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INTRODUZIONE
Il concetto principale che viene analizzato è quello del tempo: il tempo come si è evoluto nel
corso della storia del pensiero filosofico, da Aristotele fino ad arrivare ad Husserl e
Heiddeger.
Il tempo viene, però, qui concepito sotto un altro aspetto ovvero nella sua concezione
dal tempo vissuto il passo per l’entrata in gioco del tempo subìto è breve: è, infatti, questo il
tempo specifico di un malato autistico, un tempo che scorre inesorabile, impassibile di fronte
alle disgrazie umane e all’uomo che si chiude in sé stesso, estraneo al mondo esterno. Un po’
come i giovani d’oggi, mi ritrovo a dire. È proprio questo il secondo punto focale su cui la tesi
si sofferma: il tempo nei giovani all’interno dell’odierna società, di un mondo che non è più
giovani sono i primi a pagarne le conseguenze perché sono più fragili e vulnerabili di fronte
allo scorrere inesorabile del tempo. Anche per i giovani, così come per i malati autistici, il
tempo diventa imprevedibile: il futuro non è più a loro portata e si diffonde un senso di
straniamento che li allontana dalla ricerca di un senso per la loro vita. Con questa tesi cerco,
quella dei giovani nell’età contemporanea, attraverso un’analisi delle loro affinità e delle loro
differenze.
Per sviluppare questa tesi mi sono servita di numerosi testi di Eugène Minkowski che mi
alcuni testi classici per sviluppare l’analisi della concezione del tempo nei filosofi meno
2
recenti.
Per la parte concernente i giovani e l’età contemporanea mi sono avvalsa delle ricerche di
Ho suddiviso la tesi in cinque capitoli per uno sviluppo cronologico della concezione del
tempo.
Il primo capitolo è incentrato sull’analisi del tempo a partire da Aristotele, Agostino per
al tema del tempo, dunque il tempo cosmico di Aristotele, poi perfezionato da Agostino con il
tempo fenomenologico di Husserl. Ho lasciato l’analisi di Husserl per ultima perché è stato il
della sua vita in quanto furono proprio alcune sue esperienze a portarlo a voler oltrepassare la
medicina per cogliere al meglio il ‘fenomeno umano’; infatti, è proprio intorno a questo che
ruota tutto il pensiero filosofico e psicopatologico di Minkowski che subito dopo vado ad
esplicitare. Il capitolo si conclude con la questione principale della mia tesi: la concezione del
tempo vissuto, visto come ‘contenitore’ di tutte le esperienze umane che lo mantengono in
stretto contatto con il mondo circostante. Il tempo vissuto in Minkowski non si riferisce,
dell’uomo; non un tempo cronologico ma un tempo vitale diverso da uomo ad uomo, ciò che
l’analisi del tempo subìto, in contrasto con il tempo analizzato nel capitolo precedente. Il
tempo subìto è proprio quello percepito dai malati autistici: un tempo che scorre indifferente,
3
inesorabile e rende l’uomo passivo davanti a questo perpetuo movimento. Il malato perde
qualsiasi punto di riferimento temporale soprattutto verso il futuro che viene completamente a
mancare. Non esiste, dunque, più un contatto reale con il mondo esterno; l’autistico vive in un
mondo da lui stesso creato mantenendo solo una sfera continuativamente passata e presente.
Con il quarto capitolo si arriva all’età della tecnica, epoca in cui l’uomo è stato
dell’immenso apparato tecnico che oggi ci governa incontrastato. Un’età, quella della tecnica,
che ha eliminato ogni scopo, ogni ricerca di senso ed addirittura ogni forma possibile di etica.
La tecnica è giunta fino alla nostra epoca, l’età contemporanea, rendendo l’uomo schiavo, più
fragile e vulnerabile verso il tempo. In quest’ottica rientrano i giovani d’oggi, i primi ad essere
stati resi dipendenti dalla tecnica e i primi ad essere manipolati da un tempo infimo che scorre
inesorabile, senza senso. Proprio la mancanza di senso, apportata dalla tecnica, caratterizza i
giovani d’oggi: vagabondi che errano senza più meta, senza più scopi se non quelli che la
tecnologia permette loro di raggiungere. Il loro tempo è un tempo che passa, che ‘vola via’,
È stato proprio durante l’analisi dei giovani e della loro vita che ho notato molte affinità,
concernenti il tempo, con il malato autistico descritto da Minkowski; ho voluto, allora, cercare
un parallelo tra queste due diverse, all’apparenza, concezioni del tempo nel capitolo quinto,
dove metto, appunto, in relazione il giovane d’oggi con il malato autistico. Una visione del
tempo per entrambi priva della dimensione futura, dunque una vita mancante di progetti,
speranze, dove tutto ciò che ha rilievo è solo quello che accade nel presente. Due modi di
Queste affinità mi hanno portata a pensare che forse la maggior parte dei giovani d’oggi è
finestre sul futuro; forse i giovani d’oggi sono tutti un po’ ‘autistici’ perché alienati, errabondi
4
su strade senza fini da realizzare, inconsapevoli della loro totale asocialità con l’altro,
quell’Altro che è l’unico che può mantenere intatta la loro individualità, attraverso il dialogo e
1
U.Galimberti, Psiche e techne, Quarta edizione, Feltrinelli, Milano, 2005
5
Capitolo primo
DELLA FILOSOFIA
In questo capitolo si vanno ad analizzare alcune delle più significative concezioni del tempo nella storia della
filosofia, partendo da un’analisi generale per arrivare al singolo pensiero di Aristotele, Agostino, Heidegger e
infine Husserl, per introdurci all’interno di questo concetto prima di elaborare ampiamente il pensiero di Eugène
Minkowski.
L’intuizione del tempo si può considerare uno dei punti cardine nell’analisi della storiografia
essere quella dell’essere o del non essere del tempo; ovvero se questo esiste, come esiste e
qual è la sua natura. La concezione dell’esistenza o meno del tempo, però, ha posto sempre
non pochi problemi nel senso che, sin dai tempi di Aristotele, è risultata complessa la
traduzione del tempo in concetti. Questa difficoltà deriva dal fatto che il tempo stesso è un
concetto astratto; infatti anche attraverso la sua suddivisione in parti, quali passato-presente-
futuro, il tempo risulta un concetto appartenente più al nulla che all’essere, perché anch’esse
La questione del tempo appare, dunque, di cruciale importanza sin dai tempi del mondo greco
classico dove vi è una visione temporale ciclica. L’intellettuale greco ha sempre insistito,
nella definizione del tempo, come ‘ciclo delle stagioni’; tuttavia questa struttura ciclica non
può esaurire il concetto greco del tempo; infatti, accanto ad essa occorre accostare anche il
concetto di Eterno Ritorno, secondo cui il cosmo soggetto a distruzione ciclica rinasce come
era prima della distruzione stessa. In questa ciclicità non vi è la finalità ma solo una fine
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attraverso cui si giunge al fine, al compimento2. Quest’ultimo è rappresentato dalla morte che
sola consente la nascita di nuove forme di vita. Anche le tre parti in cui è suddiviso il tempo
entrano a far parte del ciclo, però esse vengono a coincidere: il futuro diventa ripresa del
passato a sua volta ripetuto dal presente3. Tutto ritorna in questo tempo ciclico.
Alla visione temporale ciclica del mondo greco si contrappone la visione temporale lineare del
significa ‘ultimo’4−. Questa temporalità si scontra con quella del mondo greco, che soggiace
alle leggi della natura per andare oltre ad essa: infatti questo è il tempo di Dio.
Nel tempo escatologico, al contrario di quello ciclico, è la fine che esprime il fine di tutto e la
dimensione principale di questa temporalità è quella del futuro assoluto, ma più precisamente
dell’attesa di questo futuro5. Attraverso questa nuova concezione di tempo, che pone l’uomo
come dominatore della natura, egli pretende una totalità di senso che però non gli è possibile,
Una terza forma di temporalità che occorre citare è quella progettuale, donata agli uomini da
Prometeo, prima di ogni tecnica, essendo ogni altra cosa in vista di uno ‘scopo’ che deriva
dalla parola skopòs la quale significa ‘colui che osserva’ o ‘bersaglio’; da qui ci si connette
alla parola skopèo ovvero ‘pre-vedere’, ‘pro-gettare’6, da cui appunto tempo progettuale.
del futuro, dunque del perseguimento del bersaglio; al contrario, invece, è un tempo che
Abbiamo visto, dunque, tre diversi modi di concepire il tempo e, per quanto riguarda il tempo
ciclico e quello escatologico, due diverse visioni del mondo derivanti da due diverse culture.
2
U. Galimberti, Gli Equivoci dell’ anima, Feltrinelli, Milano, 2001, cit., pp. 142-143
3
Ibidem, cit., p. 143
4
Ibidem, cit., p. 146
5
Ibidem, cit., pp. 146-147
6
Ibidem, cit., p. 144
7
Ora analizzeremo la questione del tempo ciclico e quella del tempo escatologico attraverso il
pensiero di due grandi pensatori: Aristotele per la prima e Agostino per la seconda.
Aristotele è stato il pensatore greco che meglio ha analizzato la questione del tempo dal punto
di vista cosmico e naturale. Egli, infatti, muove la sua analisi a partire dall’osservazione della
physis, vista come insieme di enti che divengono e, dunque, luogo dello sviluppo del tempo.
Aristotele pone come condizioni del divenire il continuo, l’infinito, lo spazio, il tempo9
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considerandoli ‘attributi comuni ed universali’ che si dicono, dunque, per ogni ente che
diviene. Il concetto di tempo viene così, con Aristotele, collocato all’interno dell’analisi
Nel IV libro della Fisica troviamo l’analisi del tempo; questa inizia con un paradosso: il
tempo sembra non esistere perché vi è una dimensione che non esiste più − passato −, una che
ancora non esiste − futuro − e il presente che non è nel tempo perché esso separa ciò che è
passato da ciò che è futuro; dunque tre dimensioni che sembrano appartenere al non essere.
7
L. Ruggiu, Il tempo in Aristotele, in Tempo della fisica e tempo dell’uomo. Parmenide Aristotele Agostino,
Cafoscarina, Venezia, 2006, cit., p. 2
8
Aristotele, Fisica, in Opere 3. Fisica, Del Cielo, G. Giannantoni (cur.), Laterza, Roma, 2000, III Libro, 2, 201 b
7 ss.
9
Ibidem, 1, 200 b 12-25
10
Ibidem, 200 b 22