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Giuseppe Bellantonio

MASSONERIA DA SFOGLIARE

MODI E MODE
Parte II: le MODE Una volta esaurita la trattazione del modo, vengo alle mode di cui al titolo e allo stesso incipit di questa nota. Cos' una federazione noto. Abbiamo gi visto che (almeno) 7 Logge sovrane, libere e autonome, regolari sotto il profilo della propria fase costitutiva e ritualistica possono decidere di lavorare insieme, dando vita ad un organismo centrale unico alla cui designazione concorrono in modo paritario tutte dette Logge, e che - una volta costituitosi - procede alla nomina ed installazione di quanti possano essere poi designati a rappresentarli ed a coordinarli sotto il profilo tanto ritualistico che amministrativo. Ma questa federazione altro non se non una... Grande Loggia! Se non fossi stato chiaro nella mia esposizione, specifico meglio: la risultante federativa dell'unione di (almeno) sette Logge altro non se non una Grande Loggia. Possono delle Grandi Logge (o Grandi Orienti) procedere a federarsi tra di loro? Evidentemente, la risposta no: una Federazione (Grande Loggia) che si federi con un'altra Federazione, per dare vita ad una Federazione...! Oltre che apparire come uno scioglilingua, certamente un non senso e un'offesa alla razionalit: se mai qualcuno dovesse/potesse aver bisogno di far chiarezza a se stesso a questo riguardo, il mondo associativo / consociativo / sindacale profano ci di utile riferimento. Mi riferisco ad esempio alla vecchia Federconsorzi, che altro non era se non una Federazione che raggruppava i Consorzi Agrari nei tantissimi Comuni d'Italia. Chi aderiva ai Consorzi? Quanti curavano e coltivavano la terra (a livello personale o aziendale). Il parallelismo con Fratelli (singole unit aderenti), Logge (unit aggregate e aggregative, frutto dell'unione dei diversi aderenti), Gran Loggia (originata dal convergere dei diversi aggregati), abbastanza semplice. Tutti agricoltori, tutti con un complesso di tematiche e problematiche comuni che, con un atto consociativo di tipo federale si univano per sostenere interessi e motivazioni comuni pur non

cedendo del tutto le loro prerogative autonome; i vari aggregati locali, a loro volta, costituivano forme rappresentative pi complesse per poi sfociare in una struttura di tipo verticale in una forma di rappresentanza centrale degli interessi complessivi. Volendo ora valutare un contesto confederativo profano, il riferimento ci porta ad una Confederazione di stati (quella Elvetica, ad esempio), o ad una confederazione sindacale (che unisce le varie federazioni aderenti, tutte riconducibili a soggetti esercenti la medesima attivit di base pur se in comparti diversi). Come abbiamo gi accennato nella prima parte, anche la Storia ci insegna che le varie confederazioni e le varie leghe che si sono costituite nel tempo, hanno fondamenta comuni sia tattiche che strategiche; l'alleanza, difatti, prevede un comune sostegno che impostato su una base di reciprocit e mutualit: se uno degli aderenti viene colpito o attaccato, tutti gli altri aderenti si schierano immediatamente in sua difesa, creando un fronte comune. Un riferimento pu essere trovato anche nell'organizzazione della NATO (North Atlantic Treaty Organisation), detta anche Alleanza Atlantica, i cui membri aderenti mettono a disposizione uomini e mezzi per affrontare e/o perseguire comuni obiettivi di strategia militare: questa organizzazione presieduta da un Segretario Generale che gode di amplissima autonomia operativa, pur nel contesto di una frequente consultazione con i rappresentanti degli Stati che ne fanno parte. Quindi, se la federazione prevede un certo tipo di convergenza, la confederazione molto pi complessa ed opera su piani differenti, cio con una concretezza fattuale che prevede la definizione ed il perseguimento di una strategia di fondo e di una complessit di atteggiamenti per mantenerla ed attuarla: quindi, chi aderisce, abdica ad una parte dei propri poteri e delle proprie autonomia anche decisionali. Alla domanda se una federazione possa divenire una confederazione, la risposta si: si tratta complessivamente di un incremento di potenzialit e di operativit, che evidente non pu che riguardare organismi numericamente molto significativi e presenti su gran parte del territorio. La domanda opposta pu una confederazione divenire federazione? - ha anch'essa risposta affermativa: in questo caso c' per un palese decremento di efficacia e di importanza (rispetto all'altra tipologia), con una necessaria modifica dei patti costitutivi ed associativi iniziali e con una nuova modulazione degli stessi obiettivi, ovverosia delle modalit pratiche con cui questi possano essere identificati e perseguiti.

Obiettivi quelli della federazione - meno gravosi che non quelli di una confederazione, e soprattutto meno vincolanti, con una salvaguardia delle autonomie dei soggetti aderenti, anche se quantitativamente possono essere numerosi seppur di modesto rilievo individuale. E' quindi chiaro che, volendo, esiste una via corretta per poter procedere: allorch pi Grandi Logge/Grandi Orienti (enti federativi per eccellenza, quindi: purch regolarmente costituiti e operanti) decidano di operare in un regime che preveda di elaborare idee e progettualit comuni che, attraverso uno scambio continuo di intense relazioni, dia vita ad un disegno caratterizzato da significativi vincoli tattici e strategici (soprattutto di governo), allora prende forma e vita una c onfederazione. Su quale debba essere il numero minimo di partecipanti perch possa prendere correttamente ed efficacemente vita una confederazione, il dibattito tra gli studiosi aperto, da molto tempo. C' chi sostiene che al pari di un corretto ente federativo massonico il numero debba essere di 7 aderenti, come pure c' chi sostiene che essi possano essere minimo 5. Il mio personale parere si discosta da queste cifre, certamente originate da interpretazioni validamente motivate: penso che, dal momento che almeno in via di principio - ad aderire sono gi entit aggregative di una certa consistenza, il numero minimo di 3 possa essere sufficiente: certamente non possono essere 2, anche se numericamente forti e ben presenti, poich in questo caso basterebbe un semplicissimo quanto dettagliato accordo bilaterale. Non voglio neanche pensare ad aggregati che compiano un passaggio confederativo pur essendo di modesta consistenza individuale, perch anzich dare corpo ad un contesto concretamente pi forte darebbero solo vita ad un organismo in pratica inconsistente e privo di una seria progettualit e di un programma per raggiungere degli obiettivi. Unire in un unico insieme 100 storpi, non vuol dire dar vita ad un organismo sano! Anzi: si corre il rischio che qualcuno di questi vada dritto, qualcun altro a destra, altri ancora a sinistra mentre altri si fermerebbero o arretrerebbero; a riprova che non sempre il detto l' unione fa la forza si traduce in realt. Anzi: per potersi tradurre in realt gli aderenti devono essere gruppi che abbiano identificato una cultura storica-esotericafilosofica-ritualistica di riferimento comune; che siano tra di loro il pi possibile della stessa natura e sostanzialmente sani, omogenei e compatibili; che abbiano infine una unicit di obiettivi anche identificando un modo

trasparente, certo, condiviso e accettato su come questi possano essere perseguiti. Soprattutto nelle federazioni viene nominato un soggetto deputato a presiedere ed uno eventualmente incaricato di curare le funzioni di segreteria; incarichi, questi, che d'uso che siano a tempo (di norma, max 12 mesi) e di tipo rotativo, creando un'alternanza tra tutti gli esponenti dei vertici aderenti. Una forma di democrazia, dicono in molti; in realt un formula per creare un appiattimento al vertice, senza alcuna figura dominante che, in quanto tale, possa attrarre su di s pi vasti consensi ovvero stimolare improprie ambizioni. Nei fatti, nelle federazioni, i gruppi che aderiscono nulla cedono della propria autonomia, n apportano sostanziali modifiche alle loro strutture amministrative e organizzative, n cosa ancora pi rilevante - alcuno degli esponenti di vertice abbandona il proprio incarico. Si forma cos un aggregato che non esprime un vertice ed una linea di azione, ma una mera figura rappresentativa, il cui mandato a tempo scevro da ogni sovranit ed limitatissimo, con tassativo divieto di norma di creare iniziative autonome o determinare impegni che non siano stati gi oggetto di discussione e condivisione tra gli aderenti. Di solito, due sono i benefici per chi aderisce: il primo comunque valido - che viene deciso di far circolare a livello di segreterie un elenco comune costituito dal complesso dei sospesi, degli espulsi e dei bruciati tra le colonne (un cerimoniale quest'ultimo - particolarissimo ed intriso di contenuti fortemente controversi specie se errati nella pratica: al punto da non essere ormai pi applicato tra chi adotta corrette pratiche massoniche) di ciascun gruppo aderente; il secondo che chi aderisce riconosce formalmente la regolarit massonica e ritualistica degli altri aderenti, ricevendone analogo riconoscimento. Un particolare, questo, da molti piccoli raggruppamenti ambto e vissuto come una vera e propria conquista. Un'altra cosa positiva pu essere il rendere di comune conoscenza il nome dei bussanti, cos che si possa evitare che chi non venga accolto da un gruppo possa trovare invece accoglienza da un altro. Nel contesto confederativo invece il discorso diverso: proprio la presenza di una necessaria quanto concreta alleanza, la nomina di un vertice che gode di funzioni delegategli dagli aderenti (che vengono svolte seguendo s degli obiettivi prefissati, ma anche operando con buona autonomia), un patto che lega gli aderenti (stabilendone tanto il coinvolgimento pratico che

le modalit di intervento), fanno la differenza. Sbagliano quindi tutti coloro che specie negli ultimi anni solo per dare sostanza ad una moda, vista la frequenza con cui ultimamente questi aggregati si sono formati e riformati - hanno dato vita ad una federazione o ad una confederazione reputando che fossero la stessa cosa e che la sfumatura possa essere solo lessicale e non sostanziale. Sbagliano quanti pensano di abbellire e/o camuffare la propria realt unendola pur se limitatamente a quelle altrui. Sbaglia chi in un unico contesto intende far convergere gruppi tra di loro molto diversi e carenti delle caratteristiche sopra evidenziate. Sbagliano quanti, nel far ci, sbandierano consistenze numeriche (tutte da verificare, poi!) tacendo tanto sulla qualit della risultante che sugli obiettivi. Sbagliano quanti si accostano a siffatte esperienze enfatizzandone oltre il dovuto le forme ma tacendo ai propri aderenti il modus operandi, cos che poi si corre il rischio di far sentire usati gli stessi. Sbagliano poi quanti vi si rifugino solo per contare sul benefico ritorno di riconoscimenti incrociati, che in realt valgono per quello che sono: pezzi di carta, perch definirli documenti gi fin troppo sontuoso. A questo punto, d'obbligo un quesito: come a tutti noto, quando gruppi (anche in nazioni diverse) intendano stabilire tra di loro delle relazioni, cos procedendo ad una riconoscimento reciproco e stabilendo delle visite reciproche, si procede alla stesura di un protocollo detto Trattato di Amicizia che di norma prevede la nomina di Garanti di Amicizia (che vengono ospitati nelle riunioni pi solenni): in questo caso il trattato prende il nome di Trattato di Amicizia con scambio di Garanti di Amicizia . Ma se esistono tali Trattati che fanno parte a pieno titolo della storiografia e della ritualit massoniche - che necessit c' di procedere al concepimento di atipiche federazioni o, ancor peggio, di atipiche confederazioni che, alla fin fine, prevedono un disciplinare similare? Ovviamente sto parlando di Trattati stipulati a livello di Grandi Logge, e questo tipo di documenti ha anche aspetti che possono prevedere iniziative comuni ed il tessere rapporti pi stretti su base di reciprocit. Il che pu comportare un effetto domino: grazie ad un Trattato di questo tipo, un raggruppamento massonico pu trovare agevole fare altre intese, intrattenendo nuove relazioni che possano godere del favore di un patronage. La diversit sta nel modo in cui viene utilizzato questo strumento : da un punto di vista massonico la stipula di un Trattato d'Amicizia (con o senza scambio di Garanti d'Amicizia) uno strumento tipico , invece uno

strumento atipico l'incontrollato (ma anche poco controllabile) moltiplicarsi di federazioni e confederazioni. Se vero tutto ci, anche vero che delle Logge che siano del tutto autonome-libere-sovrane - e quindi non all'obbedienza di una Grande Loggia o di un Grande Oriente - potranno persino pensare di stipulare tra di loro una sorta di Documento di Amicizia che possa agevolare contatti e reciprocit di frequentazioni: ma tutto si ferma a questo, poich non possiamo certo parametrare la realt di una Loggia con quanto possa essere previsto per una Grande Loggia o un Grande Oriente. Un Documento di Amicizia comporta innanzi tutto un reciproco riconoscimento, con particolare riguardo circa la correttezza costitutiva ed operativa dei firmatari: il che restringe la possibilit di stipulare un simile Atto, limitandola solo a componenti che siano su di uno stesso piano simbolicoesoterico-ritualistico. Personalmente, non amando giudicare, dico solo che la mia personale sensibilit mi induce a dare uno scarso valore pratico a simili intese: nient'altro che una bella pergamena da incorniciare e porre in bella vista, forse come atto scaramantico, forse come gesto propiziatorio, forse come sfoggio di arroganza. Se, al contrario, solo una delle Logge fosse autonoma e l'altra all'obbedienza di una Grande Loggia, evidente che simile intese non potranno mai avvenire: ovvero, se avvenissero, sarebbe tragicamente risibili. La Loggia che ha fatto vertice su una Grande Loggia, rinunciando in virt di un preciso atto di sottomissione e obbedienza - ad una notevole parte della propria autonomia e della propria sovranit, non ha pi facolt di dialogare da pari-a-pari con logge esterne, poich si resa dipendente dalle linee guida e dalle impostazioni della Gran Loggia cui ha aderito, subendone la disciplina. Ma quanto a risibilit, la gamma ampia: parlando dal mio osservatorio personale, in questi ultimi anni ho assistito a federazioniconfederazioni che vedono aderire indifferentemente Logge e Grandi Logge; come pure a sedicenti Grandi Logge che stipulano intese/accordi con singole Logge (pur con pretese di autonomia): assurdit italiche che si sommano e si sovrappongono con soave leggerezza e che hanno la prerogativa di venire persino imitate! Conseguenzialmente sorgerebbe un'altra riflessione: ma se una o pi Logge - o addirittura una Grande Loggia con una Loggia - siano legate da un trattato o da un documento di amicizia, quale bisogno c' di passare ad una fase federativa o confederativa (ricordo: titoli che vengono confusi ed

equivocati tra di loro) che possa prevedere a sua volta nient'altro che delle intese similari? La differenza decisamente solo nell'altisonanza dei contesti: altro dire abbiamo stipulato un Trattato/Documento di Amicizia con qualcuno, altro dire che si entrati a far parte di una federazione o confederazione. Operazioni certamente condotte all'insegna di un certo marketing ed espresse in un linguaggio tipicamente massonichese, ma che offrono una rinnovata patina di importanza, una visibilit teoricamente maggiore e soprattutto pompa e lustrini a volont (ovviamente, solo per chi non fosse avvezzo ai criteri di una sana e francescana povert come di una grandissima ricchezza interiore). Il pi delle volte simili unioni nascono da una presa d'atto anche di pi gruppi - dei limiti insuperabili raggiunti da molti contesti che, posti davanti al serio dilemma della sussistenza, intendono federarsi o confederarsi per avere un po' di ossigeno in pi, un motivo per esistere e un margine per potersi definire esistenti. Nell'enunciazione di questo quadro di variabili, non possiamo obiettivamente trascurare di indicare l'eventuale possibilit che talvolta l'elemento aggregante possa essere trovato in collanti squisitamente profani e pertanto del tutto anomali ed impropri, che nulla hanno a che fare con la vera Massoneria, nel suo insieme storicoesoterico-simbolico-ritualistico Come si pu vedere, la differenza tra tutte queste ipotesi tutt'altro che superficiale e banale: sostanziale e non si pu certo giocare con le parole per sostenere le visioni utilitaristiche di taluni ego mega-extrasuper-large e la prosopopea smisurata e avventurosa di chi, proprio con le proprie forzature, dimostra che con la vera Massoneria poco o niente ha a che vedere. Solo la smania di protagonismo, ampollosit, ecc. ecc., fa s che certe situazioni da border line diventino debordanti e quindi travalicanti il limite. Protagonismo che ritroviamo simbolicamente troviamo in quei capataz-Gran Maestro (sic!) di un qualche Grande Oriente costituito da 4-5 Logge (ce ne sono, ce ne sono...) che, nelle proprie concioni, ami discettare della propria istituzione: certamente colpir l'attenzione dell'uditorio, ma sosterr una profonda inesattezza con grande e solenne pompa. Una solennit apparente paragonabile n pi n meno, al noio di Tot & Peppino: segno di una pretesa magniloquenza, comprensibile intuitivamente, ma assolutamente insostenibile sotto il profilo dell'etica

massonica e della regolarit ritualistica ed esoterica nel suo certamente ampio complesso.. Sostengo con energia che la via corretta per relazionarsi, collaborare e cooperare concretamente quella dei classici Trattati di Amicizia: accordi che per, per non rimanere relegati ad un bel documento dalla bella cornice e appeso ad un chiodo, hanno bisogno che venga messa in campo una grande energia, Occorre che, con spirito di servizio, ci si impegni alla realizzazione di un pur minimo programma. Federazioni e Confederazioni, negli ultimi tempi, ne sono nate fin troppe con presupposti non del tutto consoni allo spirito ed alla sostanza di queste entit. Un fatto di ambizioni che vengono convogliate e poi coagulate? Forse. Ma la mia memoria storica ultra-cinquantennale mi avverte che c' sempre qualcuno che si sente pi degli altri: pi bravo, ma soprattutto pi furbo. Alla luce di quanto precede, posso ancora sostenere che l'attuale e molteplice impulso di dar vita a nuove federazioni o confederazioni sia un fatto di moda, di tendenza? Penso proprio di s. La sicurezza la si potrebbe avere solo se fosse possibile scandagliare nelle menti dei soggetti che hanno determinato, nel tempo, queste scelte. Credo che si possa sostenere come queste scelte siano state dettate pi da una decisione tattica che non da una strategia di fondo. La decisione tattica origina dalla ricerca spasmodica di soluzioni di sostegno alla sussistenza di taluni raggruppamenti: elementi preda di una conclamata zoppa che cercano e trovano sostegno con altri affetti da analoghe problematiche. Cos che da queste strane combinazioni, prendono vita creature strane dalle sembianze fors'anche fascinose ma certamente conturbanti. Delle chimere, frutto di innesti innaturali quando non deviati e devianti. Se poi si d retta ai tanti editti ed ai tanti proclami celebrativi di tali nascite mi dolgo per l'increscioso paragone, ma questi spesso assomigliano alle promozioni dei supermarket - si apprende di cose mirabolanti: migliaia di soggetti che si ritroverebbero uniti sotto nuove (o rinnovate) egide, e citati quali battaglioni di una sorta di (molto) improbabile esercito. Una forza (forse) finalmente unita, una forza che (certamente) pu risanare esauste finanze e ringalluzzire gli incerti futuri di traballanti poltrone. L'analisi e la critica che origina dalla presa d'atto della realt

massonica nazionale di breve e medio periodo, nulla intende togliere agli sforzi di chi con animo costruttivo, leale e trasparente intende percorrere queste vie nella speranza che, attraverso delle nuove dinamiche, si possa giungere ad una innovazione che possa essere utile alla rigenerazione di un Corpo massonico Nazionale decisamente sfibrato e diviso.

Tutto ci premesso, confermo anche in questa sede il mio pensiero di sempre: percorrere per quanto correttamente intese revocabili come pure la via federativa o confederativa senza un progetto che tenda all'unione prevedendola e tratteggiandone quantomeno le fasi attuative -, un dispendio di energie destinato a rimanere improduttivo.
Un grazie per la Vs. cortese attenzione ed un arrivederci alla III parte, con le sue valutazioni conclusive. Roma, 5 Dicembre 2011 f.to Giuseppe Bellantonio

e-mail: giuseppebellantonio@infinito.it

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