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I Regolamenti dell’Esecutivo
I regolamenti del Governo non possono contenere norme contrarie alle disposizioni delle leggi e i
regolamenti ministeriali ed interministeriali non possono contenere norme contrarie ai regolamenti
del Governo (art. 4, Disposizioni sulla legge in generale e art. 17, comma 3, legge n. 400/88). Per i
regolamenti ministeriali ed interministeriali è più opportuno, quindi, parlare di fonti terziare
essendo subordinati anche ai regolamenti del Governo.
I regolamenti del Governo, i regolamenti ministeriali nonché quelli interministeriali possono essere
adottati solo nelle materie di competenza esclusiva dello Stato di cui all’art. 117, co. 2 Cost.
Secondo l’art. 117, comma 6, Cost., la potestà regolamentare spetta allo Stato, alle Regioni e agli
enti locali secondo il seguente riparto:
• allo Stato nelle materie di competenza esclusiva statale (art. 117, comma 2, Cost.);
• alle Regioni nelle materie di competenza concorrente e residuale (art. 117, commi 3 e 4);
• agli enti locali in ordine alla disciplina e alla organizzazione delle funzioni pubbliche
loro attribuite.
Le Regioni possono eccezionalmente esercitare la potestà regolamentare nelle materie di
competenza esclusiva statale in caso di delega da parte dello Stato.
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Caratteristiche della norma sono: a) la generalità (ossia l’indeterminabilità dei destinatari); b) l’astrattezza (ossia la
capacità di regolare una serie indefinita di casi); c) l’innovatività (ossia la capacità di innovare l’ordinamento giuridico).
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FONTI STATALI SECONDARIE
Tipologie di regolamento
Regolamenti di esecuzione
Disciplinano l’esecuzione delle leggi, dei decreti legislativi e dei regolamenti comunitari
svolgendo una funzione applicativa e interpretativa; i regolamenti di stretta esecuzione
possono intervenire anche nelle materie coperte da riserva assoluta di legge.
Regolamenti indipendenti
Sono emanati nelle materie in cui manca la disciplina da parte delle leggi o di atti avente
forza di legge. Non possono comunque intervenire nelle materie riservate alla legge (sia che
si tratti di riserve assolute che relative). Tali regolamenti non hanno pertanto alle spalle
nessuna previa legge che soddisfi il principio di legalità sostanziale.
Si è molto dubitato in passato della legittimità costituzionale di tali regolamenti. Si tratta
comunque di una tipologia regolamentare poco utilizzabile data la difficoltà di trovare
materie in cui manchi completamente una disciplina legislativa.
Regolamenti di organizzazione
Provvedono all’organizzazione e al funzionamento delle pubbliche amministrazioni secondo
le disposizione dettate dalla legge. L’art. 97 Cost. prescrive in tale materia una riserva di
legge relativa sicché tali regolamenti sono assimilabili ai regolamenti attuativi. Va
sottolineato che a seguito della legge n. 59/97, art. 13, l’organizzazione e il funzionamento
delle pubbliche amministrazioni non è più soggetta ai tradizionali regolamenti di
organizzazione, essendo la materia stata “delegificata” (art. 17, comma 4 bis, legge 400/88).
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FONTI STATALI SECONDARIE
Il procedimento
L’art. 17, comma 3, della legge n. 400/1988, attribuisce la potestà regolamentare anche ai singoli
organi del potere esecutivo. Tali regolamenti possono essere emanati esclusivamente se una legge
di volta in volta lo autorizzi (nella prassi non è infrequente che siano i regolamenti governativi a
conferire tale potere). Possono essere adottati solo nelle materie di competenza del singolo ministro
(compreso il Presidente del Consiglio) o di più ministri insieme nel caso dei regolamenti
interministeriali.
Sotto il profilo procedimentale i regolamenti in oggetto si differenziano da quelli governativi perché
non sono deliberati dal Consiglio dei ministri, ma semplicemente comunicati al Presidente del
Consiglio e anziché essere emanati dal Presidente della Repubblica sono adottati con decreti
ministeriali ovvero interministeriali (cfr. Corte cost., sent. n. 79/1970).
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