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- GIOVANNI PASCOLI LA VITA:

Nacque a S.Mauro di Romagna, da una famiglia della piccola borghesia rurale abbastanza agiata; era una tipica famiglia patriarcale, molto numerosa; la famiglia fu sconvolta dall'uccisione del padre; sicari e mandanti non furono mai individuati e ci diede a Giovanni un senso di giustizia bruciante; a questo lutto ne seguirono altri: morirono la madre, la sorella e due fratelli. Entr nel collegio degli Scolopi ad Urbino dove ricevette una rigorosa formazione classica che costitu la base essenziale della sua cultura; frequent la facolt di lettere all'universit di Bologna; negli anni universitari sub il fascino dell'ideologia socialista e partecip a manifestazioni contro il governo finendo in carcere per qualche mese per essere, alla fine, assolto. Laureatosi inizi la carriera di insegnante liceale e and a vivere con le sorelle Ida e Mari, ricostituendo idealmente quel nido familiare che i lutti avevano distrutto; questo attaccamento morboso alle sorelle gli impediva ogni rapporto con la realt esterna, in particolare il rapporto con la donna: del rapporto sessuale ha una visione adolescenziale, fatta di turbata attrazione e di ripugnanza; la vita amorosa un qualcosa di proibito da contemplare da lontano; Era estremamente geloso delle sorelle tanto che il matrimonio di Ida fu visto come un tradimento; allo stesso modo, quando si profil il matrimonio con una cugina, dovette rinunciarci per la gelosia di Mari; and a vivere con la sorella a Castelvecchio di Barga conducendo la vita del professore, tutto chiuso nella cerchia dei suoi studi. LA VISIONE DEL MONDO:

La sua formazione fu essenzialmente positivistica: ci ravvisabile nell'ossessiva precisione con cui usa la nomenclatura ornitologica e botanica; ma in lui si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo: anche lui non ha pi fiducia nella scienza come strumento di conoscenza del mondo in quanto, al di l dei confini raggiunti dall'indagine scientifica, si apre l'ignoto, il mistero, l'inconoscibile verso cui l'anima si protende. Non subentra un sistema concettuale alternativo; il mondo pascoliano appare frantumato: le sue componenti non si compongono mai in un disegno unitario e coerente; non esistono gerarchie d'ordine fra gli oggetti: ci che piccolo si mescola a ci che grande. I particolari fisici sono filtrati attraverso la visione soggettiva del poeta caricandosi, cos, di valenze allusive e simboliche e rimandano a qualcosa che aldil di essi; anche la precisione botanica e ornitologica assume valenze simboliche: il termine preciso diviene come la formula magica che permette di attingere all'essenza segreta delle cose.

Il mondo visto attraverso il velo del sogno e perde ogni consistenza oggettiva; si instaurano legami segreti fra le cose che solo abbandonando le convenzioni della visione corrente possono essere colti; la sfera dell'io si confonde con quella della realt oggettiva, le cose si caricano di significati umani. LA POETICA:

La poetica trova la sua formulazione pi compiuta nell'ampio saggio "Il fanciullino" : l'idea centrale che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo, che vede tutte le cose come per la prima volta, con stupore e meraviglia, come dovette vederle il primo uomo all'indomani della creazione; anche il poeta d il nome alle cose ed usa un linguaggio che si sottragga ai meccanismi della comunicazione abituale e sappia andare all'intimo delle cose, scoprendole nella loro freschezza originaria. Il fanciullino scopre quella trama di rispondenze misteriose tra le presenze del reale che le unisce come in una rete di simboli e che sfugge alla percezione abituale; il poeta appare come veggente, dotato di una vista pi acuta degli altri uomini, e per un arcano privilegio pu attingere all'ignoto. POESIA PURA: la poesia non deve avere fini estrinseci, pratici; il poeta canta solo per cantare e non si propone obiettivi civili, propagandistici, morali e pedagogici; nonostante ci la poesia pu ottenere effetti di suprema utilit sociale e morale: il sentimento poetico, dando voce al fanciullino che in noi, sopisce gli odi e gli impulsi violenti e induce alla bont, all'amore e alla fratellanza; esso, inoltre, placa il desiderio di accrescere i propri possessi che spinge gli uomini a sopraffarsi a vicenda. Pascoli rifiuta la separazione tra ci che alto e ci che basso; la poesia anche nelle piccole cose, che hanno un loro sublime particolare; tra oggetti aulici e umili vi pu essere pacifica convivenza. L'IDEOLOGIA POLITICA:

Il socialismo pascoliano umanitario e utopico, e aborra la lotta di classe propugnata dalle teorie marxiste e affida alla poesia la missione di diffondere l'amore e la fratellanza. Pascoli, come tanti altri giovani del suo ceto, trasformava in rabbia e in impulsi ribelli contro la societ l'emarginazione di cui era vittima; egli sentiva soprattutto gravare su di s il peso di un'ingiustizia immedicabile, dell'uccisione del padre, lo smembramento della famiglia, i lutti, la povert: tutto ci gli sembrava l'effetto di un meccanismo sociale perverso contro cui necessario lottare. L'adesione al socialismo fu "pi di cuore che di mente"; la sua militanza attiva nel movimento si scontr presto con la repressione: arrestato rimase alcuni mesi in carcere; questa terribile esperienza lo port ad abbandonare ogni forma di militanza attiva; ci da collegarsi ad una crisi generale della sinistra: Pascoli rifiutava il socialismo marxista che si fondava sul concetto di "lotta di classe" e sull'inconciliabilit d'interessi fra capitale e lavoro.

Pascoli aveva una visione molto pessimistica: era convinto che la vita umana non che dolore e sofferenza, per questo gli uomini devono cessare di farsi del male fra loro e amarsi e soccorrersi a vicenda; la sofferenza, tuttavia, purifica ed eleva in quanto rende le creature moralmente superiori. Tra le classi non vi devono essere odi e conflitti; ogni classe deve conservare la sua distinta fisionomia, la sua collocazione nella scala sociale, ma deve collaborare con le altre con spirito di solidariet; il segreto dell'armonia sociale consiste nel fatto che ciascuno si contenti di ci che ha. Il suo ideale di vita s'incarna nell'immagine del proprietario rurale, che coltiva la sua terra e guida con saggezza la sua famiglia. Fondamento dell'ideologia di Pascoli la celebrazione del nucleo familiare, che si raccoglie entro la piccola propriet; questo senso geloso della propriet, del nido chiuso ed esclusivo, si allarga ad inglobare l'intera nazione: sono queste le radici del nazionalismo; egli sente con partecipazione il dramma dell'emigrazione: l'italiano che costretto a lasciare la sua patria come colui che strappato dal suo nido; esistono nazioni ricche e potenti, "capitaliste", e nazioni "proletarie", povere, deboli ed oppresse (tra cui l'Italia): le nazioni povere hanno il diritto di cercare la soddisfazione dei loro bisogni, anche con la forza (in questo caso si tratta di guerra di difesa); celebra, quindi, la guerra di Libia come occasione di riscatto per l'Italia. LE RACCOLTE POETICHE:

I componimenti pascoliani furono raccolti dal poeta in una serie di volumi e il loro ordine di uscita non coincide con quello della composizione dei singoli testi; una poesia sostanzialmente sincronica. La prima raccolta vera e propria "Myricae": Pascoli assume le umili piante (il titolo una citazione virgiliana tratta dalla IV Bucolica) come simbolo delle piccole cose che vuole porre al centro della poesia; si tratta in prevalenza di componimenti molto brevi, che all'apparenza si presentano come quadretti di vita campestre, ritratti con un gusto impressionistico, con rapide notazioni che colgono un particolare, una linea, un suono; in realt tali particolari si caricano di sensi misteriosi e suggestivi e sembrano alludere ad una realt che sta al di l di essi, che spesso evocano l'idea della morte; uno dei temi centrali il ritorno dei morti familiari; dal punto di vista formale: insistenza sulle onomatopee, il valore simbolico dei suoni, uso di un ardito linguaggio analogico, sintassi frantumata. I "Poemetti" sono dei componimenti pi ampi che all'impianto lirico sostituiscono un pi disteso taglio narrativo, divenendo spesso dei veri e propri racconti in versi; anche qui assume un rilievo dominante la vita della campagna; si delinea un vero e proprio romanzo georgico, cio la descrizione di una famiglia rurale di Barga, colta in tutti i suoi momenti caratteristici della vita contadina; la narrazione articolata in veri e propri cicli, che traggono il titolo dalle varie operazioni del lavoro dei campi; il poeta vuole celebrare la piccola propriet rurale, presentandola come depositaria di tutta una serie di valori tradizionali e autentici; la rappresentazione della vita contadina assume la fisionomia di un'utopia

regressiva: Pascoli proietta il suo ideale nel passato, in forme di vita che stanno scomparendo; il poeta vuole mettere in rilievo quanto di poetico insito anche nelle realt umili. Si hanno poi numerosi poemetti che presentano temi pi inquietanti e torbidi, come "Digitale purpurea", con al centro un "fiore di morte" che emana un profumo inebriante e insidioso e turba l'innocenza delle educande di un convento; "Italy", che affronta il tema dell'emigrazione tanto avvertito da Pascoli, descrivendo il ritorno temporaneo di una famiglia di emigranti al paese natale e il conflitto tra i due mondi. I "Canti di Castelvecchio" si propongono di continuare la linea di Myricae: ritornano immagini della vita di campagna, canti d'uccelli, alberi, fiori, suoni di campane, e ricompare la lirica al posto della narrativa; i componimenti si susseguono secondo un disegno segreto che allude al susseguirsi delle stagioni; ricorre con frequenza ossessiva il motivo della tragedia familiare e dei cari morti che si stringono attorno al poeta a rinsaldare quel legame spezzato dalla violenza degli uomini; vi anche il rimando continuo del nuovo paesaggio di Castelvecchio a quello dell'infanzia in Romagna, quasi ad instaurare un legame ideale tra il nuovo nido e quello spezzato; non mancano temi pi inquieti come il sesso, visto come un qualcosa di ignoto, affascinante e ripugnante insieme ("Il gelsomino notturno"). I "Poemi conviviali" (cos chiamati perch comparvero per la prima volta sul "Convito") sono dei poemetti dedicati a personaggi e fatti del mito e della storia antichi, dalla Grecia sino alla prima diffusione del Cristianesimo; il linguaggio estetizzante e spesso mira a riprodurre in italiano il clima e il sapore della poesia classica; sotto le vesti classiche ricompaiono per tutti i temi della poesia pascoliana: il mondo antico non un mondo perfetto come pretendeva la tradizione classica, ma si carica delle inquietudini e delle angosce della sensibilit moderna. Nelle ultime raccolte, "Odi e inni", Pascoli assume le vesti di poeta ufficiale, celebratore delle glorie nazionali e propagatore di principi morali e civili. E' necessario ricordare anche l'attivit di saggistica e di critico: "Il fanciullino", che l'esposizione pi organica della poetica pascoliana; i saggi letterari dedicati a Manzoni e Leopardi; tre volumi dedicati a Dante; il discorso "La grande proletaria si mossa". I MITI:

Il fanciullino: al fondo di ognuno di noi e rappresenta la nostra parte ingenua e buona e pu garantire la fraternit degli uomini. Il nido familiare: caldo e protettivo, in cui i componenti si possono stringere per trovare conforto e riparo dall'urto di una realt esterna minacciosa e paurosa; si collega il motivo ossessivo del ritorno dei morti; Pascoli prende ad esempio la sua tragedia personale, da cui si ricava l'idea del male che alligna tra gli uomini.

I TEMI:

Pascoli si inserisce perfettamente nel clima decadente: in perenne auscultazione del mistero che al di l delle cose pi usuali, caricando le "piccole cose" di sensi allusivi e simbolici. Proietta nella poesia le sue ossessioni profonde, portando alla luce i "mostri", le zone oscure e torbide della psiche. Si delinea un grande poeta dell'irrazionale, capace di raggiungere, nell'esplorazione di questa zona inedita del reale, profondit inaudite. Ha ben chiari i processi contemporanei: sono queste paure che lacerano la coscienza della modernit e fanno affiorare i "mostri" nascosti nel profondo; chiudersi entro i confini ristretti del "nido", degli affetti domestici, nel ripetersi sempre uguale del ciclo naturale e dei lavori campestri, assume il valore di un esorcismo; non tutta la poesia per rimozione: Pascoli sa anche far affiorare i mostri ed affrontarli in faccia: questa la sua grandezza. LE SOLUZIONI FORMALI:

La sintassi molto frantumata, rivelando, cos, il rifiuto di una sistemazione logica dell'esperienza, il prevalere della sensazione immediata, dell'intuizione, dei rapporti analogici, allusivi, che indicano una trama di segrete corrispondenze tra le cose, al di l del visibile. Gli oggetti pi quotidiani e comuni presentano una fisionomia stranita, appaiono come immersi in un'atmosfera visionaria, o di sogno; non essendovi pi gerarchie si introduce un relativismo che non ha pi punti di riferimento esterni, oggettivi. Dal punto del lessico, Pascoli mescola tra loro codici linguistici diversi; nonostante ci non nascono scontri di livelli: come le cose vivono senza gerarchia, cos avviene anche per le parole che le designano. Grande rilievo hanno gli aspetti fonici, cio i suoni che compongono le parole: si hanno in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi di uccelli o suoni di campane; le onomatopee indicano un'esigenza di aderire immediatamente all'oggetto, di penetrare nella sua essenza segreta evitando le mediazioni logiche del pensiero. Al di l delle vere e proprie onomatopee, i suoni possiedono un valore fonosimbolico, tendono ad assumere un significato di per se stessi, senza rimandare al significato della parola. La metrica apparentemente tradizionale, ma in realt con il gioco degli accenti Pascoli sperimenta cadenze ritmiche inedite. Il verso frantumato al suo interno, interrotto da numerose pause; sono frequenti gli enjambements. E' frequente il linguaggio analogico, con l'uso della metafora, la sostituzione del termine proprio con uno figurato, che ha col primo un rapporto di somiglianza; usata anche la sinestesia.

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