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La Politica
1. Che cosa si intende per politics ?
Il termine politics si riferisce allo studio della sfera del potere, intesa come la capacità di influire sulle
decisioni prese dagli individui. Prima la filosofia della politica poi la scienza politica si sono occupate di
approfondire quale sia la natura della politica (la legittimità, le risorse e gli strumenti), la sua
distribuzione e trasmissione (detentori e i passaggi della titolarità), il suo esercizio e i limiti. Il peso e la
potenziale forza, la pretesa di supremazia sono spiegabili con l'esigenza di creare e mantenere una comunità
pacifica e di difendere l'ordine della comunità da interferenze esterne.
L'esercizio del potere si presenta in forme benigne e a volte futili, ma non va dimenticata la possibilità del
ricorso a forme estreme di coercizione. Dall'altro canto la verifica del funzionamento del potere è data dai
omenti di crisi politica che corrispondono proprio all'incapacità di fronteggiare minacce interne o esterne
all'ordine pacifico. Questo prima o poi porta ad una ridefinizione del potere politico con lo scopo di
recuperare queste capacità.
Lo studio del potere è articolato su due piani fondamentali:
− piano che analizza le architetture del potere (i regimi politici): nel caso del regime democratico si
occupa degli elementi che definiscono un regime democratico e lo distinguono dagli altri (pluralità di
partiti, libertà garantite, elezioni libere/competitive);
− piano che studia gli attori e i processi che i primi svolgono: nel caso del regime democratico si occupa
dei singoli attori individuali e collettivi che operano nella democrazia e le loro caratteristiche
organizzative (leaders, partiti, gruppi di pressione, movimenti, elettori).
A questa distinzione di piani va aggiunta quella tra gli elementi di lunga durata (costituzioni e leggi, ma
anche partiti politici e comportamenti elettorali: esempio italiano) ed elementi più variabili della politica
(esempi spagnolo, francese, argentino).
Lo studio della sfera del potere presenta inoltre due approcci di studio – stativo e di breve periodo (le
differenze tra i regimi e la loro struttura interna) e dinamico e a lungo periodo (le trasformazioni di regime
e sulla spiegazioni di questi).
4. Come è cambiata la politica negli ultimi 200 anni? + 5. Come sta cambiando oggi?
Possiamo parlare di tre grandi linee di trasformazione della politica che nell'ambito della policy, della
politics e della polity hanno caratterizzato gli ultimi 200 anni. La costruzione dello stato nazionale, la
nascita e il consolidamento della democrazia e lo sviluppo di un sistema di welfare state universalistico
esprimono nei tre rispettivi settori l'evoluzione della politica moderna .
Sul piano della POLITY il processo di diffusione degli stati nazionali prosegue e, in seguito alla
caduta degli imperi coloniali e recentemente dell'URSS, sembra consolidarsi. Possiamo anche aggiungere
che i modello classico dello stato nazionale si sta trasformando con la diffusione di assetti caratterizzati
dalla coesistenza di livelli di governo diversi tra loro ma non gerarchicamente ordinati Vi è apparso
d'altro canto l'emergere di spinte regionaliste ed autonomiste .. Questo ci suggerisce che la sovranità
interna può essere sfidata, limitata e addirittura revisionata.
Sul piano della POLITICS e in particolare della definizione del regime politico, sembra che la
democrazia sia prevalsa e ormai affermata nella maggior parte degli stati, tuttavia quest'ultima compare
l'ombra di limiti e involuzioni (il livello di partecipazione, di fiducia e soddisfazione dei cittadini sembra
diminuire). Lo sviluppo di gruppi di pressione sempre più incisivi e dotati di potenti risorse limita ancor di
più il ruolo degli individui comuni.
Sul piano della POLICY , il welfare state in ascesa incontrastata fino a qualche anno fa, sembra
entrata in crisi e si inizia a ripensarla. La privatizzazione del settore pensionistico e quello sanitario si
stanno intensificando, riducendo sempre più il ruolo dello Stato. Anche per quanto riguarda le politiche
economiche si può notare che l'interventismo statale stia pian piano scomparendo, lasciando spazio
all'inversione di tendenza, ovvero stiamo assistendo a un processo di depoliticizzazione.
Democrazia, Democrazie
1.Che cos'è una democrazia?
Il significato letterale (potere del popolo) è stato riformulato e arricchito con l'espressione « potere dal
popolo, del popolo e per il popolo», nel senso che il potere deriva dal popolo, appartiene al popolo e deve
essere usato per il popolo. Oggi le democrazie sono le liberal-democrazie di massa cioè quei regimi
contraddistinti dalla garanzia reale di partecipazione politica della popolazione adulta maschile e
femminile e dalla possibilità di dissenso, opposizione e anche competizione politica. Il regime
democratico ha una politics democratica.
La definizione di democrazia nel corso del tempo è stata arricchita. Il metodo democratico; «è lo strumento
istituzionale per giungere a decisioni politiche, in base al quale singoli individui ottengono il potere di
decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare» (Schumpeter, 1964, 257), anche,
«un sistema etico-politico nel quale l'influenza della maggioranza è affidare al potere di minoranze
concorrenti che l'assicurano» (Sartori, 1969, 105).
15.Quali sono gli elementi essenziali per raggiungere un qualche grado di qualità
democratica?
Responsiveness, l'alternanza, l'esistenza di un'opposizione (esistenza di un'opposizione parlamentare
attiva e attenta ai problemi e media attenti alla competizione e ai problemi) e l' efficienza degli apparati
amministrativo e giudiziario (per garantire i diritti è necessaria la polizia efficiente, sistema giudiziario e
burocrazia funzionanti).
16.Quali sono le condizioni non politiche della democrazia, specie nel passato?
Per le democrazie del passato e quelle di recente formazioni è possibile individuare alcune condizioni non
politiche. Esse mutano da paese a paese e nel tempo, ma alcuni studiosi affermano che è possibile
raggruppare diversi paese per poter classificare questi gruppi secondo le condizioni non politiche.
Sono state individuate la cultura politica di un certo paese e il complesso di valori che favoriscono il
regime democratico (occidente – valori ebraico-cristiani, valori di Montesquieu). Dahl aggiunge la
credenza nelle istituzioni, la fiducia reciproca tra gli attori politici, l'alto livello di istruzione, diffusione e
sviluppo di mass media, pluralismo sociale . Almond e Verba individuano la cultura civica che riassume in
sé tutti gli aspetti e valori individuati dagli altri studiosi.
21.Quali sono le condizioni storiche favorevoli allo sviluppo della democrazia, secondo
B. Moore?
Barrington Moore individua un processo di cambiamento che in paesi come l'Inghilterra, la Francia o gli
Stati Uniti porta alla democrazia:
− l'esistenza «di un equilibrio tale che impedisca l'affermazione di una .onarchia troppo forte o di
un'aristocrazia terriera troppo indipendente», cioè la monarchia assoluta è un elemento favorevole al
risultato democratico in quanto il potere del monarca pone un freno ed è in grado di controllare il
possibile strapotere dell'aristocrazia terriera;
− non l'industrializzazione bensì l'emergere di un'economia mercantile è il requisito cruciale della
trasformazione democratica;
− »l'indebolimento dell'aristocrazia terriera», che deve trasformare la propria attività in mercantile o
industriale, in modo che gli stessi contadini siano integrati in un meccanismo economico volto alla
produzione per il mercato;
− «la mancanza di una coalizione aristocratico-borghese contro i contadini e i lavoratori», situazione che
favorisce la competizione per conquistare l'appoggio popolare;
− la «rottura rivoluzionaria col passato» (rivoluzioni inglese, che limitò l'assolutismo regio, francese e
americana, per spezzare il potere dell'aristocrazia.
3.Secondo la ricerca sulla partecipazione politica negli anni '50 essa era limitata e
selettiva. Chi partecipava di più e perché?
Secondo le ricerche condotte sulla partecipazione nelle democrazie, quest'ultima è molto bassa. La ricerca
di Almond e Verba, per esempio, hanno scoperto che i cittadini dei sistemi democratici partecipano poco,
perché sono poco informati, non profondamente impegnati e attivi. Lagroye aggiunge che le attività
politiche riguardavano un numero ridotto di cittadini. Ultima, ma non meno importante è la considerazione
che ci mostra come la quantità di persone coinvolte si riduce al crescere dell'impegno.
Queste considerazioni portano a una conclusione importante – il grado di selettività della partecipazione è
sempre in aumento ad ogni passaggio.
Lo studio di Milbrath e Goel afferma che «tanto più alto è lo status sociale di un individuo,tanto più egli
tende a partecipare», quindi partecipano alla politica individui con elevata istruzione, del ceto medio,
uomini, residenti in città, delle maggioranze etniche, gli impegnati in organizzazioni.
5.Cosa osservano Barnes e Kaase nella loro ricerca a proposito delle forme “nuove” di
partecipazione?
A partire dagli anni '70 si comincia ad osservare la nascita e lo sviluppo di nuove forme di partecipazione
non convenzionali. Queste nuove forme sono:
1. Scrivere ad un giornale,
2. Aderire ad un boicottaggio,
3. Autoridurre tasse o affitto,
4. Occupare edifici,
5. Bloccare il traffico,
6. Firmare una petizione,
7. Fare un sit-in,
8. Partecipare ad uno sciopero,
9. Prendere parte a manifestazioni pacifiche,
10. Danneggiare la proprietà,
11. Usare violenza contro persone.
Barnes ha osservato che «nelle società industriali le tecniche di azione politica diretta non portano lo
stigma della devianza». Inoltre aggiunge che le azioni convenzionali e quelle non convenzionali possono
formare i cosiddetti stili di partecipazione, cioè azioni convenzionali sono correlate ad azioni non
convenzionali. Questi stili sono sortiti dall'intersezione dei due tipi di azioni e possono creare ulteriori
categorie:
1. Inattivi – leggono di politica o firmano petizioni,
2. Conformisti,
3. Riformisti – azioni convenzionali, ampliate da dimostrazioni, boicottaggi,
4. Attivisti – ampliano la partecipazione anche con forme non legali di protesta,
5. Protestatari – rifiutano le forme convenzionali di partecipazione.
Questa ulteriore suddivisione della partecipazione, ci porta a una conclusione importante e cioè che i
partecipanti diventano più competenti e la partecipazione non convenzionale amplia le potenzialità di
intervento dei cittadini.
6.Quali sono i principali elementi della teoria di Inglehart sui valori post materialisti?
+ 13.Cosa si intende con “valori post materialisti”?
I valori post materialisti, secondo Ronald Inglehart, subentrano quando sono soddisfatti i bisogni materiali
(quelli che riguardano la natura espressiva dell'individuo). Secondo una gerarchia, i bisogni di ordine
elevato (come la crescita intellettuale ed artistica di una persona) sono concepibili soltanto dopo che sono
stati soddisfatti quelli di livello più basso (in particolare la sopravvivenza fisica). Il momento decisivo per
la socializzazione politica è il passaggio dalla giovinezza all'età adulta, quando si formano credenze e
valori destinati a sopravvivere nel tempo.
Nel secondo dopoguerra, la lunga fase di crescita economica ha spostato l'attenzione dai temi del benessere
materiale a quelli relativi allo stile di vita: i guadagni economici divenivano relativamente meno importanti,
in particolare per quei segmenti di società che non avevano mai sperimentato serie privazioni economiche;
si inizia essere interessati e orientati all'autorealizzazione, l'espansione della libertà di opinione, della
democrazia partecipativa e dell'autogoverno nella sfera pubblica.
21.Cosa si intende con capitale sociale e perché esso migliora, secondo Putnam, il
funzionamento delle istituzioni democratiche?
Il capitale sociale è considerato come l'insieme delle caratteristiche dell'organizzazione sociale (reticoli
relazionali, norme di reciprocità, fiducia negli altri) che facilitano la cooperazione per il raggiungimento di
comuni benefici. Robert Putnam ritiene che il capitale sociale aiuta il funzionamento della democrazia.
Ritiene che «le associazioni civili diffondono tra i partecipanti il sentimento della cooperazione, della
solidarietà e dell'impegno sociale». Questo associazionismo permette ai cittadini di informarsi sulle vicende
politiche senza contatti diretti e questo significa fiducia diffusa e leggi rispettate, attraverso la solidarietà,
l'impegno civico, la cooperazione e l'onestà. Questa situazione si incontra nelle regioni civiche del mondo
(emisfero settentrionale). Generando fiducia in sé, il governo funziona meglio e questo accresce il capitale
sociale, poiché i risultati positivi fanno sì che questa cooperazione continui.
Il capitale sociale può essere prodotto, oltre dalle associazioni, anche da istituzioni dal basso (famiglia,
scuole, chiese, partiti). Da qui si è concluso che il ruolo delle istituzioni pubbliche è anche quello di creare
le condizioni per il capitale sociale positivo. (capitale sociale negativo – es. nazisti, anni '70).
I Gruppi di Pressione
1.Perché è stata dedicata tanta attenzione allo studio dei gruppi di pressione?
Molti studi sono nati sui gruppi di pressione per evitare che queste organizzazioni violino i diritti degli altri
cittadini o gli interessi della collettività, visto che vengono considerati un male necessario per la
democrazia.
6.Interesse generale e gruppi: quali difficoltà nascono per il primo dall'azione dei
secondi?
Quando degli interessi hanno maggiori risorse di altri per organizzarsi, possono mobilitarsi meglio e di conseguenza
avere più influenza. Spesso questi gruppi non sono contrastati dalle organizzazioni di eguale forza, basta notare che le
adesioni ai gruppi sono limitate e rappresentano settori limitati della popolazione, quindi l'azione può sfociare nella
difesa di interessi più particolari e non quello generale. Gli interessi sono ormai eterogenei e frammentati. Bisogna fare
in modo che chi partecipa all'azione collettiva riceva maggiori benefici di chi non vi partecipa
(incentivi selettivi: premi e punizioni che beneficiano o colpiscono singoli individui). Questa è la teoria dei
gruppi ed è criticata perché dà lo stesso peso a tutti gli interessi, considerando i governi incapaci di
resistere alla pressione/influenza degli interessi particolari. Il problema per la democrazia nasce quando si
assiste alla sovra rappresentazione degli interessi speciali rispetto a quelli generali . Il maggiore vantaggio
dei gruppi di interesse speciale è la facilità nell'organizzazione poiché più piccoli, con interessi
esplicitamente sentiti e spesso maggiori risorse. Perché una democrazia funzioni, l'autorità pubblica deve
difendere gli interessi più deboli.
Perché una democrazia funzioni, l'autorità pubblica deve difendere gli interessi più deboli.
18.Che cosa è egemonizzazione? + 20.Che cosa sono accesso indiretto e accesso diretto?
Si presenta quando un gruppo egemonizza completamente un partiti, o questo gruppo sfocia in un nuovo
partito. Il gruppo diventa l'espressione del gruppo e ha un accesso indiretto alle decisioni pubbliche.
19.Che cosa è neutralità? + 20.Che cosa sono accesso indiretto e accesso diretto?
Il caso che si colloca tra l'occupazione e la simbiosi è la neutralità. I partiti hanno sempre il loro ruolo di
gatekeepers, ma il gruppo decide di non stabilire contatti privilegiati con alcun partito. Si trova soprattutto
in paesi con essetti bipartitici e alternanza. Esiste anche la situazione in cui il gruppo non ha bisogno di
avere alcun rapporto con i partiti poiché ha l'accesso diretto alla burocrazia ministeriale centrale o locale, e
alle sedi decisionali governative e parlamentari. Così però si invertono i ruoli e il controllato diventa
controllore.
6.In che senso i partiti “costruiscono” identità collettive? + 7.Che cosa intende
Pizzorno con “attività identificante” e “attività efficiente”?
Alessandro Pizzorno ha elaborato l'approccio “identitario” alla politica, affermando che la costruzione di
un'identità collettiva è il presupposto anche per il calcolo delle utilità individuali, poiché per vedere i
vantaggi futuri è necessaria un'identità stabile. Per poter calcolare i costi e i benefici occorre quindi una
collettività identificante, da cui riceverà i criteri per definire gli interessi e di conseguenza i risultati.
Pizzorno ritiene che costruire le identità collettive è l'essenza stessa della politica, che per questo ha
l'ideologia come strumento principale, per definire gli interessi collettivi. Soltanto quando la politica avrà
costruito le identità collettive (attraverso le attività identificanti) e individuato gli interessi collettivi potrà
prendere decisioni (attraverso l'attività efficiente).
14.Quali critiche sono state mosse alla “legge ferrea delle oligarchie”?
La legge ferrea delle oligarchie è stata criticata dall'approccio organizzativo, che sostiene che anche i
militanti dei partiti hanno strumenti per controllare il partito e la sua élite. Lo strumento che le basi hanno
per controllare i partiti è il sostegno al partito. Quindi si aggiunge, con l'approccio organizzativo, che esiste
uno scambio di risorse continuo tra militari e dirigenti.
Inoltre si aggiunge che le ideologie non sono del tutto modificabili, vale a dire che se i fini dichiarati non
coincidono con gli obiettivi reali è attuata non la sostituzione, ma l'articolazione di questi fini. In fine si
aggiunge il fatto che l'organizzazione dei partiti non è stabile, bensì dipende da variabili ambientali e dalle
scelte strategiche di leaders e attivisti.