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Università degli Studi di Torino

Corso di laurea in Comunicazione Interculturale


__________________________________________________________________________________________

Walter Mantovani
matricola XXXXXX
_____________________________________________

PROGETTO DI RICERCA
tesi di laurea triennale

La diffusione culturale delle


tecnologie informatiche

Un caso di studio in una


comunità africana anglofona
2 Walter Mantovani

Chiunque sia interessato a questo campo di ricerca


e voglia contribuire, collaborare, cooperare
o semplicemente approfondire l’argomento,
può contattarmi:

Walter Mantovani
Tel: +39.3208825novezeronove
Email: walt.mantovani <at> gmail.com

La diffusione culturale delle tecnologie informatiche

Copyright 2007 Walter Mantovani


Edizione 1.6 – gennaio 2011
(prima edizione novembre 2007)

ALCUNI DIRITTI RISERVATI


Questo documento è pubblicato sotto licenza Creative Commons
ATTRIBUZIONE - NON COMMERCIALE - CONDIVIDI ALLO STESSO MODO / ver. 2.5
Codice legale:
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/legalcode
Walter Mantovani 3

ABSTRACT
La cultura ed il computer.
Il rapporto tra l’uomo ed una tecnologia interattiva.
La tecnologia informatica come fenomeno e causa stessa di diffusione culturale.

La maggior parte degli studi umani sul settore della Information Technology è di
natura sociologica. Diversamente, si ipotizza una prospettiva antropologica pro-
ponendo una ricerca sul campo in una società africana anglofona, la quale stia
attuando un primo contatto con le tecnologie informatiche. Si delinea un approc-
cio etnografico, in particolare sotto forma di osservazione partecipante.

Alle persone e agli enti che prenderanno visione del presente scritto, il ricercato-
re si propone, nel ruolo di tecnico informatico e/o insegnante di materie informati-
ca con il duplice fine di mettere a disposizione la propria competenza ed entrare
in contatto con la realtà socio-culturale da osservare.

SOMMARIO
INTRODUZIONE .............................................................................. 4
Panorama socio-culturale ........................................................................... 4
Campo di studio .......................................................................................... 4
Oggetto di studio ......................................................................................... 5
IL RICERCATORE ........................................................................... 7
Background del ricercatore ......................................................................... 7
Esperienze formative e lavorative ............................................................... 8
PREPARAZIONE ALL’ATTIVITÀ DI RICERCA .............................. 9
Oggetto concreto di studio .......................................................................... 9
Analisi dei requisiti .................................................................................... 11
Tipo di ricerca ........................................................................................... 15
ACCESSO NELLA SOCIETÀ ........................................................ 16
Ruolo ........................................................................................................ 16
Contatti ..................................................................................................... 16
Temi di ricerca .......................................................................................... 17
APPENDICE................................................................................... 19
Allegato A: Dati statistici e considerazioni metodologiche ........................ 19
Fonti ......................................................................................................................................19
Considerazioni sui dati e sui metodi di analisi ........................................................................19
Tabelle tematiche ..................................................................................................................21
Allegato B: Mappa dei paesi africani selezionati....................................... 23
Allegato C: Relazione dell’attività svolta presso l’UPM ............................. 24
Premessa ..............................................................................................................................24
Introduzione ...........................................................................................................................24
Attività svolte .........................................................................................................................25
Allegato D: Curriculum Vitae ................................................................... 27
4 Walter Mantovani

INTRODUZIONE

I fenomeni di diffusione culturale hanno da sempre plasmato le società. Miti, leggende,


credenze, arti, tecnologie, … si sono diffusi tra i popoli della Terra nei modi più diversi.
L'invenzione della scrittura e l'industrializzazione ne sono due esempi eclatanti. Nel secolo
scorso, le telecomunicazioni (radio, tv e telefonia) e la pubblicità sono stati gli ultimi, prima
dell'avvento su larga scala dell'informatica.

Panorama socio-culturale

In un futuro molto prossimo, migliaia di tonnellate di attrezzatura informatica “usata” (e


anche nuova) saranno donate o immesse nei mercati africani, sudamericani, asiatici 1. Mol-
ti progetti di organizzazioni no-profit e “profit” (solitamente multinazionali) vanno già in
questa direzione (si veda Intel, Microsoft, One Laptop Per Child...) 2.
Oggi, in questi luoghi, solo una parte di persone ha potenzialmente accesso alle tec-
nologie informatiche, e spesso non sono di loro proprietà. Anche l'accesso ad Internet è
precario, e spesso ve n’è solo uno per tutta la comunità.
Nei prossimi anni si potrà assistere ad un fenomeno socio-culturale di vaste propor-
zioni: studiare come una macchina per l'elaborazione delle informazioni, e quindi della cul-
tura, viene accolta ed usata in una società diversa da quella che l'ha costruita, è affasci-
nante e doveroso. Solitamente una tecnologia porta in sé i semi della propria diffusione: in
particolar modo gli strumenti informatici, che influenzando una cultura le danno al contem-
po nuovi strumenti per comunicare con le altre; la comunicazione, a sua volta, pone le ba-
si per la diffusione.

Campo di studio

In italiano, il termine informatica può indicare una vasta molteplicità di concetti riguar-
danti l’utilizzo delle tecnologie per l’elaborazione elettronica delle informazioni.
L’etimologia della parola vanta molte spiegazioni, alcune alquanto bizzarre, ma sul signifi-
cato credo che la seguente definizione possa essere accettata da tutti gli italiani: “L'infor-
matica è una scienza interdisciplinare che riguarda tutti gli aspetti del trattamento dell'in-

1
Un caso a parte potrebbe essere la nuova generazione di operai cinesi che i computer, li fabbrica anche. Un po' come
a Torino nel 1950: tutti quei primi nuovi operai, nei decenni successivi, avrebbero avuto una macchina (se non due!).
2
Importante è la questione dello smaltimento delle attrezzature informatiche.
Walter Mantovani 5

formazione mediante elaboratori elettronici”3.


Elaboratore, calcolatore, computer, ordinateur, computadora, sono solo alcuni dei no-
mi con cui le culture hanno chiamato questa tecnologia; ed indicano tutti la stessa cosa:
l’oggetto concreto che premette di elaborare le informazioni. D’ora in avanti lo chiamerò
computer. Preciso che in questa categoria rientrano anche i computer miniaturizzati (co-
siddetti embedded) quali i telefoni cellulari di ultima generazione ed i palmari.
Tuttavia, per indicare la disciplina (informatica) e l’aggettivo (informatico) vi sono molte
differenze tra lingue e culture diverse. Se per un italiano la precedente definizione può es-
sere soddisfacente, il problema si pone soprattutto in ambiente anglofono. L’italiano infor-
matica, comprende molteplici campi di studio che in lingua inglese sono lessicalmente ben
definiti4: computer science, information science, information technology, informatics,
computing, computer studies. In italiano si tende ad usare un unico termine, e per questo
motivo è necessario chiarire quale accezione sia rilevante ai fini di questa ricerca.
Ciò che voglio osservare è il contatto tra una cultura ed una tecnologia che le è estra-
nea. Il fine è comprendere come una cultura si pone, reagisce e si adatta a questi nuovi
strumenti. Ad un anglofono potrei dire che voglio studiare come la Information Technology
(IT) si diffonde tra le culture e come queste reagiscono ad essa.
Con il temine informatizzazione intendo quindi riferirmi alla diffusione delle tecnologie
informatiche e dei saperi specialistici che permettono di utilizzarle.

Oggetto di studio

Intendo osservare come il senso comune in una società “accoglie” le tecnologie infor-
matiche e a queste si adatta. Le credenze, la concettualizzazione del "immateriale", il rap-
porto con le istituzioni di una società, le forme di “procacciamento” dell’energia elettrica e
degli strumenti, … ed altro ancora: questi vogliono essere gli oggetti della mia osservazio-
ne. Anche l’arte ed i testi (nel senso semiotico), prodotti da una cultura che entra in contat-
to con l’informatica, saranno inevitabilmente influenzati da uno strumento perfettamente
applicabile alla produzione testuale ed artistica; pertanto sono un possibile oggetto di stu-
dio.
Una nuova tecnologia genera nuove esigenze. Per esempio la necessità di formazio-
ne specialistica per poterla utilizzare: come per accendere il fuoco o poter leggere e scri-

3
Da Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Informatica ver. 17:17, 6 ott 2007)
4
Al contrario, dal lato concettuale vi è una dialettica molto accesa. Classico esplicativo è una frase di Edsger Dijkstra,
uno dei padri fondatori della Computer Science: “Computer science is no more about computers than astronomy is about
telescopes“ (L’informatica ha a che fare con i computer né più né meno come l'astronomia ha a che fare con i telescopi).
6 Walter Mantovani

vere, anche per maneggiare un computer è necessaria una competenza tecnica ben pre-
cisa. Ogni competenza tecnica richiede a sua volta strutture socio-culturali, se non vere e
proprie istituzioni, che ne permettano la trasmissione (a volte selettiva) all’interno della so-
cietà. È senza dubbio interessante studiare come queste “strutture di trasmissione delle
competenze informatiche” si costituiscono e si sviluppano.
Ritengo che la mia "esperienza etnocentrica" del processo d'informatizzazione sia or-
mai sufficientemente articolata, ma inevitabilmente essa è filtrata dalla mia prospettiva
come membro di una società già pesantemente informatizzata. In “occidente” il nostro
senso comune per l’informatica è stato plasmato dall'informatica stessa, man mano che
essa progrediva tecnologicamente, nell’arco di trent’anni.
Diversamente, i casi che intendo studiare differiscono dal nostro, per il fatto che la
tecnologia informatica giunge in queste società in maniera alquanto improvvisa ed oscura
per molti dei loro membri (in maniera certamente più oscura di quanto potrebbe esserlo ad
esempio per un europeo). A mio avviso in queste società non si prospetta un approccio
all'informatica graduale come quello che abbiamo avuto noi negli ultimi trent'anni. E’ que-
sta diversità di “approccio culturale” che stimola la mia attenzione.
La maggior parte degli studi umani su questo argomento si limita all'osservazione di
ciò che accade nelle "nostre" società. Settori di ricerca come la "antropologia delle società
complesse", la "sociologia delle reti telematiche" o la “sociologia/antropologia dello svilup-
po” hanno come oggetto di studio società prevalentemente urbane (e/o "occidentali"). In
molte metropoli di questi "paesi in via d’informatizzazione" vi sono già condizioni storico-
sociali più simili alle nostre, ma il divario rispetto alle zone periferiche e rurali è molto forte.
È dunque verso la “periferia” che intendo focalizzare l’attenzione.
Concludo qui, intravvedendo l’annosa questione sulla distinzione e definizione di cen-
tro e periferia che inevitabilmente sarà influenzata da questo fenomeno di diffusione cultu-
rale5.

NOTA

La mia proposta di ricerca non è da intendersi come una celebrazione delle tecnologie informatiche, né
tantomeno un contributo a ciò che molti amano definire "globalizzazione". Io prendo soltanto atto che vi è un
processo socio-cuturale in corso. Più precisamente un processo di diffusione tecnologica. Stabilire se un fe-
nomeno sia un male o un bene per i popoli che influenza, non è compito del ricercatore; potrà esser compito
di chi leggerà i risultati della ricerca.

5
Anche il binomio locale–globale si presta ad interessanti considerazioni.
Walter Mantovani 7

IL RICERCATORE

L’idea di questa ricerca nasce dal connubio tra le mie esperienze professionali ed i
miei interessi accademici nonché personali.

Background del ricercatore

Ho vissuto quasi tutta la mia vita in un paese semi-rurale della Pianura Padana, con
circa 25 mila abitanti, a trenta chilometri da Torino.
Il mio primo approccio con un personal computer avvenne nell’estate del 1995, all’età
di 13 anni. Di lì a poco ho avuto la fortuna di incontrare il mio “guru”; egli mi ha fatto vede-
re l’universo dell’informatica sotto una luce nuova. Qualche anno dopo Internet è diventata
di pubblico dominio. Da allora ho vissuto a stretto contatto con i computer ed ho appreso
la materia in maniera autodidatta, con l’esperienza diretta sul lavoro e tramite l’interazione
con la comunità degli hobbisti. Professionalmente sono un sistemista con buona esperien-
za nella progettazione di basi di dati e nella didattica in alfabetizzazione informatica. Ri-
tengo inoltre di aver raggiunto una forma mentis che mi permette di affrontare situazioni
sempre nuove, sia dal lato meramente tecnico, sia nel lavoro d’equipe.

Pur nutrendo una passione per le scienze naturali e per la tecnologia, durante il liceo
scientifico i miei interessi si sono indirizzati verso la filosofia e l’immensa varietà delle ma-
nifestazioni culturali e sociali dell’uomo. Decisi così di indirizzarmi verso gli studi antropo-
logici. Mi sono iscritto al corso di laurea triennale in “Comunicazione Interculturale”
nell’anno accademico 2001/2002. In questi anni, oltre alle propedeutiche discipline demo-
etnoantropologiche e sociologiche, ho deciso di puntare i miei interessi accademici verso:
linguistica, semiotica, psicologia, preistoria e storia antica; didattica di una lingua seconda,
Quest’ultima, anche se forse è un po’ “fuori rotta”, è stata una conseguenza della mia e-
sperienza presso l’UPM (si veda più avanti).
Gli studi universitari sono stati inoltre rallentati da altre passioni “extra-accademiche”:
in questi anni mi sono occupato di musica ed etnomusicologia, computer art, letteratura
fantascientifica6, ricerca filosofica sulla società dell’informazione (e sulle problematiche ad
essa connesse), osservazione delle dinamiche politiche ed economiche planetarie con-
temporanee e, come ho già spiegato, informatica.

6
Più precisamente al filone definito cyberpunk.
8 Walter Mantovani

Esperienze formative e lavorative

Nel giugno 2003 sono stato chiamato alle armi e, nell’aprile dell’anno successivo, ho
preso servizio come obiettore di coscienza presso l’Ufficio Pastorale Migranti di Torino.
Per i dettagli riguardo al contesto e l’attività svolta all’UPM, rimando all’allegato C in ap-
pendice.
Durante il servizio, mi sono proposto di realizzare un database specifico per ottimizza-
re la gestione della scuola d’italiano. La mia inclinazione etica mi avrebbe fatto propendere
a sviluppare il database su una piattaforma libera7, ma le circostanze tecniche presenti in
ufficio mi hanno costretto ad optare per la piattaforma di sviluppo MS-Access, versione 97,
in quanto il sistema già presente nell’ufficio era appunto basato sulla piattaforma
Microsoft. Il database è stato utilizzato per tre anni, ma nell’estate 2007 mi è stato richie-
sto di apportare alcune modifiche. Avendo acquisito nel frattempo nuove conoscenze sulle
basi di dati, ho deciso di riprogettare completamente il sistema, approfittando
dell’occasione per aggiungere nuove funzionalità. Essendo un’applicazione a codice aper-
to8 e rilasciato sotto una licenza libera, essa potrà essere modificata e migliorata da chi-
unque ne abbia le competenze.
Infine, come ampiamente descritto nell’allegato C, grazie all’esperienza come inse-
gnante di lingua italiana, ho potuto avvicinarmi alle problematiche della didattica in un am-
biente interculturale.
Tra il 2005 e il 2008 ho lavorato in alcune aziende come consulente informatico e si-
stemista. Dal 2008 ad oggi mi sono invece dedicato alla didattica, in due settori apparen-
temente distanti. Ho insegnato lingua italiana per stranieri presso Assocam Scuola Came-
rana e ACLI Torino; infine ho insegnato informatica sia per Assocam che presso la Biblio-
teca Civica Primo Levi, all’interno di un progetto didattico nato dalla collaborazione tra la
biblioteca, l’UPM, e l’Associazione Alistra ASD (della quale sono stato socio fondatore).

7
Con il termine libero (vicino al concetto di open source, ma di più ampio respiro) si definisce una tipologia di software
rilasciato con una licenza che concede diverse libertà all’utente finale, tra cui quella di poter modificare il codice sorgente
(da cui è stato creato il software) e poter creare da questo un’opera derivata, citando però la paternità dell’opera origina-
le e mantenendo la stessa licenza libera. Esso si differenzia dal software chiuso (detto anche proprietario) proprio sulla
base di questi diritti e doveri che ha l’utente finale del software.
8
A differenza della piattaforma di sviluppo (MS-Access) che è invece proprietaria, a codice chiuso.
Walter Mantovani 9

PREPARAZIONE ALL’ATTIVITÀ DI RICERCA

Nell’introduzione ho esposto il tema, l’oggetto, le linee guida della ricerca e, in seguito,


le motivazioni che hanno portato ad interessarmi a questo argomento.
Ora tenterò di tracciare un primo abbozzo del progetto di ricerca.

Oggetto concreto di studio

Innanzitutto ritengo che l’attenzione debba essere indirizzata alle società e culture
meno contaminate dall’uso delle tecnologie informatiche in quanto, per studiare un feno-
meno di diffusione culturale, è auspicabile osservare le condizioni di partenza: possibil-
mente nelle quali il fenomeno non sia ancora in atto, lo sia da poco tempo, oppure che in-
fluenzi solo un ristretto numero di individui.
Nell’Introduzione ho evidenziato cosa intendo con i termini informatizzazione e tecno-
logia informatica. Le espressioni “[…] utilizzo delle tecnologie per l’elaborazione elettronica
delle informazioni”, “[…] trattamento dell'informazione mediante elaboratori elettronici” de-
lineano il campo teorico di studio.
Nel concreto voglio studiare il contatto con il computer, quest’ultimo inteso non come
una semplice macchina elettronica, bensì come macchina interattiva che permette la ma-
nipolazione dell’informazione: cioè dati numerici, linguistici, visivi e sonori. Inoltre la mani-
polazione dell’informazione è anche presupposto per poter utilizzare un computer come
mezzo di comunicazione tra individui (se collegati ad una rete informatica).
E’ doveroso precisare che intendo escludere le altre forme di comunicazione che non
richiedano all’utente l’uso di un computer in senso stretto: la telefonia tradizionale e le pri-
me generazioni di telefonia mobile, pur basandosi su infrastrutture informatiche molto
complesse, non richiedono all’utente finale l’interazione diretta con un computer vero e
proprio. Oggi tuttavia, i telefoni cellulari di ultima generazione e i palmari hanno un micro-
processore versatile che consente all’utente di adattare l’apparecchio ad altri usi oltre la
mera comunicazione telefonica. Questi devono dunque essere considerati dei computer a
tutti gli effetti.
A mio parere, l’unico modo per determinare (in maniera relativamente oggettiva) il
grado di “contaminazione” di una società da parte delle tecnologie informatiche, è l’analisi
degli indicatori statistici forniti da agenzie ed organizzazioni internazionali. In questo ambi-
to si ha sovente a che fare con due termini inglesi spesso usati come sinonimi, che pos-
sono indicare due campi di ricerca simili, ma distinti: IT e ICT. Il termine inglese IT (Infor-
10 Walter Mantovani

mation Technology) si differenzia da ICT (Information and Communications Technology)


per il fatto che quest’ultimo comprende anche le tecnologie per le telecomunicazioni. Pre-
supponendo che in futuro le telecomunicazioni si baseranno sempre più sull’uso dei com-
puter (più o meno sofisticati) da parte di un utente, queste potrebbero ugualmente essere
un buon indicatore. Intendo pertanto considerare, in fase preliminare, anche i dati inerenti
alle telecomunicazioni. Tuttavia l’attività di ricerca sul campo prediligerà essenzialmente il
campo della IT.
Gli indicatori statistici a cui mi riferisco, sono di pubblico dominio e reperibili su internet
presso i siti web di numerosi organismi internazionali e dei molti programmi di ricerca da
loro attivati, la maggior parte patrocinati dall’ONU. Presuppongo che questi dati siano
soddisfacentemente oggettivi ed affidabili, con tutte le riserve del caso, considerando che
le attività censorie nei paesi in via di sviluppo possono essere alquanto difficoltose e con-
troverse.
Procedo quindi con l’esposizione della fase preparatoria al processo decisionale, cioè
il metodo con cui ho selezionato i luoghi più adatti per questa ricerca.

La selezione inizia dal concetto di continente perché, ai fini di un confronto preliminare


degli “indici di sviluppo” in ambito ICT, esso risulta più pratico. Ad una prima analisi i con-
tinenti più arretrati dal punto di vista dell’informatizzazione sono Africa ed Asia. Tuttavia se
vogliamo determinare quale dei due sia il più arretrato, è oggettivamente difficile valutare
la bontà di un confronto: l’Asia è molto disomogenea con stati altamente informatizzati,
l’Africa invece ha una situazione più uniforme.
Ho dunque optato per l’Africa sulla base di un’osservazione linguistica: l’Africa ha un
gran numero di paesi anglofoni e trattandosi di un primo approccio, ritengo che la lingua
inglese, come vettore di comunicazione su argomenti di computing, sia più immediata e
pratica. Sarà ad ogni modo utile apprendere, per quanto possibile, la lingua autoctona, pur
potendo contare su un mediatore.
Trattandosi di una tesi per la laurea triennale (che vuole esser solo una prima espe-
rienza) considero tre mesi un tempo, sì fortemente limitato, ma sufficiente e ragionevole
per svolgere l’attività sul campo.
Infine resta da stabilire l’oggetto concreto della ricerca. Innanzitutto premetto che, a
mio parere:
 Un fenomeno di diffusione culturale, pur oltrepassando il concetto di etnia, per
ragioni pratiche di studio deve essere osservato entro un’unità circoscritta, so-
prattutto se il tempo a disposizione è limitato.
Walter Mantovani 11

 Selezionare l’oggetto di studio concreto per una ricerca di questo tipo è


un’operazione molto delicata: fonti, tipo, qualità e affidabilità dei dati di partenza,
possono compromettere l’integrità dell’intero processo decisionale.

Credo quindi che sia preferibile limitare lo studio ad un territorio di un villaggio o di un


piccolo paese in modo da limitare fortemente i fattori di complessità e gli aspetti da dover
tenere sotto controllo.

Questo luogo ideale dovrebbe rispondere ai seguenti requisiti:


 pochi contatti con le tecnologie informatiche e telematiche,
 pochi contatti con aree fortemente urbanizzate,
 alfabetizzazione diffusa9,
 popolazione già in contatto con radio, tv e telefonia,
 possibilità di comunicare anche in inglese con una parte rilevante di popolazione,
 presenza di un’etnia per la quale vi è già della letteratura etnografica al riguardo.

Mi pongo aperto ad un dibattito sul valore e sulla bontà di questi requisiti.

Potrei semplicemente avanzare un appello generico ad organizzazioni, associazioni o


missioni che operano in paesi anglofoni, ma ritengo che, parallelamente, una ricerca attiva
delle condizioni di ricerca migliori, possa essere un ulteriore aiuto ai fini del processo deci-
sionale. Voglio dunque selezionare il luogo di studio sulla base delle opportunità offerte-
mi da organizzazioni che operano in Africa, tenendo conto però delle condizioni sociali,
culturali ed economiche presenti in quei luoghi.

Procedo dunque ad illustrare il processo di analisi dei dati.

Analisi dei requisiti

Riassumendo, per selezionare un luogo che soddisfi i requisiti elencati in precedenza,


devo tener conto almeno dei seguenti fattori:
 socio-culturali,
 demografici,

9
Attualmente l’uso di strumenti informatici, richiede l’uso della lingua scritta.
12 Walter Mantovani

 economici,
 politici,
 etnici,
 la quantità di pubblicazioni etnografiche, sociologiche ed economiche sulla “unità
di studio” 10,
 la disponibilità di contatti e di possibili mediatori sul campo ( opportunità).

Sotto il concetto di continente, è possibile ancora suddividere l’Africa in due macro-


zone: l’Africa settentrionale e quella sub-sahariana. Purtroppo, avendo constatato una ge-
nerale instabilità dei criteri di definizione di queste ed altre possibili suddivisioni, ritengo sia
preferibile considerare direttamente una classificazione basata sul “sotto-concetto” di pa-
ese o nazione.
Sarebbe altresì possibile considerare un’entità etnica o sociale ben precisa, ma la ne-
cessità di dati statistici per completare il processo decisionale, i quali sono disponibili qua-
si esclusivamente a livello concettuale di “nazione” mi hanno spinto in questa direzione. In
altre parole, il materiale statistico di natura socio-economica che necessito per poter pren-
dere una decisione su quali luoghi preferire e quali evitare, è disponibile prevalentemente
in riferimento alle unità nazionali ed alle sotto-strutture dipendenti da esse.
Ho deciso dunque di partire selezionando i paesi africani nei quali una lingua ufficiale
è l’inglese o che abbiano una rilevante popolazione anglofona, considerando la somma
dei parlanti stimati in L1 e L211. Ho così ottenuto 29 paesi che, dopo un’attenta valutazio-
ne, ho diviso in tre gruppi:

Gruppo 1: una lingua ufficiale è l’inglese e vi è una considerevole popolazione anglofona.

Botswana Camerun Gambia Ghana Kenya Lesotho

Liberia Malawi Namibia Nigeria Rwanda Sierra Leone

Sud Africa Swaziland Tanzania Uganda Zambia Zimbabwe

10
A questo livello di astrazione, con unità di studio intendo tutto ciò che può essere concettualmente sovrapposto
all’oggetto di studio concreto.
11
Lingua madre (L1) e Lingua seconda (L2).
Walter Mantovani 13

Gruppo 2: una lingua ufficiale è l’inglese, ma sono paesi di influenza turistica, alquanto lontani dallo standard africano.

Mauritius Seychelles

Gruppo 3: l’inglese non è lingua ufficiale e i dati sulla popolazione anglofona sono piuttosto incerti e/o poco rilevanti.

Egitto Eritrea Etiopia


Libia Madagascar Marocco
Somalia Sudan Tunisia

Di questi gruppi, ho deciso di prendere in considerazione unicamente il primo in quan-


to è il solo che soddisfi a pieno i requisiti stabiliti precedentemente.

Sono pienamente consapevole che il mio modus operandi nel manipolare i dati stati-
stici potrà risultare grossolano ed alquanto discutibile, tuttavia in futuro, con l’adeguato
supporto, potrò analizzare i dati raccolti in questa prima fase seguendo un metodo più
convenzionale e scientifico.
Mi limiterò dunque ad illustrare una rudimentale “classifica” del gruppo 1, ottenuta as-
segnando a ciascun paese un “punteggio posizionale”12 in relazione agli altri, basato sul
grado di soddisfacimento di ciascun requisito, in pratica di ciascun indicatore selezionato.
La somma dei punteggi ottenuti per ciascun indicatore è riportata nell’ultima colonna a de-
stra della tabella 1.
Le tabelle complete, le fonti dei dati ed alcune riflessioni metodologiche sul processo
di analisi, si trovano esposte nell’allegato A in appendice. Le informazioni sulle etnie e sul-
le pubblicazioni etnografiche, essendo di grande mole e di difficile comparazione, saranno
reperite in maniera mirata quando avrò un panorama più dettagliato delle opportunità, ov-
vero quando riceverò le proposte concrete per l’attività sul campo. Anche il contesto politi-
co è un argomento importante ma, non avendo ancora reperito gli adeguati indicatori, sarà
trattato più ampiamente nelle successive edizioni del presente scritto.
La tabella 1 ha lo scopo principale di orientare il lettore verso le nazioni prese in con-
siderazione, al fine di rendere più efficaci eventuali contatti con il ricercatore.

12
Da 1 a 18, quanti sono gli elementi del gruppo 1.
Walter Mantovani

Tabella 1: classifica indicativa (per informazioni vedi allegato A)


Tasso di A bbonati Larghezza di
Popolazione Popolazione Linee-A bbonati Utenti
Densità %Pop istruzione telefonia Computer banda Radio Televisione PUNTEGGIO
Nazione Urbana anglofona telefonia fissa internet
(Pop/km2) 15-64 anni (%Pop 15+ mobile (%Pop) internazionale (%Pop) (%Pop) TOTA LE
(%Pop) (%Pop) (%Pop) (%Pop)
anni) (%Pop) (bps/Pop)
Botswana 55% 3 60% 35% 81% 7,70% 41,50% 4,87% 3,40% 17 75,58% 4,40% 134
Namibia 34% 2 57% 15% 85% 6,50% 19,30% 12,26% 3,97% 11 21,23% 8,06% 134
Lesotho 18% 61 58% 26% 83% 2,40% 11,30% 0,08% 2,86% 3 7,50% 4,44% 130
Sud Africa 59% 39 64% 30% 84% 10,20% 60,30% 8,36% 10,75% 19 24,24% 19,47% 125
Zimbabwe 36% 33 58% 62% 91% 2,50% 4,50% 6,61% 9,32% 4 14,77% 5,96% 125
Tanzania 27% 41 54% 15% 69% 0,40% 7,20% 0,93% 0,90% 0 39,79% 4,06% 123
Nigeria 48% 143 54% 59% 68% 0,90% 13,10% 0,91% 3,80% 1 23,54% 6,81% 122
Swaziland 25% 60 56% 5% 80% 3,90% 15,50% 4,07% 4,02% 1 17,25% 3,64% 121
Malawi 17% 110 50% 58% 64% 0,80% 2,50% 0,19% 0,45% 2 31,04% 0,74% 114
Zambia 35% 16 52% 85% 72% 0,80% 6,80% 1,12% 4,22% 6 14,54% 6,43% 113
Kenya 26% 60 55% 40% 78% 0,90% 11,80% 1,44% 7,89% 12 21,83% 4,79% 112
Ghana 47% 93 58% 48% 58% 1,50% 12,90% 0,58% 2,70% 8 13,38% 5,17% 109
Liberia 55% 29 52% 96% 59% 0,20% 3,70% .. 0,03% 0 27,43% 2,54% 107
Camerun 54% 35 55% 39% 68% 0,70% 11,70% 1,23% 2,23% 5 12,81% 4,53% 105
Uganda 13% 122 47% 62% 67% 0,30% 5,10% 1,67% 2,51% 4 15,49% 2,18% 98
Sierra Leone 40% 79 53% 90% 35% 0,50% 2,20% .. 0,19% 0 27,76% 1,29% 96
Rwanda 19% 347 55% 50% 67% 0,30% 2,40% 0,21% 0,70% 4 15,11% 0,83% 95
Gambia 46% 139 55% 39% 40% 3,00% 16,50% 1,65% 3,82% 7 15,48% 1,47% 89
valore di
min min max max max max max min min min max max
requisit o
14
Walter Mantovani 15

Tipo di ricerca

L’argomento si presta intuitivamente ad un approccio di tipo sociologico (come dimo-


stra la maggioranza della letteratura oggi disponibile); altrettanto auspicabile sarebbe un
approccio etno-culturale. Ritengo che il primo consenta un’analisi macroscopica, il secon-
do una microscopica.
Un orientamento che cerchi di analizzare i fenomeni sotto entrambe le prospettive, sa-
rebbe la scelta più indicata. Soprattutto se si considera che un computer è una tecnologia
che pone le basi per un altro fenomeno: l’estensione delle interazioni tra membri di culture
diverse, anche molto distanti (in senso sia culturale che spaziale).
Manterrò dunque una metodologia aperta, ma dal lato tecnico intendo avvicinarmi alla
ricerca etnografica, in particolare all’osservazione partecipante. Questa scelta è forse la
più indicata in quanto permette di avvicinarsi al punto di vista dei membri di una società.
Infatti lo scopo di questa ricerca è proprio quello di osservare come una società ed una
cultura “altra” reagisce ad un fenomeno di diffusione culturale.
Naturalmente, oltre al classico resoconto socio-etnografico, raccoglierò anche dati sta-
tistici, fondamentali per poter inquadrare la società all’interno del più vasto “sistema-
mondo”.
Unico aspetto relativamente problematico è il fattore tempo: in una ricerca etnografica
sotto forma di osservazione partecipante è auspicabile una permanenza sul campo suffi-
cientemente lunga da permettere al ricercatore di entrare nella dimensione quotidiana del-
la vita culturale, come un membro della società stessa. Inoltre, il tempo risulta determinan-
te se si vuole osservare la dinamica dei processi sociali.
Tuttavia, avendo posto un oggetto di ricerca molto specifico (l’informatizzazione),
l’osservazione sarà limitata agli aspetti culturali che la nuova tecnologia influenzerà. Il
background socio-culturale generico, sarà ricavato dalla precedente letteratura etnografica
e sociologica disponibile sulla realtà di studio. Da questo, la necessità di indicizzare la mo-
le di materiale letterario specialistico in riferimento ai luoghi selezionati, così da prediligere
le società per cui esso è presente.
Pur considerando queste premesse, non è saggio sopravvalutare le risorse a disposi-
zione. Avendo dunque solo tre mesi a disposizione, ritengo che questa prima esperienza
debba, almeno inizialmente, essere impostata come un approfondito sopralluogo al fine di
raccogliere dati per una futura ricerca più mirata ed articolata.
16 Walter Mantovani

ACCESSO NELLA SOCIETÀ

Ruolo

Come consuetudine, l’osservazione partecipante prevede che il ricercatore acceda al-


la società assumendo un ruolo specifico. Questo ruolo ha una duplice funzione: innanzitut-
to di consentire che il ricercatore sia accettato nella società; di conseguenza permettergli
di partecipare alla vita quotidiana ed interagire con i membri (consapevoli o inconsapevoli
della ricerca in atto).
La decisione se rivelare o no le intenzioni di ricerca e studio agli individui della comu-
nità sarà presa in un secondo momento, quando sarà stabilito il caso etnografico concreto.

Premesse le mie esperienze e competenze in ambito informatico, credo che i ruoli più
adatti al mio profilo siano:

 Tecnico - Sistemista
- assistenza tecnica e manutenzione (software),
- assemblaggio e riparazione computer (hardware)
- creazione e gestione di piccole reti.

 Insegnante
- assemblaggio e manutenzione di un computer e di una rete,
- uso di applicativi (specifici e generici),
- funzionamento e uso di internet (per molteplici scopi).

Contatti

Naturalmente, per poter accedere ad una società, ho bisogno di contatti e mediatori


all’interno di essa, i quali godano della fiducia della comunità e, auspicabilmente, dei suoi
cosiddetti guardiani.
Dal lato teorico dovrei entrare in contatto con delle “realtà” in cui vi siano condizioni
che potrebbero richiedere un supporto tecnico o didattico in ambito informatico. Dal lato
pratico queste condizioni le possiamo trovare per esempio in progetti finalizzati al supporto
dello sviluppo locale, alla gestione delle risorse, alla formazione professionale, allo svilup-
po imprenditoriale, ed in molti altri ancora. Questi progetti possono essere patrocinati in
Walter Mantovani 17

ambito locale-nazionale, oppure col supporto di organizzazioni di vario genere che opera-
no in ambito internazionale.
Dunque intendo distribuire la presente relazione a persone ed enti che potrebbero
mettermi in contatto con questo tipo di “realtà”. Questo appello verrà diffuso tramite contat-
ti personali, accademici e tramite internet.

Otterrò così un riscontro pratico dalle risposte e dai consigli ricevuti; avrò un’idea più
chiara di alcune realtà nelle quali è in atto un processo di informatizzazione; potrò valutare
concretamente le opportunità offertemi, e relazionarle ai dati socio-economici che ho sele-
zionato.
Dopo questo riscontro avrò le risorse per decidere quale sia il luogo più adatto a que-
sto tipo di ricerca.

Temi di ricerca

Gli aspetti culturali che possono essere influenzati dall’uso delle tecnologie informati-
che potrebbero essere molteplici. Pur focalizzando l’attenzione sugli elementi che dovreb-
bero maggiormente essere influenzati dalla tecnologia, è auspicabile mantenere un atteg-
giamento aperto anche all’osservazione e alla correlazione di fattori tra loro apparente-
mente estranei.
Per dare una prima idea delle tematiche che potrebbero essere trattate in questa ri-
cerca, mi limiterò, in questa fase preparatoria, ad un semplice e grezzo elenco:

 senso comune
 credenza, conoscenza e rappresentazione
 azioni e consuetudini
 concettualizzazione del "immateriale" ( etnomatematica)
 religione, rituale, sacro e soprannaturale
 norme e tabù

 famiglia
 istituzioni
 potere, politica e controllo sociale
 economia, mercato e forme di “procacciamento” (es. energia e strumenti tecnologici)
 media e mass-media
18 Walter Mantovani

 educazione e strutture di trasmissione delle competenze tecniche e specialistiche


 arte e testi (nel senso semiotico)
 lingua e linguaggi specialistici
 simbologia e iconismo
 oralità e scrittura
 fenomeni di scambio e condivisione (sharing)

 rapporti interpersonali e network analysis


 l’identità e creolizzazione
 personalità e sfera personale

 ……
Walter Mantovani 19

APPENDICE

Allegato A: Dati statistici e considerazioni metodologiche

Fonti

Di seguito sono riportate le fonti da cui ho tratto i dati statistici:

 World Development Indicators 2007 - http://www.worldbank.org


 Human Development Report 2006 - http://hdr.undp.org
 Africa Development Indicators 2006 - http://www.worldbank.org
 CIA Factbook 2007 - https://www.cia.gov/
 UN World population prospects (2005) - http://esa.un.org/unpp/
 UN Statistic Division (2007) - http://unstats.un.org
 World Bank - ICT at glance (2005) - http://www.worldbank.org/
 ITU-D - BDT / ICT Eye (2006) - http://www.itu.int

 Raymond G. Gordon, Jr. (ed.): Ethnologue: Languages of the World, Fifteenth edi-
tion, Dallas, Texas: SIL International. [2005]
 Crystal, David: The Cambridge Encyclopedia of the English Language, First and
Second Edition, Cambridge, UK: Cambridge University Press, p.109. [1995 e 2003]
 Melitz, Jacques: Language and foreign trade, University of Strathclyde, CREST-
INSEE, and CEPR. [2002]

Considerazioni sui dati e sui metodi di analisi

Dato che la prima stesura di questo progetto è avvenuta nel 2007, la maggioranza dei
dati statistici si riferisce al periodo 2000-2005 circa. Nei casi in cui non ho potuto uniforma-
re i dati di indicatori diversi (e di fonti diverse) in riferimento ad uno stesso esatto periodo,
ho scelto di registrato il valore medio tra le diverse fonti dello stesso indicatore. I dati sulla
percentuale di popolazione parlante la lingua inglese sono stati reperiti da tre fonti (Ra-
ymond, Crystal, Melitz) ma vi sono notevoli differenze per cause a me sconosciute. Per
questo motivo, di ogni paese ho registrato solo il maggior valore disponibile.
20 Walter Mantovani

In una prima fase ho rintracciato su internet alcune banche dati e dopo aver visionato
gli indicatori disponibili, ho selezionato quelli che potrebbero fornire interessanti informa-
zioni in relazione ai requisiti posti (vedi pag. 13). Il prospetto che segue è una selezione di
alcuni indicatori presi in esame.

Infine, per ordinare indicativamente i paesi valutando i requisiti, ho immaginato un me-


todo pratico in quanto non possiedo adeguate conoscenze di analisi statistica. Per sempli-
cità ho presupposto che i fattori abbiano tutti la stessa influenza.
Di questi indicatori ho selezionato quelli più rilevanti (in relazione ai requisiti) e che
possedessero un valore quantitativo (ordinabile), ottenendone così dodici. In seguito ho
assegnato a ciascun paese un “punteggio” per ognuno dei dodici indicatori sulla base dal-
la posizione del paese ottenuta ordinando i valori di ciascun indicatore. L’ordinamento è
dettato dal relativo requisito: il grado di soddisfacimento massimo di un requisito corri-
sponde al punteggio massimo, gli altri a scalare in ordine decrescente. I punteggi vanno
da 1 a 18, quante sono le nazioni prese in esame. La somma dei punteggi ottenuti per o-
gni indicatore è il punteggio totale raggiunto dal paese. Infine ho redatto la tabella 1 (pag.
14) che è ordinata sul punteggio totale.
Walter Mantovani 21

Per esempio, se il requisito inerente l’istruzione vuole un tasso di istruzione elevato, il


punteggio massimo (18) lo otterrà il paese con il tasso di istruzione più alto; man mano a
scalare ordinando i paesi dal tasso maggiore fino ad arrivare al paese con il tasso di istru-
zione più basso, al quale andrà il punteggio minimo (1).
Il termine “valore di requisito” utilizzato nella tabella 1 (pag. 14) indica praticamente
quale è il valore richiesto (minimo o massimo) dal requisito corrispondente all’indicatore.

Tabelle tematiche

POPOLAZIONE
Superfice Popolazione Popolazione Tasso di
Nazione Densità Rapporto
(kmq) TotPop Urbana fertilità
(TotPop/kmq) uomini/donne
(milioni) (% TotPop) (nati/donna)
Botswana 591.050 1,8 3 55% 3 1,003
Camerun 475.441 16,7 35 54% 5 1,007
Gambia 11.298 1,6 139 46% 5 0,997
Ghana 238.997 22,3 93 47% 4 1,003
Kenya 581.509 35,2 60 26% 5 1,004
Lesotho 30.355 1,9 61 18% 3 0,956
Liberia 111.370 3,2 29 55% 6 0,990
Malawi 118.482 13,1 110 17% 6 0,997
Namibia 824.855 2,0 2 34% 3 1,008
Nigeria 923.768 133,0 143 48% 6 1,022
Rwanda 26.338 9,2 347 19% 6 0,990
Sierra Leone 71.740 5,8 79 40% 6 0,938
Sud Africa 1.220.475 46,7 39 59% 2 0,947
Swaziland 17.364 1,1 60 25% 4 0,947
Tanzania 945.087 38,5 41 27% 5 0,980
Uganda 238.539 29,3 122 13% 7 1,004
Zambia 752.616 11,8 16 35% 6 0,994
Zimbabwe 390.669 12,8 33 36% 3 1,005

ISTRUZIONE LINGUA
ETA Tasso di Rapporto tasso
English
Speranza Nazione istruzione di istruzione
Nazione % TotPop Speaking
Età media di vita alla (% TotPop (uomini/donne
15-64+ anni (% TotPop)
nascita 15+ anni) Pop 15+ anni)
Botswana 21 60% 44 Botswana 81% 0,98 35%
Camerun 19 55% 49 Camerun 68% 1,29 39%
Gambia 18 55% 55 Gambia 40% 1,46 39%
Ghana 20 58% 58 Ghana 58% 1,33 48%
Kenya 19 55% 51 Kenya 78% 1,14 40%
Lesotho 21 58% 38 Lesotho 83% 0,79 26%
Liberia 18 52% 41 Liberia 59% 1,76 96%
Malawi 17 50% 41 Malawi 64% 1,53 58%
Namibia 20 57% 46 Namibia 85% 1,04 15%
Nigeria 19 54% 45 Nigeria 68% 1,25 59%
Rwanda 19 55% 46 Rwanda 67% 1,18 50%
Sierra Leone 18 53% 41 Sierra Leone 35% 1,92 90%
Sud Africa 24 64% 46 Sud Africa 84% 1,02 30%
Swaziland 19 56% 33 Swaziland 80% 1,02 5%
Tanzania 18 54% 48 Tanzania 69% 1,25 15%
Uganda 15 47% 49 Uganda 67% 1,33 62%
Zambia 17 52% 38 Zambia 72% 1,16 85%
Zimbabwe 20 58% 38 Zimbabwe 91% 1,08 62%
22 Walter Mantovani

TELEFONIA COMPUTER INTERNET


Abbonamenti Larghezza di Scuole
Linee-Abbonati Abbonati Utenti
Nazione Computer broadband-DSL banda connesse ad
telefonia fissa telefonia mobile internet
(% TotPop) internet internazionale internet
(% TotPop) (% TotPop) (% TotPop)
(% TotPop) (bps/TotPop) (% TotScuole)
Botswana 7,7% 41,5% 4,87% 3,40% 0,09% 17 4%
Camerun 0,7% 11,7% 1,23% 2,23% 0,00% 5 ..
Gambia 3,0% 16,5% 1,65% 3,82% 0,00% 7 13%
Ghana 1,5% 12,9% 0,58% 2,70% 0,06% 8 1%
Kenya 0,9% 11,8% 1,44% 7,89% 0,00% 12 ..
Lesotho 2,4% 11,3% 0,08% 2,86% 0,00% 3 ..
Liberia 0,2% 3,7% .. 0,03% 0,00% 0 ..
Malawi 0,8% 2,5% 0,19% 0,45% 0,00% 2 1%
Namibia 6,5% 19,3% 12,26% 3,97% 0,00% 11 13%
Nigeria 0,9% 13,1% 0,91% 3,80% 0,00% 1 ..
Rwanda 0,3% 2,4% 0,21% 0,70% 0,02% 4 ..
Sierra Leone 0,5% 2,2% .. 0,19% 0,00% 0 ..
Sud Africa 10,2% 60,3% 8,36% 10,75% 0,35% 19 27%
Swaziland 3,9% 15,5% 4,07% 4,02% 0,00% 1 ..
Tanzania 0,4% 7,2% 0,93% 0,90% 0,00% 0 ..
Uganda 0,3% 5,1% 1,67% 2,51% 0,00% 4 1%
Zambia 0,8% 6,8% 1,12% 4,22% 0,02% 6 ..
Zimbabwe 2,5% 4,5% 6,61% 9,32% 0,08% 4 ..

MASS-MEDIA
Televisione
Nazione Quotidiani Radio Televisione
per famigle
(% TotPop) (% TotPop) (% TotPop)
(% TotFam)
Botswana 2,5% 75,58% 4,40% ..
Camerun 0,6% 12,81% 4,53% 18%
Gambia 0,2% 15,48% 1,47% 12%
Ghana 1,4% 13,38% 5,17% 26%
Kenya 0,8% 21,83% 4,79% 17%
Lesotho 0,9% 7,50% 4,44% 12%
Liberia 1,4% 27,43% 2,54% ..
Malawi 0,2% 31,04% 0,74% 3%
Namibia 1,7% 21,23% 8,06% 39%
Nigeria 2,5% 23,54% 6,81% 26%
Rwanda 0,0% 15,11% 0,83% 2%
Sierra Leone .. 27,76% 1,29% 7%
Sud Africa 2,5% 24,24% 19,47% 59%
Swaziland .. 17,25% 3,64% 18%
Tanzania .. 39,79% 4,06% 6%
Uganda 0,3% 15,49% 2,18% 5%
Zambia 2,2% 14,54% 6,43% 26%
Zimbabwe .. 14,77% 5,96% 26%

POLITICA
Nazione
Tipo di governo
Botswana Repubblic a parlamentare
Camerun Repubblic a / regime presidenziale multipartitico
Gambia Repubblic a
Ghana Democrazia c ostituzionale
Kenya Repubblic a
Lesotho Monarc hia parlamentare c ostituzionale
Liberia Repubblic a
Malawi Democrazia multipartitica
Namibia Repubblic a
Nigeria Repubblic a federale
Rwanda Repubblic a presidenziale multipartitica
Sierra Leone Democrazia c ostituzionale
Sud Africa Repubblic a
Swaziland Monarc hia
Tanzania Repubblic a
Uganda Repubblic a
Zambia Repubblic a
Zimbabwe Democrazia parlamentare
Walter Mantovani 23

Allegato B: Mappa dei paesi africani selezionati


24 Walter Mantovani

Allegato C: Relazione dell’attività svolta presso l’UPM

Premessa

Per problemi burocratici sono stato chiamato alle Armi nel giugno 2003 anche se stu-
dente. Essendo a conoscenza che vi era la possibilità di fare obiezione di coscienza all'e-
stero, decisi di sfruttare l'occasione per fare un'esperienza prolungata in un paese stranie-
ro. Non feci quindi ricorso al TAR e mi presentai alla chiamata per fare poi obiezione di
coscienza.
Feci quindi domanda alla Caritas diocesana di Torino per partecipare al progetto inter-
nazionale "Caschi Bianchi" (patrocinato dall'ONU), la cui missione è creare un "contingen-
te civile di pace" in zone demilitarizzate. La selezione però non andò a buon fine e decisi
dunque di propormi all'UPM, in quanto mi parve l'ambiente più consono ai miei interessi
universitari.

Introduzione

Ho preso servizio presso la sede centrale, in via Ceresole n°42 a Torino, il 5 aprile 2004
ed ho terminato il 4 febbraio 2005, per un totale di dieci mesi. Le ore settimanali erano 35.
In totale ho svolto 1540 ore di servizio.
Durante questo periodo ho potuto vivere in un ambiente interculturale e mi sono avvici-
nato ai problemi che una situazione come questa comporta.

Introdurrò brevemente che cos'è l'UPM e che genere di attività svolge, in quanto è stato
l'ambiente dal quale ho ricevuto continui stimoli, anche al di fuori delle mie mansioni uffi-
ciali.
L'UPM è un organismo pastorale diocesano (quindi senza fini di lucro), la cui missione è
aiutare l'integrazione degli stranieri in Italia ed in particolare a Torino. Offre servizi
d’informazione sulle procedure burocratiche e sulle legislazioni italiane in materia
d’immigrazione; un servizio di ricerca lavoro; un team di consulenti specialistici volontari in
ambito legale, finanziario, lavorativo, contributivo ed imprenditoriale; un servizio di ricerca
casa; consulenza per l'orientamento professionale; un centro di psicologia transculturale
con sede distaccata (Via Riberi, 2); un organico di volontari per l'insegnamento della lin-
gua italiana; una biblioteca, una videoteca, un’audioteca ed un archivio fotografico su ar-
gomenti folcloristici e di migrazione umana; servizi di promozione della vita cristiana per
migranti cattolici.
Il nome potrebbe trarre in inganno. Sul sito internet, si legge: "L’Ufficio Pastorale Mi-
granti è un organismo pastorale costituito dall’Arcivescovo di Torino [...] in sostituzione del
Servizio Migranti Caritas, per favorire l’evangelizzazione dei migranti."
In realtà, posso dire di aver lavorato in un ambiente laico, privo di qualsiasi pregiudizio
religioso, né con fini d’evangelizzazione o proselitismo.
Punti cardine dell'Ufficio sono: accoglienza, ascolto, dialogo, informazione. Questi ser-
vizi basilari vengono prima di qualunque credo religioso o pregiudizio culturale. Qualsiasi
attività di promozione della vita cristiana, è offerta solo se richiesta.
Walter Mantovani 25

Attività svolte

 reception
 accoglienza
 colloqui d’informazione orientativa per la formazione
 colloqui d’iscrizione al corso d’italiano
 database per la scuola
 insegnamento della lingua italiana
 laboratorio audio-video-foto
 supporto informatico

Il primo mese di servizio (e sporadicamente durante i restanti nove mesi) sono stato as-
segnato alla reception. In casi di necessità ho anche lavorato all'accoglienza.
Il compito della reception è quello di fornire le informazioni basilari sull'ufficio, sui servi-
zi offerti e fare da tramite tra gli utenti e questi servizi. All'atto pratico, la mansione consiste
nell'interpretare la richiesta dell'utente ed indirizzarlo verso il consulente di competenza;
se l'afflusso d’utenza è maggiore degli operatori disponibili, si procede assegnando degli
appuntamenti per giorni successivi.
L'accoglienza invece è già di per sé un servizio. Qui si rivolgono le persone che devo-
no iscriversi nella banca dati dell'Ufficio e coloro che necessitano di informazioni generali e
burocratiche in materia di immigrazione.
In quest’ambito ho potuto sviluppare strategie d’interazione e mediazione, facendo affi-
damento sulle nozioni apprese dalle discipline socio-antropologiche e sulle personali abili-
tà empatiche e diplomatiche.
Il lavoro, alla reception e all'accoglienza, prevede un incontro con l'utente in un ambito
pubblico: infatti, altre persone possono ascoltare e partecipare all'interazione.

Diversa è l'esperienza di un consulente. L'incontro in questo caso avviene in forma più


riservata (anche se in alcuni casi sono inevitabilmente presenti altre persone). In una si-
tuazione tale si può creare un'interazione naturalmente più profonda e più accorta.
Le mie esperienze di consulenza, sono state principalmente due:
- colloqui d’informazione orientativa ai corsi professionali (circa cinque mesi, per 5 ore
settimanali).
- colloqui d’iscrizione alla scuola d’italiano interna (circa tre mesi per 3 ore settimanali).

L'attività d’informazione orientativa ai corsi professionali, consiste in un colloquio


individuale nel quale si cerca di capire, sotto forma di un'intervista informale, chi sia l'uten-
te e quali siano le sue esigenze formative. Individuatone il profilo, si procede con una ri-
cerca sul materiale digitale e cartaceo di cui si dispone; si stampa un prospetto con i rife-
rimenti dei corsi che potrebbero interessare l'utente, infine si forniscono ulteriori dettagli
cercando di accompagnare l'utente straniero nella comprensione di tutti gli aspetti rilevanti
del corso.
Nel caso di stranieri con evidenti difficoltà di comprensione linguistica ho dovuto svilup-
pare ed applicare strategie d’interazione, traduzione e mediazione. Quando le mie compe-
tenze linguistiche lo consentivano, ho spesso fatto ricorso alla lingua madre dell'utente o
ad una lingua franca. Inoltre, in casi particolari, ho fatto da mediatore tra l'utente e la scuo-
la che avrebbe erogato il corso di formazione.

Durante i colloqui per l'iscrizione al corso d’italiano, bisogna invece capire il profilo
linguistico e scolastico dell'utente, per poterlo inserire nella classe di livello adeguato alle
26 Walter Mantovani

sue competenze linguistiche. In questo caso ho fatto uso di brevi test informali (orali e
scritti) sull’uso dell'italiano e una breve intervista per inquadrare il livello di scolarità.
Sempre in quest’ambito, mi sono occupato di sviluppare un database relazionale per
facilitare la procedura d’iscrizione e permettere una veloce estrapolazione dei dati per fini
statistici. Il database preleva le informazioni sugli utenti dal database centrale e le incrocia
con i dati locali, inseriti durante l'iscrizione ed i successivi eventuali aggiornamenti. Esso è
tuttora utilizzato.
Ai fini di questa relazione, posso aggiungere che tutte queste esperienze mi hanno dato
occasione di conoscere racconti di vita, condizioni di vita e problematiche dell'immigrato.
Ho potuto inoltre cogliere (seppur limitatamente) le espressività, le differenze e le caratte-
ristiche comuni di culture diverse dalla mia. Per quanto riguarda lo sviluppo del database,
ho potuto, da autodidatta, approfondire le mie abilità con l'applicativo MS-Access.

Inoltre, durante le prime settimane di servizio, ho iniziato a fare sporadicamente delle


supplenze nelle classi d’italiano.
Il programma offerto dalla scuola prevede un livello medio-basso, in quanto non si pro-
pone come istituto per l'insegnamento dell'italiano, bensì come strumento d’accoglienza
per fornire le competenze linguistiche basilari, rimandando quindi alle scuole di competen-
za (i CTP) quando ve ne sia l'opportunità. Gli insegnanti sono tutti volontari e le lezioni si
svolgono tutt’ora nella sede dell'UPM. L'utenza è molto variabile anche nel breve periodo.
L'esperienza dell'insegnamento della lingua italiana mi ha dato molte soddisfazioni,
appassionato e costretto a riflettere profondamente sulla mia lingua madre. Questo ha su-
scitato in me molto interesse per la Linguistica, disciplina che, fino a quel momento, quasi
detestavo. Ho deciso quindi di propormi come insegnante fisso in una classe, due ore la
settimana (come di norma sono i turni degli insegnanti). I primi cinque mesi feci dunque
supplenze sporadiche, per i restanti cinque, da settembre 2004, ho insegnato con regolari-
tà. Finito il servizio, ho continuato volontariamente per alcuni periodi: l'ultimo è stato tra ot-
tobre e dicembre 2006.
Credo inoltre che, le interazioni con gli studenti, i tentativi di comunicazione di suoni,
forme, strutture ed usi della mia lingua madre verso altre culture, mi abbiano permesso di
capire meglio "come gli altri ci vedono".
A livello introspettivo, l'esperienza dell'insegnamento è stata molto formativa, pur non
avendo, all'epoca, ancora frequentato il corso di "didattica dell'italiano per stranieri".

La nazionalità dell'utenza con cui ho avuto interazioni è certamente stata influenzata


dalle leggi e dalle disposizioni, in materia di immigrazione, imposte dallo Stato italiano in
quel periodo, e dagli avvenimenti socio-politici internazionali. Ritengo inoltre che possibili
pregiudizi, riguardo all'attività pastorale che l'ufficio lascia intendere dal suo nome, possa-
no influenzare l'affluenza, precludendo l'accesso ad alcuni gruppi etnici. Per avere un'idea
sull'utenza media che può aver frequentato l'UPM nel periodo del mio servizio, vedere gli
estratti dei "Dossier annuali UPM 2004 e 2005".

Ho anche collaborato con il laboratorio audio-video collegato con l'archivio video e fo-
tografico. In quest'ambito ho aiutato l'addetto al laboratorio in alcuni progetti dell'ufficio uti-
lizzando software di grafica, foto-ritocco e video editing.
Infine posso aggiungere che, essendo un appassionato d’informatica da ormai più di
dieci anni, ho potuto fornire un sostegno tecnico per i comuni problemi che possono pre-
sentarsi in un ufficio informatizzato.

Ulteriori informazioni sull'UPM sono reperibili sul sito internet:


http://www.migrantitorino.it/

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