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Università degli Studi di Palermo

Facoltà di Scienze Politiche


Master in “Esperto in politiche per lo sviluppo e la legalità
nell’area del Mediterraneo”
A.A. 2009/2010

Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) : una via reale per lo


sviluppo socio-economico sostenibile.
di

Gabriella Rosato

Professore Relatore: Dott. Emilio Vergani

1
INDICE

Introduzione

Capitolo 1 : La questione dello sviluppo incontrollato

1.1. Lo sfruttamento delle risorse economiche

1.2. Un nuovo modello di sviluppo : introduzione alla RSI

Capitolo 2 : Teorie e componenti dello sviluppo sostenibile

2.1. Sviluppo come libertà e sviluppo come responsabilità

2.2. Le componenti della RSI per lo sviluppo

2.2.1 Il rapporto tra l’impresa e gli stakeholders

2.2.2 Le relazioni con il territorio e con l’ambiente

2.2.3 L’obiettivo sostenibilità

Capitolo 3 : Una leva per lo sviluppo sostenibile : la


Responsabilità Sociale d’Impresa

3.1. Il riconoscimento della RSI a livello europeo ed


internazionale

3.2. Effetti socio-economici d’impatto

3.3. RSI e sviluppo legale dell’economia

2
Introduzione

Da molto tempo, lo sfruttamento delle risorse naturali, come la


terra, l’acqua e le foreste, lo sfruttamento delle risorse
economiche e il conseguente impoverimento delle popolazioni
dei paesi sviluppati hanno suscitato diffusa preoccupazione ed
apprensione a livello globale. La gravissima crisi economica che
ha colpito gli Stati Uniti nel 2008 e che, ancora oggi, trasmette
le sue ripercussioni agli altri paesi dell’occidente viene
interpretata da molti economisti, politologi ed esperti di
governance globale quale risultato della saturazione del mercato
e dell’economia mondiale. Gli alti prezzi delle materie prime, la
crisi alimentare globale, l’elevata inflazione, lo spettro della
recessione e la sfiducia nei mercati borsistici rappresentano le
principali cause della crisi economica1. L’incontrollato sviluppo di
determinati settori economici e il comportamento anti-
responsabile di numerosi soggetti economici hanno influito
negativamente sull’andamento dei mercati e sullo sviluppo
economico di molti paesi costringendo la popolazione mondiale
a subire le conseguenze della crisi. I soggetti economici globali,
o multinazionali, sono l’esempio del grado di complessità delle
industrie nell’epoca della globalizzazione: grazie alle nuove
prospettive di mercato generate dai contatti internazionali, le
imprese hanno visto crescere il volume delle loro attività
commerciali all’estero. L’estensione crescente delle attività
all’estero ha anche generato ulteriori responsabilità in capo a
tali soggetti economici, in particolare nei paesi sviluppati e in via
di sviluppo.

1
Nicola G., Quale sviluppo sostenibile per il futuro dell’Umanità?, in Quale sviluppo sostenibile
per il futuro dell’Umanità, Rotary International Forum, Distretto 2100, Nola 6 Febbraio 2010.
3
In uno scenario globalizzato come quello odierno, il
comportamento, la reputazione e la credibilità di un soggetto
economico verso i propri stakeholders diventano punti strategici
per un efficace ed efficiente sviluppo economico dell’impresa.
L’attaccamento al territorio, il rapporto con i consumatori, la
tutela e l’utilizzo critico delle risorse naturali ed umane
diventano, oggi, elementi imprescindibili ai fini della
competitività, del riconoscimento sociale, della persistenza nel
mercato. Per adeguarsi a questo trend, le imprese promuovono
politiche produttive, commerciali e comunicative ispirate a
principi di eticità e sostenibilità, abbracciando cause
filantropiche e predicando la beneficenza e la carità spinti dalle
continue pressioni sociali che provengono dai consumatori, dalle
organizzazioni della società civile e da tutti gli stakeholders in
generale.

L’evoluzione del concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa


(RSI), le relazioni delle imprese con il territorio e con i portatori
di interesse, gli obiettivi e gli effetti della RSI, insieme alla presa
di coscienza della comunità mondiale nei confronti di queste
nuove politiche saranno trattati nelle pagine seguenti.

Capitolo 1: La questione dello sviluppo incontrollato

Il concetto di sviluppo viene definito come “l’accrescersi


progressivo di qualche cosa”. In ambito economico, lo sviluppo
non può essere considerato se non un processo di lungo periodo
che si realizza nella sequenza: riduzione dei costi, espansione
del mercato, aumento degli investimenti e dei consumi e non
può essere finanziato che con il risparmio. La trasformazione poi
del risparmio in capitale netto, stimolata dalle innovazioni
tecniche, coordinata e sfruttata da imprenditori pubblici e privati
4
ed associata all’aumento della popolazione porta allo sviluppo
economico della collettività. In sintesi lo sviluppo economico
della collettività comporta aumento della produttività e dei
consumi con ineluttabile aumento della richiesta di risorse
energetiche, degli scarti dell’aumentata produttività e dei rifiuti
derivanti dall’aumento dei consumi e quindi compromissione
ambientale. Questa equazione dello sviluppo ha ripercussioni
anche nell’ambito sociale provocando sperequazione, disagio
emotivo, scarsa integrazione, diseguaglianze e crescita lenta del
potenziale umano. Pertanto, lo sviluppo come progresso della
collettività impatta non solo l’ambito economico ma anche
quello ambientale e sociale. Il pericolo intrinseco di questo
processo di sviluppo incontrollato sta nella sua natura di
ripetitività infinita nell’uso di risorse finite2. Come citava Herman
Daly nel suo saggio “Steady-State Economics”3 del 1991, i tre
punti essenziali per ridurre la sfruttamento incontrollato delle
risorse sono: 1) il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili
non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione; 2)
l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non
deve superare le capacità di carico dell’ambiente stesso; 3) lo
stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo.
Il concetto di sviluppo sostenibile, pertanto, si contrappone
all’idea di sviluppo illimitato e crescente auspicando un
rallentamento delle attività produttive per la preservazione delle
risorse o, addirittura, una decrescita. La sostenibilità stessa,
inoltre, deve essere concepita e implementata come cultura
multifattoriale e condivisa per trasformarsi in responsabilità per
evitare che uno sviluppo incontrollato ed irresponsabile delle

2
Nicola G., Quale sviluppo sostenibile per il futuro dell’Umanità?, in Quale sviluppo sostenibile
per il futuro dell’Umanità, Rotary International Forum, Distretto 2100, Nola 6 Febbraio 2010.
3
Daly H., Steady-State Economics, Washington DC, Island Press, 1991.
5
attività produttive porti al declino delle generazioni attuali e
future.

1.2 Lo sfruttamento delle risorse economiche

Nella teoria economica esistono 3 categorie fondamentali risorse


economiche:

- AMBIENTE: risorse naturali quali acque, terreni e minerali


presenti in un dato territorio;

- CAPITALE FISICO: l’insieme di mezzi di produzione (macchinari,


utensili e strumenti) e di tecnologie per produrre beni di consumo;

- RISORSE UMANE: in generale si tratta della forza lavoro ma


comprende anche l’istruzione, la formazione e la specializzazione dei
singoli individui.

L’insieme delle risorse economiche costituisce il sistema


economico che fornisce beni alla popolazione e si occupa di
soddisfarne i bisogni. Tuttavia, ciò che è stato recentemente
introdotto dalle nuove teorie economiche è il riconoscimento di
due problemi afferenti l’utilizzo di tali risorse. In primo luogo, le
risorse economiche sono ESAURIBILI nella quantità e DEPERIBILI
nella qualità; in secondo luogo, le risorse economiche non sono
direttamente utilizzabili per la soddisfazione dei bisogni umani
ma necessitano di trasformazione4. Sebbene la relazione tra
disponibilità di risorse e risultati economici non sia stretta e diretta, la
storia umana è profondamente segnata dalla lotta per l’appropriazione e
la difesa delle risorse. Un esempio è quello delle economie extra-europee
che durante il periodo del colonialismo hanno visto il loro territorio
defraudato delle sue risorse. Da questo punto di vista è interessante
sottolineare come la relazione diretta e necessaria tra quantità
di risorse e benessere economico fosse assai più stretta in
4
Hotelling H., The economics of exhaustible resources, in Bullettin of Matemathical Biology,
Vol. 53, No. 1/2, pp. 281-312, Great Britain, 1991
6
passato che oggi. Già all’inizio del ‘900 alcuni grandi studiosi
sociali, come Max Weber (Germania, 1864-1920) e Friedrich von
Hayek (Austria, 1899-1992), osservarono che quello che
chiamiamo “progresso” è, tra l’altro, un processo grazie al quale
la relazione tra quantità delle risorse e risultati economici è
sempre più indiretta, prendendo il sopravvento gli aspetti
immateriali delle risorse, come la tecnologia, la conoscenza,
l’informazione5. Questa intuizione è risultata sempre più
evidente nel corso del XX secolo, e oggi è stata ripresa dagli
studiosi che parlano di “7dematerializzazione” dell’economia
quale teoria che rende obsoleta la corsa per l’appropriazione
delle risorse. Quanto più le risorse risultano facilmente reperibili
tanto più veloce sarà il loro sfruttamento. “Sfruttamento” è un
termine che può avere molteplici significati sia in campo sociale
e in campo economico. Si può parlare di sfruttamento delle
risorse economiche disponibili in una data regione o paese,
riferendosi all’uso intensivo della terra, dell’acqua o dei minerali.
Si può parlare di sfruttamento, in particolare, di una delle risorse
economiche principali ossia il lavoro umano. Il problema del
buon uso delle risorse economiche, in luogo del loro ingiusto
sfruttamento, costituisce uno dei temi principali di tutto il
pensiero economico e sociale. La complessità del problema
deriva dal fatto che il concetto di sfruttamento comprende due
accezioni: (a) un’accezione fa riferimento all’efficienza
economica, per la quale l’uso delle risorse va valutato in base
all’obiettivo di soddisfare al meglio i bisogni economici della
società; (b) un’accezione fa riferimento alla giustizia sociale, per
la quale l’uso delle risorse va valutato in base al rispetto dei
diritti fondamentali dei membri della società6.
5
Labini P.S., Il sottosviluppo e l’economia contemporanea, Roma Laterza, 1983.
6
Konrad Adenauer Stiftung, Linee guida per garantire il benessere, la giustizia sociale e
un’economia sostenibile, www.kas.de, 2009.
7
1.2 Un nuovo modello di sviluppo: introduzione alla RSI
(Responsabilità Sociale d’Impresa)

A causa delle continue e pressanti emergenze globali legate ad


inquinamento, sfruttamento delle risorse economiche,
sperequazione, diseguaglianza di genere e violazione dei diritti
umani, gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso sono quelli in cui, nei
paesi dell’Occidente avanzato, esplode la problematica della
Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI)7. La Responsabilità
Sociale d’Impresa è l’insieme delle politiche e delle pratiche
aziendali attraverso le quali un’impresa manifesta la propria
assunzione di responsabilità nei riguardi di tematiche sociali,
ambientali ed economiche. La logica della RSI poggia sul
principio dell’assunzione volontaria di responsabilità e sulla pari
dignità di tutti i soggetti coinvolti nell’attività aziendale ai fini
della costruzione e realizzazione del progetto aziendale.
L’azienda, secondo la RSI, deve intraprendere un progetto di
responsabilità verso tutti coloro che ne fanno parte direttamente
ed indirettamente, non soltanto tenendo conto dei bisogni dei
lavoratori ma rispettando coloro che grazie ad essa soddisfano i
propri bisogni, cioè consumatori, fornitori, territorio, istituzioni,
società, mercato ed ambiente. In pratica, l’azienda che accetta i
principi della RSI deve mantenere un comportamento di
“rendicontazione” sociale del proprio operato verso terzi. Inoltre,
è innovativo l’aspetto per cui le tematiche che l’impresa
accoglie si inseriscono nella pianificazione di azienda e diventino
elementi imprescindibili per la realizzazione degli obiettivi
dell’impresa stessa; e, a sua volta, l’attività aziendale diventa
mezzo per la realizzazione di obiettivi socio-economici in favore
degli stakeholders. Per questo, la novità introdotta dalla RSI non
è dunque nel grado di altruismo o nell’apertura mentale del
7
Zamagni S., L’impresa socialmente responsabile nell’epoca della globalizzazione, in Notizie di
Politeia, XIX, 72, 2003, pp. 28 – 42.
8
responsabile d’impresa, ma nel modo in cui la conduzione degli
affari viene portata avanti e soprattutto nella circostanza in cui
l’impresa viene chiamata a dover dare conto del proprio operato
realizzando obiettivi collettivi. Proprio il “dar conto” delle proprie
azioni verso l’esterno è l’elemento dirompente della RSI. Ciò che
è accaduto nel corso degli anni, grazie soprattutto all’esempio,
al contributo e all’impatto che hanno avuto le organizzazione
della società civile quali ONG e organizzazioni non-profit, è stato
rappresentato da un trasferimento di valori dalle organizzazioni
non profit alle organizzazioni profit. La logica di azione del non-
profit è penetrata nel mondo profit la quale ha scoperto che si
può essere economicamente efficienti non soltanto mirando alla
creazione di mero profitto ma rivolgendosi anche ad altre
variabili riferite a finalità di interesse collettivo. Pertanto,
l’impresa riesce tanto più agevolmente a restare a lungo sul
mercato quanto più riesce ad assecondare obiettivi plurimi, non
limitati a meri obiettivi di profitto. Nei tempi attuali, in cui i
mercati di riferimento vanno diventando sempre più globali, può
accadere che produrre profitto non equivalga necessariamente a
produrre benessere sociale. Da questo sorge la richiesta
esplicita della società alle imprese di manifestare all’esterno il
modo specifico attraverso il quale esse esprimono la loro
responsabilità non solo verso gli shareholders ma anche verso
gli stakeholders. Di fatto, è emersa una richiesta di conoscenza,
partecipazione e contatto con l’impresa da parte degli
stakeholders; questa richiesta ha comportato un incremento
delle attività imprenditoriali nella comunicazione sociale, nella
redazione di un bilancio sociale, nel supporto di iniziative
socialmente responsabili, nella tutela dell’ambiente, nella
protezione dei diritti dei lavoratori ma più in generale nella
creazione di un filosofia di impresa incentrata sull’importanza
della solidarietà, della cooperazione e dei legami sociali intesi
9
come capitale di fiducia. Questa concezione si distacca
notevolmente dai precedenti tentativi di “responsabilizzazione”
dell’impresa la quale si preoccupava esclusivamente di curare
gli interessi dei suoi investitori. Ad oggi, invece, l’impresa e tutte
le sue attività non appartengono soltanto a chi investe in essa
ma, potremmo dire, a chi è investito dalle attività
imprenditoriali. Il territorio, i dipendenti, la popolazione
l’ambiente, le istituzioni e le organizzazioni civili sono
totalmente investite e coinvolte nelle attività locali di una
impresa in un determinato territorio. In controtendenza con le
spinte globali dell’economia, un impresa che si insedia in un
territorio non può non considerare gli effetti della localizzazione:
tutti i portatori di interesse (stakeholders) che rientrano
nell’orbita di attività dell’impresa non possono ritenersi sollevati
dal non subirne i suoi effetti. Pertanto, le imprese, pur operando
in un mercato globale, non possono non considerare le
conseguenze del loro operato nell’ambiente che le circonda e di
conseguenza sui suoi stakeholders locali. La RSI, quindi, si
concentra sulle norme comportamentali che un’impresa
dovrebbe mantenere e rispettare nei confronti di tutte le
categorie di soggetti che esercitano un interesse nei suoi
confronti, in modo diretto (consumatori e fornitori) e indiretto
(territorio, ambiente, istituzioni, popolazione locale).

Tenendo ferma questa concezione, la RSI applicata alle attività


produttive dell’impresa e a tutte le sue attività esterne avrà il
valore di incidere profondamente sull’etica di impresa per
supportare uno sviluppo organico, armonioso e sostenibile, non
solo dell’impresa stessa ma soprattutto di tutti i suoi
stakeholders quali beneficiari dell’attività produttiva.

10
Capitolo 2 : Teorie e componenti dello sviluppo sostenibile

Negli ultimi decenni, la tematica dello sviluppo sostenibile è


stata sempre più presente nei dibattiti pubblici e nelle arene di
policy quale uno dei principali obiettivi collettivi da raggiungere
e mantenere nel più breve tempo possibile. Per “sviluppo
sostenibile” si intende quel processo di sviluppo che soddisfa i
bisogni attuali senza compromettere la possibilità delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni. L’impellenza
della necessità di perseguire le finalità dello sviluppo sostenibile
era dettata dal susseguirsi di processi ed eventi di natura
globale che minacciavano il proseguimento dello sviluppo e del
progresso ai livelli fino ad allora praticati. Come già accennato in
precedenza, lo sfruttamento intensivo delle risorse economiche
ha mostrato la sua reale conseguenza dando contezza
all’umanità intera del pericolo delle crisi economiche, naturali,
dello sfruttamento delle classi lavoratrici e della saturazione del
mercato causate dallo sviluppo incontrollato e dalle
sperequazioni sociali. Subendo le conseguenze di questo
sfruttamento intensivo ed estremo, recentemente ci si è
orientati verso teorie economiche e comportamentali più idonee
alle emergenze globali di deperimento delle risorse. Dalle
intenzioni della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici del 1992 all’adozione del Protocollo di
Kyoto con il suo lungo processo di ratifica, fino alle recenti
procedure di certificazione di affidabilità sociale SA 8000 (Social
Accountability) manifestano il desiderio dei soggetti economici
di rispettare alcuni principi tipici dell’etica sociale in modo da
rendere le attività imprenditoriali sostenibili e responsabili.
Attraverso questi strumenti si manifesta anche la volontà delle
imprese di manifestare verso l’esterno i loro valori, la loro vision
e la loro mission e quindi il loro intento di “render conto” agli

11
stakeholders del loro operato. Questa, in pratica, è la
Responsabilità Sociale d’Impresa che, attualmente, implementa
quella idea di sviluppo ragionato, omogeneo, etico e sostenibile
del quale l’economia globale ha un disperato bisogno. La
Responsabilità Sociale d’Impresa è lo strumento attraverso il
quale si realizza lo sviluppo sostenibile. Tale tipologia di sviluppo
è composto da numerose variabili di natura economica, sociale,
legale ed ambientale con il fine di garantire un armonioso e
sostenibile progresso di tutte queste variabili, in modo paritario
e secondo il rispetto di standard comuni che sono quelli dettati
dalla RSI. La Responsabilità Sociale d’Impresa comporta, quindi,
una presa di responsabilità nel garantire un livello omogeneo di
miglioramento qualitativo di tutti i fattori che la compongono e
che generano sviluppo sostenibile.

2.1. Sviluppo come libertà e sviluppo come responsabilità

Lo sviluppo, sostiene Amartya Sen, premio Nobel 1998 per


l'economia, deve essere inteso come un processo di espansione
delle libertà reali di cui godono gli esseri umani. In tale
prospettiva, tutte le conquiste, nella sfera privata come in quella
pubblica e politica, sono soltanto mezzi per accrescere qualsiasi
forma di libertà, che rimane, allo stesso tempo, il fine primario e
il mezzo principale per conseguire lo sviluppo. Di conseguenza la
sfida dello sviluppo consiste nell'eliminare i vari tipi di "illibertà"
che limitano o negano all'uomo l'opportunità e la capacità di
agire secondo ragione e di costruire la vita che preferisce: tra
essi vanno perciò annoverati la fame e la miseria materiale al
pari della tirannia, la precarietà economica così come
l'intolleranza o la repressione, il sottosviluppo non meno
dell'autoritarismo delle classi dirigenti. Per provare la sua tesi,
Sen non attinge solo alla filosofia politica, all'etica e alla scienza
economica, ma delinea anche una ricca mappa di esempi tratti
12
dalla storia o dall'attuale quadro geopolitico ed economico
mondiale. Dall'Africa all'Asia all'Europa, questo scenario rivela
come molti dei paesi cosiddetti ricchi, nonostante l'opulenza,
soffrano della violazione di diritti elementari che toccano la
persona e minacciano l'ambiente. E che la via dello sviluppo si è
rivelata più rapida ed efficace proprio in quegli stati che,
nonostante la povertà e l'arretratezza economica, hanno saputo
varare per tempo vasti programmi di interventi sociali come
campagne di alfabetizzazione o piani di assistenza sanitaria. La
tesi di Sen, dimostra, con analisi rigorose e originali, come lo
sviluppo, nella sua concezione più ampia, non può essere
antagonistico alla libertà, ma anzi consiste proprio nella sua
crescita. In particolare Sen sostiene che la libertà che produce
sviluppo si manifesti in due forme specifiche: “libertà di …” e
“libertà da …”. La sostituzione di una semplice preposizione
successiva alla parola libertà stravolge completamente il senso
delle due proposizioni. La “libertà di …” viene intesa da Sen
come esercizio dei basilari diritti civili e politici che ogni
individuo possiede alla nascita e che tramite la sua libera azione
esprime; la “libertà da …” presuppone, invece, un processo più
complesso di espressione dei diritti umani poiché occorre che
siano eliminati quegli impedimenti economici, sociali, civili,
politici, ambientali, culturali e istituzionali che non mettono gli
individui in condizione di esercitare la propria “libertà di …”. La
“libertà da …” , sostiene Sen, è quella forma di libertà che
garantisce agli individui uguali condizioni di vita e pari
opportunità di sviluppo al fine di agire in modo libero e legale e
generare ulteriore sviluppo. Lo sviluppo è inteso come un
processo di espansione delle libertà godute dagli esseri umani8.

8
Sen A., Lo sviluppo è libertà - perché non c’è crescita senza democrazia, Milano Mondadori,
2009
13
Questa concezione dello sviluppo può adattarsi alla propensione
che le imprese hanno quando si avvicinano alla RSI, intendendo
lo sviluppo come responsabilità. Appunto, le imprese che
vogliono impegnarsi nel rispettare i principi della RSI devono
sostenere la responsabilità di garantire diritti umani e civili per
tutti gli stakeholders che gravitano attorno alle attività
dell’impresa. In questo modo, un’azienda che vuole promuovere
lo sviluppo deve necessariamente accogliere i principi della
responsabilità sociale d’impresa e rispettarli e, nello stesso
tempo, promuovere la libertà degli individui tutelandone i diritti.
Il risultato che l’azienda ottiene è quello di avere realizzato un
processo di sviluppo sostenibile attraverso l’incarico di
responsabilità della RSI e, grazie a quest’ultima, l’azienda è
riuscita a garantire i diritti umani e ampliare le libertà degli
stakeholders. Lo sviluppo come libertà e lo sviluppo come
responsabilità possono essere realizzati dalle imprese grazie alla
decisione di orientarsi verso i principi della responsabilità sociale
d’impresa. La responsabilità che si assume l’azienda di curarsi
degli interessi degli stakeholders, e non solo dei suoi interessi
economici, di comunicare con il contesto esterno e di render
conto del proprio operato, genera un ampliamento delle libertà,
come lo intende Sen, e esprime il proprio impegno verso i
portatori d’interesse e verso tutta la comunità e il territorio in
cui l’impresa è localizzata. L’obiettivo, comunque, è quello di
ottenere sviluppo. Pertanto l’azienda che si pone nell’ottica della
RSI persegue la finalità di realizzarne concretamente i principi e
di produrre benessere sociale e non mero profitto economico. In
questo modo il concetto di sviluppo come responsabilità si lega
al concetto di sviluppo come libertà, elaborato da Sen,
attraverso l’attuazione dei principi della RSI per le aziende e per
tutti i soggetti economici. Proprio le imprese, quali soggetti
economici e motore dell’economia, dovrebbero sobbarcarsi il
14
peso della responsabilità di mantenere e diffondere condizioni
lavorative e di vita migliori per i soggetti che dipendono
direttamente o indirettamente dalle attività imprenditoriali.
Contribuire a realizzare ambienti sociali, lavorativi ed economici
eticamente orientati e socialmente responsabili è condizione
quasi essenziale per permettere alle aziende contemporanee di
rispondere alle emergenze globali e alle istanze delle
organizzazioni sociali e permanere all’interno del mercato il più
a lungo possibile. Tutto questo è possibile sostenendo la RSI e
prestando particolare attenzione a tutti gli elementi che la
compongono.

2.2. Le componenti della RSI per lo sviluppo

Lo sviluppo socio-economico sostenibile è il processo parallelo di


miglioramento delle condizioni economiche, dal punto di vista
monetario e finanziario, e sociali, dal punto di vista di tutela dei
diritti civili e politici e di consolidamento di migliori condizioni di
vita. Per essere definito sostenibile, lo sviluppo umano deve
prevedere che questi due fattori siano integrati e che procedano
parallelamente verso la realizzazione concreta di obiettivi
collettivi. Le componenti dello sviluppo socio economico
spaziano in numerosi campi delle attività umane: educazione,
salute, pari opportunità, occupazione, ambiente, cooperazione,
attività economiche e tanti altri ambiti che esprimono
l’evoluzione delle condizioni sociali degli individui. Il processo di
sviluppo socio-economico è un processo di lungo periodo che si
costruisce attraverso strumenti operativi di ampio raggio e di
incidenza trasversale. I principi della Responsabilità Sociale
d’Impresa sono uno di questi strumenti. Come si legge nel Libro
Verde del 2001 della Commissione Europea9 sulla responsabilità
9
Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde: Promuovere un quadro europeo per la
responsabilità sociale delle imprese, COM (2001) 366 definitivo, Bruxelles, 18.7.2001, paragrafi
39
15
sociale delle imprese “Il concetto di responsabilità sociale delle
imprese significa essenzialmente che esse decidono di propria
iniziativa di contribuire a migliorare la società”. Per raggiungere
tale obiettivo, la Responsabilità Sociale d’Impresa si concentra
su specifici fattori e su di essi focalizza le sue attività di
produzione, comunicazione, intervento sociale, sviluppo e
promozione per ottemperare a quelli che sono i valori della RSI e
produrre sviluppo socio-economico. tali fattori possono essere
racchiusi in due gradi gruppi: gli stakeholders e il territorio.

2.2.1 Il rapporto tra l’impresa e gli stakeholders

Il concetto di stakeholder, secondo la definizione di Freeman del


1984, è definito come “qualsiasi gruppo o individuo che può
avere un influsso o è influenzato dal raggiungimento dello scopo
dell’organizzazione”. Il contenuto di questa definizione
rispecchia una descrizione dello stakeholder quale soggetto che
partecipa alle definizione dell’attività aziendale in qualità di
strumento, risorsa; tuttavia, nelle successive evoluzioni, si vedrà
come il concetto di stakeholder si eleverà a fine, e non più
mezzo, nella fondazione di un’etica normativa dell’attività
d’impresa10. Tale approccio sottintende che non solo l’impresa,
per il proprio successo, ha bisogno del sostegno dei portatori di
interesse, ma che il successo aziendale coincida con il
soddisfare le aspettative dei terzi soggetti coinvolti. Per
implementare una soddisfacente politica d’impresa che realizzi
gli obiettivi dell’azienda e gli obiettivi collettivi esterni,
10
Viviani M., La responsabilità sociale d’impresa e il coinvolgimento degli Stakeholder, in
Cultura e Cooperazione non profit AICCON, 2006, pp. 1 - 48
16
l’impresa, quindi, non deve solo agire con l’obiettivo di
massimizzare il profitto, ma anche con l’intento di realizzare
l’interesse di tutti gli stakeholders. Per questo motivo, infatti, è
fondamentale conoscere i propri stakeholders. Per fare ciò, e
quindi per instaurare un rapporto di fiducia con i propri portatori
di interesse, l’impresa deve riuscire a creare un coinvolgimento
di essi nelle attività interne ed esterne all’azienda attraverso
una veicolazione continua delle informazioni, delle richieste,
delle proposte e dei bisogni. Perciò è necessario:

- Cooperare alla costruzione dei bisogni e degli interessi:


l’impresa deve conoscere i bisogni, le aspettative, le condizioni di
vita e le necessità dei propri stakeholders, deve andare incontro alle
loro esigenze e capire seriamente di cosa hanno bisogno;

- Informare: l’impresa deve comunicare con i propri stakeholders


ed informarli di tutto ciò che desiderano sapere. Differenziando i
mezzi di comunicazione e rendendo l’informazione pubblica si riduce
l’asimmetria informativa tra produttore e consumatore a vantaggio
di un’attività economica trasparente e coerente con le esigenze degli
stakeholders;

- Rendicontare: l’impresa deve dotarsi di strumenti di


rendicontazione sociale per raccogliere tutte le informazioni salienti
e metterle a disposizione degli stakeholders;

- R.O.I.: l’impresa deve considerare il suo Return Of Investment


immateriale per capire cosa può ottenere dagli stakeholders in
termini di informazioni, proposte, credibilità, reputazione e fiducia.

L’approccio che deve realizzare un’impresa che si orienta verso i


principi della RSI è un approccio multistakeholder, ossia un
approccio basato sulla considerazione e sulla valutazione
attenta dell’impatto che le decisioni aziendali hanno, non solo

17
sui soggetti coinvolti nella proprietà dell’azienda, ma anche nei
confronti dei soggetti partecipanti alla gestione di essa. Tale
approccio prevede, inoltre, una concezione più allargata
dell’idea di stakeholder in quanto si tratta di una categoria di
soggetti che subiscono gli effetti esterni, positivi o negativi, delle
transazioni effettuate dall’azienda. L’approccio multistakeholder,
in sintesi, ha l’obiettivo di equilibrare le necessità economiche
dell’azienda con gli obiettivi sociali di tutti i portatori di
interesse.

Ma, in definitiva, chi sono gli stakeholders? Partendo dalla


definizione dello Stanford Research Institute del 1963 e
continuando con quella di Freeman del 1984 possiamo
affermare che gli stakeholders siano tutti quei soggetti coinvolti
direttamente ed indirettamente nella politica aziendale di una
determinata impresa o sulla quale esercitino un interesse
specifico o che contribuiscano alla gestione di essa. Pertanto tra
gli stakeholders di un’azienda possiamo ricomprendere:

- azionisti;
- clienti/consumatori;
- dipendenti;
- fornitori
- comunità locale;
- territorio/ambiente;
- istituzioni pubbliche;
- generazioni future.
Tali categorie di soggetti, indicati come stakeholders,
costituiscono un obiettivo ma anche una risorsa ed un fine verso
il quale l’azienda deve tendere per implementare la RSI.

2.2.2 Le relazioni con il territorio e con l’ambiente

18
In quanto soggetti economici operanti nel mercato globale, le
imprese contemporanee presentano, tuttavia, un profondo
attaccamento col territorio. Tale legame risulta essere
necessario per l’impianto di mezzi e luoghi di produzione: la
localizzazione, insieme alla proiezione globale, sono
caratteristiche pregnanti delle imprese odierne. Proprio per
queste caratteristiche, l’impresa che decide di insediarsi in un
particolare territorio deve tenere conto delle specificità del
territorio stesso, della sua composizione, delle sue qualità, della
densità demografica e dell’ambiente naturale. Anzi, il territorio e
l’ambiente circostante vengono considerati dalla teoria della RSI
come stakeholders dell’impresa11. Secondo tale inquadramento,
qualsiasi azione, sia economica che non economica, che
l’azienda intraprende riversa inevitabilmente i suoi effetti,
economici e non economici, sul territorio circostante. Il territorio,
in quanto risorsa e allo stesso tempo stakeholder dell’azienda,
subisce sia le esternalità negative che le esternalità positive. Si
pensi, ad esempio, alle conseguenze dannose di un fallimento
d’azienda che si diffondono non solo sui proprietari e sugli
azionisti ma su tutta la comunità di persone che operano
all’interno e all’esterno dell’azienda per il suo normale
funzionamento. I dipendenti, i fornitori, i clienti/consumatori
dell’impresa fallita sono anche i componenti della comunità
locale insediata sul territorio in cui è localizzata l’azienda.
Quindi, il fallimento di un’azienda genera nel tessuto
socioeconomico locale un dissesto finanziario e occupazionale
che spetterà alla popolazione scontare12. Il rapporto implicito di
fiducia che si crea, o che si dovrebbe creare, tra l’impresa e i

11
Freeman R. E., Stakeholder theory and “The Corporate Objective Rivisited”, in Organization
Science Vol. 15, No. 3, Maggio–Giungo 2004, pp. 364–369
12
Catturi G., Valori etici e principi economici: equilibrio possibile, in Quaderni senesi di
economia e di ragioneria, 2006 pp. 1 - 48
19
suoi stakeholders genera anche delle aspettative di risultato e
delle speranze di sviluppo per il territorio locale. Qualora queste
speranze vengono disattese o il rapporto di fiducia vene tradito,
sono gli stakeholders a pagarne le conseguenze. L’impresa che
sfrutta il vantaggio della delocalizzazione delle imprese non può
pretendere di costruire un rapporto con il territorio scevro da
qualsiasi implicazione di responsabilità; anzi, proprio perché
l’impresa delocalizzata sfrutta i vantaggi di un territorio
strutturalmente favorevole alle sue attività produttive, essa
deve apportare degli elementi di sviluppo al contesto locale,
deve agire quale strumento per alleviare le tensioni sociali e
intervenire per migliorare la qualità della vita della comunità
locale. Oltre alla comunità locale, l’impresa deve interfacciarsi
con un altro stakeholder fondamentale: l’ambiente. Infatti,
l’impatto che l’impresa ha sull’ambiente e sull’ecosistema del
territorio è immediato in quanto le risorse ambientali alimentano
continuamente i processi di creazione dell’impresa e, nello
stesso tempo, le esternalità negative, come l’inquinamento o
l’alterazione del sistema naturale, si riversano su di esso. Questa
visione della responsabilità d’impresa estende i campi dell’
implicazione aziendale rendendoli più vasti ed estesi:
dall’interesse dei proprietari a quello dell’intero comunità socio-
economica, dall’interesse del territorio a quello del sistema
ambientale nel quale l’impresa è inserita. Pertanto è auspicabile
un rapporto di cooperazione, collaborazione e fiducia tra
l’impresa e i suoi stakeholders nel rispetto dell’approccio
multistakeholder13 e in attuazione di una governance allargata
dell’impresa quale soggetti attivo, partecipe e promotore di uno
sviluppo socio economico del territorio, ove gli stakeholders
sono risorsa e beneficiari dello sviluppo. Per l’impresa che
13
Sacconi L., Responsabilità sociale come governance allargata d’impresa: un’interpretazione
basata sulla teoria del contratto sociale e della reputazione, in Liuc Papers n. 143, Serie Etica,
Diritto ed Economia 11, suppl. a febbraio 2004, pp. 1 - 38
20
decide di adottare i principi della RSI, il territorio e l’ambiente
devono rappresentare il luogo in cui è possibile combinare vari
strumenti e pianificare politiche produttive per lo sviluppo e la
promozione dl contesto socio-economico locale.

2.2.3 L’obiettivo sostenibilità

La questione dello sviluppo sostenibile è presente come global


issue nelle agende internazionali fin dai primi anni ’90 quando
hanno cominciato ad inaugurarsi le conferenze mondiali
sull’ambiente; dalla conferenza di Rio de Janeiro del 1992 alla
Conferenza di Kyoto del 1997, la rilevanza dell’obiettivo
sostenibilità si è attestata quale obiettivo fondamentale per
tutte le istituzioni mondali e per tutti i soggetti economici
coinvolti in tale questione, prime fra tutti le imprese. Per questo,
l’obiettivo dello sviluppo sostenibile deve rappresentare, non
solo un a sfida, ma una responsabilità condivisa tra governi,
istituzioni, organizzazioni internazionali e imprese. In particolare,
è importante evidenziare come l’impatto maggiore sull’ambiente
sia realizzato dall’imprese a danno dei risultati conseguiti per lo
sviluppo sostenibile. A parte questo dato di fatto, è ancora più
importante sottolineare come il miglioramento dell’impatto
ambientale rappresenti per le imprese un obiettivo
fondamentale anche per la sopravvivenza e la competitività nel
mercato globale contemporaneo, oltre che un’occasione di
sviluppo14. I costi derivanti dall’inquinamento e dallo
sfruttamento intensivo delle risorse naturali sono sostenuti
formalmente dalle imprese ma, in realtà, ricadono come costi
diretti sui consumatori e sugli stakeholders in proporzione del
danno ambientale causato. Questo aumento dei costi potrebbe
essere colto come un’opportunità di investimento e di rilancio
14
Luciani R., Andriola L., Gli strumenti attuativi di un politica di sviluppo sostenibile
dell’impresa, in ENEA centro ricerche Dipartimento Ambiente, RT/AMB/00/99, Roma, 2003, pp.
7 - 36
21
nei nuovi settori produttivi e tecnologicamente più avanzati.
Tale prospettiva sembra essere accolta non solo a livello
internazionale ma, in particolar modo, a livello europeo.
Secondo il Sesto programma di azione per l’ambiente della
Comunità Europea, l’ obiettivo sostenibilità può essere raggiunto
attraverso l’adozione di particolari politiche produttive da parte
delle imprese15. Secondo l’Unione Europea, l’approccio
strategico per conseguire risultati positivi in ambito ambientale
si basa su cinque punti:

- applicazione della legislazione ambientale esistente per


sostenere la diffusione di buone prassi e di informazioni a vantaggio
dei consumatori e delle imprese stesse è necessario combinare
l’azione della Corte di Giustizia alle attività giurisdizionali dei paesi
membri;

- integrazione delle tematiche ambientali nelle altre politiche


analizzando tutte le strategie politiche alla luce del must ambientale;

- collaborazione con il mercato attraverso le imprese e gli


stakeholders per creare modelli di produzione e consumo più
sostenibili: informare i consumatori, premiare le imprese sostenibili,
incoraggiare le imprese ad innovare e sopprimere sussidi pubblici in
favore di pratiche nocive per l’ambiente;

- attivismo dei singoli cittadini attraverso un’informazione


trasparente e accessibile che possa contribuire a far attuare scelte
più consapevoli e di più alto impatto sulla tematica ambientale;

- attivismo delle comunità locali in materia di assetto e gestione


territoriale a favore dell’ambiente attraverso un utilizzo più consono
dei Fondi Strutturali.

15
Commissione delle Comunità Europee, “Ambiente 2010 – Il nostro futuro, la nostra scelta” –
Sesto Programma di azione per l’ambiente, COM (2001), Bruxelles, 24.01.2001, pp. 1 - 85
22
L’obiettivo sostenibilità ambientale deve imporsi come un
imperativo categorico tra le priorità produttive di un’azienda,
specialmente in un contesto internazionale come quello del
mercato odierno16. La parola sviluppo deve installarsi nelle
politiche d’impresa come sinonimo di etica nell’epoca della
globalizzazione, e lo sviluppo essere indicatore del livello di
eticità di un’impresa. Lo sviluppo e la sostenibilità per
un’impresa globale devono rappresentare la crescita del capitale
umano e del territorio, innanzitutto, e del capitale economico,
poi.

Capitolo 3 : Una leva per lo sviluppo sostenibile : la


Responsabilità Sociale d’Impresa

Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, grazie alle tesi di


esperti del settore possiamo concludere che la Responsabilità
Sociale d’Impresa, se implementata nel rispetto dei suoi principi,
può essere realmente una leva allo sviluppo socio-economico di
un territorio, e le imprese che decidono di accogliere e praticare
i valori della RSI diventano i motori di questo sviluppo. Le ragioni
per cui la RSI dovrebbe essere adottata dalle imprese moderne
sono riconosciute a livello internazionale grazie ai benefici che la
RSI apporta, sia alle imprese che agli stakeholders. In tal senso, i
valori, i principi e la vision che stanno alla base della RSI
promuovono un’idea completa di sviluppo socio-economico della
comunità territoriale ospitante l’azienda. Le tematiche che
creano sviluppo sostenibile e sulle quali la RSI si concentra sono:
- diritti umani, - commercio equo e solidale, - democrazia e
partecipazione, - coinvolgimento della comunità, - attenzione
all’impatto ambientale dei servizi e dei prodotti, - sviluppo

16
Caselli C., Etica e responsabilità d’impresa nelle relazioni internazionali, in SYMPHONYA
Emerging Issues in Management 2003, Milano ISTEI, pp. 1- 13
23
sociale, - governance, - eque condizioni di lavoro, - salute e
sicurezza dei lavoratori, - attenzione ai consumatori, - apertura e
trasparenza dell’organizzazione, - attuazione di politiche contro
la discriminazione razziale e di genere, - politiche a favore delle
persone disabili.

Integrando tali tematiche con l’attività produttiva, le imprese


realizzano processi di sviluppo socio-economico sostenibile.
Diversamente, il soggetto economico impresa diventa
solamente un’entità sfruttatrice delle risorse locali senza dare
nulla in cambio alla comunità.

3.1. Il riconoscimento della RSI a livello europeo ed


internazionale

La Comunità Europea, attraverso la Commissione, ha adottato


una precisa strategia per diffondere e promuovere la RSI tra
imprese europee. Tale strategia si basa su tre priorità: A)
promozione di buone pratiche di RSI, B) credibilità delle
dichiarazioni in relazione alla RSI, C) coerenza delle politiche
pubbliche di RSI. Con queste tre priorità si vogliono raggiungere
tre obiettivi specifici: A) riorganizzare e rivalutare le attività
aziendali secondo i principi della RSI per gestire i mutamenti
secondo principi socialmente responsabili; B) rendere verificabili
le informazioni delle imprese da parte dei consumatori e degli
stakeholders grazie a codici ed unità di misura verificabili e
riconducibili a standard comuni sui temi della competitività, della
coesione sociale e della protezione ambientale; C) ampliare la
condivisione delle politiche di RSI per il coinvolgimento di tutte le
parti in causa al fine di definire le modalità di sviluppo e di
applicazione delle singole azioni statali17. Con questa strategia,
l’Unione Europea vuole dare un segnale chiaro su quale sia la
17
Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde: Promuovere un quadro europeo per la
responsabilità sociale delle imprese, COM (2001) 366 definitivo, Bruxelles, 18.7.2001, paragrafi
39 - 40
24
direzione da intraprendere per il futuro delle produzione
aziendali. Segnale, questo, già ampiamente dibattuto a livello
internazionale.

Da questo punto di vista, già dagli anni ’90, numerosi progressi


sono stati fatti nel campo della RSI: dal Global Compact dell’ONU
alla Dichiarazione dell’ILO sulla giustizia globale, la RSI emerge
come strumento a vantaggio delle imprese e dei portatori di
interesse per massimizzare gli sforzi economici a favore delle
collettività, con uno stile di produzione più attento alle
tematiche sociali. In particolare, la sfida strategica che l’ONU si
prefigge è quella di creare un’agenda globale che sia orientata
al mercato e rispondente alle esigenze degli stakeholder, nello
specifico, dei paesi in via di sviluppo. Inoltre, le ragioni a favore
dell’adozione di principi di RSI secondo l’ONU sono due: una
ragione difensiva e una ragione proattiva. La prima ragione
riguarda l’applicazione corretta dei principi di RSI a favore di
tutte le categorie di stakeholders presenti sul territorio per
difender il territorio stesso da tensioni sociali ed economiche; la
seconda riguarda il ruolo proattivo delle istituzioni e delle
amministrazioni locali nell’incentivare le imprese a adottare tali
principi di RSI18. Questa duplica dimensione della RSI è valutata
positivamente sia dai governi locali che dalle imprese straniere
grazie alla facilità con cui esse possono realmente creare
connessioni e sinergie con il contesto territoriale attraverso il
trasferimento di know-how alle imprese locali o l’introduzione di
lavoratori locali nelle loro attività. In questo modo, le imprese
riescono ad abbattere alcuni costi relativi al management delle
risorse umane ed ottengono incentivi per il trasferimento di
conoscenze, e, contemporaneamente, i governi e la popolazione

18
UN Department of Economical and Social Affair – Division of Sustainable Development, CSR
and Developing Countries, in Sustainable Development Innovation Briefs, Issue 1, February
2007, pp. 1 - 8
25
locale beneficiano dell’impatto positivo di tali politiche, in
termini di sviluppo formativo, economico e sociale.

3.2. Effetti socio-economici d’impatto

Queste transazioni immateriali sono solo alcuni degli effetti


benefici della RSI sulla società; gli obiettivi, i risultati ottenuti e
l’impatto valutato sulla società, se ragionati e pianificati in modo
sostenibile, risultano essere vere e proprie leve per lo sviluppo di
quell’area. Per comprendere ciò, è importante partire da una
premessa fondamentale: attività economica e società sono
interdipendenti tra loro19. Pertanto, non bisogna pensare alla RSI
in modo generico ma è necessario coniugare i bisogni degli
stakeholders con le strategie produttive dell’impresa. Dal lato
dell’impresa, la RSI non deve essere considerata semplicemente
come un costo ma, affrontata in modo strategico, essa può
generare opportunità, innovazione e vantaggio competitivo,
risolvendo, allo stesso tempo pressanti problemi sociali. Questa
duplice valenza della RSI produce valore aggiunto economico e
sociale sia per l’impresa che la pratica sia per la collettività che
ne beneficia. In pratica, tali effetti si realizzano attraverso una
pianificazione di attività basata su tre azioni fondamentali20:

1. Identificare i punti di intersezione tra la società e l’impresa :


identificare in quali modi l’attività imprenditoriale influisce
positivamente o negativamente sulla società (ES: garantire
condizioni di lavoro eque e sicure, produzione di inquinamento) e,
allo stesso tempo, come la società influisce sulla competitività
dell’impresa (ES: protezione della proprietà intellettuale, alti livelli di
formazione e specializzazione, presenza di investimenti esteri);

19
Porter M.E., Kramer M.R., Strategy and Society – A link between competitive advantage
and corporate social responsibility, in Harvard Business Review, December 2006, pp. 1 - 17
20
Porter M.E., Kramer M.R., Ibidem
26
2. Selezionare le questioni sociali da affrontare : premesso che
l’impresa ha un impatto sulla società e viceversa, selezionare le
questioni sociali sulla base di valori condivisi e di benefici significativi
che si aggiungano alle strategie produttive dell’impresa;

3. Programmare una serie di piccole iniziative che creino benefici


diffusi e distinti per la società e per l’impresa : intervenire
strutturalmente nel tessuto socio-economico locale (ES: strutturare
un piccolo piano di interventi economici, attivare iniziative sociali di
assistenza e consulenza, pianificare strategie di occupazione in
favore della popolazione locale per renderla indipendente dai sussidi
governativi e attingere dalle loro attività produttive in cambio di
salari equi, aumentando il tenore di vita locale).

Tutte queste attività rivelano come la pianificazione e


l’implementazione delle politiche di RSI abbiano, in realtà, un
carattere profondamente pragmatico e, pertanto, verificando la
relazione tra risultati attesi e obiettivi raggiunti, si deve,
necessariamente, notare un miglioramento concreto nella qualità
della vita della popolazione locale. Utilizzando precisi indicatori,
l’operato delle imprese sulla comunità locale sarà rilevato e
valutato in modo da poter quantificare l’ampiezza e la profondità
degli interventi realizzati e la corrispondenza con i risultati attesi,
così da misurare l’impatto positivo che la RSI apporta sia
all’impresa che la adotta che alla società che la riceve.

3.3. RSI e sviluppo legale dell’economia

Nell’ottica della Responsabilità Sociale d’Impresa, intesa come


insieme di regole e principi da accogliere e applicare per un
management sostenibile dell’impresa a favore degli stakeholders,
l’adozione delle modalità di sviluppo dei processi di RSI comporta
il rispetto delle regole che soggiacciono a tali processi. Il concetto
di legalità connesso alla RSI si compone di una duplice valenza:
27
valenza interna, in quanto si rispettano le regole e i principi
intrinseci delle RSI; valenza esterna, in quanto la RSI produce
processi di sviluppo legale grazie alla particolare attenzione che
viene posta sul rispetto dei diritti umani, civili e politici
nell’espletamento delle attività aziendali. Inoltre, l’aspetto legale
è ulteriormente rafforzato dalla volontarietà con la quale
l’imprenditore decide di accettare e rispettare i valori della RSI.
Pertanto, la RSI contribuisce al rispetto volontario delle regole e
aumenta il livello di legalità, agevola l’applicazione del diritto
interno degli Stati e garantisce l’effettività della norma21. In tal
modo, l’impresa si sviluppa in un’ottica legale, già prospettata dal
diritto interno e dalle fonti costituzionali degli Stati, e
ulteriormente rafforzata dai principi di RSI per tutelare i
lavoratori, l’ambiente e la comunità locale. I valori che la RSI
porta all’interno dell’azienda sono di per sé valori di legalità
poiché traggono ispirazione dal rispetto dei diritti umani,
ambientali, sociali e civili ed eleggono come obiettivo il
rafforzamento di tali diritti ove esso non sia presente. Attuare i
principi della RSI all’interno di un’impresa significa accettare e
rispettare i diritti fondamentali a difesa della collettività e
dell’ambiente e sviluppare attività imprenditoriali legali e
sostenibili. Pertanto, un intero sistema economico improntato sui
valori della RSI riesce a svilupparsi e a creare sviluppo su un
sostrato di legalità indotto dalle norme interne dello Stato e
sostenuto dalla volontarietà nel rispetto delle regole, tipico della
RSI.

21
Brollo M., Etica, economia e lavoro, 2009, in www.uniud.it
28
Bibliografia:

Brollo M., Etica, economia e lavoro, 2009, in www.uniud.it;

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