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Ortodossi, protestanti e cattolici italiani.

Si sono dati appuntamento ad inizio del nuovo anno e alla vigilia della Settimana di preghiera per lunit dei cristiani per ricercare insieme una parola forte di speranza da dire alla societ, per essere ponti di riconciliazione e di pace in un mondo attraverso da violenze commesse anche in nome della religione, e lavorare insieme per una identit cristiana praticabile, adatta al nuovo millennio. E quanto emerso allincontro organizzato ieri a Roma dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) con lUfficio per lEcumenismo e il Dialogo della Cei e la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia -Patriarcato Ecumenico, dal titolo: Riprendere le sfide di Edimburgo. 1910-2010. L'eredit e le prospettive raccolte da un secolo di ecumenismo. Nel presentare lincontro Letizia Tomassone, vice-presidente della (Fcei), ha detto che oggi le Chiese devono dimostrarsi capaci di dire parole forti di speranza. E che questa una sfida particolarmente importante nel campo del dialogo interreligioso. A questo proposito, Tomassone ha ricordato lincontro indetto ad ottobre dal papa ad Assisi con i leader delle grandi religioni ed ha chiesto: In che modo le Chiese cristiane vogliono prepararsi a questo incontro e presentarsi insieme con una parola comune?. In un momento ha poi concluso - in cui lumanit chiede di essere guarita dalle ferite del XX secolo e in cui si stanno aprendo ferite nuove, la nostra responsabilit di Chiese cristiane quella di compiere passi da gigante sul cammino della nostra riconciliazione. Rispetto alla Conferenza missionaria di Edimburgo del 1910, il panorama molto cambiato: tutti i relatori (dal vicario generale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia Evangelos Yfantidis al pastore valdese Fulvio Ferrario) hanno sottolineato come lottimismo di allora si trasformato in consapevolezza. Il cambiamento ha detto il professore cattolico Gianni Colzani - evidente: la missione diventata problematica e la maggioranza delle comunit cristiane sperimentano se stesse come minoranze, a volte numeriche, altre volte culturali, poste in societ pluraliste dove predominano altre religioni od ideologie. Davanti a noi si apre un complesso cammino di chiese sorelle eppur divise, di rapporti con le altre religioni da ridefinire, di accompagnamento del cammino umano verso un futuro problematico ed a volte angosciante. Questo bisogno di identit ci accomuna al di l delle nostre divisioni. Si tratta ha concluso il professore di un tempo ricco di spinte per tutti. Un tempo in cui deve emergere un cristianesimo nuovo. Se non saremo allaltezza di questo traguardo, avremmo fallito il nostro compito.

Riflettere insieme sulle grandi sfide Con queste parole papa Benedetto XVI si rivolto al mondo, il primo gennaio 2011, poco prima della recita dellAngelus, per sollecitare a un comune impegno per la costruzione della pace, ricordando come questo era particolarmente importante nel giorno nel quale la Chiesa Cattolica riflettere sul dono della pace da vivere nella quotidianit della propria esperienza di fede; proprio il rapporto tra la pace e la libert religiosa ha costituito il tema centrale del messaggio del pontefice per questa giornata, che ha assunto un valore particolare non solo alla luce delle drammatiche vicende che hanno insanguinato le comunit cristiane anche nei giorni di Natale, con rinnovati attacchi a queste comunit, in varie parti del mondo, ma soprattutto per quanto Benedetto XVI ha detto subito lAngelus quanto ha annunciato la sua volont di chiamare a Assisi, a 25 anni dal primo incontro voluto da Giovanni Paolo II, i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volont, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di

rinnovare solennemente limpegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace. Chi in cammino verso Dio non pu non trasmettere pace, chi costruisce pace non pu non avvicinarsi a Dio. Si trattato di un passo particolarmente significativo per il dialogo ecumenico, dal momento che, se questo incontro come quello di 25 anni fa, si configura come un incontro interreligioso, indubbio che sul tema della comune testimonianza cristiana per la pace in questi ultimi anni venuta crescendo una profonda comunione dai cristiani. Da questo punto di vista particolarmente interessante stato lappello alla pace, come segno di unit, che questo anno ha costituito il filo conduttore di molti interventi in occasione del Natale, offerti da molte Chiese, come il Patriarcato di Mosca, il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa di Inghilterra, Consigli di Chiese nazionali, come quello degli Stati Uniti, o Federazioni di Chiesa, come la Federazione Luterana Mondiale, solo per citarne alcuni, per sottolineare come la celebrazione del tempo del Natale debba essere un tempo privilegiato per riflettere sulla necessit di farsi annunciatori, tutti insieme, della Buona Novella. La traduzione, comparsa su LOsservatore Romano, dei messaggi di Natale del Patriarca Kirill e del Patriarca Bartolomeo, viene qui ripubblicata nella sezione Documentazione Ecumenica, oltre che un articolo proprio sul rapporto tra lunit della Chiesa e limpegno della pace nel mondo, anchesso comparso sul quotidiano vaticano e qui riproposto nella sezione Per una rassegna stampa sullecumenismo, nella convizione che sempre pi si possa fare esperienza del mistero dellunit della Chiesa nella testimonianza quotidiana del messaggio di salvezza gratuita e universale che si fonda sullamore misericordioso di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. In questo numero che stato chiuso in ritardo rispetto al previsto anche per porre laccento sullimpegno ecumenico a favore della giustizia e della pace, ampio spazio viene riservato alle iniziative promosse a livello diocesano per la Giornata per lapprofondimento della conoscenza del popolo ebraico e per la Settimana di preghiera per lunit dei cristiani. Infatti oltre che pubblicare nella sezione Documentazione Ecumenica, le presentazioni alla versione italiana del sussidio della Settimana di preghiera, firmata da mons. Mansueto Bianchi, dal pastore Massimo Aquilante e dallarcivescovo Gennadios Zervos, e al sussidio per la Giornata sullebraismo, dedicata questanno alla quinta parola del Decalogo, come ricordano mons. Mansueto Bianchi e il rav. Elia Richetti, nella loro introduzione, nella Agenda Ecumenica vengono presentate le informazioni su questo universo di iniziative che dimostrano la multiforme articolazione e le peculiarit del dialogo ecumenico in Italia. Naturalmente questa ampia rassegna di inziative, che non ha necessariamente un carattere esaustivo ma sufficientemente esemplare, stata possibile grazie al contributo di tanti che hanno voluto condividere quanto viene fatto, soprattutto in questi giorni di gennaio, per una riflessione comunitaria sulla centralit del dialogo dei cristiani con il popolo ebraico e sulle difficolt e sulle speranze che accompagnano il cammno verso lunit. Anche il prossimo numero, che uscir sempre in gennaio, conterr

notizie e commenti sulla Giornata per lebraismo e sulla Settimana di preghiera per lunit dei cristiani, lasciando cos spazio a coloro che ancora non ci hanno inviato programmi e riflessioni. Tra i molti incontri segnalati nellaAgenda Ecumenica va sottolineata la giornata, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Sacra Arcidiocesi Ortodossa di Italia, per il 10 gennaio a Roma, con la quale ricordare il centenario della Conferenza mondiale missionaria di Edimburgo che rappresenta linizio del movimento ecumenico contemporaneo e un pressante richiamo a un ecumenismo profondamente radicato nella missione della Chiesa. Nella sezione Memorie storiche viene ripubblicata una lettera di mons. Giuliano Agresti ai sacerdoti della diocesi di Lucca, in occasione della Settimana di preghiera del 1980; con questa lettera si vuole proseguire nel recupero della figura e dellopera di mons. Agresti, che ha avuto un ruolo fondamentale nella promozione del dialogo ecumenico a livello nazionale e nella diocesi di Lucca, come dimostra la fraterna amicizia ecumenica che lo ha legato al pastore Domenico Maselli, amicizia sulla quale averemo modo di tornare in futuro. Infine proprio la ricchezza della Agenda Ecumenica ha comportato la soppressione della sezione Qualche Lettura che torner nel prossimo numero che segna linizio della IV annata di Veritas in caritate che ha potuto nascere, mettere radici e crescere grazie al contributo spirituale e materiale di tanti. Riccardo Burigana Venezia, 6 gennaio 2011

Per una rassegna stampa sullEcumenismo


Il dialogo la nostra comune priorit Maria Voce, presidente del movimento fondato da Chiara Lubich, in visita a Istanbul dal Patriarca di Costantinopoli PAOLO LRIGA Citt Nuova 28/12/2010

Nuvole basse su tutto il Bosforo e una inarrestabile pioggerellina hanno accompagnato il 27 dicembre Maria Voce, presidente dei Focolari, lungo le trafficate vie di Istanbul sino al Fanar, la storica sede del Patriarcato ecumenico ortodosso di Costantinopoli. Unaccoglienza calorosa e solenne ad un tempo

stata riservata da Bartolomeo I alla persona che ha raccolto leredit di Chiara Lubich. Sua Santit ha ricevuto nel suo studio privato la presidente dei Focolari, giunta assieme ai responsabili del movimento per la Turchia, Angela Caliaro e Carmine Donnici, e ai componenti dei due focolari ad Istanbul. Siamo in dodici, come gli apostoli, ha osservato compiaciuto il Patriarca. Presenti anche il Metropolita Apostolos, dellisola di Halki, e padre Dositheos, direttore dellufficio comunicazioni del Patriarcato. Nel suo indirizzo di saluto, Bartolomeo I ha ricordato di essere stato testimone della stima, dellaffetto e dellammirazione che il predecessore, Patriarca Dimitrios, ha nutrito per lattuale presidente e per lopera svolta dal focolare. Maria Voce ha infatti vissuto in questa metropoli dal 1978 al 1988. In quegli anni, Bartolomeo, allora segretario del Patriarca, e Maria Voce si sono conosciuti. Adesso sincontravano per la prima volta nei rispettivi ruoli istituzionali. Il focolare unisce, in particolare, le Chiese dellantica e della nuova Roma ha proseguito -. Voi tutti siete oggi entusiasti collaboratori dellamato papa Benedetto e della nostra modesta persona, sottolineando poi i frutti gi evidenti prodotti dal focolare: da Chiara alla giovane Chiara Luce, la prima focolarina giunta al traguardo della santit. Tornando sul tema dei rapporti tra credenti, Bartolomeo I ha voluto sottolineare come solo sulla base della testimonianza della vita il dialogo non resta una vuota e sterile esercitazione accademica, facilmente contestabile da quanti continuano ad opporsi ai dialoghi ecumenici e interreligiosi. Il dialogo per noi una priorit. Maria Voce ha fatto omaggio di un ricco album fotografico con i principali avvenimenti, viaggi internazionali e incontri di questi suoi primi due anni e mezzi di presidenza. Ho detto ai focolarini che sarei venuta ad Istanbul per un solo incontro, quello con lei, Santit, senza prendere altri impegni. Come Chiara, stata la pronta replica. Entrambi visibilmente gioiosi, si sono scambiati i doni in un clima di festa davvero natalizia. Maria Voce ha fatto presente che portava il saluto, la gratitudine e la preghiera del movimento diffuso nei cinque continenti, perch tutti erano a conoscenza dellappuntamento. So bene che la vostra rete di comunicazione funziona sempre, ha commentato il Patriarca. Adesso la salutiamo, Santit, perch avr ulteriori impegni. Il lavoro c sempre ha risposto il Patriarca ma non sempre Maria Voce qui. Deo gratias! ha esclamato al termine delludienza Batolomeo I -. Deo gratias per la vostra amicizia, per la vostra visita, per i frutti del vostro movimento, per la continuazione di questa opera di Dio che rende gloria al Suo nome. Al termine dei 55 minuti dudienza, la foto nella Sala del trono. Ma Sua Santit I ha fatto di pi. Con squisita sensibilit, egli ha voluto che pure il fotografo di Citt Nuova venisse immortalato con il gruppo. Insomma, lut omnes non esclude nessuno, proprio come aveva evidenziato nel corso delludienza. Questoggi visita alle tombe dei Patriarchi Athenagoras I e Demetrios I, che ben avevano conosciuto la fondatrice dei Focolari.

Ortodossia in Italia oggi CLAUDIO GUERRIERI Citt Nuova 03/12/2010

Limmigrazione dai Paesi dellest Europa in Italia in aumento. Se ne parla spesso su giornali e tv, ma rimane sempre in secondo piano leffetto che questo comporta sul piano della vita religiosa e delle possibilit di dialogo ecumenico, dato che la stragrande maggioranza di questi immigrati sono cristiani di tradizione ortodossa. Lo ha messo bene in evidenza lincontro nazionale di studio e riflessione teologica, spirituale e pastorale su LOrtodossia in Italia oggi, svoltosi il 26 Novembre 2010 a Roma, per fare il punto della presenza ortodossa in Italia e proiettarla nel futuro. Il Comitato san Giorgio dei greci, promotore delliniziativa, intendeva anche festeggiare i 50 anni di attivit pastorale di sua eminenza il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d'Italia e Malta per il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Nellatmosfera sacra generata dalla celebrazione dei vespri, si sono susseguite una serie di relazioni dedicate alla storia, alla presenza attuale ed alla testimonianza dell'ortodossia in Italia, insieme ad altre di carattere ecumenico sull'impegno delle Chiese per la promozione dei valori cristiani. Ne uscito un quadro complessivo ricco di testimonianze di reciproca accoglienza tra le chiese. In particolare, nella presentazione storica della presenza russa in Italia, larcivescovo Innocenzo, del Patriarcato di Mosca, ha sottolineato laccoglienza ricevuta in molte comunit parrocchiali della Chiesa cattolica e dalla Comunit di S. Egidio. Gli altri interventi dei rappresentati delle varie Chiese ortodosse nazionali hanno descritto il rapido aumento della presenza dei fedeli in questi anni e la collaborazione con la Chiesa cattolica. Commoventi le parole del prof. Jacov, arrivato in Italia come rifugiato durante il regime del socialismo reale, che ha presentato in modo accorato la richiesta dei fedeli di tutte le chiese: vedere realizzata lunit nella molteplicit delle tradizioni. Attento alla dimensione sociale e politica lintervento del prof. Maselli che ha approfondito le sette diverse forme di riconoscimento che le Chiese hanno ottenuto dallo Stato italiano. Secondo mons. Battaglia, la coscienza che la globalizzazione non ha prodotto omologazione, ma un multiculturalismo che spinge verso la reciproca indifferenza, ci interroga sulla nostra appartenenza a tradizioni diverse nella ricerca di una nuova intelligenza dellidentit cristiana. Identit che cresce nel dialogo dellamore e nellecumenismo spirituale, con esperienze significative che vengono da Comunit di S. Egidio, Movimento dei focolari e comunit come quella di Bose. La parabola della storia personale del metropolita Gennadios, presentata dallarchimandrita Yfantidis, ha evidenziato come comunicare i valori eterni dellortodossia usando il metodo del dialogo, sottolineando la collaborazione tra clero e laici, aprendo nuove comunit che hanno portato alla costituzione di settanta parrocchie e sei monasteri in Italia. Una parabola storica arricchita della testimonianza diretta del metropolita Gennadios, il quale ha ricordato lincarico di recarsi in Italia ricevuto dal patriarca Atenagora, il quale gli confidava: Amiamo anche la Chiesa cattolica. Ha anche ringraziato Dio per aver conosciuto cinque diversi papi, per aver intrapreso un dialogo sempre fraterno con tanti sacerdoti e vescovi, e per aver accolto fedeli di tutte le chiese ortodosse. Ha richiamato infine la bella immagine di san Giovanni Crisostomo secondo cui il prete come un porto di mare in cui chiunque pu approdare, evidenziando che se non aiutiamo luomo, chiunque sia, la nostra fede vana. Al termine dellincontro riaffiorava nel cuore, nonostante le divisioni ancora esistenti, la domanda di Paolo: Chi ci separer dallamore di Cristo? (cfr. Rm 8,35), anzi Chi ci separer luno dallaltro se Cristo gi tra noi nellamore reciproco?. Forse questa una chiave per prospettare il futuro

dellortodossia in Italia. Nellambito del convegno, sono state tenute relazioni, tra gli altri, dal metropolita Gennadios, dall'arcivescovo Innocenzo del Patriarcato di Mosca, dai professori D. Maselli, pastore della chiesa valdese, e M. Jacov, dal sac. G. Battaglia dellufficio per il dialogo ecumenico della Cei, dal sac. C. Bobchev, vicario episcopale per la Chiesa ortodossa bulgara, dal sac. F. Vasiltsev della Chiesa ortodossa ucraina, dallarchimandrita E. Yfantidis, vicario generale dellarcidiocesi ortodossa dItalia del patriarcato di Costantinopoli, e dal rappresentante del vescovo della Chiesa ortodossa rumena in Italia. Erano presenti invitati di tutte le chiese tra cui la dott.essa Dora Bognandi della Fcei ed un rappresentante del pontificio Consiglio per la promozione dellunit dei cristiani, larcivescovo di Brindisi e mons. B. Tuzia, vescovo ausiliare di Roma.

Per leggere insieme le Scritture RICCARDO BURIGANA LOsservatore Romano 11/12/2010 Il dialogo tra ebrei e cristiani vive una stagione di grande vivacit per le molte iniziative promosse in molti paesi nel tentativo di comprendere sempre meglio le ricchezze di questo dialogo per la testimonianza cristiana e per la rimozione di ogni forma di antisemitismo; proprio per la sua vivacit, che ha assunto forme impensabili fino a qualche anno fa, non mancano momenti di forte dialettica, nei quali si rischia di dimenticare i tanti passi compiuti, soprattutto nella seconda met del XX secolo, nella costruzione di un dialogo che ha giocato un ruolo fondamentale nella purificazione della memoria e nella riscoperta delle origini del cristianesimo. Fin dallinizio il dialogo tra ebrei e cristiani si fondato sulla consapevolezza che le Sacre Scritture ne costituissero una fonte irrinunciabile, pur nella diversit di letture e di interpretazioni, che ne erano state date per secoli; ebrei e cristiani si sono cos a lungo interrogati sul rapporto tra la Scrittura dIsraele e la Scrittura cristiana, scoprendo quanto le Scritture possano contribuire a approfondire il dialogo ebraico-cristiano, indicando anche una comune prospettiva nella testimonianza dei valori biblici nella societ contemporanea. A questa riflessione, che stata ulteriormente alimentata dalla visita di Benedetto XVI nella Sinagoga di Roma nel gennaio scorso, si richiama il Colloquio ebraico-cristiano di Camaldoli di questanno che affronta il tema di quale forme promuovere per la condivisione, almeno parziale, del testo biblico. Come stato scritto in sede di presentazione del Colloquio si tratta di riflettere insieme su come il cristianesimo debba proporre una lettura delle Scritture che non strumentalizzi il valore dellAlleanza, mai revocata con Israele e al tempo stesso si deve vedere come lebraismo contemporaneo debba porsi lobbiettivo di leggere il testo sacro per i cristiani e considerare il valore che ha per loro la nuova Alleanza in Ges di Nazareth. Il tema scelto per il Colloquio del 2010 vuole essere il primo passo di un cammino triennale di approfondimento e confronto che prevede, nei prossimi due anni, lAlleanza e il popolo in modo da proseguire sulla strada di una migliore conoscenza delle radici del dialogo ebraico-cristiano partendo proprio da una lettura delle Sacre Scritture sotto una molteplicit di aspetti.

Allinterno di un tema tanto vasto, quale quello delle Sacre Scritture nelle tradizioni ebraico-cristiane, sono stati individuati alcuni ambiti particolarmente interessanti: le diversit e le contiguit di ebrei e cristiani ascoltatori e interpreti della Parola, le dinamiche tra Torah orale e Torah scritta cos come si sono determinate nella storia, il rapporto tra lunit dei due Testamenti e la Bibbia ebraica nella prospettiva del dialogo ebraico-cristiano, lorigine e la formazione delle Sacre Scritture, la redazione del Secondo Testamento in relazione al mondo giudaico-cristiano, le chiavi interpretative ebraiche e cristiane delle Scritture alla luce dei pi recenti studi esegetici e il ruolo delle Scritture nella formazione dei giovani al dialogo; accanto a questi temi, che saranno oggetto di una serie di contributi, sono previsti dei gruppi di studio chiamati a approfondire aspetti pi specifici, come la possibilit di proporre, come avviene gi in alcune realt italiane, una lettura a due voci del testo biblico, il ruolo del fare nella tradizione ebraica e cristiana, lo studio di alcuni testi delle prime comunit cristiane, come la lettera di Giacomo e la Didach, oltre a un approfondimento del documento Il popolo ebraico e le Sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana della Pontificia Commissione Biblica del 2001, che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per una lettura della Scrittura in prospettiva ecumenica e ebraico-cristiana. Nei gruppi di studio verr affrontato anche il tema dello straniero cos come viene presentato dalle Sacre Scritture e nelle tradizioni esegetiche ebraico-cristiane con il chiaro intento di offrire un contributo alla rimozione di pregiudizi e precomprensioni nei confronti dellaltro che non appartengono alluniverso biblico. Allinterno del Colloquio sar dedicato uno spazio specifico anche alla memoria storica dellespulsione degli ebrei e dei marrani dal Regno di Napoli, del quale questanno ricorre il 500 anniversario, proprio per non dimenticare le vicende storiche che hanno segnato profondamente la difficile convivenza di cristiani e ebrei per secoli. Il Colloquio ebraico-cristiano di Camaldoli costituisce una delle tappe pi significative del ricco calendario degli incontri per la promozione del dialogo tra cristiani e ebrei in Italia per il livello dei partecipanti e per la lunga tradizione, che ha ormai alle spalle; infatti il Colloquio di Camaldoli giunto al XXXI incontro, rinnovando cos unesperienza che affonda le proprie radici nella stagione della prima recezione del concilio Vaticano II, quando, soprattutto in Italia, si venne sviluppando lidea che il dialogo ecumenico non potesse prescindere da una riflessione teologica, biblica, pastorale sulla radice comune costituita dalla Prima Alleanza e che quindi si dovesse partire proprio da una lettura delle Scritture ebraiche per iniziare il cammino verso lunit visibile della Chiesa; in Italia, grazie soprattutto allopera di mons. Alberto Ablondi, mons. Clemente Riva e di Maria Vingiani, molti sono stati i frutti di questa prospettiva come listituzione della giornata per lapprofondimento della conoscenza del popolo ebraico, il 17 gennaio, da parte della Conferenza Episcopale Italiana. Il dibattito sul rapporto tra dialogo ecumenico e dialogo ebraico-cristiano rimane sempre vivo, al momento che tocca un punto qualificante non solo della celebrazione del concilio Vaticano II ma della stessa natura del dialogo ecumenico. Proprio grazie alla riflessione sulla centralit del dialogo ebraico-cristiano per il dialogo ecumenico nacque lidea di tenere a Camaldoli, annualmente, un Colloquio che approfondisse in modo scientifico il dialogo ebraico-cristiano, sempre con unattenzione particolare alla dimensione pastorale che esso doveva avere in modo da incidere concretamente nella vita quotidiana delle comunit cristiane, segnando un cambiamento di prospettiva rispetto al passato, con la presa di

coscienza da parte di ebrei e cristiani dellimportanza del dialogo per la societ. In oltre trentanni, grazie allopera di tanti, tra quali si deve ricordare almeno padre Innocenzo Gargano e il compianto Benedetto Calati, la Comunit di Camaldoli stata profondamente fedele alla scelta originaria di ospitare e di promuovere il Colloquio come uno dei momenti nei quali testimoniare la centralit della dimensione del dialogo nella recezione del Concilio Vaticano II alla luce della tradizione benedettina.

La Bibbia patrimonio di tutti RICCARDO BURIGANA LOsservatore Romano 13-14/12/2010


Da pi di due secoli, con una molteplicit di forme, i cristiani sono impegnati nella promozione della lettura della Bibbia in una prospettiva ecumenica. Un impegno che ha progressivamente coinvolto un crescente numero di cristiani e che ha talvolta preceduto il dialogo ecumenico ufficiale tra le Chiese. Tale dialogo stato spesso sostenuto dalla scoperta del comune patrimonio spirituale, teologico, pastorale delle sacre Scritture, con il superamento di quei pregiudizi sulla lettura e sull'interpretazione della Bibbia che avevano frenato l'ascolto della Parola di Dio. Si sono cos aperti nuovi orizzonti non solo per un approfondimento ecumenico delle ricchezze del testo biblico, ma soprattutto per la definizione di iniziative per una sempre maggiore diffusione della Bibbia nella Chiesa e nella societ contemporanea. In questa prospettiva si colloca la celebrazione della Settimana della Bibbia promossa ogni anno dall'Alleanza biblica francese (Abf), associazione nata per iniziativa di un gruppo di protestanti all'interno del mondo della Societ biblica; nel corso degli anni l'Abf si venuta arricchendo della partecipazione dei cattolici e degli ortodossi francesi, divenendo cos una palestra di ecumenismo biblico-pastorale che si pone l'obiettivo di far conoscere la Bibbia anche al di l della Chiesa, come ha ricordato il pastore Bernard Coyault, segretario generale dell'Alleanza biblica francese, nel presentare i progetti in corso. Questi progetti prevedono una mostra sulla Bibbia patrimonio dell'umanit, per riaffermare l'importanza della conoscenza del testo e del mondo biblico per il passato, per il presente e per il futuro della societ, nonch la redazione di una bibbia pensata per i giovani, non solo cristiani ma di tutte le altre religioni, e soprattutto per coloro che si dichiarano indifferenti a una dimensione di fede. Inoltre le iniziative comprendono la messa in rete del Primo Testamento in ebraico e francese per favorire la conoscenza dei testi originali. La Settimana biblica francese, che dal 2000 comincia con la i domenica di Avvento, vuole essere un'occasione per favorire una conoscenza della Scrittura attraverso un percorso di nove tappe di lettura comune dalla Genesi all'Apocalisse; il percorso, che pensato per le comunit cristiane locali, ogni anno sviluppa una prospettiva particolare, nella formulazione del contenuto e della forma, grazie al coinvolgimento diretto nella fase di progettazione di gruppi impegnati nel campo dell'annuncio e della lettura della Bibbia. Cos stato nel 2006 con l'associazione Cimade, dedita all'accoglienza dei migranti e dei rifugiati, e nel 2008 con i gruppi di volontari impegnati nell'assistenza dei detenuti. Quest'anno la Settimana biblica si rivolta ai giovani: la scelta nata dal desiderio di presentare il progetto ZeBible, che prevede, per il maggio 2011, la pubblicazione di un'edizione della Bibbia pensata per i giovani dai 15 ai 25 anni, corredata da una serie di strumenti in grado di avvicinare i ragazzi alla lettura e all'approfondimento del testo biblico. A questa edizione verr affiancata anche una versione on line, all'interno di uno spazio di dialogo e di riflessione sulla rete, nel quale approfondire e discutere della Bibbia. Il progetto nato all'interno dell'Abf con il sostegno di una dozzina di istituzioni, dall'Unione delle Chiese protestanti d'Alsazia alla Lega per la lettura della Bibbia, dalla Fondazione della giovent avventista alla Provincia francescana di Francia, dall'Associazione degli scout e delle guide fino all'Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia. Nella realizzazione del piano si cercato di andare incontro ai giovani, facendo ricorso a strumenti e a luoghi, come il mondo virtuale di internet, che sono pi familiari a questa generazione, in modo da favorire un dialogo

a partire dall'assunzione dei nuovi mezzi di comunicazione senza incorrere in inutili banalizzazioni ma proponendo la ricchezza e la profondit della Bibbia in tutta la sua complessit. Alla stessa prospettiva si richiama il "Mondo della Bibbia", un progetto lanciato, in questi giorni nella versione italiana, dalla Societ biblica in Italia (Sbi), proprio per favorire la conoscenza della Scrittura nella Chiesa e nella societ. Si tratta di una serie di documentari che illustrano il mondo della Bibbia da un punto di vista storico, culturale, sociopolitico e geografico, con una serie di immagini che aiutano il lettore a comprendere il mondo nel quale venne redatto il testo biblico, dalla citt di Ur alla Terra Santa. Con il "Mondo della Bibbia", realizzato dall'Alleanza biblica universale (che raccoglie nel mondo oltre centocinquanta societ bibliche), ci si propone di creare uno strumento efficace per la conoscenza delle sacre Scritture rivolto non solo a coloro che sono impegnati nella catechesi, nell'insegnamento scolastico e nei gruppi di ascolto della Bibbia, ma a tutti quelli che hanno il desiderio di conoscere o di approfondire il mondo legato alla fonte primaria e fondamentale dell'esperienza delle comunit cristiane, utile anche alla comprensione della societ e della civilt contemporanea. Il "Mondo della Bibbia" si compone di otto documentari sulla geografia della terra della Bibbia, la terra di Abramo, Isacco e Giacobbe, sulle vicende storiche dall'entrata in Canaan alla monarchia, e poi dalla monarchia all'esilio; e inoltre sul Nuovo Testamento, con una particolare attenzione ai vangeli e alle parole e ai luoghi dell'insegnamento di Ges Cristo, sulla diffusione della Chiesa primitiva nell'Impero Romano, sulle religioni del Vicino Oriente antico; infine sul testo e sul canone della Bibbia, cos come si formato, con tutte le questioni ecumeniche che tale processo continua a porre alle Chiese. Anche in questo progetto la Sbi ha potuto contare, oltre che sul sostegno economico della Conferenza episcopale italiana e di alcune Chiese evangeliche, sulla piena collaborazione dell'editrice Ldc, che cura, da oltre trent'anni, la pubblicazione della traduzione interconfessionale della Scrittura della Societ biblica in Italia, con la convinzione che essa rappresenti un segno concreto del dialogo ecumenico per l'unit della Chiesa, il quale costituisce a sua volta una scelta irreversibile per la Chiesa cattolica. Nella recente esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, Benedetto XVI ha indicato l'importanza della conoscenza della Bibbia non solo per la Chiesa ma per il mondo, con un evidente richiamo alle indicazioni contenute nella costituzione dogmatica Dei Verbum del concilio Vaticano ii, "una pietra miliare nel cammino ecclesiale" - si legge nell'esortazione - che ha dato grande impulso "per la riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa, per la riflessione teologica sulla divina Rivelazione e per lo studio della sacra Scrittura". Con la Dei Verbum e con gli atti successivi, attraverso i quali la Chiesa ha voluto confermare le scelte del Vaticano ii, si aperta una prospettiva di reale collaborazione ecumenica nella traduzione e nella diffusione della Bibbia come strumento per rendere pi efficace la missione della Chiesa nell'annuncio del Vangelo a ogni uomo e a ogni donna.

Le risposte dei cristiani ai bisogni dei migranti RICCARDO BURIGANA LOsservatore Romano 18/12/2010 Le Chiese cristiane testimoniano quotidianamente il loro impegno nellaccoglienza di tutti coloro che migrano in Europa, tanto pi se si tratta di uomini e donne che giungono in Europa non solo per trovare un lavoro ma per sfuggire a una situazione nella quale sono negati i diritti umani; i cristiani europei offrono ai migranti unassistenza materiale che, spesso, fondamentale per la loro stessa sopravvivenza. Proprio in considerazione di questa assistenza quotidiana ai migranti, che spesso vede coinvolte comunit locali al di l delle loro appartenenze confessionali, si venuta cos sviluppando unaccoglienza ecumenica che testimonia la profonda unit dei cristiani nellazione caritativa in nome dellamore trinitario, che riconosce nellaltro un essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio prima di ogni altra considerazione. In questi ultimi anni laccoglienza ecumenica dei migranti

si venuta arricchendo anche di progetti e iniziative per favorire una sempre pi reale integrazione e una pi dinamica partecipazione nella societ europea dei migranti, anche se questo ha creato, talvolta, dei contrasti con la politica che tende a affrontare il tema della migrazione non come una ricchezza per il futuro ma come un problema per il presente. Anche per sottolineare limportanza della giornata internazionale del migrante, che ci celebra il 18 dicembre, la Conferenza delle Chiese Cristiane (KEK) promuove un convegno internazionale, a Vienna (Year of European Churches responding to migrationAchievements, Challenges and Future Perspectives, 17-18 dicembre). Il Convegno vuole essere loccasione per fare un bilancio di quanto fatto in questi ultimi anni a livello europeo grazie al contributo delle Chiese cristiane, per discutere della situazione presente, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra migranti e diritti umani in Europa, e per delineare futuri scenari per un rafforzamento della testimonianza ecumenica nel campo dellaccoglienza e dellassistenza dei migranti. Il Convegno assume anche un significato particolare perch si svolge al termine dellanno, il 2010, che la KEK ha deciso di dedicare alla risposte che i cristiani europei devono dare ai migranti, ponendosi al loro fianco nella lotta per il riconoscimento di quei diritti che non possono venire negati a nessuno in nessuna parte del mondo. Per ogni mese si scelto un tema sul quale mobilitare i cristiani nella riflessione e nellaccoglienza ecumenica dei migranti: unit nella diversit, offrire il riconoscimento ai migranti nelle situazioni irregolari, combattere razzismo e discriminazione, essere un cittadino nella casa di Dio, celebrare la diversit, proteggere i rifugiati, affrontare il disastro ecologico, combattere la schiavit e il traffico di essere umani, dare il benvenuto allo straniero e rispettare i diritti umani. Il convegno di Vienna verr aperto dal metropolita di Francia Emmanuel, presidente del KEK, e dal rev. Arlington Trotman, il moderatore della Commissione sui migranti del KEK, che proporranno una riflessione sulla centralit che limpegno quotidiano a favore dei migranti deve avere nella vita dei cristiani europei; si tratta di una riflessione che da anni la KEK sta portando avanti nella convinzione che la migrazione debba essere al cuore della vita delle comunit cristiane in Europa, come era solito ripetere il pastore Jean Arnold De Clermont, il predecessore del metropolita Emmanuel, quando invitava i cristiani a vivere lincontro con i migranti come un momento di arricchimento personale e comunitario nella scoperta della diversit, senza dimenticare lobbligo che i cristiani hanno di dare il benvenuto a chiunque bussi alla propria porta. Nella prospettiva tracciata da De Clermont, ampiamente sostenuta dai membri della KEK, si sviluppato un intenso programma, soprattutto nellanno appena trascorso, a livello continentale e locale, con la definizione di un calendario di incontri per favorire la conoscenza delle tradizioni religiose e culturali dei migranti, per definire le priorit di intervento nei contesti locali e per condividere problemi e prospettive in un percorso di accoglienza e di integrazione. In questo anno unattenzione particolare stata rivolta ai rapporti con le istituzioni politiche in modo da ricercare le forme necessarie per promuovere confronti e collaborazioni, soprattutto per quanto riguarda il dibattito sulla definizione dei diritti dei migranti in Europa. Proprio per questo al Convegno di Vienna previsto lintervento di Morten Kjaerum, direttore dellAgenzia europea per i diritti fondamentali, che parler della condizione giuridica dei migranti allinterno di una pi ampia riflessione sui diritti umani come elemento costitutivo e irrinunciabile dellUnione Europea; su questo tema la KEK si particolarmente

impegnata in questultimo anno sottolineando, attraverso una serie di interventi pubblici, limportanza di passare dallo stato di migrante che pu arrivare a godere di una serie di diritti, sempre per legati alla sua condizione di migrante e quindi circoscritti nel tempo, allo status di residente a tutti gli effetti con una prospettiva completamente nuova per il coinvolgimento dei migranti nel futuro dellEuropa. Nel corso del convegno sar dato spazio alla condivisione delle azioni intraprese a livello locale, soprattutto nel 2010, per promuovere il dibattito sul riconoscimento dei diritti ai migranti, ponendo laccento sulla diversit dei risultati ottenuti a seconda della legislazione dei singoli paesi. La valutazione di quanto fatto e delle difficolt incontrate pesare nella redazione dellappello che la KEK vuole rivolgere al termine del convegno a tutti i cristiani europei, come ha anticipato Doris Peschke, segretaria generale della Commissione per i migranti della KEK. Al termine di questo anno, che per la KEK ha voluto essere solo un primo concreto passo per sconfiggere pregiudizi e discriminazioni nei confronti dei migranti e per pensare una politica di integrazione sulla quale costruire il futuro dellEuropa, fondato sui diritti e sui valori umani, il Convegno di Vienna si presenta cos come unoccasione per rilanciare lidea che laccoglienza ecumenica degli immigranti deve essere considerata un impegno prioritario e quotidiano per le Chiese, tanto che si sarebbe tentati di misurare la fedelt alla missione evangelica proprio in relazione allaccoglienza ecumenica dei migranti. Al tempo stesso per la KEK si deve riaffermare, soprattutto nel dialogo con le istituzioni politiche, che i diritti degli migranti fanno parte dei diritti fondamentali di unEuropa che non pu rivendicare un ruolo nel futuro, anche in nome della sua memoria storica, se non confermando la centralit del rispetto della dignit di ogni essere umano come elemento essenziale in una politica europea che combatta ogni forma di razzismo e di discriminazione.

Linvito delle comunit cristiane a un Natale di pace RICCARDO BURIGANA LOsservatore Romano 25/12/2010 Ora tempo di applicare il messaggio evangelico in modo pratico con un senso decoroso di responsabilit!: con queste parole, nel suo messaggio per il Natale, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ha voluto indicare la strada per celebrare il Natale in un mondo, che segnato profondamente dalla crisi, non solo economica. Le parole di Bartolomeo I si trovano in perfetta sintonia con i messaggi di molte Chiese e comunit cristiane che si rivolte ai cristiani, non solo ai propri fedeli, per esortarli a vivere il Natale come un tempo di accoglienza dellaltro e di costruzione della pace nel mondo a partire dalla propria realt quotidiana. In questa sintonia non si pu non cogliere una crescita della comunione tra i cristiani, che pure restano divisi su questioni dogmatiche non secondarie; la comunione venuta crescendo intorno a quei valori irrinunciabili che costituiscono lessenza dellannuncio dellevangelo. Si cos realizzata una sempre pi profonda conversione dei cristiani nella prospettiva di una missione quotidiana che sia la pi chiara testimonianza dellunit della Chiesa, in uno stile di sobriet evangelica che vuole mettere in discussione le rumorose luci della societ contemporanea. Linvito alla sobriet

nel vivere il Natale compare nel messaggio del vescovo luterano Martin Hanson, presidente della Chiesa Luterana degli Stati Uniti (ELCA). In questo messaggio, che questanno stato tradotto anche in spagnolo come segno della crescente presenza di luterani ispanici negli Stati Uniti, il vescovo manifesta il timore che per qualcuno le parole dellannuncio della nascita di Ges ai pastori possano essere soffocate dagli effetti della commercializzazione del Natale, ma si tratta di un timore infondato, poich per Hanson il maestoso messaggio della salvezza di Dio non pu essere fatto tacere in alcun modo. I cristiani hanno il compito di annunciare al mondo le parole rivoluzionarie, straordinarie, cariche di misericordia che caratterizzano la nascita di Ges cos come ci viene narrata dalla Scrittura. Sulla povert evangelica del Natale come testimonianza cristiana, interviene anche il pastore giamaicano Neville Callam, segretario generale dellAlleanza Mondiale Battista (BWA), per il quale la povert materiale sottende una ricchezza spirituale che permette ai cristiani di trasformare il mondo poich lo Spirito Santo ci d la forza di metterci davvero al servizio di tutti, annunciando la salvezza delle genti. Dellimportanza di vivere il Natale come un tempo privilegiato per lannuncio di Cristo parla anche Geoff Tunnicliffe, segretario dellAlleanza Mondiale Evangelica (WEA), che si sofferma sulla sua recente esperienza che lo ha portato a incontrare molte delle comunit della WEA, che comprende oltre 600 milioni di credenti in tutto il mondo. I cristiani devono continuare a vivere la gioia dellannuncio della Buona Novella, cos come avviene dal tempo dei primi cristiani, che sapevano bene che Cristo era con loro ogni giorno grazie allazione dello Spirito Santo. Per questo tutti coloro che sono in viaggio verso una relazione con il Dio della storia, devo affidarsi a Ges Cristo, che chiamato Emanuele. Il tema della centralit dellannuncio della nascita di Ges e il conseguente impegno per la costruzione della pace nella vita quotidiana sono presenti anche nel messaggio del pastore Olav Fyske Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC). Tveit commenta un passo del vangelo di Lucca (2,13-14), sottolineando il fatto che lannuncio degli angeli ai pastori li incoraggia a dare gloria a Dio singolarmente e di cercare la pace con gli altri, nei luoghi pi lontani e in quelli pi vicini. Lannuncio ai pastori particolarmente attuale perch i contrasti del mondo contemporaneo sono profondi come quelli al tempo di Ges, dove convivevano grandi povert e grandi ricchezze, tirannia e giustizia, violenza brutale e sinceri tentativi di riconciliazione; proprio per questo appare fondamentale linvito a cercare la pace che il WCC ha fatto proprio soprattutto in questi ultimi anni tanto che nel 2011 si celebrer a Kingston (Giamaica) il convegno internazionale con il quale concludere il decennio dedicato alla lotta contro ogni tipo di violenza. A Kingston si ritroveranno cristiani da tutto il mondo per vivere le parole del Natale, Gloria a Dio: pace sulla terra, cos da rinnovare limpegno a costruire una giusta pace tra i popoli dal momento che per il WCC la pace una parte vitale nel vivere la fratellanza e nel costruire lunit dei cristiani. Sul tema della pace, strettamente legato alla celebrazione del Natale, anche il messaggio del vescovo Munib A Younan, da pochi mesi presidente della Federazione Luterana Mondiale (LWF); per Younan si tratta di annunciare la speranza della luce in un mondo che sembra dominato dalle tenebre: le tenebre della violenza domestica, della fame, della povert, delle malattie, della ingiustizia, delloppressione, della solitudine e dellalienazione. I cristiani si devono fare annunciatori della luce di Cristo che sconfigge le tenebre portando la speranza nei cuori di ogni uomo e di ogni donna che possono cos

farsi costruttori della pace nel mondo. Il Natale quindi il tempo della luce per un futuro diverso, nel quale vivere la fede in Cristo nella speranza della pace. Sul tema della speranza torna anche Viorel Ionita, segretario generale pro tempore, della Conferenza delle Chiese Europee, che pone laccento sulla gioia con la quale i cristiani devono testimoniare la nascita di Ges, che ha cambiato la storia del mondo; per questo i cristiani devono prendersi cura dellaltro, a partire dal prossimo pi prossimo, per costruire insieme la pace nel mondo in modo da sconfiggere la violenza e le ingiustizie, che si manifestano con maggiore forza in un tempo di crisi come quello attuale. A tutti i cristiani si rivolto larcivescovo anglicano di Canterbury Rowan Williams, secondo una tradizione per la quale il suo messaggio di Natale diventa unoccasione per riflettere sulle prospettive del dialogo ecumenico. Questanno Williams si soffermato sulle sofferenze subite dai cristiani negli ultimi mesi, con un esplicito richiamo ai morti in Iraq, senza per questo dimenticare altri paesi, come il Congo e il Sudan; parlare delle violenze subite dai cristiani significa ricordare che dove un cristiano soffre tutta la Chiesa che soffre, come gi Paolo scriveva nella I Lettera ai Corinzi. Nella partecipazione alle sofferenze dei cristiani le Chiese devono continuare a rinnovare la propria azione per mettere fine alla violenza e alle ingiustizie, cercando cos di soccorrere materialmente non solo i cristiani, ma anche di tutti gli uomini e le donne di altre religioni che si trovano nelle stesse condizioni; il coraggio e la generosit nella testimonianza il dono di Dio a tutti i cristiani, che devono essere sempre pronti a testimoniare Cristo anche fino alla morte. Nel presente i cristiani devono affrontare delle difficolt che richiamano i tempi di Ges, dove la violenza e larbitrio sembravano dominare: di fronte a queste ingiustizie i cristiani insieme possono costruire una solidariet quotidiana che nasce dallessere uniti a Cristo in una comunione senza fine. Per lapprofondimento del dialogo ecumenico, oltre a questi messaggi con cui le Chiese si rivolgono ai propri fedeli sottolineando aspetti ecumenici da condividere a Natale, particolarmente rilevanti sono anche le iniziative e i messaggi promossi dalle Chiese cristiane a livello locale. Tra le molte iniziative si pu ricordare Un Natale per tutti, alla vigila del Natale, nella quale si alterna la lettura di brani della Scrittura da parte di rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e a canti delle tradizioni cristiane. Lincontro promosso dal National Council of Churches of Christ (NCCC) degli Stati Uniti, a New York, nella Chiesa di St. Paul e St. Andrew della United Methodist Church, come segno concreto per rilanciare lazione dei cristiani statunitensi per essere testimoni dellannuncio della pace del mondo, alla luce della propria storia, che spinge il NCCC a chiedere nuove leggi per gli immigrati e una nuova politica per la pace nel mondo, soprattutto in Medio Oriente. Tra i numerosi messaggi sottoscritti o videoregistrati da cristiani in ogni parte del mondo, appare particolarmente significativo quello congiunto del vescovo di Ratisbona mons. Gerhard Mller e del vescovo di Braunschweig, il pastore Friederich Weber, che a nome della Chiesa Cattolica e delle Chiese Evangeliche della Germania hanno rilanciato lidea che il Natale un perentorio invito ai cristiani per vivere lunit della Chiesa, dal momento che un tempo privilegiato per agire ecumenicamente contro ogni forma di povert e di oppressione, secondo le parole evangeliche che descrivono la nascita di Cristo. Infine, anche in Italia, il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano ha rivolto un messaggio per Natale, ricordando che Ges nato sotto il segno della precariet come accade ancora ai nostri tempi a molti bambini della terra; una precariet da condividere con i molti che

la subiscono ingiustamente e da testimoniare per tutti coloro, noi cristiani per primi, che cercano sicurezze materiali, riconoscimento, visibilit, offrendo limmagine di una nuova vita nella quale i cristiani sono chiamati a vivere la gioia e la speranza; i cristiani devono cos aprirsi alla salvezza di Dio, abbandonando luomo vecchio per indossare il nuovo secondo le parole di Gregorio Nazianzeno. La gioia della vita RICCARDO BURIGANA LOsservatore Romano 30/12/2010
"La primavera scorsa, a Taiz, una giovane olandese mi ha chiesto che cosa mi aspettavo dall'incontro di Rotterdam. La mia risposta, forse un po' troppo spontanea, stata: "La gioia". Questa risposta non mi ha pi abbandonato. Credo sia ci che dobbiamo cercare in questi giorni". uno dei passaggi centrali della meditazione pronunciata marted sera a Rotterdam, in Olanda, da fratel Alois, priore di Taiz, davanti ai trentamila giovani intervenuti all'apertura del trentatreesimo incontro europeo organizzato dalla comunit ecumenica. "Qui noi cerchiamo di rianimare la nostra gioia di vivere - ha spiegato fratel Alois - ma non si tratta di una gioia facile, di una fuga lontano dalle difficolt e dalle sofferenze. Si tratta piuttosto di una riconoscenza per il dono della vita". Un tema, quello della gioia, ripreso anche da Benedetto XVI nel suo messaggio ai partecipanti al raduno: "Dio vi conduca alle sorgenti della gioia!", ha scritto il Papa, aggiungendo che "questa gioia non vi allontana da una solidariet con le sofferenze dell'umanit, ma profondamente legata alla fiducia in Dio". Vivendo di questa fiducia, accogliendola, "permettete questo rinnovamento radicale dell'essere umano che Cristo venuto a portare". Cos, conclude il Santo Padre, "sarete animati dal coraggio di andare contro corrente, quando questo necessario", e "resistendo al miraggio dell'individualismo diventerete sempre di pi uomini e donne di comunione, nel dono di voi stessi per gli altri". Gioia, compassione, perdono: le tre parole-chiave della Lettera dal Cile, scritta dal priore di Taiz in occasione del recente incontro latino-americano svoltosi a Santiago e ora al centro del raduno europeo. Rotterdam, dopo Milano, Zagabria, Ginevra, Bruxelles e Poznan, solo per ricordare i luoghi degli ultimi cinque incontri. Da oltre trent'anni (ma si potrebbe dire fin dalla fondazione di Taiz), seguendo gli insegnamenti di fratel Roger, i giovani sono invitati a vivere "per fare un'esperienza concreta di Chiesa, come fermento di comunione nella famiglia umana, per scoprire l'ospitalit delle famiglie, la cultura di un popolo e cercare di preparare insieme un avvenire di pace, per pregare insieme coi canti e col silenzio e aprirsi alla bellezza di una comunione con Dio, per approfondire la fede e incontrare testimoni di speranza che cercano di vivere il Vangelo tra le sfide di oggi". Nel corso degli anni l'incontro ha assunto un valore che trascende la sua dimensione puramente religiosa, come dimostrano i messaggi che anche stavolta alcuni responsabili di istituzioni internazionali hanno voluto far giungere ai giovani, come Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, e Herman van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, che hanno posto l'accento sull'importanza dell'incontro di Rotterdam per il futuro dell'Europa e del mondo, proprio per la capacit della comunit di Taiz di mettere al centro della vita dei giovani temi con i quali confrontarsi per costruire un futuro diverso. Resta tuttavia centrale la dimensione ecumenica che tali eventi rivestono per la capacit di creare amicizia e dialogo tra giovani di confessioni cristiane diverse, senza per questo precludere la possibilit di aprirsi al dialogo interreligioso e al dialogo con il mondo moderno. Ne parlano, nei loro messaggi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, il primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Olav Fykse Tveit, il segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, e il segretario generale della Comunione mondiale delle Chiese riformate, Setri Nyomi. Bartolomeo, fra l'altro, ha ricordato che per i cristiani "la gioia la pi concreta espressione della resurrezione ed essa deve leggersi sui volti, estendersi fuori dalla Chiesa e ispirare tutti i gesti della vita quotidiana, fino nelle nostre relazioni con il mondo e la creazione". La comunicazione della gioia si manifesta anche nella compassione con la quale si pu sconfiggere l'individualismo e che deve essere accompagnata dal perdono, ispirando ogni relazione che "presuppone la capacit di riconoscere l'altro per come , e non per come noi lo vorremmo, in

uno spirito di libert". Il perdono - ha detto ancora il Patriarca ecumenico - "come atto offerto e accolto costituisce una condizione preliminare per lo stabilirsi di una pace durevole. La sua dimensione quasi liturgica implica una volont di riconciliazione e permette il rivelarsi delle condizioni essenziali per un nuovo modo di vivere insieme". A Rotterdam i giovani sono invitati a riflettere con la prospettiva di farsi guidare dalla gioia nella solidariet nei confronti di coloro che vivono nella sofferenza e nella povert, dal momento che la gioia in Cristo deve vincere ogni difficolt umana, come ricorda fratel Alois nella Lettera dal Cile (a Santiago era presente anche una delegazione di Haiti che ha portato la propria testimonianza sulle sofferenze dello Stato caraibico a un anno dal devastante terremoto). Nella Lettera il priore di Taiz sottolinea l'importanza di vivere la gioia in Cristo come una testimonianza quotidiana della scelta personale di annunciare il messaggio evangelico nella Chiesa e nella societ; lottando cos contro ogni forma di discriminazione, nella consapevolezza che appartenere a Cristo non significa essere migliori di altri ma solo avere una responsabilit profonda nell'aiutare gli altri proprio alla luce della fede in Cristo. Il programma dell'incontro, che segue ormai un modello consolidato nel tempo, prevede una prima giornata dedicata all'accoglienza, conclusa da una preghiera comune; nei due giorni seguenti i giovani hanno la possibilit di conoscere le tradizioni religiose e culturali dell'Olanda, attraverso uno scambio diretto di esperienze, interrogandosi sulla dimensione interiore e sociale della gioia e terminando la giornata con un momento comunitario di riflessione e di meditazione. La "scoperta" dell'Olanda proseguir nella giornata del 31 dicembre, dedicata a un confronto tra i giovani divisi per Paese di provenienza, in attesa della veglia di preghiera per la pace nelle singole parrocchie, che introduce la festa delle nazioni, con la quale salutare il nuovo anno. Il giorno successivo, 1 gennaio, dopo la preghiera e il pranzo nelle parrocchie e nelle famiglie che hanno ospitato i giovani, ci si avvier verso la conclusione dell'incontro. Non si tratta in realt di una vera e propria conclusione, poich il pellegrinaggio avr una sua appendice a gennaio. Infatti la preparazione che precede ogni incontro annuale per la pace, a partire da ottobre, scandita da momenti di riflessione e di approfondimento e da preghiere comunitarie, prevede, nel mese di gennaio, nelle comunit locali, un momento di condivisione delle esperienze con il chiaro intento di vivere nella quotidianit il percorso fatto fino a quel momento.

Documentazione Ecumenica

mons. MANSUETO BIANCHI, presidente della Commissione Episcopale per l'Ecumenismo e il Dialogo della CEI, pastore MASSIMO AQUILANTE, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e METROPOLITA GENNADIOS, arcivescovo Ortodosso d'Italia e di Malta ed Esarca per l'Europa Meridionale, Uniti nell'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera (cfr. Atti 2, 42). Presentazione

La "Chiesa Madre" di Gerusalemme, con la sua grande diversit, offre alla nostra riflessione il tema tratto dagli Atti degli Apostoli: "Essi ascoltavano con assiduit l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme" (At 2, 42). I testi del materiale per la Settimana di preghiera per l'unit dei cristiani, che sono stati preparati dal gruppo locale, enfatizzano l'urgenza della preghiera di Ges per l'unit: "che tutti siano una cosa sola [...] cos il mondo

creder" (Gv 17, 21). L'unit rappresentata dagli aspetti essenziali che sono citati nel testo chiave della Settimana: l'insegnamento degli apostoli, il radunarsi in comunione o koinonia, lo spezzare il pane e la preghiera. Questi elementi costituiscono un marchio di autenticit che dalla prima comunit radunata il giorno di Pentecoste e inviata poi in tutto il mondo per condividere la morte salvifica e la resurrezione di Ges, offerta liberamente a tutti si trasmette come "continuit nell'apostolicit" in tutte le comunit nate da essa. Nel 2010 abbiamo commemorato i grandi movimenti missionari della cristianit, con la celebrazione del centenario della Conferenza missionaria internazionale. In questo anno 2011 le chiese di Gerusalemme ci invitano a meditare su quella prima grande attivit missionaria, per cui il cuore dell'attivit dei seguaci di Ges non si rivel nell'"andare fuori" ma nel "riunirsi dentro". Essi furono chiamati a contemplare ci che era il fulcro della loro fede, esemplificato nel modo in cui gli apostoli sprigionarono la forza delle parole e delle azioni di Ges e come queste furono espresse nel loro insegnamento, e nel modo in cui essi vivevano e celebravano ci che fu compreso come l'essenza dell'essere un discepolo di Cristo. Al cuore dell'evento di Pentecoste esemplificato in Atti 2, vi un "capovolgimento dall'interno verso l'esterno" dell'esperienza del mondo fino a quel momento. La divisione creata dall'esperienza della torre di Babele dove i popoli furono dispersi dalla confusione delle loro lingue, superata dal dono dello Spirito Santo che rende comprensibile il messaggio degli apostoli nei vari idiomi, ma ancor pi, la divisione superata dall'unico linguaggio parlato e messo in pratica da Ges, il linguaggio dell'amore, parlato e compreso da tutti. La preghiera di Ges alla vigilia della sua morte per l'unit di coloro che credono in lui, ed , inoltre, una riflessione sulle sue stesse parole: "da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri" (Gv 13, 35). L'amore di cui Cristo ha parlato un amore di umile servizio gli uni agli altri. Radicalmente legato alla Parola di Dio fatta carne, questo servire un servire alla verit della salvezza offerta da Dio ad ogni persona. Ecco perch le chiese di Gerusalemme ci ricordano l'esortazione di Paolo a vivere da riconciliati, che significa da redenti e uniti a Dio e, perci, gli uni agli altri. Questa riconciliazione deve essere vissuta quale shalom di Dio, che, attraverso ciascuna delle nostre comunit, viene offerta al mondo. Di fronte alla precaria situazione dei cristiani in questa parte del mondo, c' un urgente bisogno di preghiera per l'unit durante tutto l'anno che viene. Questa unit non uniformit, ma una vita vissuta in modo autenticamente cristiano che diventa una sinfonia di diversit perch l'unico Spirito continua a comporre la partitura della lode a Dio. Invitiamo tutti i cristiani in Italia ad unire le loro voci nella lode a Dio Trinit elevando la loro preghiera per l'unit dei cristiani in tutto il mondo, ma soprattutto nella nostra terra. Noi, come quei primi cristiani, abbiamo bisogno di continuare a pregare insieme per il dono dell'unit, che d grande speranza al mondo, per la pacifica convivenza dei popoli e la pace nell'universo; cos facendo anche noi saremo trasformati da questa preghiera, e a mano a mano ci per cui preghiamo si realizzer nel nostro stesso essere. Saremo rafforzati da questa preghiera e mossi ad incarnare la pace che sgorga da essa. Come responsabili di comunit cristiane qui in Italia, affidiamo a ciascuno di

voi individualmente e collettivamente, la partecipazione alla preghiera dell'unit per i cristiani durante tutto l'anno, cosicch la nostra testimonianza possa, come quella dei primi cristiani, essere visibile e costituire un modo di essere obbedienti alla preghiera di Ges "che tutti siano una cosa sola" (Gv 17, 21).

mons. MANSUETO BIANCHI, presidente della Commissione Episcopale per l'Ecumenismo e il Dialogo della CEI e rav ELIA RICHETTI, Presidente dellAssemblea dei Rabbini dItalia, Onora tuo padre e tua madre . (Esodo 20, 12). Presentazione

La Giornata per lapprofondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, ormai conosciuta come Giornata dellEbraismo, ricorre il 17 gennaio e prelude allaSettimana di preghiera per lunit dei cristiani, che si svolge dal 18 al 25 dello stesso mese. Voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana e realizzata sin dal 1990, in Italia stata accolta favorevolmente ed ha incontrato la cordiale e fattiva cooperazione delle comunit ebraiche nonch di varie Chiese e comunit ecclesiali e di organismi laici. Simili iniziative esistono in altri Paesi europei come Austria, Francia, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera. Il dialogo ebraico-cristiano, intensamente sviluppatosi sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, sta particolarmente a cuore a Papa Benedetto XVI, che ne ha raccomandata a pi riprese la promozione, come durante il suo viaggio in Israele nel maggio 2009, in occasione della sua visita alla sinagoga principale di Roma il 17 gennaio del 2010 proprio nella Giornata dellEbraismo ed in frequenti incontri con autorit ed organizzazioni ebraiche in varie parti del mondo. La Giornata che da due decenni la Conferenza Episcopale Italiana dedica al dialogo ebraico-cristiano trova quindi il suo riferimento allinterno di quella nuova visione della relazione fra Chiesa ed Israele descritta da papa Benedetto XVI come impegno di percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternit e di amicizia.[1] Tale cammino deve tenere conto degli errori e delle tragedie del passato e contribuire ad eliminare ogni tipo di antisemitismo, mantenendo il massimo rispetto per le diverse identit. Allo stesso tempo pu fondarsi su un importantissimo patrimonio comune, al centro del quale sono le Sacre Scritture, la cui prima parte, sia per gli ebrei che per i cristiani, pur nella diversit delle interpretazioni, consiste nei cinque libri chiamati Torah o Libri di Mos o Pentateuco. Una sezione centrale di essi ildecalogo, le cosiddette Dieci Parole (vedi Es 34, 28; Dt 4, 13; 10, 4) o dieci comandamenti, riportati nel capitolo 20 del libro dellEsodo e, in forma leggermente diversa, nel capitolo 5 del Deuteronomio.

dal 2005, ormai, che le giornate dellebraismo sono dedicate al decalogo, la cui centralit come comune messaggio etico di valore perenne per Israele, la Chiesa, i non credenti e lintera umanit stata ribadita da papa Benedetto XVI nel corso della sua visita alla sinagoga di Roma lo scorso 17 gennaio. Questanno si dunque giunti al quinto comandamento secondo il conteggio tradizionale ebraico (il quarto per le tradizioni cattolica e luterana), che recita: Onora tuo padre e tua madre, perch si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti d. (Es 20,12; cfr. Dt,16). Esso afferma in modo positivo, seppur generico, lobbligo dei figli verso i genitori, senza limiti di et o di stadi di vita degli uni o degli altri. Certamente lo specifico di come meglio adempiere tale comandamento molto cambiato nel corso dei secoli e dei millenni, ma esso rimane di straordinaria attualit in una societ in cui il numero degli anziani aumenta e lattenzione a loro dedicata non sempre adeguata. Il comandamento trova quindi ampli spazi di applicazione non soltanto allinterno di ogni famiglia in ogni fase della sua esistenza ma, anche, oltre i confini delle mura domestiche. Allinterno del decalogo la quinta Parola non si colloca direttamente tra quelle che regolano i rapporti umani ma, secondo antiche tradizioni, gi attestate in Filone dAlessandria in epoca pre-cristiana (De Decalogo 51), sulla prima delle due tavole, che tratta i rapporti tra gli esseri umani e Dio. La tradizione rabbinica, infatti, sottolinea che la nascita di ogni nuova creatura frutto non solo dellamore dei due genitori, ma anche dellintervento dellAltissimo: I nostri rabbini insegnarono: ci sono tre partner nelluomo, il Santo, sia Egli benedetto, il padre e la madre. Quando qualcuno onora padre e madre, il Santo, sia Egli benedetto, dice: Glielo accredito come se io stesso abitassi tra loro e fossi onorato da loro.[2] Laspetto trascendente del comandamento viene sottolineato anche in un famoso brano che dichiara: Queste sono azioni i cui frutti si godono in questo mondo, mentre il capitale viene conservato per il mondo a venire: onorare padre e madre, atti di carit, fare la pace tra una persona e il suo vicino e lo studio della Torah uguale a tutte queste azioni.[3] Il Comandamento, quindi, per la sua dimensione non soltanto pratica ma spirituale pu essere di luce e guida sia per ebrei e cristiani che per tutte le persone di buona volont. Proponiamo qui di seguito un breve testo, a cura del Professor Joseph Sievers, che intende mostrare come la tradizione ebraica possa arricchire la riflessione cristiana sulla quinta parola, offrendo un prezioso contributo di sfaccettature e valori a chi ad essa si accosta.

mons. GUALTIERO BASSETTI, A quasi 50 anni dallapertura del Concilio Vaticano II La Voce 03/12/2010 Il Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1965) stato, soprattutto per la mia generazione, una eccezionale occasione di grazia; ma qualcuno potrebbe domandarsi: come vissuto oggi questo evento nelle nostre Chiese? Non tocca a noi fare valutazioni sul dopoConcilio; occorre piuttosto che, senza indugio, con maggiore sollecitudine, ci poniamo tutti a servizio del Vangelo in un mondo in rapidissima trasformazione. La nostra una societ plurale, globalizzata, multi-religiosa: in essa la Chiesa ha la possibilit di divenire veramente cattolica ed ecumenica, ma bisogna che si fidi di Dio, degli altri e, dallinterno, di se stessa. Il Concilio uno stupendo mosaico che va completato da ogni generazione che si sussegue allaltra. Non basta rileggere i documenti, occorre ricreare strutture di dialogo, di riflessione, di responsabilizzazione. Occorre forse anche pi coraggio e profezia, perch il nostro tempo, con tutte le sue sfide, va accolto per mettersi con esso sotto il giudizio della Parola di Dio e testimoniare la vocazione a divenire altro dal mondo. In fondo, uno dei motivi della nostra insufficienza a dialogare coincide con lincapacit di riconoscere quanto il mondo contrassegni e condizioni la nostra ottica. Il Concilio ci spinge quindi a conversione. Il grande pontefice Giovanni Paolo II ce ne ha dato lesempio. Penso in questo momento alla sua sincera richiesta di perdono fatta agli ebrei. Una richiesta di perdono che ha potuto esprimersi grazie al Concilio e alla disarmante profezia di Giovanni XXIII, ma che era nata in lui gi in Polonia in tempi di persecuzione. Dobbiamo davvero impegnarci perch il triennio 2012-2015 sia una grande occasione di grazia per la nostra Chiesa perugino-pievese, non tanto da un punto di vista celebrativo, ma dei contenuti. Chiedo al Signore che tutti noi: vescovo, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici, sappiamo vivere, nel nostro mondo divenuto plurale, nel dialogo e nella serenit; ma la nostra serenit consiste in una cosa molto semplice: la consapevolezza di essere consegnati da Dio a questa storia in tutto e per tutto. Non si tratta di una serenit ingenua; essa coincide con ladesione alla sapienza paolina: la Chiesa si rassicura perch convinta di non sapere nel mondo altro che Cristo, e questi crocifisso. Forse oggi ci data la possibilit di non potere pi offrire al mondo ricette che non possediamo, ma solo la sapienza di Ges crocifisso e risorto. Senza questa sapienza, la Chiesa non avr mai n il coraggio n la possibilit di dialogare con gli uomini e le donne di oggi. Scriveva san Francesco ad un ministro provinciale dei Frati minori: Non pretendere mai che per te divengano migliori i cristiani.

Patriarca ecumenico di Costantinopoli BARTOLOMEO, Messaggio di Natale


LOsservatore Romano 22/12/2010 Grazia, pace e misericordia dal Salvatore Cristo nato a Betlemme. Amati fratelli concelebranti e figli benedetti nel Signore, nella cupa atmosfera che pervade il mondo, a causa di vari problemi legati alla crisi finanziaria, sociale, morale e in particolare spirituale e che ha creato sempre pi frustrazione, amarezza, confusione, ansiet, delusione e paura fra molte persone a proposito del futuro, la voce della Chiesa risuona dolce: "Venite, o fedeli, eleviamo la nostra mente alle cose divine e contempliamo la celeste condiscendenza che apparsa dall'alto, a Betlemme" (Inno dell'Ora sesta, del giorno di Natale). Secondo il credo incrollabile dei cristiani, Dio non osserva semplicemente e con indifferenza dall'alto il cammino dell'umanit, che Egli ha creato personalmente a sua immagine e somiglianza. Per questo l'incarnazione del suo Verbo e Figlio unigenito stata fin dall'inizio la sua "buona volont", la sua intenzione originale. La sua "volont pre-eterna" stata proprio quella di assumere nella sua persona, in un atto d'amore estremo, la natura umana che ha creato per renderla "partecipe della natura divina" (2 Pietro, 1, 4). Infatti, Dio ha voluto questo prima della "caduta" di Adamo e di Eva, anche prima della loro stessa creazione! Dopo la "caduta" di Adamo e di Eva, la "volont pre-eterna" dell'Incarnazione ha abbracciato la croce, la sacra passione, la morte datrice di vita, la discesa negli inferi, e la resurrezione dopo tre giorni. In tal modo, il peccato che penetrato nella natura umana infettando ogni cosa e la morte che entrata furtivamente nella vita sono stati scacciati del tutto e in via definitiva, mentre l'umanit ha potuto godere della pienezza dell'eredit paterna ed eterna.

Tuttavia, la condiscendenza divina del Natale non si limita alle cose relative all'eternit, ma include anche elementi legati al nostro viaggio terreno. Cristo venuto nel mondo per diffondere la buona novella del Regno dei Cieli e per iniziarci al suo Regno. Ancora, egli anche venuto per aiutare e per guarire la debolezza umana. Ha nutrito miracolosamente e ripetutamente coloro i quali hanno ascoltato la sua parola; ha curato i lebbrosi, sostenuto gli infermi, concesso la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e la parola ai muti, ha liberato gli indemoniati dagli spiriti impuri, ha fatto risorgere dai morti, ha difeso i diritti degli oppressi e degli abbandonati, ha condannato la ricchezza illegale, l'insensibilit verso i poveri, l'ipocrisia e la hbris nei rapporti umani. Ha offerto se stesso come esempio di sacrificio volontario di svuotamento di s per la salvezza degli altri! Forse quest'anno si dovrebbe evidenziare in particolare questa dimensione del messaggio dell'incarnazione divina. Molti nostri amici e colleghi stanno attraversando le prove terribili della crisi attuale. Ci sono innumerevoli disoccupati, nuovi poveri, senza tetto, giovani

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