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bála, redatti probabilmente sulla come gli storici del tempo antico
scorta di scritti molto più antichi. possono testimoniare, essi la re-
La narrazione contenuta nei Le- sero da allora libera da ogni ser-
bor Gabála vorrebbe essere la vitù”.
storia della fondazione di Scozia e Se accettiamo una data per
di Irlanda e un sunto del suo l’Esodo tra il 1290 e il 1260 a.C.
contenuto si trova anche nella l’arrivo degli Scozzesi dalla Spa-
Dichiarazione di Arbroath, docu- gna in Scozia è databile attorno
mento scozzese del 6 aprile del al 90 o 60 a.C, ossia 1.200 anni
1320, dovuto, probabilmente, dopo l’Esodo. Il testo dice che pri-
all’abate Bernard de Linton. ma dimorarono per lungo tempo
[6] Una versione successiva di in Spagna e, pertanto, il loro arri-
questa tradizione si trova nella vo dalla Grande Scozia è databile
Scotichcronicon (XIV o XV sec.) molti secoli prima del 90 o 60
di John of Fordun e Walter Bro- a.C. Il testo ci dice anche che ve-
wer. nivano da oltre le Colonne
Nella Dichiarazione di Arbroath, d’Ercole, quindi dal Mediterrane-
redatta dopo la vittoria di Robert o. Attraversato lo stretto di Gibil-
Bruce sul Plantageneto Edoardo terra, con tutta probabilità, sem-
II (battaglia di Bannockburn del pre stando al testo di Arbroath,
1312), in una lettera inviata a pa- gli Scozzesi originari sarebbero
pa Giovanni XII, a proposito degli approdati sulle coste atlantiche
Scozzesi si legge: “Essi giunsero della penisola iberica. Nel Libro
dalla grande Scozia viaggiando delle invasioni (Lebor Gabála),
per il mare Tirreno e oltrepassan- versione Rµ (I:5) si legge: “Gli
do le Colonne d’Ercole, dimoran- Scoti hanno preso il nome da
do poi per lungo tempo in Spagna Scota, figlia di Faraone re
tra tribù selvagge, ma mai pote- d’Egitto, che fu moglie di Nél. E
rono essere soggiogati da gente sono detti Feni da Féinius Far-
alcuna , per quanto barbara. said. Gli Scoti non sono altro che
Quindi essi vennero, mille e due- i Pitti, così chiamati per i loro
cento anni dopo che il popolo corpi dipinti – quasi tagliati –
d’Israele ebbe attraversato il Mar giacché si marchiano con aghi di
Rosso, alla terra d’occidente che ferro e si tracciano addosso varie
tuttora occupano, dopo aver al- figure con inchiostro nero”. “Scoti
lontanato prima i Britanni, quin- autem a Scota, figlia regis Egipti
di i Pitti che furono completa- Pharaonis, sunt dicti que fuit Nelii
mente distrutti, e nonostante i uxor. Phœni autem a Fœnio Fari-
frequenti assalti dei Norvegesi, seo dicuntur. Scoti autem idem et
dei Danesi e degli Anglo-Sassoni, Picti, a picto corpore – quasi scissi
essi mantennero il possesso in- –, eo quod aculeis ferreis cum a-
vitto di questa patria con indici- tramento variarum figurarum stig-
bili sacrifici e numerose vittorie; mate adnotentur”. [7]
Sia l’un testo che l’altro, ovvia- tramite di due matrimoni regali
mente, appartengono ad una ri- fra il popolo scita e quello egizio –
costruzione leggendaria delle ori- scrive ancora Gardner – che la ci-
gini dei popoli scozzesi e irlandesi viltà scoto-gaelica avrebbe avuto
(l’Irlanda veniva chiamata Scozia inizio. Il primo avvenne nel 1360
prima del III secolo d.C. ed uno a. C., quando Niul, principe di
dei suoi nomi era anche Hiberia), Scitia e governatore supremo del
ma testimoniano di un rapporto Capacironto presso il Mar Rosso,
tra le popolazioni egiziana e celti- aveva impalmato la figlia del fara-
ca. one Smenkhkare, che nella lista
L’egittologa Lorrain Evans, nel dei re compilata da Manetone
suo “Kingdom of the Ark”, sostie- compare come Achencheres. Gra-
ne, sulla base di ritrovamenti ar- zie a questa unione la figlia del
cheologici (nello Yorkshire la col- faraone era diventata principessa
lana di Tara, possibile dono degli di Scizia, assumendo il nome di
Egizi) che esiste un legame tra le Scota, vale a dire «conduttrice di
due lontane terre. genti»”.[10]
La Evans addirittura, sulla base
del Scotichcronicon, che cita il
nome del padre di Scota, indican-
dolo come Achencres, sulla base
dei riferimenti di Manetone
(sacerdote egizio) ipotizza che sia
la traduzione di Akhenaton. In
questo caso, secondo la Evans,
Scota potrebbe essere Merytaton,
la figlia maggiore di Akhenaton e
Nefertiti.[8]
Nel Medioevo l’Irlanda venne for-
temente influenzata dall’Egitto. Va notato che la Scizia è una va-
“Le antichissime leggende gaeli- sta regione che si affaccia sul
che – scrive Laurence Gardner – Mar Nero e che gli Sciti sono pa-
tramandano che i sommi sovrani renti stretti dei Celti. “Ad essere
d’Irlanda sorsero in due riprese precisi – aggiunge Garner – il ve-
fra la XVIII e la XXVI dinastia dei ro nome del faraone era Smenkh-
Faraoni d’Egitto, unitamente allo ka-ra (“vigorosa è l’anima di Ra”).
sviluppo delle tecniche di agricol- Alternativamente, poiché Ra era
tura ad opera dei sacerdoti sino il dio del sole della Casa della lu-
almeno al 570 a.C.”. [9] ce di Heliopolis, chiamato anche
La XVIII dinastia è quella di A- On, Smenkh- ka-ra poteva anche
khenaton, il riformatore religioso essere chiamato Smenkh-ka-on,
che diede avvio al monoteismo e presentando la stessa chiusura
la XXVI è quella saitica. “Fu per il fonetica di Aaron. Nelle antiche
cronache irlandesi si legge che Grange sia scolpita una figura in-
per virtù di questo matrimonio solita in Irlanda: una barca a vele
«Niul e Aronne strinsero spiegate, con uomini a bordo, so-
un’alleanza e divennero amici». I vrastata dal disco solare. Una na-
testi proseguono affermando che ve del sole è visibile a Locmaria-
Gaedheal (Gael), il figlio della re- ker, in Bretagna. Analoghe im-
gale coppia, nacque in Egitto «nel barcazioni sono riprodotte a Hol-
tempo in cui Mosè cominciò ad a- lande e a Scania, in Svezia. Si
gire come un capo popolo nei tratta, probabilmente, di barche
confronti dei figli di Israele». Poi- che portano i defunti nell’Aldilà.
ché il Mosè rinomato (Moses ere- In Bretagna ci sono tumuli a for-
de reale) era il fratello di Aronne – ma di nave, con la prua rivolta a
come documentato nell’Antico Occidente. Il Popolo dei Megaliti,
Testamento in Esodo 4:14 – a probabilmente, pensava ad una
partire dagli anni Trenta, grazie nave che conduceva i morti
ai lavori di Freud e Breasted, nell’Aldilà. Rolleston accomuna
molti ricercatori hanno comincia- queste barche a quella solare egi-
to a ritenere che Mosè possa es- zia, che conduce il sole nel cielo
sere identificato con il faraone A- nelle sue varie fasi di sole na-
khenaton, diretto discendente di scente, di sole regnante e di sole
Thutmosi III”. [11] al tramonto, in forma di Osiride,
Un riferimento storico si ha ri- che scende nel Duat, ossia nel
guardo ai copti, sicuramente ulti- regno dei morti per rinascere al
mi eredi della sapienza egizia an- mattino. Osiride è divinità
tica. “Un libro irlandese dell’Occidente, ossia del mondo
dell’ottavo secolo sulle vite dei dei morti viventi ed è a Occidente
martiri ricorda «i sette santi mo- che guardano anche le popolazio-
naci egiziani che riposano a Di- ni megalitiche e, successivamen-
sert Ulaidh». Monaci copti, come te, quelle celtiche.
questi che si stabilirono in Irlan- Simbolo diffuso è anche quello
da, possono aver giocato un ruolo dei piedi. In Egitto ci sono i Piedi
formativo nella prima Chiesa ir- di Osiride, simbolo di visitazione:
landese, che con i copti condivi- “Sono venuto sulla terra e con i
deva l’importanza attribuita al piedi ne ho preso possesso. Io so-
monachesimo e all’austerità”. [12] no Tmu”. (Libro dei morti – cap.
XVIII). In India c’è il piede di
Simboli e miti accomunano po- Buddha. I piedi li troviamo sui
poli e culture Dolmen in Bretagna e nelle inci-
Ci sono simboli che accomunano sioni rupestri in Scandinavia o di
molte culture e che suffragano San Colombano. Nel duello tra
un’antica condivisione di creden- Cuchulain e Connla, questi si
ze tra popoli diversi. Rolleston pianta con i piedi nello scoglio
[13] fa notare come a ovest di New così saldamente che lascia le sue
primi tre gradi simbolici ove, seb- menti salienti “l’operatività ritua-
bene in forma molto ristretta, ci le”, essi concepiscono il contesto
si forma a “DOVERE” al fine di in cui operano esclusivamente e
conoscere il senso dell’obbe- squisitamente seguendo una via
dienza per iniziare il vero percor- da noi indicata come “oriz-
so che avverrà nel tempo dopo a- zontale”, sostanzialmente l’ap-
ver imparato a non portare più il proccio “morale” fa vedere un in-
grembiule in quanto le impurità quadramento degli aspetti esote-
ed i calcinacci si è imparato a rici come un mero “copione” da
schivarli. seguire pedissequamente ed in
modo pseudo militare.
La Massoneria che vivo è diffe-
rente, non solo formalmente , es-
sa si distingue per la capacità di
spingersi verso una linea retta
verticale, come può essere
l’ordinata in un piano cartesiano,
e con determinate caratteristiche
operative, dettate anche dalla ca-
pacità di reintegrarsi nell’Uno, si
tende a svelare ciò che appartie-
ne in modo esclusivo ai piani sot-
tili.
Una Massoneria che è “operativa”
e che ha presente l’atto magico
con cui si richiede l’assistenza
Il Venerabile Rito di cui oggi fac- dei “Maestri passati” non è adatta
cio parte mi ha introdotto a vede- a chiunque ed anzi nasconde
re la realtà in una maniera diffe- molte insidie, in particolar modo
rente rispetto a colui che può a- dovrebbe essere totalmente pre-
vere un altro approccio operativo clusa a coloro i quali non siano
e l’aspetto più saliente è quello capaci di “sigillare” lo spazio sa-
della costante ricerca di entrare cro da ciò che si definiscono
in contatto con il Divino, sia “energie negative”.
quello che è parte di ciascuno di L’operatività svolta in un conte-
noi, sebbene talvolta latente ed i- sto iniziatico, ove non vi sia con-
nespresso, sia il Divino quale en- sapevolezza di come governare e
te supremo con cui si può entra- gestire le energie, nasconde pa-
re in contatto anche senza la par- recchie insidie che un vero Mae-
tecipazione del “demiurgo”. stro iniziato all’Alta Massoneria
Molti “massoni” non percepisco- ha il dovere/potere di evitare a se
no esattamente la potenza evoca- stesso e agli altri, pericoli che se
tiva che si va a creare nei mo- totalmente sottaciuti non posso-
LA GNOSI È CONOSCENZA
di René Chambellant (Tau Renatus)
(traduzione di Giuseppe Rampulla)
NOTA BIOGRAFICHE
René Chambellant (Tau Renatus) fu Patriarca della Chie-
sa Gnostica fin dal 1945, dopo l'assassinio di Constant
Chevillon (Tau Harmonius). Operò a fianco di Robert Am-
belain, Robert Amadou e Georges Lagrèze. Fu un chirurgo
orale molto apprezzato e fu incaricato dal governo france-
se per insegnare agli studenti di odontoiatria e chirurgia
orale in Congo. Fu anche responsabile della massoneria
francese in Congo. Tornò in Francia nei primi anni '80,
mantenne il titolo di Patriarca nella Chiesa Gnostica Apo-
stolica di Costant Chevillon e di Robert Ambelain. Cham-
bellant è morto il 1 settembre 1993.
ticato nel XVIII secolo sotto la attraverso le porte della morte del
Gran Maestranza della Principes- corpo e della morte dell'anima,
sa di Lamballe. quindi immergendo lo spirito in
cicli successivi.
Ugualmente al rito maschile con
la leggenda di Hiram, come per il
rito femminile con la leggenda di
Persefone, le cellule umane an-
drogine seguono la conseguenza
dell'Iniziazione.
Se tutti i massoni di volta in volta
nel gabinetto di riflessione com-
prendessero bene che devono la-
sciarvi la loro individualità per
riprendere la loro personalità, di
lasciare in questa tomba i pregiu-
dizi della cultura profana, della
cultura giudaico-christo-
musulmana basata sull'idea che
il diritto è basato sulla forza per
essere meglio difeso, non avreb-
bero sentito più questo comples-
A quel tempo, le nostre sorelle del so di inferiorità che provano di
Rito di Memphis-Misraïm prati- fronte alla donna. Dovrebbe esse-
cavano il proprio rituale scritto re chiaro che se la donna ha delle
da Chevillon stesso nel 1935, soluzioni a un problema, non è
perché la massoneria, conforme- perché la donna è più intelligente
mente alle antiche scuole iniziati- dell'uomo, è perché è una donna,
che, faceva passare i suoi adepti e ciò che lui ha trovato, è perché
è un uomo, ed è facile dedurre
che entrambi possono trovare la
soluzione completa. Alcuni mas-
soni affermano che la presenza
nella Loggia delle donne fa perde-
re loro concentrazione e attenzio-
ne sul lavoro svolto, questo per-
ché soffrono di una condizione
nell'ambito del feticismo. C'è il fe-
ticismo delle parti del corpo,
quello dei capi di abbigliamento,
c’è anche il feticismo dei luoghi, e
un massone con un comporta-
mento normale nella vita quoti-
N° 26 - 2° trimestre 2018:
- Editoriale: E’ tempo di Rinascita pag.3
- Equinozio di primavera 2018 (Silvano Danesi) pag.4
- La scienza dei Faraoni:
Introduzione al Convegno (Giuseppe Rampulla) pag.8
- Energia universale, vibrazione e stati di coscienza (Carlo Quattrocchi) pag.13
- Sub specie interioritatis (Arturo Reghini) pag.19
N° 27 - 3° trimestre 2018:
- Editoriale: Solstizio d’estate (Giuseppe Rampulla) pag.3
- Il simbolismo e la parola (Silvano Danesi) pag.5
- I numeri nella tradizione iniziatica (Carlo Quattrocchi) pag.9
- Il mistero dei misteri eleusini (Eleazar) pag.18
- La Crisopea o Pietra Filosofale (Robert Ambelain, trad. G. Rampulla) pag.24
N° 28 - 4° trimestre 2018:
- Editoriale: Festina lente (Giuseppe Rampulla) pag.3
- Riflessioni per una scienza dell’anima (Silvano Danesi) pag.5
- I centri energetici del corpo umano (Carlo Quattrocchi) pag.14
- La metafora del dono (Seshen) pag.18
- Apertura e chiusura dei Lavori come fatto magico (F.sco Brunelli) pag.20