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LA TRADIZIONE ERMETICA

Albero ermetico

Un filo sottile che scorre quasi invisibile nell'arco dei millenni della storia umana, lega tra loro personaggi di varia estrazione e collocazione storica, che si sono occupati della cosiddetta "Arte Regale" o "Arte Reale", ricollegandosi ad un archetipo comune la cui esistenza sta a met tra realt storica e leggenda: Ermete Trismegisto, vale a dire tre volte grande, gi conosciuto dalla tradizione esoterica dell'antico Egitto. I figli di Ermete, i filosofi ermetici, parlano in termini criptici di una dottrina che non pura e semplice conoscenza, ma che, partendo dalla conoscenza della realt consente al vero iniziato di compiere operazioni che lo possono reintegrare con il Principio Primo, l'Uno da cui tutto discende e verso cui tutto tende. I filosofi ermetici, rifacendosi al "Corpus Hermeticum", che risalirebbe allo stesso Ermete, hanno descritto la dottrina ermetica in termini di simboli che ne sintetizzano i principi ed in termini di operazioni che ne costituiscono il percorso operativo. Le parole pi adatte per descrivere lo spirito con cui intraprendere questo cammino le troviamo proprio nel "Corpus Hermeticum":<<Innalzati oltre ogni altezza, discendi oltre ogni profondit, raccogli in te tutte le sensazioni delle cose create, dell'acqua, del fuoco, del secco, dell'umido. Pensa di essere simultaneamente dappertutto, in terra e mare e cielo: che tu non sia mai nato, che tu sia ancora embrione, giovane e vecchio, morto e oltre la morte. Comprendi tutto insieme: i tempi, i luoghi, le cose, le qualit e le quantit>>. Chi intraprende questo percorso deve aderire ad una concezione eroica e non sacerdotale e ne deve comprendere il carattere necessitante. Mentre la conoscenza scientifica pu essere volta indifferentemente al bene o al male, la vera conoscenza ermetica fornisce il potere di comandare sulle nature angeliche, di realizzare la vera natura dell'uomo. Di nuovo con le parole del "Corpus Hermeticum:

<<L'uomo non sminuito dall'avere una parte mortale, ma questa mortalit accresce la sua possibilit e la sua potenza. Le sue doppie funzioni gli sono possibili per la sua doppia natura: egli costituito in modo da abbracciare ad un tempo il terrestre ed il divino. Anzi non temiamo di affermare la verit. L'uomo vero al di sopra degli dei celesti o per lo meno uguale a loro. Poich nessun dio lascia la sua sfera per venire sulla terra, mentre l'uomo sale in cielo e lo misura. Onde osiamo affermare che l'uomo un dio mortale e che un dio celeste un uomo immortale>>. Avendo chiara la difficolt di questo cammino, per l'elevatissima meta che si pone, esaminiamo sinteticamente l'insegnamento ermetico, cos come tramandato dai filosofi ermetici, che spesso hanno utilizzato un trasposto linguaggio alchemico. Vane furono le speranze di quelli che fraintesero questa trasposizione, interpretandola "ad litteram". La ricerca della mitica "Pietra Filosofale", capace di trasmutare il Piombo in Oro, destinata al fallimento se non si comprende che l'Oro non quello materiale ma il simbolo della raggiunta perfezione esoterica.

La Pietra Filosofale

Chi si accosta a questa dottrina deve quindi imparare a comprendere il linguaggio figurato dei simboli e dei principi alchemici. Secondo la tradizione ermetica la realt ha origine dall'Uno, dal Caos, dal Tutto. Con le parole della "Tabula Smaragdina": <<Il Telesma, il Padre di tutte le cose, qui>>. Simbolicamente ci indicato con un Cerchio, cio con una linea che si chiude su se stessa, che segna Principio e Fine, che il Tutto, l'Universo.

O
Questo il Magnum Mysterium, il grande oggetto della ricerca. Questo il Tutto. Da Lui il Tutto e per suo mezzo il Tutto. Due nature, una essenza sola, che l'una dall'altra attratta e l'una dall'altra dominata. E' l'Acqua Divina, la cui natura arduo contemplare, Acqua dell'Abisso, Acqua Misteriosa, Acqua Eterna, Acqua Argento. E' il Mare inteso come Sorgente della Vita, quello che i Saggi chiamano Myriam e che i cristiani chiamano Maria.

L'antica sapienza dell'India cos parla dell'Uno nelle Upanishad: <<Si guard intorno e nulla vide di diverso da se medesimo "QUESTO SONO IO", furono le prime parole che pronunci. Egli ebbe paura. Perci ha paura chi solo. Ma poi pens "Di chi dunque ho paura, se nulla vi all'infuori di me". Quindi gli pass la paura. Egli non era contento. Perci non contento chi solo. Egli sent il desiderio di un altro. La sua grossezza era allora quella di un uomo e di una donna abbracciati. Egli si scisse in due parti. Cos ebbero origine il Principio Maschile ed il Principio Femminile>>

SHRY-YANTRA Interazione tra i principi maschile e femminile (Rajasthan, Secolo XVIII)

Questa narrazione mitologica esprime il concetto alchemico della separazione che dall'uno produce due principi, quello solare , con il punto centrale che si

manifesta nel caos come principio di fissit incorruttibile, di stabilit, di trascendenza, e quello lunare , capacit di trasformazione infinita. Si determinano cos gli elementi primordiali fuoco e acqua . che rappresenta la possibilit indeterminata, la

Il fuoco, che corrisponde all'oro ed al colore rosso, fiamma che non brucia, ardore di generazione, principio incorporeo di ogni animazione. L'elemento acqua gi un concetto derivato dal concetto prima espresso di acqua eterna, di Uno-Tutto, rappresenta la caduta verso il basso, natura vinta e dominata dalla natura, principio di identificazione e di immedesimazione. La dottrina ermetica c'insegna che il percorso che porta dal Principio Eterno a noi va ripercorso a ritroso per andare da noi verso l'Eterno. Se domina il principio lunare stiamo seguendo una via mistica, se domina il principio solare stiamo seguendo una via eroica, bisogna trovare il giusto equilibrio tra i due principi per seguire la giusta via iniziatica.

I due elementi sono associati ad operazioni Alchemicamente espresse, l'acqua materializza l'operazione di dissolvimento (SOLVE), capacit di divenire ogni cosa, mentre il fuoco rappresenta la potenza di individuazione precisa, specializzazione, qualificazione e corrisponde all'operazione di ricongiungimento (COAGULA). SOLVE e COAGULA sono le operazioni alchemiche fondamentali, ogni operazione complessa si realizza con una sequenza di solve e coagula, questo l'insegnamento criptico dei filosofi ermetici. Fuoco attivit, rappresentabile con un tratto verticale |, Acqua passivit, rappresentabile con un tratto orizzontale -. L'incontro dei due principi determina la croce +, simbolo molto antecedente alla Religione Cristiana, che in quanto incontro di fuoco e di acqua equivale al Sigillo di Salomone e che ci ricorda come recita la "Tabula Smaragdina": << vero senza menzogna, certo verissimo. Ci ch' in basso come ci ch' in alto, e ci ch' in alto come ci ch' in basso, per fare i miracoli della cosa una>>.

Il punto centrale rappresenta la quintessenza, contiene gi in potenza tutta la croce, come sintesi attiva dei due principi, ma anche come punto di caduta, di neutralizzazione, di fissazione, di arresto , espresso in termini di elementi alchemici, dal sale, dalla pietra, dalla corporeit, dalla terra. Imprigionando, fissando, arrestando il naturale moto di fuoco e di acqua si ottengono gli altri due elementi primordiali aria e terra .

Ai quattro elementi primordiali, raggruppabili nella croce +, i maestri ermetici affiancano tre principi espressi in termini alchemici: il Solfo, formato dalla croce sottoposta al fuoco che simboleggia lo spirito; il mercurio, ove i quattro elementi sono sottoposti alla natura, su cui a sua volta domina la legge lunare del divenire, il simbolo dell'anima; il sale, che esprime la fissazione, l'identificazione, simbolo del corpo.

L'elemento Terra imprigiona tutti i nostri sensi, quelli che a noi appaiono fuoco aria acqua terra in realt filtrato attraverso l'elemento Terra, non coincidono con gli elementi primordiali, che non possiamo sentire attraverso i nostri sensi. Nell'uomo l'elemento terra materializzato dallo scheletro, l'acqua dal sistema nervoso e linfatico, il fuoco dal sistema circolatorio, l'aria dallo spirito aureo che ne l'essenza vitale, reso prigioniero dalla terra, concetto che coincide con quello espresso nelle Upanishad dal principio dell'ATMAN, il respiro vitale, il soffio di vita. I sette enti cos ottenuti sono poi rappresentabili attraverso i sette punti Chakra ed attraverso i sette pianeti tradizionalmente conosciuti, cos come sono sette le porte che gli iniziati ai misteri di Mithra devono superare successivamente. Il percorso attraverso cos delineato attraverso i sette elementi simboleggiati da sette pianeti va compiuto con sette successive operazioni alchemiche e pu essere cos schematizzato

Si va dal Piombo all'Oro per mezzo di operazioni di sublimazione (solve) e di precipitazione successiva (coagula) che portano da un pianeta a componente dominante maschile ad uno a dominante femminile e viceversa. Da Saturno verso Il Sole, secondo la spirale centripeta, si segue il cammino iniziatico di ricongiunzione dal corpo verso l'Uno. La spirale centripeta, dal Sole verso Saturno, il percorso della eterna e sempre reiterata Creazione.

I Sette Pianeti Chi voglia compiere questo cammino deve essere padrone delle operazioni alchemiche basilari (l'interpretazione di tutto quanto qui scritto ovviamente intesa in senso figurato e simbolico). Prima di tutto la separazione, vale a dire la liberazione del principio vitale (Mercurio) dalla prigione del corpo.

Ci si compie attraverso l'OPERA AL NERO, che si realizza attraverso una forma di morte.

La morte fisica compier integralmente quest'opera, se vi si giunge opportunamente preparati, ma i maestri ermetici fanno riferimento alla morte filosofale, attiva, che uno spirito volitivo pu dominare allontanandosi momentaneamente dal corpo. Un prototipo di tale operazione si ha nella fase di sogno che mantenga, nel sonno, una coscienza attiva.

Apocalisse, Il Quarto Sigillo La Morte segue l'Agnello Miniatura napoletana del XIV Secolo Si tratta comunque di difficilissime operazioni che presentano rischi non indifferenti, agevolabili attraverso un dosaggio lento e graduale dell'azione, senza troppa fretta: si parla di operazioni "a fuoco lento", una fiamma troppo forte distruggerebbe tutta l'opera.

L' Athanor Una volta che il mercurio si sia separato, va rifissato al corpo, per evitare che svanisca. Tale processo la cosiddetta OPERA AL BIANCO, che la rinascita, la rifioritura, la vittoria della vita sulla morte, l'azione dell'acqua di vita (un terzo tipo di acqua simbolicamente intesa). Al bianco cos ottenuto, deve essere l'oggetto del ricongiungimento, il principio maschile si deve ricongiungere con il principio femminile, riottenendo la fissazione alla terra, ma con un pi alto livello di consapevolezza esoterica.

Una frase indicativa e scolpita nella Porta Magica di Piazza Vittorio a Roma, "Aqua torrentum convertes in Petram". Tale acqua fissata, congelata porta all'origine del termine ANtico GELO ------>> ANGELO. Lo stato angelico quello di pieno dominio, di ricongiunzione col bianco, di immortalit. A questo ambito appartiene il Mito Evangelico dell'Uomo che, innalzato sulla Croce, trafitto versa rosso sangue e bianca acqua, deposto nel Sepolcro (Terra) ne discende le profondit (Inferi), resuscita (ascesa) assumendo prima la forma celeste quindi (discesa) nuovamente quella umana (ricongiunzione al bianco), fino alla Pentecoste, quando lo Spirito discende ad impregnare completamente il Corpo ed a rivivificarlo! Quindi sale al Cielo dove potr giudicare "i vivi e i morti", ove con "morti" l'ermetico sa intendere tutto ci che impuro e non resisterebbe al fuoco alchemico.

Ipogeo di Tutankanon Il mistero della rinascita Per completare un percorso gi abbastanza arduo va poi compiuta la finale OPERA AL ROSSO, con un intensificazione ulteriore della fiamma sul composto che ora fissato resiste a tale apocalittica potenza.

Tale fiamma si ricongiunge al corpo direttamente, senza passare dalle acque e che risveglia il fuoco primordiale che ha sede nella telluricit del corpo.

La terra che si trovava nel fondo dell'Athanor (cos gli alchimisti chiamano il vaso ove avvengono le operazioni) la miniera da cui si estrae l'ORO (simbolico). Solo cos sar compiuta la GRANDE OPERA. Ciascuno di noi misuri le proprie forze e decida se e come affrontare quest'arduo percorso.

Albrecht Durer: Melencolia (1514)

OSIRIDE .. Osiride era il quarto dio che regnava in terra. .. I suoi predecessori si erano ritirati in cielo stanchi e scoraggiati: non erano riusciti ad educare gli uomini. Solo un dio che accettasse di condividere le sofferenze e la morte segnata nel destino dell'uomo poteva vincere l'ardua impresa. Osiride .. con l'aiuto della moglie-sorella Iside, aveva insegnato loro a lavorarare la terra, a coltivare la vite, il grano e l'orzo, ricavandone il vino, la farina, il pane e la birra. Aveva anche mostrato loro come forgiare i metalli per ottenere utensili e armi. A sua sorella e sposa Iside lei si doveva l'istituzione della famiglia e l'insegnamento alle donne della tessitura e del ricamo. I due sposi regnavano felici sull'Egitto. Osiride affiancato dal dio Thoth delle arti e della scienza, invent i segni della scrittura e si prest a civilizzare il resto del mondo, lasciando al governo dell'Egitto all'amata moglie Iside. Ma Nefti, moglie di Seth, sedotta dalla bellezza del cognato, si era data a lui, dopo aver assunto le sembianze di Iside, per non essere respinta. Dalla relazione nacque

Anubi. Il fratello Seth - geloso - insieme ad Aso, la regina dell'Etiopia, avevano ordito una congiura contro di lui: col pretesto di onorare Osiride, lo invit come ospite d'onore ad un banchetto, alla fine del quale fece portare una cassa riccamente ornata e la mostr ai commensali dicendo che l'avrebbe donata a quello, fra loro, che l'avesse riempita esattamente della propria persona. Appena Osiride si stese nella cassa, Set e i convitati, suoi complici, inchiodarono ermeticamente il coperchio, portarono la cassa in riva al Nilo e la gettarono nel fiume. Il cofano raggiunse le spiagge del Biblo e si aren ai piedi di un rigoglioso cespuglio di tamerice. Immediatamente dalla tamerice nacque un altissimo albero d'acacia che nascose la cassa racchiudendola al suo interno. Intanto Iside, venuta a sapere dell'accaduto, raggiunse Biblo e si mise a cercare il cofano. Tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzando intorno alla colonna lanciava gridi strazianti a cui per nessuno faceva caso. Ospite della regina e sua cara amica, le svel la sua segreta natura divina e divent la tutrice del figlioletto ammalato del re e della regina. Riconoscente dell'ospitalit, decise di rendere immortale il principino ammalato: ogni notte lo immergeva nelle acque purificatrici, ma invano. La regina ne fu profondamente rattristata, ma allo stesso tempo grata e le avrebbe offerto tutto ci che avesse voluto. Iside richiese ed ottenne la grande colonna che, il re aveva fatto costruire con l'albero miracoloso, dove era contenuto il cofano. Ne trasse lo scrigno e riemp il tronco di profumi, lo avvolse in aulenti bende e lo lasci al re e al suo popolo come suo ricordo e preziosa reliquia. Ripresa la via del ritorno, fece fermare la carovana e apr la cassa. All'apparire del volto del marito, le sue urla riempirono l'aria di dolore; us tutte le possibili formule magiche per richiamare in vita lo sposo, ma nulla cambi. Straziata dal dolore, si trasform in falco e fece vento con le ali sul corpo senza vita dello sposo. La

grandezza, la potenza e l'amore di Iside portarono alla resurrezione di Osiride, ma solo per il tempo necessario al concepimento di Horus. Iside nascose allora la cassa in un luogo presso Buto, nel fango, tra le paludi del Delta. A turno il sarcofafago veniva vegliato dalla Dea e dai suoi fedeli aiutanti. Ma per caso Seth, andando a caccia di notte lo trov incustodito e apertolo, tagli il corpo del fratello in quattordici pezzi che sparpagli per tutto l'Egitto. Iside, saputolo, ricominci la ricerca con l'aiuto della sorella Neftis, Thoth e Anubis e riusc a ricomporre il corpo. Le parti del corpo di Osiride furono tutte recuperate tranne il membro virile, mangiato dall'ossirinco, un pesce comune nel Nilo. In ognuna delle citt dove furono recuperate le parti del corpo di Osiride sorse un tempio. Anubi ne imbalsam il corpo, confezion la prima mummia fasciata e ricoperta di talismani; sui muri del sepolcro furono incise le formule magiche di rito e accanto al sarcofago fu deposta una statua a lui somigliante. Cos Osiride ricominci a regnare ma non pi sulla terra, bens sul "Sito che oltre l'Occidente", l'oltretomba. Compiuto il rito della sepoltura, Iside ritorn a nascondersi nelle paludi per proteggere il nascituro dalle vendette di Seth. Nel contempo Seth era diventato re d'Egitto, ponendo fine al florido governo del fratello assassinato. Quando Horo nacque, fu protetto con tutto l'amore, crebbe e Osiride torn sulla terra per farne un soldato. Radunati tutti i suoi fedeli, Horus part alla ricerca di Seth per vendicare il padre. La battaglia dur tre giorni e tre notti: Horo mutil Seth, ma questo si trasform in un enorme maiale nero e ingoi l'occhio sinistro di Horo. Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside implor il figlio di risparmiarlo alla sorelle Neftis. Horo, in uno scatto di ira, tagli la testa alla madre, ma Thoth la guar ponendole una testa di mucca (Hator - la Dea nutrice del Faraone). La battaglia non ebbe n vincitori n vinti: tutta la battaglia fu posta nelle mani del giudizio di Thoth. Thot, dio della saggezza e della sapienza, persuase i due contendenti a sottoporsi al giudizio del consiglio degli dei ad Eliopoli. Il giudizio dur

80 anni; nel frattempo Thoth guar Seth che fu costretto a restituire l'occhio sinistro ad Horo. Il Divino Tribunale diretto da Thot, sentenzi che Horus fosse il legittimo erede di Osiride e, come tale, erede del trono del Basso Egitto. A Seth fu assegnato il governo dell'Alto Egitto. Dopo la sentenza, Horus compie un viaggio nel mondo sotterraneo per comunicare la novella al padre. La felice notizia consente all'anima di Osiride di risvegliarsi per divenire cos, il simbolo della rinascita, lo spirito della vita. Giustizia e ordine regnano di nuovo sovrani. Il legittimo erede sul trono per continuare il buon governo del padre, il ciclo naturale della vita continua dopo la morte. Osiride era rinato nell'oltretomba divenendone sovrano e giudice delle anime dei morti che giungevano nell'Aldil. LE 12 FATICHE DI ERCOLE .. Le 12 fatiche di Ercole, o Eracle, [rappresentano] il racconto mitologico di ciascuna fatica iniziatica simboleggiata anche dai 12 segni zodiacali; l'analogia del lavoro interiore che il neofita deve compiere su s stesso, superando, segno per segno, gli ostacoli posti dalle 12 prove, sino a poter racchiudere in s, in un'unit inscindibile, tutt'e dodici i segni. .. Eracle [nacque a Tebe,] figlio di Zeus e Alcmene, moglie di Anfitrione. .. Hera, gelosa del tradimento del consorte, .. permise che, nel parto gemello di Alcmena, Euristo, concepito da Anfitrione, nascesse prima di Ercole, concepito da Giove. In forza della primogenitura, Euristo, govern su Micene e prescrisse al fratello le famose dodici fatiche, dalle quali Hera sperava non potesse, alla lunga, uscire incolume. .. La sua prima prova fu la lotta col leone di Nema, mostro nato da Tifone e da Echidna e che non poteva essere ucciso con nessun'arma, poich la sua pelle era invulnerabile. Per vincerlo, l'eroe lo costrinse a rifugiarsi nella tana, dopo averlo

senza risultato colpito con le frecce e intontito con i tremendi colpi della sua clava; quindi lo soffoc nella stretta delle sue braccia di acciaio. Poi, scuoiatolo, si serv della pelle come di una veste, ricoprendosi il capo con la testa della bestia. Secondo l'interpretazione della Bailey, l'episodio spiega come il candidato all'iniziazione deve uccidere il leone della personalit, per far posto al disinteresse, per imparare a subordinarsi al tutto. Anche secondo il filosofo O.M. Aivanhov, l'episodio del leone nemeo corrisponde al quinto segno dello zodiaco. La prova consisterebbe nel "vincere la fierezza orgogliosa e l'ostinazione del Leone, e sviluppare la sua nobilt, la sua grandezza, la sua rettitudine". da notare come la pelle del leone vinto da ora in avanti costituir in un certo senso la "divisa" di Eracle, l'abito che servir a coprirlo. La seconda fatica consistette nell'uccisione dell'Idra di Lrna, dalle sette o, secondo le versioni, nove teste, una delle quali immortale, mentre le altre rinascevano appena recise. Il corpo dell'Idra era, per met, quello di una bella ninfa, e, per met, quello di un serpente o drago. Ercole l'affront; e dopo aver bruciato le sei otto teste mortali, per impedire che si riproducessero, fin il mostro. L'Idra di Lerna rappresenta lo Scorpione, anche conosciuto come serpente o drago, sede astrologica dell'istinto sessuale. La prova sarebbe quindi il dominio dell'istinto da parte del candidato: l'Idra ben rappresenta la forza sessuale, alla quale, nonostante si cerchi di tagliare le sue numerose teste, ricrescono con vitalit frustante. Lottare contro l'istinto, servendosi semplicemente della repressione e cercando di annientare questa potente forza soltanto con la volont, non porta alla vittoria: necessario trasformare l'istinto in qualcos'altro, e l'eroe, per riuscire, user il fuoco, simbolo dall'amore sacro.

Il terribile Cinghiale d'Erimanto, che devastava l'Elide e l'Arcadia, la terza prova di Ercole. Inseguita la fiera fino alla cima del monte Erimanto, egli l'afferr per le quattro zampe e la port viva dinanzi ad Euristeo. Secondo la Bailey l'episodio in analogia con il segno della Bilancia, poich, per catturarlo, Eracle costrinse l'animale a scendere dalla montagna tenendolo per le zampe posteriori. L'animale perse cos l'equilibrio, simbolo del segno in questione. Secondo Aivanhov invece l'associazione con la forza bruta di Marte, e quindi con il segno dell'Ariete; a ulteriore riprova, egli cita una leggenda della mitologia greca: Marte infatti per ferire Adone, del quale era furiosamente geloso, si trasform proprio in cinghiale. Le due proposte si pongono in perfetta antinomia: nella zodiaco ciascun segno descritto e completato dall'opposto: considerando la ruota, Ariete e Bilancia sono due raggi di uno stesso diametro. La quarta fatica consist nel prendere la cerva di Cerina, abbracciandola mentre stava per sfuggirgli lanciandosi a nuoto nel fiume Ladine. L'animale, dai piedi di bronzo e dalle corna d'oro, sacro a Diana, viveva sulle pendici del monte Cerine. Essa si muoveva con tanta agilit e leggerezza nella corsa, tanto che nessuno era mai riuscito a raggiungerla. Ercole l'insegui per un anno prima di riuscire a prenderla. Anche per questa fatica abbiamo due diverse attribuzioni; il Cancro e il Capricorno, segni complementari in opposizione esattamente come i precedenti. Secondo Aivanhov la quarta impresa dell'eroe sarebbe in corrispondenza con il segno del Capricorno a causa dell'animale rappresentato, che racchiuderebbe un significato simbolico affine alla capra, glifo del decimo segno. La Bailey sottolinea invece come l'aspirante iniziato, consegnando la Cerva, sacra ad una divinit lunare, ad Apollo, raggiungerebbe un'espansione solare di coscienza. "

appunto il processo in gioco nel Cancro: ci che in Ariete non era che istinto dovr riconcentrarsi per produrre il suo frutto in Leone". La quinta fatica consisteva nel riuscire ad eliminare gli Uccelli del Lago Stinfalo, che avevano artigli, becco, ali e penne di bronzo, di cui essi si servivano, lanciandole, come di frecce. I due autori concordano nell'attribuire l'impresa alla conquista delle qualit proprie del Sagittario. La tappa fu superata da Ercole abbattendo gli uccelli con un'idea, vale a dire quella di riuscire a produrre un suono insopportabile per il loro udito. La sesta vede il nostro eroe impegnato nella conquista del Cinto d'Ippolita, regina delle Amazzoni, alla quale era stato donato dal dio Marte. La figlia d'Euristeo reclamava tale cinto per se stessa, e per carpirlo Ercole fu costretto ad affrontare le bellicose Amazzoni. Durante la lotta egli assassin la regina, cui tolse il cinto desiderato, anche se un'altra variante del mito afferma che egli non l'uccise ma la diede in sposa a Teseo. Entrambi gli autori concordano nell'analogia tra le Amazzoni e il segno della Vergine. Ma, secondo la Bailey, l'episodio dell'uccisione della regina costituirebbe uno scacco nell'iniziazione di Ercole, un errore. Per la settima fatica Eracle doveva pulire le Stalle di Augia che l'omonimo re degli Epei non aveva mai pulito. Stabbio e letame vi si erano cos accumulati che l'impresa pareva davvero impossibile. Augia in compenso gli promise la decima parte delle bestie che vi erano ammassate. Ercole riusc nel compito deviando nelle stalle il corso dei fiumi Alfeo e Peneo, che spazzarono via, con la violenza della loro corrente, tutto l'enorme sudiciume. Le acque dei fiumi rappresenterebbero le Acque spirituali dell'undicesimo segno, l'Acquario, acque che sarebbero in grado di purificare il subcosciente dell'uomo.

L'ottava fatica di Ercole la cattura del Toro dell'isola di Creta. Nettuno, per punire Minosse re di Creta di non aver eseguito i sacrifici necessari al suo culto, aveva mandato nell'isola un toro ferocissimo, che l'eroe cattur vivo e condusse a Micene. Il segno del Toro rappresenta, cos come del resto il suo opposto, lo Scorpione, l'istinto sessuale e gli istinti in genere, la brutale forza animale della lotta per la sopravvivenza. Questo segno chiude la croce dei fissi, cio dei segni centrali di ogni stagione: Leone, Scorpione, Acquario e Toro. .. Diomde era il crudele re dei Bistoni, che aveva l'abitudine di nutrire le sue cavalle con la carne dei viandanti smarriti. Come nona fatica Ercole uccise Diomede, che, poi, fece divorare dalle sue stesse cavalle. Per Euristeo, quando esse gli furono condotte innanzi, prefer lasciarle in libert. Sia la Bailey che Aivanhov concordano nell'assimilare le cavalle all'attivit mentale, ma secondo la prima la fatica in analogia con il segno dell'Ariete, per cui l'impresa lo instraderebbe lungo la via dove s'impara a domare i propri pensieri. L'autore bulgaro invece attribuisce le cavalle di Diomede ai Gemelli e al deleterio uso dell'intelletto, facolt che usata per separare, analizzare, esaminare, sezionerebbe la realt distruggendola. La fatica sarebbe quindi di monito contro l'eccessiva fiducia nella propria attivit mentale: i pensieri, secondo l'autore, possono davvero diventare feroci belve carnivore. La decima fatica consist nella conquista dei buoi di Gerine, un mostruoso gigante con tre corpi che possedeva un ricco armento custodito da un drago con sette teste e da un cane bicipite; la Bailey afferma che questa fatica sarebbe l'ultima, poich gli donerebbe l'immortalit: essa sarebbe in analogia con il segno dei Pesci, domicilio di Nettuno, secondo il mito padre putativo del gigante. Aivanhov sostiene invece che la fatica sia in analogia con il segno del Cancro, poich i tre corpi, raffigurando i tre

aspetti principali della personalit dell'uomo, fisico, emotivo e mentale, rappresentano la personalit, in analogia con la Luna che governa appunto il Cancro. L'undicesima fatica vede il nostro eroe impegnato nella conquista dei pomi d'oro del giardino delle Esperidi. I preziosi frutti erano custoditi dal drago Ladne e da Atlante. Per venirne in possesso, Ercole propose ad Atlante di reggere per lui, sulle spalle, il peso del cielo ma in cambio questi avrebbe dovuto cogliere per lui i pomi. Atlante non avrebbe pi voluto liberarlo, ma Ercole, con un'astuzia, riusc a cavarsela. La Bailey asserisce che, raccogliendo i frutti della conoscenza, Eracle apprenderebbe il concetto di discriminazione, qualit in analogia con i Gemelli. Ma Aivanhov, ricordando molto opportunamente come Hesperos sia il nome greco di Venere mattutina, pone la fatica in analogia con il segno della Bilancia, il segno dell'equilibrio. La dodicesima ed ultima fatica, Eracle la compie scendendo all'Inferno dove secondo alcuni uccide Cerbero, secondo altre versioni lo porta incatenato al povero Euristeo, che gli impose di riportarlo subito all'Inferno. Per tutte le versioni concordano nell'affermare che Ercole riusc anche a liberare Teseo dopo che vi era stato incatenato perch aveva tentato di rapire Proserpina. La Bailey pone la fatica in corrispondenza con il Capricorno, ricordando come venga prima dell'Acquario, per cui l'uccisione del Cane guardiano degli Inferi sarebbe preliminare alla famosa pulizia delle stalle, mentre il filosofo bulgaro pone l'accento sulla liberazione di Teseo e sul segno dei Pesci, "regno del caos e dell'indistinto, le tenebre dell' inconscio dalle quali Ercole strapp Teseo per riportarlo alla luce, alla coscienza". Al termine di tutte queste fatiche, finalmente al nostro eroe fu concessa la libert. ..

APOLLO / FEBO Apollo, detto Febo, era - come Artemide - figlio di Zeus e di Leto o Latona. Narravasi che perseguitata dalla gelosia di Era, la povera Leto fosse stata costretta a peregrinare di terra in terra prima di trovar un luogo sicuro dove dare alla luce i figli suoi. [Esattamente come la Madonna, ndJB] Febo-Apollo il Dio raggiante, il Dio della benefica luce, il sole che vien fuori dal grembo della notte (Latona, la nascosta), e Delo, che vuol dire quella che mostra il luogo per questa epifania della luce. .. La leggenda ce lo rappresenta fin da giovinetto in lotta .. contro il serpente Pitone (Python) mostro parimenti nato dalla terra, che infestava la pianura di Crisa nelle vicinanze di Delfo. Una simile vittoria di un Dio contro un serpente, ricorre in tutte le mitologia, e simbolizza il trionfo del giorno sulle potenze delle tenebre. Apollo avendo colle sue frecce ucciso Pitone, n'ebbe il soprannome di Pizio, e Delfo divenne da allora in poi sede principale del culto di questo Dio.

.. E, per i benefizi da lui apportati alla vegetazione, Apollo era venerato corna Targello (Thargelios), il calore fecondo che matura i frutti della terra (di qui il nome del mese Targelione, o Maggio [mese Sacro ad Apollo]). .. Egli un Dio benefico e datore di ogni felicit ai mortali, ma ha anche il suo carattere bellicoso e funesto. persino Dio della morte; manda pestilenze ed cagione di morti improvvise. A Troia, quando i Greci negarono al suo sacerdote Crise i dovuti onori, Apollo si appost lontano dalle navi, e per nove giorni volarono le sue pestifere saette nel campo greco seminando la morte e la desolazione. Per se apporta questi mali, Apollo sa anche guarirli; ed ecco riappare il carattere benefico del Dio; egli anzi il Dio salutare per eccellenza, protettore degli armenti e degli uomini, quegli che allontana i mali, il medico; onde la leggenda lo fe' padre di Asclepio o Esculapio e lo identific

con Peone il medico degli Dei. E non solo dei corpi, ma anche medico delle anime, che ei guarisce dal male morale colle pratiche della purificazione. Dissipa le tenebre dell'ignoranza e del peccato, come dissipa quelle della notte; e persino i perseguitati dalle Furie sono da lui compassionati e difesi. .. E poich tra le cose che pi calmano lo spirito e gli infondono una tranquilla pace la musica, niuna meraviglia che Apollo sia stato anche pensato come inventore della musica. Il suo istrumento era la cetra o forminx, ed ei la sonava con grande abilit a sollazzo degli dei immortali, durante i loro conviti. .. Del divino suono della cetra di Apollo d una bella descrizione Pindaro nella prima Pitica, ricordando come a quel suono si spegne il fulmine, l'aquila vinta dalle cadenze si addormenta sullo scettro di Zeus, Ares lascia in disparte le lance e tutti gli Dei sentono molcersi il cuore. .. Dirigeva anche il coro delle Muse, figlie di Zeus e Mnemosine; di qui il titolo di Apollo Musagete (Mousagetes, conduttore delle Muse); e celebri cantori dell'et mitica, come Orfeo e Lino, furono detti suoi figliuoli. Ma la pi grande importanza presso tutte le stirpi greche e fino ai pi tardi tempi l'acquist Apollo per l'attribuitogli potere divinatorio. Era creduto il profeta di Giove, e i suoi oracoli, considerati come l'espressione infallibile della segreta volont del supremo Iddio, ebbero una notevole efficacia e nella politica degli Stati, e altres nei destini delle famiglie. Di oracoli d'Apollo in antico ve n'erano parecchi, .. ma il pi celebre senza contrasto era l'oracolo di Delfo. .. I simboli di Apollo sono per lo pi .. la cetra e la corona d'alloro [e, fra gli animali,] il delfino. [E il] topo, animale imparentato ad Apollo, e il cui comportamento era considerato, nell'antica Grecia, particolarmente divinatorio. (Luc Brisson

[http://www.societa-ermetica.it/brisson.htm])

COSMOGONIA EGIZIA * ELIOPOLI: come Atum-Ra, venuto all'esistenza da s', gener l'enneade, il gruppo dei nove dei che port il mito nella storia. Al principio sono le acque di Nun, il caos nelle cui profondit giace addormentato lo spirito del creatore. Gli Egizi non identificano in esse un principio negativo: si tratta di una sorta di 'brodo primordiale' in cui galleggiano, ancora informi, i germi della vita. Nun il disordine del non-creato che si oppone all'ordine del creato; la sua esistenza non viene meno dopo la creazione quando "si estende sotto ogni luogo", contropartita del mondo organizzato pronta a riespandersi qualora l'equilibrio del cosmo venga meno. Di qui emerger la collinetta sabbiosa su cui, prendendo l'aspetto di una fenice, si poser il creatore, Atum-Ra, il Sole, l'essere compiuto per eccellenza, colui che con la sua voce vincer il silenzio. "Tenendo il fallo in pugno ed eiaculando, diede vita ai gemelli Shu e Tefnut". Un'altra versione sostiene che i figli del Sole nacquero da un suo sputo, o starnuto: "Tu sputasti ci che fu Shu, tu sputasti fuori ci che fu Tefnut. Li circondasti delle tue braccia come braccia di un ka, perch il tuo ka era in loro." .. Shu e Tefnut sono l'aria e l'umidit dalla cui unione nasce un'altra coppia, Nut, il Cielo, e Geb, la Terra. La prima donna, il secondo uomo e, nell'identificare la terra in un maschio e non viceversa, come vuole per esempio la tradizione indoeuropea, la cosmologia egizia del tutto originale.

Originale anche il ruolo di queste divinit nella costruzione della topografia dell'universo. Si dice che l'amore di Nut per il fratello fosse tale che i due trascorressero la maggior parte del loro tempo abbracciati e poich tra cielo e terra non c'era spazio sufficiente affinch la vita potesse prosperare, Atum-Ra d incarico al loro padre Shu di intervenire. Questi obbedisce, calpesta Geb e solleva sulle palme delle proprie mani Nut che, da questo momento, raffigurata piegata ad arco sopra lo sposo, con i piedi e le dita sul suolo, mentre la luna, il sole e le stelle ne ornano il corpo. Si legge nei Testi delle Piramidi: "Le braccia di Shu sono sotto il cielo perch lo possa reggere.". Vedremo pi avanti come Nut, a quella data, gi portasse nel grembo la stirpe terrestre, il primogenito Osiride, il fratello e le due sorelle. .. Nut il limite dell'universo al di l del quale l'assenza di vita; il viaggio del Faraone, dopo morto, si compie sotto il suo corpo arcuato; alla fine del suo percorso diurno, il sole per cos dire inghiottito dalla dea e l'attraversa per poi rinascere all'alba tra una nebbia rossastra che segna il passaggio all'orizzonte orientale. questa la frontiera fra il mondo sensibile e quello celeste, il punto in cui la terra e il cielo si congiungono, in cui gli uomini e gli dei sono pi vicini. .. * ERMOPOLI: il grande scoppio, come l'ogdoade precedette la creazione del mondo e dall'esplosione di energia della materia primitiva nacque la terra. Ermopoli centro d'irradiazione di un mito della creazione poco diverso da quello eliopolita. La materia primordiale vi descritta con precisione quasi scientifica ed popolata da otto creature divine, rane e serpenti, che nuotano nelle sue acque. Sono Nun e Naunet, le acque primigenie e stagnanti; Heh e Hehet, divinit dello

spazio infinito simboleggiate dall'acqua che si spande e cerca la sua via; Kek e KeKet, l'oscurit; Amon e Amaunet, dei dell'ignoto, "il nascosto". Quattro coppie unite in un gruppo di otto, per gli Egizi la totalit perfetta, l'Ogdoade. Sono "i padri e le madri che vennero in essere all'inizio, che fecero nascere il Sole e che crearono Atum". La loro fusione diede origine ad un grande uovo, da cui sarebbe uscito il creatore. Secondo altri le loro forze unite avrebbero dato vita ad un'esplosione, tale da creare dal nulla la terra. Se si d grande rilievo al tema delle origini, sia a Eliopoli sia a Ermopoli, si trascura quello della creazione degli uomini che pare essere contemporanea a quella del mondo e che, nella Leggenda dell'occhio di Ra, raccontata cos: "Poich ha perso il proprio occhio, l'occhio solare, Ra manda i figli Shu e Tefnut a cercarlo. I due per tardano a rientrare; nel frattempo l'occhio ritorna ed costretto a prendere atto che, nel corso della sua assenza, stato sostituito. Allora si mette a piangere e, dalle sue lacrime, nascono gli uomini. Per ripagarlo dell'affronto, Ra lo trasforma in serpente e se lo mette in fronte: il suo compito, d'ora in poi, sar quello di fulminare i nemici del dio Sole.". interessante rilevare come, nella lingua egizia, le parole lacrima, remut, e uomo, remet, siano simili. Prevale nelle due cosmologie la ricerca dell'equilibrio, dell'ordine: ogni fenomeno osservato deve avere il suo contrappeso, la creazione segna una linea di demarcazione netta tra il caos che precede e l'armonia che segue. Infine, gli elementi dell'universo derivano tutti da una stessa sostanza e sono inoltre sostituibili, visto che ogni elemento ha la facolt di rappresentare e trasformarsi in un altro.

* MENFI: come dal cuore e dalla bocca di Ptah nacquero gli dei e il mondo. Dal caos, la gi nota Nun, nasce l'idea di Atum-Ra, il creatore, e prende corpo nel cuore divino identificato in Ptah. In un secondo tempo l'idea viene espressa dalla sua bocca, ancora Ptah. "Ptah, il grande, il cuore e la lingua dell'Enneade degli dei. Lui cre gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum."; "Grande e possente Ptah che ha trasmesso il potere a tutti gli dei cos come pure ai loro spiriti, attraverso questa attivit del cuore e questa attivit della lingua.". L'evangelista Giovanni scrive: "In principio era il Verbo, e il Verbo era in Dio, e il Verbo era Dio". Ricordiamo che i Greci chiamano Logos, la coincidenza di pensiero e parola. Il processo creativo non si arresta a questa fase: Ptah "...presente nel cuore e nelle bocche di tutti gli dei, di tutte le persone, di tutto il bestiame e di tutti gli esseri striscianti che vivono..." egli dunque continua a creare l dove al suo cuore e alla sua bocca sia data possibilit di operare. Se "...l'Enneade di Atum nacque dal suo seme per opera delle sue dita, quanto all'Enneade di Ptah furono i denti e le labbra della sua bocca che pronunciarono il nome di ogni cosa, e cos nacquero Shu e Tefnut". Prendono forma gli dei, sono tracciati i destini dell'umanit che il dio provvede a fornire di mezzi di sostentamento, viene definita una linea di demarcazione fra il

giusto e l'ingiusto, si definiscono le arti e i mestieri, vengono fondate le citt e dotati i loro governanti degli strumenti del comando. "Cos Ptah fu soddisfatto dopo aver creato ogni cosa.". facile pensare che quel fu soddisfatto' divent per gli Ebrei un pi generico ripos' e il riferimento al libro della Genesi obbligato.

L'ANDROGINO di Platone L'androgino , soprattutto, il simbolo generalizzato della coincidenza e della riconciliazione dei contrari. .. La sua principale tendenza volta al superamento, alla dissoluzione, alla negazione di una polarit sessuale. .. Asessuale il destino fondamentale dell'androgino, ed ogni disputa sul sesso degli angeli inopportuna poich l'angelismo e l'androginia, nel discorso simbolico, tendono a sovrapporsi. (Jean Libis) .. In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo: .. il genere androgino, e il suo aspetto e il suo nome partecipavano di entrambi, del maschile e del femminile. .. La forma di ogni uomo era tutta rotonda, con la schiena e i fianchi che formavano un cerchio, e quattro mani e quattro gambe, e due facce sopra il collo rotondo, in tutto simili; e su entrambe le facce, orientate in senso opposto, un'unica testa, e quattro orecchi, e due sessi, e tutto il resto come si pu indovinare da questi elementi. Camminavano diritti come ora, in qualunque direzione volessero; ma quando cominciavano a correre in velocit, come i saltimbanchi fanno capriole in cerchio portando le gambe in alto, cos rotolavano rapidamente poggiandosi su quei loro otto arti.

Dunque tre erano i sessi e di questo tipo, perch il maschio traeva origine dal sole, la femmina dalla terra, e quello che partecipava di entrambi i generi dalla luna, dal momento che la luna partecipa del sole e della terra; erano rotondi e il loro moto era circolare perch erano simili ai loro genitori. Erano terribili per forza e possanza, e avevano grande superbia, e assalivano gli dei. .. Zeus dunque e gli altri dei andavano discutendo su che cosa si dovesse fare con quelli, ed erano dubbiosi: non potevano infatti ucciderli e distruggere la loro specie fulminandoli come i giganti - sarebbero venuti cos a mancare gli onori e i sacrifici da parte degli uomini -, n potevano permettere che fossero cos insolenti. Alla fine Zeus, dopo tante macchinazioni, disse: .. Taglier ciascuno in due parti, e in tal modo diverranno pi deboli e contemporaneamente pi utili a noi perch saranno raddoppiati di numero; e cammineranno diritti su due gambe. E se ancora sembreranno comportarsi con insolenza e non volersene stare tranquilli, allora di nuovo li taglier in due, cos che cammineranno saltellando su una sola gamba. .. Dopo averli tagliati, .. Apollo girava il volto, e tirando da ogni parte la pelle verso ci che oggi si chiama ventre, la annodava, come si fa con le borse legate con un nodo, formando un'apertura nel mezzo del ventre, nel cosiddetto ombelico. .. Dopo che la natura umana fu tagliata in due, ogni parte, per il desiderio della propria met, le si attaccava, e gettandosi le braccia intorno e intrecciandosi l'una all'altra, desiderando formare un'unica cosa, morivano di fame e di inedia, per non voler fare niente separate l'una dall'altra. E quando una delle met moriva, e l'altra sopravviveva, quella rimasta cercava un'altra met e si stringeva a quella, sia che si imbattesse nella met di una donna intera - ci che ora chiamiamo donna - sia di un uomo; e cos morivano. Zeus allora, avendone compassione, escogit un altro sistema, e trasfer i loro genitali sulla parte davanti - fino ad allora li avevano sulla parte esterna, e generavano e partorivano non fra di loro, ma in terra. .. Affinch, se nell'amplesso si

incontrassero maschi e femmina, generassero e originassero la discendenza; se invece un maschio si incontrasse con un altro maschio, vi fosse appagamento in quell'unione e smettessero e si rivolgessero alle loro attivit e alle altre occupazioni della vita. Dunque da tanto tempo l'amore vicendevole connaturato negli uomini, e restaura l'antica natura cercando di fare da due un'unica creatura e di risanare la natura umana. Ciascuno di noi dunque la met di un essere umano, tagliato come lo sono le sogliole, due pezzi da uno; e ciascuno ricerca sempre la propria met. Quanti tra gli uomini derivano dal taglio del genere misto, che allora era chiamato androgino, amano le donne e da questa origine deriva la maggior parte degli adulteri; allo stesso modo provengono da questa radice quante delle donne amano gli uomini e sono adultere. Le donne invece che sono parte di femmina, queste non pensano agli uomini, ma piuttosto sono attratte dalle donne, e da questo genere derivano le omosessuali. Quanti invece sono parte di maschio, inseguono il maschio, e finch sono fanciulli, essendo pezzetti di maschi, amano gli uomini, e godono a giacere e ad abbracciare gli uomini, e sono i migliori fra i fanciulli e i ragazzi, perch sono i pi virili per natura. Alcuni li reputano svergognati, ma non vero: non per impudenza infatti si comportano in questo modo, ma per la loro natura coraggiosa e forte e virile, amando ci che loro simile. Grande prova di ci il fatto che questo genere soltanto di uomini, una volta raggiunta la maturit, riesce nelle attivit pubbliche. Quando raggiungono l'et adulta, amano i ragazzi e la loro natura non incline al matrimonio e alla procreazione, ma vi sono costretti dalle convenzioni; sarebbero altrimenti felici di vivere fra loro senza sposarsi. Un tale uomo il vero amante di fanciulli e il vero innamorato degli amanti, sempre proteso a chi gli congeniale. E quando a qualcuno di questi, all'amante dei fanciulli o a qualsiasi altro, capita di incontrare la propria met, allora sono con un tale impeto catturati dall'amicizia e

dall'intimit e dall'amore, che non vogliono per cos dire rimanere lontani l'uno dall'altro neppure per poco tempo. Questi sono coloro che passano insieme tutta la vita, e non saprebbero dire che cosa desiderano l'uno dall'altro. A nessuno infatti sembrerebbe che si tratti soltanto del rapporto amoroso, come se a causa di questo ciascuno desiderasse stare con l'altro con cos veemente passione; ma chiaro che l'anima di ciascuno desidera qualcosa di diverso, che non sa esprimere, ma riesce ad indovinare ci che vuole e lo manifesta per enigmi. Secondo .. Platone, .. la possibilit dell'unione sessuale accordata da Zeus agli uomini in realt non altro che un ripiego. Nell'agitazione che conduce i corpi ad unirsi, in questo tipo di terror panico da cui peraltro non escluso il grottesco, accade che non vengano realizzati effettivamente n l'androginato primitivo, n la completa simbiosi degli amanti. (Jean Libis) LA TEOLOGIA ORFICA Orfeo ha insegnato che sono Re gli dei che sovrintendono a ogni cosa, conformemente al numero perfetto (6 = 1 + 2 + 3 = 1 x 2 x 3), Fanes, la Notte, Urano, Cronos, Zeus, Dioniso. Fanes in effetti il primo a tenere lo scettro: "In primo luogo ha regnato l'illustre Erikpaios". In secondo luogo viene la Notte, che ha ricevuto lo scettro da suo padre. Urano l'ha ricevuto per terzo da sua madre, Cronos per quarto, quando, come si dice, fece violenza a suo padre. Zeus per quinto quando si rese signore di suo padre, e dopo di lui, per sesto, Dioniso. (OF 107 = PROCLO, Commento al Timeo di Platone III, 168. 17-25). Riprendiamo nei dettagli, completandola, questa testimonianza di Proclo. E con Cronos ageraios (il tempo che non invecchia) che questa seconda versione della teogonia orfica ha inizio. Da Cronos nascono l'Etere e il Caos (OF 66). Nell'Etere, Cronos crea un uovo (OF 70), che si apre in due, lasciando uscire Fanes (OF 72), il primogenito degli dei. Meravigliosamente bello e raggiante di luce, il suo collo

sormontato dalla testa di differenti animali (OF 79), e alle sue spalle sono attaccate due ali d'oro. bisessuato (OF 81). Egli che porta la semenza di tutti gli altri dei, chiamato Fanes, Metide, Protogenia, Erikpaios, Eros e perfino Dioniso (OF 105, 109). Fanes trasmette il potere alla Notte (OF 101, 102), che gli d due figli, Urano (il Cielo) e Gaa (la Terra) (OF 109), i quali, a loro volta, generano in particolare i Titani e le Titane (OF 114 e segg.) e quindi Cronos e Rea. Cos come raccontato da Esiodo nella Teogonia, Cronos mutila suo padre (OF 127) che, con i suoi abbracci eccessivi, impedisce ai figli che Gaa gli ha dato di vedere la luce. Poi Rea usa un sotterfugio per salvare Zeus dall'essere inghiottito, ed egli libera i suoi fratelli e le sue sorelle e si impadronisce del potere (OF 148-157). A questo stadio, il processo delle generazioni si arresta per realizzare un nuovo punto di partenza: la teogonia propriamente detta fa posto alla cosmogonia. Perch, su consiglio della Notte, Zeus inghiotte Fanes. E, a partire dall'unit cos ricostituita in lui, dal momento che con il suo gesto divenuto l'inizio, il centro e la fine di ogni cosa, crea l'universo (OF 168). Proprio come Fanes, Zeus bisessuato; ha come contraltare una divinit femminile che ad un tempo sua madre, sua sorella, sua figlia e soprattutto sua moglie con il nome di Rea, Demetra e Core (OF 145, 198). Ma improvvisamente Zeus trasmette il potere a un Dioniso ancora bambino (OF 207). Con Dioniso, la cosmologia viene sostituita dall'antropogonia. Attirato in un imboscata, il bambino viene ucciso dai Titani che lo tagliano a pezzi, poi lo mangiano, dopo averlo cotto secondo una ricetta inversa a quella del sacrificio tradizionale di tipo prometeico16. Soltanto il cuore viene salvato da Atena che lo porta a Zeus, perch faccia rivivere Dioniso. Per vendicarne la morte, Zeus colpisce con la folgore i Titani e li brucia. E, dalla fuliggine che si deposita dalla fumata di tale combustione, nascono gli uomini la cui costituzione duplice: una parte del loro essere deriva da Dioniso, ed un'altra dai Titani che lo hanno ingerito (OF 210 e seguenti). [Zeus : Dioniso = Osiride : Horus ndJB]

INNO A ZEUS (OF 168) Zeus nato per primo, Zeus dalle brillanti saette l'ultimo. Zeus la testa, Zeus il centro, da Zeus hanno avuto origine tutte le cose. Zeus nato maschio, Zeus un giovane vergine immortale. Zeus il supporto della Terra (Gaa) e del Cielo stellato (Urano). Zeus re, solo Zeus il primo artefice di tutti gli esseri. nato sovrano unico, unico daimon, potente monarca dell'universo. Unico il suo corpo reale, nel quale si muovono in cerchio tutte queste cose: il fuoco, l'acqua, l'aria, la notte, il giorno e Metide, primo generatore, e il delizioso Eros. Infatti, tutte queste cose si trovano nel corpo del grande Zeus. La sua testa e il viso di bell'aspetto sono il cielo rifulgente di luce. Tutto attorno volteggiano i capelli d'oro degli astri marmorei. Alle sue due estremit si levano due corna taurine d'oro, il levante e il ponente, che delimitano il corso degli dei celesti. I suoi occhi sono il sole e la luna che lo fronteggia. Il suo proprio intelletto; senza menzogna, reale l'imperituro etere, attraverso il quale tutto sente, tutto osserva; e non esiste n voce umana, n clamore, n rumore eclatante, n altro rumore

che sfugga alle orecchie di Zeus, il potentissimo figlio di Cronos. Ecco qual la sua testa immortale e la sua intelligenza. Il suo corpo brillante come il fuoco, immenso, incrollabile. stato costruito intrepido, robusto, molto potente e inamovibile. Le spalle del dio, il suo petto, l'ampia schiena, l'aria molto potente, e sulle spalle gli hanno messo delle ali, grazie alle quali volteggia ovunque. Il suo santo ventre, la terra, madre universale, e le cime elevate delle montagne. Al centro del suo corpo, vi sono le onde del mare dal boato profondo; e pi in basso i suoi fondamenti, sono le radici all'interno della terra, il vasto Tartaro, i limiti estremi della terra. Dopo aver nascosto tutto questo, di nuovo Zeus, per ricondurlo alla luce che d gioia, doveva, con un'operazione meravigliosa, trarlo dal suo cuore. .. Zeus contemporaneamente .. maschio/femmina, cielo/terra. .. La cosa tanto pi interessante in quanto la bisessualit in certi trattati gnostici gioca un ruolo considerevole, e in particolare nel quinto trattato del codice II scoperto vicino NagHammadi. Questo scritto, datato agli anni 330-340 d.C. da un punto di vista paleografico, ma il cui contenuto risalirebbe, essenzialmente, alla seconda met del II secolo d.C., sviluppa una teo-cosmo-antropogonia che appare un tentativo di sintesi tra il giudaismo e la religione popolare di un Egitto in cui l'influenza greca era determinante.

.. L'uccello Fenice, i serpenti e due torri, [erano] tre simboli egizi del paradiso (NH II 5, 169.35 - 171.2). .. La tripla Fenice - quella immortale, quella che vive mille anni e quella che viene distrutta - la sintesi dei tre tempi - cosmogonico, storico ed escatologico. .. Questo uccello straordinario, che bisessuato, costituisce un simbolo di resurrezione. .. Nell'antica Grecia, il primo autore che parla della Fenice, favoloso uccello originario dell'Etiopia, .. Erodoto (II, 73), [ma] fu nel IV secolo d.C. che il mito della Fenice conobbe la sua maggiore popolarit nel mondo greco-romano. Allora, infatti, apparvero delle opere a lei interamente dedicate. Lattanzio e Claudiano composero, entrambi, un poema in suo onore. All'inizio del Basso Impero, .. l'Impero, impegnato a risollevarsi dalla decadenza politica e sociale in cui versava, faceva della Fenice un simbolo di continuit e di rinnovamento. D'altronde, i cristiani vedevano in questo mito onorato dai pagani, un argomento ad hominem in favore della resurrezione: quella del Cristo e quella della carne. Il Grande Fenice L'aspetto generale della Fenice quello di un'aquila di considerevole grandezza ed il cui piumaggio si fregia dei colori pi belli: rosso fuoco, azzurro chiaro, porpora ed oro. Generalmente sono tutti concordi nell'affermare che visse in Etiopia, durante un periodo di tempo che, a seconda degli autori, varia tra 500, 1461 e perfino 12954 anni. Quando la Fenice sente giungere la fine della sua esistenza, raccoglie delle piante aromatiche e dell'incenso per costruirsi una specie di nido, che sar ad un tempo la sua tomba e la sua culla, perch, unica nella sua specie, la Fenice non pu riprodursi che rinascendo. Secondo alcuni autori, l'uccello d fuoco al nido sul quale riposa, e dalle ceneri di questo rogo profumato sorge una nuova Fenice. Secondo altri, la Fenice muore nel suo nido che ha, precedentemente, impregnato della sua semenza. Allora, nasce una nuova Fenice, che raccoglie il cadavere di suo padre e lo porta ad Eliopoli per farlo ivi bruciare dai sacerdoti del Sole sull'altare del dio. Terminata la cerimonia o subito dopo la sua rinascita,

l'uccello ritorna in Etiopia per un altro periodo di tempo [Spesso per gli alchimisti l'Etiopia indica l'Opera al nero - n.d.t.]. Si capisce quindi come la durata della vita della Fenice sia stata paragonata a quella del grande anno. Inoltre, sembra assolutamente naturale che la Fenice, di per se stessa principio e fine in una serie infinita di cicli, sia un essere bisessuato: Ch'egli sia maschio o femmina o anche n l'uno n l'altra, Felice essere, che ignora i legami di Venere! .. Per poter nascere, aspira a morire. figlio di se stesso, suo discendente, suo padre. ad un tempo nutrice e nutrito. (Lattanzio, Poema sulla Fenice 163-168) RA (appunti) * dio del sole, alternativamente vecchio e bambino, che spariva la notte e si mostrava il mattino seguente * viaggiava verso la notte con un'imbarcazione (cfr.Colombo, da est a ovest!) * chiunque ne conoscesse il nome segreto (=l'essenza), si ritrovava in possesso dei poteri della magia (Ra-vecchio fu costretto a cederli a Iside, simbolo che l'Amore la conditio-sine-qua-non, la chiave d'accesso alla magia) * fece diventare faraone Tutmosi IV dopo che aveva spazzato via la sabbia che ricopriva la sfinge, protettrice delle piramidi e flagello di Ra-Herakty * Ra Herakty: horus dell'orizzonte, pi antico di Horus il figlio di Osiride

* nemico=serpente Apep (come Tiamat, drago babilonese del Caos) che aveva osato riempire il cielo di nubi temporalesche per oscurare la luce del sole (io mi debilito con cielo grigionero)

* Heimdal, dio germanico del primo sole, era il solitario guardiano del cielo, e fu incaricato di stabilire l'ordine sociale sulla terra; insegn la magia al figlio Jarl

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