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Criteri di Resistenza e Sicurezza

Per uno stato di tensione monoassiale sono sufficienti le due tensioni limiti 0t e 0c per delimitare il dominio di crisi.
z

x
0t

Teorie di rottura
Carichi sono assunti non variabili nel tempo Le teorie vengono applicate a: 1) materiali Duttili; 2) materiali Fragili.

vera

materiali Duttili

materiali Fragili

materiali Duttile: Acciaio dolce.

materiali Fragile: Ghisa.

materiali Duttile: Acciaio dolce.

materiali Fragile: Ghisa.

Non si osserva una frattura.

Frattura a circa 45.

se indichiamo con 0t e 0c le tensioni di crisi a trazione ed a compressione, possiamo scrivere le seguenti condizioni: a) condizione di crisi:

= ,
Z 0t

= .
Z 0c

b) condizione di resistenza:

p ,
Z 0t

p .
Z 0c

c) condizione di sicurezza:

,
0t

.
0c

Dove il coefficiente di sicurezza (maggiore di 1).

Lintroduzione dei coefficienti di sicurezza dovrebbe garantire che la condizione di resistenza sempre verificata, nonostante tutte le incertezze del problema.

Stati di Tensione Pluriassiali Per gli stati di tensione pluriassiali si perde la possibilit di un confronto diretto con i risultati della prova di trazione (o di compressione). Infatti, mentre per gli stati di tensione monoassiali sono sufficienti le due tensioni limiti e per delimitare il dominio di crisi, nel caso di stati di tensioni pluriassiali sono infiniti gli stati di tensione limiti della crisi per un dato materiale.

z
0 x
x

b
0

Se alla z di trazione si associa una compressione trasversale, si osserva che la tensione di snervamento viene raggiunta ad un livello pi basso. Se si opera con metalli duttili, si pu raggiungere lo snervamento anche ad una tensione di trazione dimezzata .

(z <0)

z
y

0
y

Se infine se si considera il caso di una compressione idrostatica, il risultato sperimentale porta a ritenere che la tensione di snervamento difficile da raggiungere.

Questi casi esaminati portano a concludere che il raggiungimento della condizione di snervamento o di crisi in un punto influenzato da tutte e tre le tensioni principali, ossia dall'intero stato di tensione. Non possibile pertanto utilizzare i risultati delle prove di trazione (o di compressione), n pensabile tuttavia di condurre sperimentazioni specifiche per ogni singolo stato di tensione. Tale difficolt pu essere superata soltanto se si trova il modo di ricondurre gli infiniti stati tensionali di crisi di un dato materiale, alle due tensioni di crisi 0t e 0c rispettivamente a trazione ed a compressione, della prova monoassiale. Occorre quindi poter dedurre dallo stato di tensione triassiale a tensioni ideali id e riconducibili ad uno stato di tensione monoassiale ugualmente pericoloso. Si tratta, in altre parole, di istituire un confronto fra stati di tensione sulla base della loro pericolosit, ossia del raggiungimento dello stato di crisi.

1 2 3
confronto

0 0

Teorie o Criteri di resistenza proposti per materiali fragili: Criterio della Massima tensione normale; Criterio di Coulomb; Criterio di Mohr. Teorie o Criteri di resistenza proposti per materiali duttili: Criterio di Beltrami o dellenergia di deformazione; Criterio di Von Mises o dellenergia di Distorsione; Criterio di Tresca o della Massima tensione tangenziale.

Criterio della massima tensione normale il criterio pi semplice ed antico, implicitamente adottato da G. Galilei e successivamente da Navier e Rankine. Esso afferma che uno stato di tensione generico, le cui tensioni principali siano I, II e III, con I > II > III, raggiunge la crisi quando

,
I 0t

.
III 0c

Ci significa che nel piano di Mohr, i tre cerchi principali devono essere contenuti nella striscia definita dalle due rette
=, =.
n n t c

=
n

=
n

Criterio di Coulomb o dellattrito interno Questo criterio fa risalire la rottura allo scorrimento lungo elementi piani nei quali sia violata la condizione
< (c )

(1)

nella quale e sono rispettivamente tensione normale e tangenziale sull'elemento piano, c una costante detta coesione, il coefficiente d'attrito interno, legato all'angolo d'attrito interno dalla ben nota relazione:

= tang
La (1) individua, nel piano di Mohr, una superficie delimitata dalle due rette:
= (c )

Noti i valori di e c, assegnato uno stato di tensione , possibile stabilire se esso rispetta il criterio (1) semplicemente calcolando le tre tensioni principali I, II e III e verificando che il pi grande cerchio di Mohr sia interno, od al pi tangente, alle due rette
= (c )

( ' , ' )

III

= (c )

( ' , ' )
III

Per tracciare le due rette, occorre conoscere almeno 2 circonferenze limiti. Eseguendo, ad es., una prova di trazione ed una di compressione, si determinano i due stati tensionali di crisi:

0 0
c

0
e

0
t

Dalla Figura si deduce inoltre che

1 1 = c sin , 2 2 1 1 = c + sin , 2 2
t t C C

Con semplici passaggi, si trovano i valori della coesione c e dellangolo di attrito interno c= , sin = , + Questo criterio, con valori di positivi, trova importanti applicazioni nella geotecnica e, in generale, nei materiali fragili che presentano una resistenza a compressione molto pi alta di quella a trazione, come la ghisa ed alcuni materiali ceramici.
t C C t C t C t

Criterio della curva intrinseca o di Mohr. Il criterio di Mohr, generalizzazione di quello di Coulomb presuppone che: 1. la rottura si manifesti lungo un elemento piano in dipendenza dei valori che su di esso assumono la tensione normale e tangenziale . La circonferenza che individua la crisi sempre quella pi grande. 2. le superfici di scorrimento appartengano al fascio di sostegno II (I > II > III) la quale per, come nel criterio di Coulomb, non esercita alcuna influenza sul raggiungimento dello stato di crisi. Il criterio di Mohr prescinde dalla relazione lineare di crisi di Coulomb e suppone che la crisi si raggiunge quando la tensione tangenziale sul piano di scorrimento perviene ad un certo valore massimo legato alla da una relazione pi complessa f(, ) = 0.

Curva intrinseca di Mohr Per un dato materiale, la curva intrinseca potrebbe essere costruita per punti sperimentalmente, operando con stati di tensione biassiali. Per qualunque materiale la curva intrinseca presenta le seguenti caratteristiche: i due rami simmetrici si incontrano, dal lato delle n> 0. nel punto n = c. In tale punto il cerchio limite si riduce ad una punto (I =II = III ). La crisi si manifesta sotto trazioni uguali agenti secondo le tre direzioni principali di tensione.

presumibile che la curva intrinseca non incontri lasse n dalla parte negativa. Numerose esperienze infatti confermano che nessun corpo perviene a rottura sotto una pressione uniforme. plausibile che sotto pressioni elevate tutti i materiali assumano uno stato plastico per modo che al crescere di || sul piano di scorrimento, la tende a diventare costante ed indipendente dal valore della stessa . Se ne deduce quindi che la curva intrinseca presenta un asintoto orizzontale e che la sua concavit rivolta verso lasse delle ascisse. In molti casi, nel tratto compreso tra il cerchio ' corrispondente alla crisi per trazione semplice e quello " corrispondente alla crisi per compressione semplice, si pu sostituire, alla curva, una coppia di rette, come nel criterio di Coulomb.

"

'
Per i materiali duttili, come lacciaio, la curva intrinseca tende a trasformarsi in due rette parallele allasse delle ascisse (criterio di Tresca), delimitate dal cerchio di crisi per trazione semplice.
n

Criterio della tensione tangenziale massima o di Tresca Il criterio della tensione tangenziale massima fu originariamente proposto da Coulomb (1773) e successivamente (1868) da Tresca, a seguito delle sue indagini sperimentali sul flusso di metalli sottoposti ad elevate pressioni. Esso deriva dalla osservazione che, in un materiale duttile, lo scorrimento allo snervamento si manifesta secondo certi piani orientati i quali fanno pensare ad un ruolo rilevante da parte della tensione tangenziale massima. Si pu perci ritenere che il raggiungimento della crisi si manifesti quando la tensione tangenziale massima max raggiunge un certo valore critico 0: |max| = 0 Se I >II > III sono le tensioni principali, risulta:
max

, 2
I III

Il valore della 0 viene dedotto applicando il criterio al caso della trazione semplice allo stato di crisi, ossia allo stato di tensione monoassiale:

= /2.
0 T

Quindi se I >II > III si ha:

= , 2 2
0 I III

o anche, introducendo la tensione ideale id:

= ,
id I III

In generale avremo:

= max( , , ).
id I III I II II III

Sul piano di Mohr la zona di crisi esterna alle due rette a e b. a n

T b

III

Criterio della massima energia distorcente o di Mises Sulla strada indicata da Beltrami (1885), dapprima M. T. Huber (1904) quindi R. von Mises (1913), dal quale il criterio ha preso successivamente il nome, ed infine H. Hencky (1925) proposero, soprattutto sulla base delle esperienze condotte da Huber, di fare riferimento non alla energia potenziale totale, ma piuttosto a quella distorcente. Tale proposta nasceva dall'esigenza di tener conto della indifferenza, per quanto riguarda il raggiungimento del limite di elasticit, rispetto a stati di tensione idrostatici di compressione. Le esperienze di Huber avevano dimostrato che non si perveniva alla plasticizzazione dei metalli sotto stati di tensione idrostatici di compressione comunque elevati.

Se assegnato uno stato di tensioni rispetto ad un riferimento generico avremo che, in generale, tutte le componenti saranno diverse da zero:
T =

xx xy xz

yx yy yz

zx

zy zz

Per semplicit di trattazione supponiamo di valutare le tensioni principali I, II e III in modo da avere una matrice delle tensioni T diagonale:
0 0 0 0 0

Possiamo decomporre la matrice T in due parti chiamate parte idrostatica Ti e parte deviatorica Td :
p i d T = T +T = 0 0 0 p 0 0 + -p 0 0 0 0 , p

-p 0

0 p

dove

p=

+ + . 3
I II III

La parte deviatorica quella associata alla variazione di forma del solido.

Lenergia distorcente per unit di volume si ottiene con la somma dei prodotti delle componenti della parte deviatorica Td per le corrispondenti deformazioni. Per comodit poniamo:

sI = I

s II = II

s III = III

p.

In questo modo il deviatore Td si pu scrivere:


s
d I

0 s
II

0 0 s
III

T = 0

Lenergia distorcente per unit di volume


1 = (s + s + s ). 2
d I I II II III III

le corrispondenti deformazioni deviatoriche I, II e III si ottengono dalle equazioni costitutive, ad esempio: 1 = [s (s + s )]. E
I I II III

Lenergia distorcente per unit di volume si pu scrivere anche:


1 1 (s + s + s = (s + s + s ) = 2E 2
d 2 I 2 I I II II III III II 2 III

) (s s + s s + s s ).
E
I II II III III I

Sostituendo alle componenti del deviatore Td le tensioni principali si dimostra che:


d = 1 [(2I + 2II + 2III ) (III + IIIII + IIII )]. 6G

La crisi quando la sola energia distorcente attinge una certa soglia critica:
= .
d d C

da valutare sperimentalmente.

Con riferimento alla condizione di crisi in trazione semplice

0 T= 0
T

Determinata la tensione di rottura si valuta lenergia distorcente critica:


d = 1 2 [I ]. 6G

Quindi per la verifica occorre che: Si ottiene:


d C .
d

[(
id

2 I

+ 2 + 2 ) (I II + II III + IIII )] T . II III


2

Se definiamo tensione ideale di Von Mises:

2 I

+ 2 + 2 ) (I II + II III + III I ) II III

La verifica che: consiste nellimporre che:

d C ,
d

id T ,
dove la tensione ideale definita da:

id

2 I

+ 2 + 2 ) (I II + II III + III I ) II III

Le travi sono un caso biassiale ( III= 0), quindi le precedenti espressioni si semplificano nel seguente modo:

id 2 + 2 I II , I II
Con riferimento ad uno stato di tensione corrispondente alla trave di Saint Venant ( si pensi per es. al caso della flessione e taglio), si calcolano le componenti della matrice delle tensioni che sar:

0 0 T= 0 0

0 z
le tensioni principali corrispondenti sono:

I =

z 1 2 + z + 4 2 , 2 2 1 2 II = z z + 4 2 . 2 2
id = 2 + 3 2 . z

La tensione ideale risulta cos:

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