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DDL GELMINI.

 UNA NUOVA UNIVERSITÀ, 

SEMPRE PEGGIORE.
Spunti critici al Disegno di legge in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio

Negli ultimi 20 anni il Ministero, delineando soltanto delle linee guida generali e lasciando
spazio decisionale autonomo ad ogni singolo ateneo, sembrava aver preso la giusta direzione
per una migliore gestione delle tante e varie università. La realtà dei fatti è che le decisioni
attinenti la qualità della didattica, la formazione dei docenti, lo sviluppo di una ricerca libera e
indipendente sono passate in secondo piano alimentando la nascita di baronie e clientele.
Ai vertici del sistema universitario, una minoranza di soggetti che mira a difendere i propri
interessi personali piuttosto che quelli collettivi, ha costituito una lobby sempre più forte, che
manipola i processi decisionali degli atenei, creando un conflitto d’interessi tra chi vive
l'università e chi la gestisce.

Questo sistema non funziona, e continuerà a non funzionare finché a decidere saranno
quelle ben note baronie che hanno come obiettivo solamente quello di coltivare i propri
interessi. La riforma della governance, invece di tentare di ridurre le oligarchie universitarie,
continua a fomentarle e ad ampliarle. Il potere decisionale si concentra unicamente nelle mani
del Rettore e del Consiglio di Amministrazione, creando un'oligarchia . La partecipazione degli
studenti viene di fatto eliminata, mentre almeno il 40% del CdA verrà composto da esterni.
Rimane simbolicamente un rappresentante degli studenti che non può influire sulle decisioni
prese.
Si sta assistendo all'effettivo ingresso dei privati nell'ambito gestionale universitario. In questo
modo le università adottano un assetto aziendale che le lega ad esigenze di guadagno e di
profitto.

Il principio di meritocrazia viene affrontato in questa riforma in modo patetico. Chi ha voglia di
studiare,ma non ha i mezzi economici per pagarsi gli studi, può ricorrere alle finte soluzioni
come il “prestito d'onore”. Non sarà più lo Stato a garantire il diritto allo studio, ma gli studenti
dovranno garantirselo, indebitandosi con le banche. In piena logica aziendale tutto sarà gestito
da un'azienda privata, la Consap S.P.A. Il debito, fondante di questa società dei consumi e
motivo di crisi finanziarie, entra a far parte del mondo accademico spudoratamente.
Sembra difficile pensare che una famiglia che difficilmente arriva a fine mese possa chiedere
un prestito per pagare l'università al figlio. Far assumere un tale rischio è ingiusto e mina la
serenità con la quale gli studi dovrebbero essere affrontati.
In un paese dove ormai l'ascensore sociale si è bloccato, dove le possibilità di diventare
ingegnere, architetto, medico o altro, per i figli di lavoratori a basso reddito, continuano a
ridursi, questi provvedimenti vanno a minare profondamente il diritto allo studio.

Si profila un'università elitaria, di pochi e per pochi, ormai lontana dall'idea di istruzione
pubblica, la sola che può garantire il diritto allo studio per tutti.
Un'università incapace di pensare al di fuori delle logiche di mercato e capace solamente di
fornire nuove soluzioni tecnologiche per aumentare produzione, consumi e profitti.
Un'università che non mette mai in discussione il sistema sotto il quale si trova ad operare.

Non è questa l'università che vogliamo.

Vogliamo che gli studenti e tutti i soggetti che vivono l’università prendano veramente parte
ai processi decisionali dell’ateneo. Una rappresentanza così ristretta crea delle caste chiuse,
sorde ai bisogni della realtà studentesca.
Vogliamo che sia lo Stato, svincolato da ogni interesse aziendale, a garantire borse di studio e
finanziamenti agli studenti di tutte le fasce economiche.
Vogliamo un sapere libero ed accessibile a tutti.
Vogliamo che la figura istituzionale più importante dell’università, il nostro caro Rettore, se
veramente contrario, si opponga e disapprovi in maniera forte e decisa questa riforma che
sabota l’istruzione pubblica, un valore di inestimabile importanza per un libero stato.

Col.Po – Collettivo Politecnico Torino


FIP c.so Duca degli Abruzzi, 09.11.2009

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