k ronstadt 57
periodico mensile
Manifestiamoci!
Non tutti gli scandali
escono col danno
Intervista al Dottor Molinari
di Matteo Bertani
I l giornalista professionista
soffre di una sindrome
latente: ogni qual volta
sente puzza di bruciato, crede
subito ci sia nei paraggi un
incendio doloso.
Benché K sia fatto da volentero-
si dilettanti, in quest'ottica si
può interpretare la pubblicazio-
ne del Box che avete trovato a
pagina 2 di K56, volto a de-
nunciare come il neo direttore
amministrativo dell'Università
di Pavia, Giuseppino Molinari,
abbia subito una condanna per
danni erariali durante in suo pre-
cedente incarico al Politecnico
di Milano.
O ltre magari ad un pa-
io di parole sulle sue
origini e sulla sua
formazione, essendo
Kronstadt un giornale
scritto e destinato so-
prattutto all'università, sa-
prebbe riassumerci un
avvenimento di particolare ri-
levanza che abbia contribui-
to a formare la sua persona,
durante la sua carriera di stu-
dente universitario?
Per prima cosa le dirò che sono
laureato in Filosofia, e mai mi
Fortunatamente, in preparazio-
ne dell'intervista che trovate
che trovate a pagina 3, abbiamo
potuto sentire l'autorevole pare-
re di altri: i membri del CDA
del Politecnico, facenti riferi-
mento al gruppo studentesco
Terna Sinistrorsa, ci hanno
informato dell'ottimo lavoro
svolto dal Molinari, del suo
intento collaborativo con gli stu-
denti, dei tanti miglioramenti
introdotti con il suo operato e
in particolare dell'assurdità
della sentenza citata.
Il tutto confermato dalle parole
che seguono.
sarei sognato di intraprendere
il lavoro che svolgo. La mia vo-
cazione era l'insegnamento, al
quale mi sono dedicato nei pri-
mi anni con passione. E' stato
un caso quello che mi ha fatto
cambiare completamente il
percorso. Certo, bisogna tenere
in considerazione il proprio
ideale, ma niente è prestabilito
a priori; si può contribuire al
proprio destino, ma il tutto
avviene anche attraverso il
contributo di altri.
Continua a pagina 3
C ome avrete notato, sugli ultimi numeri di Kronstadt non so-
no comparsi articoli e approfondimenti sul ddl Gelmini,
questo perché la natura di mensile del nostro giornale ci
rende difficile proporre articoli attuali e aggiornati su questioni
che sono in continuo divenire, tuttavia è superfluo rimarcare il
fatto che anche noi siamo contrari a questa riforma, in cui non c’è
spazio per i veri cambiamenti di cui ha bisogno l’università italia-
na ma solo per tagli indiscriminati e regolamentazioni spesso su-
perflue e dannose.
Chi si oppone alle
rinnovabili
di Makka
N egli ultimi anni abbia-
mo sentito spesso parla-
re di NIMBY (acronimo
inglese per Not In My Back
Yard, traducibile come "non nel
mio cortile), con cui si indica il
rifiuto, da parte di popolazioni
o amministrazioni locali, di ospi-
tare nel proprio territorio opere
di riconosciuto interesse pubbli-
co.
Allo scopo di studiare la diffusio-
ne di questo fenomeno nel no-
stro Paese è stato istituito un
osservatorio chiamato NIMBY
Forum, gestito dall'Agenzia di Ri-
cerche Informatiche e Società
(ARIS). Il suo ultimo rapporto ri-
sale al 2009 e documenta il
blocco di 283 grandi opere, costi-
tuite in gran parte da centrali
di produzione di energia elettri-
ca.
Il rapporto segnala due aspetti
rilevanti. Accanto al già cono-
sciuto NIMBY si sta delineando
un nuovo fenomeno che è stato
battezzato “Not In My Term Offi-
ce” (non durante il mio
mandato elettorale) e riguarda
gli amministratori locali che si
rifiutano di approvare progetti
controversi, specialmente in vi-
sta della campagna elettorali
per la propria rielezione. In un
Paese come l’Italia, in cui le
campagne elettorali si susseguo-
no senza soluzione di continui-
tà, questo atteggiamento porta
a sospendere per anni (o per
sempre) un gran numero di
progetti a prescindere dalla lo-
ro effettiva utilità.
In secondo luogo il rapporto
del NIMBY Forum segnala un
aumento delle contestazioni
subite da opere legate alla pro-
duzione di energia da fonti
rinnovabili; tra di esse, per la
prima volta, oltre ad un nume-
ro imprecisato di centrali a bio-
massa e parchi eolici, vengono
citati anche tre parchi foto-
voltaici. Com'è possibile che
tecnologie sicure, efficienti e
dall'impatto generalmente mo-
desto come il fotovoltaico
vengano ferocemente
osteggiate, magari proprio da
gruppi che si dichiarano
ambientalisti?
Continua a pagina 4
Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
ISSN 1972-9669
Ocheti
Pocheti
L unedì 22 avevo deciso
di iniziare seriamente a
studiare, che è quasi di-
cembre e gli esami iniziano ad
avvicinarsi. Come tutte le
volte in cui si parte carichi di
buone intenzioni, è successo
però qualcosa mi ha impedito
di continuare a seguire il mio
proposito: finalmente gli stu-
denti hanno iniziato a mobili-
tarsi in massa contro il ddl
Gelmini.
Mi viene in mente la celebre
scena de “La Spada nella
Roccia” in cui mago Merlino
deve fare le valigie, dunque ini-
zia a formulare un incantesi-
mo e tutti gli oggetti si
muovono ed entrano nella
borsa. Secondo wikipedia la
magia è “una ipotetica tecnica
che si prefigge lo scopo di
influenzare gli eventi e di do-
minare con la volontà i feno-
meni fisici e l’essere umano, a
tale fine può servirsi di gesti,
atti e formule verbali o di ritua-
li appropriati” e forse stiamo
iniziando a trovare le parole
giuste per compierla anche
noi: in tutta Italia gli studenti
si stanno svegliando e stanno
iniziando a lottare per il pro-
prio futuro, versandosi nelle
piazze e salendo sui monu-
menti. La protesta deve inizia-
re dal basso e arrivare in alto,
in questo caso sta avvenendo
non solo metaforicamente.
Come dicevo sopra, ho dovuto
sospendere il mio studio.
Certamente non ne sono feli-
ce, ma credo che sia un sacrifi-
cio più che necessario.
Perdere qualche ora di lezione
e di ripasso oggi significa gua-
dagnare molte altre cose in fu-
turo. Il dottor Spock (quello
con le orecchie a punta di Star
Trek, per i profani) diceva che
le esigenze dei molti contano
più di quelle dei pochi, o di
uno solo: protestare contro il
ddl Gelmini è un dovere mora-
le che andrebbe assolto non so-
lo da studenti, ricercatori e
professori ma da tutta la popo-
lazione, poiché colpire l’uni-
versità significa minare le basi
su cui poggia l’intero sviluppo
del paese. Qualcuno ha detto
che dovrebbero picchiarci, io
non dico che dovrebbero
ringraziarci perché non stiamo
facendo nulla di più di quello
che è giusto e necessario fare:
l’invito è quello a venire tutti
nelle strade assieme a noi, sa-
crificando un po’ di tempo e di
energia per il bene di tutta l’Ita-
lia.
Ginevra Sanvitale
2
N oto con dispiacere che
la mia generazione è se-
gnata da un pessimismo
serpeggiante, specie tra chi ha
già tentato di farsi ascoltare inu-
tilmente. Ma come biasimare
questi giovani? Oggi come oggi
in questo paese valgono più le
conoscenze personali che
il sapere, il vendersi mo-
ralmente che il saper fare,
negoziare piaceri e favori
per un posto di comando
(posto in cui risponderete
ai pochi che vi hanno
permesso di essere lì e
non ai molti che vi hanno
votato). La colpa è nostra
che non diamo abba-
stanza motivi per cui ci
dovrebbero dare ascolto
oppure delle istituzioni
che dovrebbero accorgersi
dell'indignazione senza
doverci far ricorrere a
mezzi e modi meno piace-
voli per tutti? La politica
dei finti salvatori della
patria rovina e stauro della cupola
imperversa l'Italia da de-
cenni e alcuni "giovani" si
vendono (moralmente o fi-
sicamente) a loro.
È questo il caso del sinda-
co Cattaneo?
Le politiche giovanili
La distorsione dell'opinione
pubblica sui giovani incomincia
dal Borgo.
Rendo noti ed espliciti alcuni
avvenimenti. Parliamo del Ba-
rattolo; questo luogo di perdizio-
ne giovanile, che all'epoca stava
in via Dei Mille, ha sempre
offerto un luogo di incontro
nonché alcuni servizi utili.
Sempre in conflitto con una
certa fascia politica la quale è
arrivata ad alcune aggressioni
un paio di anni fa (dei 9 arre-
Quello che
voglio fare
da grande
è...
A capeggiare il fronte
politico della maggio-
ranza il sindaco Ales-
sandro Cattaneo, presentato
appena 29enne alla cittadi-
nanza, durante la campagna
elettorale, come volto nuovo
e giovane per una nuova Pa-
via. Il suo padrino politico è
Gian Carlo Abelli, il “farao-
ne”, che annovera diverse
controversie legali (da cui è
stato sempre assolto), marito
di Rosanna Gariboldi, arre-
stata per l'inchiesta su Monte-
city Santa Giulia e una vera e
propria attitudine a frequenta-
re gente poco raccomandabi-
le. Abelli è stato messo tra gli
“indegni”, la lista della
Hic Sunt Iuvenes:
Comune & comunella
stati, 8 sono stati rilasciati e l'ulti-
mo pare che non potesse
causare tutti quei danni da so-
lo). Promessa elettorale del vice-
sindaco: la chiusura
Barattolo. Dopo le elezioni la
giunta ha sempre pubblicizzato
l'intenzione di “venire incontro”
ai ragazzi ma la chiusura è avve-
nuta senza troppi complimenti,
danneggiando anche l'attrezzatu-
ra presente all'interno della
struttura. Nella stessa settimana
anche una casa sociale di estre-
ma destra viene sbaraccata e i
due cortei di protesta vengono
fatti lo stesso giorno con alto ri-
schio di tafferugli per le strade
cittadine. È stata una scelta fatta
male e alla cieca o un tentativo
di vendere, agli occhi dei cittadi-
ni, i ragazzi del Barattolo come
violenti? In seguito la struttura
è stata ristrutturata per i ragazzi
disabili. Una mossa politica, nes-
sun oppositore intelligente ri-
commissione Antimafia pre-
vista dalla legge Lazzati e dal
codice di autoregolazione dei
partiti. Alla comparsa del suo
nome in tale lista, Abelli ri-
spose ai più o meno discutibi-
li dubbi (perché di dubbi si
tratta fino a prova contraria)
che “mafioso è chi si azzarda
a fare simili illazioni e si nu-
tre di sospetti e infine dà del
comunista a chi non si fida
di lui a priori”. Ora, i casi so-
no principalmente due: o il
signor Abelli non conosce né
il significato della parola “ma-
fioso” né quella di “comuni-
sta” (quindi è un ignorante
che farebbe bene lasciare il
posto ad altri) o la conosce e
ne distorce volutamente il si-
gnificato, il che fa di lui un
manipolatore che non do-
vrebbe avere posto in politi-
ca.
Generazione XYZ2KNR
locale
del
schierebbe di essere contro
l'assegnazione del luogo ai disabi-
li anche se la ristrutturazione e
la messa in regola del posto ha
un costo maggiore della ristruttu-
razione della vecchia sede dell'as-
sociazione.
Inizialmente la giunta aveva de-
ciso di non usare misure anti-bi-
vacco ma nell'ultimo periodo è
tornata sui suoi passi, mettendo
presidi in piazza Duomo e
tentando un accordo per evitare
le vendite di bottiglie. Sembra
proprio che i giovani pavesi sia-
no degli inguaribili sporcaccio-
ni! Peccato che nessuno dica
che a mattina i cestini (che so-
no diminuiti) siano sempre pie-
ni.
Consigli etici
S
vese.
e parliamo d'etichetta e le-
galità tocchiamo il punto
più basso della politica pa-
Parliamo di mafia e per una
volta posso essere d'accordo
con la maggioranza, in particola-
re con Bruni: non viene da fuo-
ri, ce l'abbiamo anche noi! Per
questo bisogna controllare be-
ne istituzioni politiche e ammi-
nistrative. Controlli che
purtroppo non sono potuti esse-
re così efficaci da impedire
infiltrazioni. Vedi il caso Chiria-
co e Trivi. In risposta, il sinda-
co ha preparato un nuovo
sistema di bando degli appalti:
i vecchi bandi comunali prende-
vano in considerazione il
prezzo più basso, non il mi-
glior rapporto qualità/prezzo
(come avviene ora); il vero pro-
blema però non è che le infiltra-
zioni possano fare un prezzo
più basso ma che,
incontrollate, non rispettino la
qualità che esse stesse dichiara-
Altra questione sono i favoriti-
smi nella gestione degli spazi
pubblici. Durante il Maggio Pave-
se, ad esempio, gli eventi aveva-
no il limite temporale delle
24.00, tant'è che la polizia muni-
cipale ogni sera arrivava subito
dopo lo scoccare della mezza-
notte, più precisa
della magia della fata
turchina. Il Creative
Jamming Festival,
invece, ad una settima-
na dall'inizio è stato
spostato con un note-
vole danno. Questi
eventi avevano solo
scopi ricreativi e cultu-
rali ed erano gratuiti.
L'altra faccia della me-
daglia riguarda la fe-
sta del primo Giugno
al quale hanno parteci-
pato il sindaco e vari
membri della giunta.
Un evento a scopo di
lucro (sebbene abbia fi-
nanziato parte del re-
del duomo) che è pro-
ceduto fin’oltre le
02.00, sotto gli occhi
del sindaco stesso. Stia-
mo favorendo aziende
e ragazzi che non hanno voluto
prendersi la briga di sporcarsi le
mani? C'è gente che ha lavorato
giorni interi senza ricevere un
centesimo per dare cultura e vi-
ta alla città ma si vede che que-
ste persone meritano meno
rispetto di PR e bamboccioni
incapaci di fare qualcosa da soli.
Non tutto è male a prescindere,
comunque: abbiamo avuto la ri-
strutturazione dello spazio giova-
no, aumentando semplice-
mente il guadagno per le
imprese fraudolente.
Ma andiamo oltre, andiamo a
vedere come la giunta si sia
comportata di fronte allo
scandalo. Una manifestazione,
in cui il Vicesindaco ha conces-
so il civilissimo gesto del dito
medio ad una piazza che prote-
stava. Un consgilio straordina-
rio in cui i membri della
giunta non hanno ascoltato le
proteste ma solo annuito
pensando ad altro, sorridenti e
ammiccanti… Varie rivisitazio-
ni del PGT, un gruppo di
quattro che si stacca, riattacca
grazie ad Abelli, ristacca e si
riattacca nell'ultimo consiglio.
Sempre nell'ultimo consiglio,
voci dicono che il sindaco che
si sia defilato in Sant'Agostino
(cosa che spiegherebbe l'as-
senza prolungata).
Vogliamo parlare di quando si
è intrufolato alla conferenza di
Saviano, sgattaiolando da una
porta che doveva restare chiu-
sa per la sicurezza dell'ospite,
scavalcando la fila?
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Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
ni e la pista sul ghiaccio (su
quest’ultima mi piacerebbe ave-
re il tempo di indagare su
eventuali bandi per l’assegnazio-
ne dei lavori)
PGT: Prese in Giro e Tribola-
zioni
Le prese in giro a cui mi riferi-
sco non sono i vari comporta-
menti poco etici di cui la giunta
si è macchiata (vedi box). Ri-
guardano la politica che stronca
sul nascere ogni possibilità di ri-
lancio economico della città, la-
sciandola agonizzante fra
commercio parassitario, salassi
per gli studenti fuori sede e spe-
culazioni di vario genere. Come
si può pretendere che sia per il
nostro bene? Un futuro in ma-
no alle mafie, conoscenze perso-
nali e nessuno sbocco
professionale che vada al di là
della necessità di un diploma su-
periore? Siamo una città uni-
versitaria d'eccellenza. Più di
20000 studenti che vengono
formati senza che venga offerto
loro un lavoro. È una perdita
che non si può permettere. La
città e il PGT (Piano di Governo
del Territorio) mancano di indu-
strie, di progetti solidi e utili.
Cosa c'è, invece? Aree
commerciali nuove (dannose
per quelle vecchie), residenzia-
le inutile (troppi i mq
attualmente invenduti a Pavia),
sensi unici senza senso e ce-
mentificazione di verde. Per
quanto il nuovo abbozzo di PGT
sia più conforme alle esigenze
cittadine siamo ancora decisa-
mentelontani da quello che la
città necessita.
Ben lontani dalla sindrome
di Stendhal
Chiedo venia per la trattazione
veloce e spesso troppo superfi-
ciale ma le cose da dire sono
tante e lo spazio è tiranno. Il
quadro finale dell'operato è tra-
gico. Da una parte, amministra-
zione e politica con infiltrazioni
mafiose, inoperanti e deleterie,
senza un progetto che dia un ve-
ro futuro alla città; dall'altra,
una continua manipolazione
dell'informazione, il difendersi
l'un l'altro senza un briciolo di
moralità, amicizie che valgono
più delle capacità. Forse la via
per diventare un vero uomo
politico è quella di levarsi di
torno questa gente, incompe-
tenza e familiarità che ben poco
hanno a che fare con la politica:
che ne dice, signor sindaco?
Vuole fare la differenza o dare a
persone che non meritano la mi-
nima considerazione altri 15 mi-
nuti (o anni) di notorietà?
Endriu

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Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
continua dalla prima
Da studente infatti, durante il pe-
riodo estivo, facevo il portiere
d'albergo in un centro culturale
dell'Università Cattolica, nel qua-
le si faceva "formazione perma-
nente", cosa rara negli anni '60.
Qui ebbi modo di conoscere il di-
rettore di questa struttura e,
avendo la fortuna di poter gode-
re della sua stima, mi fu propo-
sto di lavorare in Università
Cattolica. Fu così che entrai nel
mondo universitario. I primi 5
anni furono una sofferenza, un
rimpianto totale del mondo sco-
lastico, ma dovetti scegliere
improrogabilmente tra scuola e
università: cosa scelsi è ormai
chiaro ad entrambi.
Considerando i compiti del
ruolo che riveste in universi-
tà, necessariamente correlati
all'ambito economico-fi-
nanziario, ci darebbe una
sua opinione riguardo l'immi-
nente riforma del sistema uni-
versitario?
Non le nascondo che ho avuto
modo di seguire la riforma fin
dall'inizio perché, due anni or so-
no, il Ministro Gelmini mi sotto-
pose la prima bozza del testo
affinché dessi un mio parere.
Oltre a varie osservazioni, la co-
sa che più mi sentii in dovere di
sottolineare fu letteralmente: "Si-
gnor Ministro, in questo dise-
gno di legge sono assenti gli
studenti". Un vizio di forma e di
sostanza, ma anche un limite
politico e di comunicazione.
Oggi, dopo varie rivisitazioni,
stravolgimenti e modifiche, non
è cambiato nulla su questo
versante. Sull’attuale versione
quindi, se non esprimo un giudi-
zio totalmente negativo, sicura-
mente ritengo sia un disegno di
legge che è stato privato di tutti
gli intenti positivi che aveva teo-
ricamente: che venga approvato
o meno non verrebbero risolti i
tanti problemi dell'Università ita-
liana.
Abbiamo appreso dalle
rappresentanze studentesche
di Milano dell’ottimo lavoro
portato avanti al Politecnico
della città, per quanto
concerne l'organizzazione e i
ruoli delle stesse. Cosa di que-
sta esperienza pensa sia repli-
cabile a Pavia?
In una parola: tutto. Al Politecni-
co ho inventato una commissio-
ne detta Consiglio Permanente,
della quale facevano parte il
sottoscritto, il Pro-Rettore, i
rappresentanti degli studenti ne-
gli organi maggiori e i Dirigenti
delle Aree interessate agli
interventi oggetto della discussio-
ne. Lo scopo era permettere agli
studenti di portare attivamente
a dibattito le loro proposte e le
loro idee circa le tematiche orga-
nizzative e gestionali del Poli-
Tanto a pagare è sempre chi viene dopo.
Non tutti gli scandali escono col danno
Intervista al Dottor Molinari
tecnico: è inutile che vada a
chiedere ad altri o decida a mio
giudizio gli orari di apertura
della segreteria, le procedure di
presentazione dei piani di stu-
dio, ecc. Sono servizi indirizzati
agli studenti: loro sono la princi-
pale voce in capitolo. In queste
riunioni si chiariva l’eventuale
problematica, venivano messe a
punto le possibili soluzioni e va-
lutati i tempi di risposta previ-
sti; in seguito veniva monitorato
lo svolgersi delle attività, cosa
era stato fatto, cosa no e il
perché delle eventuali difficoltà
riscontrate.
Ritengo questa esperienza
molto importante anche per gli
studenti stessi, che non devono
essere intesi come "clienti"
dell'Università, ma co-
me attori protagonisti,
che devono poter tocca-
re con mano cosa signifi-
chi la gestione della
cosa pubblica, facendo
esperienza e maturando
una coscienza di "cittadi-
ni della Polis universita-
ria", al fine di farsi
carico dei problemi per
risolverli.
In questa direzione ho
già convocato le rappre-
sentanze pavesi, spe-
rando di poter fare
quanto fatto al POLIMI e ben di
più, soprattutto cominciando ad
aprire un dialogo, cosa che ri-
tengo fondamentale, avendo co-
me scopo principale il
miglioramento dei servizi agli
studenti.
Considerando la sua espe-
rienza lavorativa presso di-
verse sedi universitarie,
potrebbe raccontarci un mo-
mento positivo e un mo-
mento negativo della sua
carriera?
Nel primo caso ricordo che al
mio arrivo all'Università di Pado-
va i giornali locali titolavano a ca-
ratteri cubitali circa il totale
dissesto economico dell'Ateneo.
Trovai un buco di bilancio di 80
miliardi delle vecchie lire e un
mancato versamento di ritenute
previdenziali, che sarebbe potu-
to sfociare in procedimenti pena-
li, quantificabile in 45 miliardi
di lire. Ecco: aver risolto questi
due problemi in soli tre mesi è
una delle maggiori soddisfazioni
della mia carriera.
Forse però la soddisfazione me-
no tangibile e quantificabile in
termini assoluti, ma non meno
importate ed emotivamente da
me sentita, è l'essere riuscito a
innovare dal punto di vista
amministrativo tutte le Universi-
tà che ho toccato, vedendo co-
me questo miglioramento era
percepito da tutte le parti in cau-
sa, che di volta in volta hanno
condiviso lo sforzo fatto per il
cambiamento.
locale
Gli insuccessi potrebbero essere
stati superiori ai successi, tra
tutti uno mi angoscia ancora
particolarmente, ma forse non è
il caso di parlarne in questa se-
de. Allora le dirò che come mo-
mento di difficoltà posso
ricordare quando a seguito della
firma di un importante accordo
con i sindacati, non fui in grado
di far loro percepire la buona fe-
de del mio agire e la bellezza
nel poter condividere la gioia di
un traguardo importante faticosa-
mente raggiunto insieme. Invi-
tandoli a cena mi sentii
rispondere da alcuni che non si
sarebbero “mai seduti a tavola
con un Padrone", come se que-
sto paradigma ideologico doves-
se per forza appartenermi.
A questo punto non le na-
scondo la vera natura di que-
sta intervista. A seguito della
lettera del Rettore Stella, che
annunciava la sua nomina a
Direttore Amministrativo,
un nostro redattore ha esegui-
to una semplice ricerca circa
i suoi trascorsi. Questo ci ha
portato a scoprire un procedi-
mento a suo carico avanzato
dalla Corte dei Conti per ille-
citi amministrativi durante il
suo mandato al POLIMI, che
è culminato nel 2008 con
una condanna di primo gra-
do. Questo ci ha fatto pensa-
re che fossimo alla presenza
di uno scandalo: "Ecco,
condannato a Milano, ce lo ri-
troviamo a Pavia". Ha qualco-
sa da dire circa questo fatto,
sentendosi ovviamente libe-
ro di non rispondere o di ri-
spondere nella misura che
ritiene più opportuna?
Ecco, ero questo il fatto che le ci-
tavo poc'anzi. Non volevo
parlarne direttamente, ma se è
lei a darmi lo spunto, non
avendo nulla da nascondere,
non c'è alcun tipo di proble-
ma. Le dirò subito che il fatto
mi addolora e mortifica ancora,
avendo sempre lavorato con gli
altri per gli altri con assoluta tra-
sparenza e onestà.
Ricordando che sono stato
coinvolto in fatti iniziati prima
della mia nomina al POLIMI,
ma che hanno avuto strascichi
sulla mia attività, vengo al
dunque: mi venne dato
mandato di riorganizzare il setto-
re amministrativo dell'Universi-
tà, a questo scopo non potevo
fare altro che avvalermi del
contributo esterno di Dirigenti
che avessero le competenze ne-
cessarie per intraprendere un la-
voro di questo tipo. Concordai
quindi con il Rettore la nomina
di tre nuovi dirigenti, due dei
quali aveva già lavorato con me
a Padova. Il tutto nel rispetto
delle regole vigenti che prevede-
vano, tra le altre cose, un nume-
ro massimo di dirigenti sulla
base del numero di aree ammini-
strative. Il tutto fu votato con
parere favorevolmente unani-
me dal Consiglio di Amministra-
zione e ottenne il giudizio
positivo dei Revisori dei
Conti del Politecnico di
Milano (nda - uno dei qua-
li, tra l'altro, Giudice della
Corte dei Conti a Roma).
Capirà che con un pare-
re favorevole di tale
portata, ci sentimmo
perfettamente legittimati
a procedere con queste
nomine.
L'indagine, che era parti-
ta per fatti che non mi ri-
guardano (nda - la
nomina di Dirigenti
sprovvisti dei requisiti di
idoneità, uno su tutti la laurea,
avvenuta sotto la direzione del
Dott. Zanello, predecessore di Moli-
nari) sulla base di una denuncia
per fatti circostanziati (nda -
qualcosa come una lettera anoni-
ma), che non abbiamo mai avu-
to la possibilità di verificare, è
necessariamente arrivata a valu-
tare queste nomine. Mi è stato
Pillole giuridiche
G ennaio 2007: la Procu-
ra regionale per la
Lombardia conviene
in giudizio davanti alla Sezio-
ne regionale della Corte dei
Conti 22 membri del gruppo di-
rigente del Politecnico di Mila-
no, chiedendo condanna degli
stessi al pagamento di Euro
1.288.017,59, per danno cagio-
nato all’Ente nella nomina di
dirigenti a tempo determinato
in violazione di norme regiona-
li e regolamentari tra il 2000 e
il 2007.
Particolare incidenza nei
comportamenti causativi del
danno viene dalla Procura
ravvisata nelle condotte poste
in essere dai due Direttori
amministrativi (Giuseppino
Molinari e Piero Zanello), i qua-
li ad avviso dell’organo requi-
rente dovrebbero rispondere
del 50% del danno complessi-
vo causato al Politecnico dalle
nomine illegittime, ciascuno
per la parte che vi ha preso.
Marzo 2008: la Corte lombarda
si pronuncia a favore della Pro-
3
così contestato il superamento
del numero massimo di diri-
genti (nda - da quello che abbia-
mo potuto apprendere nella
misura di mezza unità!), con un
conteggio opinabile che ha, tra
le altre cose, incluso la mia figu-
ra nel conteggio del numero di
dirigenti presenti. Da qui la
condanna, che avrebbe come
capo d'accusa la generazione di
un danno erariale verso il POLI-
MI, quantificato in circa 350 mi-
la euro.
Per un giudizio extra-giuridico
basti pensare che a seguito
dell'opera dei dirigenti che mi
contestano, è possibile valutare
un risparmio nelle spese ammi-
nistrative del Politecnico di ben
12 Milioni di euro l'anno! Tutto
documentabile dai dati di bi-
lancio.
Altra anomalia riguarda l'assolu-
zione di tutti i componenti del
CDA, che avevano votato le no-
mine (nda - nonché dei revisori
dei conti che le avevano avvallate,
quasi come se la condanna al Mo-
linari fosse una esecuzione mi-
rata).
Purtroppo alle volte la Magi-
stratura italiana è più formale
che pratica…
Ad ogni modo ho accettato la
sentenza e ho patteggiato, pur
rimanendo in coscienza
tranquillissimo.
Può verificare questa ricostru-
zione con altre fonti.
Cosa che, ovviamente, avevamo
avuto modo di fare precedente-
mente…
Matteo Bertani
cura, riconoscendo l’illegitti-
mità delle nomine contestate.
Il giudice contabile non può
sostituire le proprie valutazio-
ni alle scelte di merito fatte
dagli organi della pubblica
amministrazione, ma può veri-
ficare se l’esercizio del potere
discrezionale sia avvenuto o
meno nel rispetto dei limiti
posti dall’ordinamento giuridi-
co ai fini della valutazione
dell’antigiuridicità dei
comportamenti degli ammini-
stratori.
Esclusa ogni forma di re-
sponsabilità in capo al CdA
del Politecnico (poiché “non
adeguatamente informato,
con adeguata relazione, dei li-
miti legali alle scelte orga-
nizzative che venivano
proposte”), di 22 convenuti in
giudizio, la Corte individua
quali responsabili esclusivi di
quanto accaduto unicamente i
due Direttori amministrativi.
Condanna quindi Molinari e
Zanello al pagamento di
1.120.000 Euro totali nei
confronti dell’Ente.
Carlotta Mainardi
4
Conserva o ricicla Kronstadt! periodico mensile
Numero 57

ambiente
Giovedì 9
Dicembre 2010

Chi si oppone alle rinnovabili

continua dalla prima
Accanto alle grandi opere prese
in considerazione dal rapporto,
poi, le proteste contro centrali
che utilizzano fonti rinnovabili ri-
guardano, a livello locale, miglia-
ia di progetti di scala ridotta.
Vediamo un esempio concreto.
Nella primavera di quest'anno
viene presentato il progetto per
la realizzazione, in Comune di
Casteggio, di un parco fotovoltai-
co da 200 kW. Il progetto ottiene
il parere favorevole dalla Pro-
vincia di Pavia, ma il Comune si
dichiara contrario: si sostiene,
tra le altre cose, che i pannelli sa-
rebbero in grado di abbagliare le
macchine di passaggio nelle vici-
nanze. Si tratta di un'obiezione
francamente ridicola, perchè i
pannelli solari, detto in modo
grossolano, non riflettono la lu-
ce, in quanto la devono assorbi-
re.
In ogni caso, quando ad agosto
il progetto viene ritirato, la Pro-
vincia Pavese scrive: "un autenti- sull'Informazione e la Comunica-
co sospiro di sollievo per tutti zione in ambito di materie
coloro che temevano l'arrivo energetiche", con il preciso sco-
della centrale a fotovoltaico tra po di lavorare ad una "Campa-
le colline di Mairano". L'atteggia- gna di informazione nazionale
mento della popolazione risulte- in materia di produzione di
rebbe incomprensibile se non energia elettrica da fonte nuclea-
fosse che sono proprio i co- re". In pratica si propone di
siddetti "mezzi di informazione" a mettere insieme esponenti
veicolare questo genere di so- della ARIS, dei ministeri
spetti. Sempre la Provincia Pave- dell'Ambiente e dello Sviluppo
se, ad esempio, il 3 ottobre Economico, della Conferenza
pubblica un articolo dal titolo Stato-Regioni, delle aziende che
"Sfida solare, 128 realizzeranno i siti in cui costrui-
ettari di specchi" in re centrali nucleari, farli
cui l'autore utilizza incontrare con esperti e studiosi
ripetutamente la della comunicazione e... so-
parola "specchio" co- stanzialmente fare della propa-
me sinonimo di ganda a favore del nucleare,
"pannello". magari lottando contro l'immagi-
Il controllo ne positiva che hanno fonti di
dell'informazione energia alternativa come eolico
appare dunque es- e fotovoltaico.
senziale nel dirotta- Gruppi come questo sono già
re a proprio attivi nel resto del mondo. Co-
piacimento l'opinio- me spiegare, altrimenti, il dilaga-
ne pubblica a favo- re di sedicenti ambientalisti che
re o contro un organizzano massicce campa-
intervento. Se ne so- gne per fermare, ad esempio, le
no accorti anche cosiddette "stragi di volatili" di
quelli della già ci- cui sarebbero responsabili le pa-
tata ARIS, che a le eoliche? Un'indagine di Natu-
marzo 2010 hanno re nel 2007 ha stimato che in un
proposto la creazio- anno, per questa causa, in me-
ne di un "Forum dia non muore più di un uccello
ogni trenta impianti eolici. Un
po' poco per preferire la produ-
zione di energia in centrali nu-
cleari o alimentate da
combustibili fossili. Come se
queste ultime, poi, non provo-
cassero direttamente o indiretta-
mente la morte di un gran
numero di uccelli, pesci e
mammiferi (uomo compreso).
Leggendo i giornali locali e
parlando con chi lavora nel
settore delle energie rinnovabi-
li, ci si imbatte in continui
esempi di resistenze e contesta-
zioni di questo tipo, e l’impres-
sione generale è che celino
interessi poco legati alla salva-
guardia dell'ambiente. Troppo
spesso sono attivisti in buona fe-
de a mettersi inconsape-
volmente al servizio di tali
interessi.
Per approfondimenti, tra le
moltitudini di siti e blog che
trattano il tema delle fonti di
energie alternative, vi consiglia-
mo quello che ci sembra coniu-
gare le giuste dosi di
entusiasmo ed obiettività:
http://www.aspoita-
lia.it/blog/nte/
Makka

Soluzioni insoddisfacenti a problemi consistenti: il Cap and Trade

C ap and Trade: questo il no-

me del programma di ri-
duzione delle emissioni
più famoso del momento. Appro-
vato per un soffio alla House of
Representative – omologo USA
della nostra Camera dei Depu-
tati – è ora in Senato in fase di
stallo.
Il suo funzionamento è piutto-
sto lineare: il governo fissa un
tetto alla quantità totale di anidri-
de carbonica che può essere rila-
sciata nell’atmosfera, dando alle
industrie dei “crediti” che indi-
chino la quantità di inquina-
mento che possono produrre. Se
un’industria è virtuosa e spende
meno crediti di quanti le siano
stati assegnati, può rivendere
quelli in avanzo ad un’altra indu-
stria che non sia in grado di re-
stare entro i limiti preposti.
Ad una prima lettura, questo ti-
po di soluzione sembrerebbe es-
sere niente male. Innanzitutto
raggiunge più o meno imme-
diatamente quello che è l’obietti-
vo principale, ovvero la
riduzione delle emissioni, in se-
condo luogo non risulta troppo
indigesto al settore industriale
(nonostante sia spiacevole do-
ver fare discorsi del genere non
possiamo non confrontarci con
la realtà, e la realtà è che le
multinazionali e le grandi socie-
tà hanno potere. E molto.)
incentivando anche lo sviluppo
di nuove tecnologie, vantaggio-
se sia nel lungo periodo che nel
breve, grazie alla possibilità di
“vendere l’inquinamento non
prodotto”. C’è inoltre da notifica-
re il fatto che misure come il
“NOx Budget Trading Program”,
un programma sull’emissione di
ossidi di azoto basato sul Cap
and Trade attuato nel 2003 in 20
stati americani, abbiano effettiva-
mente portato ad un abbassa-
mento sensibile dei livelli di
inquinamento da ossidi di azoto.
Basta tuttavia quel poco di
senso critico, di cui tutti do-
vremmo essere dotati, per
rendersi conto che è una soluzio-
ne insoddisfacente – anche Ba-
rack Obama, inizialmente forte
sostenitore e promotore del pro-
getto, dopo il disastroso ri-
sultato delle elezioni di
Mid-Term ha deciso di
prenderne le distanze.
Innanzitutto andrebbe fatta una
modifica dell’entità dei permes-
si, assegnandoli anche su base
geografica. Come mostra uno stu-
dio effettuato da Mark Ja-
cobson, professore di
ingegneria civile e ambientale
alla Stanford University,
l’impatto delle emissioni di ani-
dride carbonica varia da zona a
zona: inquinare in una zona ad
alta densità industriale e urbana
è molto più dannoso che farlo,
ad esempio, in un deserto.
Seconda obiezione: cosa acca-
drebbe se si verificassero delle
illegalità nella compra-vendita
dei permessi? Se una società di-
chiarasse di inquinare meno di
quanto non fa e vendesse credi-
ti non realmente in eccesso, e
se lo facesse anche un’altra e
un’altra ancora? Evidentemente
il tetto verrebbe superato e si ri-
tornerebbe punto e a capo.
Terzo problema: chi c’è dietro?
Bene, tra i promotori del Cap
and Trade troviamo due grandi
nomi che non promettono nulla
di buono: la Enron e Goldman
Sacks. La prima è stata una
delle più grandi multinazionali
americane in campo energetico,
fallita improvvisamente nel
2001 (60 miliardi di dollari bru-
ciati in tre mesi) e associata a
una lunga storia di compravendi-
ta di favori politici concretizzata
in numerosi ammorbidimenti
della legislazione contro l’inqui-
namento; la seconda, una delle
più grandi banche d’affari al
mondo, è accusata di frode per
– rullo di tamburi – la questio-
ne dei mutui subprime.
Quarto ed ultimo punto è la
“questione morale” che inevita-
bilmente si pone sul tipo di
approccio utilizzato dal Cap and
Trade. Una delle tante critiche
che gli vengono attribuite è
quella di essere una pericolosa
distrazione da ciò che davvero
sarebbe necessario per contra-
stare il problema del cambia-
mento climatico. Stiamo
parlando del nostro futuro e
della nostra salute: possiamo ri-
tenere accettabile una soluzio-
ne in cui si mercifica e si trae
profitto da ciò che ci fa male?
Vogliamo davvero affidarci ad
un espediente che utilizza la
stessa logica del guadagno che
ci ha portati ad avere questo ti-
po di problemi? Il primo passo
verso il cambiamento dovrebbe
innanzitutto essere un’inversio-
ne di rotta rispetto quelli che fi-
no ad oggi sono stati i
non-valori su cui si basa il no-
stro mercato, non un compro-
messo imperfetto che renda più
accettabile l’economicamente
svantaggiosa, sacrosanta, neces-
saria pretesa di salvaguardare il
futuro nostro e del pianeta.
Ginevra Sanvitale
 periodico mensile
Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
N onostante parole come
“eco-sostenibilità”
“energie pulite” siano
o
spesso di rilievo nell’agenda poli-
tica italiana ed internazionale, è
sempre piuttosto complesso veni-
re a conoscenza dei progressi
che la tecnologia (o meglio,
l’ingegno umano) sta
compiendo in questi ultimi anni
nel campo della bioedilizia e
della bioarchitettura. Eppure di
buone idee ce ne sono davvero
molte.
Strade fotovoltaiche
Nel mondo ideale di Scott Bru-
saw, ingegnere statunitense, le
strade sono ricoperte di
pannelli solari. Il progetto, nel
dettaglio, è piuttosto semplice,
ma dal grande potenziale. Ogni
pannello, quadrato e di circa
quattro metri di lato, è suddivi-
so in tre livelli.
Il primo, in superficie, è uno
strato di vetro speciale trasluci-
do, in grado di sopportare
grandi pesi e pessime condizio-
ni ambientali, il quale permette
di “incanalare” i raggi solari e di-
rigerli verso gli strati sottostanti.
Il livello intermedio è composto
da una fitta rete di celle solari do-
tate di LED, attraverso cui viene
illuminata la superficie stradale
con qualunque tipo di segnale,
visibile anche di notte: avvisi di
rallentamento, traffico, lavori in
corso e perfino le stesse linee di-
visorie fra le corsie potrebbero
diventare personalizzabili e altri automobilisti e le forze
aggiornabili in ogni momento,
in maniera pressoché imme-
diata; i LED, inoltre, porterebbe-
ro il numero degli incidenti
notturni a ridursi di circa il 70%.
Il livello inferiore, infine, è
quello che ospita i cavi per la
distribuzione dell’energia, natu-
ralmente impermeabilizzato.
Ogni miglio di strada fotovoltai-
ca potrebbe soddisfare il fabbiso-
La legge di stabilità da il colpo
di grazia all'ambiente.
L a situazione economico-fi-
nanziaria del Ministero
dell’Ambiente è drammati-
ca. Le cose sono talmente gravi
da mettere in discussione il ruo-
ambiente
Creativamente "Green"
gno elettrico di circa 500
famiglie!
Ogni pannello è dotato di una
batteria per l’immagazzina-
mento dell’energia e di un micro-
chip che lo sorveglia e lo mette
in comunicazione con i pannelli
vicini.
Il sistema è in grado di auto-ri-
scaldarsi e preverrebbe dunque
le gelate invernali, permettendo
di risparmiare notevolmente
sulla rimozione della neve (so-
prattutto nei Paesi più freddi)
mentre gli automobilisti non
avrebbero più il timore del
ghiaccio.
Il livello intermedio sarebbe
composto da materiale riciclato
– bottiglie e sacchetti di plasti-
ca, gomma e pneumatici, oltre a
materiali organici – caratteristi-
ca che, evidentemente,
permetterebbe di diminuire la
quantità di rifiuti nelle nostre
discariche.
L’energia immagazzinata po-
trebbe essere utilizzata per ali-
mentare auto elettriche –
frontiera che, ci auguriamo, le
case automobilistiche varche-
ranno al più presto – o portata
in Paesi in via di sviluppo.
Infine, il sistema sarebbe utile
nella gestione del traffico: se,
per esempio, un’auto sorpassas-
se troppe volte la linea centrale,
all’interno di una certa distanza,
un cerchio di LED potrebbe esse-
re disegnato intorno ad essa e se-
guirla per un tempo
indeterminato, avvisando gli
dell’ordine di un potenziale peri-
colo.
La società Solar Roadways è ora
al lavoro per ricoprire di
pannelli solari 70 chilometri di
autostrada nell’Idaho e, pare, po-
trebbe essere chiamata ad opera-
re anche nella nostra Valtellina.
Energia dei passi
lo stesso
dell’Ambiente,
del
la
ministero
possibilità
materiale d’incidere nelle politi-
che, di contare nei contesti
internazionali, di guidare ed indi-
Occhio non vede cervello non pensa.
L’assunto di base è elementare:
la maggior parte di noi si muo-
ve camminando e ogni nostro
passo sprigiona energia. L’ingle-
se Laurence Kemball-Cook, presi-
dente della Pavegen Systems,
ha intuito che tale energia cineti-
ca avrebbe potuto essere tra-
sformata in energia elettrica.
Alla base del progetto c’è un
particolare tipo di piastrella che,
se calpestata, si illumina breve-
mente, grazie ad una lampada
LED a bassissimo consumo, in
modo da segnalare ai passanti
di aver accumulato nuova
energia e renderli, in questo mo-
do, consapevoli del loro contribu-
to. L’energia viene
immagazzinata in una batteria
al litio, contenuta all’interno
della piastrella, e può essere
sfruttata immediatamente o
conservata.
Mattonelle di questo tipo posso-
no produrre circa 2,1 watt
all’ora – se calpestate ogni 4-10
secondi: i primi test hanno mo-
strato che 5 ore di passi in una
strada affollata producono
energia sufficiente a illuminare
una fermata dell’autobus per
circa 12 ore. Ad oggi il prodotto
è sottoposto ad ulteriori verifi-
che e test in alcuni luoghi pubbli-
ci del Regno Unito.
Quella della Pavegen, però, non
è un’idea del tutto nuova. Già
dai primi mesi del 2009, infatti,
la “pista da ballo sostenibile”
della discoteca “Watt”, a mento luminoso, che spesso
Rotterdam, riscuoteva il meri-
tato successo. La tecnologia è
molto simile a quella sviluppata
dalla Pavegen: ballando, le perso-
ne comprimono le piastrelle –
la compressione massima è di
10 millimetri – facendole illumi-
nare e producendo energia che
viene utilizzata per l’alimentazio-
ne elettrica dell’intero edificio,
oppure conservata, se in ecces-
so.
rizzare le azioni settoriali d’inte-
resse nazionale anche in ambiti
delicati dove si gioca la vita
delle persone come quelli della
difesa suolo e dell’assetto idro-
geologico."
La citazione è tratta da un
rapporto del WWF che
commenta le cifre contenu-
te nella "Legge di stabilità".
Tutti i Ministeri subiscono ta-
gli significativi, ma per
l'ambiente le riduzioni previ-
ste sono di circa il 60%. Gli
stanziamenti per l'ambiente
passano da 1.747 milioni di
euro (anno 2008, insedia-
mento del governo Berlusco-
ni) a 513 milioni (anno 2011)
per poi essere ulteriormente
ridotti a 498 milioni entro il
Lampioni eco-
sostenibili
Due anni fa la
Philips Design
progettava un
lampione ali-
mentato esclusi-
vamente da
sole e vento:
era il Light Blos-
som, un sorta di
“fiore” metallico a LED in grado
di funzionare per auto alimenta-
zione, senza dunque il bisogno
di essere collegato alla rete
elettrica. Ogni giorno, aprendo i
propri “petali”, avrebbe imma-
gazzinato energia luminosa da re-
stituire, chiudendosi, una volta
calata la sera. In caso di vento,
avrebbe potuto trasformarsi in
una sorta di piccola pala eolica
e raccogliere, quindi, anche que-
sto tipo di energia. Lo stelo
avrebbe contenuto, al proprio
interno, una griglia per la
conservazione dell’eventuale
energia in eccesso, la quale
avrebbe potuto essere destinata
ad altri usi.
Il sistema avrebbe potuto rileva-
re il movimento e aumentare
quindi la propria intensità lumi-
nosa solo al passaggio delle
persone, affievolendosi quindi
in strade o piazze deserte: que-
sto avrebbe apportato, oltre ad
un risparmio energetico, anche
una diminuzione dell’inquina-
interferisce con la vita di piante
ed animali.
Il progetto, purtroppo, non
sembra essere andato oltre il pro-
totipo, ma l’idea alla base è buo-
na e l’augurio è che veda nuovi
2013.
Quello che desta sconcerto è
confrontare questi dati con
quelli del Ministero della Dife-
sa, che gode di 20.364 milioni di
euro, che addirittura aumente-
ranno a 21.366 entro il 2013! Co-
me fa notare il WWF, i fondi
concessi al Ministero
dell'Ambiente per il prossimo
triennio equivalgono al costo di
quattro cacciabombardieri F35 o
di una Fregata Multimissione
FREM. Mentre l'ambiente viene
lasciato a sé stesso, il Ministero
della Difesa ha già messo in pro-
gramma l'acquisto di 31 caccia-
sviluppi.
Ancora in cantiere, invece, è
l’idea del designer Haneum
Lee, il quale ha pensato ad un
lampione alimentato a rifiuti
organici: tramite un processo di
compostaggio, da residui di cibo
e pasti si produrrebbe metano,
necessario all’alimentazione del
sistema. I passanti dovrebbero
semplicemente buttare i propri
rifiuti nel cestino posto alla ba-
se del lampione, mentre l’unica
attività di manutenzione sa-
rebbe quella di rimozione del
compost che si formerebbe alla
base della struttura. Non sono
ancora chiari, però, alcuni
punti: quale sarebbe, ad
esempio, la quantità necessaria
di rifiuti per permettere al
lampione di illuminarsi e rima-
nere in funzione? Cosa acca-
drebbe se qualcuno vi gettasse
per sbaglio un rifiuto non orga-
nico?
A livello teorico, comunque,
l’idea sembra convincente.
Anche se, pensando all’Italia,
probabilmente si vedrebbero so-
lo lampioni spenti e rifiuti
tutt’intorno.
Emme
bombardieri e 10 fregate.
Per l'ambiente rimangono solo i
soldi necessari a coprire le
emergenze che si presentano di
volta in volta (e sarà sempre più
frequente, a questo punto)
mentre scomparirà ogni forma
di prevenzione o di valorizzazio-
ne. Potete farvi un'idea dell'enti-
tà dei tagli scorrendo la tabella
allegata, che riporta alcune voci
di spesa del capitolo di bilancio
e le riduzioni previste.
Makka
6
Delocalizzando delocalizzando… mi si è persa l’azienda in Italia!
“... bisogna costruire una nuova
cultura del lavoro, inteso come
capacità di agire in un contesto
imprevedibile e non come cultura
dello spartire il lavoro che c'è. Que-
sta è una idea falsa perché il lavo-
ro è una azione, non è una torta
...una cultura nuova del lavoro,
che è una cultura nuova dell'uo-
mo in azione."
Marco Martini [1] “Liberare il lavo-
ro per liberare i lavori” (30 Luglio
2010, Consiglio dei Ministri)
C ome mai il precariato ri-
mane? Ma soprattutto c’è
da chiedersi se sia una
condizione dettata
da un ingarbugliamento nella re-
te della precarietà, se le cause
da ricercare risiedano davvero
in una cattiva scelta gestionale
delle risorse degli “uomini ade-
guatamente motivati a cercare li-
beramente di offrire risposte
agli infiniti bisogni propri e de-
gli altri, e sostenuti da una soli-
da cultura del lavoro libero”,
come viene anche riportato nel
libretto bianco? Siamo certi che
sarà il lavoro cosiddetto “libero”
a salvarci?
In questi ultimi tempi il verbo
“imprenditorializzare” spesso
accompagnato dalla parola “gio-
vani” è comparso molto spesso
in varie iniziative, anche regiona-
li.
Sul piano nazionale è bene ri-
cordare che negli ultimi sei
anni la emergente “crisi” ha
portato molte industrie italiane
ad appoggiarsi all’estero, infatti
pareva, almeno fino a qualche
La crisi della scuola pubblica e la
fine dello Stato sociale
L a crisi della scuola pubbli-
ca non riguarda solo l'Ita-
lia: si tratta piuttosto di
un fenomeno di dimensione eu-
ropea, che risulta partico-
larmente evidente in quei Paesi
che tradizionalmente hanno
investito parecchie risorse nella
realizzazione di uno Stato socia-
le. Questo modello di Stato,
nato durante l'Illuminismo e
diffusosi in epoche caratte-
rizzate da una pronunciata cre-
scita economica, si basa sul
principio che i cittadini, a pre-
scindere dalla loro origine, do-
vrebbero avere le stesse
opportunità di realizzazione
personale all'interno della socie-
tà. Il primo passo in questa dire-
zione è rappresentato dal
garantire anche ai più umili
un'istruzione sufficiente ad acce-
dere ai principali settori lavorati-
vi. La crisi della scuola pubblica
rappresenta quindi la crisi di un
pilastro fondamentale dello
Stato sociale, e pone seri dubbi
sulla possibilità di sopravvi-
venza di quest'ultimo.
strumenti
Di che sopravvivono le aziende, di che sopravvivono gli uomini?
tempo fa, che le politiche dei
paesi emergenti a favore degli
investimenti produttivi stranieri
fossero sempre più efficienti.
Da un’analisi dell’Espresso nel
2004 risulta che “La preparazio-
ne dei lavoratori garantita dai lo-
ro sistemi educativi migliora,
attirando attività produttive
sempre più sofisticate. E il costo
del lavoro dei paesi poveri è
almeno dieci volte più basso di
quello europeo. Le conseguenze
sono altrettanto individuabili.”
Delocalizzando si salvaguardano
le quote di mercato, altrimenti
erose dalla concorrenza. E si ri-
duce la domanda di lavoro in Ita-
lia. Con l’effetto di poter
mantenere un tasso di profitto
elevato.
Non si pensi che nell’arco di que-
sti ultimi sei anni la cosa si sia
arrestata.
Qualche esempio si trova
nei dati sul 2007 che indicano
che la delocalizzazione
coinvolge circa il 4% delle impre-
se manifatturiere, per lo più me-
dio-grandi, e che nell’ultimo
quinquennio il fenomeno va
lentamente intensificandosi e
consolidandosi; gli esempi di de-
localizzazione in più paesi sono
in aumento (+14%). Ciò avvie-
ne soprattutto per le imprese
che hanno da più tempo capaci-
tà produttiva all’estero (prima
del 2003).
Persiste un divario territoria-
le tra Centro-Nord e Sud, sebbe-
ne il fenomeno risulti in (lieve)
crescita anche nelle regioni meri-
dionali e insulari. Tra le regioni
Mantenere uno Stato sociale ri-
sulta molto impegnativo econo-
micamente, comporta una
tassazione elevata ed è risultato
sostenibile, in Europa, in un pe-
riodo storico caratterizzato da
una più o meno costante cresci-
ta economica. E' stato, in sinte-
si, uno strumento costoso ma
temporaneamente sostenibile
per creare consenso nei
confronti dei governi.
Le economie dei Paesi Europei
ora non sembrano essere più in
grado di sostenere lo sforzo di ga-
rantire i servizi a cui siamo abi-
tuati. Gli investimenti in servizi
spesso inefficienti e che
comportano una pressione fisca-
le elevata sono, poi, sempre me-
no apprezzati dall'opinione
pubblica e generano sempre me-
no consenso. Si sta forse così
per chiudere un ciclo storico, do-
minato dall'utopia dell'equità so-
ciale di cui la scuola può
rappresentare, a ragione, un
simbolo. Ci apprestiamo a vive-
Sapere è Potere
centrali e settentrionali, invece,
si osserva una maggiore omoge-
neità rispetto all’indagine del
2005 [2].A livello organizzativo,
l’economia delle aziende italia-
ne (ormai prevalentemente
piccole e medie imprese) non
sembra valutare l’economia del
rischio nella propria gestione;
inoltre non valuta i competitori
più “grandi” (Germania, Russia,
Francia) ma delocalizza piutto-
sto in Romania, Cina o dove ci
siano comunque più bassi costi.
Parlando di Cina, fra l’altro,
il problema vero è anche che il
“Made in China” non è relegato
al negozietto in cui una persona
potrebbe arbitrariamente decide-
re di non entrare, ma coinvolge
dei marchi che noi strapaghia-
mo e che potrebbero inoltre, vi-
sti i costi, essere
tranquillamente prodotti in Ita-
lia con una maggiore qualità e
soprattutto DANDO LAVORO
AGLI ITALIANI!!!
Da Nord a Sud il problema pare
essere il solito: gli industriali ita-
liani vogliono competere con i
paesi a più basso costo del lavo-
ro, senza investimenti, ta-
gliando diritti e salario.
Ora, senza soffermarsi sui moti-
vi, la sola e unica cosa che resta
da evidenziare è la natura dei
contratti. I contratti non cambia-
no. Il tempo per il lavoro è
sempre gestito da esigenze che
non rispecchiano la realtà di un
percorso in un dato mestiere.
Chi fosse appena uscito dalla
scuola dell’obbligo e volesse
cercare un impiego dovrebbe
re un mondo in
cui le disparità so-
ciali saranno
molto più evi-
denti, perchè i no-
stri Stati
potrebbero non
essere più in gra-
do di contrastarle.
L'Italia si trova in
queste condizioni
da alcuni de-
cenni, durante i
quali ha mantenu-
to il suo ineffi-
ciente Stato
sociale attraverso
una crescita incontrollata del de-
bito pubblico. Ora che anche
questa strada non è più percorri-
bile, rimangono solo due
alternative: effettuare profonde
riforme, mantenere i servizi es-
senziali depurandoli dalle ineffi-
cienze legate alle decennali
pratiche clientelari, investire
nei settori che condizionano la
competitività (come l'istruzione
e la ricerca) e decurtare quanto
già possedere al suo attivo alme-
no 2 o 3 anni di esperienza.
Qualcuno aveva detto che la ri-
forma sui contratti di collabora-
zione occasionale, il CoCoPro
(contratto di collaborazione a
progetto) e le altre forme di
contratto a tempo determinato
sarebbero state riviste. La stessa
Legge Biagi dice, che per
quanto riguarda il contratto di
collaborazione occasionale, “do-
po 30 giorni solari” questo
andrebbe modificato, o che alme-
no la quota (che è di 5000 euro
come tetto salariale massimo)
andrebbe modificata, spostando
il contratto a CoCoPro, prima
ancora di poter finalmente vali-
care la tanto agognata soglia
dell’assunzione a tempo inde-
terminato.
Signori, non solo tutto questo
non è realmente rispettato in
molte aziende italiane ma, visto
che qui non si vuole omettere
proprio niente, giacché siamo in
democrazia (…?), aggiungerei
che oramai siamo dipendenti di
Internet, che come datore di la-
voro è eccezionale e irreprensibi-
le: avete mai notato che quando
andate sui vari siti di “cerca lavo-
ro”, quali Info Job, Step Stone, il
pluri- accreditato Monster, etc.,
cliccando su “Candidati Ora!” è
veramente raro vedere di che
azienda si tratta? Compare spes-
so e volentieri un’agenzia di re-
cruiting, contatti e-mail con foto
sfolgoranti ed ammiccanti (o al
limite ammiccantemente ri-
toccate) di “risorse umane” o di
“gente in ufficio”.
possibile tutto ciò che si delinea
come privilegio; oppure procede-
re a tagli indiscriminati con l'uni-
co obiettivo di salvare
(quest'anno) i conti e generare
il minor scontento possibile nel
breve periodo. E' noto a tutti qua-
le delle due alternative sia stata
scelta.
Docenti, studenti, ricercatori,
scendono in piazza alla difesa di
qualcosa che va al di la, quindi,
periodico mensile
Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
Sembra che non sia un proble-
ma così trascurabile, visto che
non tutti hanno la fortuna di tro-
vare lavoro per via di cono-
scenze e non tutti ricevono
risposte prontamente positive
all’invio del Curriculum Vitae.
Mi sto riferendo al Primo Lavo-
ro, naturalmente, e non a chi
ha già una seconda esperienza
in un mercato. Chiediamoci co-
me mai i problemi di 3 anni fa
permangono ma soprattutto
perché la delocalizzazione non
ci ha fatti davvero felici di esse-
re lavoratori italiani.
Paola Blondet
[1] Marco Martini, (21 marzo 1944 –
4 ottobre 2004), Professore Ordinario
di Statistica Economica presso l'Uni-
versità Statale di Milano, membro del
Comitato Ordinatore dell’ Università
degli Studi di Milano – Bicocca, presi-
dente di diverse commissioni scientifi-
che quali le commissioni ISTAT per il
Censimento intermedio e per la Classi-
ficazione delle professioni; il Gruppo
di lavoro della Società Italiana di
Statistica sull'utilizzazione statistica
dei dati di archivi amministrativi; il
Progetto Excelsior di indagine sulla do-
manda di lavoro della Comunità Eu-
ropea, del Ministero del Lavoro e di
Unioncamere; il Gruppo di lavoro per
lo studio e la Progettazione del nuovo
modello dei servizi per il mercato del
lavoro in Regione Lombardia.
[2] Notizie riportate da un’analisi di
management su Business Online
(2008).
del loro interesse personale:
lottando contro il crollo dell'uto-
pia della scuola pubblica sono
in prima linea per la difesa di
un intero sistema di valori oggi
in via di estinzione, valori per
cui oggi si deve combattere e
che forse, in questo modo, po-
tranno essere salvati.
Makka

periodico mensile
Numero 57
Giovedì 9
Dicembre 2010
E ' finalmente uscito Gran
Turismo 5. Hanno imple-
mentato i danni alle
vetture iper-realistici, i circuiti
sono vari e affascinanti, la grafi-
ca spacca, l'IA ci propone degli
avversari degni di tale nome e
l'esperienza di gioco on-line è
incredibile. Drin. Driiin.
Driiiiiiiiiin. Oh cazzo, sveglia di
merda. Mi ha interrotto il so-
gno. I simpatici sviluppatori
della Polyphony Digital lavora-
no meno di un impiegato delle
poste e hanno ritardato ulte-
riormente la data di uscita. Ma
che minchia fanno tutto il
giorno? Anni di attesa e una
volta fissata la data di uscita la
posticipano? Spero che quando
verrà pubblicato questo articolo
il gioco stia girando nella mia
PS3, ma non ci scommetterei.
Piccola nota a margine del mio
precedente articolo. E' rivolta a
tutti quelli che non si sono tro-
vati d'accordo con le mie argo-
mentazioni, parlando di
assuefazione alla violenza e di
esempi negativi. Per i nostri ca-
L'inaspettato Matisse
N on aspettatevi il Matis-
se, le fauve, dai colori
aggressivi, rimarreste de-
lusi. Questa mostra, organizzata
da Alef – cultural project mana-
gement – e promossa da Comu-
ne e Provincia di Pavia
nell’allestimento curato da Mi-
chele Tavola, propone il più no-
to maestro del colore come
maestro della linea, panni che
vestirà nell’ultima parte della vi-
ta. Si va oltre il fauvismo, vengo-
no abbandonati i colori vivi e
forti, per arrivare ad un Matisse
incisore ed illustratore: in
quella che è la mostra sulla grafi-
ca dell’autore più completa mai
realizzata in Italia sono infatti
esposte circa 80 opere su carta,
realizzate con stili e tecniche di-
verse, dalle matite agli inchio-
stri, dai pennarelli alle forbici.
I libri illustrati più belli e Jazz,
considerato uno dei libri d’arte
più importanti del periodo mo-
derno, opera quest’ultima che
vede il colore ritornare prepo-
tentemente nell’arte dell’autore
con la tecnica del pochoir, carte
ritagliate e ricomposte a creare
immagini di impressionante
sintesi formale.
Durante la sua lunga e produtti-
va carriera Matisse si rinnova,
passando dalla pittura ad altre
forme d’arte e, a sessant’anni, si
cimenta nell’illustrazione uti-
lizzando la linea, tratto puro ed
ininterrotto dato con estrema
abilità.
Grande fonte d’ispirazione fu
per lui la poesia, che lo portò
ad illustrare numerosi libri, i “li-
vres d’artiste”, preziosi, creati
Kronstadt consiglia meglio della notte!
Non di sola gnocca vive l'uomo 3
ri fantomatici bambini piccoli
che si potrebbero trovare tra le
mani certi giochi. Troppo facile
rispondere a entrambi. Se a 8
anni ti trovi a giocare a GTA la
colpa è dei tuoi genitori imbe-
cilli, anche se non penso che di-
venterai uno
spacciatore-stupratore-killer-de-
putato per forza. Oltretutto a voi
non irrita la profonda demago-
gia insita nel tirare in ballo
bambini piccoli in ogni dove
per argomentare le proprie tesi?
Punto. La storia dell'assuefazio-
ne alla violenza mi sembra
talmente banale quanto falsa.
Quando non c'erano i videogio-
chi non giocavamo forse ai Po-
wer Ranger, con i soldatini o
altri giochi legati alla violenza?
Se proprio si vogliono criticare i
videogiochi basta dire che è
molto meglio giocare al parco
con gli amichetti. E' salutare e
non crea isolamento. E' vero...
ma ho comprato COD: Black
Ops, vado a fare un po' di head-
shot.
per essere collezionati e ammi-
rati come vera e propria opera
d’arte. Poésies di Stephane
Mallarmè, per l’editore Skira, è
il suo primo lavoro da illustrato-
re, con ventinove incisioni nel
1932 e, sempre per Skira, in
una delle più grandi collabora-
zioni artistiche della letteratura
del ventesimo secolo, compare
l’Ulysses di James Joyce per le
cui illustrazioni, non avendolo
mai letto, l’autore si è ispirato ai
poemi omerici. Pasiphaé (1944)
, dove per ogni scena Matisse se-
leziona una frase dell’opera di
Montherlant per interpretarla
in una sorta di negativo
dell’opera di Mallarmé,
inverte i rapporti cromati-
ci: le precedenti linee ne-
re su fondo bianco,
sufficienti a mostrare l’es-
senza del soggetto, si tro-
vano ad essere bianche e
sinuose su fondo nero.
Le cinque Letters portugai-
ses, scritte nel XVII seco-
lo dalla religiosa
Marianna Alcaforado
all’ufficiale francese suo
amante sono decorate
dall’artista con volti
femminili, fiori delicata-
mente tracciati e frutti,
per ricreare la devozione
della suora. Concludono
la mostra Les miroirs pro-
fonds del 1947 ed i Poè-
mes di Charles d’Orléans,
ultima grande opera del
maestro, un volume del
1950, miniatura moderna
in cui l’autore ricopia di-
rettamente con matite co-
cultura
Call of Duty: Black Ops: dopo
numerose delusioni la Treyarch
offre finalmente un gioco degno
di trovarsi nella stirpe generata
dal primo COD. La modalità off-
line non dice molto di nuovo, la
storia è infarcita di maccartismo
spintissimo e questo irrita
parecchio. C'è una nuova modali-
tà Zombie che appare carina,
purtroppo lascia il tempo che tro-
va. Ma perché ho comprato que-
sto gioco? Per l'on-line. Ed è lì
che il gioco spacca. C'è tutto il
solito e un sacco di più. Nuove
modalità da perderci mesi. Il gio-
co è bilanciatissimo, niente più
armi sgravate che se non le hai
ancora sbloccate devi prepararti
a soffrire. E graficamente impres-
siona. Quando poi dopo che un
compagno di squadra effettua
troppi team-killing senti un “ma
che figlio di puttana” (la voce
del gioco, sì, avete capito bene),
non puoi che esaltarti.
Offline Online
Dead Rising II: ignoranza.
Tanti zombi, ma tanti da riempi-
lorate le antiche strofe, a
dimostrare come non tragga
spunto solo dalla lirica francese
contemporanea ma anche dalla
poesia medievale. A celebrare
Matisse illustratore, inoltre, è
esposto numero 35/36 della ri-
vista “Verve”, dedicatagli postu-
ma, in cui sono raccolte
litografie di Mourlot tratte dalle
più note illustrazioni su carta
dell’artista.
Marianna Pasetti
re lo schermo. Eppure non
abbiate paura, in fondo sono de-
gli zombi: lenti, goffi e malde-
stri. Con un arsenale sterminato
fatto in casa, rubacchiando nel
centro commerciale dove il gio-
co è ambientato, faremo stragi
all'insegna dello splatter più
spinto. Impegnative invece le sfi-
de con i vari psicopatici, umani
che hanno completamente
perso la testa e cercheranno di
uccidervi in ogni modo. Sono
dei mini-boss sparsi per la
mappa, ognuno ben caratte-
rizzato e con i suoi punti deboli
da trovare. La storia invece è
una merda.
Mafia II: semplicemente cari-
no. La storia è fatta bene ma
non riesce a coinvolgere a pie-
no. Nota speciale va alla missio-
ne introduttiva: geniale, vale da
sola il prezzo del gioco. Molto
ben assortite le missioni e, dia-
mo a Cesare quel che è di Cesa-
re, divertenti. Ottimo
graficamente, perfetta l'atmosfe-
O Kamchakta, o morte!
Red November
C iao bellezze sensuali! Se
il giornale che state
leggendo avvesse delle
scadenze verosimili questo sa-
rebbe il numero di Novembre
2010 e io sarei stato fighissimo
perchè il gioco di cui volevo
parlare è il bellerrimo Red No-
vember (Novembre Rosso) di
Jef Contier e Bruno Faidutti,
quest'ultimo (che come si
evince dal nome è francese) già
autore del celeberrimo Cita-
dels, di cui abbiamo trattato
qualche numero fa. L'obiettivo
del gioco è quello di salvare un
sottomarino sovietico
dall'affondamento, almeno
fino all'arrivo dei rinforzi;
ovviamente non c'è nessun
richiamo al famoso film
con Sean Connery "Caccia
a Ottobre Rosso": infatti,
oltre al fatto che il mese è di-
verso, qui i marinai non so-
no militari russi ma degli
gnomi strampalati e ubriaco-
ni, in effetti molto simili ai
sovietici. Ciascun giocatore
interpreterà dunque uno
gnomo intento a cercare di
salvare la nave spegnendo
fuochi, sbloccando i portelli
o facendo defluire l'acqua
dai compartimenti, sempre
che non sia già impegnato
in problemi più grossi quali
i missili termo nucleari o
addirittura l'attacco della mi-
tologica Kraken. Per riusci-
re a tenere a bada tutti i
problemi che si presente-
ranno gli gnomi dovranno
recuperare oggetti dalla
7
ra e grandissime musiche.
Purtroppo il free roaming è
completamente inutile e non dà
alcuna gioia. Sembra un piccolo
particolare ma è cruciale, rovi-
na completamente l'esperienza.
Playstation Move e Kinect: il
primo mi sembra semplice-
mente una copia inutile del Wii
e il secondo una cagata micidia-
le. Non li ho provati e non ci
tengo. Mi è passata la mania di
muoversi generata dal Wii, se
voglio giocare mi va di rilas-
sarmi sul divano e svaccare, per
l'attività fisica c'è il calcetto o si
va correre alla Vernavola.
P.S.: stavo scherzando amici
delle poste.
Giovanni Bonaschi
stanza degli attrezzi, tra questi i
fondamentali estintore, pompa
idraulica e palanchino, la ecce-
zionale cassetta degli attrezzi, il
duttile grog o la simpatica pape-
rella portafortuna. Il gioco
funziona a tempo (virtuale)
con un meccanismo elaborato
e originale che consente una
comparsa costante e proporzio-
nata di incidenti al sottomarino.
Oltre a ciò e all'ambientazione
fuori di testa, il punto che lo
rende più originale è il fatto
che si tratta di uno dei pochi
giochi cooperativi esistenti: si
vince o si perde tutti insieme
(anche se il proprio gnomo pe-
risce!) a meno che uno degli
gnomi non fugga dal sottomari-
no prima dell'arrivo dei
rinforzi. In questo caso lo gno-
mo traditore vince solo se i
suoi compagni periscono e lui
riesce a fuggire senza morire.
Nonostante lo scontro tra i gio-
catori sia ridotto alla sola fuga
dal sottomarino, riuscire a ri-
solvere tutti i disastri che si pre-
senteranno costituisce di per sé
una sfida quasi impossibile. Il
gioco ha una durata di 1-2 ore e
può essere giocato da 3 a 8 gio-
catori. In definitiva si tratta di
un gioco bellissimo che anche i
marinai di Kronstadt approve-
rebbero! Vi saluto e vi obbligo a
rileggermi sul prossimo nume-
ro.
JCO
 8
Le pagine precedenti hanno metastatizzato qua. periodico mensile
Numero 57

varie ed eventuali
Giovedì 9
Dicembre 2010
Reg. Trib. Pv n° 594 - ISSN 1972-9669 - Stampa: Industria Grafica Pavese SAS, Pavia - Chiuso in redazione 1-12-2010 - Tiratura 2000 copie - 2010, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 Ita by-nc-sa)

Canzoni senza titolo: Siamo tutti cardiopatici?

Uochi Toki – Cuore Riflessioni post manifestazione pavese del 30 novembre
Amore Errore
Disintegrazione Q uanti eravamo
piazza? Mille? Duemila?
Non posso che ralle-
grarmi al solo pensiero: non so
in Vecchio – non siamo stati in gra-
do di fermare realmente il traffi-
co per più di cinque minuti.
Eppure mi pareva che, nelle
qui che si arriva alla radice del
problema: il movimento stu-
dentesco non ha una direzione
definita ed univoca, difetto che

I l rap italiano è da vaglia-

re accuratamente, da se-
tacciare, finché non si
trova la pagliuzza d'oro. Il
duo hip hop piemontese Uo-
chi Toki nasce nel 2002; dopo
sperimentazioni minimali
hardcore, pubblicano nel
2006 «Làze biòse» di stampo
prettamente più canonico. Se-
guono «La chiave del 20» e,
sotto l'etichetta La Tempesta,
«Libro Audio» e «Cuore Amo-
re Errore Disintegrazione». Il
disco in questione non è pro-
priamente rap: la definizione
che potrebbe essere più
calzante sarebbe “meta-rap”;
è un intersecarsi di piani dia-
lettici, intellettivi, in cui
realtà dei fatti e puro pensie-
ro si aggrovigliano in maniera
inscindibile. La base di fondo
è il relazionarsi dell'Io
parlante con figure femmini-
li: una passante incrociata so-
lo per un momento per le
strade di Lubiana, un'amica
al telefono, un gruppo di ra-
gazzine incontrate in auto-
grill, frivole cicogne sedute al
bar di una discoteca. L'altra
importante componente è la
magia; capiamoci, nulla a che
vedere con il fantastico: la ma-
gia qui è intesa come la capa-
cità, che l'Io parlante si
attribuisce, di immedesimarsi
nell'interlocutore, perfetta-
mente funzionale al gigante-
sco flusso, agglomerato di
pensiero che è questo disco. I
titoli delle dieci tracce
compongono un'unica frase
di senso compiuto, ogni
stralcio di frase che dà titolo
alla canzone è pertinente al te-
ma trattato nel brano, le situa-
zioni che ne scaturiscono,
esemplificative delle quattro
categorie che danno titolo al
disco, sono affrontate con
ammirevoli, cervellotiche piro-
tecnie dialettiche: di qui il
discorso ipotetico, mai avvenu-
to, con la ragazza di Lubiana,
solo passato per la mente; il
rapportarsi con l'arida ra-
gazza-occhi da cerbiatto di un
amico; l'approccio sbagliato,
che sfocerà in rissa, con una
ragazza in treno; il giorno in
cui, con mal di testa
pulsante, ha creduto in Dio
per un momento. La «disinte-
grazione» avverrà nel finale,
affrontando la frammentazio-
ne dei molteplici adesso.
se tale spiegamento di (potenzia-
li) forze sia stato dovuto alla
capacità degli studenti mobili-
tati di coinvolgere nuove perso-
ne o, semplicemente, una
E' un disco da studiare, logica conseguenza del fatto
affrontare e scardinare. So- che le proteste sono fra le pri-
stanzialmente nulla di me notizie dei giornali quasi
canticchiabile. ogni giorno. Il risultato, co-
munque, è soddisfacente: stu-
Cose da scaricare ille- denti determinati e motivati;
galmente consapevoli, oserei dire. Però
c’è un però. Nonostante Pavia si
Uochi Toki – Libro Audio sia finalmente svegliata, occu-
Uochi Toki – La chiave del 20 pando, oltre alla “solita” aula,
Massimo Volume – Lungo i una facoltà e un dipartimento,
bordi c’è qualcosa che non va.
Guardando la superficie, si po-
Francesco Vara
trebbe ipotizzare che il proble-
ma siano le modalità.
Mi spiego, prendendo
in considerazione il
corteo di cui sopra: ci
riempiamo la bocca
di “Se ci bloccano il fu-
turo noi blocchiamo
la città” ma, in ben
due occasioni che ci
si sono presentate –
mi riferisco al blocco
programmato del
ponte dell’Impero e
quello (credo) fortui-
to dell’incrocio da-
vanti al ponte
giornate precedenti, si fosse
ampiamente ragionato su come
le azioni dimostrative e le ma-
niere meno forti non pagassero.
Ovvio, se si sceglie di creare un
disagio, lo si deve fare con cogni-
zione: l’ormai famoso cardiopati-
co di Pavia andava lasciato
passare, nulla in contrario, così
come sarebbe stato giusto dare
spazio ad un’ambulanza o ad
una camionetta dei vigili del fuo-
co. Il fatto è che non siamo tutti
cardiopatici. Lasciando passare
chiunque, tranne un paio di au-
tobus, credo che sia stato dato
un messaggio molto chiaro e,
allo stesso tempo, molto diverso
da quello che avremmo voluto:
siamo incazzati, ma non pro-
prio tantissimo. Anche se i
giornali locali hanno titolato “In
duemila bloccano il ponte”, tro-
vo che il senso non cambi. Chi
ha “subito” il corteo sa di non
aver dovuto penare per molto.
Quella affrontata finora, co-
munque, è solo la punta dell’ice-
berg: ad un’analisi più precisa si
scopre che, in manifestazione,
la gente veniva guidata, erronea-
mente, in maniere contrastanti,
un po’ di qua, un po’ di là, co-
me se non ci fosse stata un’uni-
ca anima ma molteplici. Ed è
si auto-evidenzia quando meno
dovrebbe. Non è mio volere fa-
re della polemica a questo pro-
posito. È però da notare come
le dinamiche alla base siano
più o meno le stesse che, un pa-
io di anni fa, proprio di questi
tempi, hanno portato il movi-
mento studentesco a spaccarsi:
le bandiere le facciamo stare
alla testa o alla coda del corteo?
Ma sarà il caso di alzare così il
livello dello scontro? Potrei
chiamarle dinamiche “di parti-
to”, che non dovrebbero essere
messe al centro del campo,
perché quello è il posto della ri-
forma che vogliamo respingere.
Vero?
Emme
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Kronstadt
periodico mensile
Numero 57
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Credits in brevis: si ringraziano Felix per le vignette, Stefano Boselli per le foto di pagina 1 e 6, le altre da
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sa/2.5/it/legalcode/

KRONSTADT: iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione A.C.ER.S.A.T. dell'Università
di Pavia nell'ambito del programma per la promozione delle attività culturali ricreative degli studenti. Altre
entrate sono rappresentate da eventi.

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