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DEFINIZIONE DI LINGUAGGIO
Cosa è il linguaggio. E' un sistema di comunicazione. E’ la facoltà di
comunicare qualcosa.
E’ prerogativa dell’uomo? E’ caratteristica esclusivamente umana?
No, anche gli animali comunicano, anche gli animali mandano messaggi, con
il volo, con i suoni…
Molti animali hanno dei codici sofisticatissimi di comunicazione. Tanto che
esiste anche una scienza che si chiama zoosemiotica, studia cioè i codici
simbolici usati dagli animali.
Ma c’è una differenza fondamentale fra comunicazione animale e umana.
Perché comunicano gli animali?
Comunicano per bisogni biologici, per cercare cibo, per il mantenimento della
specie, per difendere il territorio. E’ intuitivo, allora, immaginare che gli
animali hanno un linguaggio, ma serve a delle cose utili, alla sopravvivenza o
alla riproduzione,
Fatti a lezione due esempi:
1.) Ci sono degli uccelli, detti “giardinieri” che costruiscono delle bellissime
pergole per attirare le femmine, è un corteggiamento.
2.) O il cervo che segna il territorio o conquista la femmina con il bramito… e
anche il bramito stesso è per l’utile, è, come dire, fa tutto a ragion veduta,
razionale. L’animale si deve risparmiare, deve risparmiare energie, deve
risparmiare forze fisiche ma anche evitare lo scontro, lo scontro può voler dire
rompersi i palchi.
E’ altrettanto intuitivo che noi esseri umani non parliamo solo quando
abbiamo un bisogno, parliamo anche quando non c’è alcuna utilità.
Accompagnare un sorriso con una parola per noi ha un senso, vogliamo cioè
dire qualcosa di più, o se non di più o meglio, diciamo di diverso… e siamo
diversi di volta in volta, perché di volta in volta cambia la nostra situazione di
rapporto con gli altri, cambia il nostro modo di essere, di stare con gli altri.
Anche la parola stessa cambia da situazione a situazione. Pensiamo
all’espressione, all’intonazione: Quando? (semplice domanda per informarsi)
Quando?!?! (sorpresa! Del tipo: ma che dici!?))
Oppure: Cara (con tono di affetto e calore) cara (detto con intonazione
ironica)
Cioè noi nella comunicazione ci mettiamo qualcosa, un affetto?
Un’intenzione? Parte del nostro essere, del nostro sentire…
Allora: possiamo mettere insieme già due cose importanti che poi teniamo via
via presenti.
1.) usiamo il linguaggio anche quando non si tratta di un bisogno
2.) il nostro parlare, il nostro emettere suoni varia di volta in volta, gli diamo di
volta in volta un senso nostro. Non è codificato dalla specie. E soprattutto non
è per l’utile.
Certo può essere anche per l’utile: se non conoscete una strada, dovete
chiedere un’informazione…, se non sapete usare la caldaia, l’idraulico
verbalizzerà cose utili… ma quello che voglio dire è che parliamo in relazione
agli altri.
E così abbiamo abbozzata una prima differenza fra il linguaggio animale e
quello umano: quello umano non è per bisogno, è diverso di volta in volta (è
creativo), è relazionale, è in rapporto con….
Risposta alla prima domanda: Forse già questa prima differenza che
abbiamo osservato con gli animali ci dice che il linguaggio coinvolge la
psiche, la mente, il pensiero, gli affetti, le funzioni cognitive, affettive
dell'uomo. E' legato al pensiero, alla memoria, all'apprendimento e agli affetti.
Questo ci interessa per introdurre la seconda domanda e per arrivare a
distinguere il linguaggio dalla lingua:
Sono spunti curiosi, ma non dicono nulla i certo, così come nemmeno dal
punto di vista storico-antropologico vi sono datazioni valide.
L’unica cosa davvero accettabile dal punto di vista storico è che pare che sia
stato necessario superare lo stadio di ominidi, è stato necessaria la posizione
eretta.
Sul manuale viene citato l’antropologo Lieberman: Lieberman insiste molto
sui prerequisiti di tipo anatomico e neurologico. Secondo Lieberman bisogna
avere una struttura pienamente eretta perché si abbassi la laringe e questo ci
permetta di avere il controllo di suoni così diversificati. Lieberman ipotizza
una datazione molto bassa dell'origine della capacità linguistica: siamo a
cinquantamila anni, l'"homo sapiens" -secondo lui- avrebbe imparato solo a
tre quarti della sua storia a parlare.
LINGUA E LINGUAGGIO
Come è che parliamo, come è che ad un certo punto della vita l'essere
umano comunica con il linguaggio verbale?
Nel dibattito teorico sul linguaggio, dopo gli studi del grande linguista
strutturalista De Saussure, che sostenne che nella lingua, quando parliamo,
non uniamo cosa a nome, bensì concetto a immagine acustica, cioè
significato a significante. E qui siamo all'inizio degli anni '20.
Per semplificare posso dire che nella storia dello studio del linguaggio di fatto
si sono contrapposte diverse teorie, e, in particolare, così come è stato per lo
studio della percezione, anche in questo ambito si sono scontrati empiristi e
innatisti.
Gli empiristi ritengono che il linguaggio si sviluppi grazie agli stimoli
ambientali che il bambino riceve.
Gli innatisti ritengono che il nostro cervello possiede strutture innate,
possiede un dispositivo innato per l'apprendimento del linguaggio.
In questo percorso fondamentale fu l'anno 1957. In questo anno ci fu uno
scontro palese fra due diverse correnti che si proponevano di comprendere i
meccanismi psicologici che stavano alla base dell'apprendimento linguistico.
Nel 1957 fu pubblicato il testo di Skinner, innatista, Il comportamento
linguistico ed emerse all'università di Cornell la figura di Noam Chomsky che
era invece convinto che l'uomo possedesse un dispositivo innato, il LAD.
Skinner riteneva che l’apprendimento del linguaggio non fosse diverso da
qualunque altro tipo di apprendimento e che, di conseguenza, si sviluppasse
per associazioni di stimoli e risposte opportunamente rinforzate. Secondo un
meccanismo stimolo risposta. Il bambino imita la parola udita, l'adulto
accoglie la parola “vera”, “esatta”, e rinforza la capacità del bambino di
saperla poi riusare nel futuro. Il bambino è visto come tavoletta di cera, dove
l’adulto appone le varie cose che il bambino deve imparare.
Ma cosa non dovremmo più fare? Non dovremmo più pensare che
l'acquisizione del linguaggio sia puro meccanicismo, perché sia che sia uno
strutturalismo, sia che sia comportamentismo o innatismo, il senso che
rimane è che non è mai creazione originale di ognuno di noi.
E usare le parole acquisizione e non apprendimento del linguaggio