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Indice i
Introduzione
Possibilità di intervento
. Difficoltà dell’operatore: l’ambivalenza della vittima . . . . . .
. Requisiti necessari: comprensione emotiva e cognitiva . . . .
. Un possibile trattamento del trauma: l’EMDR . . . . . . . .
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.. L’EMDR nei bambini sessualmente abusati . . . . . .
Conclusioni
Bibliografia
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Introduzione
INDICE
strategia difensiva del bambino per cercare di gestire, al meglio delle proprie
possibilità, la situazione traumatica. Verrà inoltre illustrato il pensiero degli
autori che per primi hanno affrontato tale concetto. Infine, viene descritta la
sindrome d’adattamento, che si sviluppa allorchè il bambino si adatta ad una
situazione disfunzionale per il proprio benessere psicofisico.
L’ultimo capitolo, è dedicato al trattamento delle piccole vittime. In par-
ticolar modo ci si soffermerà sulle difficoltà nelle quali l’operatore si imbatte
nell’aiutare tali bambini e dei requisiti che necessari per svolgere al meglio il
proprio lavoro. Il capitolo si conclude con la discussione di un trattamento di
desensibilizzazione dell’informazione negativa legata al trauma: l’EMDR.
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Capitolo
. Maltrattamento:
• fisico,
• psicologico.
CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
• incuria,
• discuria,
• ipercuria,
• Chemical Abuse,
• Medical Shopping.
. Abuso sessuale:
• extrafamiliare,
• intrafamiliare.
Non è da molto che ci si sta occupando del tema dell’abuso sessuale in mo-
do completo: dalla sensibilizzazione alla denuncia, alle forme di terapia più
consone. Motivi che possono essere portati a sostegno della tardiva esplorazio-
ne del fenomeno in questione sono, da una parte, la privacy che accompagna
l’esercizio della genitorialità e, dall’altra, l’autorità attribuita al genitore che,
molto spesso, è amato dal figlio nonostante le esperienze traumatiche a cui lo
sottopone. Nonostante la tardività nell’esplorazione della tematica, il numero
dei bambini che subiscono abusi sembra già esteso in modo preoccupante.
Montecchi () descrive l’abuso sessuale come il coinvolgimento in atti-
vità sessuali di soggetti immaturi e dipendenti, a cui manca la consapevolezza
delle proprie azioni, nonché la possibilità di scegliere. Il bambino viene usato
come stimolo sessuale per il soddisfacimento del perpetratore (adulto o minore
che sia), in grado di esercitare un certo grado di controllo sulla vittima.
L’abuso sessuale viene visto anche come abuso psicologico, in quanto pre-
dispone il bambino a una sessualità precoce, non adatta all’età del bambino,
rendendolo vulnerabile rispetto a successivi rapporti con gli adulti.
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
e le succesive indagini.
Tuttavia, ciò non significa che laddove tali indicatori non siano presenti non
lo sia nemmeno l’abuso (Friedrich, ).
Altri segnali tipici associati all’abuso sono le attività masturbatorie compul-
sive, il riprodurre contatti orogenitali ed esplorazioni vaginali con oggetti.
Sono, inoltre, più consistenti e frequenti i sintomi post-traumatici da stress,
tendenza all’isolamento e scarse relazioni tra i pari, mancanza di fiducia negli
adulti e percezione di sè come diversi (Malacrea, ).
In aggiunta le alterazioni a livello emotivo, ossia tradimento, stigmatizza-
zione, impotenza, vergogna e colpa, determinano squilibri, che possono gene-
rare conseguenti possibili disturbi nella sfera delle funzioni cognitive. Il sentirsi
traditi è dovuto alla consapevolezza da parte del bambino di essere stato usa-
to da una persona verso la quale nutriva sentimenti di fiducia, dove la persona
può essere sia l’abusante che un’altra figura che non l’ha saputo proteggere nel
momento in cui ne aveva più bisogno.
L’impotenza invece si sperimenta nel momento in cui il minore sente di
aver perso il controllo della sua vita, di non poter fare nulla per modificare la sua
situazione di disagio, con conseguenti sentimenti di ansia, fobie e ipervigilanza.
In ultimo, la stigmatizzazione consta di una serie di sentimenti quali il sen-
tirsi sporchi, in colpa; tutti sentimenti inculcatigli dall’abusante per evitare che,
la vittima stessa, riveli l’abuso subito.
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
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vittima con il genitore non abusante, il che lo svincola dalla errata considera-
zione che la colpa sia la sua, che si sia meritato le violenze subite (Di Blasio,
).
Tuttavia, quando la figura tutelante non è in grado di impedire l’abuso è
probabile che il genitore partecipe si trasformi in una dinamica familiare e che,
in silenzio, è complice dell’abuso.
In questo modo l’esperienza dell’abuso si radica nella quotidianità del bam-
bino, facendogli sperimentare ulteriore solitudine e prigionia (Di Blasio, ).
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
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una madre abusi del proprio bambino. Dall’altra parte, perché si pensa che sia
difficile perpetrare l’abuso in assenza dell’organo sessuale maschile.
In realtà, sono entrambi i genitori, singolarmente o contemporaneamente,
che abusano i minori.
Nella letteratura riguardante i padri incestuosi esistono vari tentativi di clas-
sificazione a seconda dell’approccio di riferimento. Tale classificazione è utile
per inquadrare il fenomeno dell’abuso sessuale e per facilitare la comprensione
(Carini, Pedrocco-Biancardi & Soavi, ):
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
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• le donne usano meno minacce per ottenere il silenzio nelle loro vittime;
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
• tentativo di suicidio;
• automutilazione;
• anoressia e bulimia;
• depressione cronica;
• agorafobia;
Saradjian & Hanks () affermano che, proprio perché non ci si aspet-
ta che le donne commettano abusi sessuali contro i bambini, l’abuso di alcune
vittime sia prolungato, causando nelle vittime sentimenti di maggiore stigma-
tizzazione, sensazione di essere diversi, traditi e impotenti. In più, alcuni bam-
bini non vengono mai recuperati emozionalmente. Al contrario, essi tendono a
mascherare la loro confusione ed entrano nell’età adulta incapaci di a sostenere
relazioni salutari e, nel caso peggiore, ripetono il ciclo di abusi contro i figli.
Trickett & Schellenbach () identificano ipersessualità, problemi nel
comportamento sessuale, paura, ansia, depressione, attribuzioni disfunzionali
e difficoltà socio-interpersonali come effetti a lungo termine dell’abuso sessuale
dei bambini.
Il fenomeno descritto non può essere ignorato, come è avvenuto nel passato.
È necessario guardare a fondo dell’abuso sessuale al femminile per riuscire a
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CAPITOLO . ABUSO SESSUALE INTRA-FAMILIARE
sviluppare modalità di intervento consone al recupero sia delle madri che dei
propri figli.
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Capitolo
. Definizione
Il termine “identificazione con l’aggressore” nasce dall’esigenza di spiegare l’am-
bivalenza riscontrata nei bambini vittime di abuso sessuale nei confronti dei
loro “aguzzini” (Loriga, ).
Nel corso degli anni, molti operatori che hanno preso in carico casi di bam-
bini abusati, si sono trovati spiazzati davanti all’idealizzazione difensiva che
questi bambini mantenevano dei propri genitori.
Ci si può trovare di fronte a bambini, o ad interi nuclei familiari, che hanno
CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
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Non è infrequente che i bambini abusati siano convinti di aver essi stessi
desiderato l’atto sessuale per il quale oggi l’adulto viene condannato dalla so-
cietà. Allo stesso modo, spesso nelle relazioni incestuose il bambino non viene
obbligato a fare del sesso, ma viene iniziato ad esso con modalità seduttive (per
esempio un panino in più per pranzo, un regalo, l’assenza di percosse in cambio
del sesso al quale si accompagnano coccole e complimenti etc.). “Sei la più bel-
la del sole, sei stata fantastica, sei meravigliosa, sei meglio della mamma” sono
frasi pronunciate dall’adulto abusante e che tante volte si sentono raccontare
delle bambine abusate.
Cirillo () afferma che dall’esperienza del Centro Bambino Maltrattato
di Milano è emerso che nei casi di adolescenti abusati in famiglia il motivo pre-
valente per il quale l’abuso poteva durare per anni nel più assoluto segreto è che
il minore aveva subito una forte fascinazione da parte dell’adulto abusante. An-
che la paura, la vergogna, il senso di colpa avevano avuto il loro peso nel mante-
nimento del segreto, ma il vero motivo per il quale queste ragazze non avevano
svelato l’incesto è che esse erano affascinate dal loro stesso “torturatore”.
Selye, un medico viennese, negli anni ’ osservò e descrisse il fenomeno
dello stress, reazione tipica di adattamento del corpo ad una generico cambia-
mento fisico o psichico.
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CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
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CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
• stimolazione cortico-surrenale;
• involuzione timo-linfatica.
La sindrome non è dovuta alle azioni specifiche di uno o più agenti stressan-
ti, ma dai loro effetti stressanti aspecifici. L’agente stimola la corteccia surre-
nale alla proliferazione cellulare e all’aumento di produzione dei corticoidi. Gli
agenti stressanti possono altresı̀ determinare involuzione timo-linfatica e cam-
biamenti ematologici caratteristici, attraverso la stimolazione cortico-surrenale.
Tra l’agente stressante e la corteccia surrenale, l’ipofisi anteriore ha il ruolo
di mediatore, che induce un aumento della produzione di ACTH (corticotro-
pina, ormone proteico), il quale a sua volta stimola la produzione di corticoidi
da parte della ghiandola surrenale (Selye, ).
Un tipo di corticoidi proflogistici (P-C), sotto forma di acetato di desos-
sicorticosterone (DCA) determina lesioni renali, arterite, lesioni alle articola-
zioni ed altre molteplici modificazioni di carattere infiammatorio in vari organi
con un notevole aumento generale del “potenziale infiammatorio” del tessuto
connettivo (Selye, ).
Esperimenti compiuti durante il periodo - hanno dimostrato che
l’ipofisi anteriore liofilizzata (LAP), contiene una sostanza (denominata “fatto-
re x”) che riproduce, con molta somiglianza, gli effetti tossici dell’iperdosaggio
di DCA nel rene, nel sistema cardio-vascolare, nelle articolazioni e nel tesuto
connettivo in generale (Selye, ).
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CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
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CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
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CAPITOLO . IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE
Ferenczi, uno dei primi autori che si occupò di tale concetto, lo considera un
meccanismo attinente la sfera patologica, a differenza di A.Freud che lo ritiene
anche un processo normale, in quanto porta alla formazione del Super-Io.
Inoltre, è stata discussa la sindrome d’adattamento; un concetto molto uti-
le secondo Selye per spiegare le reazioni dell’organismo di fronte ad eventi
stressanti o ansiogeni.
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Capitolo
Possibilità di intervento
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
genitore usa vere e proprie tecniche seduttive. Il bambino pensa che sia sta-
to lui stesso a desiderare l’atto sessuale, il cui esito è una complicità, più che
una vittimizzazione. Questa complicità, fatta d’inganni ed imbrogli, ostacola
spesso la rivelazione delle violenze subite dai bambini, i quali si sentono spesso
bloccati dai propri sensi di colpa e dalle proprie confusioni, restando in silenzio
e custodendo per anni il segreto (Martino, ). Chiaramente, questo non
significa che gli abusati non provino sentimenti di odio nei confronti dei loro
aguzzini; infatti, si riscontra spesso una compresenza di amore e odio (Elliott,
).
Detto ciò, è facile comprendere quanto sia difficile per l’operatore rappor-
tarsi con tale ambivalenza e come possa essere complicato avere a che fare con
un bambino che, anche se solo a parole, sostiene di voler tornare dal proprio ge-
nitore continuando ad essere da lui abusato. Requisito fondamentale affinchè il
bambino riveli al terapeuta l’abuso subito è che quest’ultimo accetti il bambino,
che spesso si sente sporco, colpevole.
Ulteriore fattore che complica la presa in carico dei bambini abusati è la
contraddizione tra quanto dicono a parole e quanto comunicano con il lin-
guaggio non verbale. All’inizio del secondo capitolo è riportato il caso di Lucia
(Welldon, ), una bambina abusata dal padre dall’età di tre anni. Dopo es-
sere stata data in affidamento pre-adottivo, Lucia affermava di voler tornare da
suo padre per continuare ad essere da lui abusata. Nonostante queste parole, a
livello fisico si notavano dei notevoli moglioramenti. Per esempio, l’anoressia
riscontrabile nella bambina stava graduatamente scomparendo e le sue capacità
di apprendimento miglioravano.
È importante quindi che il terapeuta, e tutti coloro che approcciano tali
bambini, seguano un’adeguata formazione, in modo da poter fornire alle vittime
l’aiuto di cui necessitano.
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CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
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CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
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CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
(Fernandez, ).
L’efficacia dell’EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma. Le ricer-
che condotte su vittime di violenze sessuali, di incidenti, ecc., indicano che il
metodo permette una desensibilizzazione rapida dei ricordi traumatici con con-
seguente ristrutturazione cognitiva, che porta ad una riduzione significativa dei
sintomi del paziente (per esempio stress emotivo, ansia, incubi).
Tale metodologia permette un accesso non verbale al trauma, mentre l’e-
laborazione verbale e cognitiva avviene solo in una fase successiva. Le ulti-
me ricerche effettuate sulle memorie traumatiche, sembrano dimostrare che il
ricordo dell’evento traumatico viene immagazzinato in una zona del cervello
(destra) priva di parole (Roccia, ). La cosiddetta “memoria dichiarativa”
non è, quindi, disponibile e crea nel soggetto l’impossibilità a ricordare. Se-
condo questa ipotesi i sintomi derivanti dal trauma sarebbero proprio dovuti a
tali immagini dissociate, memorizzate in un regno mentale differente da quella
della memoria semantica. Secondo quest’ipotesi l’EMDR darebbe accesso al
terapeuta a quelle zone della mente precluse al canale verbale.
A causa delle difficoltà precedentemente descritte, per molte delle vittime di
abuso sessuale l’EMDR può essere un’alternativa praticabile per la guarigione.
Ovviamente tale tecnica richiede un’attenta formazione e preparazione per
poter essere utilizzata in modo efficace (Roccia, ).
Nel suo libro dedicato all’utilizzo dell’EMDR con le vittime di abuso ses-
suale (), Shapiro afferma che
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CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
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I bambini provano dolore allo stesso modo degli adulti quando vengono
esposti ad eventi gravi come la morte di un familiare, una malattia o una vio-
lenza nei loro confronti. Quindi anche i bambini sono soggetti a provare sta-
ti di ansia ed emozioni come rabbia, colpa, tristezza, mancanza e senso di
impotenza.
Sfortunatamente, la capacità dei bambini di provare questo tipo di dolore
è in genere sottovalutata. Probabilmente questo è dovuto al fatto che si espri-
mono con modalità diverse da quelle degli adulti. Inoltre, nella nostra cultura
abbiamo la tendenza a proteggere i bambini dal dolore e dalla sofferenza.
Indipendentemente dal fatto di essere stati coinvolti direttamente nell’evento,
i bambini si rendono conto e percepiscono appieno quando succede qualcosa
di grave (Roccia, ).
Se si tace o si è vaghi riguardo all’evento si lascia il bambino da solo con i
propri pensieri e la propria immaginazione, con domande senza risposta e con
tutta l’incertezza che ne consegue.
Le fantasie negative possono provocare un senso di ansia e di terrore che la-
sciano segni permanenti che si manifestano in seguito come vulnerabilità fisica
o psichica.
Pessina (), nel centro TIAMA in cui lavora, ha utilizzato l’ EMDR con
bambini sessualmente abusati di età compresa tra i e i anni. Tale tecnica
venne inserita all’interno delle consuete modalità terapeutiche del centro. Al
bambino viene inizialmente spiegato che le persone del centro sono lı̀ per farlo
stare bene, gli viene spiegato ciò che insieme faranno e ciò a cui sarà sottoposto.
Per valutare la condizione in cui si trova si usano tecniche che permettano
di ottenere quante più informazioni possibile; Pessina () cita: Story Stem
Battery, TSCC, TSCYC, CSBI E PSI.
I bambini giunti nel centro hanno subito degli abusi molto gravi, perversi
quasi sempre in età molto precoce. Il danno subito si configura come interno
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CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
all’identità del bambino e come tale è difficile da affrontare. Per questo motivo,
continua Pessina (), nell’applicazione dell’EMDR si sono rese necessarie
alcune modifiche, come per esempio, un lungo periodo di “stabilizzazione” pri-
ma di affrontare i ricordi traumatici. In questa fase si cerca di “installare” nel
bambino una serie di risorse positive per permettergli poi di rivivere il trauma.
Ad esempio, cercare di fargli ricordare i momenti in cui è stato felice, fiero di
se stesso e amato.
Inoltre, con i bambini più piccoli è importante seguire il Protocollo “abbre-
viato”, con uso posticipato della cognizione positiva. Si parte con la cognizione
negativa e la sensazione corporea, aggiungendo la cognizione positiva solo dopo
che il SUD è diminuito (Pessina, ).
È importante che si riesca a trovare la giusta chiave di lettura del bambino
che si ha davanti. Spesso hanno difficoltà a trovare esperienze positive, han-
no paura ad iniziare il trattamento perché non vogliono rivivere l’esperienza
traumatica e mettono in atto difese dissociative (Pessina, ).
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Conclusioni
CAPITOLO . POSSIBILITÀ DI INTERVENTO
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Bibliografia
Abburrà A., Boscarolo R., Gaeta A., Gogliani F., Licastro E. & Turino
R. (). Il bambino tradito. Torino: Carocci.
Carini A., Pedrocco-Biancardi M.T. & Soavi G. (). L’abuso sessuale
intrafamiliare. Milano: Raffaello Cortina.
Ferenczi S. (). e Clinical Diary of Sándor Ferenczi. Cambridge,
MA: Harvard University Press ().
Gibbons J., Conroy S. & Bell C. (). Operating the Child Protection
System. London: HMSO Publication.
Laplanche J. & Pontalis J.B. (). Enciclopedia della psicoanalisi.
Bari: Laterza.
Roccia C. & Foti C. (). L’abuso sessuale sui minori. Milano: Uni-
copli.
Selye H. (). La sindrome di adattamento. Pavia: Renzo Cortina.