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LIBRO: INTRODUZIONE A HOELDERLIN INTRODUZIONE A HOLDERLIN

Holderlin non vuole diventare pastore luterano. Alternative: libero scrittore o carriera
accademica. Sarà indeciso per anni. Era conterraneo di Schiller. Poesia spesso segnata
da intuizioni filosofiche della filosofia idealista con connotazioni metafisiche. Filosofia che
pone come centrale e prioritario il momento estetico, legato alla riflessione sull'arte tragica.
In Germania Holderlin è diventato il poeta dell'ermeneutica, corrente di Heidegger e
Gadamer. In terra sveva c'era una grande tradizione intellettuale: i Duchi di Wurttenberg
seguivano la vita delle istituzioni con grande interesse. Secondo fattore è il radicamento
del movimento pietista negli ambienti religiosi svevi, in cui il rapporto con la religione era
molto sentimentale e mistico. Vitalità letteraria degli anni 80, con una famosa rivista di
Staudlin che raccoglie un gruppo di importanti scrittori: si riconosce che sta tramontando
l'epoca classicista e ci si avvicina al romanticismo, nuovo movimento. In questo contesto
va la biografia di Holderlin Nel Wurttenberg sono le cittadine decisive per la sua
formazione. La madre discende da una famiglia di pastori protestanti ed è influenzata dalla
tradizione pietista.

ADOLESCENZA E CULTURA DI HOLDERLIN

I genitori di Holderlin venivano dal ceto benestante. il figlio era destinato alla carriera
religiosa. Formazione: seminari di Denkendorf e Maulbronn. Desiderava però andarsene.
Il 21/10/1788 entra nel celebre Stift di Tubingen, dove può frequentare compagni che
vengono da altri contesti culturali. Stringe amicizia con Hegel, e sodalizio poetico con
Magenau e Neuffer. Ha 18 anni. Nel periodo tracolla l'impianto dogmatico dei filosofi più
ortodossi ed anche la rivoluzione alle porte fa tirare aria di nuovo. A tubingen Flatt, un
antikantiano, insegnava filosofia teoretica, Storr teologia dogmatica. Secondo storr le
verità dogmatiche non sono fondabili filosoficamente e la rivelazione non è conoscibile per
esperienza. In questo periodo compare l'opera jacobi-spinoza, opera che gli amici
leggevano in quel periodo: nel testo di Jacobi si dice che Lessing, rifiutando il pensiero di
un Dio al di fuori del mondo, era diventato spinozista. In un dialogo con Jacobi nel libro
Lessing dice ora di credere nell'immanenza di Dio. Holderlin consegna a Hegel il
messaggio "l'uno e il tutto", professione vera e propria di panteismo: Holderlin si sente
vicino all'idea spinoziana di una sostanza originaria che si presenta come armonica unità
con la totalità infinita della natura. La sostanza è la fonte del pensiero, pensiero che non
può spiegare ogni fenomeno. In una lettera ad Hegel scrive che per lui l’io è tutto. Io come
principio sommo di ogni filosofia. IO puro, assoluto, non condizionato dagli oggetti. Anche
Schelling anni dopo dirà di essere spinozista. Nel collegio comunque Holderlin Hegel e
Schelling condividevano una stanza. Vengono letti Jacobi, Kant, Herder, Rousseau,
Spinoza. Idea: veder unificate nell’utopia estetica le incongruenze del mondo. Nello stift si
forma anche un club di orientamento giacobino dove circolano riviste francesi. Hegel
sosteneva gli ideali illuministici della rivoluzione. Comunque queste cose desteranno
sospetti. Il presunto giacobinismo di Holderlin ad es.. ma il poeta sarà interpretato in più
chiavi: da quella marxista all’Holderlin rivoluzionario di Lukacs. Tra le ipotesi interpretative
c’è anche Bertaux secondo cui Holderlin era un giacobino, e la sua opera una metafora
della rivoluzione. Non a caso negli ultimi anni Holderlin si firmava Buonarotti, riferendosi
all’aristocratico rivoluzionario Buonarroti. Ma Holderlin mai si è definito giacobino, anzi
disse i giacobini profanatori del popolo. È invece simpatizzante per i girondini. Possiamo
considerarlo un semplice repubblicano che disdegna la violenza. Nutriva semplici
aspettative dalla ventata di libertà che stava investendo l’aristocrazia tedesca. Dopo
l’esame finale presso il concistoro Holderlin e Hegel lasciano lo Stift, con la promessa di
vivere solo per il “Regno di Dio”. Hegel sarà precettore, Holderlin precettore presso Jena
in casa di Charlotte von Kalb. Nuove letture, ma fallimentare esperienza educativa perchè
il piccolo Fritz è onanista.

Holderlin abbandona l’impiego e va a Jena, centro importante di vita intellettuale. Legge


Schiller e Fichte, oltre al criticismo kantiano.

KANT E PLATONE IN HOLDERLIN

Interesse per Platone che nasce anche dalle sue frequentazioni con la filosofia greca.
Nella forma del dialogo platonico per Holderlin c’è il tentativo di coniugare le ragioni
dell'idealità con un linguaggio esteticamente denso. E la critica alla poesia? Platone critica
l’arte quando favorisce una costruzione che non è a essa estranea. Molti dialoghi platonici
son diventati fonte di creazioni artistiche. Holderlin e Hegel volevano comunque unificare
l’insegnamento kantiano della libertà con l’orizzonte dell'idealità platonica, fondando la
coscienza etica sull’idea assoluta di bellezza. Qual è il rapporto Holderlin-Kant-Platone?
Nella lettera a neuffer del 94 Holderlin dice di voler oltrepassare la linea di confine
kantiana appoggiandosi all’impostazione platonica. Sta parlando della limitatezza umana.
In Schiller il bello coappartiene ai 2 istinti fondamentali umani, quello ragionevole e quello
sensibile, e può promuovere l’armonia. Kant parlava di antinomia tra ragione e sensi,
dovere e piacere, e per risolverla parla del primato etico. Schiller preferisce quello estetico.
In Kant l’imperativo categorico è la soluzione per sintonizzare volontà e ragione umana,
sottostando alla legge morale. Kant replicò a Schiller che la legge morale non debba
contenere tali sentimenti: bisogna separare grazia e dovere per evitare contraddizioni.
Holderlin trova Schiller innovativo ma ancora ingenuo. Ma per Holderlin non è la natura
umana che dà credibilità all’istanza morale. La moralità non si può affidare alla natura: una
legalità basata sulla natura sarebbe cosa incerta e mutevole. Aspetto estetico e pratico si
possono unificare in un nuovo sistema filosofico solo partendo da una “necessità
immortale”: un principio che sovrasti lo stesso trascendentale: dobbiamo riconoscere
nell’essere vero e proprio un principio superiore e immortale. Ci si riferisce all’istanza
dotata originariamente di unità, che genera l’essere degli enti. Holderlin vuole attualizzare
l’unità originaria, cosa che può comprendere solo chi percepisce il senso della sua
presenza va riconquistata la divina unitezza. Dirà solo dopo chi tra il poeta e il filosofo può
accedervi.

PLATONISMO ESTETICO DI HOLDERLIN

La ripresa di Platone e tematiche neoplatoniche vogliono dare fondamento universale alla


coscienza della soggettività illuministica. Ora il bello è viatico verso l’Essere originario.
Non c’è l’uomo kantiano basato solo sulla forza della ragione. Il platone di Holderlin è
quello di Marsilio Ficino: è un neoplatonismo in cui i temi di amore e bellezza sono in 1°
piano. Si riconosce il ruolo filosofico che gioca l’esperienza della bellezza nel rapporto
finitezza-ontologia. Platonismo estetico di Holderlin C’è platonismo estetico anche
nell’iperione. La concezione estetica di Holderlin è influenzata dalla tematica parmenideo-
eraclitea dell’unità nella differenza e dalla rilettura del mito platonico. Diotima ripropone la
sacerdotessa Diotima di Mantinea del Simposio, che fa comprendere col mito di eros
come si può avvicinare l’umano al divino. Eros, figlio di poros e penia, è un demone di
mezzo, che sta tra sapienza e ignoranza. E’ simbolo dell’amore per il bello in quanto
amante, incerto e appassionato. Proprio come Iperione, lacerato tra il dominio della totalità
e l’asservimento alla sua individualità. L’azione umana va indirizzata verso la riunificazione
con la natura ed una vera sintonia con l’Essere. Ma senza dimenticare che l’esserci è
destinato a percorrere una traiettoria eccentrica, che si svolge prima attorno al punto
focale dell’innocenza originaria, poi quello della formazione culturale. E’ un infinito
avvicinamento alla meta, all’Uno-tutto, di più non si può. Solo tramite l’idea della bellezza
possiamo sentire la presenza dell’alterità. Ma non aspireremmo a riunificarci alla natura se
quell’unificazione infinita, quell’essere, non fosse già presente come bellezza. In una
lettera a Neuffer del 1793 Holderlin confessa l’importanza di platone. Secondo Garten,
citare ilisso e Cefiso in un poesia manifesta l’intento di H di rinnovare l’accademia
platonica. Mondo della natura e regno della bellezza, che nell'antica grecia si incontrarono,
ora devono rifiorire in Esperia, l’occidente vespertino. Ecco perché sceglie l’Ilisso.

HOLDERLIN A JENA CON FICHTE

Holderlin va nella nuova sede universitaria, centro della filosofia idealista e del movimento
preromantico. Vi trascorre 7 mesi. Qui incontra la tematica dell’autocoscienza come
fondamento della filosofia. Qui insegnava Fichte. Fichte tenta di superare il criticismo
kantiano, e usa termini nuovi come “Io assoluto” e “non io”. L’autocoscienza è una
scissione che avviene nel soggetto (tra me e l’altro da me), che ne causa però anche la
possibile riconciliazione. Ma io sono solo in quanto cosciente, prima non ero. Superando il
non io la coscienza lacerata trova una nuova identità con se stessa. Fichte vuole superare
le dicotomie kantiane soggetto/oggetto, mondo empirico/ideale. Come recepisce Holderlin
questa teoria? Paragona l’io assoluto alla sostanza di Spinoza, dice che contiene ogni
realtà, dunque fuori di lui nulla è..quindi non ha oggetto. Ma come pensare una coscienza
senza oggetto? Holderlin vede potenzialmente dogmatica questa teoria, ovvero non
critica. La volontà dell'io assoluto di contenere tutta la realtà porterebbe ad abolire non
solo gli oggetti al di fuori di esso, ma anche la sua assolutezza (critica a fichte). L’io, per
Fichte, si fonda attraverso se stesso. Mentre Holderlin riconosce in Fichte e Spinoza lo
stesso vizio fondativo: nella loro impostazione si concede un certo primato al metafisico
(colto in modo trascendentale = superiore alla ragione umana) privando però l’esserci del
mondo di una giustificazione opportuna. Pare che Fichte recepì le obiezioni di Holderlin.
Ed anche Hegel, quando parlò di autocoscienza come io=io. In “Giudizio ed essere” H
analizza le argomentazioni Fichtiane.

GIUDIZIO E AUTOCOSCIENZA IN HOLDERLIN

Si dice giudizio l’originaria partizione mediante la quale diventano possibili soggetto e


oggetto (praticamente il momento in cui il soggetto e l’oggetto, che nell’intuizione
intellettuale sono unificati, si separano). Questa partizione presuppone dunque che prima
vi sia un intero da cui scaturiscono le 2 parti. Quest’intero è: Io sono Io (partizione
teoretica). La pratica è: Io che si oppone a non io. Secondo H l’io di fichte non è in grado
di conoscere se stesso. Holderlin dirà che si può avere intuizione intellettuale solo
dell’essere (=esprime legame soggetto - oggetto). Ma non dobbiamo confondere essere
ed identità. L’identità non è unificaz di oggetto e soggetto. L’autocoscienza non può
dipendere dalla separazione inerente all’io, e non deve fondarsi su una natura logica ma
ontologica. L’Essere in Holderlin è superiore all’io e all’Essere assoluto, essendo
indifferente sia alla separazione che alla pretesa identità. Fichte dice il sapere umano
limitato. Holderlin risponde che la coscienza del limite umano non può condizionare
l’alterità dell’essere. Giudizio ed Essere è il tentativo di criticare il sistema fichtiano. Più
tardi, in “Fede e Essere“, Hegel riprende la tematica. Come è possibile riconciliare finito ed
assoluto? Hegel e Holderlin intuiscono l’Essere come qualcosa di assoluto, non un
prodotto del nostro pensiero. Hegel risolve la tematica del rapporto Dio-Uomo come
autodeterminazione dell’essere: questo diventa temporale differenziandosi non senza
dolore da se stesso. Qui non è con l’intuizione intellettuale che l’uomo partecipa dei frutti
dell'unificazione, ma a partire dalla fede religiosa. Le prime esperienze intellettuali di Jena,
l’incontro con Fichte e le tematiche di Jacobi, portano Holderlin a sviluppare l’analisi del
fondamento ultimo delle cose secondo una logica che rifiuta il motivo dogmatico e scettico.
Holderlin parla di imperscrutabilità dell’Essere, ma l’esteriorità assoluta potrà presto
essere veicolata nell’interiorità corporea con una riconciliazione di tipo estetico. Così Bodei
come H dice che non possiamo affermare che è il pensiero a fondare la natura (fichte) e la
coscienza a fondare l’essere. Ma il pensiero e l’autocoscienza sono solo una parte
dell’essere, una delle più alte potenze della natura. Solo l’intuizione intellettuale lascia
trasparire l’unità dell’io con la natura infinita.

IPERIONE" DI HOLDERLIN

Iperione dal 1792 al 1799. E’ concepito negli anni di Tubinga, prosegue a Jena ed è
influenzato dall’amore per Suzette. Viene concluso ad Homburg. La versione definitiva del
primo libro è del 1796. Il secondo volume esce con l’editore cotta nel 1799. Iperione non è
un romanzo con finalità pedagogiche o culturali, non ha modelli da proporre: il suo intento
è tragico. Doveva rappresentare la scoperta di una terra incognita nel regno della poesia,
raggiungibile solo da chi si abbandona alla pace del mondo naturale. La storia tratta
dell'insurrezione dei greci contro l’occupazione turca. Iperione viene da Tinos, isola delle
cicladi… Nel rapporto con Alabanda Holderlin ripropone la speranza che da giovane nutrì
per la rivoluzione che dalla Francia stava investendo l’Europa. Il dissidio con Alabanda si
può leggere come una presa di distanza dal giacobinismo (=sovranità popolare).
Bellarmino deriva da bellum = colui che non si piega… il nome di Diotima gli svela il
segreto della bellezza, evoca l’esistenza dell’assoluto e consente all’unità di essere
avvinta alla totalità. Iperione si dichiara sacerdote di una religione filosofica che converge
nella visione dell’Uno-Tutto. L’unità con la totalità è il perimetro d azione umana. L’amore,
con il suo carattere armonico e unificante, rende possibile, in linea con platone, la
conciliazione di etica e sensualità, superando le aporie kantiane e fichtiane. E’ l’amore che
si fa promotore di una nuova coscienza, rende l’alterità idealmente presente.

BELLEZZA E FILOSOFIA NELL' "IPERIONE"

Il 1° volume si chiude con il discorso di Atene. Il segreto di questo popolo è la bellezza,


causa del suo sviluppo armonico. Umano e divino si riconoscono nella bellezza. La
bellezza coappartiene a umano e divino, e rende possibile il rimando ontologico (tramite la
bellezza si accede ad essi). L’arte bella vive nel ricordo di uno stadio originario. Quando
l’eterna bellezza era senza coscienza di se stessa (vedi l’Essere Assoluto come
indifferente sia all’identità che alla molteplicità). In nome di questa provenienza l’arte può
ringiovanire l’uomo avvicinandolo al suo ideale eroico. Seconda creatura della bellezza è
la religione, non cultuale ma intesa come amore della bellezza. È questa la vera
saggezza, che supera l’amore per la saggezza (filosofia), perché la filosofia dipende dalla
poesia. Gli ateniesi divennero popolo filosofico grazie all’apporto della poesia. Con la
poesia si può riconciliare ciò che per la filosofia resta contraddittorio. Poesia come alfa e
omega della filosofia. Gli scritti dei presocratici o Eraclito son più vicini alla poesia religiosa
che al dialogo filosofico. Il discorso si chiude con parole di sfiducia verso la ragione e il
puro intelletto. Dal puro intelletto non nasce filosofia, perchè la filosofia è superiore alla
limitata conoscenza di ciò che è. E la filosofia non si fa con sola ragione perchè è più di un
interminabile progresso nell’analisi e nella sintesi di una qualsiasi materia. Solo se al
servizio della bellezza la ragione trova uno scopo preciso: pensare al giorno di festa
quando l’uomo verrà ringiovanito. Il 2° volume comincia con la dichiarazione di guerra
della Russia alla Turchia del 1770. I briganti greci del suo esercito deludono Iperione. La
guerra è persa, Iperione comunica a Diotima di voler morire, ma è solo ferito e curato da
Alabanda. Alabanda che gli ricorda come l’unità con la totalità non si possa recidere:
quindi è inutile preoccuparsi della morte. Dopo la morte di Diotima Iperione si sposta in
Germania e vi trova un realtà sociale e culturale impermeabile verso il suo utopico
proposito. Il senso dell’esistenza umana, dell’esistenza tragica, è affidato a un verso di
Eraclito: conciliazione è entro la discordia, e tutto ciò che è separato si ricongiunge.

CONCETTO DEL TRAGICO IN HOLDERLIN

Ma la sua missione è fallita. Il popolo greco e tedesco, i più filosofici, non lo hanno
recepito. La teocrazia del bello non si è imposta, tra i suoi contemporanei c’è solo
utilitarismo. Ora solo la pace con la natura rende inoffensivo il carattere potenzialmente
lacerante delle dissonanze del mondo. Dall’Iperione vediamo che la rappresentazione del
sentimento tragico elaborata dai Greci è per Holderlin luogo ideale di espressione del
poetico. Holderlin si sente figlio delle origini dionisiache del culto tragico, e vicino ad autori
della tragedia attica come Eschilo. La tragedia anticamente era il canto e la danza in
onore di Dioniso. Netta anche la sintonia con Sofocle. Vedi i temi come la lotta contro le
opposte forze divine, tema del destino dell’uomo che vuole innalzarsi. Il Korner dice
tragico un avvenimento che sta in netto contrasto con cio che dovrebbe accadere in un
mondo ordinato conforme ai principi etici da noi conosciuti. Nel mondo eticamente ordinato
irrompe il caos. Holderlin intende che con la nascita della filosofia e l’imporsi del
cristianesimo il contenuto di verità della tragedia attica è stato messo da parte. La
filososfia greca è erede della tragedia. Ma la coscienza filosofica occidentale non ha
superato le lacerazioni esistenziali e morali analizzate dai tragici. Cerca di dare soluzione
a un problema che in origine neppure si poteva risolvere. Essa può proporre risoluzioni
solo esprimendosi in una forma letteraria artisticamente equivalente alla narrazione
tragica. Ecco perché i contrasti con il cristianesimo: la concezione tragica della vita
sembra incompatibile con l’idea del Dio infinitamente buono e onnipotente. Il tragico è una
categoria metafisica. La conoscenza logica del divino non può servire poi a tanto per
l’esistenza tragica umana. Nel Cristo crocifisso ci si sofferma sul momento tragico, sul
lamento, che si autoesplica. La narrazione è artisticamente forte.

HOLDERLIN E IL PROGETTO DI EMPEDOCLE

Holderlin menziona prima volta Empedocle nell'iperione quando parla del filosofo che ha
orrore della temporalità. Nel 1797 annuncia al fratello di voler comporre una tragedia su di
lui. La fonte è la vita di empedocle di Diogene Laerzio. Non vuole un'interpretazione
storica. 3 stesure, tutte incompiute. La 2a composta da solo 4 scene, la 3° successiva al
fondamento dell’empedocle, del sett 1799. In queste stesure Holderlin rinuncia
all’accidentalità cercando invece una intrinseca necessità tragica. La 3° inizia sull’etna
dove il filosofo si uccide. Il principio a lui opposto è rappresentato dal borghese crizia e dal
sacerdote Ermocrate. Holderlin legge la colpa come peccato originale, appropriandosi
della terminologia cristiana per comprendere la scissione dall’uno-tutto. Empedocle
diviene eroe tragico moderno perchè supera la scissione ontologica con il binomio colpa-
espiazione. Colpa: tentazione di rendersi simile agli dei. La figura di E deve farsi artefice
della riconciliazione. Per farlo deve negare il limite individuale, ovvero la finitezza della sua
persona. Ecco perchè la sua morte è necessaria per raggiungere l’Universale. Dal 1798 al
1804 Holderlin si interessa di teatro. Insuccesso dell’Empedocle, forse fu questo che lo
condusse a Sofocle e alla tragedia attica. Per Holderlin la tragedia è una specie di
dramma mistico, non ha interesse per lo spettatore..la possibilità della rappresentazione
del tragico è nella sospensione del giudizio. Holderlin vuole creare una moderna tragedia.
La coscienza dell' impossibilità di mantenere un rapporto immediato con il divino, come
ancora avveniva coi greci, spinge Holderlin a privilegiare un rapporto razionale e spirituale
dell'individuo con il proprio dio: rapporto che non elimina le diversità..vediamo dunque in
campo il paradigma cristologico. Empedocle è vittima delle violente tensioni tra natura e
arte, figlio della sua epoca, vittima delle tensioni tra la forza aorgica (universale) e quella
organica (natura maneggiata dall'uomo). Egli è l’incarnazione stessa del destino che solo
nella scelta estrema può riunificare soggetto e oggetto. Empedocle era predestinato a
divenire vittima del suo tempo. Rivisitando Sofocle Holderlin fa compiere un ulteriore
passo a Empedocle. Nascono così le traduzioni di Antigone, Edipo e il Tiranno, precedute
da traduzioni di Pindaro e Euripide. Ma l’empedocle rimarrà progetto incompiuto. Il tragico
come genere artistico, imparentato al lirico e all’epico, riferito al carattere ideale dell'uomo
(diverso da quello ingenuo ed eroico, che rimanda all’etere), sarà ancora presente nel suo
poetare.

SUPERAMENTO DEL CLASSICISMO IN HOLDERLIN

La lettera a Bohlendorff del dicembre 1801 per Szondi rappresenta il superamento del
classicismo. Holderlin elogia “fernando o la consacrazione dell'arte”, tragedia dell’amico
che dice vera tragedia moderna, in cui il dramma è trattato in modo più epico. Holderlin
contento per l’amico = amicizia intellettuale come esser contenti di un progresso fatto
dall’amico, che è progresso fatto assieme. Tornando alla lettera, è pericoloso voler
dedurre solo dai Greci le regole artistiche. La differenza epocale, estetica e storica deve
trovare una sua forma d’espressione. Ma per ritrovare consonanza tra il nostro e l’antico
destino i greci ci sono comunque indispensabili. Il dramma moderno va riscritto in modo
tale da ricombinare la paradossalità della tragedia attica con la coscienza della possibile
riconciliazione. Holderlin non vuole ripercorrere il sentiero dei greci o confondersi coi
discepoli di socrate: egli ha piena coscienza dei tempi moderni. Si augura che
ricominceremo a cantare in modo patrio e originale.

IDEALISMO DI HOLDERLIN

Orizzonte di riferimento di Holderlin è la modalità idealista di ordinare i problemi di natura


filosofica. L’Essere preesiste all’ìndividuo e ha un sua lingua originaria. Ripresa del motivo
ontologico platonico contro Fichte e Kant. La soggettività, pur se subordinata a un'istanza
assoluta, non è schiava del suo limite. Anzi, ha il dovere di spingersi oltre i limiti del sapere
per dar senso a una possibile riconciliazione ontologica. Questo sapere filosofico
possiamo dirlo timidamente dialettico. Vuole analizzare il rapporto ontologico soggetto-
idealità partendo da quest’ultima, di cui il soggetto è parte. Dissoluzione ideale: muove
dall’infinito al finito. Dopo la pasqua 1795 Holderlin incontra Schelling a tubingen. Poi
disaccordi, legati forse al modo di risolvere le aporie della filosofia fichtiana. Anche
Schelling comincia a introdurre platone, e vuole chiarire il rapporto tra conoscenza dell’io
personale e un momento primario immutabile. Franz spiega così il dissidio Schelling –
Holderlin : entrano in concorrenza perchè partendo dallo stesso problema filosofico
propongono soluzioni diverse e inconciliabili tra loro: si tratta di rifondare la posizione
critica di Kant rispetto alla metafisica, appellandosi alla teoria dei principi di Platone.

IDEALISMO DI SCHELLING

Schelling ritraduce la posizione kantiana: com’è possibile che l’Io assoluto esca da sé e si
opponga al non io? L’influsso di Holderlin su Schelling è del periodo 95-96. Per Schelling il
conflitto tra i vari sistemi filosofici è legato al fatto che la filosofia non ha a che fare solo
con lo studio dell’assoluto, ma soprattutto con il molteplice. Contraddizione originaria: la
fuoriuscita delle soggettività dall’Assoluto. Com’è accaduto ciò?? Come si può uscire
dall’Assoluto andando verso qualcosa che mi è opposto? Schelling poi, concordando forse
con Condillac, appoggerà che l’evento del peccato originale abbia fatto perdere all’uomo
la possibilità di contemplare la cosa in sé. In tal senso platonico il peccato originale è
pensato come fuoriuscita da un'originaria condizione assoluta. Schelling si riferisce alla
teoria dell'emanazione del neoplatonismo: l’essente come emanazione dell’Uno originario.
Metafora della luce di plotino: la fiamma si propaga a un nuovo lume senza perder forza.
Schelling si

appoggia ai neoplatonici anche per la questione del male: assume una struttura triadica
come le 3 ipostasi dell’essere di Proclo. La soluzione neoplatonica è una risposta al
problema kantiano dell’origine dei giudizi sintetici a priori. La differenza e la finitezza
vengono dall’abbandono di un stato di identità, e la conoscenza ha origine dal dinamismo
del processo che si viene a instaurare. Ma l’uomo di kant, che confida nella forza della
ragione e circoscrive il metafisico sul lato della morale, difficilmente si coniuga con la
teologia platonica di proclo. Schelling in seguito criticherà le sue posizioni su dualismo ed
emanazione. Dirà che solo con l’ìdealismo si ha il vero concetto di libertà, che può essere
causa del male solo nella creatura (essere non deciso) ma non in Dio, in cui luce e
tenebre sono unificati. Sentiero di Schelling: parte da un'identià di tipo naturale, poi
differenza, poi torna all’identità spirituale.

CONOSCENZA PLATONICA IN HOLDERLIN

Anche Holderlin in questo periodo si è costruito uno schema dinamico dei processi
fondamentali della conoscenza ispirandosi a Platone. La beata unità, l’Essere, è andato
perso. Solo dal superamento delle contraddizioni che ne son derivate si può cogliere il
senso dell'esistere come riconciliazione con il tutto. Idea di peccato originale dell'umanità.
Non si tratta di riappropriarsi di quello stato naturale: il conoscere e l’agire pratico non
possono spingersi oltre un infinito avvicinamento alla meta. Quel che ci è dato conoscere
dell'Essere originario è rintracciabile nel regno della bellezza, luogo dove si posson
soddisfare le nostre tensioni universali. Anche Hegel criticherà l’emanazionismo
neoplatonico: se il mondo fosse emanazione della divinità il reale sarebbe divino. Invece è
emanato come parte della separazione infinita. Quindi Holderlin è d’accordo con Schelling
nell'uso della figura platonica del peccato originale dell'umanità per comprendere il
passaggio unità-differenza, ma ci sono disaccordi che comprendiamo dalla prefazione
dell'Iperione. L’unità originaria non va interpretata come forma assolutizzata di
autocoscienza, ma precede la coscienza soggettiva e va intesa come qualcosa di vitale
che ha realtà autonoma. Anche la soluzione del superamento dello stato di scissione è
diversa da Schelling. Gli opposti si possono riunificare solo nel mondo d bellezza.
Nell’iperione la struttura ideale della bellezza è l’uno in se stesso diverso = unità dell’unità
e della differenza.

UNITÀ E MOLTEPLICITÀ IN HOLDERLIN

Unità + differenza = divenire. Hegel si ispirerà forse a queste considerazioni. Per Hegel
solo la religione potrà garantire il passaggio dal finito all’infinito, mentre la riflessione coglie
i 2 termini nell’assoluta separazione. Se sono possibili un finito e un infinito in quanto
esseri esperibili, allora un rimando è possibile. L’abisso è colmato dalla religione. La
filosofia qui finisce il suo percorso con la religione. Uno in se stesso diverso > Eraclito, ma
secondo Giovanni Reale Platone. Non ci può essere armonia tra gli opposti senza un
termine superiore di riferimento. La diversità di Eraclito, dice Reale, non ha un Uno come
soggetto. Le parole di Eraclito son state pronunciate quando ancora la filosofia greca non
esisteva. Sono il prodotto del sentimento poetico dei greci, pronunciate da un greco. Nel
saggio “il divenire nel trapassare”, Holderlin affronta un tema dialettico: il divenire,
partendo dall' analisi dell' autentico linguaggio tragico. Holderlin concepisce il dissolversi
del finito come condizione intermedia tra essere e non essere. Nell’atto trascendentale
dell' amore si riconciliano ideale e reale. E’ questa la ricomposizione mitica o tragica.
Tematiche dialettiche sono affrontate anche in “sul procedimento dello spirito poetico”. Qui
Holderlin parla dell'inutile tentativo umano di voler comprendere l’unità a partire da una
condizione unicamente soggettiva o sbilanciata sul lato oggettivo (ovvero conoscersi come
unità nel divino o il divino contenuto in lui come unità). Ma questo disegno è possibile solo
in una sensazione bella e sacra. Holderlin allude qui alla sensazione trascendentale, che
nel saggio prima rappresentava l’amore. Conclusione: unità e molteplicità, o unità nella
diversità, possono coappartenersi in ciò che idealmente li trascende, la bellezza.

RAPPORTO DI HOLDERLIN CON GOETHE E SCRITTORI TEDESCHI

Rapporto di Holderlin con i principali autori della classicità tedesca: mai di piena sintonia.
Percezione di non essere del tutto accettato. Goethe non lo apprezzerà mai del tutto.
Holderlin non vuole venire a patto con i fatti, la nostalgia per la grecità antica diviene
invocazione di una reviviscenza di un ritorno degli dei. E i preromantici? Niethammer ad
es. voleva che la religione sottostasse ai principi di scientificità. Holderlin invece cerca un
principio del divino come forza unificante tra la realtà dell'esperienza personale e la
significatività universale. Secondo Ulrich Gaier, “Iduna”, la rivista che Holderlin voleva
creare, doveva contrapporsi all’”Athenaum” dei preromantici. Linee guida del progetto:
riconciliazione della scienza con la vita, dell’arte col genio, del cuore con la ragione e del
reale con l’ideale. Nonostante sia vicino al progetto preromantico, per Holderlin i
preromantici falliscono: non sono imparziali, non suscitano gli effetti previsti. Fallito Iduna,
rifiutato anche dagli amici, Holderlin crolla. In società c’era ostracismo verso di lui. L’elegia
“pane e vino” contiene le critiche ai preromantici. Qui ci sono richiami a Dioniso e Cristo e
tentativo di conciliarli. Goethe è appagato dal contemplare rovine e statue, Holderlin soffre
la loro mancanza di vita. Il suo problema è: perché si insinua la decadenza? Holderlin
vuole capire cosa ha portato gli dei a distogliere lo sguardo dall’umano. Una risposta è
nella ripresa della profezia biblica e di Giovanni. L’essere dell'uomo rifiorisce nell’epifania
del divino. Contro Schleiermacher Holderlin sostiene che i greci ci han lasciato non solo un
bella mitologia, anche un letteratura ispirata. Pane e Vino è un inno durante la notte in
preparaz del nuovo giorno. I frutti dello spirito di verità devono trovar espressione in un
nuovo linguaggio.

HOLDERLIN PRECETTORE A FRANCOFORTE

Nel 1795 Holderlin giunge alla Grofstadt di Francoforte per fare il precettore presso il
banchiere Gontard. Qui Holderlin è amato e rispettato, sopratt d moglie Suzette. Holderlin
vuole riavvicinarsi ad Hegel, gli trova un posto come precettore. Periodo felice in cui si
incontrano la coscienza creativa e moderna di Holderlin e la riflessione di Hegel che vuole
risolvere le aporie ereditate da Kant. Holderlin allude a un “libro non dotto” da scrivere
assieme. Il riferimento è critico verso 3 forme d filosofia: la prospettiva kantiana (in nome
di un procedimento rigorosamente scientifico aveva sancito i limiti conosciitivi della ragione
umana – Hegel dirà che Kant ha avuto terrore dell' oggetto metafisico), la filosofia fichtiana
nella rilettura di Schelling (prendere le mosse dal problema kantiano – com’è possibile la
conoscenza – aggrappandosi all’ideale platonico per arrivare a comprendere la dinamica
dell'autocoscienza soggettiva), la teologia che relega la ragione umana in un ruolo minore.
I 2 amici si concentrano sul rapporto tra la possibilità del conoscere metafisico e la
rappresentazione dell'Essere come esso è, indipendentemente dal nostro modo d
rappresentarlo. Superare quel che rimane aperto in “Giudizio ed essere”. Ma ora non
vogliono risolvere il binomio autocoscienza-essere, bensì il rapporto che noi esseri storici
possiamo avere con l’Essere assoluto inteso come trascendente. 1797: Holderlin vede il
fenomeno religioso come la “connessione superiore” per concepire l’inconcepibile.
Holderlin sostiene che per gli antichi i rapporti religiosi erano più collegati. Sono solo i
rapporti mitici = né intellettuali ne storici ma storico-intellettuali, che dischiudono il mondo
spirituale cui appartengono.

HOLDERLIN E HEGEL SULLA RELIGIONE

Ognuno dovrebbe avere una visione poetica del proprio Dio. Religione e poesia sono
fratelli. Ogni religione per essenza è poetica. La lettura mitica è una visione universalistica
della poesia, che ha a fondamento il mito. Differenze tra Holderlin ed Hegel nell’intendere
il fenomeno religioso cristiano (Holderlin vorrebbe ambientare la figura tragica di Cristo nel
mondo della classicità) e il suo rapporto con le mitopoietiche antiche. Hegel ritiene che lo
sviluppo delle categorie religiose e l’effetto sociale prodotto da esse possan meglio
maturare nelle convinzioni cristiane che nelle religioni antiche. Ma Holderlin vuole pensare
assieme Empedocle e Cristo, Ercole e Giovanni. Ciò che accomuna le visioni religiose
sarebbe coappartenente alla loro originaria essenza. La poesia è il momento veritativo
della narrazione religiosa. I 2 comunque non son mai stati in grecia. Holderlin ha un
approccio antidogmatico alla religione. Hegel invece vuole spiegare filosoficamente i
dogmi cristiani, dando spessore razionale a fragili credenze religiose. E che lo stato si
accordi con la Chiesa. Tra fede e sapere non può esserci contraddizione, dirà il maturo
Hegel. Nelle riflessioni dei 2 a Francoforte il più presente è Giovanni.

EVANGELISTA GIOVANNI IN HOLDERLIN E HEGEL

Il Giovanni di Holderlin è diverso da quello di Hegel. Nella poesia Patmos Holderlin discute
del senso di smarrimento nel dover sopportare la grande vicinanza del divino. Vediamo
temi come le aquile, simbolo del 4° evangelista – ora dell’addio = speranza che riappaia il
divino. Comunque l’interesse di Holderlin ed Hegel per Giovanni nasce dalla sensibilità
idealistica per la dimensione spirituale che lui ha più di altri. In Giovanni: Idea dell’essenza
spirituale della divinità che, in virtu del sacrificio di Cristo è donata ai credenti. Per
Holderlin ed Hegel è un momento sapienziale in grado di colmare in parte la distanza
ontologica uomini-divinità. La mediazione dello spirito rende il rapporto sogg-ogg possibile
dialetticamente e linguisticamente. Sostenere che Dio è spirito e che i credenti possono
conoscerlo per lo spirito in loro presente = stessa sostanza = giudicare secondario
l’interesse per il Cristo storico. Il sacrificio di Cristo è necessario per liberare la spritualità
(qui siamo vicini a Empedocle)nella comunità dei credenti. Holderlin comunque non si
interessa alla poetica di Giovanni solo per gli elementi mitici in essa contenuti (grotta,
isola, lotta, visioni) ma anche della percezione di una superiorità strutturale. Il prologo del
vangelo ha una struttura circolare. Come vediamo in patmos il debito di Holderlin verso
Giovanni è strutturale, non solo tematico e sapienziale. Si ritrova in queste poesie lo
stesso messaggio: il ritorno del dio vivente, simbolo di pacificazione naturale dell’umano
con la differenza, che favorirà la puruficazione del linguaggio con cui lo denomineremo e
riconosceremo.

IL PIÙ GRANDE PROGRAMMA DI SISTEMA DELL'IDEALISMO TEDESCO"


Ne “Il più antico programma di sistema dell'idealismo tedesco” si comprende come il
desiderio di fondare un nuova religione vada di pari passo con l’idea di riunificare verità e
bontà sotto la bellezza. Il supremo atto della ragione è atto estetico, poiché filosofia e
storia son destinate a scomparire, ma non l’arte poetica. Il frammento è pubblicato nel
1917 da Rosenzweig. Bohm dirà che il vero autore dello scritto era forse Holderlin. Nel
1965 si propone l’idea che il frammento sia stato scritto dall’hegel di Francoforte vicino a
Holderlin. Rosenzweig è convinto invece che l’autore sia Schelling, anche se è la
calligrafia di Hegel. Il frammento si apre con la dichiarazione che in futuro la metafisica e
la natura fisica del mondo rientreranno nella morale = sistema generale delle idee. Altro
concetto holderliniano: l’idea di bellezza intesa nel superiore senso platonico. Il bello qui è
inteso però come atto supremo della ragione, mentre per Holderlin l’essenza della
bellezza è al di sopra di ragione teoretica e pratica. L’atto estetico è mediazione tra verità
e bontà sotto l’egida della ragione. L’umanità necessita di un nuova mitologia che si ponga
al servizio delle idee: se le idee non assumono una forma estetica = mitologica, non
avranno interesse per il popolo. Obiettivo del programma: fondare un nuova religione,
necessaria sia alle

masse che ai filosofi. Questo programma è ostacolato dalla realtà statale. Ma lo stato va
superato. Lo stato attuale, non quello finale cui allude hegel. Comunque il filosofo deve
avere un'attitudine estetica pari a quella del poeta, che si esprima in un linguaggio
filosofico che abbia valore simbolico come quello poetico. I 2 vogliono ridare forma poetica
al linguaggio filosofico rendendolo universalmente comprensibile. Filosofo e poeta si
incontrino in un linguaggio. La filosofia non tocca il vero senza sensibilità artistica.
Riassunto: il linguaggio filosofico deve possedere una valenza estetica capace di
estendere l’orizzonte di significato fino a raggiungere il regno ideale della bellezza. I 2,
comunque, si distaccheranno. Hegel si concentra sulle pretese sistematiche, Holderlin
sulla poesia. Che il filosofo abbia forza estetica pari al poeta. Solo così si può riprendere il
dialogo filosofia-poesia.

ESTETICA E LINGUAGGIO IN HOLDERLIN

Holderlin lascia casa Gontard e Francoforte nel 1798 e si trasferisce nella vicina Homburg.
Testi frammentari. Holderlin si isola ma in questo periodo scrive i suoi inni più famosi
(Unico, Festa di Pace, Patmos, Rimembranza). Holderlin chiarisce il posto che l’arte deve
occupare in una nuova visione filosofica. Religione e filosofia ci servono a impostare bene
il problema di unità e differenza. Perché l’aspetto ideale è pensabile solo attraverso lo
strumento della filosofia. Ma sia religione che filosofia han bisogno della condizione mitica
e del linguaggio poetico per favorire davvero la nascita della nuova individualità. Fede e
pensiero van espressi attraverso la narrazione tragica. Nello scritto “la patria in declino”:
cioè che è percepito come unitario si trasforma, ma la realtà che si disgrega resta tale e
produce un reale senso di nullità. Solo l’artista può ricreare e sperimentare questo
processo logico. E’ la nuova coscienza estetica, morte e nascita di un nuovo linguaggio.
Ora non è più diotima a convincere iperione dell’esistenza dell’assoluto. Holderlin vuole
capire la logica interna che favorisce l’imporsi della preminenza estetica come linguaggio
poetico. Distingue due disgregazioni = motori del divenire : una ideale e celeste e una
terrena e reale. La prima muove dall’infinito al finito. Problema di Holderlin: vuole trovare il
modo in cui finito e infin possono incontrarsi guadagnando e perdendo al contempo l’uno
l’idealità per la realtà l’altro viceversa. Cioè va dato un senso alla contraddittorietà del
rapporto essere finito-sogno di infinità. Unificazione tra le 2 dimensioni avviene solo nel
regno dell' invenzione artistica. La fine del contrasto passa per un'unificazione di tipo
tragico. Così si crea il nuovo individuo = il poeta stesso, in cui tracce d’infinità presenti nel
reale e ragioni dell’ideale possono trovare conciliazione creativa. Ponendosi in contrasto
con il primato della ragione speculativa, l’estetica di Holderlin vuol possedere il linguaggio
giusto per dire l’ultima parola.

ESTETICA E UMANA ESSENZA IN HOLDERLIN

Gli dei di Holderlin si fanno ora presenti nel linguaggio dell'uomo. Anche se il rapporto con
il divino non può avere l’immediatezza che ebbe con i greci. Questa epoca è segnata dalla
ricerca del divino. Holderlin parla poi di un percorso eccentrico che l’uomo, inteso come
umanità singola e corale, deve percorrere per realizzare pienamente la sua umana
essenza. 2 sono i punti attorno a cui ruota questo percorso: la più alta purezza e la
maturità culturale. Il moto eccentrico si trova nella sua traiettoria sempre uguale a se
stesso. E’ il sentiero che conduce dalla fanciullezza alla maturità. Il termine “eccentrico”
Holderlin lo prese forse da Keplero o da Kant. Secondo Ryan, studioso dell'Iperione, il
percorso eccentrico è circolare = dotato sia di ripetizione che di autocorrezione, e ritorna
comunque all’unità con il punto di partenza. Gaier invece dice che il percorso è personale
a seconda dell'individuo. Bodei vede come uomo e natura siano i 2 fuochi dell'ellisse: ciò
implica un decentramento reciproco, ma anche il ritorno potenziato a ogni orbita della
coscienza su se stessa.

Holderlin pensa alla filosofia che come un pianeta ruota attorno alla purezza, per poi
essere nuovamente fagocitata dai bisogni razionali. La visione di Holderlin è molto vicina
alla filosofia come ellisse di Schlegel. In Holderlin l’intuizione estetica assume la forma
eccentrica. Il sogno di veder conciliate identità personale e totalità della natura è per
Holderlin esperibile nel processo artistico, ma non è mai una conquista teoretica definitiva.
Per Holderlin è l’estetico che da un senso nuovo alla professione di fede: il poetico
preserva il religioso da possibili cadute volgari. Quando la tragedia divina si incontra con
vicende storiche mondane, vuol dire che va rappresentata a partire dalla sensibilità di
quell’epoca. Se il linguaggio poetico è in grado di dire ciò che alla filosofia è precluso,
allora diciamo che compito della filosofia è condurre la riflessione fino alle porte
dell’estetico e lasciar poi parlare i poeti.

RIMEMBRANZA" E "ADENKEN" DI HOLDERLIN

In “Rimembranza” si parla del ruolo del poeta e dell’essenza della poesia. Lavoro poetico
+ implicazione filosofica = mantenere in vita quella parola delle origini che il poeta, per sua
sensibilità artistica, è ancora in grado di ascoltare. E’ ai poeti che è concesso l’ascolto di
ciò che è immortale. I filosofi han perso tale capacità di ascolto. Il dono dei poeti, dirà
qualcuno, non aspira però a fondare il mondo, ma solo a salvarne i relitti. In “Adenken” c’è
il tentativo d tracciare un bilancio realistico e non mitico della maturità raggiunta dalla sua
vita poetica. Struttura simmetrica, rimanda alla bipartizione temporale (passato - futuro)
dello svolgersi degli eventi. Tema della memoria. Quello che il poeta è stato e ha vissuto
può esser pensato poeticamente in forma più essenziale. I poeti fondano la verità
manifestatesi nell’essenza della parola pura. La filosofia non deve spiegare il senso del
linguaggio poetico.

"CHIRONE" DI HOLDERLIN

In “Chirone” parla dell’incomprensione degli amici. Il titolo riporta alle ultime pagine dello
spaccio della bestia trionfante di bruno. Chirone, metà cavallo metà uomo: dall’unione
scaturisce qualcosa di migliore o di più vile? Ironia di bruno: chirone è uomo buono:
essendo doppio, avrà sempre qualcosa da immolare, un parte di sé. Quindi il tempio
celeste si può considerare luogo di alienazione e al contempo di sincera pietà. Chirone
pare rappresentare l’alternativa tra umanità e cultura. Il fanciullo dell’ultima strofa è forse
Schelling, Eracle è Hegel. Chirone quindi rappresenta il rapporto di Holderlin con Schelling
e Hegel. La rottura con hegel è definitiva. Forse cercò di convincere schelling a seguire la
sua prospettiva filosofica fondata sul primato estetico a discapito di quella razionalista di
hegel. Storia: Chirone, ferito da Eracle, ha dolore, ma è immortale. Chiede però di
scambiare la sua immortalità con la liberazione di Prometeo. I riferimenti all’amico perduto
sono forse a Hegel. Antidoto che può salvare gli amici dal veleno della freccia: la
pacificazione tra le ragioni della scienza e quelle del cuore.

FESTA DI PACE" DI HOLDERLIN

In “Festa di pace” del 1802, riferita storicamente alla pace di lunèville del 1801, c’è una
risposta a Hegel. La festa di pace si svolge alla sera del tempo, alla fine della storia, dove
la presenza del divino oscura la saggezza del filosofo. Solo allora si potrà scorgere il
principe della festa, lo Spirito del mondo. Solo quando lo conosceremo potremo
comprendere il senso delle cose e riappropriarci di un unico linguaggio. Holderlin
rappresenta dunque la continuità con un sapere mitologico. Il Vigolo conclude: l’idealismo
è sorto dunque come una poetica, come una fenomenologia dello Spirito poetante.
Holderlin ebbe per primo tale intuizione. In Schelling ed Hegel si ebbe quella stessa
corrente ma deviata in terreno filosofico. E questo capovolgimento di una poetica del
mondo in una filosofia impronta di sé gran parte della cultura e storia europea nel sec.
19°-20°.

Morta Suzette, primi sintomi di schizofrenia. 1806 internato in clinica. Gli amici di un tempo
paion abbandonarlo. Dall’abbandono, dal ritirarsi del divino, prende senso la vocazione del
poeta, protetta dalla semplicità, che affonda le sue radici nella saggezza filosofica.

RICEZIONE DI HOLDERLIN CON OPERA DI DILTHEY

Effettiva ricezione di Holderlin solo dal 1906 con un'opera di Dilthey (Esperienza vissuta e
poesia) che riconosce l’iperione come romanzo filosofico e la diversità tra il panteismo di
Schelling (fondato sull’io) e quello di Holderlin (sull’individuo). Visione della malattia come
momento di prorompente creatività. Iperione è raffrontato a Zarathustra. Nietzsche
dichiarò di stimare Holderlin, per questo i 2 furon spesso confrontati. La scuola di Stefan
George riconoscerà in Holderlin la riproposizione di un pensiero veramente mitico che
voleva favorire la nascita di un religione estetica. Norbert Von Hellingrath pubblica la 1°
edizione critica di scritti di Holderlin prima della 1° guerra mondiale. Edizione molto
completa e cronologica. Cassirer poi riprenderà il problema del rapporto di Holderlin con
l’idealismo tedesco in 2 conferenze tenute a berlino nel gennaio 1918. Sottolinea il valore
filosofico dell'amicizia con Schelling ed Hegel. Distinzione tra la dialettica hegeliana e
quella di Holderlin. La dialettica del concetto di Hegel ha una logica affascinante, ma il
tentativo di Holderlin è una dialettica del sentimento. Alessandro Pellegrini nel 56 scrive
che merito di Cassirer fu definire il passaggio dalla soggettività a una visione oggettiva:
Dilthey aveva compreso infatti Holderlin attraverso l’idealismo soggettivo. Karl Jaspers
scrive sulla psicologia morbosa di Holderlin. la malattia secondo lui sortisce effetti positivi
sulla creatività. Il pensiero di Holderlin ha in fastidio la presa concettuale e procede per
immagini mitologiche. Bohm legge Holderlin come autore del “più antico programma”. Il
nazismo favorisce una lettura patriottica di Holderlin. Lettura ideologica di Kurt
Hildebrandt.
HOLDERLIN NELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE

Nel 43 viene fondata la società letteraria holderliniana e l’archivio. Autori marxisti si


interessarono ad Holderlin come reazione forse all’uso che ne fece il nazismo. Lukacs
inaugura l’interpretazione rivoluzionaria di Holderlin. Dissidio tragico tra lotta armata di
alabanda e interiore di iperione. La filosofia di Holderlin si identifica secondo lui con la
dialettica, rintracciata nel detto di Eraclito: bellezza è l’uno in se stesso diverso. Quindi
Holderlin va considerato come Hegel e Schelling, ma resta più fedele agli ideali giacobini
di gioventù. Tra gli ebrei tedeschi per Scholem Holderlin è il canone dell’esserci.
Ricordiamo Rosenzweig che scoprì il “programma”. Benjamin in un saggio fa un difficile
discorso sul poetato. Adorno analizza la filosofia di Holderlin nel saggio “parataxis”, del 63.
Attacco alla lettura heideggeriana della poetica di Holderlin. Il discorso è centrato sulla
forma linguistica cercata da Holderlin. Riconosce in Holderlin la forma linguistica della
struttura paratattica, forma che non accetta un ordine gerarchico nelle proposizioni di una
frase. La forma paratattica sfugge alla logica consequenziale e vive di contrasti. Holderlin
pur spingendo il discorso verso la necessità dell’incontro umano-divino, capisce che esso
non può venire pienamente realizzato. Solo un atto di estrema tragicità potrebbe
legittimarlo. Szondi nel 67 pubblica studi su Holderlin. Si rifanno alla metodologia di
Benjamin e Adorno. Szondi vuole ricondurre l’analisi estetica verso la ricostruzione
dell’intenzione poetica di Holderlin. Domande sul “principe della festa”. Lo intende come
spirito di un nuova epoca. In un altro saggio dice che la visione poetica di Holderlin si
collocherebbe a metà tra la costellazione antica e quella moderna. Commenti alla lettera a
Bohlendorff del 1801: non è un svolta patriottica.

HEIDEGGER E HOLDERLIN

Heidegger tenne corsi universitari su alcuni inni di Holderlin, che rappresenta il poeta dei
poeti; Heidegger colui che è in grado di ascoltare veramente la sua poesia. Holderlin viene
così isolato dalla costellazione idealistica del suo tempo (alcuni criticarono Heidegger di
usare strumentalmente Holderlin). In una conferenza del 36 Heidegger presenta la poetica
di Holderlin come inveramento dell’Essere, evento in cui il sacro si rende presente.
Heidegger non vuole comprendere quanto Holderlin ha da dirci, ma sperimentare sul serio
l’essere e l’essenza delle cose. Il nascondimento del divino sarà il suo tema favorito.
Tramite Heidegger comunque Holderlin diventerà il poeta dell’ermeneutica. Gadamer e il
tentativo di innestare la cristologia nell'elemento classico. Ripresa di una lettura cristiana
di Holderlin con Romano Guardini, che asserisce che la riscoperta della religione antica in
Holderlin è filtrata dall’esperienza cristiana. Poesia come servizio religioso. 1960 studi
sugli scritti filosofici con Lawrence Ryan. Anni 70 nuova edizione critica a cura di Sattler,
che vorrebbe render giustizia alla componente utopica e in divenire nell'opera d Holderlin.
Si fa strada l’idea dell’iniziale dipendenza delle idee dei primi Hegel e schelling dall’amico.
Heinrich nel 1992 scrive un monumentale volume su “giudizio ed essere”. C’è poi un altro
indirizzo di pensiero che segue molto il rapporto con Fichte. Ladislao Mittner vede in
Holderlin un precursore del romanticismo, cosa oggi molto discussa, e creatore di un
nuovo linguaggio. Nella sua poetica individua una forma dialettica che definisce
dell’impulso e della misura, originata dall’incontro tra la religiosità dionisiaca e la ricerca di
un suo stile letterario. Bodei dirà che Holderlin si pone in modo originale alla confluenza
tra più remote correnti di pensiero, la filosofia di Schiller e l’idealismo.

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