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Le norme giuridiche possono essere scritte o non scritte: possono cioè essere
contenute in particolari atti, o meglio le disposizioni da cui dipendono possono
essere contenute in particolari atti, diritto scritto, o possono nascere dal
comportamento consuetudinario di coloro che appartengono ad una certa
società, diritto non scritto o consuetudinario.
Da quanto detto finora è chiaro che le norme nascono attraverso due distinti
meccanismi: o mediante l’attribuzione a certi organi del potere di creare,
integrare e modificare il diritto o mediante il riconoscimento di valore giuridico
a regole che nascono da certi fatti o comportamenti umani.
Le fonti di produzione del diritto sono dunque tutti gli atti o fatti cui
l’ordinamento riconosce l’idoneità a porre in essere norme giuridiche. Soltanto
lo stato ha il potere di riconoscere le proprie fonti, indicando gli atti o fatti che
possono produrre norme nell’ordinamento.
Esse si distinguono in:
1. fonti atto, sono gli atti normativi che sono espressione della volontà
normativa di soggetti cui l’ordinamento attribuisce l’idoneità a porre in
essere norme giuridiche , e dunque imputabili a determinati soggetti
2. fonti fatto, sono i comportamenti riconosciuti dal corpo sociale come
giuridicamente rilevanti, ad esempio la consuetudine che è un
comportamento sociale osservato in maniera costante e uniforme dai
membri di una comunità tanto da avere la convinzione della sua
obbligatorietà e riconoscerlo come giuridicamente vincolante.
Dalle fonti di produzione del diritto, consistenti negli atti o fatti cui
l’ordinamento riconosce l’idoneità a porre in essere una norma, individuando
nelle fonti sulla produzione l’organo titolare del potere e il procedimento di
formazione dell’atto normativo, si distinguono le fonti di cognizione, ossia
l’insieme dei documenti che raccolgono i testi delle norme giuridiche e dunque
forniscono la conoscibilità legale della norma.