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GANZFELD, META-ANALISI E PARAPSICOLOGIA.

Una gallina senza uova d ro o


Giovanni Iannuzzo
Sul problema della conferma (o meno) di una dimostrazione sperimentale, certa e indiscutibile, dell esistenza della psi, si sono mobilitate, da pi di un secolo a questa parte, impensabili schiere di studiosi. Quest argomento, infatti, attraversa tutta la storia della parapsicologia, dai suoi timidi esordi sino ad ora, e implica una discussione attentissima sui metodi, i modelli, i criteri di valutazione e i sistemi di riferimento. Si tratta infatti di argomento estremamente complesso, e ci per il semplice fatto che la parapsicologia non ha mai avuto (e continua a non avere) un preciso sistema teorico di riferimento. Vista la complessit degli argomenti, tenter di essere schematico, e far prima delle generiche osservazioni di metodo, poi delle osservazioni di merito . IL DOGMA CENTRALE Esiste, credo, una assunzione di fondo, un vero e proprio dogma centrale e cio che le metaanalisi degli esperimenti ganzfeld abbiano dato consistenza scientifica alla parapsicologia E . questo dogma che io contesto. Il ganzfeld un metodo, uno dei tanti artifici sperimentali per l induzione in laboratorio di stati alterati di coscienza, utilizzato in parapsicologia esattamente come l ipnosi, la meditazione trascendentale, l di sostanze allucinogene, le tecniche di rilassamento, la uso culla delle streghe , la trance medianica, i sogni, e quant altro. Non ha quindi nulla di specifico, ma semplicemente pi facile da produrre in laboratorio. In realt esso provoca semplicemente micro-alterazioni dello stato di coscienza, e soprattutto una buona (e direi ovvia) attivazione della imagery come altre tecniche disponibili da circa un secolo a questa parte. L del ganzfeld per fondato uso sulla convinzione, [non sempre supportata da dati inequivocabili!], che uno stato alterato di coscienza sia psi-conducive Ma come tecnica sperimentale essa non ha mai dato risultati . straordinari; anzi inizialmente i risultati ottenuti dai singoli studi furono abbastanza il linea con quelli ottenuti coi metodi tradizionali. Poi, la meta-analisi sembr evidenziare un maggiore livello di significativit. Le percentuali sono: in media il 35% a fronte di un attesa casuale teorica del 25%. In realt, volendo considerare gli esperimenti ritenuti pi attendibili (la famosa ripetizione di Bem e Honorton del 1994) la percentuale scende al 32 per cento1. Detto fuor di metafora questo significa che una fragilissima barriera del 7%, separerebbe risultati sperimentali casuali e insignificanti da una vera rivoluzione scientifica la dimostrazione dell esistenza della psi. Non lo metto in dubbio. Cos come la famosa soluzione sette per cento di Sherlock Holmes, potrebbe anche esistere una significativit sette per cento La prima riguarda la . 2 cocaina, la seconda la psi . E perch no? In fondo, ognuno ha le percentuali che si merita... Stiamo ovviamente parlando della significativit statistica interna all insieme degli studi. Cio analizzando cumulativamente la significativit di tutti gli studi oggetto delle meta-analisi otteniamo una percentuale di successi del 32% anzich semplicemente del 25%. Ma questo

Nella valutazione non possono essere inseriti i risultati di Dalton (1977), poich relativi ad un singolo esperimento e non ad una serie di esperimenti, ne tantomeno le dichiarazioni di Morris, non supportate in atto da dati scientifici formali. 2 Per evitare sospetti della Squadra Narcotici su strani commerci, preciso che mi riferisco, ovviamente, all esilarante romanzo di Nicholas Meyer: La soluzione sette per cento. Milano, Rizzoli, 1976

risultato, che di per se non affatto straordinario, non ci dimostra affatto che il ganzfeld sia una tecnica con le caratteristiche della replicabilit. Quel decantato 32%, infatti, pu anche essere ottenuto da due esperimenti molto significativi e, poniamo, trenta assolutamente non significativi. E in effetti andata pi o meno cos. Se infatti consideriamo gli articoli pubblicati dopo il Joint Communique ( e quindi grosso modo coerenti con le guidelines stabilite da Hyman e Honorton) troviamo risultati un pocuriosi. Bem e Honorton (1994) hanno preso in considerazione 10 esperimenti (significativi: 1); Milton e Wiseman (1999) hanno considerato 30 articoli (significativi: 6); Milton (1999) ne ha considerati 9 (significativi: 4). In totale troviamo 11 articoli con risultati significativi su 49 ricerche sperimentali, esattamente il 22.44% dell insieme di studi preso in considerazione. Il che significa che su cento esperimenti, 77 (in realt qualcosa in pi...) ottengono risultati da schifo, e 23 (in realt qualcosa in meno...) ottengono risultati accettabili. Ma questa pu essere definita ripetibilit? Evidentemente no, con buona pace delle affermazioni di Braud. Cos abbiamo almeno stabilito un primo punto di vista, una vera testa di ponte nella nostra discussione: il ganzfeld non assicura la replicabilit esattamente come tutte le altre tecniche sperimentali in parapsicologia. Cos rassicurato, mi pongo allora una prima domanda: in quale scienza, e di quale pianeta, si reputerebbero attendibili i risultati ottenuti con una tecnica sperimentale che ottiene risultati significativi cos incostanti? E poi ne pongo una seconda: se il ganzfeld tecnica cos efficace e potente nella dimostrazione dell esistenza della psi, perch stato necessario aspettare un potente amplificatore statistico come la meta- analisi, per accorgersene? Se un fenomeno esiste, esiste , comunque. Non ho bisogno di tecniche statistiche particolari per evidenziarne la realt (anche in questo caso puramente statistica, ovviamente). E uno dei pi classici fra i bias metodologici della parapsicologia. Il senso della meta-analisi quello di rendere pi omogenei dati apparentemente diseguali, di verificare relazioni tra fenomeni, e non di dimostrare l esistenza di fenomeni non dimostrati dal singolo esperimento. Mi spiego meglio: se io faccio una serie di studi sugli effetti del Prozac su certi tipi di depressione, dopo un mese di terapia, posso ottenere risultati variabili: un gruppo di pazienti guarisce gi in quindici giorni senza effetti collaterali, un altro gruppo guarisce in un mese con effetti collaterali, un terzo gruppo migliora, ma senza guarire del tutto, un quarto gruppo ha miglioramenti modesti ma con importanti effetti secondari. Nei dati in questione c una certa confusione: la meta-analisi mi aiuta a rendere omogenei i dati. Ma non mi potr mai dimostrare che il Prozac esiste, poich sia lo psicofarmaco sia la psicopatologia studiata possono (debbono) essere osservate prima empiricamente. Tutt pi si pu discutere sull al esistenza o meno della loro relazione. La meta-analisi dimostra che, complessivamente, gli esperimenti esaminati hanno risultati statistici superiori ad un certo valore. Non dimostra affatto che la psi esiste, mi dimostra, semmai, che esiste un effetto statistico da tenere in considerazione, e che esso pu anche meritare uno studio pi attento. Come scrive la Utts: In conclusion, the anomalous effect that persists throughout the work reviewed in my paper will be better understood only after further experimentation that takes into account the complexity of the system. More realistic, and thus more complex, models will be needed to analyze the results of those experiments (Utts, 1991b). D altra parte, la storia della parapsicologia sperimentale una storia di grandi impegni e di continui fallimenti, non dovuti certamente all oscurantismo della comunit scientifica, o a complotti dei critici, bens assai pi semplicemente alla mancanza effettiva di stabili risultati sperimentali significativi. In questo territorio desolato, l unico modello d esperimento che sembr dare qualche risultato fu il ganzfeld. E anche se questi risultati si sono rivelati altrettanto instabili di quelli ottenuti con altri metodi, sicuramente sono tra i migliori mai ottenuti 2

(immaginiamoci gli altri...). Ma difendere oggi ad oltranza i risultati statistici derivati dalla metaanalisi dei dati sperimentali ottenuti con l del ganzfeld significa, semplicemente, nascondersi uso dietro un dito. Mi pare sia semplicemente la difesa preconcetta di posizioni puramente ideologiche, fatto questo troppo spesso presente nella storia della parapsicologia. IDEOLOGIA, SCIENZA E PARAPSICOLOGIA Quello del ganzfeld infatti un esempio emblematico di come possano incautamente essere riletti ideologicamente [ovvero in maniera eccessivamente partigiana] i risultati sperimentali in parapsicologia. Nel 2001 un articolo di Storm ed Ertel (2001) enfatizz i risultati ottenuti dal ganzfeld, il che suscit un coro di commenti positivi, enfatizzando nuovi orizzonti per la dimostrazione dell esistenza (non per studio, attenzione, ma per la dimostrazione) della psi. Eppure poco tempo prima l articolo di Milton e Wiseman del 1999 aveva un po fatto carta straccia di tutti gli entusiasmi sul ganzfeld. Si tratta di un buon articolo che , indipendentemente dalle opinioni personali, un lavoro sperimentale fondamentale, tanto che il JP del dicembre 1999 dedic un intero numero monografico a quanto espresso dai due autori, dando peraltro la possibilit a Julie Milton di introdurre una e-mail discussion. Il suo articolo sul Journal of Parapsychology occupa 24 pagine della rivista (309-333), e fu finanziato fra l altro dalla SPR. Quindi, evidentemente quel famoso articolo non era proprio una stupidaggine. Anche perch i consulenti di Milton e Wiseman, nel loro ottimo lavoro, furono due dei pi grandi esperti di parapsicologia sperimentale nel mondo: Bob Morris (scomparso qualche anno fa) e John Palmer. Inoltre, la ricerca di Milton e Wiseman fu supportato almeno in parte dal Perrott , Warrick Fund, una delle pi importanti borse di studio in campo parapsicologico. Insomma, cos come non si deve essere galline per parlare di uova, non bisogna essere scettici ad oltranza per decidere se una prassi sperimentale pi o meno rivoluzionaria, specialmente quando parliamo di parapsicologia. Jessica Utts, una statistica di fama internazionale e Full Member della Parapsychological Association, conclude un suo famoso articolo su Statistical Science del 1991 con un intervento dall emblematico titolo Rejoinder, dove afferma semplicemente che esiste un effetto anomalo che pu solo essere compreso utilizzando modelli pi realistici e pi complessi (la citazione testuale pi avanti citata in questo stesso articolo) (Utts, 1991b). Insomma, indipendentemente dalla realt dei fenomeni, un po tutti quelli che pensiamo che la psi esista ci affidiamo alla fede, e forse in questo hanno ragione i critici. Siamo troppo spesso soltanto dei credenti. Equel famoso bias politico di cui parlavo, e che stato meravigliosamente espresso proprio dalla Utts nello stesso articolo gi citato: Parapsychology, as this field is called, has been a source of controversy throughout its history. Strong beliefs tend to be resistent to change even in the face of data, and many people, scientists included, seems to have made up their minds on the question without examining any empirical data at all (Utts, 1991, p.363). E proprio questa l ideologia parapsicologica che ha reso , sempre difficile il confronto con i critici (quelli seri) e ci ha spesso precluso un serio dibattito con la comunit scientifica. Non possiamo sostituire l ideologia ai dati scientifici. E cos spostiamo la discussione verso questioni metodologiche. OSSERVAZIONI DI MERITO Un esperimento riproduce fenomeni naturali, e forza, per cos dire, la natura a manifestarsi in condizioni di laboratorio. E quello che succede nel ganzfeld? Assolutamente no. Anzi, l osservazione dei fenomeni psi in natura dimostra inconfutabilmente (tranne che non siano tutte invenzioni) che la stragrande maggioranza dei fenomeni avviene in condizioni di coscienza normale. Perch mai, allora, il modello ganzfeld dovrebbe essere cos forte? Semplice: perch vogliamo che lo sia, e del tutto indipendentemente dagli errori di valutazione che su questo argomento sono stati compiuti. 3

Non entro nel merito dell articolo di Storm ed Ertel (2001) . E un articolo che si commenta da se, probabilmente uno scivolone nel campo della ricerca psi contemporanea. Ma non entro nemmeno nel merito delle risposte di Milton e Wiseman, talmente eloquenti da non necessitare d alcun supporto. Il problema vero del ganzfeld, che ci troviamo ad affrontare, che un metodo esattamente uguale agli altri utilizzati in parapsicologia sperimentale, che ottiene, cio risultati instabili, incerti, variabili e ubiquitari. In altri termini, non un esperimento ripetibile: si tratta di un dato di fatto indiscutibile. Diciamocelo pure: mi pare perlomeno eccessivo che si inneggi ad una rivoluzione scientifica perch una prassi sperimentale ottiene circa (per eccesso) il 23% di risultati . Ma dove mai si visto? E del restante 77% cosa facciamo? [Cambiamo registro: quanto riterremmo affidabile un test psicologico che nel 23 per cento dei casi riesce a consentire una diagnosi psichiatrica o psicologica? Ci fideremmo dell affermazione: Ma quando funziona veramente preciso! ?. Quanto riterremmo affidabile un farmaco che ha effetti terapeutici 23 volte su cento? Ci fideremmo di chi ci dice: Ma quando funziona veramente efficace!, ?]. Ma questa storia vecchia nella parapsicologia sperimentale. Di fronte a palesi insuccessi sperimentali, non si quasi mai tentato di capire dove fosse l errore, bens, quasi sempre, di trasformare in positivi i risultati negativi. La vecchia scuola sperimentale di Rhine utilizz negli esperimenti a forced choice una serie di furbi stratagemmi: fra gli altri, psi-missing, forward displacement e backward displacement, frantumazione di stringhe sperimentali e loro analisi statistica separata, cumulazione arbitraria di dati sperimentali, effetto dello sperimentatore, politica selettiva di pubblicazione dei reports. E un metodo che funziona alla perfezione. Io faccio un esperimento e ottengo risultati nulli. In qualsiasi altra scienza direi che la mia ipotesi non fondata. In parapsicologia no; ho anzi una serie di opzioni. Se i risultati sono nulli grande posso tentare di valutare se sono nulli in maniera significativa (perch in quel alla caso sarebbe chiaro che la psi scomparsa per fattori psicologici specifici...). Se non sono nulli in maniera significativa, posso per tentare di vedere se avanti o indietro nella serie sperimentale vi siano delle coincidenze significative, che mi autorizzano pertanto a dire che la psi ha funzionato in maniera deviatarispetto alla norma attesa (ma sempre di psi si tratta...). Se anche cos non ottengo nulla posso frazionare la serie sperimentale in nuove sotto - serie e vedere se all interno di esse si rilevano dati significativi. Se ancora non ottengo nessun risultato, posso effettuare la sommatoria dei miei dati con altri dati simili e rifare tutte le analisi statistiche relative; ma se proprio il ricercatore sfigato, pu sempre invocare l effetto dello sperimentatore, straordinario capolavoro di mistificazione scientifica (inventato giusto da Honorton...) che pu dare una spiegazione dei dati ottenuti come prodotto di un interazione fra convinzioni personali e psi dello sperimentatore e convinzioni personali e psi dei soggetti. Ma se casomai anche questa spiegazione risultasse non convincente, basta non pubblicare l articolo, non perch metodologicamente scorretto, bens perch privo di risultati positivi. E cos tagliamo come si dice la testa al toro. Qualcuno mi dica, per favore, in quale scienza si adotta una simile prassi. Se ci stupiamo delle critiche degli scettici, siamo, in questo caso, assolutamente in malafede3. E per questi motivi, per esempio, che non sottovaluterei affatto il problema dei filedrawer, perch in parapsicologia un problema reale, cos com reale il problema generale della manipolazione dei risultati (vedi il caso di Sargent!) e delle politiche di pubblicazione selettiva. D altra parte sarebbe da stupidi pensare che ricercatori assolutamente convinti di un trend positivo di ricerca si diano la zappa sui piedi, e se questo purtroppo avviene in tutte le scienze, figuriamoci in parapsicologia. Se io faccio trenta esperimenti, in 29 ottengo risultati negativi ed in uno positivi, tender sistematicamente, anche per ovvi motivi psicologici a pubblicare l unico studio positivo e a nascondere i 29 negativi. E non un problema di perversit o cattiveria:
Basta confrontare in proposito le vecchie critiche di Hilgard, Atkinson e Atkinson (1976) in riferimento ad un articolo di Rhine nel quale egli riusc a trasformare in positivi i risultati del tutto negativi di un esperimento attraverso un complesso metodo di analisi statistica. ( covarianza del rapporto di emergenza). (p. 184-185).
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risultati positivi significa successo personale, fama, ma soprattutto possibilit di finanziamenti per ulteriori ricerche, senza i quali le ricerche non sarebbero possibili ed io cambierei mestiere. E badate bene che questo gi successo: proprio per questo motivo, il Parapsychology Laboratory di Utrecht ha chiuso i battenti. Martin Johnson e Sybo Schouten sono tornati a fare gli psicologi a tempo pieno, l uno in Svezia, l altro in Olanda. Si pu discutere su numeri e statistiche. Ma di fatto si tratta di discussioni sterili. Esse sono centrate, ancora una volta su un criterio di significativit, non sulla percentuale di studi totali significativi ad un accettabile livello. Tutto il ganzfeld debatesi appunta infatti sul numero e tipo di studi compresi nelle valutazioni. Elimina o inserisci una ricerca, e cambiano i risultati. Modifica i parametri di una review (che in genere in parapsicologia di tipo narrativo e non sistematico) e cambiano i risultati. Modifica le variabili oggetto di analisi e cambiano i risultati. Ma, indipendentemente da questa innegabile evidenza, Milton e Wiseman hanno fatto un lavoro eccellente. E, diciamocelo pure, i loro critici non sono stati all altezza della situazione. Storm ed Ertel non hanno fatto altro, secondo me, che assemblare un database non attendibile [si passa, pensa un po dai 30 studi di Milton e Wiseman , a 79 studi, con una p a una coda, di 7.78 x 10 (-9), rispetto alla molto pi modesta p a una coda di 0.24] ottenendo ovviamente il loro risultato: il ganzfeld funziona. Ma l unico fatto paranormale di questa manovra proprio la tosta intraprendenza dei due ricercatori. E il solito gioco: cambia gli studi da inserire e i risultati cambieranno anch essi. Rhine e il suo gruppo fecero lo stesso giochetto con ESP after Sixty Years, nel 1940 (Rhine et al., 1940). I risultati non sono stati molto incoraggianti. Ma Rhine e i suoi erano secondo me giustificabili: il momento storico era differente, e non esisteva ancora una comunit professionale e una sufficiente comunicazione scientifica per evitare certe cantonate. Ora il discorso molto diverso. Lo studio di Milton e Wiseman, infatti, stato arricchito da un complesso dibattito che ha coinvolto membri illustri del movimento parapsicologico e che ha evidenziato una serie di opinioni illuminanti. Come dicevo pi sopra, un intero numero del Journal of Parapsychology dedicato all argomento e fra l altro contiene un dibattito sotto forma di messaggi di posta elettronica nati durante una discussione che ha coinvolto 41 ricercatori interessati alla ricerca sul ganzfeld (il numero successivo al simbolo serve ad identificare il messaggio). E in effetti quel dibattito gi appare # illuminante, perch espone una serie di considerazioni delle quali Storm ed Ertel non hanno tenuto, mi sembra, assolutamente conto. Radin (#42, #66) (Schmeidler e Edge, 1999) ha osservato che gli effetti della meta-analisi sono eterogenei e che l eliminazione di tre di essi con un effetto eccessivamente negativo, riporta i risultati complessivi ad un livello statisticamente significativo (z = 1.99; p = 0.02); egli giustifica la correttezza di tale operazione di selezione con l applicazione di un algoritmo matematico: i tre studi sono outlier, in altre parole sono studi che si pongono statisticamente al di fuori della distribuzione complessiva degli effetti; cio poich questi tre studi non rappresentano adeguatamente bene il complesso degli studi, allora devono essere eliminati. Come hanno sottolineato Lawrence (#47, #61), Palmer (#52), Schachter (#54) e la stessa Milton (#59) nello stesso numero del JP (Schmeidler e Edge, 1999), l utilizzazione di un criterio semplicemente matematico per valutare l opportunit di inserire o meno degli esperimenti opinabile, perch non ha alcuna giustificazione empirica o metodologica: uno studio va tolto se non soddisfa i criteri di validit di una ricerca, non semplicemente perch produce risultati particolarmente migliori o peggiori degli altri. Il rischio in realt diventa quello di selezioni arbitrarie post hoc; in effetti, Lawrence (#61) (Schmeidler e Edge, 1999) rileva come l eliminazione dei tre migliori studi con risultati eccessivamente positivi conduce anch essa all omogeneit dei dati. In accordo con le affermazioni di Stevens (1986) a proposito delle analisi multivariate, gli outlier vanno eliminati soltanto se contengono errori. Se non li contengono si inseriscono, magari producendo, opportunamente, due diverse analisi - con e senza outlier per commentare successivamente un eventuale differenza. Gli outlier, infatti, non sono risultati sbagliati; sono semplicemente risultati diversi da quelli medi. Tutto qui. 5

Storm (2000) critica il confronto che Milton (1999) attua per verificare la presenza di una replica dei dati prodotti da Honorton et al. (1990) e nuovamente analizzati da Bem e Honorton (1994). In particolare egli sostiene che la scelta di includere lo studio 302 di Honorton et al. (1990) gi escluso successivamente da Bem e Honorton (1994 - e quella di effettuare un test ad una coda anzich a due, ha ingiustificatamente reso significativa la differenza tra la meta-analisi valutata da Bem e Honorton (1994) e la meta-analisi effettuata da Milton e Wiseman (1999), comprensiva dell ulteriore aggiornamento effettuato grazie agli ulteriori nove studi aggiornati al 1998. Bisogna anche rilevare che quest esperimento era stato originariamente escluso dalla metaanalisi (per poi essere considerato a parte) per la prematura chiusura del laboratorio che aveva reso il numero di target insufficiente. Si pu discutere, certo, di queste scelte metodologiche, ma non credo argomento che c interessi particolarmente in questa sede. Ci interessa invece, come discorso di merito, l utilizzazione di un test t per le differenze per verificare la presenza o meno di repliche: un criterio quanto meno discutibile; a dimostrare l assenza di repliche , infatti, la semplice constatazione che l effetto medio del blocco di Bem e Honorton (1994) diventa nullo assumendo un valore pari a 0.013. L obiezione che la distanza tra i due effetti possa essere o meno abbastanza estesa da essere significativa , secondo me, quasi irrilevante. Sono, ancora una volta, problemi di metodo e di scelte statistiche, che si rivelano per d importanza assolutamente primaria se si decide di affidare solo alla statistica l eventuale dimostrazione dell esistenza di un effetto che non altrimenti evidenziabile. Faccio, infatti, notare che, da un paio di pagine a questa parte noi non stiamo discutendo di psi o di qualsiasi altra cosa simile, ma semplicemente stiamo parlando di numeri, formule matematiche e test statistici. Ma ovvio. Quando si sostituiscono dati numerici a evidenze sperimentali vere [voglio dire empiriche e soprattutto ripetibili] inevitabile che qualsiasi discussione di merito divenga una pi o meno dotta esercitazione metodologica. E cos torniamo all articolo dei nostri due australiani. Storm ed Ertel in realt hanno adottato una classica prassi viziata della parapsicologia sperimentale. Di fronte ai risultati negativi ottenuti in uno studio hard come quello di Milton e Wiseman, propongono nel loro articolo una ulteriore cumulazione dei dati che porta a un effetto nuovamente significativo nel suo complesso (ES = 0.138, Stouffer Z = 5.66, p = 7.78 x 10(-9)). Bravi. Il problema che esiste una differenza sostanziale fra la replicazione vera di risultati positivi degli esperimenti ganzfeld, e l evidenziazione d effetti medi complessivi significativi, ottenuta cumulando blocchi di esperimenti, selezionati con criteri pi o meno adeguati. E qui che si percepisce molto bene la differenza di fondo fra l articolo di Milton e Wiseman e l articolo di Storm ed Ertel. Milton e Wiseman prendono atto dello studio di Honorton e Bem, prendono in considerazione nuovi studi, che potevano accedere alle guidelines stabilite da Honorton e Hyman e tentano di rispondere sostanzialmente alla domanda: i nuovi dati disponibili confermano i risultati di Honorton e Bem? La risposta no. Storm ed Ertel intendono semplicemente rifare le bucce allo studio di Milton e Wiseman, mettono insieme, un po pasticciando, studi di vario ordine e tipo, e ottengono risultati positivi. E allora? Il vero problema non quello di rimpastare vecchi dati, ma di stabilire una prassi che consenta ai ricercatori di ottenere nuovi risultati positivi, stabili e coerenti. Ed l che il ganzfeld si rivela metodo non pi adeguato di altri. Sia gli esperimenti utilizzati da Milton e Wiseman nel 1999 sia gli ulteriori 9 e pi aggiornati esperimenti utilizzati da Milton (1999), per esempio mostrano chiaramente, se considerati singolarmente, (e senza ricorrere ad alcuna specifica raffinatezza statistica) che i risultati sono incostanti, variabili, erratici: si alternano in maniera abbastanza bilanciata risultati positivi, negativi e pressoch nulli. [Certo, se poi facciamo ammucchiate di dati, possiamo anche ottenere risultati significativi, ma in tal caso bisogna stare davvero attenti, per evitare certe figure, ai criteri che si utilizzano per la selezione degli studi...]. Ed allora il problema resta lo stesso: il ganzfeld non consente in atto di ottenere risultati ripetibili e quindi di osservare stabilmente la psi in condizioni di laboratorio. Si pu rilevare, con l di uso tecniche o espedienti statistici un qualche effetto significativo (un certo numero di hits in pi 6

rispetto a quelli attesi dal caso), peraltro abbastanza erratico, che va, poi, re - interpretato (E Percezione Extra - Sensoriale? E un dato statistico anomalo? O cosa?). E ancora una volta ci perdiamo nella giungla del metodo: confondiamo i nostri elaborati calcoli matematici con l osservazione reale di fenomeni. CONCLUSIONI Sono convinto che esistano forti evidenze del fatto che la meta-analisi degli esperimenti ganzfeld non dimostra assolutamente l esistenza di ci che chiamiamo psi. Dimostra semmai che, globalmente, esiste una qualche forma di anomalia statistica, che merita ulteriore attenzione. D altra parte ci appare anche ovvio, visto che la storia della meta-analisi nel ganzfeld sostanzialmente sovrapponibile a quella di tutti gli altri metodi utilizzati. Le ipotesi sono allora due: o c un costante errore metodologico in quest area di ricerca; oppure i fenomeni cosiddetti psi non esistono. Questa seconda ipotesi non mi convince, o almeno non riesce a convincermi del tutto. Anzitutto perch mi sembra esistere un corpus globale di evidenze che non pu essere liquidato cos facilmente. E poi perch mi sembra irragionevole decidere se un fenomeno esiste (o meno) se non si ha la certezza di averlo cercato col metodo giusto, [compatibile ovviamente con quanto uniformemente accettato dalla comunit scientifica]. E le regole per un metodo giusto sono essenzialmente due: 1. che si utilizzi un metodo specifico per ogni fenomeno specifico (non posso identificare un virus con la meta-analisi, ma non posso nemmeno valutare globalmente i risultati di trials clinici con metodi microbiologici); 2. che, con l uso di questi metodi appropriati un fenomeno venga identificato, descritto, documentato e riprodotto stabilmente, in maniera tale che sia ripetibile [soprattutto dal punto di vista sperimentale, ma anche da quello, talvolta, osservazionale: in parapsicologia potrebbe essere il caso dei fenomeni spontanei]. E solo dopo queste due fasi che io posso utilizzare la statistica, per lo studio delle variabili di quel fenomeno, delle correlazioni con altri fenomeni, delle sue modalit d espressione in un contesto empirico. Ho l impressione che la parapsicologia non abbia sinora rispettato le due regole pi sopra esposte, limitandosi a saltare alla fase della valutazione statistica. Ma cosa vado a valutare statisticamente? Una relazione fra variabili che ipotizzo in un fenomeno mai dimostrato, mai documentato, mai reso ripetibile E che senso ha? ? Credo che sia questo il pi grande errore della parapsicologia sperimentale. Eppure la prassi sperimentale di importanza assoluta. Che fare, allora? Penso che sia indispensabile cercare modelli che nascano da precise osservazioni sul campo e che tentino di riprodurre stabilmente i fenomeni psi in laboratorio. I fenomeni, non le variabili. Dopo che avremo trovato evidenze, per quanto timide, che anche un solo fenomeno psi riproducibile, potremo utilizzare tutte le pi sofisticate tecniche statistiche per studiarne variabili e correlazioni. Perch il problema sempre lo stesso: i numeri ci dicono, in parapsicologia, semplicemente che esistono certi effetti statistici Non ci spiegano a cosa siano dovuti. Vedete, mi difficile immaginare una scienza . che si occupi di fenomeni mai dimostrati e mai stabilmente riprodotti, studiandone per le possibili, infinite variabili. Ecome studiare, per esempio, la correlazione fra stress e schizofrenia nei marziani. Ma forse sono io che ho poca fantasia...

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