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Domenica

l’attualità
Cocaina, il fascino del male
La LUCA RASTELLO

cultura
Nell’officina di Mauro Corona
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 di Repubblica PAOLO RUMIZ

Quel
resta
che
di

Freud
Inconscio, Edipo, Super-io
Cosa è cambiato
FOTO ©SELVA/LEEMAGE/MONDADORI ELECTA

e come siamo cambiati


a settant’anni dalla morte
del fondatore
della psicoanalisi

UMBERTO GALIMBERTI PAOLO REPETTI spettacoli


settant’anni dalla morte di Freud vien da chiedersi l mio inconscio è un reperto archeologico nel quale un os- Il Pergolesi perduto e ritrovato

A che cosa sopravvive della sua teoria e che cosa in-


vece si è rivelato caduco. È questa una domanda le-
gittima, ma che forse vale solo per le scienze esatte,
dove verifiche oggettive e sperimentazioni sempre
più approfondite consentono di validare o invali-
dare una teoria. La psicoanalisi non è una scienza “esatta”, ma si
iscrive nell’ambito delle scienze “storico-ermenutiche”. E questo
perché la psiche è così solidale con la storia da essere profonda-
mente attraversata e modificata dallo spirito del tempo, che è pos-
I servatore attento può trovare tracce stratificate di una tren-
tennale storia clinica che spazia dai freudiani agli junghia-
ni ai lacaniani e perfino ai famigerati comportamentisti. La
mia carriera di paziente in cura è cominciata a otto anni.
Uno strano malessere che faceva su e giù all’altezza del ples-
so solare in prossimità del pranzo e della cena mi attanagliava e mi
impediva di mangiare. Fu in quell’occasione che ebbi il mio primo
incontro con una rudimentale figura di terapeuta: la portinaia del
palazzo. Mi fermavo a parlare con lei, una signora ebrea poco lo-
CLAUDIO ABBADO, LEONETTA BENTIVOGLIO e RICCARDO MUTI

i sapori
Ecco la Befana, dolci sotto il camino
LICIA GRANELLO e MARINO NIOLA

sibile cogliere e descrivere solo con l’arte dell’interpretazione o, quace ma dotata di un bel sorriso e di un robusto buon senso. le tendenze
come oggi si preferisce dire, col lavoro ermeneutico.
Questo spiega perché, a partire da Freud, si sono sviluppati tan-
Da lei si intrattenevano altre figure solitarie, querule zitelle e
vedovi angustiati, e anche un ragazzino manesco che solo in sua
Cachemire, il lungo inverno caldo
presenza sembrava calmarsi. Il setting che si svolgeva in una guar- LAURA ASNAGHI
ti percorsi interpretativi, approdati ad altrettante teorie psicoana-
litiche, da cui hanno preso avvio le diverse scuole. In comune esse diola poco illuminata aveva anche le sue brave regole: mai fuori
hanno il concetto di «nevrosi» che Freud, dopo aver rifiutato di dell’orario di portineria e a bassa voce. E dunque non è un para- l’incontro
considerare la nevrosi una malattia del sistema nervoso come vo- dosso. È lì che ho vissuto il mio primo transfert. Da adolescente i
leva la medicina di stampo positivista in voga al suo tempo, ha tra- miei mi obbligarono ad alcune rare incursioni nello studio di uno Penelope Cruz, un destino da diva
sferito dal piano “biologico” a quello “culturale”. psichiatra. MARIA PIA FUSCO
(segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)
34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

la copertina Settant’anni fa moriva il padre della psicoanalisi dopo aver cambiato


Quel che resta di Freud per sempre non solo la cura della mente ma la nostra visione del mondo
Mentre scadono i diritti delle sue opere e c’è la corsa a ripubblicarle, Bollati
Boringhieri rimanda in libreria i suoi capolavori curati dal grande Musatti
Ecco un bilancio di quanto dobbiamo all’uomo
che disse che è il nostro inconscio a decidere per noi

La profezia del dottor F.


saremo sempre nevrotici
UMBERTO GALIMBERTI società (Super-io o inconscio sociale) senza uno spazio di mediazione. dienza disciplinare, ma dal-
c’è il nostro io, la nostra parte coscien- Ma proprio perché la psiche è «stori- l’iniziativa, dal progetto,
(segue dalla copertina) te, che raggiunge il suo equilibrio nel ca» e perciò muta col tempo, non si può dalla motivazione, dai risul-
dare adeguata e limitata soddisfazione essere fedeli a questa grande intuizio- tati che si è in grado di ottene-
o ha fatto definendo la ne- a queste esigenze contrastanti, la cui ne di Freud, se non superando Freud, re nella massima espressione di

L vrosi come un «conflitto» forza può incrinare l’equilibrio dell’io perché il suo concetto di nevrosi ben si sé. L’individuo non è più regolato
tra il mondo delle pulsioni (e in questo caso abbiamo la nevrosi) o attaglia a una «società della disciplina» da un ordine esterno, da una confor-
(da lui denominato Es) e le addirittura può dissolvere l’io soppri- dove la nevrosi è concepita come un mità alla legge, la cui infrazione genera
esigenze della società (de- mendo ogni spazio di mediazione tra le «conflitto» tra il desiderio che vuole in- sensi di colpa, ma deve fare appello al-
nominate Super-io) che ne due forze in conflitto, e allora abbiamo frangere la norma e la norma che tende le sue risorse interne, alle sue compe-
chiedono il contenimento e il controllo. la psicosi o follia. La psicoanalisi, che a inibire il desiderio. Oggi la società del- tenze mentali, per raggiungere quei ri-
In questa dinamica è possibile scor- per curare ha bisogno dell’alleanza del- la disciplina è tramontata, sostituita sultati a partire dai quali verrà valutato.
gere il tragitto dell’umanità e il suo di- l’io, può operare solo con la nevrosi, ag- dalla «società dell’efficienza» dove la In questo modo, dagli anni Settanta
sagio che Freud condensa in queste ra- giustando le incrinature dell’io, mentre contrapposizione tra «il permesso e il in poi, il disagio psichico ha cambiato
pide espressioni: «Di fatto l’uomo pri- è impotente con la psicosi, dove incon- proibito» ha lasciato il posto a una con- radicalmente forma: non più il «con-
mordiale stava meglio perché ignorava scio pulsionale e inconscio socia- trapposizione ben più lacerante flitto nevrotico tra norma e trasgressio-
qualsiasi restrizione pulsionale. In le confliggono corpo che è quella tra «il possibile e l’im- ne» con conseguente senso di colpa
compenso la sua sicurezza di godere a a corpo, possibile». ma, in uno scenario sociale dove non
lungo di tale felicità era molto esigua. Che significa tutto questo agli c’è più norma perché tutto è possibile,
L’uomo civile ha barattato una parte effetti della sofferenza psichi- la sofferenza origina da un «senso di in-
della sua possibilità di felicità per un ca? Significa, come opportu- sufficienza» per ciò che si potrebbe fa-
po’ di sicurezza». Questa interpreta- namente osserva il sociologo
zione del disagio psichico, che sposta la
lettura della sofferenza dal piano biolo-
francese Alain Ehrenberg in
La fatica di essere se stessi
La contrapposizione
gico a quello culturale, è la grande sco- (Einaudi), che nel rapporto
tra individuo e società, la
ben più lacerante
perta di Freud, tuttora alla base delle
successive teorie psicoanalitiche che, misura dell’individuo
ideale non è più data dal-
è quella tra possibile
per quanto differenti tra loro, rifiutano
di reperire le spiegazioni della soffe- la docilità e dall’obbe- e impossibile
renza psichica esclusivamente nel fon-
do biologico dell’organismo. re e non si è in grado di
A questa intuizione Freud è giunto fare, o non si riesce a fa-
grazie alla sua assidua frequentazione re secondo le attese al-
della filosofia e in particolare di quella trui, a partire dalle quali,
di Schopenhauer, che Freud considera ciascuno misura il valore
suo «precursore»: «Molti filosofi posso- di se stesso. Per effetto di
no essere citati come precursori, e so- questo mutamento, scri-
pra tutti Schopenhauer, la cui “volontà ve Eherenberg: «La figura
inconscia” può essere equiparata alle del soggetto ne esce in
pulsioni psichiche di cui parla la psi- gran parte modificata. Il
coanalisi». Secondo Schopenhauer, problema dell’azione non
infatti, ciascuno di noi è abitato da una è: “ho il diritto di compier-
doppia soggettività: la «soggettività la?” ma: “sono in grado di
della specie» che impiega gli individui compierla?”». Dove un falli-
mento in questa competi-
Oggi la società zione generalizzata, tipica
della nostra società, equivale
della disciplina a una non tanto mascherata
esclusione sociale.
è diventata società Del resto già Freud, consi-
derando le richieste che la so-
dell’efficienza cietà esigeva dai singoli indivi-
dui, ne Il disagio della civiltà si
per i suoi interessi che sono poi quelli chiedeva: «Non è forse lecita la
della propria conservazione, e la «sog- diagnosi che alcune civiltà, o
gettività dell’individuo» che si illude di epoche civili, e magari tutto il ge-
disegnare un mondo in base ai suoi nere umano, sono diventati “ne-
progetti, che altro non sono se non illu- vrotici” per effetto del loro stesso
sioni per vivere, senza vedere che a ca- sforzo di civiltà? [...] Pertanto non
denzare il ritmo della vita sono le im- provo indignazione quando sento chi,
modificabili esigenze della specie. considerate le mete a cui tendono i no-
Questa doppia soggettività viene co- stri sforzi verso la civiltà e i mezzi usati
dificata dalla psicoanalisi con le parole per raggiungerle, ritiene che il gioco
«io» e «inconscio». Nell’inconscio oc- non valga la candela e che l’esito non
corre distinguere un inconscio «pul- possa essere per il singolo altro che in- LETTERE
sionale» dove trovano espressione le tollerabile». In questa pagina,
esigenze della specie, e un inconscio Alla domanda iniziale: cosa resta di le lettere con le quali
«superegoico» dove si depositano e si Freud a settant’anni dalla sua morte? Paolo Boringhieri
interiorizzano le esigenze della società. Rispondo: l’aver sottratto il disagio psi- a partire dal 1956
Sono esigenze della specie la sessua- chico alla semplice lettura biologica, chiede a Cesare Musatti,
lità, senza la quale la specie non ve- l’averlo collocato sul piano culturale, pioniere della piscoanalisi
drebbe garantita la sua perpetuazione, l’aver intuito per effetto di questa col- in Italia, di curare
I LIBRI locazione che il disagio psichico si mo- l’opera omnia di Freud
e l’aggressività che serve per la difesa A settant’anni dalla morte di Freud sono
della prole. Queste due pulsioni, pro- difica di epoca in epoca, per cui compi-
scaduti i diritti delle sue opere che in Italia
prio perché sono al servizio della spe- to della psicoanalisi, più che attorci-
sono state pubblicate da Bollati Boringhieri
cie, l’io le subisce, le patisce, e perciò di- gliarsi nelle diverse denominazioni
In occasione dell’anniversario la casa editrice
ventano le sue «passioni», che la so- delle nevrosi, è quello di individuare le
manda in libreria l’8 gennaio tre titoli
cietà, per salvaguardare se stessa, chie- modificazioni culturali che caratteriz-
fondamentali dell’edizione di riferimento curata da Cesare Musatti
de di contenere, nella loro espressione, zano le diverse epoche, che tanta riper-
in edizione economica: L’interpretazione dei sogni, Psicopatologia
entro certi limiti. cussione hanno sulla modalità di am-
della vita quotidiana e Introduzione alla psicoanalisi
Tra le esigenze della specie (Es o in- malarsi «nervosamente».
conscio pulsionale) e le esigenze della © RIPRODUZIONE RISERVATA
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

Io, il paziente perfetto


PAOLO REPETTI
(segue dalla copertina) sembrava che parlassi con le maiuscole. Il
Desiderio, l’Altro, il Significante. E ancora
er me e i miei genitori, che nulla sa- una breve e intensa partecipazione a un grup-

P pevano di psicoanalisi, quello era un


vero medico, dotato di scrivania di
noce, martelletto per i riflessi, pila per il con-
po terapeutico presso un’analista seguace di
Winnicot. Esperienza che non ebbe alcun ef-
fetto sui sintomi ma che mi permise di cono-
trollo delle pupille e il cui sapere rassicuran- scere una ragazza più nevrotica di me e della
te aveva come espressione manifesta il fami- quale divenni amante e vice-terapeuta.
gerato ricettario dove la sua firma di offician- Ero ancora un paziente nevrotico, ma do-
te di un’autentica scienza campeggiava sot- tato di un sapere minuzioso che elargivo con
to i farmaci prescritti. generosità ad amici e fidanzate. Come quegli
Nulla di tutto questo in analisi, cominciata ipocondriaci che pensano di vincere la ma-
qualche anno dopo. Quella stanza svuotata di lattia immaginaria trasformandosi in medi-
qualsiasi autorevolezza clinica era piena solo ci dilettanti. A trent’anni finalmente l’incon-
di parole e fantasmi, immagini e sogni, sotto tro con un vecchio analista junghiano, un
il controllo paziente di un “tecnico dell’in- ebreo polacco che, per inciso, era nato nella
conscio” che aveva con i miei sintomi, il ma- stessa città del ginecologo di mia madre, an-
lessere e la mia angoscia, un rapporto di com- ch’egli ebreo: semplice coincidenza o sin-
prensione, privo di pregiudizi. Io e il mio ana- cronicità junghiana? All’inizio ero ancora
lista imparavamo uno straordinario «gioco talmente immerso nello studio del Signifi-
linguistico» — che è la vera grande rivoluzio- cante lacaniano che i primi sei mesi di sedu-
naria scoperta di Freud — in cui ricostruendo te, invece di affrontare dolorosamente gli ef-
assieme pezzi inghiottiti della mia biografia fetti catastrofici di un’autostima ridotta a ze-
rendevamo attivo quel processo che mi ro — quello che il mio analista chiamava il
avrebbe portato col tempo — e mai in modo mio Sé schifoso — ero io a tenere dotte lezio-
definitivo — ad accettare che nessuno è de- ni al terapeuta sulle Macchine Desideranti di
positario del segreto della tua guarigione. Deleuze e Guattari dei quali avevo seguito
Il percorso è lungo, dispendioso, acciden- una e una sola lezione presso il Dams di Bo-
tato. Ma non ho conosciuto altre scorciatoie. logna. Ebbene dopo sei mesi di farneticanti
La psicoanalisi non è una filosofia di vita che conferenze lentamente cominciai a scoprir-
dà senso alla tua esistenza. Non è un pieno mi e a raccontare qualcosa di me. Tutto co-
che riempie una lacuna. Per quello ci sono il minciò con un sogno di pipistrelli e colombe
buddismo, lo yoga, la religione, il turismo che il terapeuta accolse con un sorridente:
INFOGRAFICA MARCO GIANNINI

orientale. La guarigione stessa è solo un limi- «Ecco questa è la prima moneta d’oro da in-
te che si sposta come quando guardiamo l’o- filare nel salvadanaio».
rizzonte. A un certo punto accade. Assomiglia E invece, da sempre, una naturale diffi-
allo sgretolamento di un muro. Un muro che denza verso la cosiddetta psicoanalisi dell’Io
ci difendeva dalla vista insopportabile del che ha in America la sua culla e nei film di
mondo «così come è», nudo e crudo, e che ora Woody Allen la sua caricatura più appropria-
possiamo finalmente guardare con i nostri ta. Una psicoanalisi ridotta a ortopedia del-
occhi senza temere di esserne sopraffatti. l’io, tecnica di adattamento, normalizzante e
Certo nel corso del mio trentennale girova- felicemente convinta che l’american way of
gare tra uno studio e l’altro sono stato un pa- life sia la vita stessa.
ziente tutt’altro che fedele. Ho persino avuto In questi giorni ho iniziato la mia quinta te-
per tre mesi due analisti in contemporanea. rapia. L’archeologo che si imbatterà nel mio
Un freudiano e uno junghiano. Ero un poli- inconscio scoprirà le tracce di una bonaria e
teista alla ricerca ansiosa di un monoteismo sorridente diffidenza e una disponibilità iro-
da abbracciare e mettevo ingenuamente a nica verso questo nuovo viaggio. Segno che il
confronto i vantaggi dei riti più diversi. Sono muro comincia a mostrare le sue crepe.
stato colpito dal virus lacaniano. Per un anno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

l’attualità In principio furono scrittori e intellettuali. Poi, durante


Mercanti di morte la Grande guerra, andò di moda tra i piloti “un po’ giù
di nervi”. Vent’anni fa toccò ai rampanti yuppies
Oggi, tagliata con sostanze micidiali, non è più
la droga dei ricchi, ma di operai, muratori e tranvieri
È proprio questa l’ultima vera magia della polverina bianca

Cocaina, il fascino del male

LUCA RASTELLO l’Europa. Sono le ’ndrine calabresi, partner d’affa- ti — con guadagni proporzionali al «rischio d’im- to della sostanza d’élite, che però proprio nelle
ri dei messicani, a controllare la piazza d’arrivo pri- presa» — e a conservare il controllo del canale di ap- piazze più povere sopravvive come marketing: «È
iracoli ne fa, non c’è dubbio, an- vilegiata in Europa, la Spagna. Ed è proprio il ruolo provvigionamento. Un criterio organizzativo snel- su questo tipo di consumatore che fa presa l’idea

M che se cattivi. E per lo più di na-


tura illusoria. Per esempio sem-
bra tanta quando è poca. Meno
di così non ce n’è mai stata da
quindici anni, eppure i rapporti
ufficiali parlano di consumo dilagante e addirittu-
ra in espansione. La cocaina, sembra strano, scar-
dei calabresi ad aver contribuito a fare di Madrid la
nuova Borsa europea della cocaina in sostituzione
di Amsterdam. La scelta dei clan è di mantenere il
consumo a livelli di massa, aumentando i tagli e
smerciando al dettaglio roba di poco valore. È la po-
litica anche dei camorristi che tendono a lasciare la
piazza del dettaglio in gestione a terzi indipenden-
lo ed efficace: meno fiancheggiatori, meno dete-
nuti, meno spese e più sicurezza (molti pentimen-
ti in carcere sono dovuti al bisogno di mantenere
famiglie che non hanno più il sostegno del clan).
Ma anche meno controllo sulla merce e sui guada-
gni selvaggi che tagli successivi e sostanza sempre
meno pura garantiscono. Con buona pace del mi-
delle merce esclusiva. È questione di moda». Altro
gioco di prestigio: roba da pezzenti venduta come
status symbol.
Di magheggi vive la cocaina, nata per incremen-
tare sogni e creatività. E non è la prima volta che fa
moda. Negli anni Sessanta, per esempio, il princi-
pio attivo fu isolato dalla dottoressa rumena Ana

Il vetro tritato dei tubi Il principio attivo fu isolato


al neon per far credere dalla rumena Ana Aslan
ai più ingenui di avere che lo commercializzò
per le mani la “perlacea” contro l’invecchiamento
seggia: la «polverina magica» regala l’ennesima il- Aslan che lo commercializzò contro l’invecchia-
lusione di massa nella sua storia. «Sono rovinato», mento (prima si chiamava «coca sintetica», poi più
confida a Repubblica un uomo che per ovvie ragio- prudentemente «gerovital»). Ma la prima ondata di
ni chiede l’anonimato: «Noi fornitori del segmen- moda risale alla Grande guerra, quando i piloti «un
to-lusso stiamo perdendo clientela». Parla proprio po’ giù di nervi» la usavano per rimettersi in forma,
di segmento-lusso: come tutte le industrie moder- come scrive Ernst Jünger, il grande scrittore tede-
ne anche questa applica strategie di marketing per sco che sulla soglia della morte — avvenuta a cen-
individuare, classificare e incrementare gli stili di todue anni — decise di provare ogni droga, il solo
vita compatibili con il consumo. «Nelle fasce alte forse ad aver saputo dominare la mortale polvere
l’impossibilità di trovare cocaina buona spinge i bianca. A ridosso vennero i giocatori d’azzardo:
cannabinoidi», spiega il nostro dealer, «è quella og- «Fiutavano con moderazione, all’incirca come si
gi la droga dei ricchi». fuma un sigaro nero brasiliano o si prende un
Altro che sostanza d’élite: la coca sulle nostre caffè», anche se secondo il Journal de Médecine
piazze è merce con principio attivo inferiore al di- française nel 1924 a Parigi erano censiti ottantami-
ciotto per cento, addirittura in certi casi, truffe più la cocainomani. Jünger la provò, come altri prima
che narcotraffico, inferiore all’uno per cento. Dosi di lui: Stevenson che scrisse in poche notti di «ne-
da trenta euro, ma a volte anche da dieci, che as- ve» Il dottor Jeckyll e Mr Hyde, Conan Doyle che fe-
sorbono l’intero mercato, tagliate con le sostanze ce di Sherlock Holmes un nevrotico affetto da di-
più varie: dalla mannite al vetro tritato dei tubi al pendenza per la sua «soluzione sette per cento»,
neon, che dà alla polvere una specie di scintillìo per Gottfried Benn, Freud, Benjamin. E prima di loro gli
far credere ai più ingenui di avere per le mani la adepti del Vino Mariani, ideato nel 1863 dal farma-
«perlacea», meraviglia al novantacinque per cento cista corso Angelo Mariani: Gounod, Ibsen, Rodin,
che a Napoli, secondo il nostro confidente, «non si Zola, Verne, Edison, il generale Grant, e Edoardo
vede dai tempi di Maradona». VII principe di Galles, l’uomo più chic del mondo.
Tanta roba e poca sostanza, insomma. È effetto Il vino corso guariva a furor di popolo ogni tipo di
del nuovo boom del consumo negli Usa, proprio male (un po’ come ora l’aloe), febbre, insonnia, mal
quel mercato la cui flessione all’inizio degli anni di gola e impotenza: coeundi e generandi. Quanto
Novanta causò l’invasione di cocaina in Europa. I Mariani fosse un benefattore lo dimostra la meda-
potenti clan messicani che controllano il Centroa- glia assegnatagli da papa Leone XIII. Quanto fosse
merica assorbono quantità senza precedenti di un genio degli affari lo dimostra la concorrenza del-
merce, diminuendo il volume del traffico verso la bevanda di John Styh Pemberton, consigliata,co-
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

Terzo 6,95% 100 30 mld 1200 77


Il posto occupato Gli italiani tra i 15 e i 64 anni La stima delle tonnellate Il giro d’affari, in euro, La percentuale di resa Le tonnellate di cocaina
dall’Italia nel consumo che assumono cocaina di cocaina che si vendono prodotto dalla cocaina in denaro della cocaina sequestrate
di cocaina tra i paesi della Ue In Europa sono il 3,6 per cento ogni anno in Italia Stima annua italiana dalla produzione alla vendita nel 2007 in Europa

che viene da lontano

FOTO © MARTIN PARR/MAGNUM/CONTRASTO


me recitava la pubblicità, «agli intellettuali e agli al- proprio grazie all’equivoco in un’epoca che non nel passaggio dalla produzione alla vendita il mil- rimane nei paesi produttori mentre, secondo l’A-
colisti in astinenza»: la Coca Cola. Le proprietà sti- conosceva molti lenitivi per mali fisici e nervosi. leduecento per cento del denaro investito. Ciò a genzia Usa per la sicurezza e l’investigazione, in ca-
molanti e anoressanti dell’alcaloide contenuto Tanti futuri schiavi la incontravano nel corso di una causa della difficoltà di accesso al mercato al livel- so di scomparsa del narcotraffico l’economia sta-
nella coca attirarono poi l’attenzione dei militari e terapia, nelle vesti di antidolorifico, già indeboliti lo del dettaglio, in parole povere della proibizione: tunitense rischia una flessione tra il 19 e il 22 per
la sostanza fu sperimentata sulle truppe tedesche dalla malattia. con l’eroina, è la merce più redditizia nella storia, cento, e l’Fbi di Miami segnala che nel sistema di
durante la Guerra franco-prussiana. Era finita la Ma, infine, la vera forza della polvere bianca sta veicolo di accumulazioni vertiginose. Il volume dei credito della Florida i narcos colombiani investono
preistoria «romantica». L’estrazione dell’alcaloide nella sua redditività: moneta di tutti gli scambi ille- capitali creati scoraggia le preoccupazioni sulla dieci miliardi di dollari l’anno. Facile immaginare
fu perfezionata con metodi chimici raffinati. citi (e di molti “legali”, si pensi alle raffinerie gesti- provenienza, come mostrano alcuni numeri noti: come le conseguenze di una reale caduta nell’eco-
«Le nostre notti sono troppo brevi per viaggi che te dalla Dea, l’agenzia antidroga Usa, scoperte al secondo il rapporto annuale Onu sulle droghe, so- nomia della droga sarebbero disastrose non solo
portano così lontano», scrisse Jünger descrivendo tempo dell’affare Iran-Contras), la cocaina rende lo una quota fra l’1,2 e l’1,5 per cento dei guadagni per la malavita.

La provarono Stevenson, Grazie al ruolo delle ’ndrine


Conan Doyle, Benjamin calabresi, la nuova Borsa
Prima di loro c’erano europea non è più
gli adepti del Vino Mariani Amsterdam ma Madrid
la minaccia contenuta nell’eccesso di potenza: Per questo probabilmente si insiste in strategie
«Questa contraddizione — annotò — si può osser- che in un secolo hanno dimostrato il loro fallimen-
vare non solo nello studio delle ebbrezze, ma anche to; per questo le somme investite dalle Nazioni
in quello della pubertà: è qualcosa che nella storia Unite nella repressione inutile delle coltivazioni
si ripete, tipico delle epoche di mutazione in cui (103 miliardi di dollari nel decennio scorso) sono
torna a comparire il titanismo». Aveva conosciuto incomparabili con quelle per la prevenzione della
da vicino il nazismo, Jünger, e praticava l’arte della domanda (14 milioni di dollari). La cocaina è utile,
precisione: l’orrore per il titanismo e il suo fascino è un «nemico perfetto», incarna il male assoluto, le-
gli erano chiari, e la cocaina non ne fece uno schia- gittima l’investitura politica di chi lo combatte (an-
vo, come invece accade ai piccoli titani delle peri- che quando non legifera sulle droghe). Ma, con-
ferie o a quelli — tanti, come risulta dalle inchieste temporaneamente, regge una fetta troppo rilevan-
di Paolo Berizzi, Loris Campetti, Sandro De Riccar- te dell’economia globale. Quanto sia simbolico il
dis — che ne fanno uso per sostenere tempi pro- ruolo attribuito alle droghe lo dicono le tabelle stes-
duttivi sempre più incalzanti. Nei cantieri, in fab- se delle convenzioni Onu: fra le sostanze che indu-
brica o alla guida di un tram, come vent’anni fa fra cono dipendenza l’eroina è seconda alla legalissi-
i pubblicitari newyorchesi o sulle piazze finanzia- ma nicotina, mentre i tassi di mortalità determina-
rie, non è raro trovare chi fa uso di coca per reggere ti da cocaina e eroina insieme non sfiorano neppu-
i ritmi impazziti di una condizione lavorativa sem- re i livelli epidemici della mortalità da tabacco, da
pre più precaria. alcol o da uso dell’auto. Eppure a essere bandita in
Del resto la fortuna della cocaina riposa anche tutto il mondo è la piantina di coca, di per sé inno-
sulla sua collocazione in una specie di terra di nes- cua senza il trattamento con i “precursori” che svi-
suno dell’orizzonte simbolico, a mezza via fra due luppano l’alcaloide, tutti legali e prodotti nelle in-
posizioni inconciliabili: male da una parte, medici- dustrie chimiche di paesi a economia avanzata.
na dall’altra, sostegno chimico per chi dalla vita è Forse non ha torto Dionisio Nunez, dirigente del
costretto a correre. Per capire la contraddizione ba- sindacato boliviano dei coltivatori di coca: «Se la
sta provare a spiegare a un adolescente che la so- piantaste di raccontare balle sulla coca, allora sì che
stanza che si procura da solo per ballare è malvagia, salvereste un bel po’ di vite. Non solo quelle di con-
mentre non lo sono gli altri «aiutini» artificiali che tadini schiavi dei narcotrafficanti. Ma anche tante
mercato e famiglia propongono: dallo psicofarma- vite che vi interessano di più: quelle dei cocaino-
co all’integratore, alle sostanze legate ai miti dello mani nei paesi ricchi».
sport. La moda della cocaina, in fondo, prese piede
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

CULTURA* Rane mummificate, gufi di legno e maiolica,


chiodi e moschettoni d’arrampicata, donne
in legno. E poi, quintali di libri, fogli
alle pareti, biglietti, polvere, ragnatele. Fuori, le montagne
del Vajont. Viaggio nel magazzino e biblioteca, antro
di ciclope e laboratorio di alchimista di uno scrittore eremita

Officina
Corona
Il cacciatore di parole
nella bottega-foresta
PAOLO RUMIZ neri, forbici, lime, scarponi, un pistolo-
ne da Far West, un pettine, una lima, bi-
ERTO (Pordenone) gliettini con nomi, numeri di telefono e

N el buio arrivano prima


gli odori. Fumo di tosca-
no e resina di abete, col-
la da rilegatura, neve. In-
chiostro, carta, ghisa di stufa rovente,
polvere, lana umida ad asciugare. For-
maggio, legno scortecciato di cembro,
pelo di cane, lama di ferro dolce passa-
appunti sparsi. Sopra, ragnatele, e un
luna park di fili elettrici con lumini ap-
pesi e interruttori. Servono a farsi il pro-
prio sentiero di luce, accendendo una
lampadina alla volta e spegnendo quel-
la che si lascia alle spalle.
Sfioro una gabbia che par vuota e in-
vece nasconde un tordo che starnazza e
mi fa morir di spavento. Lampi nel buio
to alla mola. Poi cominciano i suoni. illuminano libri sparsi. Un dizionario
Botti e sfrigolii di ceppi sul fuoco, faggio dei sinonimi e contrari, Educazione si-
ben stagionato, tic-tac di una pendola a berianadi Lilin, Storie chassidichedi Bu-
cucù, un camino che tira, una radio a ber, Canto di vita di Hoffmanstahl.
basso volume. Ultimi arrivano i rumori Qualche foto di Mario Rigoni-Stern, il
sommessi: pagine sfregate, ticchettar vecchio. Apro a caso le poesie di Esenin:
di pioggia, un pennino che gratta la car- c’è scritto «È già sera, la rugiada scintilla
ta come un topo. sull’ortica». Ora la stufa è vicina, pare un
Alla fine le visioni. Sulla porta, una facocero che grufola su zampe di ghisa.
folla di mostri-amuleti contro il mon- Anche l’uomo è vicino, lo senti dall’odo-
do: rane mummificate, gufi di legno e re del sigaro. Una nube azzurra esce da
maiolica, una morte con la falce. Sto en- una parete di libri — l’ultimo rifugio — e
trando in un posto che è tana e bottega, viaggia verso la bocca del camino.
magazzino e biblioteca, antro di ciclo-
FOTO © MONIKA BULAJ

pe e laboratorio di alchimista, accade- La tana dell’animale


mia e spazio talibano. Per terra libri, «Chi è là?», si sente dal profondo. Voce
chiodi e moschettoni d’arrampicata. di Polifemo nella caverna. Mauro, agile
Oltre, un bancone con centinaia di scal- come un gatto, sbuca dai libri con ca-
pelli e una folla di donne in legno, gran- notta nera, bandana e toscano. Siamo
dezza naturale, anime abitatrici di albe- arrivati alla trincea dello scrittore. Una
ri. Corpi nudi confabulanti, seni mon- cassapanca che fa da letto e una plancia di legno, ferro e carta. La bottega di come una martora, un predatore senza Un crocefisso, I racconti di Kolyma,
tanari e zigomi alti. di tre tavolini affiancati, costruiti con le Mauro Corona. pace… mi piace scappar qua dentro, una vecchia caraffa da vino annerita,
La dimensione della stanza si deli- sue mani. Un labirinto di cassetti, para- «Qua se ciapa fogo — ride giocando dove non mi vede nessuno». E poi? «E un armonica a bocca Hoehner, fax di
nea. Dieci metri per sette, più o meno, e tie, tavole estraibili. Il tutto coperto di col tizzone del sigaro — di me non tro- poi viene il tempo che la tana ti graffia è inviti a conferenze, il sacco a pelo per
una tempesta di oggetti, sedimentati da scritte e nascosto da un muraglione di vano nemmeno la cenere», e butta altra alora l’è tempo se sortir… Quando si dormire, cuscini, ago e filo. «Mia mo-
anni, un labirinto inimmaginabile che libri. Fuori nebbie, la sera blu che scen- legna nella stufa. L’uomo che esce in esce cambia il respiro, diventa più lun- glie non mi cuce più, e ha ragione…
porta al cuore nascosto della bottega. de sulla montagna del Vajont ancora canottiera d’inverno ama arrostirsi go e lento… Dentro invece ansimo, co- Undicesimo comandamento: arran-
Coltelli, occhiali, rastrelliere di penne scuoiata dalla frana, traslucida come quando sta al chiuso, segno di vita pen- me le talpe. È la concentrazione, che giarsi». Appeso a un filo tra le lampadi-
allineate come fucili, risme di quaderni pelle di pescespada. Dentro una fucina dolare tra la tana e le montagne. «Son non permette al pensiero di scappare». ne pensili, lo scheletro di un uccellino,
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

“La vera casa è la stanza dove tutti gli oggetti


che mi servono possono guardarmi. Gli oggetti
hanno gli occhi, che ti credi? Posso prendere tutto
quello che occorre. Anche… il fucile. Fucile perché?
Contro gli italiani, mica contro gli extracomunitari
Non ne posso più di questo paese che diventa razzista”

FOTO © MONIKA BULAJ

La lingua e le voci
Fuori c’è odore di neve. Ne è venuta tan-
ta a dicembre, poi col tempo matto se n’è
andata mezza via. Mauro stacca un col-
tello piantato sulla scrivania, affetta un
salame arrivato da un lettore di Modena,
uno che segue i lupi in Appennino. Sfo-
glio pile di quaderni a righe, copertina
nera, riempiti con scrittura minuta e co-
sì regolare da sembrar battuti a macchi-
na. Lavoro fine, di china color seppia e
cancellina. I più vecchi, quelli dei primi
libri, sono a pagina pulita, e la scrittura —
millimetrica — ha l’andamento fluido
delle venature di un albero.
L’ultimo testo, Il canto delle manere,
storia nomade di un boscaiolo che viag-
gia tra il Piave e la Mitteleuropa. È il libro
FOTO © MONIKA BULAJ

che segna la riconquista dell’oralità ori-


ginaria. «Ci ho messo dieci libri per capi-
re che lì dovevo tornare… La lingua è la
casa, va bene com’è, non serve dargli la
cera. Mio padre morendo non ha detto
“Mamma”, ha detto “Oma”! Capisci?».
PENOMBRA Ed ecco “Pitussìn” per dire uccellino,
Le foto di queste bambino gracile e sfortunato; “Dhocol”,
pagine sono giovane capretto, adolescente che scal-
state scattate pita… «Come fai a rendere queste me-
nella bottega tafore nella lingua codificata?». Così la
di Mauro Corona diga si è rotta, ora lascia passare “straco”
da Monika Bulaj al posto di stanco, “patuss” invece di
mucchietto di polvere, “Thediga” inve-
con qualche piuma. Sembra che canti. ce di pendìo.
«È un talismano, quando ho energia E il vino, Mauro? «Con quello ho chiu-
riesco a farlo muovere col pensiero, da so. Anche con la birra. Ero diventato un
qui a lì». Chiedo: e fuori dalla tana che cane idrofobo. Il fegato si era gonfiato,
succede? «Fuori vengono le idee, le ful- minacciavo mia moglie col fucile, senti-
minazioni! Se non cammino, loro non vo suonare flauti che non c’erano, litiga-
vengono; ma devo beccarle al volo, fis- vo con tutti. Il fegato è importante: il flus-
sarle su un fogliettino, altrimenti in so viene da lì. Non è il cuore il centro di
dieci metri son già perse». tutto, quella del cuore è una balla… Gli
E nel dormiveglia? «Ah, la fase Rem! antichi nei vasi sacri non mettevano il
Anche lì vengono le visioni! Quando cuore, ma il fegato…». Anche stavolta la
non dormi e non sei sveglio… momen- salvezza è venuta dalla montagna e dal-
ti di pace senza limiti… ma se apri gli la scrittura; dall’andirivieni talmudico
occhi tutto finisce. Studio Rudolf Stei- fra il mondo e il libro. «Solo scrivere mi fa
ner per imparare a fermare quelle im- uscire dalle mie maledizioni. Mi raccon-
magini». S’è svegliato il vento, ora la to una storia, mi ascolto e mi consolo.
stufa rugge e le lampadine appese Con la scultura non funziona, non è una
oscillano leggermente. «Sono la mia dimensione così totale, terapeutica».
follia… ce ne saranno quaranta… qua La biblioteca sembra crollare sulla
dentro niente è a norma… Niente luci cassapanca, i cuscini e il sacco a pelo, è
grandi, a me piace illuminare una cosa questo paese che diventa razzista». La re. Milioni di pagine. Trecento quintali, la stanza, aprire finestre, sfuggire al- un’illusione ottica delle notti più lunghe
alla volta». Fa scattare gli interruttori folla di presenze si anima, annuisce. Le due autoarticolati pieni. La stanza ri- l’Horror Vacui. dell’anno. Ora sono i libri e cercare il
saltando qua e là, accende La pioggia donne ertane profumate di legno, l’an- corda Auto da fé di Canetti, ma al con- «Sono feticista, la mia malattia è ave- Mauro, non il contrario. Ci si apre da-
gialla di Llamarazes, la scatola dei to- gelo azzurro arrivato dalla Russia, il trario: la casa-libro come caos assoluto, re tutto a disposizione e sapere tutto a vanti un testo di Giono, parla dell’ulula-
scani, Il libro dell’inquietudine di Pes- Sant’Antonio fatto da Genio Damian non come ordine maniacale. memoria». Nella stanza aforismi e cita- to del vento in un paese. Poi tocca a Ese-
soa, una piccola farmacia con cerotti dopo il disastro della diga, tronchi da Su tutto, un buon dito di polvere. zioni stanno appesi in ogni spazio libe- nin: «Ha smesso il bosco dorato di can-
da arrampicata, forbici, essenze per il scolpire, rami contorti. Problema? Macché. «Se qualcuno mi ro. Leggo di Platonov: «Ogni giorno si ri- tare / con la sua gaia lingua di betulle / e
naso. La foresta è entrata nella bottega. La sposta le cose sparo. Qui trovo tutto. E pete perché gli uomini ricordino ciò che le gru nel loro lento volo / non hanno più
bottega è foresta. L’odore di pino cem- poi la polvere è il segno del tempo. To- è indispensabile. E invece la gente pen- alcun rimpianto». Resta lì, col libro aper-
La biblioteca senza fine bro. La durezza del maggiociondolo. La glierla è come togliere la neve. Bisogna sa che sia il tempo che passa». Chiedo al to. Mormora: «Un verso così tiene in pie-
«La vera casa è la stanza dove tutti gli og- persistenza del larice, tagliato a novem- aspettare che se la porti via il vento». brigante: ma come fai a sfuggire al trop- di il mondo». Sospira: «La Russia! Vorrei
getti che mi servono possono guardar- bre con la luna calante, roba che dura Ovunque occhiali, Mauro ne ha a deci- po pieno? «Regalo o brucio nella stufa. vedere le Isole Solovkij, il monastero di-
mi… Gli oggetti hanno gli occhi, che ti secoli, senza bisogno di vernice. Intor- ne, sparsi in ogni angolo, anche nei bar. Sottrarre, sottrarre sempre… gesti, pa- ventato gulag». Mette un panno sulla
credi? Qui, stando seduto, posso pren- no, montagne di libri. Tutto Hrabal, tut- «Li compro dai marocchini, così li aiu- role, legno… La vita è come scolpire, bi- gabbia del tordo; la pendola batte le otto
dere tutto quello che occorre. I libri, la to Borges, tutto Jean Giono. E poi Cio- to». E poi specchi, piccoli e grandi, in sogna togliere, più hai e peggio è. Leggi con la voce del cuculo; la tempesta di og-
mannaia… il fucile». Fucile perché? ran, Gombrowicz, volumi sottolineati ogni angolo. Non per tagliare i baffi, e qua cosa dice Baring: se volete sapere getti, libri e lampadine appese si placa
«Contro gli italiani, mica contro gli ex- pagina per pagina. Corona è un figlio nemmeno per le allodole. Gli specchi cosa Dio pensa del denaro, basta guar- come d’incanto.
tracomunitari… Non ne posso più di della cultura orale che ha letto da mori- servono a ingrandire il posto, sfondare dare quelli cui lo dà». © RIPRODUZIONE RISERVATA
40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

Il 4 gennaio di trecento anni fa nasceva il compositore


SPETTACOLI che in soli ventisei anni di vita passò alla storia
come punta di diamante della scuola partenopea
Nel corso del 2010 lo ricorderanno festival, convegni e concerti
E, grazie ai documenti ritrovati negli archivi del Banco di Napoli e allo studio
filologico su spartiti sconosciuti, si ricostruirà la sua opera autentica

Pergolesi
ritrovato
Le musiche segrete
del genio bambino bolo spiccatamente preromantico, ac-
LEONETTA BENTIVOGLIO
centuandone aspetti lirici e sentimen-
l 4 gennaio 2010 Giovanni Batti- tali a scapito di caratteristiche quali il

I sta Pergolesi (1710-1736), com-


positore di musiche d’intensità
meravigliosa, capaci di toccare
le corde più profonde di chi
ascolta, festeggia il trecentesi-
mo anniversario della pro-
pria nascita. Lecito
parlare di lui al pre-
sente. Sia perché
rigore dei ritmi, la potenza drammati-
ca, la peculiarità dello stile e l’ironia pe-
netrante del teatro buffo (come nell’o-
pera La serva padrona).
Accadde addirittura che per alimen-
tarne l’immagine oleografica gli
siano stati attribuiti nume-
rosi apocrifi: solo negli ul-
timi decenni, grazie a
il genio scansa musicologi come
declinazioni Francesco Degrada,
temporali, i tanti falsi sono sta-
sia perché la ti smascherati. E
festa è viva per illuminare le
e attuale: sue grandiose
occupa verità hanno fat-
dall’inizio to molto (e mol-
il 2010 e to stanno facen-
percorre do) interpreti
trionfal- come Claudio
mente il Abbado, che a Je-
2011. A Jesi, si dirigerà un con-
I
APOL

sua città na- certo il 25 settem-


tale, nel gior- bre 2010 e che sta
O DI N

no del com- completando un im-


BANC

pleanno e nel portante ciclo di inci-


teatro che porta il sioni pergolesiane, e co-
UTO

suo nome, prenderà me Riccardo Muti, il quale


TIT

il via il ricco calendario di esplora con appassionata de-


IS
FOTO

celebrazioni. Via via, lungo i vozione, fin dall’alba della sua carrie-
molti mesi del programma, saranno ra, i palpiti e la napoletanità di uno tra i
messe in scena sei opere teatrali e verrà musicisti che gli stanno più a cuore.
eseguito l’intero repertorio della sua
musica vocale, strumentale e sacra:
Il lavoro filologico passa anche attra-
verso il gigantesco patrimonio di carte
Nei caveau sono conservati polizze,
brani scritti in un tempo miracolosa-
mente breve, dato che il marchigiano
conservato dal Banco di Napoli, città in
cui Pergolesi, bambino prodigio, ven-
contratti, testamenti, ricevute di pagamento
Pergolesi (però fu Napoli il suo regno, e
passò alla storia come una tra le punte
ne mandato a studiare, distinguendosi
subito come violinista eccelso, e già al
e accordi economici che testimoniano
di diamante della gloriosa scuola par- Conservatorio suonava come capo- le alterne fortune del musicista
tenopea) morì di tisi a soli ventisei an-
ni, poco dopo aver terminato in un con- paranza, ovvero guida di un ensemble
vento di Pozzuoli il capolavoro estre- che accompagnava funerali e altri riti.
mo dello Stabat Mater. Il festival sarà Sotto la dominazione austriaca la capi-
suddiviso tra giugno, settembre e di- tale del Mezzogiorno attraversava una
cembre, e anche la parte teorica si fase di creatività sfolgorante, con l’esi-
preannuncia imponente, con cinque to di un mercato di vivacità frenetica
convegni internazionali a Napoli, Mi- per l’arte. Il che spiega la mole di docu-
lano, Roma, Dresda e Jesi. menti accumulatisi negli archivi del
Intanto è già operativo e massiccio il Banco, «che testimoniano la fitta trama
lavoro di edizione critica delle partitu- di rapporti su cui si fondava la produ-
re pergolesiane. «Per realizzare l’im- zione musicale in un’epoca fer-
presa, che durerà dieci anni e che pre- tilissima per Napoli, che
vede la pubblicazione di venti volumi, irradiava cultura nel-
è stata formata nel 2009 una commis- l’intera Europa», riferi-
sione di esperti», dichiara il musicolo- sce Francesco Cotticel-
go Vincenzo De Vivo, consulente li, che con Paologiovanni
scientifico della Fondazione Pergolesi Maione coordina il gruppo di stu-
Spontini di Jesi. È quest’istituzione, diosi a cui spetta il compito di scheda-
animata e amministrata da William re i giornali di cassa delle sette sedi del-
Graziosi, a funzionare da motore del l’istituto di credito attive a Napoli nel
progetto di riscoperta, autenticazione periodo in cui si manifestò il talento
e rilancio di un artista dal destino mi- pergolesiano, dal 1727 al 1736. E ag-
sterioso e altalenante, le cui sorti se- giunge che «l’archivio della banca in-
gnate dalla sfortuna (mali polmonari lo clude polizze, contratti, testamenti, ri- AFFARI
afflissero dall’infanzia, la polio gli offe- cevute di pagamento e accordi di vario In questa pagina un documento
se una gamba e fu il solo superstite di genere tra musicisti e committenze ritrovato nell’archivio del Banco
quattro fratelli: gli altri morirono in te- quali teatri, chiese e impresari». di Napoli relativo agli affari di Pergolesi
nerissima età), giunsero a farne un sim- Si nutre anche di tali materiali un e due ritratti del musicista
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

Un visionario che anticipò


Bach e Mozart
CLAUDIO ABBADO
ompositore al centro di un progetto completato un trittico interamente dedica-

C al quale lavoriamo da tempo insie- to a composizioni del grande musicista in


me all’Orchestra Mozart di Bologna, occasione del terzo centenario della sua
Pergolesi è stato un musicista determinan- nascita, che cade nel 2010. Quasi tutte sono
te nella storia della musica e ha avuto un di carattere sacro. L’estate scorsa è uscito il
forte influsso su autori quali Bach e Mozart. primo disco, inciso dal vivo al Teatro Man-
Scomparso appena a ventisei zoni di Bologna: oltre allo Stabat
anni, in un quinquennio è riusci- Matere al Salve Regina in Do mino-
to a scrivere capolavori stupefa- re, comprende il Concerto per vio-
centi per preveggenza, proiettati lino (con Giuliano Carmignola), la
un secolo in avanti dal punto di cui autenticità pergolesiana è stata
vista armonico e musicale. Era accertata solo negli ultimi decenni.
un geniale visionario capace di Qui l’ardita tessitura dello stru-
cogliere tracce da Gesualdo da mento solista anticipa certe carat-
Venosa, col quale condivide la fa- teristiche del romanticismo musi-
coltà di creare musiche eccezio- cale europeo. Temi minimi si so-
nalmente innovative per modu- vrappongono, si amplificano e si
lazioni, accordi e cromatismi, le- restringono nell’incalzare ritmico
gate a testi che parlano di dolore, MAESTRO dell’accompagnamento orche-
passione e morte. Nei suoi venti- Claudio Abbado strale. In febbraio esce il secondo
sei anni di vita, ha compiuto la disco, che include la Messa di S.
parabola completa della sua arte composi- Emidio e altri capolavori di Pergolesi tra-
tiva. Cos’altro avrebbe potuto comporre di scurati dal repertorio tradizionale, mentre
così perfetto che non avesse già scritto? In l’ultima pubblicazione discografica, previ-
Italia mi sembra giusto ricordarlo (lo ab- sta in marzo, raccoglie brani pergolesiani
biamo fatto in precedenza per Gesualdo da non molto noti come il Dixit Dominus e la
Venosa e per Rossini) facendone conosce- cantata Chi non ode e chi non vede. I brani di
re anche le pagine meno note, e non solo il entrambi questi cd sono stati registrati nel-
famoso Stabat Mater. la Chiesa di Santa Cristina a Bologna.
Con la Deutsche Grammophon, nel (Testo raccolto da Leonetta Bentivoglio)
2009, abbiamo © RIPRODUZIONE RISERVATA

viaggio nelle fonti che può


dettare cambiamenti nella
prassi esecutiva, «rilevando
come spazi e contingenze, Il dolore dello “Stabat Mater”
disponibilità finanziarie e
momenti politici, influissero
sul numero dei leggii e sulle ti-
un messaggio moderno
pologie strumentali», affer-
ma Cotticelli. Inoltre questo RICCARDO MUTI
nuovo metodo d’indagine
«porta a definire meglio la fisionomia rima dell’Ottocento nessun compo- umano, lo Stabat Mater, che ho inciso per la
della scena napoletana nel Settecento,
col suo circuito di botteghe sonore do-
ve primeggiavano i musici-artigiani».
P sitore italiano, forse con l’eccezione Emi nel 1996 insieme ad altri brani pergole-
di Palestrina, ha avuto la fama uni- siani, e di cui esiste anche un dvd che ho re-
versalmente riconosciuta di Pergolesi, ce- gistrato nel Santuario della Beata Vergine
Tra loro non figura solo Pergolesi: dal lebre al punto che il suo stile fu imitato da dei Miracoli di Saronno, venne ufficial-
giacimento affiorano tasselli biografici musicisti a lui coevi o immediatamente mente commissionato a Pergolesi per so-
e musicali di altri esponenti quali Scar- successivi, con l’esito di una serie stituire lo Stabat Mater di uno dei
latti, Vinci, Jommelli e Paisiello. Com- di falsi che per lungo tempo gli grandi padri della scuola napoleta-
positori così fecondi che al prezioso fi- sono stati attribuiti. E se tra i suoi na, Alessandro Scarlatti, eseguito a
lone partenopeo Muti sta dedicando detrattori c’è Berlioz, che lo at- Napoli ogni primo venerdì di mar-
dal 2007 a Salisburgo il programma an- taccò in un articolo del 1859 inti- zo quando si esponeva il Santissi-
nuale del Festival di Pentecoste, di cui tolato Fame usurpate, il musici- mo Sacramento. Questo per dire
è il responsabile artistico. sta Grétry disse all’opposto che quanta ammirazione suscitasse il
Va detto che è un’esperienza emo- in Italia si ignorava che la decla- giovane musicista di Jesi.
zionante, per il visitatore, avventurarsi mazione è sorgente della buona Si è parlato molto della vita di
nei locali dell’antico palazzo di Via dei musica, e che la verità affiorò so- Pergolesi spezzata precocemente
Tribunali dov’è custodito l’archivio lo alla nascita di Pergolesi. In ef- dalla tisi, fino a favoleggiare que-
storico del Banco, immerso in un silen- fetti è stato il compositore che st’autore in senso “romantico”. Il
meglio di chiunque altro, tra i MAESTRO che ha rischiato di metterne in
zio pregno dell’odore delle vecchie Riccardo Muti
pergamene. Spiccano a migliaia, negli suoi contemporanei, ha inter- ombra le preveggenti qualità com-
scaffali che tappezzano i muri altissi- pretato la nuova drammaturgia positive, l’originalità inconfondi-
mi, raccoglitori, faldoni e libri contabi- insita nel melodramma di Metastasio, bile e l’attenzione che ha saputo rivolgere,
li di misure diverse, e in certe stanze prendendo le distanze dai modelli tardo- in opere come Flaminio e come Lo frate
pendono dal soffitto, senza toccare il barocchi, scagliandosi contro gli abusi dei ’nnamorato(che diressi alla Scala con la re-
suolo, poderosi “salami” cartacei, cioè cantanti, e sottolineando l’espressività gia di Roberto De Simone), a una realtà
mega-cilindri di documenti sovrappo- della parola, come testimonia lo Stabat borghese e popolare. Nel suo teatro i per-
sti: «Era in uso tenerli sollevati da terra Mater. sonaggi non sono più maschere della com-
perché non fossero rosicchiati dai topi Bellini definì questa composizione «il media dell’arte, ma messaggeri di una
ARTE o guastati dalle inondazioni», racconta poema del dolore», e anche Rossini ne ave- nuova sensibilità verso i problemi sociali.
In questa pagina dall’alto, i locali De Vivo. Scorre anche in questa sceno- va un rispetto immenso. Espressione asso- (Testo raccolto da Leonetta Bentivoglio)
dell’archivio storico del Banco di Napoli; grafia densa di suggestioni l’eterna vi- luta delle più dolenti passioni dell’animo © RIPRODUZIONE RISERVATA

un’immagine storica di Jesi talità della grande musica.


e spartiti del compositore © RIPRODUZIONE RISERVATA
42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

i sapori Carbone, clementine, caramelle e liquirizia: ecco i doni


per i più piccini, ma attenzione alla qualità. Perché rispettare
Notte d’Epifania la tradizione non significa arrendersi ad additivi e coloranti
Resistono in pasticceria produzioni artigianali
di cioccolato, così che la festa non diventi indigesta

Dolci della
LICIA GRANELLO
i
olcetti o scherzetti? Ben prima che in Italia si
Ginevrine
Le pastigliette

D diffondesse la moda di Halloween, la vigilia del- di zucchero multicolori


la Befana è stata caratterizzata dai dubbi dei guidano una dolcissima
bambini: che cosa avrebbero trovato nella calza pattuglia fatta di gocce
appesa in bella evidenza alla cappa della cucina, di pino, fruttini, morette,
del camino o al davanzale della finestra la matti- brutti e buoni, gommose,
na del 6 gennaio? Caramelle o pezzi di carbone, zuccherini o ca- gocce di rosolio, anisette,
stagne secche, dolcetti o scherzetti?
gelatine, sukay,
Da sempre, anche i più birichini non hanno avuto granché da
temere, visto che il carbone dolce è punitivo solo per la salute dei rigorosamente sfuse,
denti, non certo per il piacere del palato. Ma le incertezze – cal- da “pescare”
za rigonfia o mezza vuota, quadretti di cotognata o banali man- nella tradizionale calza
darini, irresistibili cri-cri o o semplici bastoncini di liquirizia –
accendono comunque le ore della vigilia, obbligando i piccoli a
sonni leggeri e sveglie anticipate. Liquirizia
La tradizione popolare racconta come i Re Magi, in viaggio
verso Betlemme carichi di doni per Gesù Bambino, si fossero È il trionfo
persi e avessero bussato alla porta di una vecchia donna, pre- del dolce-amaro
gandola di accompagnarli. Ma lei si era rifiutata, salvo pentirse- nelle mini-ricette
a base di glycyrrhiza
glabra: dai lunghi lacci

Zucchero e fantasia alle rotelle con la sfera


di zucchero al centro,
dai tronchetti naturali

sotto il camino
alle storiche kremliquirizia
prodotte da Elah,
fino ai chicchi Amarelli

ne poco dopo. Così, dopo aver preparato un cesto pieno di dol-


ci, aveva cominciato a cercare il bambino dei Magi, fermandosi
in tutte le case dove c’erano bimbi e ovunque lasciando qualche Monete
dolce, nella speranza che tra loro vi fosse il piccolo Gesù. Da al-
lora – dice la leggenda – dopo ogni Natività si rimette in viaggio di cioccolato
alla ricerca del neonato (mai trovato) con la gerla straripante di Al tempo degli Aztechi,
dolcetti. i semi di cacao erano
La captatio benevolentiae nei confronti della Befana è ovvia- utilizzati come moneta
mente di impronta golosa. Se la modalità di spostamento è ma- di scambio. Nella calza
gica e certa, visto le grandi distanze da coprire – la scopa che vo-
la, proprio come la slitta di Babbo Natale – nessuno sa con sicu- della befana, le cialde
rezza da dove entrerà. Così, sparsi per casa, nella vicinanza di fi- di cioccolato al latte
nestre, porte, fornelli, camini, la sera della vigilia si piazzano cio- si rivestono di carta
tole di latte e piattini di ricotta, qualche arancia e perfino del pa- dorata e luccicante
nettone, che genitori premurosi ingolleranno prima del Via libera anche
risveglio dei pargoli. alle praline e ai cremini
Ma se Epifania fa rima con dolceria, non è obbligatorio farsi
travolgere da dolcetti mediocri e dominati dalla chimica. Poche
ma indomite, resistono le produzioni artigianali di caramelle,
torroni e cioccolati. Che certo, non riducono il devastante im-
patto calorico. Però, c’è zucchero e zucchero, c’è colorante e co- Frutta Martorana
lorante, additivo e additivo. Una cura difficile da riscontrare nel- I finti frutti di pasta
le calze preconfezionate. Basterebbe scorrere l’elenco degli in- di mandorle ingannano
gredienti in etichetta per rispedire il regalo con tutto il suo con- l’occhio ma non
tenuto al mittente. Il guaio è che non le leggiamo mai.
il palato, con i loro
Per gli irriducibili delle golosità fai-da-te, comunque, è il mo-
mento del trionfo. Le ricette sono quasi tutte facili: poche righe colori splendenti
di indicazioni da seguire con attenzione. In quanto agli ingre- e il grande carico
dienti, basta armarsi di zucchero, frutta, uova, cioccolato e un zuccherino. I pasticceri
bel piano su cui stendere carboni e croccanti. Prima di riempire più talentuosi forgiano
la calza, assaggiate il risultato dei vostri sforzi per essere sicuri di anche piccoli animali,
deliziare i destinatari della calza. Consideratelo l’ultimo sacrifi- come le pecore
cio goloso prima della ferrea dieta post Befana.
per il presepe natalizio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO STOCK FOOD
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

Befana Clementine
Ospiti immancabili
della calza (la varietà
senza semi
ha soppiantato
i tradizionali mandarini),
Streghe, profezie, magie
il mito entra nella calza
Canditi
A cubetti nella farcitura
del panettone, diventano
di gloriosa golosità
proposti in pezzi grandi
e spicchi interi. Ottime
le scorzette degli agrumi
candite bagnate
nel cioccolato fondente

per riequilibrare
il surplus di zuccheri
Le scorze spezzettate MARINO NIOLA
si trasformano
la befana a fare la calza o è la calza a fare la befana? È
in segnapunti
per la tombola È vera la seconda. In realtà è questo magico accessorio
a trasformare una comune vecchia svolazzante in un
tipo simbolicamente intrigante. Un po’ strega un po’ fata,
generosa e inquietante, ninfa attempata e sibilla decrepita.
Cri-Cri La buona megera che celebriamo il 6 gennaio è tutto questo
Sono un incrocio insieme. E soprattutto è la sintesi cristiana delle numerose
divinità pagane di inizio anno. Come la ninfa Egeria, divina
irresistibile tra praline consigliera di Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Ro-
e caramelle, le nocciole ma, che alle calende di gennaio appendeva una calza nella
tostate rivestite grotta della dea per ritrovarla l’indomani piena di regali, ma
di cioccolato fondente, anche di ammonimenti e profezie. E come la dea Strenia, da
ben “rotolate” cui deriva il nostro termine strenna. Che in origine era il do-
in una minutaglia no a base di fave, frutta secca e dolci a forma di bamboline e
animaletti che i Romani regalavano ai bambini nei primi
di zuccherini colorati giorni dell’anno durante la festa delle statuette, la cosiddet-
e avvolte in carta ta Sigillaria.
cangiante. A seguire, Regali, più profezie, più calze. Queste dee avevano quasi
caramelle morbide e dure tutto della Befana tranne il nome. Che è un’invenzione del
cristianesimo popolare e nasce dalla volgarizzazione di Epi-
fania, ovvero la manifestazione della doppia natura di Cri-
sto ai re Magi venuti da Oriente per portare doni al dio in-
Croccante carnato.
Ecco perché la notte della Befana conserva quel carattere
Nocciole, pistacchi, di attesa magica del nuovo anno e al tempo stesso di resa dei
sesamo e mandorle conti con quello vecchio. Premi e castighi. Previsioni e san-
vengono “imprigionati” zioni. Cose buone da mangiare e cose assolutamente im-

‘‘
in una lastra mangiabili come cenere e carbone. Quel carbone una volta
di zucchero o miele, tanto temuto e che le befane buoniste di oggi hanno trasfor-
tagliata in losanghe mato in cristalli di zucchero nero. Una dolce punizione, una
lezione a salve fatta apposta per una società dove la boccia-
e barrette prima tura non è più contemplata. Eppure quella della Befana è
della definitiva sempre stata una pagella, uno scrutinio di fine anno. Gianni Rodari
solidificazione Non a caso si chiamano proprio con questo nome le sor- Viene viene la Befana
Frutta secca anche prese che si mettono nei dolci tradizionali di questa festa.
nei torroncini Come l’ispanico roscon de los tres reyes, il catalano tortel de Da una terra assai lontana,
reyes, il portoghese bolo dos reis, la francese galette des rois,
al bianco d'uovo
il king cake di New Orleans, la greca vassilopita. Tanti nomi
così lontana che non c’è…
per un solo significato: torta dei tre re. Melchiorre, Baldas- la Befana, sai chi è?
sarre e Gaspare naturalmente. Una ciambella a forma di co-
Carbone dolce rona reale che simboleggia la circolarità dell’anno, farcita di La Befana viene viene,
Per realizzare frutta secca e canditi, con dentro nascosta una fava, l’antico se stai zitto la senti bene:
strumento per scrutinare i voti e predire la sorte. E talvolta
la “punizione” una bambolina o una statuetta, proprio come durante le Si- se stai zitto ti addormenti,
dei bambini più golosa, gillaria dei romani. Oggi qualcuno arriva a metterci Super-
zucchero e acqua bolliti man, Batman e altre divinità dell’infanzia contemporanea
la Befana più non senti
mescolando il colorante come le Winx, fatine volanti, piccole befane glamour. Spes- La Befana, poveretta,
alimentare. Fuori so però in questi oracoli da mangiare si nasconde anche un
poco gradito aglio di porcellana. Chi trova la sorpresa avrà si confonde per la fretta:
dal fuoco, bianco
d’uovo montato
fortuna, ma dovrà pagare pegno offrendo la torta o la festa invece del treno
l’anno successivo. Chi invece incappa nell’aglio riceve dal-
a neve e zucchero la Befana un attestato di cattiva condotta. Come dire che an- che avevo ordinato
a velo. Si taglia dopo che la fortuna, come ogni altro premio, va meritata. un po’ di carbone
averlo fatto solidificare © RIPRODUZIONE RISERVATA
mi ha lasciato

Frutta secca Dove comprare itinerari


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46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

le tendenze Bello, morbido, sensuale ha conquistato molti anni fa


Non solo maglie il cuore degli uomini per poi sedurre le donne. Sotto
forma di pullover, calza, cappello o sciarpa, il filato
più soft del mercato resta in cima alla classifica
dei desideri. Ben lo sanno gli stilisti, oggi più che mai
a caccia di nuovi modelli e accattivanti lavorazioni

LAURA ASNAGHI

«C
osa rende bella una donna?
L’amore che le illumina gli
occhi e un pullover in cache-
mire portato sulla pelle nu- AGNONA
da». Catherine Deneuve è tra Nido d’ape, lavorazione grana di riso,
le grandi fan del cachemire, collo avvolgente. Ecco il modello golf
filato pregiato, dalla mano morbida e setosa, caro mantellina di Agnona. È l’assoluta
quanto basta ma indubbiamente bello, sensuale, garanzia di comfort e vestibilità
capace di insinuarsi un po’ dappertutto. Nei guar-
daroba più raffinati ma anche nella biancheria per
la casa più costosa, senza dimenticare i giocattoli
dei bimbi. Gli orsacchiotti in cachemire lanciati BRESCIANI
anni fa da Agnona, sono stati clonati da molte mar- Piedi al caldo con le calze
che. Il cachemire, anche in tempi di crisi, più favo- Bresciani proposte in mille
revoli alla lana vergine dai prezzi abbordabili, re- colori moda. Qui, il modello
sta in cima alla classifica dei desideri. Anche per- maschile giallo paglierino
ché, come ricordano gli psicologi esperti in consu- Con tallone e punta grigia
mi, «gratifica, coccola, ti fa sentire bene».

Cachemire Il lungo inverno caldo

E cavalcando quest’onda i grandi produttori


vanno a caccia di lavorazioni nuove e personaliz-
zazioni sempre più accattivanti. Cruciani propo-
ne i maglioni con le proprie iniziali ricamate all’in-
terno dei pullover. Un dettaglio prezioso, fatto ap-
PIACENZA
Un viola deciso
con decori di cristalli
di neve. Piacenza
cachemire rivisita così
posta per ricordare che «una maglia di cachemire il “lupetto” classico
è per sempre» ed è quindi giusto che porti il nome Perfetto in città
di chi la indossa e di chi, eventualmente, la eredi- come in montagna
ta. Le etichette nominative piacciono e anche Bru-
nello Cucinelli, il “guru del cachemire” le ha adot-
tate da tempo. Cucinelli ha il suo quartier genera-
le in Umbria, in un borgo antico da lui ristruttura-
to e trasformato in ambiente di lavoro dalle di-
mensioni umane. Ed è lì che, sotto le antiche vol-
te, nascono maglie ma anche piumini, giacche e
altri capi raffinatissimi, tutti elegantemente con-
fezionati con il cachemire, venduti in Italia e nei
mercati più ricchi di tutto il mondo.
Un posto di rilievo spetta anche a Ballantyne,
celebre marchio scozzese, amato dalla regina
d’Inghilterra, diventato un fiore all’occhiello del
made in Italy da quando è stato acquistato nel 2004
dal fondo Charme che fa capo a Luca Cordero di
Montezemolo. I rombi di Ballantyne restano il
tratto distintivo di questi pullover, dove spesso gli
argyle si mescolano ai disegni di paesaggi, fiori e
animali, nelle tonalità pastello. Ma cachemire non
è solo sinonimo di maglie. Infatti ci sono intere col-
lezione di abiti, molto alla moda, tutte giocate su
questo filato, prodotto dalle capre che vivono su-
gli altopiani e nelle regioni montuose dell’Asia.
Il cachemire arriva dal Tibet e dalla Mongolia,
ma anche dalla Cina. Fa un lungo viaggio prima di
approdare da noi e poi finisce sotto i riflettori del
made in Italy nelle versioni più raffinate, come
quelle di Loro Piana, Lanificio Colombo, Piacen-
za, Malo, Pringle, Zanone, Les Copains. Un pano-
rama ampio e variegato, che mette in mostra tutte
le sue sfaccettature del cachemire. Dalle voluttuo-
se sculture elaborate con filati corposi alle versio-
ni minimal, con maglie impalpabili, più adatte a
chi vive in città, in appartamenti ben riscaldati. Il
cachemire “vive” d’inverno ma cerca di conqui-
starsi anche l’estate in versioni light o con speciali
connubi realizzati con i filati di seta. Perché il suo
obiettivo è diventare il signore del guardaroba.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

KANGRA
Gioca
coi rombi fucsia,
rossi e blu
su fondo grigio,
il bauletto
Kangra
che sceglie
il cachemire
al posto
del “solito”
pellame
DOMENICA 3 GENNAIO 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47

ZANONE BALLANTYNE PRINGLE LES COPAINS BIAGIOTTI MALO


Quando il golfino dolcevita Sexy ma comodissima Zig zag bianchi, neri e grigi Caldissimo il colore cammello Da autentica regina delle nevi Ed ecco la signora Malo
grigio perla fa la differenza la mise Ballantyne: maglione in diverse dimensioni del miniabito con cardigan il maglione in cachemire in cappottino di maglia
È all’insegna della semplicità con collo sciallato e cintura contraddistinguono l’abito proposto da Les Copains Biagiotti, ha sfilato in passerella cachemire e cuffietta in tinta
la proposta cachemire fucsia-prugna, parigine firmato Pringle. A corredo Il completo è indossato sul pantalone di raso panna A spezzare tanto rigore,
di Zanone in tono sugli stivali neri la sciarpa morbidissima con parigine marrone bruciato Perfetto per le serate di gala le bordature a “ciuffetti”

Laura Biagiotti. La mia storia d’amore


con il “cioccolato tessile”
aura Biagiotti, meglio conosciuta come «Il cachemire va oltre la noia del modello

L la “regina del cachemire”, racconta co-


me è cominciata la sua storia d’amore...
Quali segreti condivide con questo filato
classico al cento per cento. Per me vale un’al-
tra regola: visto che il filato è prezioso, maglie
e abiti devono avere un tocco di creatività in
prezioso? grado di reggere l’urto del tempo».
«Tutto è nato da un twin set che ho acqui- A cosa si ispira quando disegna una di que-
stato a Londra quando avevo quindici anni e ste maglie?
quel golf con mini pull, naturalmente in ca- «Penso sempre alla vita reale. Il cachemire
chemire, portato con la gonna scozzese e il gi- è come una “coccola” per il corpo, una specie
ro di perle era perfetto. Da subito ho avvertito di “cioccolata tessile” che ci trasmette dolcez-
che il cachemire era una materia dolce, che za e morbidezza. E in più, il cachemire è intel-
trasmette calore umano. E a vent’anni, quan- ligente e dalla parte delle donne. Essendo un
do mi sono trovata di fronte a un bivio, dove- filato elastico, anche se si ingrassa un po’, si
vo cioè scegliere se continuare l’università o adegua al nostra corpo».
dedicarmi a una delle aziende di famiglia che Per molti, il cachemire è come la coperta di
produceva maglie da uomo, non ho avuto Linus. Perché?
CRUCIANI dubbi. E così è iniziata una storia di amore che «Perché il buon cachemire vive a lungo e ci
Non solo meravigliosi va avanti da cinquant’anni». accompagna per lunghi tratti della vita. Una
e coloratissimi gilet, Negli anni Sessanta, il cachemire aveva maglia anche se bucata non si butta mai, la si
Cruciani (specialista una connotazione più maschile che femmi- mette a letto, in casa e alla fine diventa anche
in cachemire) punta nile e quello “doc” si comprava a Londra. cuccia dei gatti di casa».
a una produzione «Vero, ma io ho vinto una grande sfida: ho Nel suo laboratorio ci sono intere pareti
di ottima qualità fatto in modo che il cachemire non venisse più con centinaia di colori per il cachemire.
associato al guardaroba di un vecchio signo- «Sì, con gli anni sono arrivata a definire fino
re. E se prima i pull con le toppe ai gomiti, pro- a cento sfumature di rosa, di verde, di rosso.
fumavano di tabacco, grazie alle mie creazio- Tutti colori a cui do un nome: “rosa sfinito”,
ni hanno cambiato immagine, diventando “verde panchina”, “rosso Laura”».
più femminili, con una nazionalità nuova. Da qualche anno, lavora con sua figlia La-
Non più british ma made in Italy e finalmente vinia. Anche lei è una fan del cachemire?
alla moda». «Sì e da me ha imparato tutti i segreti».
Tra i suoi capi di culto in cachemire, l’abi- Scusi, ma lei il suo cachemire come lo lava?
to da bambola con le balze ha fatto storia. «Con lo shampoo per i bimbi, poi lo arroto-
«Sì, perché con quell’abito sono riuscita a lo in un asciugamano e lo lascio a “dormire” lì
COLOMBO rilanciare il cachemire in una chiave nuova. finché non è asciutto. E poi siccome le tarme
Il lanificio Colombo Non solo maglioncino con lo scollo a V, ma an- ne vanno ghiotte, lo difendo dai loro attacchi
offre alle donne che abito, poncho, sciarpa e pannello da con i grani di pepe».
l’elegante possibilità drappeggiare intorno al corpo». (l.a.)
di affrontare il gelo Quanto si può giocare con il cachemire? © RIPRODUZIONE RISERVATA
con i guanti lunghi
in soffice cachemire

CUCINELLI
È Brunello
Cucinelli
a proporre
il classico
cardigan
maschile
dai disegni
LORO PIANA norvegesi
Maglioni Un dono
con trecce, lane classico
melange, da Epifania
ILLUSTRAZIONE YUKO SHIMISU

colori classici:
Loro Piana
al cachemire
dedica
da sempre
il massimo
dell’attenzione
48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 3 GENNAIO 2010

l’incontro
Muse da Oscar È tra le star più desiderate, le hanno
attribuito una lunga serie di fidanzati
(da Nicolas Cage a Matt Damon)
e ora molti dicono stia per sposarsi
con Javier Bardem
Penelope Cruz Ma lei non parla della sua
vita privata. Timida
e riservata, si accende solo
se racconta della sua vera
passione, il cinema
“Fin da bambina”, dice,
“quando il salone da parrucchiera
di mia madre divenne il mio primo
set. Allora i miei si rassegnarono”
MARIA PIA FUSCO sprecare energie». vivere con qualcosa che avesse a che fa- parte fingendo di fare i compiti e invece ma mi piace tanto guardarli appesi nel-
Pedro Almodovar, il regista che la co- re con l’arte». ascoltavo le loro chiacchiere, i loro se- l’armadio. Poi ho preso un apparta-
ROMA nosce più di chiunque, conferma: «Pe- Né pensavano all’arte i genitori greti, i problemi con i figli, il matrimo- mento a New York e ho comprato due

P enelope Cruz è incinta. Pe-


nelope Cruz sta per sposar-
si con Javier Bardem. Sono
due notizie — la prima
smentita, la seconda solo non confer-
mata e dunque chissà — che in questi
giorni agitano il vasto mondo del gos-
sip, tanto che perfino David Letter-
nelope è davvero molto riservata. Di-
pende anche dai momenti che sta vi-
vendo, quando è innamorata sul serio è
così gelosa della sua privacy che diventa
timidissima, scontrosa, quasi inavvici-
nabile». E visto che in questo periodo è
così tenacemente sulla difensiva a pro-
posito del legame con Javier Bardem,
forse è innamorata sul serio. Lei trenta-
quando la iscrissero a una scuola di
danza. «Lo fecero per farmi sfogare
energie, ero troppo irrequieta e casina-
ra. Dopo due ore di fatica e di sudore con
la maestra di danza, tornavo a casa più
tranquilla. Mi piaceva, sentivo che esi-
birmi davanti a qualcuno mi faceva su-
perare la timidezza». La scoperta del ci-
nema cominciò a otto anni, quando in
nio, i divorzi, le insicurezze, i sogni, le
fantasie: tutto quello che ho ritrovato
nel cinema di Almodovar. Il salone di
mia madre è stata la mia prima vera
scuola di attrice».
L’illuminazione definitiva fu con Le-
gami!. «Avrei fatto qualunque cosa per
essere al posto di Victoria Abril in quel
film. L’ho visto e rivisto, avevo quindici
case a Madrid, che è sempre la mia città,
la mia vera vita. Mi piace lavorare in
America, ma non potrei mai vivere a Los
Angeles, dove la vita mi sembra allegra-
mente artificiale rispetto all’Europa».
Finora ha lavorato con una media di
quattro, cinque film l’anno. Poi è arriva-
to Gli abbracci spezzati, il quarto film
con Almodovar, «il regista per cui farei
mann, dall’alto della su impudente iro- sei anni, lui quaranta, si sono incontrati casa entrò un videoregistratore Beta- anni e non avevo più dubbi sul mio futu- qualunque cosa, sul set sono totalmen-
nia, ha cercato risposte dall’attrice per la prima volta nel 1992, quando lui max e le serate della famiglia riunita a ro: avrei fatto l’attrice e sarei diventata te nelle sue mani, fuori dal set è l’amico
ospite del suo show. Invano. De eso no se era l’aitante indossatore di biancheria guardare film sul teleschermo diventa- l’attrice di Almodovar. Naturalmente da al quale confidare anche i segreti più ge-
habla. «Non parlo della mia vita priva- intima, protagonista di Jamon Jamon di rono un’abitudine. «Tutto il mio tempo parte della famiglia e di tutto il vicinato losi». Dopo aver ritrovato Almodovar —
ta», ripete come un tormentone la Cruz Bigas Luna e lei, diciassettenne al primo libero era dedicato a guardare film, ne fu una gara per scoraggiarmi e mettermi e Bardem? — l’atteggiamento di Pene-
da anni, da quando l’attenzione dei me- film, usava ogni malizia per sedurlo. In affittavo uno al giorno, li divoravo, ripe- in guardia dai pericoli, secondo loro lope Cruz verso il lavoro è cambiato.
dia si è accesa su di lei. Del resto, arri- seguito si sono sfiorati più volte, fino al- tevo le battute con le amiche, rifaceva- l’ambiente del cinema era pieno di ses- «Dipende dai bisogni che cambiano.
vando alla prima di Vanilla Skya Los An- l’incontro fatale nel 2008, sul set di Vicky mo le scene che mi avevano colpito. so, di tradimenti, di droga, mi racconta- Adesso vorrei fare un film l’anno, sce-
geles al braccio di Tom Cruise, che allo- Cristina Barcelona, complice involon- Grazie al Betamax ho scoperto Billy Wil- vano i drammi di Jodie Foster e di Maria gliendo con più razionalità, e vorrei una
ra — era il 2001 — era la star più pagata tario Woody Allen. der, Audrey Hepburn, Anna Magnani, Schneider e di tutte quelle che avevano carriera a lungo termine, recitare anche
e anche la più chiacchierata di Hol- Se l’argomento Bardem compagno di Sofia Loren. E mi sono innamorata di cominciato giovanissime. Ma io non nonne e vecchie signore. Intanto ho bi-
lywood per il tormentato finale del ma- vita è tabù, Penelope Cruz parla volen- Almodovar e del suo mondo di donne. potevo fare altro. I miei si rassegnarono sogno di più tempo per me. Semplice-
trimonio con Nicole Kidman, non pote- tieri del percorso professionale. Dopo la Era lo stesso mondo che vedevo nel sa- ed è grazie al loro sostegno che io non ho mente per vivere, sono tante le cose da
va pensare di passare inosservata. Lo candidatura all’Oscar per Volver di Al- lone di mia madre, dove stavo da una mai avuto nessun tipo di trauma». vedere e da fare fuori dal cinema».
aveva sedotto nella vita come sullo modovar, la statuetta come migliore at- L’incontro con Almodovar avvenne L’ultimo film è Nine, una rivisitazio-
schermo? Il sospetto fu che fosse un trice non protagonista è arrivata proprio grazie a Jamon Jamon. «Non ho un ri- ne di Fellini e di Otto e mezzo firmata da
amore inventato per il lancio del film, con il film di Woody Allen, un anno do- L’illuminazione cordo piacevole di quel film, ero ine- Bob Marshall con Daniel Day Lewis nel
ma, vero amore o no, le immagini della
coppia imperversarono sulla stampa fi-
po l’Oscar a Bardem per Non è un paese
per vecchi, il primo assegnato ad un at-
definitiva sperta, non capivo cosa volesse Bigas
Luna, solo dopo anni sono tornata a la-
ruolo di Guido che fu di Mastroianni, e
un cast di grandi nomi, compresa Nico-
no al 2004.
Intanto il cinema americano aveva
tore spagnolo. «Non è una coincidenza
fantastica? Javier e io abbiamo comin-
fu con “Legami!” vorare volentieri con lui. Crescendo mi
sono resa conto che non c’è niente di
le Kidman, Marion Cotillard e Sofia Lo-
ren, interprete della madre defunta di
scoperto che gli uomini amano anche
le brune e Penelope Cruz, immagine
ciato insieme e nel giro di due anni ab-
biamo raggiunto lo stesso obiettivo.
L’ho visto e rivisto, male nel nudo, che il sesso è tra le cose
essenziali della vita ed è giusto che il ci-
Guido che appare nella memoria. La
Cruz è Carla, la fragile amante che balla,
rappresentativa del fascino latino, ave-
va cominciato a scalare le classifiche
Troppo bello per essere vero! Ma è vero»
dice. Tiene la statuetta nella casa di Ma-
avevo quindici anni nema lo racconti», dice. Ma proprio gra-
zie a quel film Almodovar si accorse di
canta (A Call from the Vatican è il titolo
di una delle canzoni) e tenta il suicidio
delle star più desiderate, con tanto di
pettegolezzi inevitabili sui suoi rappor-
drid e «continuo a spostarla da una stan-
za all’altra, prima di decidere la colloca-
e non avevo più lei e nel 1997 le mise addosso il perso-
naggio della ragazza che all’inizio di
per amore. Nineper lei «è un altro sogno
realizzato, perché adoro ballare, dopo
ti con i partner dei film: nessuno, da Ni- zione definitiva. L’ho sognata troppo e dubbi: avrei fatto Carne tremula partorisce su un auto- qualche lezione ho ritrovato facilmente
colas Cage a Matt Damon a Matthew sembrava un sogno impossibile». bus. «Per me Penelope esprime il senso i movimenti giusti. E adoro cantare, an-
McConaughey, si sarebbe salvato. «Al- L’incontro con Penelope Cruz è sem- l’attrice. L’attrice della maternità», sostiene Almodovar che in italiano, mia madre era appas-
l’inizio mi faceva rabbia leggere notizie pre sorprendente. Glamour, gossip, che in Tutto su mia madre le offrì il per- sionata di Raffaella Carrà quando face-
su una mia presunta storia d’amore o successo e definizioni altisonanti — «Io di Almodovar sonaggio della suora che rimane incin- va la tv in Spagna, conosco tante sue
addirittura su un futuro matrimonio, bomba sexy?! Ma se peso poco più di ta dopo una notte con un transessuale canzoni. Poi ho potuto conoscere da vi-
ma ho capito che non ero la sola. Per un cinquanta chili!» — non hanno scalfito drogato. cino Sofia Loren. Durante i pasti in co-
personaggio pubblico è quasi impossi- la freschezza e l’entusiasmo quasi in- Affermatasi come simbolo della bel- mune lei mi rimproverava perché man-
bile evitare l’assedio dei fotografi e la fantile che mostrava per il suo lavoro lezza mediterranea, Penelope Cruz sul- giavo poco, io la tormentavo di doman-
curiosità di certa stampa. Ma perché a
una persona solo perché è nota si può
chiedere con chi va a letto? Non è giu-
sto, sono sempre stata timida e riserva-
ta, ma alla fine ho imparato a non farci
caso, non mi arrabbio più, non voglio
agli inizi, quando nei primi anni No-
vanta venne in Italia per interpretare la
Madonna in Per amore solo per amore
di Giovanni Veronesi o la siciliana sel-
vaggia e ringhiosa in La ribelle di Aure-
lio Grimaldi. Minuta e agile, 1,68 di al-
tezza, la sorpresa è anche per gli obiet-
tivi raggiunti da una ragazza timida e ri-
servata, con alle spalle una famiglia
borghese, prima di tre figli, padre
Eduardo commerciante e madre En-
carna parrucchiera, nata alla periferia
di Madrid nel quartiere di Alcobendas
(il 28 aprile 1974) e cresciuta in un am-
lo schermo è stata spagnola, messicana,
greca (Il mandolino del capitano Corel-
li sull’eccidio di Cefalonia), colombia-
na (Blow con Johnny Depp), italiana.
L’ultima bella interpretazione nel no-
stro cinema è stata con Sergio Castellit-
to in Non ti muovere nel 2004. Un’atti-
vità frenetica, una cinquantina di film in
una carriera intensa e fortunata. «La
fortuna c’entra, ma è anche vero che ho
faticato tanto. Ho sempre lavorato, ho
accettato tutto quello che mi offrivano,
ero una drogata del lavoro. Drogata ma
felice, ho fatto anche film brutti, ma non
‘‘
de, volevo sapere tutto su Fellini, su Ma-
stroianni, sulla “dolce vita”. È stata
un’occasione preziosa, Sofia è uno dei
miei miti, è il simbolo del cinema che mi
ha fatto innamorare del cinema».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

biente ristretto «come un piccolo pae- ne rinnego nessuno». Quanto ai soldi


FOTO CORBIS

se, dove non c’era neanche un teatro e guadagnati, «mi piace tanto spenderli.
solo l’idea di diventare attrice sembra- Compro vestiti, è un’assurdità perché
va una follia. Nessuno si guadagnava da in genere mi vesto in jeans e maglioni,

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