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Arte Lombarda
Nuova serie
155 | 2009 | 1
Comitato Direttivo
Francesca Flores d’Arcais | Paolo Carpeggiani | Pierluigi De Vecchi | Alessandro Rovetta | Anna Maria Segagni
Direttore
Alessandro Rovetta
Giudizi, opinioni e notizie riportati negli articoli impegnano esclusivamente gli autori
Tutti i diritti di riproduzione e stampa, anche parziali, di testi e fotografie sono riservati per l’Italia e per l’Estero
Prezzo del presente fascicolo: per l’Italia € 75,00 - per l’Estero € 94,00
ISSN 0004-3443
00 Prime pagine_16sett:Prime pag 17/09/09 16:19 Pagina 3
Architettura e umanesimo
Nuovi studi su Filarete
Nota editoriale
Sommario
155 | 2009 | 1
Prefazione 6
PETER FANE-SAUNDERS Filarete’s Libro architettonico and Pliny the Elder’s Account
of Ancient Architecture 111
Prefazione
La presente raccolta di saggi è frutto del lungo impegno che mi più celebrato edificio, l’Ospedale Maggiore, ma compilò anche
è stato necessario per mettere insieme le più recenti ricerche ri- la sua monumentale opera scritta. I contributi del presente vo-
guardanti il Trattato di architettura di Filarete, o «architettonico lume cercano ora di chiarirne ulteriormente il ricco ed inesau-
libro», come è chiamato dall’autore stesso nella dedica a Piero ribile contenuto.
de Medici.
Le prime occasioni per il confronto internazionale e interdi- Maria Luisa Gatti Perer, ex direttrice di Arte Lombarda, ac-
sciplinare da me auspicato si presentarono in due serie di confe- colse la mia proposta con entusiasmo e mi invitò subito a farle
renze che organizzai nell’ambito dell’incontro annuale della Re- visita a casa sua, per discutere di come si dovesse procedere.
naissance Society of America, negli anni 2006 e 2007, rispettiva- Così, accompagnato da mia moglie, la mattina dell’11 ottobre
mente a San Francisco e Miami. Al gruppo di discussione nato 2008 giunsi alla sua casa di Cesano Maderno e fui ricevuto
in quel contesto si unirono in seguito altri studiosi. tanto cordialmente che, invece delle poche ore previste, tra-
Il mio scopo era la raccolta e il confronto di studi sull’opera scorremmo insieme un giorno intero. Già dopo poco ci dava-
scritta di Filarete che ampliassero la formulazione del problema mo del tu senza formalità e senza essercene accorti. E non di-
oltre i consueti confini della storia dell’arte e dell’architettura, scutemmo soltanto di Filarete: Maria Luisa mi raccontò gene-
grazie a diversi punti di vista e differenti approcci di metodo e di rosamente della sua vita ricca di successi, ma anche della sua
contestualizzazione, senza per altro che venisse meno la coscien- malattia. Senza esitare permise a mia moglie, che è medico, di
za della peculiarità e della rilevanza del materiale, in passato non vedere la sua cartella clinica. Sapeva che non le rimaneva mol-
sempre adeguatamente valorizzato. to da vivere, e tuttavia era piena di vita e di voglia di fare fino
Gli studi così radunati fanno emergere un nuovo ritratto di alla fine ciò a cui aveva dedicato la sua esistenza: sostenere e
Filarete, ricco di sfaccettature. Il risultato che si presenta con diffondere la ricerca sulla storia dell’arte e dell’architettura in
questo volume non è quindi una visione d’insieme che ponga Lombardia. Insieme preparammo il pranzo, lei ci mostrò la sua
fine alla ricerca, senza contare che il perseguimento di conclu- casa e infine ci invitò a tornare di nuovo ed usufruire della sua
sioni definitive come obiettivo della nostra disciplina è divenu- camera per gli ospiti, per farle visita o per lavorare, tanto nella
to discutibile. Lasciata alle spalle la trascuratezza – a partire dal sua biblioteca quanto negli Istituti dell’ISAL. Lasciammo casa
giudizio negativo di Vasari, il quale non avrebbe mai letto nulla sua nel tardo pomeriggio sentendoci non semplici conoscenti,
di così «ridicolo e sciocco» – e l’interpretazione apologetica del- bensì intimi amici.
l’opera di Filarete, così come sono state abbandonate le vinco-
lanti interpretazioni tradizionali, che leggevano il suo testo uni- Purtroppo non ci fu più alcuna occasione di incontro. Maria
camente in concorrenza con l’erudito trattato dell’Alberti, nel Luisa è morta il 29 gennaio 2009. Il fatto di non aver avuto al-
paragone con l’architettura costruita o alla luce di teorie archi- tre opportunità per trascorrere più tempo con questa eccellente
tettoniche successive, questa raccolta di saggi costituisce un quanto cordiale studiosa è per me motivo di grande dispiacere;
nuovo capitolo delle indagini su Filarete che svilupperà ulterio- d’altra parte mi ritengo fortunato e sono riconoscente per quel-
ri nuovi aspetti di questo gioiello della storia della cultura del l’unico giorno, grazie al quale mi rimarrà sempre di lei un ricor-
Quattrocento. do vivace e famigliare.
Per trovare un luogo adatto alla pubblicazione di una rac-
colta di saggi su Filarete non ho dovuto cercare a lungo. Fin Un ringraziamento va agli autori di questo volume, responsa-
dall’inizio Arte Lombarda si presentò come la sede più adegua- bili in primo luogo della sua realizzazione, e ad Alessandro Ro-
ta. Su questo periodico, più di 35 anni fa, nel 1973 – un anno vetta che, secondo il desiderio di Maria Luisa Gatti Perer, le è
dopo la comparsa dell’edizione critica del Trattato curata da Li- succeduto alla direzione di Arte Lombarda conservando il suo
liana Grassi e Anna Maria Finoli – era stata data alle stampe, stesso spirito. Ringrazio i collaboratori dell’Editrice Vita & Pen-
con il semplice titolo di “Il Filarete”, l’unica iniziativa fino a siero, che hanno apportato le ultime correzioni agli articoli e
quel momento paragonabile al mio progetto: gli Atti del corso hanno dato forma al volume; un grazie anche a Mia Reinoso Ge-
di specializzazione ISAL sul Filarete tenuto a Villa Monastero noni, che mi ha prestato un inestimabile aiuto nel revisionare e
di Varenna, usciti come numero 38/39 della serie. Anche in se- perfezionare i saggi in inglese. Ma un ringraziamento va soprat-
guito Arte Lombarda pubblicò articoli di nuovi studiosi che si tutto a Maria Luisa Gatti Perer, alla cui memoria è dedicato
occupavano di Filarete, come Paolo Coen e Alessando Rovetta. questo volume.
Filarete era infatti toscano di nascita, ma qui in Lombardia, a
Milano, al servizio di Francesco Sforza, non solo costruì il suo Berthold Hub
6
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BERTHOLD HUB
nella pianta della città di Sforzinda (figg. 1-3) nient’altro che proprio indirizzo (S. LANG, «The Ideal City: From Plato to Howard», The
un’ingenua applicazione o dimostrazione della nuova precisione Architectural Review, 112 (1952), 95-96; S. LANG, «Sforzinda, Filarete and
Filelfo», Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, 35 (1972), 391-397).
progettuale del Rinascimento, intenta a fare dell’architettura Cfr. P. MARCONI, «Il problema della forma della città nei teorici d’architettura nel
una scienza e a elevarla dalle artes mechanicae allo status di un’ars Rinascimento», Palladio: Rivista di Storia dell’Architettura, 22 (1972), 49-88, in
liberalis. Altri hanno letto la planimetria di Sforzinda come la part. 53 ss.; P. MARCONI, La città come forma simbolica, in La città come forma sim-
prova della predilezione rinascimentale per la normatività e la bolica. Studi sulla teoria dell’architettura nel rinascimento, a c. di P. Marconi, F. P.
Fiore, G. Muratore et al., Roma 1973, in part. 59-67; G. MURATORE, La città
regolarità geometrica in genere, o più in particolare come un rinascimentale. Tipi e modelli attraverso i trattati, Milano 1975, 99-126, 175-195.
primo esempio di progetto urbanistico di stampo geometrico, Cfr. anche J. PIEPER, Pienza. Der Entwurf einer humanistischen Weltsicht, Stuttgart
sempre menzionato in tal senso nei manuali di storia dell’arte e 1997, 216, che interpreta la planimetria di Sforzinda come «una trasposizione
dell’architettura (del Rinascimento)2. geometrica dello spazio paesaggistico preesistente». Talvolta, soprattutto nei com-
mentatori più antichi, la planimetria serve ad argomentare il rimprovero, mosso
Quanto segue è il tentativo di mostrare che Filarete non era al Libro architettonico di Filarete, di appartenere ancora al ‘Medioevo oscuro’ e di
interessato solo a un progetto urbanistico praticabile e confor- rappresentare una «mera codificazione o ricapitolazione del sapere architettonico
me alla matematica, bensì e soprattutto al significato che que- nordico-gotico», non da ultimo per la sua pianta «ad quadratum, cioè sviluppata
sta forma-città deve assumere in relazione a lui come architet- secondo il procedimento della quadratura, tipico del Gotico»; così ad es. P.
TIGLER, Die Architekturtheorie des Filarete, Berlin 1963, in part. 46-68, qui 57, il
to, alla sua attività e alla concezione del proprio ruolo quale quale concorda con H. SAALMAN, «Early Renaissance Theory and Practice in
urbanista ‘rinascimentale’. Poiché provvede al rinnovamento, Antonio Filarete’s Trattato di Architettura», Art Bulletin, 41 (1959), 89-106.
ovvero alla rinascita del primo fondamento di qualsiasi progres- 3 Magl., f. 13r (FILARETE, 1972, I, 60).
4 Sulla tradizione manoscritta: L. GRASSI, in FILARETE, 1972, I, cvii-cxxix; cfr.
so per l’uomo, cioè l’ambiente edilizio, l’architetto è niente
l’ottima discussione delle fonti in: GENONI, 2007, 145-203; noi ci atteniamo
meno che colui che è in grado di restaurare o di replicare la in questa sede al Codice Magliabechiano della Biblioteca Nazionale Centrale
prima Creazione, quella divina, originariamente buona, ma poi di Firenze, Cod. Magl. II.I.140; le illustrazioni delle altre trascrizioni conser-
caduta nella corruzione. vate non recano differenze di qualche rilievo per il contesto qui affrontato. 81
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1. Filarete: Codex Magliabechianus, f. 11v. Prima planimetria della città di Sforzinda. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cod. Magl. II.I.140.
in un cerchio e sistemato senza alcuna distorsione in un paesag- Creazione divina – nonché sul significato specifico di figure geo-
gio (fig. 1)5. Incontriamo la stessa figura un poco più avanti nel metriche come il cerchio e il quadrato. Il cerchio e la sfera, accan-
testo, questa volta però riprodotta assai più in grande e con un to a tutte le figure quaternarie, come il cubo, il quadrato o la croce
doppio cerchio esterno (fig. 2)6. Il terzo schema si approssima e lo stesso numero quattro, sono altrettante costanti storiche che
ben di più a una pianta vera e propria (fig. 3)7. Mentre i due rappresentano per via di astrazione, sia nella tradizione occidenta-
quadrati sovrapposti sono tracciati con una linea sottile, la stella le che in quella orientale, la struttura essenziale del cosmo e sim-
a otto punte che risulta dal loro contorno, come pure la circon- boleggiano l’ordine della Creazione divina10. In particolare, nel
ferenza che la contiene, sono ripassate con un tratto più spesso. cerchio e nella sfera si vedeva la figura geometrica più perfetta, in
Stando al testo che accompagna queste illustrazioni, la pian- cui non v’è né sopra, né sotto, né inizio né fine, e tutti i punti
ta a forma di stella corrisponde al tracciato delle mura, mentre della periferia sono equidistanti dal centro, e con ciò l’immagine
lungo la circonferenza deve essere scavato un canale difensivo. dell’intero cosmo creato da Dio, ovvero del cielo e del moto dei
Le otto vie principali e gli otto canali che, muovendo dalle porte corpi celesti in contrapposizione al mondo sublunare fatto di cose
cittadine collocate ai punti d’intersezione dei quadrati nonché materiali, cui compete l’immagine del quattro: nelle direzioni dei
dalle torri angolari situate ai vertici, conducono a un sistema di quattro venti si esprime l’ordine spaziale del mondo, nelle quattro
piazze al centro dell’area, sono incrociati circa a metà della loro stagioni quello temporale e nei quattro elementi il suo ordine
lunghezza da un anello stradale. Agli incroci si generano altret- materiale. A ciò si associava tutta una simbologia quaternaria,
tante piazze che servono da centri del commercio e della vita
pubblica del rispettivo quartiere. Verso il centro della città vi è
un rialzamento sul quale un serbatoio d’acqua alimentato da un 5 Magl., f. 11v.
acquedotto garantisce l’alimentazione idrica per la popolazione, 6 Magl., f. 13v.
la navigabilità dei canali e, laddove necessario, l’igiene delle stra- 7 Magl., f. 43r.
8 Magl., f. 14r-v (FILARETE, 1972, I, 62-64), ff. 42v-43v (I, 165-168), ff. 60v-
de, con la possibilità di allagarle8. Il piano originario di Filarete
61r (I, 235-237).
prevedeva comunque di contrassegnare il centro della città con 9 Magl., f. 14r (FILARETE, 1972, I, 63).
una torre elevata, di cui si parlerà in seguito9. 10 Si veda ad esempio B. REUDENBACH, In mensuram humani corporis. Zur
Herkunft der Auslegung und Illustration von Vitruv III,1 im 15. und 16.
Jahrhundert, in Text und Bild. Aspekte des Zusammenwirkens zweier Künste in
Cerchio e quadrato Mittelalter und früher Neuzeit, a c. di C. Meier e U. Ruberg, Wiesbaden 1980,
651-688; B. BRONDER, «Das Bild der Schöpfung und der Neuschöpfung der
Welt als orbis quadratus», Frühmittelalterliche Studien, 6 (1972), 188-210; M.
È opportuna a questo punto qualche considerazione generale LURKER, Der Kreis als Symbol im Denken, Glauben und künstlerischen Gestalten
sulla funzione metafisica della geometria – alla quale si attribuiva der Menschheit, Tübingen 1981; R. FINCKH, Minor Mundus Homo. Studien zur
82 non solo utilità pratica ma sempre anche una visione della Mikrokosmos-Idee in der mittelalterlichen Architektur, Göttingen 1999, 88 ss.
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2. Filarete: Codex Magliabechianus, f. 13v. Seconda planimetria della città di 3. Filarete: Codex Magliabechianus, f. 43r. Terza planimetria della città di
Sforzinda. Sforzinda.
11 Su ciò si veda la bibliografia indicata nella nota precedente, nonché A. Filone di Alessandria, De mundi opificio, 49-50; cfr. fra gli altri F. OHLY, Deus
GORMANS, Geometria et ars memorativa. Studien zur Bedeutung von Kreis Geometra. Skizzen zur Geschichte einer Vorstellung von Gott, in F. OHLY,
und Quadrat als Bestandteile mittelalterlicher Mnemotechnik und ihrer Ausgewählte und neue Schriften zur Literaturgeschichte und zur mittelalterlichen
Wirkungsgeschichte an ausgewählten Beispielen, Diss., Universität Aachen Bedeutungsforschung, Stuttgart 1995, 555-598; J. ZAHLTEN, Creatio mundi.
(1999). Darstellungen der sechs Schöfpungstage und naturwissenschaftliches Weltbild im
12 Si veda, fra gli altri, W. MÜLLER, Die Heilige Stadt. Roma quadrata, Mittelalter, Stuttgart 1979; inoltre l’eccellente studio di U. PFISTERER,
Himmlisches Jerusalem und die Mythe vom Weltnabel, Stuttgart 1961; N. I. WU, «“Soweit die Flügel meines Auges tragen.” Leon Battista Albertis Imprese und
Chinese and Indian Architecture. The City of Man, the Mountain of God, and the Selbstbildnis», Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 42
Realm of the Immortals, London 1963; B. BRENTJES, Die Stadt des Yima. (1998), 205-251). Come ha mostrato E. CHOJECKA, «Die Kunsttheorie der
Weltbilder in der Architektur, Leipzig 1981; N. J. JOHNSTON, Cities in the Renaissance und das wissenschaftliche Werk des Kopernikus», Zeitschrift für
Round, Seattle 1983; A. MANN, Ringwälle, Atlantis und Utopien. Kreisförmige Kunstgeschichte, 35 (1972), 257-281, le categorie estetiche e soprattutto archi-
und andere zentrierte Siedlungs- oder Stadtstrukturen in den gesellschaftlichen tettoniche ricavate da immagini cosmologiche hanno avuto a loro volta una
Umbrüchen von der Urgeschichte über Platon zur Neuzeit, Aachen 1983; E. ricaduta sulla rappresentazione del cosmo.
GUIDONI, La città rotonda. Geometria e simbolo della perfezione urbana, in La 13 La concezione antropomorfica dell’architettura attraversa tutti gli scritti di
città antica e la sua eredità, a c. di C. Masseri, Modena 1996, 5 ss. In questo Filarete, ma in particolare i Libri I, II e VII.
contesto s’inserisce pure il paragone fra mondo (cosmo) e città, e l’immagine 14 Dedica, Magl., f. 1v (FILARETE, 1972, I, 7).
del divino architetto del creato (i due concetti sono riuniti nel celebre passo di 15 Vitruvius, De architectura libri decem, III,1. 83
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generale e dalle misure della testa in particolare, sono soprat- Due quadrati nel cerchio – un cosmogramma
tutto il cerchio e il quadrato a essere ricavati dalla relazione
che l’uomo intrattiene con il cosmo16. Poiché il corpo umano Ma torniamo ora alla forma specifica della pianta della città
ben proporzionato e con gli arti estesi può essere inscritto sia in di Sforzinda. Incontriamo uno schema identico a quello
un cerchio che in un quadrato, anche per Filarete queste due adottato qui da Filarete – cioè una figura composta di due
figure diventano la base di tutta la geometria architettonica. quadrati sovrapposti inscritti in un cerchio – in trattati di
Questa configurazione vitruviana dell’homo ad circulum et ad astronomia risalenti ancora al Duecento, ad esempio nella
quadratum riceve poi nel quadro della visione cristiana del Image du Monde di Gossouin de Metz (fig. 4)19, o nel Liber
mondo di Filarete un’ulteriore messa a fuoco: essendo creatu- de figura seu imagine mundi di Ludovicus de Angulo (fig. 5)20,
ra eccellente di Dio, nonché sua immagine, l’uomo è all’altez- due esemplari del quale erano conservati al tempo di Filarete
za di rendere visibile l’idea divina che tutto domina, alla quale il nella biblioteca di Francesco Sforza21. In numerosi altri
creatore umano deve uniformarsi. Perciò, in quanto costruisce manoscritti di astronomia, astrologia e cosmografia, e natu-
secondo misure, proporzioni e qualità antropomorfe, l’uomo ralmente negli scritti enciclopedici e alchimistici, questo
può partecipare della Creazione divina. In questo contesto schema viene descritto per esteso, anche se non sempre ripro-
Filarete formula niente meno che un enunciato teologico: «Volse dotto in immagine. È il caso, ad esempio, del Liber de Sphae-
adunque Idio che l’uomo, come che in forma la immagine sua ra del Sacrobosco: il manuale di astronomia e cosmografia
fece a sua similitudine, così partecipasse in fare qualche cosa più diffuso nel Quattrocento22. Anche di questo scritto l’in-
a sua similitudine mediante lo ’ntelletto che gli concesse»17. ventario della biblioteca di Francesco Sforza registra nel 1459
Dio ha dato all’uomo non solo l’intelletto, bensì anche la più esemplari23.
libertà di servirsene in modo autonomo e responsabile: da Ma che cosa rappresenta precisamente questa figura? Per
come egli se ne avvale dipende l’evoluzione del creato. averne una spiegazione più accurata possiamo servirci di un
L’uomo prende parte alla Creazione divina18. rapido espediente: rinunciando in questa sede a citare le formu-
lazioni circostanziate degli antichi manoscritti, focalizziamo il
16 Magl., ff. 3v-4r (FILARETE, 1972, I, 20-21). Sulla figura vitruviana dell’ho- grazie alle traduzioni in lingua volgare e agli innumerevoli commenti, i più
mo ad quadratum et ad circulum, che tanta importanza ebbe per i teorici del- importanti dei quali furono redatti da Cecco d’Ascoli, Prosdocimo de
l’arte e dell’architettura successivi a Filarete, si veda, fra gli altri, REUDENBACH, Beldomandis e John de Fundis; si veda L. THORNDIKE, The Sphere of
1980, il quale giustamente fa notare che il Rinascimento recepisce la figura Sacrobosco and Its Commentators, Chicago 1949 (118 ss. il testo di Sacrobosco
vitruviana alla luce della tradizione medioevale dell’homo minor mundus, la sulla nostra figura); cfr. Johannes von Sacrobosco, Das Puechlein von der Spera.
quale ha congiunto la formula figurativa dell’homo ad quadratum, indipenden- Abbildung der gesamten Überlieferung, kritische Edition, Glossar, a c. di F. B.
temente dall’indicazione di misure e proporzioni, con l’idea di una sostanzia- Brévart, Göppingen 1979. Questa medesima figura è peraltro descritta anche
le corrispondenza di uomo e mondo radicata nella dottrina dei quattro ele- dai due manuali di astronomia che si ponevano in concorrenza con il tratta-
menti. Cfr. inoltre M. KURDZIALEK, Der Mensch als Abbild des Kosmos, in Der to di Sacrobosco: quello di Roberto Grossatesta (all’incirca contemporaneo di
Begriff der Representatio im Mittelalter. Stellvertretung, Symbol, Zeichen, Bild, a Sacrobosco; R. GROSSETESTE, De Sphaera, in Die philosophischen Werke des
c. di A. Zimmermann, Berlin 1971, 35-75; L. BARMAN, Nature’s Work of Art: Robert Grosseteste, Bischof von Lincoln, a c. di L. Baur, Münster 1912, 10 s.) e
The Human Body as Image of the World, New Haven 1975, 134 ss.; F. quello di John Pecham (di circa mezzo secolo posteriore; B. R. MACLAREN, A
ZÖLLNER, Vitruvs Proportionsfigur. Quellenkritische Studien zur Kunstliteratur Critical Edition and Translation, with Commentary, of John Pecham’s Tractatus
im 15. und 16. Jahrhundert, Worms 1987; nonché R. WITTKOWER, de Sphaera, Ph. D. Diss., Wisconsin-Madison University 1978, 154 ss.), i
Architectural Principles in the Age of Humanism, London 19985, 16 ss. quali però non erano in grado di concorrere per celebrità e diffusione con il
17 Magl., f. 5r (FILARETE, 1972, I, 26). testo di Sacrobosco. Il diagramma qui illustrato è preceduto precocemente da
18 Cfr., fra gli altri, CH. TRINKHAUS, In Our Image and Likeness: Humanity and uno schema del mondo assai simile ma semplificato, che non sovrappone i
Divinity in Italian Humanistic Thought, 2 voll., Chicago 1970, e R. GUIDI, Il due quadrati, bensì li inscrive uno nell’altro rinunciando al cerchio, ma
dibattito sull’uomo nel ’400, Roma 1998; il nostro passo integra il materiale ivi nominandone espressamente i vertici coi nomi degli elementi e delle qualità;
documentato. Cfr. Ulrich Pfisterer in questo stesso volume (in part. nota 66, è il caso ad esempio di un manoscritto astronomico di Salisburgo, risalente
che cita Mariano Taccola), e PFISTERER, 1998. all’anno 818 circa, oggi conservato nella Österreichische Nationalbibliothek
19 Circa 1250; Bibliothèque Nationale de France, Paris, Ms. Fr. 574, f. 44v; di Vienna, Cod. 387, f. 1341 (riprodotto ad es. in H. B. MEYER, «Zur
L’Image du Mond de Maître Gossouin, a c. di O. H. Prior, s.l. 1913, 99 s. Sinora Symbolik frühmittelalterlicher Majestasbilder», Das Münster, 14 (1961), 73-
ciò è stato segnalato unicamente da LANG, 1952, 95 s., e LANG, 1972, 391 ss. 88, fig. 9). Questo riscontro suggerisce del resto che gli schemi quadrati
20 Sec. XIV; Kantonsbibliothek St. Gallen, Vad. Slg. Ms. 427, f. 7v (una copia dominanti nell’aruspicina medioevale come in quella rinascimentale, col loro
di questo manoscritto è conservata alla Warburg Library, London, segnatura sistema articolato in dodici caselle e segni, si componevano della costruzione
FAH 1660). in otto parti che sovrapponeva i quadrati delle tetradi degli elementi e quelli
21 Si veda E. PELLEGRIN, La Bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de delle tetradi delle qualità. Sugli schemi dell’aruspicina utilizzati nel
Milan, au XV e siècle, Paris 1955, n. B. 790 (A. 411); cfr. n. A. 829. Quattrocento si veda ad esempio A. LEO, Casting the Horoscope, London
22 Giovanni Sacrobosco, probabilmente inglese (dal nome della sua possibile 1969, 110 s.; J. D. NORTH, Horoscopes and History, London 1986, 1 ss.; G.
città natale Hollywood, poi Halifax/Yorkshire, col quale pure è noto). MIRTI, Una introduzione all’astrologia genetliaca, in Astrologia. Arte e cultura
Redatta intorno al 1220 a Parigi come manuale a uso dell’università, la sua in età rinascimentale, a c. di D. Bini e E. Milano, Modena 1996, 245 ss.; tut-
Sphaera costituiva una lettura obbligatoria per esempio all’Università di tavia nessuno di questi istituisce le correlazioni da me supposte.
84 Bologna nei secoli XIV e XV; conobbe una straordinaria diffusione anche 23 Si veda PELLEGRIN, 1955, n. B. 88 (A. 409) e B. 104; cfr. n. A. 290.
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4. Gossouin de Metz: Image du Monde, circa 1250. 5. Ludovicus de Angulo: Liber de figura seu imagine 6. Christophorus Clavius: In Sphaeram Ioannis de
Paris, Bibliothèque nationale de France, Ms. Fonds mundi, sec. XIV. Kantonsbibliothek St. Gallen, Sacro Bosco Commentarius, Roma 1570, f. 30. Wien,
Français 574, f. 44v. Vad. Slg. Ms. 427, f. 7v. Österreichische Nationalbibliothek, 72.T.44.
modo in cui è stato illustrato, in età posteriore, uno di questi suddivida in parti sempre più piccole, rivela in ciascuna di esse
passi. Esaminiamo, per esempio, il commento di Christophorus sempre e ancora la medesima struttura organizzata»26. Tale
Clavius alla già citata Sphaera del Sacrobosco, stampato in «immagine strutturale del mondo», in cui la forma dell’univer-
prima edizione nel 1570 (fig. 6)24. Il nostro schema presenta so si ripete nelle sue parti, esige un «pensiero complesso» che
qui una disposizione in diagramma dei quattro elementi primi non si regola tanto in base alle cause fisiche, ma spiega la natu-
e delle quattro qualità fondamentali. Queste ultime sono ra e i suoi processi secondo il principio dell’identità sostanziale,
distribuite a formare un quadrato che dispone diagonalmente della corrispondenza, dell’analogia e della simpatia. Ma l’uomo
le qualità opposte: caldo e freddo, secco e umido. I quattro ele- può servirsi anche attivamente di questa legge dell’unità struttu-
menti, che partecipano di tali qualità, danno forma a un’ulte- rale delle cause (a ciò è dovuto il suo successo in età rinascimen-
riore tetrade, disposta anch’essa in due coppie di opposizioni: tale!). All’emanazione cosmica fa da contraltare – grazie all’idea
fuoco-acqua e aria-terra. Ne risulta un sistema stabile, in quan- dei nessi strutturali fra macrocosmo e microcosmo – la facoltà
to la forza centrifuga degli opposti è compensata dalla forza
centripeta della compartecipazione: terra e acqua hanno in
24 Il commento del Clavius è accessibile in una moderna edizione facsimile:
comune la qualità del freddo; acqua e aria l’umido; aria e
CH. CLAVIUS, In Sphaeram Ioannis de Sacro Bosco Commentarius. Nachdruck
fuoco il caldo; fuoco e terra il secco. Questo perfetto equilibrio
der Ausgabe Mainz 1611, a c. di E. Knobloch, Hildesheim 1999 (a pag. 17 lo
dei quattro elementi istituisce un’unità stabile e armoniosa, schema degli elementi e delle qualità). Sembra che Clavius abbia copiato que-
simboleggiata dal cerchio. sta figura da Oronce Finé, Protomathesis, Paris 1532 (si veda K. HENINGER,
Tale disposizione regolare di un insieme in armonia manife- JR., The Cosmographical Glass: Renaissance Diagramms of the Universe, San
sta la struttura geometrica del cosmo, un diagramma dell’ordine Marino, California 1977, 106, fig. 64); un’illustrazione assai simile si trova in
M. SCOTUS, Commentarius in Sphaeram mundi Joannis de Sacrobosco, Venezia
universale attribuito allo stesso Pitagora, sostenuto da Aristotele,
1518, f. 79; inoltre CH. BOUELLES, Liber de generatione, Paris 1532
ribadito da tutte le grandi autorità del Medioevo e accettato dalla (HENINGER, 1977, 106, fig. 63c).
maggior parte degli scienziati e filosofi del Rinascimento, ivi 25 Si veda HENINGER, 1977; K. HENINGER, «Some Renaissance Versions of the
compreso Paracelso25. Si tratta dell’idea archetipica del Dio Pythagorean Tetrad», Studies in the Renaissance, 8 (1961), 7-35; K. HENINGER,
Creatore. Come tale, essa non rappresenta solo il modello del Touches of Sweet Harmony: Pythagorean Cosmology and Renaissance Poetics, San
Marino, California 1974; inoltre G. e H. BÖHME, Feuer, Wasser, Erde, Luft.
cosmo come un intero, ma imprime la propria forma a tutti i
Eine Kulturgeschichte der Elemente, München 1996.
gradi del creato, sicché tutte le cose sono istituite «ad similitudi- 26 E. CASSIRER, Die Begriffsform im mythischen Denken, Leipzig 1922, 29 ss., qui
nem archetypi» (Sacrobosco). Esiste così una dettagliata rete di 34; cfr. M. FOUCAULT, Les mots et les choses. Un archéologie des sciences humaines,
corrispondenze fra i diversi piani del creato e questa è la base Paris 1993, 32 ss.; B. VICKERS, On the Function of Analogy in the Occult, in
ideale dell’intera dottrina della corrispondenza fra microcosmo Hermeticism and the Renaissance: Intellectual History and the Occult in Early
Modern Europe, a c. di I. Merkel e A. G. Debus, Washington 1988, 266-292;
e macrocosmo ed è il fondamento primo dell’episteme rinasci- TH. LEINKAUF, Interpretation und Analogie. Rationale Strukturen im Hermetismus
mentale. Ernst Cassirer ha introdotto in tal senso un’immagine der Frühen Neuzeit, in Antike Weisheit und kulturelle Praxis: Hermetismus in der
efficace: «Il mondo è simile a un cristallo che, per quanto lo si Frühen Neuzeit, a c. di A.-Ch. Trepp e H. Lehmann, Göttingen 2001, 41-46. 85
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dell’uomo di creare una felice o infausta corrispondenza fra essi si trova in un evidente contesto religioso-ecclesiastico o poli-
eventi e forme terrestri da un lato e il corso del cielo e delle tico-rappresentativo, e vi ricorre spesso in un modo che fa esclu-
costellazioni dall’altro, la qual cosa rappresenta il fine della dere il solo intento meramente decorativo, cioè come immagine
scienza astrologica, soprattutto nella redazione degli oroscopi di del cosmo che esprime il dominio universale delle persone cui è
elezione; in secondo luogo vi è lo sforzo umano di prolungare e riferito29. Per quanto riguarda l’ambito dei regni pagani, ci limi-
completare la creazione divina nella natura, di modificarla o tiamo qui a ricordare il mantello regio di Enrico II, in cui la
ricomporla, ed è questo il fine dell’arte alchemica; infine e in figura qui considerata, ripetuta in serie, incornicia di volta in
terzo luogo, vige il tentativo dell’uomo di esercitare egli stesso volta i diversi segni zodiacali30. Per quanto concerne il contesto
un influsso sul mondo superiore e di dominarne le forze, com- religioso-ecclesiastico, incontriamo il nostro schema oltre che
pito assegnato alla magia. Astrologia, alchimia e magia risultano nella decorazione di volte31 e nella pavimentazione all’incrocio
così essere il versante attivo della conoscenza della natura, il lato delle navate con il transetto32, oltre che nella rilegatura di bibbie
pratico di un’immagine del mondo basata sulla corrispondenza.
Ciò che precisamente e in primo luogo congiunge da una parte
27
le dottrine astronomiche e cosmografiche o astrologiche e dal- Chi scrive sta lavorando a un saggio che affronta esaurientemente gli aspet-
l’altra le arti alchemiche è appunto questo schema quadriparti- ti alchemici del Libro architettonico di Filarete e che sarà prossimamente pub-
blicato nella rivista Ambix: Journal of the Society for the History of Alchemy and
to degli elementi e delle qualità, che incontriamo nei trattati
Chemistry; cfr. per ora S. SINISI, Filarete nascosto, Salerno 1971.
astronomici dell’epoca e nella planimetria urbana di Filarete27. 28 Il cosiddetto Pendón de Las Navas, oggi al Museo de Telas Medievales del
i molti, negli scritti di Filarete che, parlando della forma concre- O’CONNOR, The Star Mantle of Henry II, Ph. D. Diss., Columbia University
1980. Cfr. ad esempio l’immagine votiva del Dioscoride di Vienna, dove il nostro
ta della città, evidenziano riferimenti al macrocosmo e istitui-
schema funge da cornice per un ritratto, affiancato da due personificazioni di
scono un’analogia fra la fondazione di questa città e la creazione virtù, della principessa bizantina Anicia Juliana (Vienna, Nationalbibliothek,
divina. Cod. Med. gr. i, f. 6v; ca. 500 d.C.; A. KATZENELLENBOGEN, Allegories of the
Virtues and Vices in Mediaeval Art: From the Early Christian Times to the
Thirteenth Century, Toronto 1989, fig. 29).
31 Sono particolarmente numerosi gli esempi conservati nell’arte arabica e
La tradizione figurativa mozarabica della penisola iberica, ad esempio nella volta del Mihrab e delle
cappelle adiacenti della moschea di Cordova, nelle cupole della moschea di
A prescindere dagli scritti menzionati, la nostra figura, che con- Toledo, oggi nota col nome Cristo de la Luz, nella chiesa mozarabica di Torres
sta dell’incrocio di due quadrati inscritti in una circonferenza, del Río, nell’oratorio del Palacio de la Aljafería a Saragozza, o nella Capilla de
la Asunción del Monasterio de Las Huelgas a Burgos (si veda ad esempio J.
ricorre letteralmente in migliaia di luoghi, in Occidente come in
HOAG, Architettura Islamica, Milano 1975, 86 ss., figg. 93, 94, 97, 101, 102-
Oriente, e in tutti i secoli dell’era cristiana. Il turista attento che 109, 112; M. BARRUCAND - A. BEDNORZ, L’architecture maure en Andalousie,
ne cerchi le tracce per esempio in Spagna, in Italia o a Istanbul Köln 1992, passim). Da qui è poi possibile che la figura sia successivamente
la incontrerà con tale frequenza da dover pensare che si tratti transitata nelle cupole del barocco torinese di Guarino Guarini (in occasione
sempre di un puro motivo decorativo. Ma non è affatto così. È del suo progetto per Santa Maria della Divina Provvidenza a Lisbona è possi-
bile che egli abbia visitato la penisola iberica, anche se non vi sono prove docu-
pur vero che questo nostro schema in molti casi serve esclusiva- mentarie che lo attestino; si veda D. DE BERNARDI FERRERO, I «Disegni
mente da decorazione (è decaduto a questo ruolo), ed è anche d’Architettura civile et ecclesiastica» di Guarino Guarini e l’arte del Maestro,
vero che laddove esso sembra avere un ruolo cosmografico, ciò Torino 1966, 24 ss., e soprattutto A. FLORENSA, Guarini ed il mondo islamico,
non è dimostrabile in assenza di commenti scritti. (Un’eccezione in Guarino Guarini e l’internazionalità del Barocco. Atti del Convegno interna-
zionale promosso dall’accademia delle Scienze di Torino (Torino 1969), I, Torino
in tal senso è rappresentata da esempi orientali in cui questa
1970, 637-665). Che Guarini fosse a conoscenza dell’antico significato della
figura è circondata da iscrizioni che celebrano l’onnipotenza di figura geometrica di cui si ragiona lo suggerisce la sua conoscenza di Juan
Dio. Che immagini di questo genere abbiano raggiunto anche Caramuel, Architectura Civil recta y obliqua, in cui è riprodotto lo schema degli
l’Occidente è dimostrato dal vessillo almohade che nel 1212 re elementi e delle qualità alla maniera del commento a Sacrobosco di Clavius (J.
Alfonso VIII di Castiglia riuscì a sottrarre al califfo Muhammad CARAMUEL, Architectura Civil recta y obliqua, Vigevano 1678, tav. XXIX; ediz.
facsimile Madrid 1984, II, 87; cfr. E. BATTISTI, Schemata nel Guarini, in
an-Nassir come bottino di guerra in occasione della vittoriosa Guarino Guarini e l’internazionalità del Barocco…, II, 1970, fig. 25).
battaglia presso Las Navas de Tolosa28). Ma scorrendo l’elenco 32 Ad es. nel Duomo di Verona; esempi più antichi in SCHMIDT-COLINET,
86 dei numerosi esempi una cosa appare chiara: la maggior parte di 1991, passim.
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7. Barna da Siena: Nozze mistiche di santa Caterina, ca. 1340. Boston, 8. Piero della Francesca: Pala Montefeltro. Milano, Pinacoteca di Brera.
Museum of Fine Arts.
o sul loro frontespizio33 (come pure in rilegature e frontespizi grandi quadrati sovrapposti (fig. 8). Che non si tratti di un
del Corano34), anche nell’arte figurativa, e in questo ambito motivo casuale, bensì di una composizione espressamente
soprattutto nelle raffigurazioni di Cristo e di Maria35. Il visita- voluta, che ha di mira un significato preciso, è segnalato non
tore dei Musei di Boston ne incontra ben cinque occorrenze, solo dal fatto che la Madonna siede esattamente al centro di
fra cui le Nozze mistiche di santa Caterina di Barna da Siena, siffatta figura geometrica, ma anche dal confronto da un lato
dipinto risalente al 1340 circa (fig. 7). Nella scena che raffigu- con altre rappresentazioni che mostrano Maria in trono su di
ra Cristo e Caterina questo schema decora diversi punti della
panca-trono su cui sta Gesù Bambino, fra le figure sedute della
Madonna e di sant’Anna36. Filarete può aver conosciuto questa 33 Si veda ad es. O. K. WERKMEISTER, Irisch-northumbrische Buchmalerei des 8.
tavola, come pure l’Annunciazione di Simone Martini e Lippo Jahrhunderts, Berlin 1967, 154 ss.
Memmi, dipinta nel 1333 per la cappella di Sant’Ansano del 34 Si veda ad esempio E. GRATZL, Islamische Bucheinbände des 14. bis 19.
Duomo di Siena (oggi agli Uffizi), dove il trono della Jahrhunderts, Leipzig 1923, tav. II; S. BLAIR - J. M. BLOOM, The Art and
Architecture of Islam 1250-1800, New Haven - London 1994, 116, fig. 148;
Madonna replica più volte il nostro schema, ma anche la
R. ETTINGHAUSEN - O. GRABAR, The Art and Architecture of Islam: 650-1250,
Nascita di Maria realizzata da Pietro Lorenzetti nel 1342 per Harmondsworth 1989, 123, figg. 105 e 106, cfr. 286, figg. 471-473.
l’altare di San Savino nel Duomo di Siena (oggi nel Museo 35 A San Vitale a Ravenna abbiamo entrambe le occorrenze in un unico luogo:
dell’Opera del Duomo), in cui il nostro diagramma è citato a il nostro diagramma adorna il manto dell’anonima accompagnatrice alla destra
ripetizione nella cassapanca sospinta per metà sotto il letto su dell’imperatrice Teodora, come pure il panno che copre l’altare nella raffigura-
zione del Sacrificio di Abele e Melchisedek (del resto anche la copertura d’al-
cui giace Anna e che offre così lo sfondo per Maria bambina tare nella stessa raffigurazione a Sant’Apollinare in Classe); F. W. DEICHMANN,
che viene lavata in primo piano; e ciò solo per limitarsi ai cam- Frühchristliche Bauten und Mosaiken von Ravenna, Baden-Baden 1958, figg.
pioni maggiormente noti. Ma il richiamo più esplicito a que- 358 ss., 314, 322, 407.
36 A Guide to the Collections of the Museum of Fine Arts, Boston, a c. di G.
sto segno è di Piero della Francesca, nella sua pala per il duca
Shallcross, Boston 1999, 176, cfr. 178; cfr. P. HENDY, The Isabella Stewart
di Urbino Federico da Montefeltro, realizzata intorno al 1472
Gardner Museum: Catalogue of the Exhibited Paintings and Drawings, Boston
– quindi poco dopo la conclusione del Libro architettonico di 1931, 17, 59 e in part. 43 (o H. T. GOLDFARB, The Isabella Stewart Gardner
Filarete. Qui Maria campeggia su un tappeto decorato da due Museum: A Companion Guide and History, Boston 1995, 60, 65 e in part. 90). 87
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un tappeto37, dall’altro con i tappeti stessi, solitamente di origine 37 Si veda ad es. R. MACK, Bazaar to Piazza: Islamic Trade and Italian Art,
mamelucca, che spesso sono serviti da modello per tali immagini e 1300-1600, Berkeley 2001, e M. SPALLANZANI, Oriental Rugs in Renaissance
che si sono conservati in gran numero38. In entrambi i casi non si Florence, Firenze 2007.
trova alcun esempio che sia paragonabile per grado di astrazione 38 Si veda ad es. Geometrie d’Oriente. Stefano Bardini e il tappeto antico, a c. di
con il tappeto di Piero; la raffigurazione sull’altare dei Montefeltro Alberto Boralevi, Livorno 1999, 11, 24 ss., 28 s. Cfr. K. ERDMANN, Europa
und der Orientteppich, Berlin - Mainz 1962; Carpets of the Mediterranean
si distanzia programmaticamente da qualsivoglia modello di tap-
Countries 1400-1600, a c. di R. Pinner e W. B. Denny, London 1986;
peto39. È ovvio che il nostro diagramma, collocato proprio qui, SPALLANZANI, 2007.
non riceve una spiegazione sufficiente, nemmeno ricorrendo alla 39 Cfr. anche Marco Marziale, Circoncisione di Gesù (Museo Civico Correr,
costruzione di un ottagono descritta da Piero nel De prospectiva Venezia), dove il nostro schema adorna in ripetizione puramente decorativa il
pingendi, cioè chiamando in causa la predilezione di Piero per la bordo del tappeto che corre al di sotto della scena; Il Museo Correr. Dipinti dal
XIV al XVI secolo, a c. di G. Mariacher, Venezia 1957, 110 s.; cfr. Carpaccio,
geometria40. Il significato della nostra figura in questo contesto è la
Bellini, Tura, Antonello e altri restauri quattrocenteschi della Pinacoteca del
Madonna come regina del mondo. I teologi contemporanei parle- Museo Correr, a c. di A. Dorigato, Milano 1993, 82 s.; R. ETTINGHAUSEN,
rebbero del valore salvifico universale di Maria. New Light on Early Animal Carpet, in Aus der Welt der islamischen Kunst.
Di Filarete possiamo dire almeno altrettanto: l’architetto Festschrift für Ernst Kühnel, Berlin 1959, 114.
40 De prospectiva pingendi, I, 26; cfr. J. V. FIELD, Piero della Francesca: A
aspira al valore universale e alla totale affermazione delle proprie
Mathematician’s Art, New Haven - London 2005, 306 ss. Nella costruzione
invenzioni architettoniche. Al tempo stesso egli offre ai suoi
di un ottagono offerta da Piero si potrebbe peraltro vedere (qualora fosse
onorati committenti Francesco e Galeazzo Maria Sforza la pos- ancora necessario) un’ulteriore prova del fatto che il diagramma di Filarete
sibilità di leggere questa figura nel senso dell’universalità ed eter- non è in alcun modo dovuto a una predilezione per la geometria, ovvero
nità del loro dominio, tanto più se la torre-castello signorile che questa non rappresenta la sua motivazione principale; infatti mentre
dev’essere collocata, come vedremo subito, al centro esatto della Piero, in conformità alla sua costruzione, connota gli angoli dell’ottagono
in modo che le lettere, disposte in senso orario, diano la sequenza FMG-
nuova capitale del regno41. Ma con ciò il senso di questa strut-
QHNIP, in Filarete gli angoli dell’ottagono sono denominati, in modo
tura urbana è ancora lungi dall’essere esaurito. assolutamente indipendente da qualsiasi costruzione geometrica, in ordine
alfabetico dalla A alla H.
41 In questo senso, le mie osservazioni non contraddicono l’identificazione di
Microcosmo e macrocosmo Sforzinda con Milano proposta dai contributi di Mia Reinoso Genoni, Leila
nel Libro architettonico di Filarete Whittemore e Hubertus Günther in questo stesso volume.
42 Magl. ff. 37v-42v (FILARETE, 1972, I, 148-164); la descrizione della torre ai
9. Filarete: Codex Magliabechianus, f. 40v. Area della fortezza ducale. 10. Filarete: Codex Magliabechianus, f. 41v. Torre della fortezza ducale.
Evidentemente Filarete rinunciò all’originaria concezione tracciati di un labirinto che circonda la fortezza (fig. 9). Tale
ideale per orientarsi a favore di modelli reali. Questa conces- labirinto non solo è un indice tradizionale della bravura arti-
sione alla realtà urbana e alle sue esigenze ha condotto a sacri- stica dell’architetto, ma funge anche da protezione del centro
ficare l’idea primigenia, senza però accantonarla44. Il progetto magico del potere: solo il duca vi ha infatti accesso diretto
viene realizzato come corpo centrale di una fortezza, la cui attraverso un ponte45. Se oltre a ciò sia lecito scorgere nelle sue
funzione e la cui esatta collocazione non a caso rimangono vie un’immagine del moto dei sette pianeti erranti, deve resta-
indeterminate. Comune a entrambi i progetti è pure l’idea di re una questione aperta. È però quanto meno degno di nota il
un acquedotto che confluisca al centro dell’area. Ma l’acqua fatto che non solo questo, ma pure altri due dei complessivi
non scorre più nei canali e al di sopra delle strade, bensì nei quattro labirinti che si trovano nei suoi testi presentano sette
44 Cfr. l’idea di Filarete di collocare una statua della dea Copia in cima alla (FILARETE, 1972, I, 149) nel corso della trattazione del labirinto attorno alla
Chiesa del Mercato (Magl., f. 74r; FILARETE, 1972, I, 280), che poi però – in torre-castello. In Magl., f. 59r (FILARETE, 1972, I, 227) Filarete tesse le lodi di
congruenza con la realtà (Donatello’s Dovizia) e su esplicita richiesta del prin- Filippo Brunelleschi, «sottilissimo imitatore di Dedalo». In un epigramma
cipe – viene collocata su una colonna davanti alla chiesa (Magl., f. 76v; dedicato a Filarete, il suo amico Francesco Filelfo lo definisce lui stesso un
FILARETE, 1972, I, 289); si vedano le osservazioni di Jens Niebaum sulla «Dedalo» (cit. da M. BELTRAMINI, «Francesco Filelfo e il Filarete: nuovi con-
Chiesa del Mercato in questo stesso volume. tributi alla storia dell’amicizia fra il letterato e l’architetto nella Milano
45 Sul labirinto come sigla dell’architetto si veda soprattutto H. KERN, Sforzesca», Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di lettere e filo-
Labyrinthe. Erscheinungsformen und Deutung. 5000 Jahre Gegenwart eines sofia, Ser. IV, 1 (1996), 121). Sulla funzione protettiva del labirinto cfr. KERN,
Urbildes, München 1982, 271 ss., e P. REED DOOB, The Idea of the Labyrinth 1982, 108 ss., e REED DOOB, 1990, 72 ss. Si veda anche L. ROTONDI SECCHI
from Classical Antiquity to the Middle Ages, Ithaca 1990, 66 ss. Cfr. la reiterata TARUGI, Il labirinto dal Medioevo al Rinascimento, in Der antike Mythos und
menzione di Dedalo, il tradizionale costruttore del celebre labirinto cretese, Europa. Texte und Bilder von der Antike bis ins 20. Jahrhundert, a c. di F.
quale antenato degli architetti; Dedalo viene nominato anche in Magl., f. 38r Cappelletti e G. Huber-Rebenich, Berlin 1997, 125-143. 89
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corridoi46. Due di essi fungono, come nel caso testé contempla- sti della terra e dell’aria, oppure la Caduta di Icaro o di Fetonte, in
to, da supporto per una fortezza ducale47. Il quarto si colloca cui si trovano uniti gli opposti di fuoco e acqua. L’intento prin-
attorno a un muro di pianta quadrata che abbraccia a sua volta cipale è qui, all’evidenza, quello di alludere a nascita, decadenza
un giardino di forma circolare, il quale riproduce una carta geo- e trasformazione della materia, e forse persino agli stessi procedi-
grafica del mondo; sui bastioni agli angoli delle mura sono col- menti dell’opus alchemico51. Nella volta della loggia – sul lato
locate personificazioni dei quattro venti principali e al centro del posteriore del palazzo, riservato al duca e rivolto verso un giardi-
giardino un ulteriore palazzo, anch’esso articolato secondo una no – «si debbino fare a similitudine del cielo pieno di stelle d’oro
pianta di tre quadrati per tre48. nel campo azzurro […] tutti i segni del cielo e’ pianeti e le stelle
Un’analoga simbologia del macrocosmo nella combinazione fisse»; sul pavimento, invece, «chi si facci in prima i quattro
di cerchio e quadrato è presente anche nella cattedrale di tempi dell’anno e poi e’ quattro elementi e discrizzione della
Sforzinda, a croce greca49. Mentre l’apertura mediana della terra»52. Questo ciclo cosmologico si completa sulla facciata con
cupola centrale è avvolta in raggi dorati su fondo blu, il quadra- una raffigurazione di «tutti astrologi e matematici i quali hanno
to della crociera è circondato da una raffigurazione circolare dei trovate queste scienze di misurare i cieli e anche la terra»53.
continenti e dei mari entro i dodici segni dei mesi e dello zodia- Nel celebre edificio dottrinale di Filarete, intitolato «Casa
co, con un diametro corrispondente a quello della cupola. Nei della Virtù e del Vizio», l’astrologia viene onorata come la più
quattro bracci laterali della croce greca, anch’essi di pianta qua- alta fra le scienze54. Il fatto che le sia riservato il più alto dei sette
drata, sono annoverati i quattro elementi e le quattro stagioni. piani assegnati alle sette artes liberales non si spiega solo con
Come ultimo esempio qui addotto delle relazioni fra micro- ragioni pratiche, dato che l’ascesa da una scienza alla successiva
cosmo e macrocosmo negli scritti di Filarete, ricordiamo la deco- è chiaramente presentato da Filarete al tempo stesso come un
razione del palazzo ducale50. Nelle pitture e mosaici nel portico progresso nel campo della virtù.
del cortile interno – dalla parte degli appartamenti riservati alla
duchessa – i quattro elementi sono simboleggiati mediante scene
mitologiche ed eventi storici. Mentre il pavimento ospita le raf- Oroscopo e posa della prima pietra
figurazioni riferite all’elemento terra, inglobando pure quelle che
si richiamano all’acqua, la volta accoglie le simbologie degli ele- Perciò l’astrologia non manca nemmeno nel novero delle scienze
menti contrapposti alla terra e all’acqua, cioè l’aria e il fuoco. Le di cui l’architetto deve avere nozione, «perché» – aggiunge Filarete
scene mitologiche che vi sono inserite sembrano rappresentare la a titolo di motivazione – «quando ordina e fa una cosa, che guar-
transizione da un elemento del pavimento a uno della volta, di a principiare su buono pianeto e su buona costellazione»55.
ovvero la loro congiunzione, come ad esempio il Ratto di Così come l’uomo sta sotto l’influsso dei pianeti, allo stesso modo
Ganimede, che vincola reciprocamente i due elementi contrappo- anche i singoli edifici e intere città56. Filarete si spinge persino a
46 Sugli aspetti cosmologici e simbolico-astrali del labirinto si veda KERN, 1982, fare varie cose per lo suo vivere e piacere, e come si vede avere più ingegno uno
30 ss. La suddivisione della pianta quadrata in nove quadrati interni e la collo- che un altro, chi in una facultà e chi in un’altra, e più e meno secondo tutto dì
cazione della sede regia nel quadrato centrale mi è nota, prima di Filarete, sol- si vede negli uomini avvenire; e questo è molte volte per cagione delle costella-
tanto nella tradizione cinese, ad esempio nel palazzo imperiale dell’antica Cina zioni celeste e anche secondo il pianeto e sì come la natura produce più uno che
con al centro il Ming-t’ang, la casa del Calendario, nella quale governava l’im- un altro industrioso come a lei piace» (cfr. Magl., f. 5r-v; FILARETE, 1972, I, 25-
peratore, ‘figlio del Cielo’, cercando di armonizzare cielo e terra (la qual cosa 26: «Non si può negare che sono molte e varie generazioni di persone e qualità.
trova espressione anche nella stessa architettura Ming-t’ang, che con la sua cupo- […] …tu vedi nelli edifici questo medesimo effetto. Tu non vedesti mai niuno
la collocata su di una pianta quadrata, era concepita come imago mundi); si veda dificio, o vuoi dire casa o abitazione, che totalmente fusse l’una come l’al-
ad esempio P. WHEATLEY, The Pivot of the Four Quarters: A Preliminary Enquiry tra…»). Cfr. Magl., ff. 6r-7r (FILARETE, 1972, I, 29-38): «Io ti mostrerò l’edifi-
into the Origins and Character of the Ancient Chinese City, Edinburgh 1968, 411 cio essere proprio uno uomo vivo… […] – Tu potresti dire: e se mangia, e’ poi
ss.; cfr. La città come forma simbolica…, 1973, 65 s. pure si muore. – E anche l’edificio bisogna che venga pure meno per rispetto
47 Magl., ff. 37v-38r e f. 40v, f. 99r, f. 110r (FILARETE, 1972, I, 148-149, 377- del tempo, e come si muore uno più presto che un altro e ha più e meno sanità,
378, 416-417). Un secolo più tardi troviamo qualcosa di analogo nell’architet- molte volte proccede per la compressione, cioè d’essere nato sotto migliore pia-
to militare bolognese Francesco de Marchi, Architettura Militare, Bologna neto o miglior punto. […] Basti questo a dovere intendere l’edificio vivere e
1540, tavv. 7 s. (KERN, 1982, 276 s., figg. 347 s.). morire ed essere aiutato a morire e a vivere quanto il tempo porta a l’uomo, o
48 Magl., ff. 120r-122r (FILARETE, 1972, II, 450-456). vero come aviene proprio a l’uomo, o vuoi dire al corpo de l’uomo»; conside-
49 Magl., ff. 64r-66v (FILARETE, 1972, I, 246-255). razioni analoghe ricorrono in Magl., f. 47r (FILARETE, 1972, I, 182). Cfr. Magl.,
50 Magl., f. 67v (FILARETE, 1972, I, 259-260). f. 25v (FILARETE, 1972, I, 104), dove Filarete pone nelle fondamenta delle
51 Cfr. S. SINISI, «Il Palazzo della Memoria», Arte Lombarda, 38-39 (1973), 154 s. mura cittadine di Sforzinda, insieme alla prima pietra, una cassa in cui sono
52 Magl., f. 67r (FILARETE, 1972, I, 256-257). contenuti, oltre a un libro di bronzo che narra i grandi eventi del tempo, ma
53 Magl., f. 67r (FILARETE, 1972, I, 258). che soprattutto deve tramandare ai posteri i suoi propri progetti e teorie, «un
54 Magl., f. 145r (FILARETE, 1972, II, 539-540). vaso di pietra pieno di miglio, di formento, o vuogli dire grano, el coverchio del
55 Magl., f. 113v (FILARETE, 1972, II, 431). Già Vitruvio considerava l’astro- quale è il simulacro di Cloto e di Lachesis e Antroposso, sopra il quale non è
logia fra le conoscenze necessarie alla professione dell’architetto (De architectu- scritto altro se none ‘vita e morte’. […] uno vaso di vetro pieno d’acqua, e uno
ra libri decem, I, 1, 10), ma senza la motivazione addotta da Filarete; cfr. il pieno di vino, e uno pieno di latte, e uno pieno d’olio, e uno pieno di mele.
commento del Cesariano su questo passo (C. CESARIANO, Vitruvius de archi- […] La ragione per che io metto queste cose in questo fondamento si è che
tectura, Como 1521, rist. München 1969). come ogni uomo sa che tutte le cose che hanno principio hanno a ’vere fine…
56 Magl., f. 2v (FILARETE, 1972, I, 13-14): «Come è noto a ciascheduno, l’uo- […] Questo vaso è a similitudine che una città debba essere quasi come uno
90 mo fu creato da Dio […] E così a suo uso concesse a l’ingegno d’esso uomo di corpo umano, e perciò debbe essere piena di quello che dà la vita a l’uomo».
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paragonare la sua progettazione e costruzione al concepimento e ché dai cronisti locali60. Anche Alberti consiglia di iniziare i
alla nascita di un bambino57. E se per l’uomo è possibile stilare un lavori di costruzione secondo un nume propizio e un’equili-
oroscopo legato alla nascita – conclude Filarete – allora è necessa- brata costellazione di pianeti61; così pure Francesco di Giorgio
rio cercarne uno per un edificio creato dall’uomo e così pure per Martini62, ma anche per l’appunto lo stesso Filarete.
un’intera città, in base al momento propizio per il suo avvenire. L’astrologo di corte, interpellato da Francesco Sforza per
L’attenta valutazione della costellazione dei pianeti nell’at- determinare quale fosse il momento favorevole per la posa della
to di erigere singoli edifici o anche intere città è una prassi prima pietra63, giunge a questa conclusione:
invero antica, di cui possediamo numerose testimonianze58 e la
cui importanza per il Medioevo e per la prima età moderna è Il buon dì e ’l buon punto si è in questo millesimo del sessanta, a
attestata da molti manuali di astronomia e astrologia59, non- dì quindici d’aprile a ore dieci e minuti ventuno sarà utile, per
57 Magl., f. 7v (FILARETE, 1972, I, 43-44): «Tu forse potresti dire: tu m’hai detto Architecture Presented to Rudolf Wittkower, a c. di D. Fraser, H. Hibbard e M.
che lo edificio si rasomiglia a l’uomo; adunque se così è, è bisogno generare e poi J. Lewine, II, London 1976, 71); Filippo Villani: Cesare avrebbe posto la
partorire come l’uomo. – Proprio così: l’edificio prima si genera, per similitudi- prima pietra nelle fondamenta «saliente arietis signo super lineam circularem
ne lo potrai intendere, e così nasce sì come la madre partorisce il figliuolo in capo nostri orizzontis quo […] tunc Mars atque Mercurius benignissimis aliorum
di nove mesi, o alcuna volta di sette mesi, e con buono ordine e sollecitudine siderium aspectibus pariter ferebantur» (cit. da RUBINSTEIN, 1976, 71, che
farlo crescere. – Dimmi, questo generamento in che modo egli è? – Il generare contiene anche altri esempi. Conformemente a questa tradizione, Vasari raffi-
dello edificio si è in questa forma: che sì come niuno per sé solo non può gene- gura la fondazione di Firenze, a Palazzo Vecchio, mostrando l’Ariete in cielo al
rare sanza la donna un altro, così eziandio a similitudine lo edificio per uno solo di sopra della città; RUBINSTEIN, 1976, figg. 5 e 7); cfr. Rolandino de’
non può essere creato, e come sanza la donna non si può fare, così colui che Passeggeri (F. BEZOLD, Astrologische Geschichtskonstruktion im Mittelalter, in F.
vuole edificare bisogna che abbia l’architetto e insieme collui ingenerarlo, e poi BEZOLD, Aus Mittelalter und Renaissance, München 1918, 176 s.); Giovanni
l’architetto partorirlo e poi, partorito che l’ha, l’architetto viene a essere la madre Villani, Nuova Cronica, I,7 (cfr. BEZOLD, 1918, 177 s.).
d’esso edificio. – Ma innanzi che lo partorisca, come proprio la donna che nove 61 Leon Battista Alberti, De re edificatoria, I,6 e II,13. Il pregiudizio secondo
o sette mesi in corpo lo porta, come di sopra t’ho detto, così l’architetto debba cui l’umanista ‘moderno’ non avrebbe potuto salvare nulla dell’astrologia
nove o sette mesi fantasticare e pensare e rivoltarselo per la memoria in più modi, ‘medioevale’ è stato finalmente confutato da R. CARDINI, Alberti e l’astrologia,
e fare varii disegni nella sua mente sopra al generamento che lui ha fatto col in Leon Battista Alberti. La biblioteca di un umanista, a c. di R. Cardini, Firenze
padrone, secondo la voluntà sua. E così come la donna ancora sanza l’uomo 2005, 151-156; si veda inoltre W. R. NEWMAN - A. GRAFTON, Introduction:
niente fa, così l’architetto è madre a portare questo ingeneramento, e secondo la The Problematic Status of Astrology and Alchemy in Premodern Europe, in Secrets
sua voluntà, quando l’ha bene ruminato e considerato e in molti modi pensato, of Nature: Astrology and Alchemy in Early Modern Europe, a c. di R. Newman
debbe poi eleggere quello gli pare che sia più comodo e più bello secondo la ter- e A. Grafton, Cambridge Mass. 2001, 5 ss.
minazione del generante; e fatto questo, partorirlo…». 62 FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI, Trattati di architettura ingegneria e arte
58 Si veda ad esempio A. GRAFTON - N. M. SWERDLOW, «Technical Chronology militare, a c. di C. Maltese, II, Milano 1967, 294 ss. Questa prassi è testimonia-
and Astrological History in Varro, Censorinus, and Others», Classical Quarterly, ta anche nel Cinquecento e oltre dalla trattatistica astronomico-astrologica: ad
n.s. 35 (1985), 454-465 (Roma); TH. PREGER, «Das Gründungsdatum von esempio, Francesco Giuntini (CASTELLI, 1977, 190), Jean Ganivet (THORNDIKE,
Konstantinopel», Hermes, 36 (1901), 336-342, e E. PINGREE, The Horoscope of A History of Magic…, IV, 1934, 137) e soprattutto Luca Gaurico (Tractatus astro-
Constantinople, in Prismata. Naturwissenschaftliche Studien. Festschrift Willy logicus…, Venezia 1552, 2-14), nonché Pico della Mirandola, ex negativo
Hartner, a c. di Y. Maeyama e W. G. Saltzer, Wiesbaden 1977, 133-150. Cfr. (Disputationes adversus astrologiam divinatricem, a c. di E. Garin, II, 174-175,
Catalogus codicum astrologorum Graecorum, IX, 2, a c. di St. Weinstock, Bruxelles 310-313); ma anche dalla trattatistica architettonica: ad es. Francesco de Marchi
1953, 176-179. La generalità di tale prassi in età antica è attestata da un passo (Architettura militare I,19; cfr. DE LA CROIX, 1960, 285 ss.). Cfr. G. PAMPALONI,
di Tolomeo (Tetrabiblos, II, 3 e 5), in cui l’autore consiglia, laddove non sia pos- Palazzo Strozzi, Roma 1982, 95 s.; Le due spedizioni militari di Giulio (II) tratte
sibile risalire alla data di fondazione di una città, di prendere in esame l’orosco- dal diario di Paride Grassi Bolognese maestro delle cerimonie della cappella papale
po della nascita del suo fondatore, onde comprendere gli eventi passati della sto- su manoscritti di Bologna, Roma e Parigi, a c. di L. Frati, Bologna 1886, 148-149;
ria cittadina e prevedere il futuro della città stessa. Una testimonianza ex negati- M. QUINLAN-MCGRATH, «The Foundation Horoscope(s) for St. Peter’s Basilica,
vo ci è offerta da Cicerone (De divinatione, II, 98f.), che critica il tentativo di un Rome, 1506: Choosing a Time, Changing the Storia», Isis, 92 (2001), 716-741;
suo amico di stilare un oroscopo della nascita di Roma, esclamando infine: «Che J. R. HALE, The End of Florentine Liberty: The Fortezza da Basso, in Florentine
potere enorme possiede un errore come questo!». Lo stesso Cicerone, peraltro, Studies, a c. di N. Rubinstein, London 1968, 518 ss., 525.
non dubita mai che in un uomo agisca un influsso della costellazione celeste qual 63 Filarete non menziona il nome dell’astrologo di corte; forse pensava a
era al momento della sua nascita. Battista Piasio (Battista de Piasiis), un teologo e astronomo agostiniano che
59 Ad esempio Michele Scoto, Guido Bonatti e Cecco d’Ascoli, o Nicolas qualche tempo prima Francesco Sforza aveva chiamato alla sua corte di
Oresme (ex negativo); si veda soprattutto P. CASTELLI, «Caeli enarrant»: Milano; Piasio non solo aveva redatto un commento della Sphaera di
Astrologie e città, in Le città di fondazione. Atti del 2° Convegno internazionale Sacrobosco, ma era noto a Milano anche per le sue profezie di eventi futuri e
di storia urbanistica (Lucca 1977), a c. di R. Martinella e L. Nuti, Lucca 1977, per le sue prognosi annuali (cfr. THORNDIKE, A History of Magic…, IV, 1934,
173-193; L. THORNDIKE, A History of Magic and Experimental Science, New 458 s.). Ma Francesco Sforza ebbe presso di sé anche diversi altri astrologi. Nel
York 1923 ss., II, 825 ss., 954 ss.; III, 399 et s.; IV, 137; L. THORNDIKE, The 1451 tre di loro furono interpellati per sapere quale fosse il momento oppor-
Sphere of Sacrobosco and Its Commentators, Chicago 1949, 343-411 (commen- tuno per la conquista del castello di Porta Giovia. Nella rispettiva corrispon-
to di Cecco d’Ascoli), in part. 375 e 400. denza rimastaci vengono evidenziati come aspetti decisivi: la data di nascita del
60 Ad es. Cino Rinuccini: i Romani avrebbero fondato Firenze «ascendente duca medesimo e quella del suo capitano, nonché la data di erezione del castel-
l’Ariete sei gradi sotto il dominio di Marte»; la città prosperò perché la sua lo (L. BELTRAMI, Il Castello di Milano durante il dominio dei Visconti e degli
ricostruzione sotto Carlo Magno cominciò «a dì primo d’aprile alle diciasette Sforza 1368-1585, Milano 1884, 99 ss.; cfr. CASTELLI, 1977, 186). Anche
ore dopo il meriggio, ascendente l’Ariete casa di Marte e principio del Galeazzo Maria Sforza diede lavoro a diversi astrologi (G. LUBKIN, A
Zodiaco…» (cit. da CASTELLI, 1977, 191 s., e N. RUBINSTEIN, Vasari’s Painting Renaissance Court: Milan under Galeazzo Maria Sforza, Berkeley 1994, 116 s.;
of The Foundation of Florence in the Palazzo Vecchio, in Essays in the History of cfr. THORNDIKE, A History of Magic…, IV, 1934, 263 ss. e 439). 91
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edificazione della città, a mettere giuso la prima pietra, però che in Tuttavia, nel Medioevo cristiano e in età rinascimentale non è la
quello punto sarà ascendente un segno fisso terreo levando il Sole, concezione di Firmico Materno a imporsi sulle altre, bensì quel-
el signore dell’ascendente…64 la che vede coincidere la Creazione del mondo con l’equinozio
di primavera (Ariete 0°), almeno approssimativamente, anche
Il giorno e il momento migliori per dare inizio alla costruzione per riuscire in tal modo a far collimare con questo punto
della città, e per la posa della prima pietra, sono dunque il 15 apri- Creazione, Annunciazione, Crocefissione e Resurrezione. È il
le 1460 alle ore 10.20, poiché in quel preciso istante il sole entra caso, fra gli altri, del Venerabile Beda69 e di Pierre d’Ailly70.
nel segno dell’Ariete, il primo dei segni zodiacali, che domina dal Anche secondo Albumazar, che tanta influenza ha esercitato
21 marzo al 20 aprile. Non a caso questo lasso di tempo coinci- sull’Occidente, la Creazione del mondo deve aver avuto luogo
de, secondo il calcolo allora più accreditato, con la disposizione durante una congiunzione di tutti i sette pianeti nel primo
dei pianeti nel momento stesso in cui Dio creò il mondo. grado dell’Ariete71.
La prevalenza della tradizione del sole in Ariete è riscontra-
bile in modo ancor più netto nella tradizione figurativa della
Thema mundi Creazione divina del mondo, in cui essa ha il valore di una esi-
bizione concisa del thema mundi, vale a dire dell’ordine planeta-
La storia disparata e contraddittoria del cosiddetto thema rio vigente al tempo della nascita del mondo, ad esempio nel
mundi, cioè dell’oroscopo della nascita del mondo, vale a dire noto frammento di predella di Giovanni di Paolo, risalente al
del calcolo di come erano ubicati i pianeti nel momento della 1445, dove il sole e la costellazione dell’Ariete vengono a coin-
Creazione, evidenzia tre tradizioni, tutte incentrate sulla posi- cidere al di sotto della mano di Dio che sta dando inizio alla
zione del sole in relazione al segno zodiacale dominante al prin- creazione del mondo (fig. 11)72.
cipio dell’anno65.
Presso gli Egizi l’inizio dell’anno e, per analogia, dell’esi-
stenza del mondo, coincideva con il solstizio d’estate, col 64 Magl., ff. 24v-25r (FILARETE, 1972, I, 102). Il passo continua dicendo: «…e
primo apparire di Sirio nel cielo mattutino (perché circa negli Venus, la fortuna, in segno fisso terreo: l’una in segno fisso e ’l signore dell’a-
stessi giorni cominciavano le annuali inondazioni del Nilo). scendente aventurato, perciò che è in casa sua e in l’ascendente. La Luna in
Per i Babilonesi, invece, l’anno vedeva il suo principio con l’e- quel medesimo punto sarà inmezzo al cielo ricevuta di casa di Saturno, la quale
ha gran virtù nella edificazione della città aventurata per aspetto trino di Giove
quinozio di primavera. Quindi per loro l’ingresso del sole in di fortuna maggiore; Saturno in casa propria fortunato in quel medesimo
Ariete rappresentava la costellazione planetaria in atto all’epo- punto nella decima casa collocato e signore della casa della Luna; la parte della
ca della nascita del mondo. Altri ancora identificavano invece fortuna nella decima casa in aspetto di compiuta amicizia, cioè in aspetto trino
l’inizio dell’anno, e quindi anche del mondo, con il momento di Giove. Per tutte le cose sopradette si conchiude il punto soprascritto, dì e
ore, essere utile ed eletto per principio della edificazione della detta città». Jan
di maggiore altezza del sole, quando cioè esso si trova alla mas-
Pieper (Pienza. Der Entwurf einer humanistischen Weltsicht, Stuttgart 1997,
sima distanza dalla Terra, vale a dire nel segno del Leone. 112-113) vide in questo oroscopo un’esatta ripetizione dell’oroscopo appron-
L’antichità greco-romana seguiva per lo più la seconda tradi- tato per la posa della prima pietra di Pienza a opera di papa Pio II.
65 Non esiste uno studio completo sul thema mundi; si veda soprattutto K.
zione, di ascendenza caldaica, che legava la Creazione del
mondo all’ingresso o alla presenza del sole nel segno LIPPINCOTT, «Giovanni di Paolo’s “Creation of the World” and the Tradition
of the “Thema Mundi” in Late Medieval and Renaissance Art», The Burlington
dell’Ariete66. Ma si trovano anche esponenti delle altre due cre- Magazine, 132, 1048 (1990), 460-468; inoltre J. D. NORTH, Horoscopes and
denze e pure autori che interpolano le diverse tradizioni. History, London 1986, 164-169.
66 Ad es. Virgilio, Georgica, II, vv. 335 ss.
Giulio Firmico Materno affermava, ad esempio, nel terzo libro
67 Iulii Firmici Materni Matheseos libri VIII, III,1; lo stesso afferma, unifor-
della sua Mathesis che al momento della Creazione del mondo
mandosi a lui, Macrobius, Commentarii in Somnium Scipionis, I, xxi, 23-26;
il sole era entrato nel segno del Leone, mentre l’Ariete si tro- cfr. MACROBIO, Commento al Somnium Scipionis, Libro I, a c. di M. Regali,
vava esattamente nel punto mediano del cielo in ascendente Pisa 1983, 386 s.
Cancro67. La notorietà di questo passo nella cerchia di Filarete 68 De re aedificatoria, II,13; L. B. ALBERTI, L’architettura, a c. di G. Orlandi,
– e con essa la conoscenza del dibattito sul thema mundi – ci è Milano 1966, 166.
69 Beda Venerabilis, De temporum ratione, VI; cfr. LIPPINCOTT, 1990, 464, con
attestata niente meno che da Alberti, il quale scrive nel suo ulteriore documentazione.
trattato di architettura: 70 L. A. SMOLLER, History, Prophecy, and the Stars: The Christian Astrology of
Pierre d’Ailly, Princeton 1994, 65 ss. Cfr. pure Dante, Divina Comedia,
Inferno, I, vv. 37-43.
Alcuni però vogliono che la construzione sia iniziata in modo pro- 71 Sia in De magnis coniunctionibus che pure nella Introductio ad astronomiam;
pizio, essendo di grande importanza sapere in quale momento ogni soprattutto quest’ultimo scritto, tradotto in latino già nel 1130, esercitò un
cosa sia entrata nel novero delle cose esistenti. […] E tanta influenza notevole influsso sull’Occidente, per esempio sul testé citato Pierre d’Ailly, che
fu attribuita dagli antichi sapienti a questo punto d’inizio sugli in proposito vi si richiama espressamente (SMOLLER, 1994, 65).
avvenimenti successivi, che – come riferisce Giulio Firmico 72 LIPPINCOTT, 1990; il testo contiene numerosi altri esempi figurativi di que-
Materno – alcuni credettero di avere scoperto dall’andamento della sta tradizione. Il fatto che essa fosse nota e consultata anche nei secoli succes-
storia la data di nascita del mondo, del che diedero notizia con sivi è rivelato dall’immagine della divina Creazione del mondo, opera di
dotte trattazioni…68 Francesco Salviati, nella cappella Chigi a Santa Maria del Popolo, realizzata a
92 metà Cinquecento.
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La Creazione del mondo no la planimetria di Filarete, senza parlare della vieppiù crescente
complicazione dei modelli adottati nei progetti posteriori, dietro
Anche nel caso di Filarete non si trattava solo di produrre uno i quali assai spesso non si nasconde nient’altro che un estetismo
schema della struttura concettuale del cosmo, così come la si delle regole, operante ormai in piena autonomia anche rispetto al
trova nei trattati astronomici dell’epoca, bensì di ripristinare compito concreto di erigere una fortezza militare per una città,
nell’attualità la retta Creazione divina, ovvero di operare una preso solo come puro pretesto da cui muovere. Ciò nonostante, le
nuova creazione, proprio grazie alla conoscenza di tale struttura. istanze che Filarete legò alla planimetria di Sforzinda non anda-
Ciò risulta in definitiva anche dall’esauriente racconto dei riti e rono del tutto perdute. Talvolta continuiamo a incontrare anche
degli eventi che accompagnano, nel momento stabilito, la ceri- la definizione dell’architetto come «alter deus». E in almeno un
monia di posa della prima pietra75. Accanto ad alcuni numi pro-
piziatori e a riti esorcistici, intesi a scacciare le potenze del caos
dal cosmo cittadino e ad assicurare stabilità e benessere alla 75 Magl., ff. 25r-30r (FILARETE, 1972, I, 102-120); cfr. f. 41r (I, 160); spiega-
nuova fondazione, sono soprattutto immagini cosmogoniche a zione parziale nei ff. 45r-45v (I, 174-176). Cfr. la descrizione delle cerimonie
caratterizzare questa azione fondatrice, come il sacrificio umano per la posa della prima pietra dell’ospedale di Sforzinda nel Libro XI, f. 83v (I,
propiziatorio, il serpente come protettore del centro della vita 319-322). Soltanto SINISI, 1971, 27 ss., concede maggiore attenzione a questi
eventi, senza tuttavia esaurirne il portato simbolico. Chi scrive sta preparando
nell’albero cosmico o le nozze cosmiche di Cielo e Terra nella un saggio che affronta più esaurientemente gli eventi e i rituali legati alla posa
congiunzione di aquila e serpente. È singolare che Filarete non della prima pietra, per la serie Intersections, Nr. 25: Foundation, Dedication, and
si serva dei rituali, ben noti ai suoi contemporanei, con cui Consecration Rituals in Early Modern Culture, a c. di M. Schraven e M. Delbeke.
76 Si veda fra gli altri J. RYKWERT, The Idea of a Town: The Anthropology of
Etruschi e Romani accompagnavano la fondazione delle città,
Urban Form in Rome, Italy and the Ancient World, Princeton 1976; A.
come l’ornitomanzia degli aruspici o il tracciato del sulcus primi-
GRANDAZZI, La fondation de Rome. Réflexions sur l’histoire, Paris 1992; D.
genius76, bensì preferisca rifarsi a miti della Creazione del BRIQUEL, La leggenda di Romolo e il rituale di fondazione della città, in Roma.
mondo assai più antichi e di portata più universale77. Con ciò, Romolo, Remo e la fondazione della città, a c. di A. Carandini e R. Cappelli,
una volta di più, è messo efficacemente in scena il significato di Milano 2000, 39-44; A. FRASCHETTI, Romolo il fondatore, Roma 2002.
77 Si veda ad es. M. ELIADE, Le mythe de l’eternel retour: Archétypes et répétition,
questa planimetria della città ideale. Tutte queste immagini
Paris 1949; M. LURKER, Adler und Schlange. Tiersymbolik im Glauben und
mirano a simulare una ripetizione simbolica dell’atto della
Weltbild der Völker, Tübingen 1983; U. HOLMBERG, Der Baum des Lebens,
Creazione divina, ovvero a collocare la fondazione storica della Helsinki 1922, rist. Bern 1996.
città nelle dimensioni mitiche della genesi del mondo e dell’ori- 78 In seguito la permanenza duratura della Creazione viene ricercata soprattut-
gine dei tempi. La riattualizzazione della cosmogonia ha il com- to mediante l’educazione dei cittadini alla virtù. La città si presenta nel suo
pito di garantire un ritorno all’unità, alla totalità e all’armonia insieme come un edificio dottrinale, è portatrice di un vero e proprio orbis pic-
tus, quale torneremo a incontrare in successive utopie letterarie, come quella
dei primordi e di assicurare saggezza, ricchezza e stabilità al di Johann Kaspar Stiblin (Commentariolus de eudaemonensium republica,
nuovo cosmo che viene a costituirsi78. 1555) o di Tommaso Campanella (La città del sole, 1602). Dipinti, mosaici e
Qui è in gioco nientemeno che la concezione di sé propria sculture, spesso in associazione con iscrizioni esplicative, non hanno però in
dell’architetto ‘rinascimentale’, vale a dire l’impatto che il nuovo Filarete soltanto la funzione di servire alla cultura generale dei cittadini e all’of-
ferta di modelli da imitare e di deterrenti desunti dalla storia e dalla mitologia;
architetto, dotato di una cultura universale, si aspetta di eserci-
in Sforzinda è riservata un’attenzione particolare a raffigurazioni che hanno il
tare sul proprio tempo: il radicale e costante rinnovamento della compito di mantenere viva nella coscienza popolare la consapevolezza del lega-
società grazie alla rigenerazione dell’ambiente costruito dall’uo- me che vincola la città al macrocosmo sin dal momento della sua fondazione.
mo, presupposto e condizione permanente del perfezionamento In tal senso bisogna soprattutto ricordare la fontana al centro del cortile del
del singolo e della comunità umana. palazzo ducale, la quale cade nel centro esatto dell’intera area cittadina (Magl.,
f. 68r; FILARETE, 1972, I, 261-263): grazie alle sue sculture, ai bassorilievi e
alle iscrizioni esplicative essa è intesa a serbare durevolmente in immagine e
quindi nella memoria collettiva i riti compiuti e gli eventi accaduti in questo
La Sforzinda di Filarete e il «nuovo mondo» di Doni luogo all’atto della fondazione della città. Si veda su ciò SINISI, 1973, 158. Sul
programma educativo di Filarete nel contesto dell’utopia letteraria, si veda S.
Se, per concludere, istituiamo una relazione fra la pianta della città RAHMSDORF, Stadt und Utopie in der literarischen Utopie der frühen Neuzeit,
Heidelberg 1999, in part. 53 ss. Nella «Casa della Virtù e del Vizio» (Libro
di Sforzinda e le planimetrie delle teorie architettoniche posterio- XVIII, Magl., ff. 142v-151r; FILARETE, 1972, II, 531-562) l’architetto Filarete
ri, non è allora più possibile considerare questa pianta soltanto veste infine i panni del pedagogo. Sulla «Casa della Virtù e del Vizio» si veda
come una prima espressione della nuova tendenza verso la scien- in part. H. BAUER, Kunst und Utopie, Berlin 1965, 78 s.; inoltre K. HIDAKA,
tificità del progetto architettonico o come un primo esempio del- La casa della virtù e del vizio nel Trattato del Filarete, in Les traités d’architectu-
re de la Renaissance, a c. di J. Guillaume, Paris 1988, 115-128, e L. OPPIO, «La
la predilezione rinascimentale per le planimetrie secondo un ordi-
casa della virtù e del vizio del Filarete e le allegorie vinciane del piacere e
ne geometrico. Anche laddove ci imbattiamo nello schema di Fi- dispiacere», Achademia Leonardi Vinci, 8 (1995), 190-193.
larete in trattati e disegni architettonici delle epoche successive, co- 79 Francesco di Giorgio Martini, Cod. Magl. II.I.141, f. 60v, cfr. f. 40r; FRAN-
me accade nel caso di Francesco di Giorgio Martini79, Antonio da CESCO DI GIORGIO MARTINI, 1967, II, tavv. 258, 231.
80 Antonio da Sangallo il Giovane, Progetto di una fortezza, Firenze, Uffizi, 758
Sangallo il Giovane80 o Girolamo Maggi e Giacomo Castrotto81,
A (DE LA CROIX, 1960, fig. 13).
nulla fa pensare che in essi si conservi anche un solo frammento 81 Girolamo Maggi e Jacomo Castriotto, Della fortificatione della città, Venezia
94 del ricco sistema di riferimenti e contenuti che contraddistinguo- 1564, ff. 52r e 52v (OECHSLIN, 1993, figg. 265 e 266).
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82 I Mondi del Doni, Venezia 1552; A. F. DONI, I mondi e gli inferni, a c. di P. Pel- eccellentissima… una speculazione di mente… […] Il primo disegno è un’in-
lizzari, Torino 1994, 162 ss.; sul «mondo nuovo» di Doni si veda in part. P. F. ventione di tutto l’universo, immaginato perfettamente nella mente della pri-
GRENDLER, «Utopia in Renaissance Italy: Doni’s New World», Journal of the Hi- ma causa, innanzi che venisse all’atto del rilievo e del colore»; cit. da W. KEMP,
story of Ideas, 26 (1965), 479-494; G. ABOU-SLEIMAN, Fable et histoire dans l’u- «Disegno. Beiträge zur Geschichte des Begriffs zwischen 1547 und 1607»,
topie de Anton Francesco Doni, Paris 1976; RAHMSDORF, 1999, 99 ss.; su Doni in Marburger Jahrbuch für Kunstgeschichte, 19 (1974), 219-240, qui 225. Cfr. La
generale soprattutto A. COMI, Vom Glanz und Elend des Menschen. Untersuchun- creazione del mondo descritta da Mose, et dichiarata da Filone Hebreo. Nuovamen-
gen zum Weltbild des Anton Francesco Doni, Tübingen 1998. te Tradotta da M. Agostino Ferentillo, in M. Agostino Ferentillo, Discorso Uni-
83 DONI, 1994, 162. versale…, Venezia 1574, f. 7: «Et se ad alcuno piace di usare vocaboli più aper-
84 Momus seu de principe, ante 1452; L. B. ALBERTI, Momo o del principe, a c. di ti, niente altro dirà essere il mondo intelligibile, che il verbo d’Iddio già crean-
R. Consolo, Genova 1992. In questa sede non è possibile entrare maggiormen- te esso mondo, percioche ne anche la intelligibile città è altre, che quel discor-
te nel merito di questo complesso scritto albertiano; si veda ad es. A. TENENTI, so dello architetto, che pensa gia di edificare la città conceputa nella mente. Et
Il «Momus» nell’opera di Leon Battista Alberti, in Credenze, ideologie, libertinismi è questa l’opinione di Mose, non la mia. Essendosi dunque posto à scrivere la
tra Medioevo ed Età Moderna, Bologna 1978, 137-154; C. CANCRO, Filosofia ed generatione dell’huomo, viene à confessare, l’huomo esser stato formato alla
architettura in Leon Battista Alberti, Napoli 1978, 141 ss. (Dal «Momus» al «De imagine d’Iddio, et se la parte del mondo è imagine della imagine, doverà es-
re aedificatoria»), o anche O. CATANORCHI, «Tra politica e passione: simulazio- ser il medesimo tutta questa forma, cioè questo universo mondo, il quale più
ne e dissimulazione in Leon Battista Alberti», Rinascimento, Ser. 2, 45 (2005), che l’huomo la divina imagine rappresenta. Et è manifesto, che la prima essem-
137-177. plare forma, laquale diciamo esser il mondo intelligibile, esso sia quello es-
85 DONI, 1994, 162 s. Cfr. la combinazione di disegno e Creazione del mondo semplare, Idea delle Idee, verbo d’Iddio, perché dice»; cfr. OECHSLIN, 1993,
da parte di Dio nello scritto di Doni intitolato Il Disegno, Venezia 1549, ff. 7v- 426-427.
8r: «Il disegno non è altro che una speculazione divina, che produce un’arte 86 DONI, 1994, 163. 95
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87 DONI, 1994, 6; cfr. 12 ss. («Mondo piccolo»), e in part. 14 ss., dove quest’im-
partire dal 1578; si veda P. F. GRENDLER, Critics of the Italian World 1530-
1560, London 1969, 172, fig. 8; cfr. RAHMSDORF, 1999, 309, fig. 8.
Referenze fotografiche