bigotte per lattar macchie d’oglio & di graffo, ji,
T 5
•f A-Y O l A,
A farpafia perfar Tater-nofinfini et odoriferi. 71.
A teuafogniforte ài màcchia.' fi.
A leiiar l'oglio-al fapon commme, 71»
A cauar macchie di panni d'oro & di fétà, 72.
LIBRO TERZO.
^'Ecretobellifiimo per confettar cetHiet ogn’al
^tro fruttoiin fciroppOyCofa motto ftgnorile. yj.
Modo di purificare & preparare il mele fo ii-guc
chero , per confettarci cedri } ogn'altro
frutto'. fi.
Mmnfettar perftcheal modo di Spagna^ 74.
M: far cotognata alla foggia di Valentia. 74.
M infettar ì^elèn'gane al modo di '(Semua fiti
ficcherò ^che fon frutti chiamati in Lombar¬
da Tomi dì fdegnofi. 74.
M far una pafiadi 'gucchero,con laquale frpuò
formar ogni forte di frutti ,& che gentilegp^
tii piace, co le fue formeycome fariano piatti,
feodeUe, tondi,bichieri,et altre cofe fìmili,per
feriiire à una tauola, tal ché nel fine ftphtrà
dat-dedeti neìpiatti et altri.uaft fimiliiet ma
giarli,che farà di gran fifaffo àie onuitatì. 7^.
M^far compofia di melloni molto perfetta-. 74
.J^far gli melloni dolci & perfetti.
far le feorge di naranci confette. jg
.Acòncidr le hoci conféttate. -jg
S conciar la 'xucca^ -^g
S conciar pere mofcatellc. 75
M emeiar le marafehe.
^far mojhcciuoli T^apolitanì. 77
T A VO L A*
O.
A LIBRO Q.V A R T
cqua odorifera et pretiofijSima per lo uifo.jjt.
far acqua che fa le carni colorite à chi
l'ha pallide. 78,
Mqua per far. bellifirna la faccia. 78.
jUr'acqua per far bellala perfona di età di
quindici anni. 78*
J; far acqua facile per ogni gran donna. 7^.
Ji far uno belletto lufiroper ogni gran [ignora. 79*
J cairn uia le panne dal uolto. jp,
Jd acconciar l'acqua di uigna, cioè le lagrime
delle uhi. 7P.
Jcqua perfettifima. 7P.
J.faf acqua di. melloni per far bella carnatura, 8q.
Impafiatura del uolto , laquale tenendola otto
giorni,muta la pelle,& la rinuouabellifiima. S.p»
J. chihauejfe di natura il uolto troppo rojfo. 8xi
Ter far acqua di talco perfetti(iim'a,da far bella
carne,& per conferuarla lungo tempo. 8,r.
Ter far'argentata,chefa la faccia bianca,rojfa,
& lucente. 81.
Ter darli lujìr.o et color [oprala dett'argentata.
^.faruntioneda uifo. , 82.
.[far un rojjo per lo uifo. S j*
J far bello il uifo. 8j.
.Afar bella faccia.. 8j.
J far andar uia le panne,& far bella la pelici 85.
4 far acqua che imbianchifce il uolto. 87^
4 far bel uifo in un’altro modo, 85,
Alle ientìgini del uolto. 8q,
A far andar uia la uolatica„ 84.
T 4
T A V O L A.
.A. far'aniar uia li pedicelli. S4.
^fdfun’ctccjua che manda uia ogni tinturai
macchia dalle mani à gli artigiani. 84.
tA far'un acqua che fa la carne bellifima. 84,
^cqua nobiliflima da ufarper lauareil uoltOx il
collo,& il petto. 85 .
,A far un rojfo nobili fimo per lo uifo. 85.
^Itro rojfo molto bello per lo uifo^ éyp'ìk facile
àfarfi,& con manco jfefté 8(?.
Bellettofopra ogn’altro. 8(5.
.Afat^ i capelli biondi come fili d'oro. 8(5..
^ far lefiia da ufarper lauarfempre la tejla,la
quale oltre che conforta il ceruello-,<^la.me-
moria,fa ì capelli lunghi,et biodi,et bellifiimk%6.
Lejiia da lauar la tejla à chi defidera haueri
capelli negri. 87.
Oglio da ufare à ungerjì i capelli ai ognhora,
che li mantiene biondi,lunghi, & liìjtri.comc
oro brunito. 87.
Modo beUijiimo da far fi i capelli biondi fadì'-
mente,&fen^a jìafal Sole. 87,
Vntione da leuare ipelida qualuhque.Ìuogo. 89*
Liquore da far cadere ipeli. 89.
Muuertimento intorno al cauar de i peli. 89.
"Per far che ipeli nonrinafeano, òperfarlina-
feere moUicini et fiottili,come prima lanugine. 89.
Ajarpe'T^ da leuaripelùT^ dal uifo,dal col¬
lo,& dalle mani. 910.
Secreto rarifiimo , ilquale ufano le gran Signore
More,per far che le lor figliuole no habbiano
peli fiotto le braccia,ò in altra parte che à lor
TAVOLA.
piaccia che non ut fieno peli. pi'.,
Duefoméi peic^tte di Lemnte per colorir il
uolto. pi.
J. tingere la barba òi capelli bianchi, & farli
negri bellifìimi. 92.
foluere perfettipima per nettari denti. 92.
J,far conferua -preciofìpima per nettar ideatij
confortar le,gingÌHe,& far buon fiato. 92.
Yjeordi intorno al far le polueri & confèrueper
bidenti. pj.,
Toluere bianchifiima ■& perfettijiima per net¬
tar Ménti. 93*
Acqua difiillàtaperfar bianchi i denti & con-
feruarii: P4.
Tre importanti fimi auuertimentìintorno al man.
tener fi i denti belli fimi &fani,et co fi il fiato. P5,
Decottione da lauarfi la bocca per confermar i
denti che fi dimenano, & per faldare la gin-
giue,nettarle,&incarnarlefefonofcalgate. pj.
Liquore da mantener fempre la carne lifeia,mor
bida,&luflra. 9S*
A icuar’ogni macchia daiuifo. 96*
Acqua dafarheÙifilme le mani e’I ulfo. 96,
Aéleuar feghirimafi per malFrancefe, 0 altro
maimàfeèntei 9&.
LIBRO Q_VlNTO.
A Zurro oltramarino pcrfettifiimo. 97’
J^Afqr lacca fina di grana. P8.
A tinger’offa m color uerde. 99.
AlttoModoidi tinger ojfa ò auoriotche parramiQ
T A V O L A,
fmìraW. 99.
h^ringeróffa rojfe, aq;ime,& d'altri colorì. 99.
Secreto belli(imo fer tinger legno d'ogni color. 99.
KfatEheno contrafatto, che fa uergogna al
naturale. 100.
A tinger felli in color axurro. 100.
A tinger felli in colore di rubia, 100,
k tinger felli uerdi. 100.
Altro modo di tinger felli agurre beUifimc. loi.
A tinger felli roffe. loi.
Altro modod tinger felli uerdi. loi.
A tinger cordouani in,color uerde^coftìngalla ^
come in foglia. loi.
A tinger felli uerdi con floridi gigli atterri. 102.
A tinger offa in color turchino,ct in color rojfo. 102.
A tinger fetale difeofettefo fer farnealtracofa.io].
A tinger fetale in color giallo, uerdé,axurro, &
altri colori. io?.
A far porporina, che è colore col quale fi fa co¬
lor d’oro per dipingere & fer fcriuer e. lOJ.
A far lacca di ucraino. X05.
A fyrtauola bianca per fcriuere c on.Jìil Ì’,ot-
tone. 10^,
Ter firrojfetta. 104.
A far le pelli ò corami d’oro , che fi tengono per
jfalliere, & altri lauori. 104.
A tinger la feta cremefina. 104.
A far uerxjno belli [limo in quattro colori. 10^,
A far rojfo di uergino in altro modo. 105.
A far agurro oltramarino fenga lapiflaxfil!. 105,
Afaruerde per fcriuere & miniate, 105,
t A V O L A,
'jf^acin4/o.p §no, che con (juello potmiplk-
^ere col peinietlo ^ fcriuer. i od',
far fi-fa p éfmetter oro brunito > io6,
ji far toiorè f ogni metallo. lod.
jiniettef oro in campo nero. 106.
hietter’oro in marmo Ò in tamia-. i od.
eÀfcriuerorofenTforo. 107.
eéfér lettere d’argento fen-tfargento. 107.
J.fdrktt'éreUerdi. 107.
/ewere bianche.in campo nero. 107,
Ad acconciar ramarro. 107.
A conciar ii cinabno,per fcriuere, & miniare,
•& dipingere. 107.
Mòrdente per metter oro fopra pndado,ò tela,
ò marmo. 107,
Altro Mordente'per metter’oro in metallo ò
ferro. 10?.
Annetter oro f ìpra le carte de,i libri. 1 o3.
A mantener tanto tempo quanto uolete la chia
'ra d’uouffY'éfacconciar cinabriOjCt altri co-
fóri , fep-pimetterui arfenico, che è fecreto
non fdphtò àamolti. ' loS.
A far mordente per fiorire. 108.
Modo belltfimo da far oro ò, argento maci¬
nato facilménte che uenga di perfet¬
ti fimo colore. log,
A fare uernice bellifima & rara, per inuerni-
cdr oro,et'ógjfaltro lauoro,cÓcolori,ò fenxa.iio.
A'rnàcinar.oro & argento facilmente,fecondo
il modo comune,che tifano iinaeflrimigUorì.iio,.
A far liquore da far color d’oro fèriT^oro. ni»
TAVOLA,
tAhro liquore dafcrmere, & da indorar^fmdi
legno,uètro,& òffa. Iti.
^Itro bellifìimo liquore da far color d’oro con
poca Ipefa & facilmente, 411.
A fafinchioflro da fcriuerein tutta perfettione.iii.
Modo bcllifimo da farinchioflro pottaMe ','m
poluereafciutta,tal che quando uolete fcri-
uerc,potete jìcmprarla con un poco diuino,
etfuhitofi potrà adoperare,etfaràperfetto. i la.
hfarinchioflro.da fcriuere',che nè farete gran
quantità, &:prefiìfiimo , & conpochijiima
]pefa,&‘ farà perfetto.Bt per far ancora inr-
chiofiro da flampare. i fz,
hfarinchiofirotanto bianco,che fcrhiendo con'
ejfo fopra la carta,è tanto più bianco d’ejfa,
che fi legge beriijUmo', & è cofa molto bella: it fi
Afar’una poluere da leudr linchiojlro'caduto
fopra i libri ò lettere. 114.
A far uria forte di uernice da dar fopra la carr
ta, oue gli fcrittori adoprano la uernice or¬
dinaria loro,&:quefia è con affai minor jfe-
fa,più bella,piùbuona,&nonpur^^ tn mo¬
do alcmo,come fa l’altra, 114,’:
A farincboflro da rigar librfiò carta , per po^
terni fcriuere , & dapoi che : haurete ferino
potrete mandar uia quell’inchiofiro dalle ri-
ghe,et rimarrà da lettera,cbe pareràche fià
ferina fengariga, 115,
A far’agurro belli fimo fengalapiflagiili, 115,
A far un uerde come uno fniraldo beili fimo. 115.
A tinger marmi & alahafiri in color agurjo g à
T-A VOLA,
paqn^^'siO’.: l'rjo.
hfar acqua uerde da far pecette da confer-
iiare , per far poi colori quando fi uogliono
adoperare,mettendo dette pegjette à mollo
inacqua. 116 •.
J. faforicello in due modi. 11<?.
A L IB R O SESTO,
Sublimare argento uiuo,cioèà fare ilfo-
ImatQ-commune delle jfetierie. ,chc s’ado
praditg'li orefiù,da gli Alchimifii,dalle don
ne,& mmolte cofe di medicina. 118.
A farcinabrio, & farne pani di cento, &. du-^
cento libre,0 quanto gradi uolete, come quei
che uengono d’hlcmagna. 121.
J: raffinare &.rifare la borace. 12?.
Modo bellijìimo di far acquafòrte facilmente
Clr miglior che l’altra. 126.
la ucra-prattm digittar medaglie,&ogn al¬
tro lauorodirilìeuobajfo,in brongofn oro,
in argento -, in rame, in piombo, inflagno,
in crijìaìlo,in uetro,&in marmo.
Sfitte forti di terre da gittar mettaìlifufi.
Modo bellìfmo diridur tutte le terre che fieno
fottilifsme &come impalpabili.
J.far la màefiraper bagnare ò inumidir dette
terre da formarui 0 improntaruìdentro.
J. farii luto fapientìifi perfetti fiimo.
Cofe che conuien tenere apparecchiate et in or¬
iqo.
dine per f arte del gitto.
Il modo tke fi deue tener nel formare, 13I.
TAVOLA.
A formar con creta liquida col-penncUo , che
è molto piu facile, che con le fiaffette y ma
le forme non feruono fe non una uohay&
non ui fi gitta cofe tloabbiano bìfogno d'cf-
fere troppo minute , & che non fi pofimo-
ritoccare. I55.
A far bianchimento da imbianchir le medaglie,
& altri lauori nuoui , & con efio micora fi
poffono ripolire, come ritornarnmun
lauorì d’argentauecchi. 134.
A d indorar ferro con acqua, 154.
Ad mdorar ferro cottfégli Sor o,&ccm-Mqmr
& ancor con oro amalgamato con argento
uiuo. 135
A tinger ilferro in colordi rame,& cofianco¬
ra l'argento per indorarlo , che mofira più
beilo,&■ dura molto più. 135.
A equa ò tinta da metter fiotto i diamanti ueri,
h cantra fatti, cioètiratiSgaffiroMttw^^ i?*?.
A tirati ‘Ttaffiri bianchi in diamanti. 135.
Ad ingrojjare i balafci fiottili per legarli in
anelli. 1^6.
A, far le doppie di rubini &fmiraldi. 137.
A farpafia di pietre , ò gioie , come fimiraldi,
rubini, gaffiri, & Sogn altra forte , lequali
non faranno doppie,òdi duepeg^, & tinte
con colla , ma tutte Sun pegTvfiolo, colo¬
rite dentro &fuori,&bellifiime. 137.
A far fimiraldi & altre pietre pretiofie. 138.
A calcinar il crifiallo et calcidonij per mettere
nelle fopradetle mifiurc delle pietre pretiofie. 138,
TAVOLA.
Acqua per ìridurir le dette pietre,
A calcinar l'argento fino in tre modi. i :? 8.
A calcinarci talco, in un fubito. 140.
Modo d'indorar ferro ^rame,& argento, Molto
pmbeMyche qmfio d’Alemagna,&di Fran¬
cia. 141.
A sfuma.K.uiay:f argento umo della indoratura j
et colorire,llorr) perfcttamente,che parrà una
maj]a;tum4ìmo- . 1-42.
A„far pafla da camaini,cioè da improntare èfor
Mar figurine [opra pietre d'anelli. 142.
Irichiarafioneij/,alcuni uocaìmli. 145,
I 'ISf M 1 L M T<i 0
t4pprejfo à Giouann Mntonio degliM-titonij.
M D L IX.
LA SrECONXìA PATIT'E
DE T secreti di diversi
eccellentissimi hvomini
mouamente raccolti.
^ FA^IL SEFiOT^E
chiaro come acqua.
Iglia il ferone e fallo [caldure ma
che non bolla, dapoi sbruffalo con
aceto forte,oucragrefio, ouer fuco
di limoni,dapoi colalo con un pan¬
no fatto in forma d’un facchetto
parecchie uoltc, fin chcfia chiaro .
Ma nota cheH facchetto non fi die nettare ogni uolta
che fi coluitna bifogna fempre buttarlo [opra la fua
fcbiu'tna,&‘ farafii chiaro come acqua.
AFA R’A C QJV AVITE
bmnifiima.
-p Iglia uìno buoni fiimo,e difhUalo in un uafo di uè-
tro che hahbia il collo lungo no meno di tre brac-
cia,con pochifiimo fuoco,e raccoglie Vacqua fin che
uicn finora prefio , tal che runa.goccia non affetti
l'al'tra,&(ara buonifima & foaue,et farà folamen-
te la parte del nino piu fiottile , & non farà troppo
calda,ne cofi facilmente come Ealtrebrufeierà.
A FAR CHE LA R M E
filano fempre lufire.
•fpiglia aceto forte,e alume di rocca inpoluere, &
mefcolali inficme, & con quelli ungi Varrni, &
fiaranno fempre lufire.
A 3
S E C R. É T r
A FAR’INCHIOSTRO NEGRO BVONO*.
•figlia ma libra e mexa d'acqua pluuiale, &ìn
' quella metti in ìnfuftone tre oncìe ài gaìlÀ crejpa
& fonderofa ) rotta in pe‘gj^tti,&lafciala flardue
giorni alfole,dapoi aggiungili due onde di uitriuo-
io romano ben colorito e pefio fottilmente, e rnefco-
la infieme ogni cofà molto bene con un legno di fico,
& lafciali ftar ancora due altri giorni al fole ■ ulti¬
mamente aggiungiuitin oncia di gomma arabica lu^
flra & fatta inpoluere,& un'oncia di fcor%e di po¬
mi granati ,& mettelo à bollire un poco con fuo¬
co lento, dapoicolalo, eferualo in un uafo di piom¬
bo onero di uetro ,che farà perfetto.
A FAR’INCHIOSTRO VERDE.
f iglia uerderame bcUo,e impafiala con aceto forr
"*■ te,&acqua difiiUata di galla uerde, & lafcialo
feccare ; & quando tu uuoi fcriuere , disfalo con. la
wedepma acqua di galla uerde, aggiungendogli un
poco di gomma arabica.
ALL! BVOl CHE FISdANO SANGVE.
•T)Iglia tre onde di faggiuolirofii,penero & fe-
-’*■ men%a digineflra ana dramme fd,& fanne poi-
nere , & con due boccali di buona uernaeda dalla
da beuere al bue, & cofi fa per tre giorni contino-
ui > che guarirà.
A FAR’OLIO DI VETRIVOLO.
•Triglia uetriuolo calcinato,et mettcUo in tanta acr
qua ulte che lo copra, poi diJìiUalo , prima dan¬
dogli poco fuoco,poi crefcendolo àpocà poco,tanto
che rii fea tutto : dapoiper bagno maria con acqua
tepida catta fuora d’acqua uitc, e poi un altra uolM
P A ll T E. IT. ?
1‘oliate fe nel principio ueniffe alquanto d’ac¬
qua,metti l'olio al fole in due uaft ben ferrati infìe-r.
me,& l’acqua fi attaccherà al uafo di fopra ydapoz
leuarai il uafo nel qual’è l’olio ,& lo riporrai.in urt
altro uafo,ritornandolo al fole-,et cauerai tutta l’ac--
qua,& reflerà l’olio non fola puro , ma ancora piit
foaue affai delcommune olio diuitriuolo.
PER FAR BIANCHI LI DENTI.
figlia limoni e fanne acqua lambiccata , & con
quella lauati li denti che è perfettifiima ; ouero
piglia il fucoyche ancora quello è buono, ma l’acqua
è migliore,perche è piu gagliarda. Ouero piglia tar¬
taro , e mettilo in un uafo di marmare, & fioppalq
diligentemente ,& fotterralo ,&cofi lafcialofiare
fin chefiafatto in acqua,dapoi canaio fuora,& con
quello fregati li denti,che uerranno beUifìimi. Ti-
glia ancora' di quell'acqua che cade .nel.principio
della difiiUatione del falnitro h dell’alume di rocca,
& con quella fregati li denti. Se tu pigli ancora ma
radice di tnalua,& con quella fregherai li denti ogni
giorno,uerranno lufiri e belli .hncora fe tu pigli una
crofla di pan di frumento,ér facendola brufciare la
farai in poluere,&con quella ti fregherai i denti >
lauandogli poi conacqua dipoxptp,uerràno bianchi,
ALEVARLEMACCHIE.
dalla faccia.
'j^Iglia fuco di limoni,& acqua rofa,ana oncie due?
argento folimato & cerufa ana dramme due ; &
mefcolando ogni cofainfiteme falli à modo d’un un¬
guento,et con quello ungiiiil uolto quando uaiàdor-
mre,et la mattina ungilo di butiro, &f prouato,
A3
SECRETI
UL MBDESI M 0.
'piglia bianco d’uouo , & battilo tanto che diucntì
in acqua,poi piglia due onde di quell'acqua , e
oncia me^a di cerufa,e dramme due d’argento uiuo,
& dramma una di canfora , &• mefcola ogni cofa
infieme,c con qneflo ungiti il uolto.
MEDESIMO.
’p iglia.oncie quattro diuitriuolo, onde tre di fai-
nitro,&oncia una di [caglia d’acciaio, <& Lirn—
bieca ogni cofa ìnfieme, aggiungendoui onda me-gat
di canfora,& con queflo lattati iluolto.
ME MEDESIMO.
'j:ilglia ràdici diferpentaria,radicidi lilìo,& radi-
ci di nialuauifco, ana libra mexp ,& falle cuo¬
cere in acqua pluuiale,poi pefiale in un mortaio dì
marmorc,& aggiungendoui olio di tartaro &■ mi¬
dolla di ceruo ana onde quattro , & dramme fei di
canfora , mefcola ogni cofa infieme, & con queflo
ungiti la faccia.
J. E MBfM'EfD Mlf, V IJ.
le lentigini dalla faccia.
figlia dodiciuoue frefche , & un boccal d’aceto
'*■ ben forte,& un’oncia di fcnape,& mefcola ogni
cpfa infieme,dapoi diflillali in uafo di uetro , &■ con
[acqua che ne ufeirà lauati il uolto la fera quando
uai a dormire, & la mattina quando tu ti leui la-
ualó con acqua cotta con crufea & maina.
A FAR BELLA LA FACCIA.
.-piglia frafiinella & fanne acqua à lambicco,
■* e con quella lauati molto bene il uolto ogni
giorno.
PARTE.JTi'; 4
a V JR’Fl^.AC ojr ^ cnt CjtVJ.
macchie dal mito,et lo fa bcUifmOye lacente»
e non iu fcia guaflar le mariì,ne la bocca,
•figlia m colombo bianco,e pelalo,e c anali l’inte<^i
riori, e tagliali uia ia tefia e- li piedi , dapoipi-»
glia tre manipoli di frafmella,e due libre di latte, e.
tre cnck di panna di latte, e fei onde d’oglio di
amandole dolci che fta frefeo,e metti ogni cofa in-r^
fierne,dapoi difiUlali in un uafo diuetro ,econ que-
fla acqua lauati ognigiornoiluolto elemani,e fa^
ranno fempre bianche,paflofe,fenga, alcuna macu-*
la,iome dimega eflate.
jL V^
che fa belli fiima la faccia.
•p ìglia bianco d’uouQ,e fanne acqua à lambicco, é'.
con queìlalauati la faccia quando tu moi.
.A .ACQ^r.A CHE
fa bianca e luflra la faccia.
'-piglia latte d'aftnaycfcorged'uoui,e fanne acqua
diflillata,e con quella lauati la faccia , che la fa
bianca,bella,e Jplendida piu d'ogn’altr acqua. .
jL V aK vì^ac qj^ a che
fa la faccia rubiconda.
'piglia ungambino dìbuue,e ropelo tutto in peggio
cioè.l’oj]'a,lincrui,et la medolla,e dapoildbiccali,
e Con l'acqua .che n’ufcirà lauati il uolto la mattina,
A FAB^ BELLETTO,
piglia due dramme di dragate,e dhfalo con chia¬
ro.d’uouo ben battuto , dapoi giungili borafo.,
cexufa , e.canfora.,ana oncia.mega, & mefcola ogni
cofa infìeme,c falle in ballottine piatte,e quddo tu ne
A 4
S 1 C R E T r
uuoUdèpèràr, difìemprane una co acqua rofa,e c6%,
quello ungitiìa faccia la fera quando uaì àdormircy
è laiif/attina lauatl il uolto con acqua di fior difauCy
oùero.fa bollire della crufca nell’acqua di po'zxo, e
con quella lauati il uolto.
A far’vn’altro belletto riv
buonOyche fa bianco il uolto e lufiro.
••figlia due onde di fpuma' d’argento , e una. libra
> d'aceto bianco forte , e falli bollire tantoché ca¬
lino i due tergi .Dapoi piglia canfora, alumediroc
ca,borafo,.e olio di tartaro , ana dramme due e fallì
cuocere in acquarofa -^dapoi di qitefii due liquori j
cioè dell’aceto dettodifopya,e diquefio altro,piglia¬
ne parti uguali,e mejcolali mfeme,et con queflo on-
giti la faccia.
A FAU*VN’ACQ__VA CHE FA
roffb e jplcndidoil uolto.
•figlia colla dipefee ,ealume di rocca , ana oncia
■ una,e due onde di uer'zino,e mettili in un boccal
d’acqua,c lafdali fla fin ìnfuftone tre giorni ; dapoi
falli cuocere,e poi cola l’acqua,e feritala in un uafo
di uelro àtuo piacere.
A FAR’VN’ALTRO BELLTETO.
•figlia due dramme d’argento fublmato, e mettilo
in una inghijìara d’acqua,che tenga un boccal',e
falla- cuocere fina tanto che calila decima parte,
dapoi giungili megoncia di cerufa,e una dramma di
e-anfora,c una di borafo , & il fuco d’un limone,&
mefcola ogni cofa injtemc,efaUicuocerc a fuoco len¬
to per fpatio di fett’hore. Ma nota che queflo, per'
riJfemdelTargento fublmat0',fa con continuo ufo
r A R T E. r I. ^
alquanto negri li denti,& all'ulthno li fa cader,e ft
fug^r il fiato,& offende li nerui & il ceruello,
A far’vn’altro belletto, che fa
la faccia bianchifima,e d’m color rofeo ì
P nonrinafcdno.
iglia un rdfoio fatto di rame mefcolato nel fun-
dere con oro pirnmenlo, & infuocalo, e poi
ammorgalo nel fangue. d'un uejpertigliane ,òd'una
falamandra,onero nel latte d’herba lattaruola , &
con quello rade in quel luogo doue tu non uuoi che $
peli rinafeano : ouero ungi quel luogo con fangue
di tonno.
A VJIF^ T^^SCEB^
P forte di macchie.
iglia unatenca e falla cuocere tanto che fi dis¬
faccia veiracquafola , e con quclTacqua calda
lana la macchia parecchie uohe;poi piglia della
crufea,e falla bollire nell’acqua, e con quella crufea-
ta torna à lauar la macchia.
a F CHE LE MJ.MMELLE
P AL MEDESIMO.
iglia le rofeche comincino aprirfi, t-piglia una
canna che fia ancora piantata, e fendila un po'r
co, tanto che tu uipo fi metter dentro le rofe, e poi
tornala àferrare,e lafciala far cofr. OjiMù poi hhqì-
canarie fuora, taglia la tanna , e mettile nell'acqua
tepida,e feranno belle come di Maggio.
P in un giorno.
iglia feline uerdi ,e tagliale un poco da una
banda,e poi mettile nell'acqua con calcina e ce¬
nere ; md nota che bifogna pigliar il doppio di cene¬
re alla calcina , e lafiiale far coft per jpatio di bore
uentiquattro , dapoi canale fuora, e lauale cinque ò
feiualte co acqua tepida,e mettile in un uafo con ac
qua falata,e ferualc a tuo piacere,che [erano buone,
A CONSERVAR LI RBR-
P donna s’ingramda.
iglia cerufa e incenfo ana dramma una,e fuhi-
to che tu hai ufato con la donna mettiueli den-r-
tro nella madre. Se tu le dai ancora da beuer latte di
caualla,ouer da mangiar il uentriculo d’una lepre,
ouer litefiicoli d'un becco dopo che le è uenuta la
fuapurgatione mefiruale,legiouerà molto.
A LEVAR LA VERNICE DALLA
P ^ LI S CB^OFF OLE,
iglia un gatto groffo uiuo , e quando la Luna
ua alla congiunlione del Sole , tagliali u’a li
piedi,e mettilo al collo à colui che fati/ce tal’infer-
rnità,cbe molto gligiouerà , Eiglia ancora l'unghie
d’uno a fino, e falle brufeiar, e mettile fofra lefcrof^
fole,chef,no molto utili'fer tal’infermità.
Jt F.AB^V OMlTAXlL TOSSICO
P non ti abbaino.
iglia un can.negro,e cauagliun'occhio, e tien-
lo nella ma n ferra ta, che li cani non ti abbaia t ati
fio -equeflo e buono per li ladri che nano a ru¬
bare la notte.
T A R T E. n. 10
AF^dE^ CHE OGT^I COS^^
la notte parerà negro e tterde:
^ Iglia dell’incbiofiro di Sepia^ UquaCe-un pcfCc di
mare,eiiel uerderamcjc rncfbólalcinftérhe,-e poi
mettilh'in ma lampada col ftoppirio, e aceendela in
'lìmicamera dotte non fia altro lume i ctogni eofa che
farà'in quella Larnera,e li muri pareraHno parte-uer
die parte negri,& è cofa marauegiiojd da uedere.
A rÌH^Gtlt^E LI CAPELLI
in color uerde.
'Triglia capparifrefchi,cdiJìilJali,e cd'qHellKuquà
^ bagli III li capelli al fole,che diuentcranno uerdi.
ìC’coìipiìf Ljt Vestite.
'T') Iglia la carne,e falla cuocere,ma non malto'idas-
poicatidla dalla pignatta,et preme fuora l'acqua
diligcnìvnicntc , e mettila all'ombra per /patio d'un-
hol'u à ficcare,in un luogo dotte uenga uento-^ dapoi
piglia un olla c^.n aceto bianco che fa forte,èpiglia
feinengadi gmcbropejìa ,efalc, (pargilifopra la
carnè, dapoi mettila nell'accio , e metti l'olla in un
luogo frefìho ,c ogni giorno uolta la carne nell'ol¬
la ,e lafcicla ftar’à tuo piacer ; e quando tu lauor-
ì\v mangiar, falla bollire un tratto , & farà molto
dilkatd.'
A F.dEfH'Ef ClAVTElflO CHE
rompe la pellefenga dolor alcuno.
'Tolgliafapon tenero , e calcina uiua , cioè che no»
Jia fiata bagnata, parti ugualfc mefcolali infte-
ìne', e quando tu la ttnoi adoperar , fc la pelle è far-
i-là,rfknigli unpeigguola con unguento,e laféiali un
buco nel mc%o, tanto quanto tu uuoì chc fia grandt
8 a
S' E C R E T !l
ìk piaga,e in quel buco metti tanto di queljtauterìo,
quanto èungran difrumento,e lafcialo fiar cof(,the
injpatio di tre ò quattr'hore farà una piaga fenga do
lor alcuno, Ma fclà pelle è putrefatta ,,come fon‘ i
bognoni ; bafla à lauar il luogo , prima che tu fi
metti il cauterio, d'aceto forti(ìmo, & m un boia
romperà la pelle fenga dolor alcuno.
A FAR CHE L’ACCIAIO TAGLI
il ferro come fé fofj'e piombo.
"^piglia l'acciaio e purgalo benifimo -^dapoi piglia
delli ucrmi che nafeono nella terra,e fanne acqua
à lambicco, & di quella & di fuco:di rafjan,o piglia
parti uguali, e in quelli mefcolati iniìeme arnmorga
quattro ò cinque ùolte l'acciaio henUffiiocatOye.' Con
quell'acciaio farai coltelli,òJpadc,ò pugnali,che ta¬
glieranno il ferro come fefojje piombo,,
A FAR’INCHIOSTRO ^ROSSO,
„-Jglia della lifia forte che bolla , e mettili dentro
^ feorga di brasi,e lafciala rafreddar,dapoi piglia
ott'oncic di quella lipia,c un otìcia di legno di bì'asì
rafehiato con un uetro,e unpoco di alume di rotea,
e mettili in una fcodella fopra la cenere calda à cuo
cere per (patio d’un’hora,dapoi adoperalo à tuo pia¬
cer,che farà bmnipimo - ma nota che non è buono ft
non frefeo, cioè che fia fatto fe non d' un giorno ò
due al piu.
A far’IL MEDESIMO.
piu facilmente.
’j) Iglia un oncia di legno di brasi rafchiatp con,un
uetro,e dieci onde d’acqua, e lafciftlo flarirì in-
fufione perjpatio di fett’hore ,poìmetftlo à cuocere^
1> A R T E.ir. Il
t Ufcìala calar delle quattro parte le tré,e fàrdrofx
fo Jplendente. E fe tu io lafcierai ancora calar piu
delle tre parti,farà rojfo fanguineo.
P A far’immolarleossa.
iglia ofìiuotiin mcT^ come quei deUe gambe,e
piglia fuco d’appio,dimiUefoglio, diradano, e
di prafio,e aceto parti uguali,e empie di quefli fuchi
gli ofi, e floppalitanto thè non riefcano , dapoife~
pelifcili nel flerco di cauallo,e lafciali flare cofi quit¬
to ti piace, thè quanto piu li lafciaraì fepeliti,lantd
piu fe immolar anno.
A CONSERVAR L’VVA
P pertuttoVinuerno uerde.
Er confer'uar l’uua uerde tutto iinuerno coglie
là quando èfereno, e che non fta piouuto di
mólti giorni auanti ; dapoi nettala molto bene, cioè
lena uia li grani che fon marci, dapoi piglia pece e
falla fcaldar tanto che bolla,et piglia l‘uua,e mette-
le dentro iipiciuolo,e lafciauelo flar'un poco; dapoi
mettila al fòle per Jfatiodi due giorni ;& ultima-r
menté rncttila fopìa la paglia, ma però che l'un uua
non tocchi l’altra , e cofi fiarà buonifiima tuttQ
iinuernò.
A F ÀR MATVRAB L I M EL ONI
P le mani.
igliami feie di bue ,x di quello-figlianentego
cocckiaro la mattina ,-€con quello e conmqtm^
di poggo lauati le mani,che uerranno palio fé,mal-.
li,e bianchifime ; ,J.ncóra piglia fapone,e purgalo
bene , epoi piglia radici d’Iride c fallo feccare, nd
forno , e falle in poluere,emefcolala\beue col detto
fapone, e con quello lauati le mani--, e farattì le
mani pajìofe ér hiunchifimc . Viglia ancoraJl
fifone ben purgato , p cenere di'fppia ,'e rne-i
fcolali infieméianto che ftano incorporati , -e-con
quello lauati la mattina le mani txhe.Henrm-
no paflofs e bianche,..
P A R T E. i r. 19,
a G o o i> o t o,.
che 'iiàn ìafeiaguaflur le labra delia- bocca j
P nélèmanì, e le tìenfaflofe.
iglia oncie dodici ài graffo di uhello ouer di cer~
m fi-efca',e onciefeidi maggiorannaé. peffaté'
ìn(iemc,dapoifarine ballotnnei è sbrodali con buon
nino . Dapoimettile in uri uafo y e cuopiilo. bene ^
acciochc non rie fca l'odore della maggioranna
mettilo-àìhotnbra per (patio diuentiqualtrhore.y da-,
poi mettilMcntro delT acqua , e falla cuocere lenta¬
mente,poi colala un altra uoltai ancora piglia now-
oncie di maggiorana,e peflala con lo medefmo graffa
fo,c fallo in ballottine e sbrodale ancora diuino, ér
mettile in un'altro uafo netto, e mettilo ancora àlf-
ombra itentiquattr.bore; dapoi buttali fopra dell’ac¬
qua e tornqlò.à far cuocere come diprima c colalo .
h coff farai quattro ò cinque uolte , aggiungendoli
femprc nou'ottek di maggioranna,e sbruffandolo di
buon nino,et ultimaménte lì puoi aggiunger un poi a
dimufi'hìo-, ouer -gihettone cofì hauerdi una écfii,ec-
celkntifftma per le rompiture delle mani, e delle la-
bra della bocvai'
P A PAR POMATA.
iglia onde dodici di graffo di veruo , ouero , fe:
non fi può hauer diceruo,di caprettoy e. tre on-^.
cìe di graffo di porco mafihio,e tre di medolla di cer-^
m,e'nettdibene , dapoilaualiton uin bianco tante-,
uolte chc'lumo ìefli chiaro-,e’I graffo bianco ^ dapoi
preme fuora tutto il uino, e lafcida un pocvf»
una 'tamia à colar . Dapoi. fatto quejlo piglia otto
pomi^ippi t e mondali bene di-fuont-e di dentro,^
B 4
SECRETI
e peJìali,foìpiglia me^jìncia di garofoli,àue dram¬
me di noci mufcate,fei grani di jpico d’Indiale quat¬
tro libre d'acqua rofa, e mefcola ogni cofa injieme,
col graffo,e mettili in un uafo coperto a cuocere con
poco fuoco, fina tanto che l'acqua rofa fia quafi tut¬
ta confumata . Dapoi colala , e mettila-in un'altro
uafo lanata tre ò quattro uolte con acqua rofa,e ag¬
giungile quattf onde di cera bianca ben purgata, e
fei onde d'olio d'amandole dolci . Dapoi tornala al
fuoco,e lafciauela tanto folamente che fia liquefiat-
ta,e poileuala dalfuoco,e colala, e mettila in un al
tro uafo lauato d'acqua rofa ; & ultimamente , do¬
po che è gelata,piglia del mufehio quanto ti piace,c
dell'acqua rofa,e dell'altrc acque odorifere,e mcfico-
lale infieme unpentgo con uno peflone di legno , e
poifieruala in un uafo diuetro , e mettila all'ombra
uerfo fiettentrionc,che farà una cofa odorifera,eden,
nette le mani,e non le lafcia rompere ; c fetu ifag¬
giungi un poco diflorace liquida ,farà ancora buo¬
na per la rogna.
JL F.AB^ CHE LE MOSCHE
P A FA R'AC E T O,
iglia cornali quando cominciamd uenir rofsi,
e de imòri delle rouede ,■ quando non fon matu¬
ri, e falli fcccarc, e poi falli in paluere, e con aceto
finte falliin ballottine,e falle feccare al Sole ;dàpóà
piglia il uino e fallo fcaldare,e buttali dentro quefik.
compofitionè; che fubito fc uoltarà in aceto forte,-
-& è ejpcrimentato.
jL F MFfACET 0
P con acqua.
iglia trenta h quaranta libre di peri faluatichì,
e lafciali ftar tre giorni infieme in- un uafo .
Dapoi ogni giorno sbrojfalicon acqua , jin’m.-vapa
di trenta giorni , & farai aceto-foriijsimo e 'buono
come fe fojfefatto di nino. Se tu pigli ancòr-a l lina',
e premendo fiora il uino ton le mani mett, rai il re-
fiofin un uafo,mettendoglifopra dall'acqua, fefk-
rà aceto.
rA R T I r. 14
A..T*AR’ACf;TO CON VIN GVASTO,
’TTyij^liO'il uin gMuflo e faUo bollh'e,e lena uia Cut-
'J. fchiima che fcirènei. boUiìrc,e lafciah
tanfà fuoco, che cali la ter^a parte ; dapoì mettila
in un uafo,nel qual fta flato aceto forte,e aggiungi^
ui dentro del ferpillo,e poi copri ben il uafochenon
tcjpiii ininiìinr.lat<),(he in brieue fard aceto forte,
^ LtF VOD OB^
P cuociano prefto.
iglia lefemenge , & innanzi che tu le femini
sbrojfali di falnitro , e fubito femnali ', e quelli
che nafceranno dà quelle femenge cuoceranno più
prefio de gli altri.
" ad H a V E R T V t t o
P AFARNEGRA L ABARBA.
iglia acqua forte,e un denaro d'argento fino , è
mettiuelo à liquefare dentro appreffo al fuoco ;
dapoi quando la narrai adoperar, ungili la radice
delli peli della barba con olio rafato ,e poi con una
fiionga bagnati la barba con l’acqua forte fi cìje no
tocchi la carne, e lafciala afeiugare , dapoi lanata
con lifia doue ftano cotti fiori di pomi granati , e
mirobalani.
A FAR’HAVER FiGLIVOLl AVNA
donna flerìle,il qual rimedio , benchéfìa
P iglia
tenconì,&altre enfìaggioni.
&femola & falli cuocere tanto che
fiano come unempiajìro molto(pejfo,& mettilo
[opra rapoJìema,& farà molto falutifero & utile.
VEVf FJ.ElACC?^ESCElf,E
P ha dentro acqua.
iglia pere crude ,& mondale, & tagliale per
rne%p,ouer more,&' gittate nel nino, fe nuo
tanodi fepradal uino,il nino epuro & netto-ma fe
fcendono al baffo,il uino è mifchiato con acqua.
.A F J.CET 0.
F AfUr aceto ponendo fi il uino in qualche botte
otte fia flato aceto , mettendo pofcia la botte al
fole,ouero appreffo al fuoco,oucr mettendole dentro
tegole òmattoni nuouì,& netti,& beninfuocati.
MODO DI FMECMCETO llSf TAÌ^1,1LQFML
S A FAR’ACETO ROSATO,*
E tu nubi far’aceto rofato, nel modo infraferitto
lo farai molto cordiale & odoYÌfero..0glia buo¬
no aceto bianco, & mettiui dentro rofe rojfe nuoue o
fecche,tenendolo in un uafo inuetriato per quaranta
giorni, pofcia cauagli fuora le rofe, ^ riponelo in
un altro uafo,& conferualo in luogo freddo,
MODO DI FAR’ACETO
P di grana.
iglia un’oncia di quella poluere di grana, con la
quale fi tengono i panni fìni,e mettila in fuffi-
ciente quantità d’aceto,^ tìenla al fole per qualche
giorni in un uafo inuetriato & ben coperto,poi con-
ferualo cofi tutto infteme fen^a feparare l'aceto dal¬
la grana :&■ farà quefio aceto il più eccellente di
tutti ; imperò che la grana i molto aromatica , odo-
rifera,cordiale,& calda,& uicne à temperar molto
la frigidità dell'aceto.
parte, li.
!P R ESI RV AT I V O T» E R TEMpÒ
dipefie, & centra qualunque ueleno,
D fe’lmelone è buono.
icono communemente il melone ejfer buono
quando hall picciuolo amaro ,& la corona
dura,éf èmoltogrieue.
TE^ MMMMZZMBC
P i pulici,
iglia puleggia fiorito &■ brufdalo doue fona i
pulici, & tutti reflaranno mòrti da quell’odore^
E^IMEDIO
L amma'Z^ripulici.
’AJfeti-^o ouero la radice delcocumero faluatìco
bagnato con acqua marina ammaxjtaì fulici.
il mede fimo fa l’acqua 3 nella quale fa macerato il
melanthio fefarà fiarfa fercafa . Itemfe tu farai
boUir’acqua con rododaphne'^i^ con fcmen'xa di ca¬
nape,& lafpargeraiper cafa, ella farà ilmedefmo
effetto.
B^IMEDIO Jl CHI ESSE
N mangiatofongi ucnenof.
lun rimedio è.piu prefentnneo à chi haueffe
mangiali fongi uenenof, che far uomitare coi-
lui che gli ha mangiati piu preflo che fi puh,dan¬
dogli à beuere delle radici & delle frondi dèlia ruta
ben pefu,& deir origano,& del mèle ; & dopo que
fld molto gioua l’ufo della thiriacca,& del mitrida-
to,con foni fimo aceto,0 con oximelle fcillhicofo con
acqua uite.Gioua in tal cafo molto il mangiar dapoi
dcAl'aglio crudo,come fa la maggior parte de i uiÙa-
ni,Hfandolo pcrthiriacca.
MODO DI UCCOTsfCJMEfl FOTslGIt
tal chef poffano mangiare feuramente
P fenga pericolo.
Ofeia che cof dilettcuoli al gufo fono i fongi,
che gli huomininonfe ne fannù aflencre ; im¬
parino almeno il modo di afiicurarf dalla maluagìtì
mortifera loro,ilquale farà quefio . Se tu uùoichì
mangiando, fongi non ti nmeano sfalli cuocere con
lepere
P A R T E. n. 5.5
li pere fduatkhe,onero con lefrondi, ò con lafcor-
XP dell’arbore che produce le dette pere. Et non rìtro
uandofine delle faluatiche, fi può far quefio pari-
mete con le dimefiiche,pur che fiano di quelle,che di
natura fono auficre,& che non altrimenti che cotte
fi mangiano ; & à quefio &frefche & fecche fipof-
fono ufàre, & li leuaranno ogni pericolo di ueneno,
B^IMEDIO .ALLE MOF^SlCa-
P TEE^FM^'EiEGB^I 1 CATELLI.
iglia fanguifughe,et lafciale putrefare per fef-
f inta giorni in uin negro, onero in aceto ', in un
uafo di piombo,&con quello ungi li capelli al /o/e,
& diuentaranno negri.
PARTE. I R i6
■RIMEDIO J.LLJ. DTSnsiTEXl^
P AL DOLOR DE I DENTI.
,
iglia radici & fogli dimorone sfalle bollire
in acqua,& con quella cofi calda lauati la boc¬
ca,& tienla in bocca per alquanto /patio, & mira¬
bilmente ti leuarà il dolor de i denti.
A FAR MORIRE I PIDOCCHI ET ALTRI
P de i feorpioni.
iglia pulegio èfccco ò uerde,&peflalo col uift
buono,& fanne empiaflro, & mettilo fopra le
morficature de fcorpiom,&‘ le fanarà.
EglMEBIO CHE’L SOLE TslpTsf TI TfFOCJ
P A F A R B IA N C H I I D ENTI.
iglia corna di capra, & abbrufciale, & fanne
poluere,&con quella fregati i denti j& diuen-
taranno bianchifimi.
A LEVAR’IL DOLOR.
P de gli occhi.
iglia il polmone d’un capretto caldo come e-
gli'e canato che lifia dal corpOietmettìlo fopra
gliocchlà quello à chi doleno, & lileue/à iLdotore,
A CHI FVSSE MORSO
S •bcìiuto fanguifughe,
E gli dia àberc falarnoia, et fugo dibietolaco ace
to, cheamagjtprà taianimali,pcrciocheilfuanuo
cere èjchefuffuoca attacadofi alla bocca deljìomaco.
A CHI FOSSE morsicato
à dalla tarantola.
uro rimedio par che non fi truoui à chi uie»
mórficato dilla tarantola ^ eccetto ché'fudni,
& tanti -di diuerfe forti, & coniinuar tanto baiando
il pallente,che fi rifani.
RIMEDIO AGHI F 0,S S E
morficato da animai uelenofo.
T^Er leuafil ueleno fuor della carne à chi è fla¬
uto morficato da animai uelenofo ,il più effica¬
ce rimedio è fucciar fuori il ueleno con la bocca ,
ma bifogna che fia auertito colui che uuol fucchia-
re i che non fia digiuno,ma prima habbia mangiato,
&ma[sime cofe untuofe & graffe -, & acarpo pie¬
no: poi lauatofi ben la bocca co uin buonOitogiia in
bocca olio d’oliuè,&,mcttafi àfucciare.Toi appreffo
allargar la puntura col rafoio, acciocheefca bene il
ueleno ,ponendouifopra uentofe con affai fiamma
per ben tirare : pòi fargli emfiafito fopra con agiÌQ
S E C R E T 1
«Jt' clpoUe minutamente pcfli,& fomentare il luop
con aceto caldo. il uiuer del patientc fìa foglie di
porri,aglio,&cipolle,eonpepe copiofamente,&pa¬
le,et pane a fai,carne di ricci terrefiri,ccdri,&ikt
femi,dandogli à bere buon uino con origano mfiemc,
feme d’ortìca,bacche di lauro,& di ginepro,
A SCACCIAR OGNI ANI-
C beuuto h mangiato.
Onofeiuto che un fta auelenato, il principal n'n
medio è fargli uomitarc il uelehO:,dandogli olio
à’oliue tepido, puro,ouero mefcolatq con acqua ■&
fe per forte non fi trouaffe olio in quel luogo i daglj
butiro con acqua calda, ouer con decottione di femt
di Uno,od'ortica,0 di fen greco,& quefie co fe fatino
tanto purgare per difotto il ueleno come per mmì-
to. Fattolo poi più uolte uomitare,bifogna parime-
te euacuarlo co i criflieri acuti per drfòttó,&iappref
f} dargli acqua melata,& uin uecchio copiofamen*
te . Et chipuòhauere buona tiriaca, & mitridato ,
fono iprincipali antidoti ; terra figillatà &‘ gufei di
ghiande,datigliJpeffe uolte nei buon uino gligioue-
rà . il mangiar fia carni graffe d'animali uecebi, &
brodi grafi, mafiime di gaiine, & pefei grafi ;
non fi lafci domi) e ; & continuando tal'.ordine fi
■P A R T E. ir. ^
ììbérarà con l’aiuto d’iddìo. Viglia ancora umt
santità di mofche & feccale, & fanne poluere t
& dagliela à beuere in buon uino,che gli giouerà.
rANTJDOTO CHE VS AVA IL RE
Tsl[Jcomede,accioche niun ueneno gli noceffe.
Ogli bacche di ginepro,terra lennia,ana dram-r
1 me due,sfannefottiUipima poluere , (tir in¬
corporala con mele,onero con olio d’oline,[erba¬
to i & (^ùandg lo uuoi adoperare,prendine la quan¬
tità d’una notciuola per uolta con un poco d’acqua
tnelata;et farai [curo di non ejfer auelenato ; perdo
che mangiando pofcia cibi nelenaci, Cubito che gli
hauerainel flomaco ti uerrà naufea & uomitarai il
cibo inftemecol Ueleno ; ma fe ueleno alcuno non fe-
rà nel cibo, non ti farà alcuna moleflia ne nocumen¬
to tal’antidoto.
SE GRETO CHE I SCOR-
D i fulmini &tempcjic.
Oue farà attacata la pelle della hiena , ò del
cocodrilo,odell'hippopotamo fo dei uitel mari¬
no , non toccherà il fulmine,ne la tempefia . ‘ìgjnt
tocca il fulminea lauro ne il fico.
SECB^ETO DJ. FJB^
P guafie.dal freddo.
iglia maftìce,incetifo,cera nuoua,& olio rofa-
to,parti uguali,& fanne unguento,et ungiti le
wanyheprejìo guariranno.
SECRETI
F
ìglia draganti onde quattro , gomma, ambita
onde due, timiqrnaondefei, Jioracefgdp onci»
_r A R T E. II. _ 54 ^
iue^en^ul oncia una è me^ayiììos oncia una , itoci
ml'cate cjuattro ygejjo onde fei 3 tena negra libra
una, canfora fcropoii otto ; prima metti à molle i
draganti e la gomma in acqua di ftico, oùero altra^
acqua odorifera per giorni tre ò quattro, poi fa pal^
uereditutte le dette cofe , poi pejìa in un mortaio
i draganti e la gomma , thè fìano ben disfatti; poi
mcttiid dentro le polueri odorifere e ia canfora, poi
ilgcjfoypòi la terra negra ; e falla tanto foda,che tu¬
ta pofsi laimare,& non s'attacchi alle mani; e co«-.
jmala in luogo frefeo , & con le flampe fa i pater
nnflri;e falli feccàre all’ombra ; e nelt adoperar fi ren
da anno odor mirabile che confortarà il ceruello.
A CONTRAE AR LE PERLE
P
A FAR’VN’ALTRO COLORE “PAONAZZO.
iglia pomello di mortella ben mature;e peftde,
&cauaneil fuco, & bagnane le pe^ge , efallt
fcccare altombra,& jaranno fatte.
A F A R PEZZ V OLA
uerde per miniare.
T~\lgliauerderame macinato e'quattro fili di
1" "^àffranOtO diflemprali con aceto forte, & mì¬
tici altrettanto fuco di ruta, poi bagna le pC'xge in
crina,& falle afeiugare,e poi attujfaie indetta tin¬
ta due ò tre uolte^e falle afeiugare all’ombra come t
TART:e.IT. 57.
4eUo di fopra,e farai un bel uerde . incora- piglia
ma dramma d’orpm)nento,e onde due di léf mfoT’^
tei& un poco di ottone dcl pià brutto che tu puoi
trouare,& oncia mega di uerderame , oncia ma di
grannelle di ginepro ben pefle,& ogni cofa metti in-
fieme , e falle bollire tanto che caliil quarto faiba^
gna le perz^tte nella detta cdpofttione,et falle afem
gare all’ombra,che tu farai ùn bei color uariato.
P talco artifidofamente.
iglia talco libre fei netto , e taglialo minutd-
mente-, e mettilo in una pignatta non cotta, ne
metriata,ma g fojfa di terra,& la pignatta fia pie-
na,e mettidilfuo coperchio,e legala bene confilo
di ferro ,c luta ben la pignatta con luto fapientìe,
e faìla ben'afdugarc, e mettila in una fornace ap-
preffodlia bocca doueriuerbera il fuoco,e quando la
cm fa defiramente che non fi rompa ; poi canai»
fmra,e macinalo fottìlmateju’l mamoye fa prejlo,
accio che uegga poco aria, e mettilo inun facchetto
agH‘gp;p in fondo ,e mettici fatto un uafo invetriato
driceuere raglio , e poi mandalo con una corda in
un por^pip un braccio aprefj'oall’acqua,tal che fa af
preffo al murO,ma che non lo tocchi, e non lo muout
re per fina venticinque giorniyallhorafe tu uediche
habbia incominciato àgittar Voglio,tu lo potrai cu-
uare dal pogppo, e metterlo in luogo humido, in un
cantone,che non cip offa ,nc aria,ne uento^ ne animi
li che li dejfero impedimento ; e tanto, lo lafciaraiw
quel luogo,che tutto quel liquore ne fia ufeito ,■ e poi
piglia quelle feccie,et difiiUale per boccia con fuoco
debole,cref oendolo à poc àpocojanto cheper forati
.di fuoco ne uenga tutto quello che può uenire , Uqà
le fecondo li alchimifii fi domanda il fuoco del talco^
,c’l primo cauato perhumidità chiamano la terra,
sappia che quefio primo è tutto medicinale- e’ifccon
_do è la ucra riecheggia delli alchimifii ; &xio ti uo-
glio dir queflo - che molti e molti dell-arte dell’jl-
chìmia hanno ricercato queflo fecreto, & hanno fà
to puntalmente come qui èfcrittomè mai hanno fu-
puto trovar queflo modo,di darli la grande humdi-
tà,& ahondnnga , e con tempo lungo ■ e perche fi
materia infe fleffa è molto fecca,cofi uuolc humìih
tàgrande & inabondanga; e per hauerbauutogu
fmeo,libi fogna htmidità ahondantc i &■ hauenh
hauute quejìeparti,ci rende due clementi,ef sparati,
come tu aedi. Dapoipiglia quefie ultime feccie ,t
tritale,in un mortaio,e mittile in una pignatta o ti
daia,mettedoci[opra acqua dipoggp fqlla boliirt
P A R T £.11, 58
;Ut> pe^^o,e poi colala e lattati tutta la perfidia, che
<tu Hcdrai le carni tue diuentar bianchi fiime,et ti gita
inVa da ogni jpetie dirogna,e da ogni enfiatione di gii
'hù;& ufiando detta acqua à lauarti le mani, fempre
le haueraimovbide come una bibace,e nette da ‘ogni
macchia : E queflo è il uero modo del fare rollo del
talco,et ha molte uirtù;e queflo fecreto ufaua la prin
cipefiadi Saucia in mantener fi le fue carni bianche
& odorifere ; e chi uferà di queflo liquore fu le fue
carni, flropicciandóne fu per neì,uolatiche, porri,ci
catricifo altre macchie ; in brieue ne uedrà mirabile
ejperienga,che mantiene le carni bianchijìime, et fa
i denti bianchi,Icua tutte le grìnxe dal uifo,efa pa¬
rere la perfona in figura più gioitane che noni ;e
heuendone dueò tre goccìe con nino ò brodo,ti rende
; buono alilo,conforta la madre,e ti rende buono ap¬
petito ; & ogni fiomaco guaflo,di che qualità fifìa,
graffetta ; e finalmente è difiderato dalli alehimifii -
percheMetteiido il mercurio purificato in detto olio,
[ubilo fi congela et fiffa,in modo che fla alla copella,
aVfAR PARER D’AR-
P j^igo perfetto.
iglia fior di jpigo netto e perfetto in quantità
piu che tu puoi,e peflalo bene , poi mettilo in
un faccio etto forte di canoiiaccio , e premilo fatto il
torchietto più che tu puoi,e raccoglilo con diligen-
rga benché ti paia brutto,omettilo inunuafò di ue¬
tro forte,e non lo metterai fole,perche dafe [chia¬
rirà,& uerrà luflro,&piglierà odor di [figo acuti f-
fmo . Cofi farai anchora quel di lauendula, & po-
traitene feruire in molte cofe, per effi re caltdtfiimo
acuto , & conforta lo flomaco ; e mettendone in
acqua dipox;go tutta ne fente per lauarfene le ma*-
ni fi adopra àfirpalle efaponetti, & in molte
altre cofe,
AFA R’O G L I O DI
P fiorace odorifero.
iglia una inghifiara doppia ^ e metftuì dentro
olio di mandole dolci libra una , fiorace onde
quattro grotto grefio,e mondo,e turala bene, poi met
tila fopra la cenere calda , tanto che lo fiorace fra
ben disfatto, poi Icuala dal fuoco, e cofi calda met-
fki dentro mafiice in polueremeìa ; e poi che
f A R t E. I r. 40
farà fredda colala con diligenx^a premendo ben quei
fondo ; e fc lo uorraipiù odorifero aggiungiui ben-
•gjiiì&garoffili aria onde due, & fardperfettifimo^
AFA r’O G L I O d i
hengui odorifero.
'Y^lglin bengui libra una, e tritalo minutomct
X tilo in una boccia lutata, larga , accio che tu ci
pofi mettere dentro la mano, e che fia baffa , accio-
chc Voglio non habbia fatiga à montare , e mettici
fìpra libre due d’acqua rofa,e incorporali bene , poi
mettici fopra il fuo capello,e dccondala bene che no
poffa rifiatare,poi daÙi fuoco lento, tanto che m ne
cani fuora l’acqua , poi ua crefeendo il fuoco à poco
à poco,tanto che incominci à uenir Voglio , e fubito
mutali il recipiente, notando la prima acqua in una
ampolla,e. dandoli fuoco affai gagliardo,tanto cheti
paia hauer canato circa à onde tre e mega d'àglio,
e conferualò in un ampolla di uetro.ben turatofe la-
fdalo al fole per otto giorni, che farà perfetto e buo
no. llfmilefifa à far’aglio di foracc; & fe ci met¬
terai onde quattro difioracc liquido farà migliore.
A F Alvo G LIO DI
P laudano buonifiimo .
iglia libra ma di laudano del buono, & taglia
lo minuto più che tu puoi,e mettilo in una pi¬
gnatta di rame,e metliui dentro acqua rofa otf.de fei,
olio di mandole dolcVonde quattro ,poi mettilo al
fuocp,e fallo,bollire lentamente per due bore,poi co¬
lalo tate HO ite,che Volio uenga chiaro, e quello farà
dio perfetto.di laudano . ftà cauar la terra, quàdo
tu conojcefi.cbe no fpp netto, piglia detto laudano»
SECRETI
e taglialo wltìuto , e mettili) in mì}u4 rofa al fuoco
per farlo diflrugger bene, e poi leualo dal fuoco , e
iafcialo ripa fare permec(hofa,poi rìcogUlo difopra
leggiermente con un cucchiaro, e rimettilo in acqua
rofa tanto che fa ben freddo , poi componilo come
difopra è detto , che farà bellifiimo.
A FAR’OGLIO DI Fi OR IDI
P ^ M A C I N A R’ L'A M B R A C A N.
iglia ambracan quanto tu uuoi, diciamo ungra
no,€ piglia àpunto una goccia d’olio di mando ¬
le dolci,ò digelfomino,ouero d’aglio di ben ,ilquq.l
communemente adoprano i profumieri in tuttli loro
odori,perche in fe (ìeffo non ha odore,ma rende l’odo
re à qualunque cofa doue entra,e mal non fi guajìa,
per tempo alcuno,&fe per forte tu no hauefi ne l’u
no ne l’altro,piglia due mandole, & ammaccale , e
cauane quel fuco,e con quello macina l’ambra.
P contrafatta.
iglia uernice bianca onde quattro , maflice
& incenfi bianco ana onde due , canfora uera
Secreti
dramme due, & ogni cofa in foluere fottilifima j
poi piglia quattro chiarid’uoua,& un poco d’acqua
uite,e mefcolalibene, poi incorporaui le dette pol^
neri molto bene, e {lampa li tuoi panetti, e mettili
al fol leone per quindici ò uenti giorni,che diuente-
ranno qua fi della perfettione di quelli che fi con¬
trafanno in Confiantinopoli.
A PARCHE! PELI DELLA BARBA
e i capelli non cadano , & à fargli
P ò peli canuti.
iglia acqua pluuialeboccali quindici, &• tanta
Cénere forte che baftiàfar buona lifia ; & ag-
pungiuilitargirio d’oro onciefei, faluia & foglidi
Hco negro ana manipolo uno,e falla bollire tanto che
cali la quarta parte,e con ejja lauati il capo due uol
te la feltmana,e quando fhaurai afciuito, habbia fu
co di faluia onde tre , e mettiui dentro oncia una di
tartaro diuìno negro,e oncia me^a di litargirio d’o¬
ro ; & habbia un pettine di piombo , & ungi il pet¬
tine col detto fuco, & pettina il capo ò barba molto
bene con ej]o, e prefio diuenteranno negri. .Ancora
faraiquejìo altro , che èbellifìimo fecreto , il quale
ufaua madonna Leftna Venetiana , che per pare¬
re una bella fanciulla ufaua queflo olio ; pigliaua
aglio di tartaro, e lo faceua fcaldare ; c con quello ■
poi che haueua lanata & afeiutto il capo , ungeuct ■
il pettine,e fi pettinaua flando al fole per un gran
peg^,onero con una fponga fi ungeua i capelli, e
queflo faceua due ò tre uolte il giorno ; & in una
fettimana li haueua fatti negri come gli haueua pri
ma , alianti che gli hauejfe bianchi ■ & il fmileft
fa della barba ; e fe tu narrai fentire buon’odore, in
ultimo ufi olio de bengali à unger il pettine - perche
ancho queflo aiuta à fari capelli òpelinegri , eda
odore foauei& quefli fono fecretirari. .Ancora per
fimil’effetto piglia mel bianco,e fallo flillar’à lambic
co diuetrocon fuoco gagliardo ^ & conferua quel
liquore; poi lanuti il capo, e quando farà afeiutto
ungiti con effo, e uerranno belli. Ancora piglia
r A R T E. II. 44
aglio dip(temerò,e un poco di uin bianco, & incor
parali infieme,e poi ungiti i capelli,& diuenteranno
belli,lujìri,&netti. incora piglia '^ajfrano,& in¬
corporalo conroffumid’uoua cotte,&■ con un poco di
mele,e falli à modo di unguento,& co quello ungiti i
capelli la fera c la mattina,et cotinua cofì per un me
fc almeno,& diuenteranno di color d’oro; ma ungiti
il pettine con aglio di mandole amare; drancho pi¬
glia radici di endiuia,e liquiritia , e cornino, e cuo-
cele con la lifiia , e con quella lauatiil capo due uol
te lafettmana,et quando i capelli ti farano afciutti,
profumali con golfo uiuo,e uerranno di color d'oro.
PER FAR CHE LI CAPELLI
P odorifera , e da fignori.
iglia mele appiè ,ò altre mele odorifere & tene
re trenta,(& falle in quarti, & nettale ben den¬
tro e finora,poi piglia garojfoli e cannella ana oncia
una,e mettili tra ejjc mele,poi mettili à molle che fia
no coperti in acqua rofa,con nocimufeate rotte nu¬
mero fci,& macis dramme due , & lafciale d molle
per fei giorni -poi piglia afungia di porco libre tre,e
leuale quella pcUicina di fopra, & tagliala minuta,
e mettila spurgare in acqua frefea per tre ò quat¬
tro giorni,e mutali l’acqua due uolte il giorno,e l‘ul
lima uolta mettila à molle in acqua rofa , onero al¬
tra acqua odorifera,c à quefio modo farà purgata be
ne,e non hauerà odore fc non buono . Voi mettila in
una pignatta netta con le mele & l'altre cofe fopra
dette,et aggiùghii olio di naranci oncia una,et tanta
acqua nanfa,ò altra acqua odorifera,che ogni cofa
flia fotta l’acqua,e falle bollire per un’hora con lento
fuoco,tanto che le mele fiano ben cotte c disfatte , e
con la mejlola di legno rompelc bene,poi falle pajfa
re per un fetaccio , e poi coft calde colale un’altra
uolta con una pcxza più fifa e fattile ejfendo an -
coì calda aggiungici cera bianca onde tre e mega.,
tagliata fotcile,c fandali bianchi onde due fatti in
_ A R T E. I I. 45
poluere fotùlifsima,e mefcolala tanto , chefia o^ni
tofa ben incorporata ; &■ poi thè farà fredda la-^
mia con acqm rofa,&reJìerà bianca quanto la ne-
ue -j e poi che farà lauuta,aggiungiui mufchio grani
òttoyambracan grani quattro ben macinati j et incor
porauelì molto ben'infìeme,&poi la fiala alfereno
quattro 0 fei notte,e farà pomata perfetta, et buona,
VN’A L T R A TOM ATA I N M OD O
di untOylaqual gioua molto à ungere le rot¬
ture di bocca,di nafo,di mani,c di piedi,
P di quefio approbatifimo.
iglia cera nuoua ,feuo di becco, & midolla
di bue , aria onda una e rncza; aglio di per¬
forata , oglio rofato ,ana oncia una ; e un poco di
file trito come farina ; prima taglia il feuo & la
midolla , e falli liquefare , e colali ; poi mettili
à fuoco lento , che appena fiano caldi, e aggiun-
gìtiilacera tagliata in petqgijC li ohj fopradetti,e’l
fate , e mefcolali bene conia paletta di legno . poi
leuali dal fuoco,e mettici dentro canfora fcropuli fei
alquanto trita, e fempre mefcolalo finche è freddog
SECRETI
e poi conferualo in un albarello ; e fappia che quan
to più è uecchio è migliore,& adopraft ad ogni mal
caldo,à rotture di nafo,di bocca,di mano, & à mu-
lacere thè uengono alle calcagna àfigliuoli.
RIMEDIO A CHI HA
P dehil flomaco.
iglia ahrotano,ruta,pulegio,menta, ana mani-
pulo uno,buoni(iimo uin bìaco boccali due,mel
bianco libra méga,&fa bollire tanto quefìa compo-
fitione che fia cotta,poi aggiungiuipoluerc di canel
la e garoffoli ana oncia mega,poi colala con diligen
tia,&[orbala in un uafo di uetro , e la mattina pi¬
gliane un oncia alquanto tepida,che tutto ti confor¬
terà; è non fufar troppo.
A CHI NON POTESSE RITENERE
P bianchifiima e uera.
iglia aceto flillato libra una,et acqua di gucche
libra una,e mettile in due ingbiflare , e metti in
quella dell'aceto litargirio d’argento oncia una pefio
Jottile , & in quella dell’acqua di gucche oncia una
di falgemma ; c metti quefle due ingbiflare fu un
mattone dinangi al fuoco, e falle bollire per un bora
T ART E. IL 47
poi tira il mattone indietro, & lafciale raffreddare^
poi mettile ài fol per otto giorni ;poi piglia ma fco
^deUa,&metticene dentro parti uguali,& diuenterà
bianca come latte ■ & con detta acqua lauati fottìi-
mente con una jfonga bene flropkciando le tue car¬
ni,e uerrano bianche,e morbide, & dilicate nel toc¬
care . Et fe ti le uórraifar rojfe e luflri, piglia ace
to bidco flillatto due uoltc à lambicco diuetro,libra
una,& mettila in una inghiflara , e mettiui dentro
fandali rofi oncia una , in poluere fottilifuma,poi
mettila à bollire per megfhora audnti al fuoco,e ag-
giugicì un poco di alume di rocca peflo,che aummen
ta il luflro -e fe tu uolefi che haueffe odor buono,
perche tuia face fi per qualche fignora , aggiungici
mufthio grani ducfo 7Ìbecto,poi bagna con una (pon¬
ga fottilmente ; e fe per forte fi facejje troppo rof-
fo , aggiungici un poco d'alume ,& fi fcbiarirà, c
farai un bellifimo rojfo e luflro , che farà le carni
odorifere.
P AL MEDES I M O,
iglia tartaro diuin bianco libra una,talco,efa-
le,ana libra me%a,c mettili in una pignatta no
cotta,e coprila,e legala confil di ferro , poi mettila
à calcinare in una fornace,poi tritalo fui marmo fot
tile,poi mettilo in un facchetto aguggp,et mettilo in
luogo hùmido che non tocchi da ntfi'un iato,e che no
ci batti aria,e mettiui fatto una di uetro , òr
ricoglie quel’olio che ufciràfuora in termine di quin
dici ò uentigìorni,e conferualo come un thejoro . Et
prima lauati co lifia ò acqua,&poi che farai afciut
tOfbagna ma ^ongafi) una peg^ in detto ogUo, &
SECRETI
fregati le carni gentilmente,et uedrai ogni minimai
ògran macchia che tu haucjìi fu le carni,andar uia,
hbroflolamento di fole,ò altro-et faratti le carni bel
lìfime,morbide,c luflre . Etfetu ne uorrai far un
altra che nuouamcnte in Fenetia fi co fuma., piglia
due gucche lughe,e tre fcodelle di faggiuoli che hab
biano canati gli occhi, & la midolla di tre panibian
chi,e mettili à molle in latte per una notte ; poi pi¬
glia unafcodella di fcme di melloni,&me'ga fcodel-
la di anime diperfehi monde,&libra una di pignuo
li bianchi, & ogni cofa fa ben pefia in un mortaio ,
ognun àafe folo,e due pip pioni grafi, & cefi uiui
con le peline ,gittando uia fola le budella, tagliagli
in minuti pe%;gi,<& ogni cofa metti inficme àfiillare
à lambicco di uetro,<& adopra quella acqua,che fa¬
rà le tue carni bianche e morbide,
A SCHIARIRE E NETTARE
P d’oro d'argento.
iglia un capo ò due d'aglio,& netta li fighi, e
peflali,e cattane fuco più che tu puoi,<& incor¬
pora con efò un poco d’inchioflro,tanto che lo facci
negro,ouero un poco di gaffirano inpoluere , & con
detto fuco fcriui quelle lettere, e lafciale afeiugare,
poidauene un’altra uolta fopra per farla della grof
feg^ che tu uuoi, poi lafciala feccare,e quando uor
fai attaccarci l’oro,rifcaldale col-fiato, & attacca¬
celo , & leggiermente calcalo col bambacc fopra,et
ietta uia,quello che non è attaccato , e coft ti rimarrà
la tua opera d’oro, é di rilieuo , coft bellifiima da
tiedere.
A DISSEGNAR’VN’IMPRESALO ARMA,
P AL MEDESIMO.
iglia fapon bianco libra una tagliatofottile, fe
le di becco ouer di bue,& alarne catino,ana on
eia una ; due torli d'uoua,& un poco di cenere fot¬
tile,& ogni cofa incorpora bene col fapone in un
mortaio,& fanne pafia,& formane palle , & ado-
prale come di fopra.
P .AL MEDESIMO.
iglia unfel dibue uecchio , & fiengreco libra
una fatto in poluerc,& fapon bianco Uh a una
e me%a,& lifìia forte boccali dodici,e metti ogni co-
fa infieme,e falle bollire à lento fuoco tanto che cali
la metà,poi con ejfo laua che macchia tu uuoi, piu
mite rifeiaquando con acqua frefea.
P un panno colorato.
iglia due fel di buoi uecchi, alume di rocca, e
alume di feccia,ana fcropuli due;tartaro di uin
bianco onde quattro, canfora fcropulo uno , e pefla
ogni cofa fottilrnente ■ poi piglia feiboccali d'acqua
chiara,e metti ogni cofa infieme,e mettila àbollire à
lento fuoco,tanto che non facci piu fchiuma; poi met
tici dentro onde quattro d’acqua uite di tre cottej&
P A R T E, II, 53
confemda in un uafo di uetro-,& fe la macchia è in
fcadatto,piglia un poco di panno di fcarlatto, e ba¬
gnalo netta detta ac qua,& con quello frega la mac¬
chia molto hene,poi rilauala con acqua chiara , &•
anderà uìa ; & co fi farai à ogni forte, di panno co¬
lorato.
A mandar via mosche.
,
ragni , fcorpioni & altri
P animalidi cafa.
iglia penne dett’upuppa,e brufciale netta carne
ra; & come quefli animali fentono queflo odo¬
re fe ne uanno,& non tornano piu, & èprouato.
P CONTEA LE ZENZALI.
iglia cornino,e mafiicalo bene , e con quel fuco
fatto in bocca ungiti le mani e’I uifo, e come le
gengali fentono tal’odore,non f fermano, e cofi non
ti daranno noia. Epiu ,fc tu le uorrai cacciare che
non ti entrino in camera,piglia del cornino, e fanne
poluere fottilijiima,et incorporala co uin bianco bua
no - e piglia un pampino di ulte , ò altra frafca che
habbia fogli uerdi,e bagnala con detto uino,esbrof-
fa,e bagna le fineflre,e ttufcio della camera ,&le
mura,& quando le gengali fentono quell’odore non
fi poffono fermare ;&fe uorrai mandar uia ancho
le mofche,piglia foglie di fambuco & cornino,e fatte
bollir con acqua , <& con ejjà bagne la cafa , & le
mofche non ti daranno noia.
SECRETO RARO -pER
mandar niaipanni ò catti.
T .ALTV^O MODO.
Mglia il fapone fottilmente conia grattuggia,
e fallo feccar’alfole,ò nel forno,epe fiala in poi
nere,e fetaccìalofottìlmente, poi inhumidifcelo con
acqua rofa,o di fi)ico,e lancialo afeiugare all’ombra.,
òaluento ; ouero,per fare piu prefio,tagliaU fapo-
ne,epefialo fenga farli altre ceremonie, & aggiun¬
gici poluer e d’moSfC fiorate,& un poco di canfora»
SECRETI
g fgfla ogni cofa infierite,&farai le tue patte,ehe fa
bito le potrai difienfare,ma faranno di poco ualore,
A COMPONERE GLI ODORI NEL
P farà fecca.
ilglia incenfo mafehio , e uernice da fcrìuere, e
fanne poluer e fiottile, & incorporale infteme.
"Poipiglia termentina Venetiana, e mettila in un pi
gnattino netto,e falla liquefare,poi mettici dentro le
dette polueriàpoco àpoco , & incorporale be¬
ne , e fa che non fa troppo tenera , e coft cal¬
da colala ; e quando tu la uorrai adoperare ,
fa che ella fta calda , e diflendcla molto fottile,
e ti farà l'opera molfo luflre, & prefio prefio fi
afeiugherà.
SECRETI
TER FAR’VN LlQVORE CHE SI VSA
P ò quando ti pare.
Bjma habbia termentina chiara & netta onde
quattro,ragia di pino bella onde fei, pece greca
bella onde fei, mafiice bello e netto onde tre, cera
nuoua lufira onde tre,oglio di feme di lino purifica¬
to oncia una e mexa,onero aglio di mandole amare
onda una. Toi piglia una pignatta nuoua ìnuetria-
ta e ben bagnata,e mettici dentro la termentina à un
fuoco di bragia lento,tanto chefia ben disfatta,e me
faci dentro con una mefiola di legno fatta a pofla,
com’è un rafchio da Jpetiali ; e poi che farà ben lique
fatta mettici dentro la ragia di pino tagliata minu¬
ta,à poco àpocoycfalla benincorporare -poìmetti-
ci la pece greca fmilmente à poco à poco ;poi met¬
tici il mafiice fatto in poluere,m tre ò quattro uolte,
poi la cera tagliata minuta,hen meflando con la mc-
fiola di legno,tal che ogni cofa fia ben incorporata,
e con pochifimo fuoco fopra tutto ; perche lo fareb¬
be brufdare,& fi potrebbe attaccar dentro il fuoco,
perche fon tutte cofe calide,& incenditiue al fuoco.
Toi mettici dentro l'aglio ; ma fappia che foglio di
feme di lino è meglio che quel di rmdole; pur mettici
!PARTE. II. ^
di quel che più ti commoda, ; e lafcia la pignatta ite
modo al fuoco, che la detta compofitione bolla per
jpatio d'un quarto d’hora , c quando il paftello fard,
cotto,tu lo cognofcerai facendo qucfio ajfaggio. Vi^
glia la meftola di legno,e meflaciben dentro & pei*
intorno ; poi alga e fanne cadere giu due ò tre goc¬
cio in una fcodella d’acqua frefca ; e fe la goccia fi
allarga per l’acqua,non è ben cotto , però fallo me¬
glio cuocere -fe la goccia fi tien tutta inftemc, è fo¬
gno d’ejfer cotto ; ancora potrai fare quefi’altro af-
faggio; bagnati le dita con acqua, e firinge la detta
goccia,e fe non fi allonga tirandola , ma da fe fi di-
flacca,e ben cotto,però leualo dal fuoco,e cofit caldo
notalo in un facchetto agu’gj^ infondo , che prima
fia bagnato in acqua calda,e fallo colare in un ca¬
tino,in un fecchio d’acqua frefca,e fa d’effer prefloj
accioche tutto nefca j e premi il facchetto con due
bafloni ; e cofi ufcirà piu pre{ìo,ér in quefio atto fat
ti aiutare .Voi che farà alquanto raffreddato caua-
lo fuor dell’acqua,e rimenalo bene fra le mani, tan -
to che tu pofii cognofcere che per didentrononfia ri
mafia niente d’acqua; e fe per fòrte per lo caldo fi
attaccaffe alle mani,ungiti le mani con aglio difeme
di lino purgato . Voi che tu hauerai bene firopiccia
to con mano,purgato dall’acqua il pafiello , con-
ferualo in acqua frefca - & auuertifci, fe gliè di fia¬
te , di mutarli l’acqua frefca ogni giorno , oue-
ro ogni due giorni una uolta ■ e facendo quefio
modo fi conferuarà otto anni, che faràfempre buo¬
no per paficl forte.
SECRETI
À FARMI SECONDO PASTELLO PIV
P oltramarino.
iglia cenere diuitecriueUata,otto ò diecipugnh
e mettila in un uafo che tenghi almeno un fec-
chio e me'go,et habhia un buco nelfondo,e acconcia
lo in modo che Vacqua pojja colare,tal che la cenere
non cfca,e tura per difuora il buco,poi mettiui den
tro la detta cenere ,ecalcauela bene piu che tu puoi;
poi mettici fopra tinfecchio d’acqua calda dpoc'àpo
co,enon aprir di [otto fin che non è andata al fondo,
poi apri il buco poco poco,e laf :iala uenire à goccia
àgoccia tanto quanto ne uiene,e quefa prima flilla
la per feltro, cioè,pìglia una lifla di pan bianco uec
chio, poi riflillala un’altra uolta con una pc'^'ga di
feltro,c allhora farà netta e ben purgata,e conferua-
la dalla poluere in un uafo uetriato ; poi rimetti un
altro fecchio d’acqua calda fopra la cenere,e lafcia-
la colare come l’altra, e fempre tien di quefle due
forti per li tuoi bifogni ; e ancho ne farai la terga al
medefmo modo; e metticiafcuna daperfe ; fa prima
è più forte,laf?conda è manco forte,e la terga e piu
debole . Quefle liflics^adoprano per Uuafilpaflel-
lo,quando non uorranno ufcir gli agimi, come in¬
tenderai difetto ■ e quando ne uorrai adoperare , pi¬
gliane di tutte tre le forti fecondo ilbifogno . Rin¬
cora fi può fare un altra liflia per lauar’il paflello;
piglia tartaro calcinato , e mettilo à bollir’in acqua
netta per un quarto d’hora , & fatta chiara confer-
uala;e quefla potrai ancora adoperar quado il paflel
lofujfe untuofo ,&à lattare l’agurro oltramarino :
H 4
SECRETI
impero che lì aummenta faccende il colore) &àn
cara è buona per guarire la rogna e la lepra, conti-:
nuandofi à lauare ;<& fa tutta la per fona netta e
bianca.
COME VVOL’ESSER’ IL VASO DOVE SI
mettono le accjue con che fi lauano li agiirri
oltramarini che fan fondo,e firicoglk)
P lapifla%idìpoiche è macinato.
iglia una libra della detta pietra preparata,
rotta nel mortaio dì bronco , e macinata fottil-
mente fui porfido, e con un’oncia di mercurio pur¬
gato mettila in una pe-g^ di lino, & premila bene,
& il mercurio [aiteràfuora della pe^^ga portando-
fene fuor a [eco l’oro: poi metti efio mercurio con
l’oro dentro in un crocinolo al fuoco,&il mercurio
efhalerà uia,e l’oro re fiera nel fondo del crociuolo-
e rjueflo poco oro farà fino e perfetto-ma à cauar que
fio oro à queflo modo non è gran guadagno spurio
te n’ho uoluto dare notitia , perche il modo è facile;
& tidico ancho,che‘queflo oro nel lapis è la nera
madre delfagimo oltrarnarino i perche li da aurn-
mento nel lufiro,e nella fica allegreg^ ; e mettendo¬
lo in opra in pittura lo lafcia molto dolce e morbida
al pennello,&fi diflcnde molto dolcemente . T?efia¬
la nei-mortaio di bron-go coperto ,poi fallo paffare
per urta peg^ fiottile,e coperto difopra,accioche la
parte piu fiottile non uoli uia ; perche quella è la fuct
fineg^,bellegp(a,e bontà.
come si FA IL LI QJV ORE
coiquale fi macina il lapiflaguli,
P nato,nel paflcllo.
iglia una libra dilapijla-giiUpoiché farà maci
nato & ordinato comedifopra è dette, & libra
una del pajìello forte,c laualo con le mani leggier¬
mente per di fima,poi taglialo in peg;getti minuti, e
mettiliin ma pignatcUa nuoua beninuetriata c ba¬
gnata,& mettila [opra la cenere calda, e fa disfare
il pafiello -ma auuertifce che non frigi ;efe per for¬
te frigefje,mettiui dentro una goccia delVoglio fo-
pradetto,& fubito cefferà. E quando il pafiello è ben
disfatto,pigli a quella paletta che tu adoperajli quan
do facefìi ilpaflello,et ungila col detto aglio , e tiett
bemefìato nelpaflellopoiche eglièfùfo,& un’altro
ti metta detro la polucre detta difopra preparata, à
poc’d poco,come fifa foglio fu la in falata,c mai non
manchi di metter giufo finche ite nè, ma poco per
uolta, & con la paletta ua betf mcfcolandogliper
un buon pC'g'go,tanto che tu uegga che fa ben incor
parata , e che niente fe ne uegga fuor del paflcllo ,
che non fa penetrata dentro ipcfcia piglia la pi¬
gnatta cofi bollente , e uerfala in un catino d'acqua
fredda,& tutto à un tempo netta bene più che tu
puoi la pignatta, che non ci refìi co fa alcuna dcn -
tro;e quando il pafiello farà freddo tanto che con
le mani tu lo po fi maneggiarefungiti le mani col
detto oglio;&(e uedrai il pafiello effer 'ben tinto e
-colorito sfarà buon fegno per te • e con le mani'
unte rimena il pafiello per fiatio d’un bora e nie-
'^sjempre tirandolo per lungo e per tràUerfO s
P A R T P. I T, ^4
■mdoche fe hauejfe fatte alcune uefcicheper dentro,
ftpojimo incorporare ■ efappia che quanto piu te lo
meni per lemani,pmpreflo lo eauerai poi nel lauar
io . Dapoi fallo in formad’un pane lungo ò tondo,co
me ti pare,& mettilo in una catinella polita e netta
con acqua frefca & chiara affai,e lafcialo farà mai
le per quindici giorni,ò piu - perche quanto piu fia
à molle fi fa piu perfetto e hello, epiupreflo , e con
manco fatica ufcirà del pajìello.
COME SI CAVA L’AZVRRO
S fegni dimofirano.
ia Pegno rjianifejlo,che il primo agurro , quando
uien fuori,pare alquato piu grojfetto che li altri,
I
SECRETI
€>• queflo auuiene-per le uene dell’oro che fono in
ejfa pietra. Il fecondo pare piu fattile, ma non ha
cofi bel colore . Il ter-s^ pare alquanto piu fottìle,
ma piu biadetto di colore , e piu aperto e chiaro ;e
queflo s’intende quando il lapiflu^di e buono & per
fletto. Li prc'^ì^ fon detti dif )pra ; la pietra fuol co -
fare da fei in otto feudi la libra fecondo i luoghi ; e
fle la pietra faràdella buona e fina,ne cauerai^cam¬
putato ogntcofa, almeno onde diede mexa ; & fe
non farà cofi fina,almeno onde otto;etfia àuuertito,
che la pietra potrebbe effer tanto trifla.,che non ci
guadagnar efli,ma ci perderefli.
IN CHE MODO SI LAVANO E PVRIFl-
P IN A L T R O MODO.
iglia litargirio d’oro oncia una,e fallobollire in
uin bianco buono,con un poco d'aceto , poi ca-
mlo,e fanne poluere fiottilifiima , poi piglia biittiro
&)olio rofia.to,ana oncia una , & lauali con acqua
frefica quattro òfiei uolte,biacca arfia oncia mexa,un
torlo d’uouofrefico,& un poco di -peccherò fino , e
componi ogni cofia infieme con un poco d’acqua rofa,
& fanne unguento,& fiendiio fu unapegja di lino,
& ponilo fiopra’L male,& li giotmà affai.
P IN ALTRO M OD O.
iglia aceto bianco forte,un chiar d’uouo frefeo,
fuco di fcovgedifambuco , e componi à freddo
ogni cofa infteme,&bagna le pex,ge di lino in detta
hagnatura,e mettile fu lofcotato luna fopra l’altra,
c guarirai ; e quando uorrai fare nel luogo feottato
una bella faldatura,piglia la feconda fcor-ga delfam
buco,e cauanefuco, & con un poco di poluere d’in-
ccnfo,& unpoco d’oglio rofato, un poco di cera
nuoua,componilo à modo di unguento,e difiendilo fu
le pe%gc di Uno,e mettilo fu lo fcottalo,&in hrieue
uederai faldatura mirabile.
P
A FAR’ VNTO PER FAR BELLA SALDATVR.A,
iglia aglio rofato onde dieci, cera nuoua onde
due,&mettile à fuoco lento,&poi che farà dif
fatta la cera,mettid minio onda due,litargirio on¬
de quattro in poluere fiottile,e falli pigliar alquanto
di corpo,e mettilo fui male,e uedraiMf effetto.
SECRETI
IN V N’A L T R O M O D O P E R
lofcQttato di che forte che fi fa.
~W"^]glia lardo di porco mafchio uecchio, e battilo
I " mollo bene, pei piglia un fìafeo d’aceto bianco
fartelefauelo bollir dentro per Jpatiodi due bore,
poi leualo dal fuoco,e lafcialo affreddare, poi rico¬
glie tutto quel grajfo che farà difopra,e premilo con
la mano,che l’aceto falli fuora, ér che niente ue ne
refi dentro,poi ferbalo in un albarello olii tuoi bifo-
gni,c come è piu uecchio , è migliore, perche opera
piu prefio ■ & quando alcuno è fiottato , piglia del
detto grafo,e ungi ben il luogo offcfo,& hahbia ap¬
parecchialo pel di lepre tagliato minuto piu che fi
può,&fpargìuelo fopra,e quando ungerai la fera e
la mattina,ungi fopra il primo unto,poi rimettici fo
pra del detto pelo , & fcrnprc che tu ungi, ungi fo-
pra cpecllo,& no lo leuar mai uia,finche da fe non fi
ifua; et in termine di fii ò otto giorni tutto fi leuerà,
07" il male farà tutto irìfanato finga fegno alcuno ■ e
f<i'"hi (he nel principio del male quanto piu fi’cjfo
i kt.goral ài dolor piu andrà declinando , & il ma-
la'' f tuirà quel rinfrejcamenlo , e fe rie goderà .
li per icuarfiibito il dolore, & far opera mirabile,
juoiio che è occorfo il tafo, rafehia un poco di lardo
(IJ porco majehio ,ernettilo fu lo fiotlato,& fa prc-
f .Ci' f p ntiràfrigere come fi fofj'e nella padella, e
(’ f p. fchùràggran rifrigerio,& anderà uia il do¬
lore , e-T" mettiuene nel principio tre ò quattro
upìte in un'bora , & uedrai mirabile effetto , e
quifio fecreto è buono & prouato , & da non
quantunque fia uilc>.
A FAR
P A R T E. ri. lì
A FAR riLLOLE DI
tementina fecreto raro.
“T termentina oncia una,e lattala con acqua.
I , di borragine otto ò dieci uolte, poi piglia %u,c-^
cherofino onde trepefto fonile, & incorporali ben’
infieme àpoc à poco-e qucfla e femprebuonada pi-
gliarda ogni tepo,e mai no figuafia,e quado ne uor
ralpiglme ne potraifempre fare di mano in manoj
& ha quejla gentileg^jche non fi attacca alle dita,
an-^ fi può maflicare,& non fi attacca al palato ■ e
quando le uuoi riceuere,piglia un poco di cinamomo
mefcolato .conxptchero,& inuiluppali dentro , poi
pigliale fecuramente,da ogni tempo,e da ogni bora,
c^e ti faranno mirabile operationi fe hai ilfiomaco
fleumatico,o colerico, e ti libereranno da molte pafr
fitoniintrin fiche, & ti faranno buon flomaco.
E L E T T VA R IODI S F I N C E RV I N Q,
cioè giulebbe folutiuo, mirabile ancho
P perfettifiima&prouatapiuuolte.
Igliafcmedi fcaruola d’cndiuia,&'di fcaruola,
faluatica,ana dramme due -sfiori di nenufar &
di mole,ana dramma una; feme di papardolo bian¬
co onda una , grani di febefien onde due, feme di
ìufquiamo bianco dramma mexa, xaffrano dramma
una,legno dolce dramme dnque,grani di pini dram
me dieci,et bolli ogni cofa in fei libre d’acqua,per fin
che cali il ter'xp,etpoi colala et della colatura piglia
onde[ei,con un’onda di giulebbe molato ogni matti
na all’alba,et uedrai opera mirabile il quarto giorno.
A C QJ ADI M 1 R A fi I L V I R T V PER
ritornarla luce de gli occhi d chil’hauejfe
H foffecaufatopcrlofelefparfo.
.Abbiate una cipolla bianca &grolfa,& fatele
un buco difopra douc ha il uerde,gittan4o uid
cffo uerde, & in quel buco mettete tanta tiriacca
buona,quanto farebbe una caflagna,incorporata con
mecfoncia digajfranepeflo,&fatela cuocereàpoc
à pocopreffo ai fuoco ,f che non fi abrufei, ò arro-
ftifea , ne s'imbratti di cenere . Voi come farà ben
cotta ponetela in una pet^ di lino , & premetela
tanto,che ne uenga fuora il fuco,ilqual darete à be¬
re al patiente la mattina à digiuno , & in due ò tre
mite anderàuia ogni gialle’^ et mal colore.
A ' MEDESIMO.
Quelli che fon gialli per caufa delfele jparfo
darete à beucre una dramma & me%a di feo
lopcndrìa fotttilmentepoluerigata,in uìn bianco btio
no,tepido,la mattina à digiuno,ogni giorno,per uen-
tigiorni continui,& leuarafìili ogni pallore e gial¬
le'^ dai uifo . Il fmile fa illapatio acuto coito
PARTE, IT. 7<J
CO» le fue radici. Et ancho il uino, nel quale farà
cotta la ua!eriana,beuendone la mattina à digiuno3
fana la milza & il focato , dalqual molte mite fi
fuole caufare il jpargimento del feie,
A CHI FOSSECADVTO.A
cafo alcuna co fa neìTorecchie,-^er
P rimedio prouatifiimo.
igliate di quelle gran e Ile che fa la Fufaina, la-
qual’è una pianta che ha igì-anelli in quadro et
à cantoni,e quando non tromfic di quelle, pigliate
della radice medefima di detta Eufaìna , & fatene
poluere. Toi pigliate un poco della uernice de iferii
tori, & un poco d’origano,& fatele bollire in ace¬
to forte,tanto che torni il tergo ,dapoi lauatiuila
bocca con quell'aceto tanto caldo , quanto potete
fopportare, &fubito farete fano'. Etfe il dente fof
feguaflo,lofard cadere fenga dolore.
P .AL MEDESIMO.
iglia poluere digarofoli,mel rofato, acqua ul¬
te,parti uguali^ mettile in una pignattina, et
falle bollire,poi piglia della detta compofitione cal¬
da in bocca da quel lato doue ti duole il dente ,
tienla cofi per alquanto fiatio , & leuaratti ogni
dolore.
K 4
SECRETI
A FAR CADER’IL DENTE CHE
duole dafe fleffo fenT^ adoperare ferri,
P dr conforta lo fiomaco.
igliate fiori di bugloffa,di boragine,e di rofna-
rino,ana libra una-, femega di finocchio,d’anifi,
di finocchio marino,di fiero montano,ana onde fei;
mufchio caratti due,meliffa manipolo uno,-gucchero
fino onde fd,cannella fina onde una ; & pefìate /e,
eofe da peftare,& trittate quelle che fono da tritta-r
re,poimefcolateleinfieme,&fateneelettuario, &:
pigliatene la mattina quanto è una caflagna, & ue~
derete mirabile opera. Et queflo è fecreto hauuto da
un gran ualent’huomo.
PER FAR CHE 1 CAPELLI NON CADANO
D ..AL MEDESIMO.
Ifiniate alambicco erefcionc,& dell’acqua di
fallata fate un altra difiillatione con agrimo-
nia,capeluenere,rofmarino,faluia,&garoffoli, un
pugno per uno,per bagno maria,& ferbatc quell’ac
qua,&lauateuene fielfo , che ui fermarà i peli che
non caderanno più. Et quefio fecreto è fiato da mol¬
ti,dopo infiniti altri cheprouatin’haueuano,troHato
ueri^mo & perfetto.
I lungamente fano.
T^prima bifogna chef faccia far le fregagioni
per tutto il corpo con paìini caldi,& ftia in letto
caldo,poi fi faccia far quefia untione.lì abbiate tan¬
to pepe quanto farebbe [opra ungiulio,& mettete¬
lo in rnego bicchiero di aceto e aglio mcfcolatì in-r,
ftcme parti uguali & ben caldo,&con ejfo ungeteli
tutta laperfona,pofcia fila in letto ben coperto, &
fuderà,& andcràdel corpo.
,A COLOll^O CHE
H .AL MEDES 1 M 0.
.Abbiate un cane ,&fatelo fare ferrato in una
flantia per quindici giorni,dandogli à magiar
folamente offa d’agnello & di cajlrato,poi pigliale il
fuo flerco ,&feccatelo al fole,& fatene poluerc, &
datene à bere mecfoncia per mattina al paticnte con
ifin bianco caldo per infino à tre mattine, &• farà li¬
berato . Et quefio fecreto è fiato molte uolte prona-
tOjitfi trouato mirabile.
.AL MEDES 1 MO
P altro rimedio.
igliate fierco d’afino negro tanto caldo quanto
lo potete bauere,cioè fatto allhora allhora , eir
chdèeteU in uin bianco buono che non fia dolce, poi
premete bene detto fierco nel uino,&con detto uino
fate chriflieri alquanto tepidetti - che quefio è il mi¬
gliore,et piu efficace rimedio,che fi truouiper lo det
to male ; come hanno affermato molti huomini de¬
gni di fede,i quali n’hanno fatto efficrienga.
ALTRO RIMEDIO
P al mal di fianco.
igliate quattro capi d’aglio,et mettetelià bollir
in unapignattina co un bitchiero di tiin greco ,
SECRETI
0 altro buon uìn bianco ; poi pigliate quefio uino tan
to caldo quanto potete fo^rire, & metteteui al let-
to,&fateui ben coprire,che fubito conofceretegran-
difiimo miglioramento . Se pigliate ancora ùn^oncia
di radice d’imperatoria in fottilifsima polucre con ui
no caldo la mattina à digiuno , Ui difcacciarà toflo
ogni doglia,& ogni mal di fianco.
P MEDESI MO.
igliate una pignatta nuoua, c empitela mega
d’oglio, e mega di uin bianco buono,&ponetc-
uì dentro dell’ortica, & fatela bollire ■ poi pigliate
quell’ortica cofi calda quanto la potete fopportarct
e ponetela fopra il luogo doue fentite il dolore ,&
cofi facendo due otre uoltc fi partirà .
,ALIJ. VOD,AGV^J. CJ.LDJ.
H infermità.
.Abbiate inccnfo mafchio oncia Mna,farcocolU
oncia unaiuloè epatico onde fei,mel buono &
chiaro, fuco di piantagìne, ragia di pino bianca,ana
onde tre ; & pejìateli molto bene,& mcfcolateli in
fteme - poi metteteli in una boccia ben ferrata & be
lutata,'& diflillateli à lambicco,& tenendoui fitto il
recipiente ben chiufo,& lutato intorno alla" bocca ,
che non pojfa refiirare, dateli fuoco lento , acdoche
la materia non monti fifa,perche fi guaflarebbc , fe
prefio non la faccfledefcenderc,bagnandoui laboc-
ca con acqua di poggio . Et quefla acqua è mirabile
à tutte le infermità de membn; <& unaproua ne nidi
io in una fanciulla , laqual ejìèdofì rotto un braccio,
è perche non f Jfe ben racconciato,ò per altro, in fia
tio di quattro giorni le ft cominciò à putrefare,di mo
do cheimedidglielo uolcuano tagliaruia . Ma con
quefla acqua,laqual fifa in quattro ò cinque bore,
bagnato bene il braccio,&■ le pe’Xjette,e poftole fu-
fo la rottura, in fiatio di pochi giorni fu libera . Ma
auuenime,che quando ft difilla,muta color nella fi
ne ; noi allhora mutate il recipiente ■ perche l’ul¬
tima guaflarebbe la prima, che è ottima . Et finito
dìdiflillare , ri^cogliete la feccia diejfa , ògomma
che fla,laquale non è di minor uirtù che l'acqua .
Et facendone poluere , ualeà mondificar le piaghe
putride,metter,douenefipra fotùlmente . Et quefla
è cofa prouatapiuuolte. ■ ■
P A R T E. IT. 8o
jl CHI BEVESSE TEE^DFTO
il fanno per doglia eccefìiua di tefia,
H fcmpre à un modo.
abbiate fior di melangoli,rofe incarnate, fiori
fiorelli,& tribuli,d’ogn uno un manipolo , ma .
de i tribuli minorparte,& fiiUatcli tutti infieme,
feruate quelTacqua , che eprètiojaper conferuafil
uifo fempre bello à un modo.
IN M I L
Imprmeuano i fratelli dd"’MS^f,
M D L I X,
T> is I S'^:cai^Ti
DJ D 1 FEV^S 1 E C C E L L
rissi MI HVOMINI
IN MILANO
^fprejjb.di Giouan Antonio degli Untonij.
M D L I X.
T) ^ I S ^ C 01 ^ T^I
DI D ì FEB^S I ECCELLE'!^-
TISSIMI HVOMINI
Parte Terza.
P fa bella la pelle.
iglia fiori di fambuco,finoccbi,& ruta , ucrdì,
parti uguali, & fanne acqua à lambicco , &
con quella lauàti ogni dila faccia,& uederai effetto
mirabile.
A 3
SECRETI
RIMEDIO PER VNA PERSONA
che hauejfe la faccia leprofa.
“^Jlglìafòlfo & canfora ana oncia una,mirra &
j iveenfo ana oncia me%a,& fanne poluere fat¬
tile -poi piglia libra una d'acqua rofa, Emetti in-
fieme ogni cofa in una caraffa,& mettila al fole per
tre giorni ben turata,dapoicon quella lauati la fuc¬
sia ogni giorno,&preflo guarirai,
RIMEDIO ALLE VARVOLE
che uengono fopra
P la faccia.
iglia fuco di cauoliben colato oncia una, aceto
forte onde due, uhi uermiglio potente onde
due,& rnefcolali infteme , & ogni mattina bagnati
la faccia con una pe-z^ bagnata nel detto liquore,
& poi lafdala afeiugare da per fe,& in pochi gior¬
ni guarirai.
RIMEDIO PER LO
P AL MEDESIMO.
iglia cime di ruta,di finocchio , & di rouede,
ana manipulo uno, &peflandole con due fafì
uiui cauane il fuco , & ponilo in una caraffa al
fereno quando tu ueieraì che'l fia fatto chia¬
ro , notalo in un altra caraffa , & con bambact
mattina e fera mettuine ne gli occhi, & ti gua¬
riranno»
A R T E. 11T. J
ACQJA PRETIOSA
per mal d’occhi.
'^JgliaHerbena,bettomca,celidonia,ruta,eHfragiai,
filerò montano, radici di finocchio , garoffoli
& aloè epatico,ana dramme tre ■ canfora & tuUa
,
preparata,ana onde due,& uìn bianco buono onde
Menti,& falli diflillafà lambicco,& ufa l'acqua che
nufdrà à gli occhi,,& uederai effetto mirabile.
RIMEDIO A GLI OCCHI LAGRIMOSL
•figlia ruta fecca & falla bollir nel mele, & con
quello ungiti gli occhi,&prefio guarirai.
ALTRO RIMEDIO
àgli occhilagrimofi.
'p Iglia fuco di radici di piantarne, & con qucUs
lauatigli occhi fi>eJfo,& lo ritrouarai ottimo ri¬
medio.
A GLI OCCHI RI SCAL-
dati & lagrimofi.
piglia refe & falle bollir in acqua, tanto che l’ac-
' qua fi confumi il tergo , & con quella lauati gli
occhi otto ò dieci uolte il giorno, & non ti lagrima-
ranno piu,& guariranno della loro affuocatione.
RIMEDIO AL SANGVE
che uiene negli occhi.
p Iglia aloè &■ appio, & pefiagli, & incorporali
con latte di donna,& ponilifopra gli occhi fan-
guinofi,& lo trouarai ottimo rimedio.
PER CHIARIFICAR GLI OCCHI,
piglia uin bianco buono, & ponili dentro ruta uer
dea mqUe,& beuilo caldo, & poi mangia la ru-
ta,& grandemente tigiouerà.
SECRETI
PER R 1 S TR IN G ERE
le Ligi ime de gli occhi.
•f iglia acqua rojà, fuco d"abfintino,di boragine, di
■piantaginCydi edera terrcfire,&di liqumtia,ana.
onde due, & infteme falli cuocere in un uafo di ue'-
tvo , & poi colali, & ponine due uolte ne gli occhi
^guarirai.
ACQJA PERFETTA PER GLI OCCHI.
^ Iglia acqua rofa,acqua di finocchio , cjr acqua di
ruta,ana oncia iina,et)neftolale infìeme, pofeio-
aggiuvgiuiun poco di -zucchero fino , & un poco di
tiitia preparata etpoluerizata,&- il chiaro d’unno-
no frefco,&battili infìeme tanto che fiano fpumofi,
pofeia lafciali fchiarire , & tifane à lauarti gli oc¬
chi,&■ uedraieffetto mirabile nelfanarti.
F'IiGFE'hlfO MlfiKBlLE .AD OG'ìfl ITSf-
fermità d'occhiper qual cagione fi uoglia.
-jylglia ambracan & aloè ana grani diciotto, can¬
fora,ucrderanie,<& acqua rofa,ana meza dram¬
ma ■ tutia preparata onda meza,butirofrefco oncia
una e meza 5 dapoipolueriza le cofeche dieneffer.e
foluerizatc: pefeia in un uafo di uetro fa liquefar il
butiro,& fpumalo non lo lafciando bollire : pofeia
mettiui dentro l’acqua rofa,dapoi le polueri, &in-
corporauele bene ,fempre mefcolctndolo fin che fia
rifreddato . Sei mal procede dalla tejìa ,facciafi la
purgatione con le infrafcritte pllole.
Siroppi per mouerilcorpo . Viglia mel rofato,&
firoppo di fiicados & d’cndiuia , ana onda meza ;
acqua di me Uffa,di bugiojfa,&di dcorea,ana oncia
una,^ mejiòlaliinfieme.
P A R T E, 11 I. 4
TigliapUule atireate,chocleate, & di iera, con
agarico,anafcropulo uno, diagredia grani tre ,<&
.reubarbaro eletto fcropuli cinque,&fanne pilule.
P TEEÌGLI occhi.
iglia acqua rofa onde tre,acqua di finocchio on
eie due ; tutia , aloe, & zucchero candido ben
poluerigati una mecca dramma,mefcolali infieme,&
con quefla compofìtione bagnati gli occhi mattina e
fera,& prejio ti guariranno,guardandoti però dalle
cofe contrarie à tarinfcrmità.
E^IMED l 0 TEB^ le
P mani ilucrno.
iglia olio di mandole dolci onde tre ,Ceuo dì
becco oncia una , & cera bianca onde due,
con fuoco lento falli incorporare rnefcolandolibene :
pofeia aggiungiiii oncia una d'acqua d'angeli, &•
due grani di mufehio , & mefcolalo finche fiafred~
do,& farà fatto.
P A IsfhTTJ..
iglia fai'armoniaco onda una e mega,piretro,
euforbio,& falnitro,ana dramma una , (&pQ-
niliininfufionein aceto forte , poi con cera nuoua
fofjidentv,à lento fuoco , incorporali in un cerotto ,
Tonerai il- cerotto fopra un cuoio di capretto,et non
lo fare molto fottile ; & lafcialo fopra’l male fin
che f difacchi da fe,che farà bagnato,&afdugalo,
& firingi ben la natta,che nufchà fuora una certa
acqua,poi rimettili fopra il cerotto , & quando farà
fecco cambialo ; & fe farà duro , tal che non fi poffa
difendere , fcaldalo un poco al fuoco ; & cof fa->
tendo in brkuiguarirai.
A 4
SEGRETI
YNGVENTO pretto SO
per bo^noni& altri
P mdinafcentì.
iglia un uafo chefia capace al meno di quattro
libre di roba , & in quello poni cera nuoua &
olio rofato ana onde (ette , & dialthea meg\onciat
mefcolalibeninficme,& metti il uafo fopra fuo¬
co di tarbone,& fallo bollir pian piano . JLt fappia
che farà urta granfchiuma, & crefcerà fufo, ma tu
non cejfa mefcolarlo, fin'à tanto che fia calato giu,
& che fa mancata la fthìuma . Dapoi leualo dd
fuoco > & colalo in un altro uafo, poi rimettilo nel
uafo diprima,& di nuouo ritornalo àfuoco, & ag-
giungiui biacca onde fei, &litargirio d’oro onde
quattro,ben incorporati fra loroy&di nuouo torna¬
lo à far bollire,à mefcolarlo ; parche ancora gón
farà fufo facendo gran fchiuma,ma tu non cejfa me¬
fcolarlo fin che fa calato giu,&che la fchiuma fa
disfatta . Dopo queflo leualo dal fuoco,& aggiun-
giui termentina onde due , & olio di balfamina on¬
de tre : dapoi ritornalo àfuoco , & mcfcolalo per
un quarto d’hora, finche tuuegga che fa ben in¬
corporato , dapoi lettalo dal fuoco fempremefco-
landolo finche fa rifreddato ,& cof farà fatto, ■
VNG V EN TO DA
P rogna perfetto.
iglia termentina ben lauata in buon uino on¬
de tre , butiro, cerafo , & iitargirio , ana
*nda una, & olio rofato onde quattro, & fan¬
ne unguento , dr- con quello ungiti la rogna, & in
hrieui ti guarirà.
1> A R T E. ì 11. 5
RIMEDIO A QJV A L
P fi tioglìa dolore.
iglia marubio bianco & fallo cuocere in olio di
oline,& pcflalo bene, & ben caldo ponilo fp~
p ral luogo del dolor e,& giouaratti grandemente.
ELETTVARlb PROVATO
P ad ogni infermità.
iglia cinamomo eletto dramme quattro yfiico
nardo dramme due , "zucchero fino libra una ,
foglie di rofmarino fecco in poluere dramma una,&
fanne unelettuario , & tifalo , che è ottimo rimedio
quanto altro fi pojfatrouarc,à oppillatione, idropi-
fia,& ogni forte di febre,
VNGVENTO PERFETTO
P .AL MEDESIMO.
iglia graffo di gallina, graffo d’orfo, midolla di
bue,(ir midolla di beccolava oncia una,& à len
to fuoco falli liquefare,& mcfcolali bene,dapoì co¬
lali con unapezja fottille . Tofeia ritornali al fuo¬
co,& aggiungiui onde tre di cera nuoua, & come
la cera farà liquefatta,incorporauela,&aggiungiui
fangue di dragofbolo armcno,&mafiice,polueri'za-
ti,ana oncia una;& mefcolaueli dentro bene : pofeia
aggiungiui onde quattro del fuco di tutte le infra-
fcritte herbe ; cioè,mille foglia, confolida maggiore,
confonda minore, anearco j aricntfna, bettonica »
secreti
tynoghjpijfìerba epatis,urtica, faluia, & ruta ; &
incorporando bene; poi di ntiouo aggiungici mirra,
aloè epatico,&garofoliben poluerÌ7;ati,ana oncia
una, ò" tre noci di cipreffo ancbo effe polucri'gate ;
pofciamefcolalo cofi à fuoco tanto che fia ben in¬
corporato , & ultimamente aggiungili un poco di
•gaffranOidr incorporauelo bene fin che fa rifrei-
dato,& farà fatto,
P^IMEDIO TEIl LO
P denti perfetta.
iglia fanguedi drago,incenfo,&‘ pietra (angui
nea,ana dramma una garaffoli, cannella, &
mai!s,ana dramme tre ;fandalt rofi &■ coralli rofii
ana dramme quattro ; fandali citrini & poluere di
filatro anadramme due; alimedi rocca,fficonardo,
grana dei tintori,&balaufii,ana mega dramma-^ et
tutte qucflc cqfe fiano ben poluerigate et paffate per
fetaccio,&- conferita quefia poluere in un uafo di ue
tro,& ufala à fregarti i denti, che ti li conferuarà,
& mondi fi carà,& t incarnard le gingiue.
1> A R T E. 111. 6
VNGVENTODA ROGNA
buoni(Umo.
IgUa termentina onde tre, & lauala tanto che fi
facda bianca ; poi piglia onde tre di fai ben ma
ci'nato & incorporalo con la termentina ; poi ag-
giungiiii il rùjjò d’un nono frefco,olio di oliue & bn-
,
tiro frcfco ana onde due &. il fuco d’im narango
brufco,i& incorporaui ben ogni cofx; pofcia aggiun-
,
giui cera nuòua & biacca ana oncia una & ponila
al fuoco,&fallo bollir leggiermente , & fauui in-
coiporar ben ogni tofa, dapoi leualo dal fuoco , ma
no cejfa di mefcolarlo fin che fia freddo,et farà fatto,
B^IMEDIO ALL’E'ffF IJ.-
tura della lingua.
'piglia ahfinthio & fallo inpoluere, & incorpora-
lo con mele, & mettilo fatto la lingua , & ti le-
ueràil dolore,
IflMEDlO J.LLJ. STV^ET-
tura del petto.
p ìglia il puhnonc d’una uolpe, & fallo feccace in
un forno , & fallo in poluere, & pigliane ogni
mattina'unpòco con uin bianco,& tigiouarà mira¬
bilmente.
I MEDIO T E FMP\^
la noce chiara,
piglia appio & uerbena & fanne fuco, &beuine
JpeJfo à digiuno,& ti farà la uoce.chiara.
ME MEDESIMO.
piglia liquiritia,ifoppo,&ìrios benpoluerixali >
& beiùne fpefo la mattina à digiuno con un po¬
co di uin bianco,& affai tigiouerà àfarbuona uoce.
SECRETI
TER CONTRAFARTL ZIBETTO^
P .AL MEDESIMO.
iglia olio di tartaro parti due , &• acqua ulte
parte una,& incorporaliinfiemein un’ampol¬
la; & quando ne uuoi ufare,lauati la faccia con uin
bianco,pofeia afciugala,(& ungiti col Jopradetto li-
quore,& ti farà una faccia beUifima.
P A FAR’ACQVA DI TARTARO.
iglia tartaro di uin bianco, & inuolgilo in una
peg^ bagnata, dapoi mettilo fotta la cenere
calda,<& Infeiauelo far per una notte ; pofeia metti
il detto tartare in una uefcicatn acqua tepida,& ne
ufeiràuna certa acqua,laqual farà l'acqua del tartq
ro , & ha gran uirtù^però conferuala in un uafo
é» uetro.
7> A R T E. I r I, 7
A FAR LATTE VER-
M gineper la faccia,
Etti m boccal d’aceto bianco forte in ma pi¬
j
gnatta & mettili dentro oncia una di litar-
,
gkio d'argento ben macinato & falli bollir tante)
shemettp Eacetofia confumato , poic'olalo per fel¬
tro ; ■&€onferuaio in un’ampolla , Voi piglia ac¬
qua rofa onde dieci, dr mettiuì dentro alume tame-
ni & olio di tartaro ana cnda una, & dramme due
di borace, sfalla hollirein una pignattina , dapoi
colala &conferuala in un altra ampolla. Et quan¬
do la uuoì adoperare, pigliane una goccia dell'un
ampolla, & una goccia dell'altra sul palmo della
mano,& farafi come latte , col quale ungendoti la
faccia,da quella fcacdaraì le lentigini, rughe,peli^
& fegni,&la farai bella & iuflra,
RIMEDIO AL
P dolor de i denti.
iglia fuco di pomigranati acetofi &fale,& me
f :olali infieme,& fallifcaldar bene,& mettine
[otto al dente che ti duole tanto caldo quanto lo puoi
fojferire,&grandemente tigiouerà.
P ,AL MEDESIMO,
iglia offa di dattili, & falli fcaldare, ^ caldi
quanto li puoifof erire ponili fotte il dente che
ti duole,<& affai ti giouerà, Onero piglia fuco di
pafiinaca caldo, & con quello lanuti il dente fre¬
gandolo con effo ,& ti mitigarà il dolore , Onere
fa cuocere ifoppo nell'aceto, onero radici di iufquk-
mo,& ponili fìtto il dente che ti duole, mirabil¬
mente ti leuarà U dolore.
SECRETI
J. CHE I VELI CJ.
dano <& ftu non rinafcano.
figlia orpimmento mcfcolato con aceto,&ungi il
' luogo dal qual tu uuoi che cadano i peli, che fu-
hico cadcrannopiu non ui rinafceranno . il me-
defimo farà la lagrima della ulte tagliata,mefcolata-
cori olio di oline.-
.A COIOR„ D’OlfO
per indorare.
•figlia aloè epatico libra una,rafina libre due , &
olio di linofa ben cotto libre trc,<& fonili al fuo¬
co in unapignatta , &■ mefcolalibcne,& poi colali
con una pcgTa di lino,& riponili in un uafo ben co¬
perto,&• confcruifi, che ti faranno bello color cCoro.
MODO orIE(,ARj3E'lS^rAR^ OV.ALVn-
que metallo,^ durarà molto tempo.
-jplglia mef oncia d'acqua forte ,& un Jcropulo
' d’argento nino, ef un poco di tartaro di uin hian
co, & un poco difale , & ponili in un uafo,<& falli :
incorporar infteme fu la cenere calda, & con quefla
compoftione potrai inargentar qualunque metallo
tu Horrai,& durarà molto tempo.
1 L MODO DI
l’acqua balfamina.
rplgliatermentina libre otto,incerifo onde due,aloè
epatico oncia una ;maflice,garoffoli, cinamomo,
nocimufcate,cubchhe , & gomma alemi, ana onde
cinque, & ognicofa ben poluerigata & mefcolata
infiemefa flillafà lento fuoco à lambicco di uetro .
La prima acqua che ufeirà, farà chiara come ac¬
qua dipoti^, la feconda-farà piu -colorita che la,
7> A R T E, III. 8
pmna,et: le nuotarà fopra^et la ter^a farà ancho pir^
colorita che la feconda,& f/effa come il mele, & ha
ucrà tutte le uirtà dei balfamo , La prima fi chia ma
acqua di balfamo,la feconda fi chiama opobalfzmo,
& la ter<za f. chiama balfamo artilicìale, Laf tcon -
da pojìq nel nafo euacua la reuma, conforta il cer-
uello , eìr chiarifica la uìfla ; & ungendone il capo
conforta la memoria & tutte le uirtk dell’animo - <&
ungendo il corpo con la prima & conia feconda ,
gioua alla debilità de i nerui.
P contra la pefle.
]glia mirra onde due,aloe epatico &gaff'rano
ana oncia una,& diffoluili in acqua uite,é^ poi
colala,& nella colatura metti polueri di pampinel-
la & di bettonica ana oncia mega,& camedrios poi
uerigato onda una,&fanne pilule formate con olio
di pomi di mandragora, & pigliane la mattina à.
buon bora,ò la fera quando uai à dormire . Qjtefle
fon dette pilule gloriofe , & conferuano l’huomo da
ogni apoflema,da febri, da fincopi, & da ogni al¬
ter ation di cuore ; tardano la uecchìcxgta &la bian
chegja de ipeli, danno allegre.'zjta all'animo , fan.
buon fiomaco, & purgano le interiora da tutte le
fuperfiuità & humidità ,fcacdano la uentofità ,.&
ualeno contra il catarro, & prolungano la uita,&
fono di tanta uirtù,che è incredibile ipen farlo.
F trafitto da fcorpioni.
Ate gocciar nella pontura del fcorpionedue ò tre
goccie dilattedificco-efubito ama<x^rà ilneleo.
ALLE P ONT V RE
P A L LE P O N TV R E D I RAGNO.
iglia cenere di legno di fico con fiale trito fot-
tilmente,&ponilo fopra la pontura, & fanarà
preflo , Onero bagna il luogo punto con dccottione
di malua,&guarirai.Simil'ejfetto ancora farà l’ac
qua marina.
, A CHI HAVESSE MANGIATO ROSPI,
ò ftan botte,òfuo faliuo , che fcom-
P pifciano,che è mortale.
?xima fatciafi uornitare l'auelenato dandogli
ogiio dLoliue, & aceto inacquato ; & fatto il
uomito,piu uolte fi gli dia à bere copiofamente nino
negro grande,&dHe dramme di radice di canna, fa
cendol'o correre sformatamente, acciocbe fi tolga
dalla pigritia grande,che induce talueleno.
AGVARIR LE FESSVRE
P delle calcagna.
iglia draganti &galbano partiuguali,&fan¬
ne poluere -, poi piglia cera nuoua,olio molato.
SEGRETI
& alquanto [euo di capra , ò di bue ■, & fallì dile¬
guare al fuoco , poi mettili lepoluere dette,lù'fan¬
ne unguento ,&ungi le calcagna , che prefio gua¬
riranno.
A GVARIRE I CAROLI CHE VENGONO
fopra la ucrga à gli htiominì
P un caual riprefo.
iglia una cipolla & pefiala,poi mettila àmol-
le in aceto forte per un pexc!p,poi togli detta ci
pollapefia , &■ cofi imbeuerata d'aceto fa che’l ca-
uallo la inghìotifea, poi con l’aceto che farà rimafio
nel uafo,doue l'hai imbeuerata , sbroffali benifiimo
dentro alle narici,&[ubilo fi fanerà.
A G V A R I R’ I L MAL
F datura à un cauallo.
,Allileuar'il chiodo,& nettato beni[ìimo il piede
fagli far una fojfetta con la frofiina , ò ferro ta¬
gliente,fin fopra aluiuo,doue il chiodo l'ha toccato,
poi empie la detta fojjetta di rafia di pino ; habbia
poi un ferro affuocato,&ponilo [opra la rafia tanto
che fi fondi benijiimo mettili fopra un poco di
bainbace,&fallo ferrar bene,&caualcalo, che non
temerà un pelo.
JL F,^R BFOlifiVTtfGlilJ.
P à un cauallo.
iglia(ierco dibue,& flempralo con aceto à mo
do d.’empiafl:ro,& la fera con quello caldo cm-
piaflrali il piede legandoli fopra un ftraccio , accio-
ebe fi mantenga il caldo tanto che operi, & in bric-
ue tempo farà buonifiiirna unghia.
P quando ft ua à letto.
igliate graffo di pollo netto onciefei, farina di
fané onde tre,alarne di rocca oncia una, uer-
derame oncia una ,&■ incorporateli ben infieme, ée
metteteli in una pignatta nmua inuetriata con tanta
acqua che diflemperi ogni co fa , & fateli bollire à
lento fuoco,tanto che fi confami tutta Vacqua .Et
mentre cheboUeno andateli rimenando bene, accio-
che s’incorpori ogni cofa infieme. Voi leuateli dal
fuoco,& lafciateli ri freddare,che faranno come un
unguento . Et quando andate à letto,pigliate di det¬
ta rniflura quanto farebbe una noce, & di fendetela
per lo uifo,&perlo collo,fottilmente -poi la mat¬
tina lauateui oon acqua lambiccata , che ni fard il
uifopolito &bdlo.
^ GFAIflIlJIL FISO EFfElJ-TQ
&gHnflo per hauer fatto qualche frano
fcorticatoio . Et quejìo auuienefolo
P fenico òfen%a.
igliate quanto farebbe un cece di folimato dì
quello che comperate, & buttatelo (u le bra¬
,
ce accefe - fé farà buono arderà, & farà fiamma
axurra ; &fefarà altro colore non farà buono . Et
quejìo è bellifìimo fecreto.
A LE VA R LE LET T ERE
P dalla carta.
igliafalnitro , &uitriuolo romano ,ana libra
mia,& falli diflillare ; poi piglia ma (])on-
ga , & bagnala in quefia acqua, & con quejla ba¬
gna la lettera che è fu la carta, & facilmente la le-
T rauorio &
ogliete aceto fortc,& faltiìa, & boUeted den¬
tro rauorioi'o l’ofja, che Ji faranno teneìifime:
P MEDESIMO.
igliate uìtriuolo roncano 3 eUt'fale , poluerì'^ti
jottilmente,<& poneteli in un lambicco d difìil-
larc,&in queiracqua ponete i’auorio,ò l’oj]k,&la-
fciateucle flar dentro permeerò un dì,che diuentaran
no molli. Dapoi ponetele in fuco di bietta faluatica
per tre dì,gif fi faranno cofi tenere', che ne potrete
far quel che uorrete, àguifa di pajia ,. Et quando li
uorrcte indurire, poneteli in aceto bianco forte , che
fi faranno durifìirne.
SECRETO BELL I S S I M O D A
leuar i figni che fi fanno à i fchiauiful
P A FAR LA PERSICATA.
iglia iperfichi & mondali, & mentre che tu li
mondi ponili neU’acquafnfca,dapoi falli bollire
fin che fiano teneri ; pofeia mettili- fopra un panno
di lino, tanto che colano dall'acqua ; dopo pefali ^
U 4
SECRETI
€^per ogni libra di perftchi dalli onde cinque di
ficcherò, dapoipefia li perfichiiene nel mortaio,
& poi aggiungiui ilrjtcchcro benpeflo , &mLfco-
lali heninfieme, dapoi ponili al fuoco , cdr fenipre
mefcolali con un baflone,(m à tanto che par che fac
ciano un certo luflfo,zS~ che fi leuino : & allhora po
nilifopra una tauola,<&fanne peg^ì come tu uuoi 'o
grandi, ò piccioli, & lafciali cofifin che habbiano
fatta la pelle difopra,dapoi Holtali,et quando ti par
ranno fecchi con fermli.
TE R ACCO NCIARE
P iperfichi intieri.
Fjmafail firoppo ben rifretto à ragione di li¬
bre neper ogni cento perfichi,poi monda li per
fichi,& cauagli le ofia,ma lafciali piu intieri che tu
puoi,dapoi cuocili tanto che filano teneri, pofeia met
dii in un uafo di terra, & ponili [opra il firoppo cal
do , & lafciali cofi tutta ma notte , dapoi tc’l fi¬
roppo ti parefj'e troppo liquido,tornalo à riflringere,
i&lafciauclo fufo finche fa freddo , dapoi mettili à
feccare : &■ fe non è buon tempo , non li Icuare dal
frappo per tre ò quattro dì, ma rifiringili ogni dì il
firoppo acciochenon figuafiino,dapoi cauaglifuo-
ra , perche non ui potrebbono ftar piu, & falli fec¬
care.
PER FAR’ILCON-
P fetto dì brignoni.
tfìmafa il firoppo à ragione di libre due di gite
chero per cento brignoni,ben purificato, dapoi
fallì cuocere dentro i brignoni per fin che fiano ar¬
rapali,poi cauagli fuora}& fa bollire un pochetto il
75 A R T E. 11 T. I?
ftroppOj& ghtalo co,fi caldo [opra ì bngnoni,&‘ la-
fciali cofi tutta mia notte,& la mattina falli refirin-
gere il frappo,dapoi lafciauelo rif Tediare,metti¬
li al fole àfcccarc, dapoi conferitali.
A confettar le
brogne Damafcenc.
T^Bjma fa il frappo à ragione di libre due per
I ogni cento brogne,ma che non fa troppo cotto',
dapoi raetthii dentro le brogne,&• lafciauclc finche
fano aperte , pofeia mettile in un uafo di terra , &
mcttiui fopra il frappo caldo , & lafciauelo fopra
bore ucntÌTjuattro,poi tornauì à rìflringeril frep-
po,& come fono fredde canale fuora, & falle fecca
re ; ma fe non foffe bel tempo, lafciauele dentro due
ótre giorni, finche s'acconci il tempo, ma fra que-
flo mego rifirengiui il frappo ogni di, accioebe non
diiicntino negre,
I ^41 MEDESIMO.
fyiglia uuapaffa & anifi ana oncia una e mexa,
dapoipiglia ancho radici di maina manipolo
tmo,&‘ canale il legno di mexp come fi fa alle radi¬
ci dicicorea,&lauale bene, Stagliale minutamen
mente . Tofeia piglia tre boccali dì acqua,&■ metti¬
la al fuoco, &• mettìui dentro una libra di mele , &
come bolle Icuale lafchiuma, & poi aggiungiui le
radici & l’altre coje fopraferitte, & falle bollire un
pcxxp,poi cola l’acqua,<&beHÌneun mexp bicchie-
ro ogni fera quando uai à dormire, ma prima falla
fcaldare,& in brieuihaueraigran glommento.
y A R T E. I TT. 15
A FAR SAPONE
P OLIO TìfETIOSISS J M 0.
iglia ben fui & laudano ana dramme due ■ kr
gno aloh,cìnamommo, &■ garoffoli, ana dram¬
ma una ; fori di celro,di rofnarinoidi b'oragine, &
di buglofa , ana manipolo uno , <& pefa ogni cufa „
&mefcolalicQn onde quattro d’olio di gelfornini,.
& libre due d’acqua di narand, dapoi metti ogni
loft in una boccia , & falla bollire in bagno mark
fn che fa confumata la metà ; poi preme bene quel¬
la maceria con una pe-gga bagnata , fotta il /or-
cbietto ,&fa difillare dò che nufdrd , & l’ac¬
qua ufirràfuora ,& l’oiio rcferà nel fondo delk
boccia..
T* A R, T È. UT. i(S
P di melangoli.
igliafemen-ge di meloni pcflate henìfìhno, &
fiorì di tnelangoli,&prima fa un piolo di fiori
di melangoli,poficia unfiuolo dellefemege di meloni,
& cefi farai un fttolo de i fiori & uno delle fiemen-
%e , fina quattro fuolì di femenge & cinque di fiori,
tal che in ultimo fia un fuolo di fiori,Zy- mutali ogni
di li fiori fina otto di : poi piglia un fuchetto dà te¬
la nuoua , bagnato in acqua rofa, & mettiuì dentro
le fcmen'ze dette ,& premile bene fiotto un flrcttoio,
&ncufcirà l’olio di fiori dì melangoli buonifiimo,
T E R F A R’ O L 1 O
P diflorace liquido.
iglia fiorace liquido & acqua rofa parti ugua-
_li,'& tneltili in fina boccia,& dalli il fuoco fera
pre ad un moào,& prima ufeirà l’acqua,e poi l’olio:
però quando tu uederai che l’acqua fa uficita , tnuta
il recipiente, &rìceue l’olio , iiqual faràpretìofo,
però conferualo in un uafo di uetro.
P OLIO DI GAROFFOLI.
iglia £ garoffolipefli e mettili à molle in acqua
rofa per fette botto giorni,tanto che i’acqua
rofa
■PARTE, rii. 17
roft hahbia pigliato l’odore e la uirtù de igarojfoli:
foipìglia amandole mondate col coltello,& fendute
per lo mego,et mettile à molle nella detta acqua per
quattro giorni,poi canale fuora, & falle ben Jecca-
re al fole, pofcia di nuouo rimettile nella medefma.
acqua rofa per altri quattro giorni,dapoi fmilmen-
te falle ben feccare al fole come di prima , & quejh
farai per quattro liolte,poi pejiale , &col frettoio
cauane l’olio, pofcia mettilo al fole por tre giorni
& conferualo.
P OLIO DI BENZVI.
iglia una libra dibengui peflato fottilmente,et
mettilo in una boccia con due libre d’acqua ro-
fa,&mettiliil fuo capello , s ferrale bene legiun-^
ture, poi dalle fuoco lento tanto che uengafuora
l'dcqua,pofcia à poco à poco aummentale il fuoco,
hauendogli prima mutato il recipiente,tanto che uen
gafiora tutto l’olio,poi conferualo in un uafo di ue¬
tro,perche cgliè incito pretiofo.
P OLIO DI GELSOMINI.
iglia amandole dolci & monde,& fiori digel-
fomini colti la mattina, <& peflali beninfieme ,
poi mettili in un luogo humido per dicci giorni ,po~
feia col firettoio cauane Folio : & parimente farai
d’ogn'altra forte di fiorì odoriferi.
P 75 E R F A R BI ANC H I I DENTI.
iglia farina dÌYÌfo,&impajìala coti aceto for
tc,&fanne un picciolo fane,pofcia fallo cuo¬
cere tanto chefiaabbrufcìato , dapoi fannepoluere,
con quella fregati i denti ogni mattina, & fi fa¬
ranno bianchitimi &■ netti.
P P E R F A R BELLI I DENTI.
iglia alumedi rocca & coralli bianchi ana on
eie due, fangue di drago , tartaro di uin hian -
co,cannella fìna,ana oncia mega, &polueriga-
li ,pofcia aggiungiui mel rofato ondefei, & metti
ogni cofa in una caraffa con due boccali d'acqua, &
falla bollire per rneg hora,<& con quella lauati iden
ti con un (lecco,&■ con una pegg^uola bianca ,& ti
fi far anno bellifìimi,
P AGO VA odorifera.
iglia bengui,maccalep,&garoffoli, ana oncia
una,ben peflati , & mettili in una. caraffa con
due libre d’acqua rvfa,'& falla bollire tanto che calli
il tergo,& fard buona: & uolendola migliore , ag¬
giungiui dapoi che farà bollita feiò otto grani di rm
fchio,& chiudi bcn'il uafo,& tienlo al foie per quat
tro 0 cinque giorni,& farà perfcttijsima.
P &faldcirle gingiue.
iglia cannella,garoff-oli,maJìice,rofe fecche,alii
me di rocca, arilìologia ritonda fecca , fiori &
ficorge di pomi granati fècchi,ojJa di dattili &• di oli~
ue,&falarco,&[angue di drago,ana oncia ma,&
fanne polucre fbttilifiima,& con quella fregati i dm
ti & le.gmgine,che ti farà i denti bianchi fimi,& ti
incarnerà,le gengiue,
TEB^ BJiFFEB^MABfl DET<[TI SMOSSE
T') Iglia laudano maflice parti uguali,&me fico
I' laliinfieme,& quando uai à letto mettine dalla
parte di dentro,& dalla parte difuora à i denti frnof
fi,& ti fi. rafermaranno benifiimo.
P J. FMt^SMPO'EfiETTO BFOTgJSSIMO.
iglia fapon duro libre duc,poluere di maccalep
oncia una,poluerc digarojfolfolio digclfomini^
olio ài gare foli, olio di fpigo , mofeardini, e fiorate
liquido , aria oncia me%a , & poluere di cipro onde
due, &■ pefia ogni cofa inficme tanto che fiano beri
incorparatc,poì fanne palle,sfalle afeiugar all’om
bra,dapoiconferuale con bambace in un uafo di ue-
tro ben chiufo,che.jaranno buonifiime.
ALTRA SORTE DI PALLE.
T"\lglia fiorate calamitta ,fandali citrini, amito,
\g &garoffoli,ana ondamela , laudano & irios
dramme due , mufebio & florace liquido ana fero-
pulo uno, & pefia benifiimo ogni cofa in un morta¬
io,pofeia inpaflalc et incorporale benifiimo con una.
libra d’acqua rofa,dapoi fanne palle,&falle afeits-
gafall'ombra,&poi conferuale.
G 4
SECRETI
COMI’OSITIONE CHE
P fa la carne bellifima.
iglia fapon tenero, feuo dicaflrato,oliorofato,
& argento umo,& incorporali inficine benifìi-
mo in forma d’uno unguento,& con quello ungiti le
mani e’I uifo,pofcia lauatili con acqua calda , & ti
fi faranno belli fiime.
P la rogna.
iglia due libre di lifiia forte & falle dijfolucre
dentro onciefei di fialepofeia aggiungiui ac¬
qua rofit & fuco di limoni ana libra una,& un’oncia
dipoluere di garojfoli, & mefcola ben ogni cofa in-
fiteme ipoimettiui dentro due libre di fapone ben
trito ,ér la fidalo co fi tanto chc’l fapone fia ben li¬
quefatto , dapoi mefcolali lungamente con unba-
flone tanto che filano benifiimo incorporati, dapoi
tien quefia pafia al fole tanto che fi rajjodi, tal che
fe nepoffa far palle,pur mcfcolandola fheffo col ba-
flone, & ultimamente falla in palle, & come fono
afeiutte adoprale à lauarti le mani, & doue tu hai
la rogna , & inbrkui refiarai da quella mondato e
netto.
A R T E. II T. 21
S^T OT^ETT 0 .
>p Jglisuna libra di amandole amare ben monde &
feflate^& onde quattro di fenape pefiata,& un'
onda e mc^a di fapon negro ben peflato, & incorpo
ra ben ogni cofa injìcme ■ pofda aggmngiui inerba li
bra di mel jpumato,& di nuouo mcfcolali beninfle^
me,& fa bollire alquanto quejla compofitione,
poi confcruala in un uafo di uetro onero inuctriato.
P S^T OTd^ETT 0.
iglia due libre di fapone tagliato fonile,& fai
io fcccafallombra per otto giorni, poi fallo in
poluere ; dapoipiglia libra una d’irìos, onde quat¬
tro di fandali citrini, ormaccalep. & amico ana
onde tre , & ogni cofa ben poluerixata -poi met¬
tile in un mortaio, &pcflalc bene incorporandole,
dapoi aggiungiui onda una di florace liquido, & co
olio di benxjd impafla ogni cofa, & fa i faponetti,
&lafdalifeccar‘all'ombra : & ultimamente fa dif-
foluere rnufchio,ambra,& gibetto,ana grani quat¬
tro,in olio di melangoli,& ungili, dapoi conferuali
in un uafo di uetro & inuolti in bambace ,&ben
chiufi,cb.efaranno cofa dafìgnori.
P SAV OTtfETTO.
iglia tartaro di uin bianco , <&pcr una notte
tienlo à molle in acqua rofa, dapoi mcfcolalo
bene con l’acqua,&poi lafdala [chiarire,colalo,
& falla lambiccare . Dapoi piglia fapone del piu
bianco che tu troni,&taglialo minuto,& mettilo in
un catino di terra inuctriato, & impaftalo benifimo
con ia fopraferitta acqua,&- con un bafione mefeo-
lalo lungamente,dapoi fa i faponetti & conferuali.
SECRET I
P SAPONE ODORIFERO.
iglia laudano onde tre,florace càlamitta onde
quatti-o,bcn:^ì, olio ài na-fan-^ , jìorace liqui¬
do,poluerc di garoffoli,’&‘ maflice,ana onde diie,?$’
fefta ben'ogni cofa in un mortaio di bronza, dr nie-
fcolalebenc . Voi piglia libre cinque di fapone, &
taglialo minuto,poi fallo feccaf al fole ,& fallo in
polucre & mefcolalo bcniflimo con lefoprafcritte
cofe,&impaflalo con acqua rofa,poi fa i faponetti,
& lajiialiafd’.igafall'ombra,pofdaconferuali.
P S A r O N e't T O DAMASCHINO,
iglia fapon bianco <& uecchio libre tre et taglia
lo minuto , &■ fallo feccaf ai fole tanto che fi
faccia in poluerejapoi à fuoco lento fallo dijfoluere
in una libra d’acqua rofa ,pofda agghmghii dentro
le infrafcritte cofc . Irios fcropulì quattro , fandali
bianchi fcroptdi due,dr amito dramme due,tutti ben
pol!ierixati,et Jìorace liquido fcropulo uno,et olio di
jpico drdme due, & incorpora ben ogni enfa infteme,
& fernprc tiallo rnifcolddo finche fia freddo , poi fa
le palle,& falleafdugafalf ombra,poi con feritale.
P SJtV
iglia tre libre difaponbianco tagliato minuto,
& mettilo à molle in tre libre d'acqua rofa per
quattro giorni,& mutali l’acqua ogni giorno tre noi
tc. Voi piglia polaere di gr aro foli onde quattro,poi
nere d’irios onde due, florace liquido oncia una , &
due noci mufeate ben peflate, <& due onde d’olio di
fiori di naranrfi onero di bengjù, con un fcropulo di
tnufchio ben macinato, & incorpora benifimo ogni
CQju col fapone: & fe la pafla fojje troppo molle,
lafdaìa afeiugare & indurir alquanto, p oi formane
le palle,& lafdale afdugaf all’ombra.
A FAR CAZVO LET TE
P per profumare.
lgliabengjù èr fioracc caUimkta ana oncia me
■grifiegno aloèfcropuli due, garoffoli & cannd
la ana dramme due ; rofe fecihc,laudano,& macis,
ana onda una,& irios onde due,& pùlucrigali be-
nijimo , & incorporali infierne, poi mettili in um
calzetta,&fopraponcli tanta acqua rofa che coprd
le polueri,& falle bollirtanto che uengano come pi
fia,pofcia lafdala rifreddarc . Dopo quejìo eaua k
■pafla fiiora della cagnetta, & premele ben fuori
l’acqua , dapoi mettila in un uafetto , & calcauek
dentro ben con la mano , & falla hen’uguale : dapoi
piglia un’oncia di bengui ben rnacinato,& mettiue-
lodifopra,& !mgiconquelloficne leff onde del ua-
fiOf&’poi ccnferualo.
F V Eli LO MEDESIMO.
\ìglia bcn’gìii onde tre: ftorace calamita'mefon
'' da,ambra due dramme,gengiouo, mufehio , &
PARTE. I I I. 24
'[ghetto)anà dramma una, &-ficcherò fino dramme
due,tutti ben fQlHeri‘7:ati,i& 'mettili in una ca'^tta
con tanta acqua d'angeli che lì copra,& falli bolli -
reco» fuoco lento tanto che negano come pafia. Ma
nota che l'ambra non diè ejjer poluerixata,però 'mct
tila nella caTggetta rotta co ft di graffo , ^ ella fi dif -
farà dafe . Qjj.ando ne uorrci adoperare,'mettÌHÌfo~
fra un poco d’acqua d'angeli, poi mettila (opra la
paletta con fuoco lento . Con quejìa -pafta ancora
potrai fare .rofette da profumare, & ècofa da prin¬
cipi e da fignori.
P ,
vUsTJl T Elf LE MMTLfL
iglia femi di meloni femi digitcche ,pignuoli
'mondi,anime di perfichi,i& farina d’urgo , ana
ondefei,^ peftalibenifirno,<& incorporali con una
libra di mele, & fanne pafia , & conferuala à i bi~
fogni.
T MSTM. TEE^
P bianche le mani.
iglia radici d’irios fradici di gigli tenere &
biancbe,ana onde tre ,&pcfiale heni{imo in
un mortaio di marmo netto, poi aggiungiui un’on¬
da di Tpacchero fno, & di nuouo tornale à pcftare,
& incorporale ben col zucchero, poi conferuale in
un uafetto diuetro . Mettipoiquefia pafiafopra le
mani di fuora, <& lafciauela cofi fin che tu fenti
che ti tiri troppo la pelle. Jtllhora leuala uia con le
dita,& uerrà uia ancora quella pelle la quale pare
rà 'morta ; poi lanuti le mani con l’acqua frefea, &
mettiti li guanti, & le mani ti refieranno beUiflme:
& queflo farai una uolta ogni dieci giorni.
SECRETI
pìgnattìna nuoua un pochetto,poi ciggì'ungiuì due btp.
eie di mirra & un oncia di rnaflice ben pefiatì,& in
corporauelibcnijiimojpofcia nota tutta la compofi-
tìone in un uafo d’acqua rofas& laaala tanto che di-,
uenti bianca , dapoiaggiungiui mufehio & canfora
ana grani tre,&rnefcola bene l’unto,poi conjerualo.
in un uafo di uetro.
P ML MED-ES IMO.
iglia tre pomi ap pi,& falli macerar fótta le bra
ce,poi mondali,&• pepali in un mortaio, tanto
che filano come un’unguento, dapoi falli paffarper
un fetaccio,& mettili in una pignattina,& aggiun-
giui olio d’amando le dolci & feuo di caflrato ana on
da una, & midolla di bue onde due, & mettendoui
P A R T E. 11 r.
fitfo acqua di po'^o, falle bollire per jpatìo di due
bore ; pofcia lafdale rìfreddire ,& caua il graffo
fuor dell'acqua quando ei fard congelato, & di nuo-
Uo tornalo à far bollire in acqua di’angeli- & per far
la ancora piu odorifera,aggiungiui un poco di ben-
giii macinato,& farà unto per feti!fimo & buono.
P C O NC 1 A D 1 OVANTI.
iglia guanti che non pano unti, & lauali con
uin bianco, poi la fetali afciugar all’ombra , po-
feia lauali con fuco di naran-zi,& lafciali una not¬
te nel detto fuco. Dopo queflo piglia una caraffa
piena d’acqua rofa,& aggiungiui dentro benguiffio
race calamitta ,garoffoli,& cannella parti uguali,
& un poco di gucchcro fino , & falla bollir tanto
che calli tre dita,&poiin quell’acqua lattai guanti,
&lafci(tueli dentro una notte à molle , pofcia la-
fciali afciugar all’ombra . Vltimamente piglia mu¬
dino , & ambra , & un poco di bengtii, & due ò
tre garojfoli, & macinali bene, & incorporali in-
fteme ,& con quefia compofitionc ungi li guanti,
& faranno perfetti.
P .AL MEDESIMO.
iglia una caraffa con olio d’amandole dolci, Ar
aggiungiui dentro muffino,fior ace calamitta,?^
raditi di giglibianchi tutti ben macinati,et chiudi he
la caraffa tal che non rifpiri,et mettila al fole per ot
to giorni,et mefcolala ogni giorno. Voi piglia acqua
rofa mufchiata,ct lattane igudti,pofcia lafciali affiti
gaf all’ombra,& queflo farai tre ò quattro uolteja
poi ungili col fopraferitto olio, Sfaranno perfetti.
il detto olio ancora è buono per ungere le mani.
SECRETI
P alla pugnitela.
iglia Ugnanti, & quanto faranno piu uecchì,
tanto faranno migliori ■ & uogliono effere guan
ti di caprone diSpagna, perche di uìtcllo no fon buo
ni ■ & ungiui le cufeiture con olio digslfonniìi,ouei-
ro con altro olio odorifero , accio lauandoli non p li
guaPino le cufeiture. Se li guanti puiggaramio far r-
te della concia del coramme, iaualicon buona malr
uapa,&‘poi con acqua nanfa,& premili bene poi- ,
feia Iauali ancora con acqua mu fiata buona, dapoì
allargali & [affali dentro,& acconciali le dita con
le bacchette,poimett!tiii in mano^et accodatili bene
nelle dita,et tìenli cop3finche s incomincino ad afeiu
gare,pofcia cauatili,& falli finir d’afciugafalf om¬
bra . Dopo quefio inuerfali, & di nuouo mettitili in
mano, & tìenli cop un pezgo tanto che pano caldi,
fot prende graffetta odorifera, & cop in mano, im-
3 &frega.ben ima man con f altra., tanto che.
■P A R T E. I i r. 27
pano ben unti tutti. Toi che faranno bèn'untiy
fciali afciugarcypoi fregali con un pano di landytata
che fili Icui l’unto . Viglia poi un uafo capaceàte
nerlidentro diflcfi & allargati, tanto che non ft toc
chino l’un l'altro , & mcttiueli dentro ben difieft ér“
ben allargati,poi empi il uafo d'acqua mufeata fina,
<& lafciaui dentro li guanti due giorni & due notti,
poi canali fuora,& premili benfuora l’acqua ,po~
feia mctiitiliin mano,& tienli cop unpeggo per ac
commodarli fregaio ben le mani infieme,poi cauati
li,& lafciali finir d’afcìugar all'ombra,pofeia torna¬
tili in mano, & ualli fregando bene infieme fempre
uerfo ilbraccio per acconciar ben la pelle . Vltima-
mentepiglia quella quantità d’ambra che ti pare,&
mettila in un uafo di rame ben flagnato, con olio di
ben,ouero digelfomini fo dì femi di meloni, quanto à
te pare che fa foff dente alla quantità dell’ambra ,
& ad unger li guanti, <& metti il uafo [opra la ce¬
nere calda tanto che fi disfaccia l’ambra con l'olio,
& aggiungiin un poco di ■ghetto,dapoi ungi li guati
tiall’inucrfc, fregandolibcne con le mani, poi indi-
rìxgtali fregandoli bene con le mani co ft unte;po-
feia mettili in una carta ben dtfiefì,&ponli fra due
mattaraggi,& lafciali cofì fare perfei ò fette gior¬
ni,poi cauagli fuor a,& parano perfcitarne te accocL
P UL MEDESIMO.
iglia fior di- labrufca & fanne acqua à làbicco,
& mettila in ma caraffa con un peggo d'argen
to fino battuto in lamine fiottili, & tienla al fole per
cinque ofeigiorni,et con quella poi lanuti la faccia.
P & incarnarlegìngiue.
iglia alumc di rocca et coralli bianchi ana onde
due ,fangu£ di drago et cannella ftna ana oncia
SECRETI
mel rofato ondefei, Emettili in una ex-
mjfa d'acqua di pO'^,& falla bollire finche fi.t con
fumata quattro dita,& con quella poi lauati i denti
con un flocco & con una pe^ja bianca & fonile^
ti li incarnarà,<& farà bellifdmi.
P JIL MEDESIMO.
,
iglia onde noue di jolimato & peflalo pes'
quattro bore in un mortaio di marmo ben bian¬
co,dr fiutagli dentro alcuna uolta , ma Infogna che
tufi digiuno , Dopo queflo mettigli dentro un’on¬
da e un quarto d’argento uiuo,et peflalo ancora per
un bora. Aiutandogli ancora dentro alcuna uolta;po
fcia aggiungiui megonda di fai ben netto,poi pefla
ognicofa infiemeper bore uentiquattro . Deprime
dieci bore fiutali dentro una uolta ò due per bora ;
fecondo che à te parerà che faccia poluere ,• le altre
dieci bore fiutali dentro due uolte per bora, & le
quattro ultime non li futar niente, ma peflalo co fi
afdutto : ne ancbo bifogna che tu lo pefli, ma che
folamente tu meni il pcflonc intorno al murtaìo, ma
fempre da una banda . Se tu non io puoi peflar tut¬
to in un giorno,leualo fuora delmortaio,&riponilo
in una carta bianca fin all’altro giorno: & finito che
faràda peflare,caualò fuora del mortaio, & mettilo
in un uafo dì terra ben’inuetriato con acqua correte^
&tienlo co fi per quindici giorni, mutandogli ogni
giorno l’acqua , laqual fia fempre acqua corrente c-
poi mettili fopra per un mef ? acqua di poggo , mti -
Undouela ogni giorno ipoigim uk f acqua pku
SECRETI
piano,&: copriben'il uafo con una carta bianca, &
mettilo in un f arderò,et lafcialo afciugar tepo affai.
P COn^ClJ. DI Bl^AlSfCO.
iglia biacca uenctiana libre due , & piglia il
chiaro di due uoua, & battilo bene, poi piglia
un peijp di lioppa di canape , & bagnala bene nel
detto chiaro d’nona,tal che tutto se’l beua,poi inerti
la biacca nella ftoppa , & pnfciafafdala bene in un
panno di lino. Dopo quefio piglia una pignatta nuo-
ua,& empila d’acqua,& fauui flar dentro la biac¬
ca cofi fafciata,tal che non tocchiil fondo , & falla
bollir co/l per un bora,poi cauala fiora,& con dra¬
gante forma i peggi & confcYiiali.
T Elf, C IIL4 i'I. I F I Idi L VI S 0
P perla uolto..
iglia quattro piedi di porco è di caflrato, & fai
li cuocere nettamente come fc tu li uolefti man
giare, tanto che tutta la carne fi lafci dalle offa ; poi
aggiungi al brodo una libra d’amandole dolci pelate
et ben pe fiate,et fei uoua frefche et nate quel dì,rotti
colgufcio,et ben battuti,etmefcolalibeninficme-.an
cora aggiungmi libra una diboracebe poluerigato.
SECRETI
& duepugni d’or':(o mondo,&oncia una di femc dì
papauero bianco benpeftati,& fcropulidue di can~
foia,&fa lambiccar ogni cofa à lento fuoco, & con
ferua racqua che nufcirà in un uafo di uetro ben fer
rato,& la mattina lanuti il uolto con quella con un
fanno bianco & netto,la ritrouerai perfetta,
P A r AR’ I L ROSSO.
lgliausT’zinofottilmete tagliato fcropulo uno,
& grannn dramme due, & ìn.ettili in una pi-
gnattina bcninuctriata con un boccale di maluafia ,
èr- falla bollire à lento fuoco tanto che fi confumila
terga parte,poi aggiungiui dentro due dramme à’a-
lume diroc€a,& falla ancora bollir’un poco,poi le-
uala dal fuoco , eìrbuttaui dentro un poco di dra¬
gante in polueì e,ouero di gomma arabica,&mcfco-
lala bene con un baflonc,poilafciala rifreddarc, &
colala con una peggabianca & fattile, poi mettila
in un uafo diuetro,èr tienlaal fole per jfatto di ot¬
to giorni,poi conferuala.
P JLL MEDUSIMO.
iglia un oncia e mcxa di fandali rofii,& metti
li àrnolle in un oncia d’acqua uite ,poi ungiti^
ne iluolto,& lafcialo afciugare,poi [anatilo con ac
qua dipoggo, & refiarattì rojjo & luflro.
P J.L MEDESIMO.
iglia farina d’orgp , farina di lupini, farina di
ced bianchi,cipolle di gigli bianchi, & incor -
porali infieme con tanti chiari d’uoua frefehi che ba
flino, tal che fia come un unguento lìquido , '& con
quello ungiti la faccia la fera quando uai à dormire,
& la mattina lauatilacon acqua tenuta in bocca,&■
faraffi bella.
P A LA FJ.CC1A BI^T>ifATBJ.STO.
iglia panporcino de 'mondalo dalla feorga di
fuora,poi fallo ficcar nel forno
P A R T E. in 35
aere fattile , & mettitine fu la faccia con una delle
acque fatte per far bella la faccia,& te la fard hian
chifiima ,& paini potrai fopraporre ilrojfoà tuo
piacere.
P A FA R BELL A LA PAC CI A.
iglia fangue di galline & di piccioni, & mefco
lalì infieme,&con e fi la fera ungiti la faccia,
lafciala co fi fin alla mattina,poi lauàtila,& ue-
derai bell’effetto.
P TE fi FAJgflL MEDESIMO.
iglia la biacca & imolgila nel bianco' d’un’uo
uo,& poi in graffa di gallina, pofòia mettila
nel me-go à'un pan dì pafla , poi metti il pane in un
forno & fallo cuocere,& quando farà cotto rompi¬
lo,& trouerai la biacca nel meg^o del pane con ìitm
crofla negra, la quale tu leuerai con un coltclló .
Tiglia poi impugno di femenga di gigli ^ & mettila
à molle in acqua di poggo per una notte , poi coia
l’acqua con unapegga di lino,& mettila in una pi¬
gnatta à. bollire con la biacca per rnego un quarto
d’hora mefcolandola con un bafloncellO,ddpoi lafcia-
la pofare,&- gitta uia l'acqua,<& hauerai un bianco
nobilifimo : & quando la uorrai adoperare, flcrn-
pralo con un poco d’olio di gclfomini in mano , &
ponitinc fui uolto , & uederai una bellif ima pro¬
va.
■parte, ut.
CO L O R ROSSO DI
hrafilio uenuto d'ijpagria.
'figlia una caraffa con unboccald’acqua plmia-
le,& meniui dentro oncia ma d’alume di rocca,
et otìcie quattro di brafilio tagliato minuto per litn~
go e[jendo_ di fiate metti la caraffa ben ferrai
ta al fole per-tre me fi continoui, &farà fatto.,
f.nonejfendo: di fiate, metti le fopra ferine co fé in
una pigiata beninuetriata,& falla bollir tanto che
fi, confumi il tergo & farà fatto.
PER FAR LI CATELLI
in color d’oro.
P delle uaruole.
iglia farina dì lHpm3&' dffiemprala con feie di
capra à modo d’mi unguento,& con,quello un-
gite il Holto la fera quando uni d dormire,& la mat
tìna lauatilo. con acqua di pO'^,&in tre ò quattro
mite dijpariranno tutti fegni delle uaruole.
TINTA PER LI CAPEL LI.
"T yiglia litargirio d'oro onde quattro,alime difec
da onde tre,fior di calcina uìua oncia una,tut-
ti ben poluerÌ7^ati,& cenere ben criucUata onde fei,
dr gdma arabica drame fei,& con due boccali d’ac¬
qua di po'g^go falle bollire in una pignatta-ben-inue-
triata tanto che l’acqua calila mctade ,poi uotala
leggiermente in un altro uafo,tal che le cofe che fon
fate bollite nell’acqua re fino al fondo della pignat¬
ta; & in quell’acqua cofi torbida et calda bagna uha.
Jponga , & con lafpongabagnatibeneli.capeUi,i&
poi lafcialimc<zp afciugare,pci ritornali à bagnare,
& poi lafcialìmego afciugar come di prima, feitor
nali à bagnare la terga uolta, pofcialafciali afciu -
gar bene, poilaualibene con la lìfia & col fapohe
fecondo il folito,poi fattilo ben afciugare .
TEtf LEF.AB^LE LB'hf-
tigini dal uolto.
Triglia due boccali d'aceto bianco fiiUato due rni
tc,et meltiui dentro alume di piuma,alumeguc
carino,almne di rocca,poluerina latto fata jCafora,et
tartaro di uin hiaco, tutti in poluere,and oncia una,et
fallo fììlkr’à lambicco , & con l’acqua che n’ufdrà
lattati la faccia,&da quella leuerà tutte le macchie.
PARTE. III. 57
C^CCIAJ{^
P J.L MEDESIMO.
iglia fatte frante,&mettile in un uafo inuetrm
to,& mettili fopra tanto aceto bianco &fortif-
ftmoyche copra ben le fané , & lafciale far cofi per
quindici dì,& fé fra queflo le faue tirando à fe tut¬
to l’acéto refiajjero afciuttc, mettile un poco d’altro
aceto,tanto che fi mollifichino bene,poi mena bene le
faue , tanto che tiengano come unungento alquanta
liquido y&con quello ungiti il uolto la fera , & la
mattina lauatilo con acqua dipoggo,& facendo cofi
otto ò dieci uolte continone , tutte le panne fe nan-
daranno uia,& ti lafcieranno il mito netto & bel¬
li fiìmo.
P
Igliafrondì dipolicarpo,&fallefeccar allora
bm,& fanne poluerefottikjpoi pigliane una
SECRETI
dnmma à dmuno in un poco diuìn bianco,&Jo tw
h(iritj( unjì igidarifiìmo rimedio . llfmile an-
f uf f JìV'' delle nefjiole,e^ la pietra che fi tréuà
V h (l'^vnbari, pigliati nel mede fimo modo,
rì l ip r H empo,nella medefma quantità,&‘ per
l di n infermità.
P SAPONE NAPOLITANO.
lgjia onde none di fapone uenetianotaglia
^ lo fottilmentc, &peflalo bene in un mortaio di
bronr^ : poi piglia onde fei d’acqua rofa in unua-
fetùo,& meltiui dentro à molle un onda di dragante
ben chiaro & netto, & tienlo cofiper cinque ò fei
giorni,tanto.ched dragante fa ben disfatto nell’ac¬
qua rofa : pofda piglia detta acqua rofa col dragan
te difdoho,& mettila àpocoàpoco nel mortalo dal
fapone,tiittaiiiafempre mcfcolando ilfaponerafintre-.
che tu ue l’infondi, ma prima habbiaui pojìo dentro
tre grani di mufehio. Ojiando tu hauerai incorpora¬
to l'acqua rofa c’I dragante nel fapone, aggiungiui
un’onda d’olio di tartaro di uin bianco, & mettiue-
lo à poco à poco, fempre menando il fapone attorno
attorno da una parte ; pofda aggimgiui onde due
dimel uerginc, fempre mcfcolando- ultimamente ag
giungmi fuco di naranxi & fuco di limoni ana onda
una,& quando ue gli haurai ben incorporati, caua
fuora tutta la eompo fitìone dal mortaio , & nicttild.
in un uafo àluetro ben coperto,& conferualo.Tdj)-
tache fi lì mette il dragate per farlo far liquido:&‘
fe tu non lo uuoi molle,non li metter dragante,ma in
fuo luogo metthii polucredi gara foli, i&poluere
à’kios,ana onda me%a,et [arano buona copofuiom^
”P A R T E. III. 39
!PER PARCHE I PELI
P TILFLB TEB^fO’PVlLJ.TlO'ìfE.
iglia pilhile aggregatine,reiìbarharo ,taniaridi,
agarico, & trodfcati,ana dramma una,et incor
porale con fico di rofe,&fanne cinque pilltdc,& pi
gitale in cinque giorni, cioè una peruolta , la fra
manti cena,&ti faranno gran giommento.
VElf F^Tf^LETTEIt^
F di grafo da i panni.
.A bollire l’herba porcellannaf i’herba palatta-
ria inacqua di poggp , poi piglia un bicchieri
quell'acqua,& mettiui dentro un poco di creta uergi
ne,et mefcolauela bene,dapoi lana co quella la mac
chia fregandola bene,pofcia rilauala con acqua ehm
m dipog^} & uederaìla macchia effe fandata ma.
SECRETI
TEIl llSiDOE^AB^.OGl^r
forte di ferro che pa -
P rerà d’oro.
iglia quattro libre d’acqua dipO'ggo,&' metfm
dentro alume di rocca & orpimmento -atta
dramme dieci suitrinoio romamo & faIgémma aita
oncia una , & un fcropulo di Hcrdcranicy & fa hol-
lir’ognì coft infieme,pGÌ aggiungiui unhicchkro
cYaceto , & tartaro,&fai commiinehen^polueriga-
ti ana onde tre,& incorporaueli dcntrabene- 'à len¬
to fiiocoypoi ufxlo che farà bel color :d’oro.
Jt^LMEDIO J.L
P dolor di ti’Jla.
iglia fogji d’ebuli, <&pe(uiicon olio frr-aceto,
& fanne cmpiailro , ammettilo legato fopra’l
frontc-,&fputirai grandifiimogiouamento.
IkÌM E-D-i o" JIL
P dolordicorpG.
Iglia.fierco forano,&fallo bollire in olto-d’oó-
liuc-, ek menilo caldofópra l’omb'elkolo , & ti
Icuevà il dolore & il medefnno farà il f ulegio pc-
fiato,&pofìo caldofopra’l mcdcfimoiuogoi
l\^I MEDIO ML
P ■ dolor di fianchi.
iglia fogli di €auoli~y& falli fecear benifrmo
nel forno ,■& fanne polucrcfoltilifma-S'- béh
fclacciata : poi piglia affongia dà forco mafebio
ue echi a,&falla liquefar al fuoco,poi falle iucorpo-
rar dentro berìi(simo la foprafcrilta polirne , &
fanne unkmpiaflfOiCd^.mettilofhpra’l-Ìokré,f<r^^
troucrai ottimo rimediiu
■P A R T- E. 11 r, 40
5?EJ\_ LEF^RLaTyzZ\
P uar la uifla.
iglia hettonica,ruta,celidonia, fafifragia , eu-
fragia,leniflko,pulegio,anifì, & dnamommo,
ana onde due - finocchio, petrofelino , iffoppo,ori-
gano,& filerò montano,ana onde tre ,galanga on¬
de dnque,& zucchero fino onde quattro,&■ fanne
poluere ben mcfcolata infieme , & pigliane ogni
gióriìp ne i cibi, & uederai mirabifopcratione.
,A E P J.P^EIf vÌf.A
camera piena diferpi.
T JCcidi unferpe,&- mettilo in una pignatta con
V cera nuoua al fuoco à disfar fi tanto che fia
bcnfecca,&poicon.la detta cera fa una candela,
la fera allumala in una camera ,& parerà che
.in quella, camera fìano migliaia di ferpi.
!PEI^ FAR^ CJ.DEEJ.
i peli da ogni
P d’acconciar guanti.
iglia lguanti,& lauali bene con acqua dlpog--
■gp da tutte due le parti, poigitta uia quell'ac-
qua con la qualegli hailauati,&pigliane dell’altra
netta,& di nuouo lauali come dìprirna, &cofi fa¬
rai per tre ò quattro uolte,poi lauali un’altra uolta
con acqua d’angioli,pofcia lafciali afeiugar alquan
to all’ombra,&come fono me^^afeimì, informali
SECRETI
ben nelle mam)dapoi cauatili, & prof/mali cinque-
èfci uoite con paftct di caxj:uolctta in un profu¬
matore chefìa fatto come un fetaccio,con li fuoi co¬
perchi allo e baffo à modo di fcatola ben ferrati.
Mettiiguantifopra la tela dclfetaccìo , la qualfia
ben raraiàccioche'l fumo del profumo pojfa ben pe¬
netrare ài guanti ; & riuolgili fpejjo per ogni lato,
étccioche fi pofino ben profumar tutti, &fafemprc
che fano humidid'acqua d'angeli,accioche riceua-
no ben il profumo,dapoi informali ben nelle mani,et
iafciali finir d’afeiugare, Dopo queflo piglia unec
feodella con acqua d’angeli,&- per una notte metli-
m dentro à molle un pòco di dragante , & la matti-^.
na,che’ l dragante farà disfatto in quella, colala con-
nnàpc^pia bianca,poi mefcolaui dentro il mufehio
ben poliierìgato,tal che fa come una falfa liquida,
& con quella ungili guanti di fuor a à pocoàpoco,
mettedouene ancora ben per le cofeiture con un pun
taruolo . Dapoi piglia ambra,&■ mettila in una feo-
delletta d’argento,con un poco d’olio d'amandole dol
ci frefeo , & un poco d olio di ben-gui, & disfauela
dentro à fuoco lento,poi ungine i guanti nel medefi^
ino modo che tenefii ad ungerli col mufehio ; & fe
in luogo dell’olio uorrai disfare l’ambra col zibet¬
to, farai cofa.piu perfetta. Vnti che gii haurai, fa¬
gli afeiugare ponendotiglììn mano, accioche refiino
ben’informati,poi attaccagli in alto , accioche fi
fecchino bene,& non fi muffifcano, poi ungili nel
riuerfo con pomata , ò feuo di capretto acconciato
come bora io dirò , poi fafciali in una carta bianca,
& ponili fra i panni in ma caffa.
T» A R T E. TU. 42
Il modo dì acconciar il fcuo di capretto è qucjloé
"Piglia il feuo frefco & mettilo à molle in acqua fre
fcaper mgiorno ,&laualoJpeffo , & mutaui
l’acquai& impalalo bene con te mani nette s pur¬
gandolo da quelle pellicole che li /aleno cffer den¬
tro . Come rhaiirai ben laicato & impaflatostal che
fia come una palla molle,mettilo in una cacgguolet-
ta beninuernicata /opra una pignatta d'acqua che,
bolla al fuoco ,fìnà tanto che Jia liquefatto, poi
Notalo in una fcodella nella quale fta acqua ro-
fa , cif come farà congelato , reflarà bianco
odorifero , & lo conferuerai in un uafetto netto
per fmiVeffetto ,&per le feffure delle mani & del¬
la bocca.
Ottima regola?er
conferuatione della ulta humana , fecondo
molti eccellenti huomini,
per turni dodici meff
de l'anno.
N GENNAIO.
ei mefe di Gennaio non ti fanMìcauar fan-
gue dalle uene ,fela necefità non t’afirigne ,■
tal che tu non pofìi far di meno , Vfaii mangia¬
re ottime confettioni : &beui il piu delle uolte,
uin bianco . Gufa dirado cofe falate : &non ti
lauare in quefÌQ mefe il capo . Viglia alcuna uol-
ta la mattina, per tre bore aitanti il mangiare, un
poco dimoi rofato colato , perche ticonfortarà lo
fiomaco, & te lo mondificherà dalle colere & rheu-
me fredde .Guardati da patir freddo piu che tu puoi,
& non andar firn di cafa la notte.
f *
Secreti
F E B R A I O.
mefe di Fehraio ufo. di mangiare cónfettlonì
candidi nelmelc,perche purgano. 1 pomi h aaeflo
mefe fori buoni; Mangia piu allejfo che arrofìo,per¬
che lubrica il corpo. Tiglia qualche pillule per
allegierirla teflai&tigiouerà affai : perche Vhuo-
mo in quefto mefe fì fente aggrauarla tefla pm che
in altro mefe.
M A R Z O.
Iffel mefe dì Màr-go ufa di mangiar cibi'dolci,' &
àibeuer uin dolce. Mangia porri cotti,&frequen¬
ta i bagni. Guardati di caùartifangue dalle tiene ;
ne pigliar medicine, Vfa del pulegio,perche rcn^
de lo flomaco caldo nel digerire. Mangia nelle in-
falate dellà bettonica, perche chiarifica la uifla,&
mùltogiòua alla tcfia.
APRILE.
Iffcì mefe d’Mprile canati del fangue della Mena
.
commune,& ufa ne i cibi carnifrefche "Purga con
medicine lo flomaco ,■& non mangiar ninna forte di
radici. Vfa il fuco della menta & della bettonica,&
fuggi di màngiartonina & altre forti di pefci fala -
ti,perchcin queflo mefe generano rogna.
M A G G I O.
Ifel mefe di Maggio lunati ffeffe mite la faccia,
& non ujdr cibi calidi,& fatti cauar del fangue del
la uena del fegato.ISlpn mangiar tefle ne piedi d’al¬
cuno ànimale,per glihumori deU’herbe che efii muft
gìano,^ per alcune infermità chepatifcono . Beni
del fuco dell’abfinthio,onero del nino acconciato con
effo, & mangia delle radki del finocchio.
P ^ R T E. r iT. 45
G T V G N O .
ì^el mefe dì Giugno beni ottimi rmì, & almnn
Holta belìi un foco di uin bianco à digiuno , perche
■purga le colere. Mangia deUedattuche con l'aceto
perche fon buone à gli humori che difeendono netlé,
reni, Vfa cibi leggieri, &• fempre le unti con fame
dada, iauola s gir da mattina à bmn'hora fa e^erci-
tio affai in caminare.
L V G L I O.
Idei mefe dì Luglio fii temperato nell'ufar con
donne,& non tifarcauar fangue,ne pigliar medica
ne . Vfa la mattina à digiuno di mangiar'un poco dì
falda & un poco di ruta con un boccon dì pane ; &
beui deli’acqua à digiuno,perche efiingue l’ardor del
la còlera,&.tempera il corpo. Ffa in tutte le uiuait
de agrefto,perche rinfrefcar& mangia pochi frutti,,
AG OSTO.
'ìfcl mefe d'J-gofio ufi cibi & umbrufehi ,■&
nonmangiar cauoli,perche generano melancolia,i;ir
inducono febri à glihuomini , Vfa della falda in
tutti i cibi,perche è utilifima al corpo,& con li me
Ioni., i qmi'mangierai parcamente , bed uini buoni
& gagliardi. Il tuo cibojia pollaftreUi .& carne di
dtelloji quaifono rifref:àfmi.
S E T T E M B R. E.
Islel mefe di Settèmbre mangia che cibi ti piace,
perche.m qu.eflo mefe ogni cofa è in fua natura. Ép
perche allhora fi entra nell’autunno, fa una. leg~
giera purgationc , pigliando un poco di fior di
cafiia per. lenire il corpo , & confortare la nà-
tura , & qtiefio hai da fare , pcr poterti confèruar
f 3
SECRETI
fano nel feguente uerno ; & ufet nelle minefire pot-^
aeri cordiali.
OTTOBRE.
/ ìnefe d’Ottobre beui nini nmui & mangia ci¬
bi frefebi ;&• à digiuno hcui del latte dì caprai
perche chiarifica il [angue & purifica ^polmone.
fi-'j'a di mangiar torte di pomi con •grecherò, perche
confortano affai lo flomaco : & non lauar lo capo in
que/io mefe.
NOVEMBRE.
l<[cl mefe di Ifouembrc fuggi i bagni, perche
- allbora il [angue è riflretto nelTarterie del corpo,
& i bagni ti gcnerarebbono conmotione di humo-
ri. Mangia de i cardi & dèlie tartujfolc; <& delle
conchilie di mare, perche in queflo mefe le dette
cofe fon buone , & non nuocono . Ifion andar fuor
dicaja la mattina per tempo, perche l’aere caligi-
nofo molto offende la tefla ■ ma affetta chel fole
ftaun poco alto.
D E C E M B R E.
Ifel mefe di Decembre mangia mineflra di ca-
uoli ,& delle cipolle cotte in infalata ;& mangia
peri & pomi cotti dopo ilpafio . Mangia capretti,
& capponi, & ogni forte di uccelli eccetto acqua¬
tili. Tfijjn andar fuor di cafa la notte fe non per
gran ncccfìità,perche l’acre humìdo della notte mol¬
to nuoce à i corpi humani. Mangia delle ' radici del
petrofelino , perche molto confortano lo flomaco :
& mangia delle rape cotte [otto la cenere'..Ifan
mangiar carni di uacca ne di pano , perche fono
troppo bitmidc.
T A R T E. III. 44
Regola mirabile e t m o-d o
di pigliare il legno fante per guarire dal mal
frmcefe, fi uecchioxome nuom, & per
eftirparc tutte le piaghe, gomme ò-
altri fogni et dolori,facendo quafì
ringiouenire il patiente .
tubai il mal francefe,prima purgati, col con~
^figlio perì) del mcdico,& in tempo piu accommo-
dato che fi può,nel fccmar della luna , ò d’.Aprile è
di Settembre,pigliando per feigiorni continouì ogni
mattina un firoppo fatto a quello modo.
S 1 R O p r O.
Tiglia firoppo de fumo terre tompofio oncia una,
firoppo acettofofemplìce,& firoppo di buglojfa,anct
oncia me%a ; acqua di lupoli,& acqua de fumo ter
re,ana oncia una,&rmfcolali infieme.
Tfclfettimo giorno , effondo la luna in baonfer-
gno,piglia la fegucnic medicina.
medicina.
Tiglia diacaiholicon et polpa di cafiia nuouamete
e firatta ana drarne fei,et ca.gucchero fanne bocconi.
Et dapoi due bore piglia onde fei del feguente
decotto. DECOTTO.
Tigliapolipodio quercino frefeo oncia me-ga , fo¬
glie difena dramme tre, pajfule oncia mega , ani fi
dramme- due , cime de fumo terre un manipolo ,
feor-ge di mirobalani, & eltoU indici, ana dramme
diie,cpitmio dramme due, fiori di uiole <6” di bugio f
Jà ana pugno uno,& fanne il decotto fin alla con-
fmatione della terga parte, poi indolcifcelo con
bucchero è firoppo uioiatc.
F 4
SECRETI
Dapol che tu ti farai purgato cole foprafcritte com
pofnioni, iiripofcrai iifcguente giorno ,rìccuendo
folo un cri fiero lauatiuo , & il giorno fubfequentè
comincierai bcHcre l’acqua del legno fanto, la quali
fi farà à Vinfrafcrhto modo.
Vacqjk del legno santo.
Tìglia una libra di legno fanto buono ct ben trito
al torno,et mettilo con dieci libre d’acqua in una pi¬
gnatta nuoua di terra,1^ fallo ben bollire à fuoco di
carbone tanto che fi fcemi il quarto,ò poco piu , me-
fcolandolo JpeJfo con una cocciara di legno nitoim
girfpimandolo ■: & coriferua la Jpuma che fam,pei’-
che l'hai da adoperare ad ungere le piaghe . Dapài
che l’acqua farà bollita àfojficien'ga,leuala dal fuo
co,& colala,& conferuala in un fiafco diuetro ben
netto ben chiufo : & il legno cotto s’ha da gittar
uia,perche non ha piu uirtk,&‘ l’acqmnon s’ha da
conferuar piu di tre giorni,per hauerlafempre fre-
fca . il legno quanto èpiufrefco è migliore : ^ per
cffer buono uuol’ejfer del tronco,ò almeno de i rami
grafi,che hahbiano dentro anima,& di color taneto
óf:uro,&ben JpeJfo & ponderofo.
Come tu uuoìincominciar’à beucr l’acqua, entra
in una camera ben ferrata,di modo che da nìuna pur
te u entri aria ■&mi fa ben coperto,tal che tu non
patifcaj'reddo alcuno : ne ufeir della camera, finche
tu non hàbbia pigliata la feconda purgatione-.Ogni
mattina nell’aurora piglia onde otto della detta ac¬
qua tepida,òr poi copriti bene, & cerca di dormire
& di fidare, fiando cof in letto per fiatio didue ho -
re . Dapoiche tu-hauerai dormito, fatti nfeiugare il
•parte. I I r. _ 45
[udorefe faraifudato , dapoi ti potrai leuarefe f«
iUorrai,& iteflirti,&paffeggiar alquanto per la ca-r
mera non flraccandotiperò . Di due bore auanti il
me%p giorno de/ìncrai poi, mangiando folamente
circa atre onde di pane ben coito,onero bifcotto,&‘
altrettanto di ma pajfa ,ò di amandole pelate, òdi
qualche confezione, pur che tu non ecceda la detta
quantità,ouero tanto chebafii à foflentartifecondo
la tua complefione ; & bcuerai della medeftma ac¬
qua quanta tu mrr ai, & non altra cofa . Dopo il
dcfmare fia in ripofo & in buona conuerfatione per
cinque bore , le quaipajfate , piglia un altra pre-r
fa della detta acqua tepida come quella della matti¬
na , poìuatti à ripofare nel medefmo modo che fa-
tejìi la mattina,pofeia leuati & cena facendo e nel
mangia fe nel he fiere come facejìi la mattina ; &• do
po la cena fla due bore in buona conuerfatione, poi
aa .à letto, &_ cerca di dormir bene , Qjiefla regola
hai da tenere per noue giornicontinoui, procurando
tutto qtieflo tempo di flar allegro,fengafaflidio della
mente e del corpo. Etfe con tal dieta ti potrai fo-
flenere,non ti curare di mangiar maggior quantità
di cibo,vtafiime ejfendo la detta acqua di grandifsi-
nio niidrimento ; accioche la natura non s’babbia da
occupar tanto circa la digefiione, che fia impedita di
aiutare ioperatione della detta acqua. Ma non po¬
tendoti. fuftener con quefia dieta , hauendo rijpetto
alla compiefiion tua, potrai aummentafil cibo , ma
quanto meno fard po(Ubile.
Et fe il corpo tuo non hauerà il conuenientc bene
fido dèlia. euACuatione,perche fifuol purgar piu per
SECRETI
Vorìna che per l'altra uia Jatti fare ogni due gior¬
ni un a ifliero di brodo di caflrato graffo,con due rof
fi d’uoua ! & zucchero et mele ana oncia una,et tre
onde d’olio di camomilla, & un poco di fiale ; & fib
tu bauerai alcun dolor di tefla , aggiungiui bene¬
detta & hiera pierà ana oncia mexa ; & ritieni il
crijìiero piu che tu puoi.
il decimo giorno,cioè dapoì che tu hauerai heuit-
to noue gimti coniinoui la detta acqua nell'ordine
fiopraferitto,purgati un altra uolta con la medefima
medicina,& col decotto che prendefli laltra uolta,^
come è notato difiopra : & quel giorno mangia un
poUaflro ben cotto à roflo tra il defiinare & la cena;
& beni della medefiima acqua ■& il difeguente ri-
ceuiun crcjliero lauatiuo, poi torna à continouare
un'altra uolta per none altri giorni à beucre della
meiefima acqua mattina & fiera, eolmedefima
ordine, & al defimare & cena tieni il medefimo
ordine che tene fli gli altri none giorni primi : pure
in quejìi fecondi noue giorni potrai mangiar'un
picciolo pollaflro ben cotto à rofito fira'l defimare
eia cena: & nei giorni, temperati & chiari, cpr
non uentofii, potrai uficive della camera ben uefiito ;
guardandoti però da flraccarii ,&■ dalfiouerchio efi-
fiercitio,&‘ ancora dal ucnto, & dai freddo ,&• da
ogni difiordine.
Tajjati quejli fecondi noue giorni, torna un'altra
uolta à purgarti col medefimo modo che teaefii la
feconda uolta ,riccuendo ancho il giorno feguen-r
te un crifliero lauatiuo ; sfacendo come dijopra è
'detto , potrai uficir di cafia à tuo piacere, & à.pocQ
T A R T É. i li. 4(?
^'poco f nomare al tuo /'olito ai nere ; guardandoti
però per alcun tempo da ogni dìfordine, &• ma/ìime
da /braccarti,da cibi contrarij,da dijpiaceri, da don¬
ne,tò'* dafa/lidij.
Se tu haueraipiaghe,lauale con la rnedefima ac¬
qua,& ungile con la /puma che fa il legno fanto boi
Icndo, ó'-fifoneranno perfettamente . .Ancora che
non feono/ia il frutto di tal cura co/ì pbito,noìt
mancherai però di uederla perfettamente & pre-
/ìo -percheque/ìa medicina ua operandopiaceuo-
lifsimamente . Se tu uorrai continouar la mattina il
bcuerdi que/ìa acqua per alcuni giorni piu , una
prefa per mattina ti giouerà molto, <& al detto ma-
le,& al /ìomaco,& alla comple/lione.
Tùi che tu, hauerai beuuta l’acqua del legno con
là detta regola, ti farà utili fimo pigliar ogni mat¬
tina per due mefi me-f oncia dell’infrafcrhto elet-
tiiario con u n poco d’acqua de fimo terre & di bu-^
gl o/fa, feruando fempre moderata dieta, & nort.
mangiando cibi contrarq,&quefio non foprmenen-
doti alcun’alteratione, ne pigliando/Iracco, & noti
facendolo in /iaggione temperata,ma piu pre/io cal
da che altrimenti.
E L E T T V A R 1 O.
viglia frappo di conici di cetri libra una , acquei.
rofa & acqua de fumo terre ana onde tre , & cuo-
cili à lento fuoco f n’alia forma di froppo ; pefeia.
aggtungiui limatura fotlili/ima di legno fanto on¬
de tre,&/allo cuocere un altra uolìa fin che pìgli
forma denfa, poi confcrudo in un uafo di uetro,pi-
gliandohcomeèdettodifopra.
§ E C H E T I
BAGNO appropriato
P ò enfiata.
iglia maggiorana & finocchio & faìlìboUirm
acqua dipoggo, &■ coti quella tanto calda quatt
to la puoi patire lauatì il membro dentro e fuore be-
nef& fi rifanarà prefio.
A I MB I AM C H I R L E M A N I
P AL MAL DELL’e II O R R H O ID I.
iglia due fofìi d’uoui frefehi, & falli indurirei
&-pcflali bene,& aggiungili foglie di iuf pia-
mO}ò"oiio rofato,& di nuouo pefla ogni cofa infie-
ttie, tanto che uenga come un unguento,& ungi coti
quello le emorrhoidi,& tigiouerd mirabilmente, td
cbeMbrmìiifaneraU
SECRETI
A CHI NON POTESSE
P di fegato,<& di mil'ga,
iglia tutia,canfora,&aloè epatico,ana dram¬
me, due,& poluerìga ogni coft dafe,& incor¬
porale infìemc,et dalli à bcuerinun poco di uìn bian
co al pallente,& fi fanerà.
P ai MEPESIMO.
iglia laJpoglia d'una ferpe, &poherixala he
ne, & danne à beucrun poto in uin bianco te¬
pido altinfermo,&uedrai bella prona.
A SAPERE SE V N A DONNA
P è grauida ò nò.
iglia un poco di meliiergine , &• con un poco
d’acqua di po'ggp dallo à heuefalla donna , &
fe non farà pregna,le uenerà il fio tempo, &fi farà
pregna,non li farà niente.
PER FAR DO R M IR’
P della uifla,
iglia femedi finocchio, pepe 3 gengiouo3cina~
mommo , pulegio , fi ori di aneto 3 grani di gi¬
nepro,eufragia,& iffoppo, ana dramme due ; filerò
montano,camedrios,radici di celidoniaiCumino, ap¬
pio,anift,& petrofelino, ana dramma una ,&pol~
ueri'za ben ogni cofa , & mefcolali ben’infiieme ,
con dodici libre di mel bianco ben Jpumato fanne
elettuario, dapoi mettilo in un uafo ben coperto con
una carta 0 un panno di lino fottìle, ^tìcnlo al fo¬
le per noucgiorni contìnouì,&per noue notti al fe-
reno,& farà perfettamente fatto. Dapoi pigliane
una lioltaòiue la fettimana la mattina un’oncia per
fiotta à digiuno, mirabilmente tirefiauraràla td
fla t confortarà loflomaco, purgata gli hmnonfur
7 A R T E. III. 50
ferfiiiì,& mondificherà le reni. Volendolo pigliar'
al tempo deWeflate,lo potrai fare ancora con zuc¬
chero imaVinuerno farà miglior col mele.
A DOGLIADI fianchi
P ottimo rimedio.
iglia uerhena & mettila benafciutta à molle in
uino buoni fiimo per uentiquattrhore,pofeia ca¬
ttala dal nino , & co fi bagnata come farà mettila in
un lambicco & falla lambiccare, & ripone l'acqua
che nufcirà in un uafo di uetro ben turato ,• & quan
do li dolori di fianchi ti piglieranno, beuine un bic-
chiero calda con un poco di zucchero, mirabil¬
mente ti faranno cejfari dolori.
OLIOFRETIOSISSIMOCHE ;
fana in uentiquattrhore ogni ferita ò taglio ^
& guarifce mirabilmente le rotture
che uengono alle creature immane
nelle parti d’abbuffo in
P quindici giorni.
iglia nel mefe di Maggio olio di oliue buono &
quanto.piu uecchio lo puoi trouare,libre fei,zlr
mettilo ili un uafo di uetro ben graffo & forte, &•
aggiungiui lagrima ouefolio di abeto onde fedici,
mirra eletta,aloèlunato,incenfo integro et mafchio,
colla di carflHccio,& pegola, ana onciefei pmumia
& gomma di ficomoro ana onde due , grana di tin¬
tori onde quattro,ahhea oncic fette,& feccia d’olio
di oliue libre due, ; poi fa bollir l’olio, in bagno maria
fer hore dodici ■ pcfda canaio fuora, & colalo , &
premi ben le cofe che ui haurai fatte bollir dentro,
tanto ..che n’efca tutta la fofianza,, & tornalo à
G a
•S E C R É T T
méttere nel ftafo di prima , &• aggiun^Jui di nneun
ferpentaria , fiori di pomi granati ■.coafolida fiori
herba;& r-adicijjettonica fiori & herba , fogli-di ci
frejfipibdlfamina fiori fogli ér fruni,rmlk fogli fiori
& herbUibrttfiicu marina , perforata fogfi Cf fo}i,
centaurea minore, &• burfa pafloris,ana manipo’i
(quattro -jUcfciche d’olmo con folio che tu fa aentro
rumerò quarantadatili maturi ucnticinquc, &
con quefle cofe empi il uafo, il qual conuien che fia
ben grande , per capirle tutte, <&■ per bagno maria,
falle bollire per bore dieciotto , poi metti il uafo ben
turato al fole,& tknuelo coft con dentro le fopra-
dette cofe final mefe di fetternhre, dapoi caua fino¬
ra ogni co fa dal uifo , & con un canouaccio nuouq
fiotto un flrettoio, caua fuora tutta quella fioflanga
dell’olio (he rie potrai cariare ^ct poi latta ben il iiafol,
et tornauì dentro l’olio cofi colato,& aggiungiui tre
onde di gaffrano hen poluerizato, & per bagno ina
ria tornalo a far bollire per bore tre, & farà fatto
Tefia poi l’herbe fuori delle quali premefii l’olio., &
fanne unguento; & queflo farà buono à piaghe uec-
chic & a gàbe mar eie. Quado con,queflo olio uorraì
medicare uno che fisa aperto nelle parti d’abbàflò;fa2
li radete il luogo doue è il male, poi per quindici dì
continoui,fera &• mattina , ungili la rottura col fio-
praferitto olio prima fatto fcaldare,fempremettédo
uifopra una uefcica di porco,poi difoprail fuo bra-
chiero legato he fretto,& femprcìn quefli quindici
dì flìa inietto per guarir.piu preflo ■& guardifi da
màgiar cofe uetoje & bumide,<& dapoi i detti quin¬
dici diporti il brachierper un mefe,& farà guarito.
■P A R T E. TI T, 5*
RIMEDIO TER LO
S dolore diftomaco.
E tu huueraìdolor di flomaco,piglia fuco di meu
ta zìr fuco di ruta ana onde tre ,& fallo fcalda^
Ye,&beuilo,& fabito fi partirà il dolore.
P AL medesimo.
iglia radice di gcntiana , & falla cuocere in
buon uin bianco,poi mangia la radice coft cotta^
’cjrbeuiil uin'bianco3&grandemente ti giouerà al
dolor di fiomaco.
A NERVI RITRATTI
# indegnatl rimedio ottimo
P &approuato.
iglia fàuina,rofmarino, maggioranna, merita-
firo,& faluia,parti uguali, & altrettanto mi¬
dolla di gambe di bue quanto pefarànno tutte quefié
herbe,&pefia henifimo fberbe, poiaggiùngiìd li
midolla,et di’nuouo tornale àpefiàre, tanto che ógni
cofa fia benancorporata infieme,& fia come un'un-
guentò liquido ,& con qiuflo ungiti li neruì ogni
giorno due uoIte, hauendoio però prima fatto fcal-
dare,& in brieui refiera; liberato.
G s
R TAVOLA.
imedio efficace per lo fluffio di corpo
Bjfncdio alle hemonhoidi.
folio,
I N M I L A N ó, ,.
Jmpfmeuano lì fratelli da Meids
M D i I X„