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promolo@libero.it; stefaniagiorello@tin.it
1. Il blog in classe
Quando abbiamo deciso di aprire il nostro “Il blog va a scuola”1 di riflessione e
di ricerca sull’impatto educativo di questo nuovo sito web di comunicazione, ci è
parso naturale sperimentarne uno con la classe, anche se con un po’ di
trepidazione, in quanto, dalla teoria alla pratica, esiste sempre un certo scarto.
La realtà scolastica dove uno dei relatori opera, è un paese pedemontano nella
quale è inserita una scuola media di piccole dimensioni, che ospita la dirigenza
scolastica anche della scuola materna e della scuola elementare, e dove le
attrezzature sono ancora modeste, e le nuove tecnologie educative non hanno
trovato il loro massimo sviluppo. Qualche esitazione era d’obbligo.
Nella proposta che è stata fatta agli alunni, c’era, però, un percorso didattico
che affrontava il funzionamento di Internet quale strumento di informazione, di
aggiornamento e di ricerca, e poi il passaggio al blog come applicativo che
consente ad ogni utente di Internet di diventare subito autore.
Dopo questa prima parte di lavoro e, visto che le reazioni sono state piuttosto
positive, si è creato un secondo blog, grazie allo spazio messo, nel frattempo, a
disposizione dal MIUR
Vista la brevità del ciclo di vita dei nostri blog in classe, ancora non sono state
tentate molte delle piste possibili, ma gli alunni hanno avanzato suggerimenti
per alcuni utilizzi, che potranno essere attuati a partire dal prossimo anno
scolastico.
Alla base possiamo individuare una filosofia che si può riassumere con questa
formula: “il valore di un oggetto, soprattutto se si tratta di conoscenza, consiste
nella sua condivisibilità”.
Soffermiamoci ad osservare cosa sia un blog, quale sia la sua cultura, e quale
posto occupi di preciso nel social software.
Innanzitutto è un sito Internet personale, che si rifà ai siti che gli appassionati
pubblicavano già negli anni Novanta su Geocities, di solito gratuito, facile da
gestire, che consente all’utente di essere protagonista dell’intero processo di
pubblicazione: dalla scelta del titolo, alle tematiche, allo stile, alla periodicità
degli interventi.
Nei frame laterali trovano posto collegamenti (spesso numerosi) a siti amici, un
calendario che richiama gli interventi passati in archivio, e la strumentazione
tipica del blog, a volte anche piuttosto complicata da un punto di vista tecnico, ci
basti ricordare quelle più utilizzate: casella di ricerca, collegamenti per la
gestione, tagboard (una minuscola finestra per la chat). Ogni messaggio
presenta, un permalink, o collegamento ipertestuale che lo identifica.
I collegamenti alle altre pagine web sono ben accolti, di solito si preferisce il
collegamento ad altri blog, che a loro volta ricambiano: in effetti il collegamento
ipertestuale è un po’ la moneta corrente che permette agli aggretatori online,
come Bloglines4 o Technorati5, di fornire facilmente i contenuti più interesanti.
D’altra parte la fruizione dei blog è resa più immediata, attraverso la tecnica
RSS (Really Simple Syndication) 6, che consente a particolari pagine web o ad
appositi client, di scaricare gli aggiornamenti di alcuni blog (quelli che l’utente
sottoscrive) direttamente nel proprio computer.
Dopo quello del diario intimo, l’utilizzo più frequente e più riconosciuto, ma
anche il più controverso, è quello giornalistico. Se per ciascuno è così semplice
improvvisarsi editore, la tentazione o il bisogno di cimentarsi in qualche
esperienza nel campo dell’informazione o della contro informazione è
abbastanza logico: ne abbiamo avuto degli esempi, scorrendo i blog da luoghi
di operazioni militari o di catastrofi: spesso i blogger, muniti o no di macchina
fotografica o di videocamera digitale, sono arrivati sul campo prima dei
giornalisti ufficiali e hanno fornito agli stessi materiali ricchi e di prima mano.
Comprensibili le polemiche fra il mondo dei giornalismo ufficiale e quello dei
blogger, quasi a reclamare di fatto quello statuto che per professione non può
essere detenuto. Ma, in concreto, si vedono giornalisti di notte lavorare in
redazione e di giorno scrivere – con altri toni e anche su altri temi – sul blog
personale.
Ma se il blog tramonterà (dubitiamo che ciò possa avvenire tanto presto) ormai
appare chiaro che al suo posto ci sarà un altro applicativo, altrettanto o più
facile da usare e l’inversione di tendenza ormai è nata: ciascun utente di
Internet può diventare editore di se stesso .
Quanto alle modalità tipiche di utilizzo, Internet 1 veniva vista come una grande
biblioteca o enciclopedia consultabile spesso gratis, a volte anche a
pagamento, ma comunque in “lettura”, mentre invece Internet 2 consente sia la
lettura che la scrittura: se nella prima fase tutti i media, e quindi anche Internet,
cercavano di impadronirsi dell’attenzione, nella fase attuale si è ormai
compreso che l’attenzione è un bene scarso12, e che, bisogna saperne meritare
anche faticosamente piccoli frammenti: il meccanismo che viene più
frequentemente usato attualmente è l’RSS (Really Simple Syndication)13 in
qualche modo basato sugli algoritmi dei motori di ricerca più autorevoli e,
conseguentemente, sui collegamenti che ciascun sito è capace di catturare,
esistono sempre più client (noti, ma ancora non sempre sfruttati) che puntano
alla lettura di quei siti.
Quanto alla progettazione delle pagine web, il ruolo del webmaster era
incontrastato in Internet 1, mentre diventa una possibilità per ciascun utente
Internet realizzare un proprio sito, una pagina, un punto d’incontro sul web, un
“hub” personale con Internet 2.
Internet, naturalmente, cambia né più né meno come gli oggetti che abbiamo in
casa, come gli elettrodomestici: la tecnologia si evolve e l’uso talvolta risulta più
semplice: in effetti il patrimonio delle conoscenze tecnologiche necessario per
“affrontare” da protagonisti la prima fase era molto più ricca di quanto non
pretenda la fase 2, che ammette alla sua mensa anche i dilettanti interessati15.
Poi, l’apprendimento è davvero collaborativo: sia per il docente che per gli
alunni si tratta di apprendere un linguaggio nuovo, un modo di esprimersi
basato essenzialmente sulla testualità, ma che può arricchirsi di documenti
iconici, intertestuali ed ipertestuali, e anche tipici di altri mezzi, come il cinema e
la televisione.
Vi sono altri strumenti che hanno analoga potenza rispetto ai blog, ma hanno
caratteristiche tecniche differenti: per esempio il forum ha una sua ricchezza di
coinvolgimento e di riflessione e attira giustamente sempre molti frequentatori,
tuttavia esso sta alla bacheca delle pubbliche affissioni come il blog sta al
proprio giornalino, stampato di fresco ed impaginato con un taglio personale da
parte dei piccoli editori. Ci sono dietro il senso di appartenenza, l’interattività
spontanea e cercata, il rapporto che cementa il gruppo dei realizzatori e fra essi
ed il mondo “esterno”.
Perché il blog di classe abbia una sua riuscita ed un impatto, è auspicabile che
anche l’insegnante abbia fatto la propria esperienza di blogger.
Altra precauzione utile potrebbe rivelarsi quella di visitare i blog altrui, sia per i
contenuti, sia per considerare “l’oggetto” da un punto di vista diverso, quello
dell’osservatore, che permette di prendere le distanze in maniera più obiettiva
da questa forma espressiva di solito molto coinvolgente.
Senza contare che, per le varie discipline, fare ricerche in Internet, potrebbe
portarci a scoprire anche dei percorsi già sperimentati la cui visita e valutazione
potrebbero almeno diventare un’utile fonte di riferimento per la progettazione.
La decisione finale può essere presa insieme alla classe, ma questi elementi
non possono essere ignorati del tutto in partenza.
Si tenga presente che, sia pure frutto di una piccola comunità scolastica come
la classe, una volta pubblicato, il blog può diventare un punto di riferimento
anche per la comunità circostante, ma è possibile che possa essere preso in
considerazione anche da esperti disciplinari o da ricercatori, che di fronte ad
una pagina web potrebbero accettare volentieri di dare un contributo
disciplinare o metodologico, anche gratuito.
- l’importanza crescente di avere l’opinione dei propri lettori sulle proprie idee
(tramite i commenti); da quando costruiscono una loro piccola comunità, i
blogger sentono spesso il bisogno di chiedere loro un’opinione su tutto;
- il bisogno di incontrasi "veramente": non c’è quasi ormai una sola settimana
senza il suo ritrovo di blogger a Parigi o in provincia, tematico o generalistico.
5. Conclusione
Realizzare un blog nella classe è, ed è stato anche per noi, un evento
abbastanza interessante, che ci ha aperto soglie comunicative inusuali ed
affascinanti. Ci rendiamo conto, però, che ci siamo anche dovuti porre diversi
quesiti, solo alcuni dei quali qui riassunti.
Nel corso della nostra riflessione, ci siamo accorti che vi possono essere anche
delle controindicazioni: vi sono problemi di protezione della privacy e questi
saltano immediatamente agli occhi; ma vi sono anche interrogativi sulla
opportunità di usare una formula espressiva che di sua natura sarebbe
esplosivamente libera, per incanalarla in qualche modo nei limiti di un curricolo
scolastico.