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QUATTRO MAESTRI DELLARCHITETTURA FRANK LLOYD WRIGHT LE CORBUSIER MIES VAN DER ROHE ALVAR AALTO

di Silvano Bruscella IL CONTESTO SOCIO-POLITICO E CULTURALE DEI QUATTRO ARCHITETTI.


Gli anni compresi tra i primi dell800 e la met del 900 sono testimoni di una grande evoluzione economica, sociale e soprattutto tecnologica. La rivoluzione industriale, cominciata nel sec. XVIII in Inghilterra per diverse circostanze ad essa favorevole che aumentavano la possibilit di sfruttare le risorse ambientali, non tardarono molto a svilupparsi anche in altri Paesi, che ricchi di materie prime, furono in grado di sfruttare le nuove scoperte scientifiche. Le attivit delluomo risentirono notevolmente di questi cambiamenti, dal piccolo laboratorio a carattere artigianale o familiare, fino ai grandi complessi che impegnavano migliaia di lavoratori. Masse di agricoltori e artigiani confluiscono nella nuova e crescente classe dei dipendenti salariati, lo spopolamento delle campagne e laffollamento delle citt e la trasformazione dei sobborghi in anneriti agglomerati industriali, sono indice dei mutamenti di carattere politico e sociali che in quegli anni hanno reso graduale il processo di riforma e modernizzazione. Di fronte a questi fenomeni del tutto nuovi e rivoluzionari, il mondo del pensiero era nettamente diviso in due: chi considerava necessario ed inevitabile il progresso tecnologico per il benessere della societ e chi, in continua aperta polemica con il tecnicismo, lo accusava di trasformare luomo stesso in una macchina, isolandosi in favore di un ritorno allartigianato. Gli scontri tra questi due schieramenti influenzarono la produzione artistica e architettonica, attraverso la quale diversi personaggi ne fecero la loro fonte di ispirazione. Il fatto creativo, o semplicemente la superflua decorazione furono messe da parte in favore di una progettazione che, al servizio della produzione industriale, organizzava il lavoro in base al prodotto favorendone la semplicit e una chiarezza formale dettate dalla funzionalit. Le Corbusier, travolto da unammirazione quasi ossessiva verso la macchina e sensibile ai problemi sociali, appoggia notevolmente la produzione industriale

organizzando il suo lavoro in maniera scientifica, cercando di dimostrare che anche larchitettura poteva essere prodotta in serie. La Maison Dom-ino e la Maison Citrohen sono il frutto dei primi anni dello studio di Le Corbusier, nel tentativo di dimostrare come lapplicazione dei suoi postulati poteva risolvere il problema del crescente bisogno di abitazione, dovuto alla rapida espansione delle citt. Le Corbusier, come Mies van der Rohe, interessato alle forme della tecnica perch evidenziano il rapporto fra i mezzi e i fini senza mediazioni estetiche e quindi valutabili oggettivamente. Ma se il desiderio profondo di Le Corbusier era quello di unindustrializzazione edile e di prefabbricazione, lobiettivo di Mies era quello di trasformare le forme della tecnica in forme architettoniche, evocando limpegno costruttivo dellepoca. Se per Le Corbusier il raggio di curvatura del volante dellautomobile diventa fonte dispirazione nella progettazione della pianta della Villa Savoye, per Mies van der Rohe levoluzione tecnologica pi che altro il modo migliore di dimostrare come larchitettura pu trarre origine dalla natura dei materiali. Il lavoro del maestro tedesco si basa sulla convinzione che non pu esservi alcuna contraddizione fra architettura e struttura, che entrambe debbano coesistere armonicamente nella costruzione delledificio. Il grande sviluppo economico e la forte industrializzazione non tard a raggiungere anche gli Stati Uniti dAmerica, il quale ottenne presto una posizione dominante a livello economico nel mondo. Frank Lloyd Wright si opporr decisamente alla nuova tendenza europea della standardizzazione indotta dalla realt industriale anche nel campo della produzione edilizia, legando il suo pensiero alla completa integrit del rapporto con la natura. Il maestro americano sosteneva che il giusto rapporto tra natura e fantasia da un lato e produzione e meccanizzazione dallaltro, si poteva raggiungere tramite uneducazione progettuale atta a recuperare il ruolo creativo della macchina. La realt industriale dovrebbe educare a progettare e non ad assemblare elementi, a riconoscere la vera natura dei materiali e non a sfruttarli in base al loro valore economico e formale. Questi principi sono promotori di un pensiero che Wright svilupper per tutta la vita incontrando critiche ma anche imitazioni, incapaci di raggiungere quella perfezione di armonia che legava i suoi edifici alla natura. Lo stesso Mies van der Rohe, influenzato da una mostra che Wright ha tenuto a Berlino nel 1910, insister sullimportanza della spiritualit dellarchitettura rifiutando la standardizzazione e i restrittivi punti della razionalizzazione, ma rimanendo daccordo con Le Corbusier che la forma va pensata fine a se stessa. Il nord - est dellEuropa che fino ai primi anni del 900 era rimasto fuori dalla grande rivoluzione tecnologica industriale, trova in Alvar Aalto il migliore mediatore tra le due scuole di pensiero che avevano nettamente diviso il pensiero degli architetti e degli artisti. Fin dai primi anni della carriera aveva creduto nel funzionalismo, capace di riporre nella tecnologia le speranze di una vita migliore per luomo, ma da cultore
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per la tradizione del suo Paese, aveva riconosciuto anche i limiti che il mito meccanicistico e i dogmi avevano prodotto. Il compito principale che Aalto si incarica quello di umanizzare lera della meccanizzazione e della standardizzazione, in modo da renderla pi flessibile per ottenere risultati diversi anche partendo da una stessa unit. Alvar Aalto si rende conto, come Le Corbusier, dellalto valore democratico della standardizzazione, in grado di contribuire al raggiungimento del benessere della vita, ma come Mies, e in particolare Wright, vuole che sia lera della macchina al servizio delluomo e non viceversa. Anche se la rivoluzione industriale e il progresso tecnologico hanno permesso di accelerare gli spostamenti e le comunicazioni avvicinando e rendendo sempre di pi il mondo un unico spazio per luomo, ogni Paese riuscito a mantenere, anche se con molte difficolt, una sua identit storica e culturale che ancora oggi ne testimonia le differenze. Questi eventi hanno influenzato e caratterizzato la vita dei quattro maestri, ma, sicuramente, e questo , probabilmente, dovuto anche dal luogo in cui sono nati e cresciuti, dalle influenze e dal tipo di formazione che hanno ricevuto. Charles Edouard Jeanneret, nasce nel 1887 a La Chaux-de Fonds nella Svizzera francese. Nonostante non abbia frequentato una scuola politecnica o accademica, non pu essere considerato un autodidatta. Jeanneret, anche se attratto in maniera particolare dalla pittura, fu quasi costretto dal suo maestro a intraprendere gli studi di architettura. Guidato da LEplattenier compir una serie di viaggi in Europa e Oriente, provando spesso forte avversione per ci che avrebbe dovuto studiare. I viaggi, le collaborazioni con i grandi maestri del 900 e gli studi affrontati, non solo in architettura, ma anche nel campo delle arti visive, gli hanno permesso di sintetizzare lesperienza in libri come Verso unarchitettura e Precisazioni sullo stato attuale dellarchitettura e dellurbanistica, diventando lultimo trattatista del periodo moderno. Villa Savoye, nella costruzione geometrica di puro prisma sollevato su pilotis e tagliato da finestre in lunghezza, il manifesto della sua poetica, riassumibile nei cinque punti, formulati per ridare allarchitettura quel rigore intellettuale e uniformit compositiva, che si erano persi con leclettismo del secolo precedente. Luso sapiente delle proporzioni, della geometria, della luce della disposizione degli ambienti, fanno di Villa Savoye un unicum spaziale, in cui il rapporto tra le parti risulta il nodo fondamentale per creare un ordine armonico che governa latto creativo. Jeanneret, trasferitosi a Parigi, lavorer per lo studio dei Perret, dai quali acquisisce le fondamentali nozioni di ingegneria strutturale, e dellimportanza che la standardizzazione stava assumendo nel campo della produzione. Il suo arrivo in Germania nel 1910 segna un radicale cambiamento di gusto, abbandonando il punto di vista ottocentesco circa la supremazia medioevale per unespressione classica. I contatti con la cultura contemporanea, in particolare la collaborazione con P.Behrens, sono segni di riflessioni del giovane architetto che cominciava ad allontanarsi dai principi insegnati da LEplattenier.

La nascita del nome Le Corbusier, derivato dalla figura conosciuta nel Medioevo che aveva il compito di uccidere i corvi che si appollaiavano sulle guglie delle chiese, segno del cambiamento da materiale a spirituale che larchitetto stava vivendo. Il rifiuto del passato comunque solo apparente. Le Corbusier non si staccher mai del tutto dal suo ambiente di formazione, un po' per amore della sua terra, ma anche perch lo sviluppo incessante negli ultimi anni di La Chauxde Fonds era lesempio di come il progresso tecnologico stava cambiando la vita delluomo. In particolare rimarr influenzato da progetto di ampliamento, che prendeva spunto dal piano per una citt ideale disegnata nel 1824 da B.C.Faust, costituita da abitazioni a schiera disposte a bande parallele che si aprono a mezzogiorno. La chiarezza e la semplicit formale del piano lo accompagner nella maturazione di unurbanistica e unarchitettura razionale al servizio delluomo. Il fatto che Le Corbusier non sia un rinnovatore a tutti i costi lo dimostra il progetto della Ville Contemporaine del 1922 per tre milioni di abitanti, che salvo per le dimensioni e luso di alti grattacieli cruciformi, riprende gli impianti barocchi composto dalla piazza centrale con quattro esedre contrapposto e piazze secondarie poste sui vertici di convergenza dei due reticoli ortogonali sfalsati di 45. Le Corbusier ha sempre saputo che il moderno ha un cuore nellantico e anche se le sue architettura si allontanano molto dalla tradizione passata, la matrice formale testimoniata anche da quegli edifici antichi disegnati nel suo blocco per gli schizzi. I pi critici del Movimento Moderno parlano di Mies van der Rohe, come il vero affondatore della tradizione e della cultura, mentre le sue opere sono il segno di quanto rispettasse le costruzione che hanno animato la storia europea. Mies, nato nel 1886 ad Aquisgrana, figlio di un muratore scalpellino, e come Wright sar subito introdotto nel mondo dellarchitettura per volere dei genitori. Conserver il ricordo delle cattedrali gotiche, a cui il padre lavor per anni come restauratore, per la loro semplicit e chiarezza compositiva. Queste sue esperienze passate influiranno notevolmente nella formazione del giovane architetto che, terminati gli studi, lavora come operaio in diversi cantieri della sua citt. Presto acquisisce esperienze anche come artigiano e in studi di architettura, lavorando come disegnatore per F.Goebbels e Albert Schneider. Dal 1906, anno del suo arrivo a Berlino, avr modo di approfondire i suoi studi sullarchitettura, in particolare sulle opre di Schinkel, sorprendenti per le masse, i rapporti, i ritmi e le armonie delle forme. Dopo aver lavorato tre anni con Peter Behrens, nel 1913 apre un suo studio a Steglitz e prende le direzioni del Novembergruppe, un organismo che trae il nome dalla rivoluzione repubblicana ed ha per scopo la propaganda dellarte moderna. Nel 1923-24 uno dei redattori della rivista G (da Gestaltung, forza creativa).
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Verso la met degli anni venti aderisce al Deutscher Werkbund, di cui diventa vicepresidente, e nel 1930 Walter Gropius gli offre lincarico di direttore del Bauhaus. Mies, pur rimanendo al centro della scena e dei dibattiti sullarchitettura, i suoi rapporti con i gruppi delle avanguardie sono rimasti sempre molto complessi. La sua diffidenza rispetto ai pensieri contemporanei evidenziata anche dai rapporti personali che instaurava con i clienti, considerandoli, a differenza di Le Corbusier e Wright, non attori principali dello spazio da costruire, ma quotidiani abitanti che dovevano adattarsi alla casa. Nella villa a Brno, ai Tugendhat, impone di amare lunica possibile distribuzione dellarredamento pensata appositamente in fase di progetto. Questa casa unopera particolarmente rappresentativa del maestro tedesco, nella quale sono evidenti le prime distanze che il suo linguaggio stava avendo nei confronti del razionalismo europeo. Costruita sul pendio della collina, affacciandosi sulla citt, riesce ad instaurare un forte legame con il sito, evidenziato ancor di pi dalle grandi vetrate che sfondano la visuale e scivolano nel pavimento. Costruita su una rigorosa griglia geometrica, la struttura portante formata da un sistemi di pilastri cruciformi, che gli permettono di suddividere gli ambienti interni, senza per chiuderli. Il lavoro per piani e per dettagli che lo contraddistinguono, hanno permesso, non solo di rompere la scatola, ma di costruire un spazio in cui gli episodi si legano in un gioco perfetto di scambi ed armonia, ed insieme alluso sapiente della luce, la villa assume, quasi, un aspetto mistico. Mies, accusato inizialmente di appoggiare il regime nazista e considerato un traditore alcuni anni dopo per essersi trasferito in America, grazie alle pressioni di Fhilip Johnson, i parte per sua scelta estraniandosi da una cultura architettonica di cui non poteva accettare i dogmi, rimarr per sempre un ribelle alle mode e agli stili contemporanei, sempre fedele ai quei principi di una verit strutturale che lo hanno accompagnato fin dalle prime architetture di cui prese contatto. Ci che separa Frank Lloyd Wright dallEuropa, dal razionalismo e dallidea che la produzione seriale pu comprendere anche larchitettura, non solo la distanza tra i due continenti o loceano che li separa, ma una vita vissuta soprattutto per la natura e a contatto con essa. Wright, nato nel 1869 nel Wisconsin, figlio di un pastore protestante e di uninsegnante. La famiglia, pi che larchitettura che lo circondava, stata di notevole influenza per la sua formazione, tanto che sua madre desiderava intraprendesse la carriera di architetto anche prima della sua nascita. Dopo aver intrapreso gli studi di ingegneria per la mancanza di soldi che gli avrebbero permesso di frequentare una scuola di architettura, prima di laurearsi si trasferisce a Chicago, dove lavorer nel gi affermato studio di Sullivan, da Wright considerato il suo grande maestro. Nei primi anni del 900 gli Stati Uniti sorpassarono lInghilterra, che dal tempo della rivoluzione industriale era rimasta la pi grande potenza economica,
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politica e industriale. Nonostante questo, gli Stati americani non erano riusciti a trovare una loro identit architettonica, uno stile che rispecchiasse la loro cultura e che invece non fosse una rimanenza manierista dei Paesi europei che per anni lavevano colonizzata. Uno stile che rappresentasse gli Stati Uniti non poteva essere altro che di derivazione europea, dato che luomo stesso aveva contribuito quasi a cancellare e seppellire nella storia dimenticata tutto ci che aveva preceduto il suo arrivo. Lo stesso Wright nei suoi primi progetti di case risentono dellinfluenza vittoriana, dimostrando che se avesse voluto sarebbe stato un bravissimo architetto accademico. La sua voglia di indipendenza lo porta alla composizione di architetture eclettiche, nelle quali contrapponeva con estrema eleganza un fronte neoclassico in stile Regina Anna, ad uno totalmente asimmetrico. Letto nel suo complesso di relazioni spaziali ledificio esibiva quellunica testimonianza del suo passato come una silenziosa provocazione. La grande Esposizione Universale del 1893, tenutasi negli Stati Uniti, fu levento che incrin la ricerca di una propria identit culturale e architettonica. Copiature e forme di edifici antichi carichi di nuovi ed importanti significati, invadono la produzione architettonica che fu completamente subordinata alla grande operazione commerciale. Wright si dichiara da subito indipendente, non contesta solo gli aspetti estetici e formali del neoclassicismo, ma lo considera una maschera classica che non tiene conto della vita e del rispetto verso la natura. Il suo nuovo atteggiamento non antistorica, come a volte identificato, ma il pensiero organico trae le proprie basi da Lao Tze, un teorico giapponese, vissuto circa cinque secoli prima di Cristo, il quale come Wright identifica la costruzione non nella struttura fisica, ma in quella spaziale da questa delimitata. Non rinnegava il passato e le vere tradizioni che lo hanno animato. Non dimenticava mai di ricordare il contributo delle antiche civilt, i Persiano, i Dori, gli Ioni, i Bizantini, gli Egiziani, i Maya e tutti quei popoli che si sono creati una propria identit non dallimitazione ma da intuizioni e dallistinto naturale. Non pi forme predeterminate, che conquistato il titolo di tipo sono in grado di essere ripetute ovunque e svariate volte, ma qualcosa che muta, che si adatta, che definisce lo spazio nello spazio in cui si trova. Fallingwater la pura espressione della poetica organica, in cui i volumi, esplosi dal nodo centrale individuato dal camino, galleggiano liberi nello spazio. Concepito come un albero ancorato al suolo, i cui rami (gli sbalzi) si estendono sulla cascata, costruisce un incredibile saggio di eleganza ed armonia con la natura. La geometria non ricalca nessuna forma prestabilita, niente determinato a priori, tutto regolato e legato alle caratteristiche del sito, ai materiali del luogo, allelasticit del cemento armato, alle leggi che la natura gli aveva insegnato. Wright si allontana dal tradizionalismo accademico per abbracciare ununica ed essenziale tradizione, quella che nasce dalla terra.

Alvar Aalto un architetto finlandese, un architetto nordico. Due aggettivi che creano un ambiente nuovo, diverso per cultura e tradizione da quello che possiamo ritrovare nel centro - sud dellEuropa. La Finlandia ha avuto poche opportunit di esprimersi liberamente nella storia, a causa delle lunghe tirannie subite prima da parte della Svezia e poi, dal 1808, il potere della Russia valica i confini per occupare il suolo finnico, fino allindipendenza conquistata nel 1917. La ricerca di una nuova identit architettonica nazionale, questo lideale che gli architetti finnici, tra cui Alvar Aalto, si pongono come obiettivo, riuscire a formulare un linguaggio che rispecchi la tradizione e la cultura di uno Stato rimasto per molti anni nellombra della storia del continente. La libert non solo fisica, ma anche di pensiero. La Finlandia e i grandi personaggi che la animano nel 900, cominciano a scavare nella storia alla ricerca delle pi profonde radici in grado di alimentare una terra cos ricca di tradizione. Ogni artista cercava di compiere un salto nel passato, verso una civilt pi semplice e primitiva, un modello di vita che si basasse su valori stabili e autentici. Galln-Kallela (1865-1931) visita e scava pi a fondo nella cultura del proprio Paese, per conoscere e rivalutare le tradizioni popolari ancora in vita. Le applica nellarte e nellartigianato, alimentando il romanticismo - azionale, che anche in architettura stava raccogliendo numerosi consensi. In opposizione al movimento dalla forte tradizione si scontra lo spirito razionalista che negli anni 20 serpeggiava in gran parte dei Paesi europei. La tradizione romantico - contadina, per architetti quali S.Frosterus, G.Strengell e E.Bryggman, era fatta di forme arcaiche, costruite senza una reale giustificazione composita, unibrida trasposizione del passato in un presente ormai troppo differente ed economicamente avanzato per raccogliere vecchie rimanenze non pi in grado di rispondere alle reali esigenze. Queste correnti di pensiero, il romanticismo - nazionale e il razionalismo europeo, influenzeranno a pari misura la formazione e maturazione di Alvar Aalto. Attratto da entrambe le scuole di pensiero e dalle costruzioni dellarchitetto svedese G.Asplung, la sua poetica riesce a cogliere i pregi e le lacune di ognuno di essi, elaborando un linguaggio selettivo rivolto a tutto ci che gli si pone davanti agli occhi. Quindi nei suoi progetti facile trovare riferimenti al passato, ma tutto riappare in forme nuove, con soluzioni formali e spaziali che apparentemente si discostano, ma che lette in chiave critica mostrano la loro forza e capacit di formare un unico complesso. Villa Mairea pu essere considerata il manifesto della poetica aaltiana, in cui le migliori caratteristiche del pensiero razionalista e di quello organico si fondono in un corpo armonico. Il sito, il bosco che la circonda, i materiali del luogo e la neve che imbianca lambiente nei rigidi inverni, sono per larchitetto i migliori riferimenti da cui trarre la geometria compositiva e il contrasto cromatico tra il freddo intonaco bianco e il legno, che in gran parte riveste ledificio.

Volutamente non segue nessuna rigida geometria, nessuna maglia o sistemi a griglia per la struttura a pilastri che, letti individualmente, denunciano chiaramente il dialogo con gli alberi del bosco. Aalto progetta ledificio studiando la migliore disposizione degli ambienti interni e la luce naturale, elemento che assume un ruolo determinante anche per la forma e la disposizione dei corpi. La maturazione di Alvar Aalto come architetto pu essere individuata in diversi periodi: il primo classicista, influenzato dal romanticismo - nazionale, i cui primi progetti ne sono testimoni, con riferimenti che riportano alla luce forme dellantica Roma e viste dellAcropoli di Atene; un secondo periodo, in collaborazione con la moglie Aino, di forte adesione al razionalismo; infine un ultimo periodo dove mostra le capacit si sintetizzare entrambe le correnti e di superarle cercando di colmare quei difetti che in entrambe il tempo metteva in evidenza.

Bibliografia. Frank Lloyd Wright, Il futuro dellarchitettura, Zanichelli, Bologna, 1985. Willliam Allin Storrer, Frank Lloyd Wright Il repertorio, Zanichelli, Bologna, 1997. M.Allen Brooks, Le Corbusier, Electa, Milano, 1993. Carlo Pazzolo Riccardo Vio, Sulle tracce di Le Corbusier, Arsenale, Venezia, 1989. Francesco Tentori Rosario De Simone, Le Corbusier, Editori Laterza, Bari, 1987. Ludwig Hilberseimer, Mies van der Rohe, Milano, 1993. Jean Luis Cohen, Ludwig Mies van der Rohe, Editori Laterza, Bari, 1996. Alvar Aalto, Idee di architettura scritti scelti 1921-1968, Zanichelli, Bologna, 1987. Luciano Rubino, Aino e Alvar Aalto, Edizioni Kappa, Roma, 1980. Fabio Mangone Maria Luisa Scalvi, Alvar Aalto, Edizioni Laterza, Bari, 1993.

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