Il problema: la fondazione di una conoscenza oggettiva
Come giustificabile la validit di una conoscenza
oggettiva?
L' intelletto umano non n puramente ricettivo, n
puramente creativo. Esso non si limita a elaborare i dati della sensazione: contiene infatti elementi a priori, non ricavabili dall'esperienza. Ipotesi gnoseologica Bench ogni nostra conoscenza cominci con lesperienza, da ci non segue che essa derivi interamente dallesperienza. Potrebbe infatti avvenire che la nostra stessa conoscenza empirica sia un composto - di ci che riceviamo mediante le impressioni e - di ci che la nostra facolt conoscitiva vi aggiunge da s sola (semplicemente stimolata dalle impressioni sensibili). I giudizi Il giudizio l' attribuzione di un predicato a un soggetto; con tale attribuzione viene affermato qualcosa con pretesa di verit. Dunque, il problema di come noi conosciamo le cose coincide, dal punto di vista logico, con il problema del criterio con il quale si connettono soggetto e predicato. Tale connessione secondo Kant pu essere di due tipi: analitica o sintetica. Il giudizio analitico Il giudizio analitico quello in cui ci che il predicato esprime gi compreso nel concetto del soggetto, come nell'esempio tutti i corpi sono estesi. Essendo l'estensione implicita nel concetto stesso di corpo, il giudizio non fa altro che svolgere analiticamente il contenuto concettuale del soggetto (perci Kant lo chiama anche esplicativo). Il giudizio analitico a priori, poich in esso la connessione del predicato col soggetto pensata per identit: un corpo viene pensato necessariamente come esteso. Il giudizio analitico dunque universale e necessario (il suo contrario non pu essere pensato senza contraddizione). Il giudizio sintetico Nel giudizio sintetico (o estensivo), invece, il predicato contiene qualcosa che non compreso nel concetto del soggetto, come nell'esempio tutti i corpi sono pesanti. La pesantezza non un elemento che si trovi necessariamente nel concetto generale di corpo: infatti possibile pensare il corpo anche senza il peso (nella fisica aristotelica, per esempio, il peso non era una caratteristica di tutti gli elementi). Il predicato, nel giudizio sintetico, collegato al soggetto in forza dell'esperienza: i giudizi sintetici sono dunque a posteriori e, in quanto tali, non hanno universalit e necessit. Razionalismo ed Empirismo Dal razionalismo e da Leibniz, Kant accetta che la conoscenza scientifica debba avere carattere di universalit e necessit, e che quindi non possa essere fondata empiricamente ma debba incorporare principi a priori. In Hume, Kant non solo trova la conferma delle proprie convinzioni circa l'insufficienza dell'empirismo, ma soprattutto la prova che il problema della conoscenza non pu essere risolto nel quadro tradizionale del razionalismo: occorre allora mostrare come sia possibile una conoscenza a priori e al tempo stesso costituita a partire dai dati dell'esperienza. Il giudizio sintetico a priori La questione pu essere formulata cos: n il giudizio analitico n quello sintetico a posteriori soddisfano i requisiti della conoscenza scientifica. Il giudizio analitico, infatti, universale e necessario, ma pu solo chiarire ci che gi conosciuto, non produrre nuove conoscenze; il giudizio sintetico, d'altro lato, estensivo del sapere, ma privo di necessit. La conoscenza deve invece essere sintetica, cio comprensiva di elementi empirici, e razionalmente fondata: la forma del giudizio che la caratterizza allora quella del giudizio sintetico a priori, in cui il predicato non gi compreso nel concetto del soggetto, e tuttavia collegato a esso in modo universale e necessario. I vari giudizi scientifici "si basano" su giudizi sintetici a priori. Ad esempio, la proposizione "il calore dilata i metalli", pur essendo formulata in virt dell'esperienza, presuppone alla propria base il giudizio sintetico a priori della causalit. In altre parole, i giudizi sintetici a priori rappresentano la spina dorsale della scienza, ovvero l'elemento che le conferisce stabilit e universalit.
scienza = esperienza + principi sintetici a priori
Il dato da cui partire che l'esistenza di giudizi sintetici a priori testimoniata dalla matematica e dalla geometria. I giudizi della matematica sono a priori in quanto portano con s quella necessit che non pu mai essere tratta dall'esperienza e sono al contempo sintetici: nella proposizione aritmetica 7 + 5 = 12 il risultato non ottenuto analiticamente dalla somma di 7 e di 5, in forza del principio di non contraddizione: nel 12, infatti, contenuto qualcosa che non era n nel 7 n nel 5. Analogamente, che la linea retta sia la pi breve fra due punti non giudizio che si ottenga scomponendo il concetto di linea retta: la determinazione "pi breve" vi aggiunta in modo sintetico. La "rivoluzione copernicana" Se non derivano dall'esperienza, da dove deriveranno i giudizi sintetici a priori? Per rispondere a questo interrogativo Kant elabora una nuova teoria della conoscenza, intesa come sintesi di materia e forma. Per materia della conoscenza si intende la molteplicit caotica e mutevole delle impressioni sensibili che provengono dall'esperienza (elemento empirico o a posteriori). Per forma si intende l'insieme delle modalit fisse attraverso cui la mente umana ordina, secondo determinati rapporti, tali impressioni (elemento razionale o a priori). Kant ritiene infatti che la mente filtri attivamente i dati empirici attraverso forme che le sono innate e che risultano comuni a ogni soggetto pensante. Come tali, queste forme sono a priori rispetto all'esperienza e sono fornite di validit universale e necessaria, in quanto tutti le possiedono e le applicano allo stesso modo. La mente kantiana simile a una calcolatrice, che elabora la molteplicit dei dati che gli vengono forniti dall'esterno, mediante una serie di programmi fissi, che ne rappresentano gli immutabili codici di funzionamento. Per cui, pur mutando incessantemente le informazioni (= le impressioni sensibili), non mutano mai i loro schemi di ricezione (= le forme a priori). Ma se in noi esistono determinate forme a priori universali e necessarie (che per Kant, come vedremo, sono lo spazio e il tempo e le 12 categorie) attraverso cui incapsuliamo i dati della realt, resta spiegato perch si possano formulare dei giudizi sintetici a priori intorno a essa senza timore di essere smentiti dall'esperienza. Noi possiamo asserire con certezza che ogni evento, anche in futuro, dipender da cause o sar nello spazio e nel tempo, in quanto non possiamo percepire le cose se non attraverso la causalit e mediante lo spazio e il tempo. In conclusione noi tanto conosciamo a priori delle cose quanto noi stessi poniamo in esse (Critica della ragion pura, B XVIII). Come Copernico, per spiegare i moti celesti, aveva ribaltato i rapporti tra lo spettatore e le stelle, e quindi tra la terra e il sole, cos Kant, per spiegare la scienza, ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto, affermando che non la mente che si modella passivamente sulla realt nel qual caso non vi sarebbero conoscenze universali e necessarie bens la realt che si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. Il fenomeno la realt quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva. Il fenomeno non un'apparenza illusoria, poich un oggetto, e un oggetto reale, ma reale soltanto nel rapporto con il soggetto conoscente. La cosa in s la realt considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori mediante le quali la conosciamo. Come tale, la cosa in s costituisce una x sconosciuta, che rappresenta tuttavia il necessario correlato dell'oggetto per noi o fenomeno. Le facolt della conoscenza Kant articola la conoscenza in tre facolt principali: Ogni nostra conoscenza scaturisce dai sensi, da qui va all'intelletto, per finire nella ragione (Critica della ragion pura, B 355). La sensibilit la facolt con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi e tramite le forme a priori di spazio e tempo. L'intelletto (in senso stretto) la facolt attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i concetti puri o categorie. La ragione (in senso stretto) la facolt attraverso cui, procedendo oltre l'esperienza, cerchiamo di spiegare globalmente la realt mediante le idee di anima, mondo e Dio. Il trascendentale come condizione di possibilit dell'esperienza Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve essere possibile a priori. Kant condivide con il razionalismo l'esigenza di una fondazione a priori della conoscenza: trascendentale indica allora l'elemento dell'a priori che fonda la conoscenza oggettiva. Non si tratta per di "verit innate (si ricadrebbe cos nella tradizionale impostazione razionalistica). Trascendentale si oppone a empirico, perch si riferisce a ci che non ha origine dall'esperienza sensibile; si oppone anche a trascendente, perch indica una modalit di conoscere che, pur essendo a priori, si realizza solo in rapporto con l'esperienza. Con il punto di vista trascendentale ci si sposta da un'indagine sulle cose a un'indagine sul nostro modo di conoscere le cose. Si tratta allora di operare un rovesciamento di tale prospettiva, assumendo l'ipotesi che gli oggetti debbano regolarsi sulla nostra conoscenza: questa la "rivoluzione copernicana" compiuta da Kant. Ci vuol dire che non esiste prima un oggetto del quale poi noi facciamo esperienza, ma che il modo in cui si costituiscono gli oggetti dell'esperienza determinato dalle funzioni trascendentali della ragione. a queste condizioni che l'esperienza stessa possibile. L'estetica trascendentale Nell'Estetica Kant studia la sensibilit e le sue forme a priori. Kant considera la sensibilit recettiva perch essa non genera i propri contenuti ma li accoglie, per intuizione, dalla realt esterna o dall'esperienza interna. Tuttavia la sensibilit non soltanto ricettiva, ma anche attiva, in quanto organizza il materiale delle sensazioni (le intuizioni empiriche) tramite lo spazio e il tempo, che costituiscono le forme a priori (le intuizioni pure) della sensibilit. La rappresentazione immediata dell'oggetto sentito detta da Kant intuizione: l'intuizione dunque la forma di conoscenza propria ed esclusiva della sensibilit (Kant esclude che vi siano intuizioni intellettuali). L'oggetto rappresentato nell'intuizione empirica il fenomeno. Nel fenomeno si possono distinguere due componenti: la materia, cio il contenuto della sensazione, e la forma, cio il collegamento dei diversi dati sensibili secondo certi ordini e rapporti. Tale connessione posta dal soggetto nell' atto stesso dell'intuire, quindi a priori. E quindi possibile, facendo astrazione dagli elementi di contenuto presenti nell'intuizione empirica, ricavare l'intuizione pura, ovvero la forma a priori della sensibilit. Due sono le forme pure dell'intuizione: lo spazio e il tempo. Il problema di spazio e tempo Newton aveva concepito lo spazio e il tempo come assoluti, considerando questo un requisito necessario per l'esistenza stessa di una scienza fisica; tale assolutezza era stata da Newton fondata metafisicamente con l'affermazione della realt dello spazio e del tempo in quanto attributi di Dio. Leibniz aveva affermato che lo spazio e il tempo non sono realt per s stanti, ma solo relazione fra corpi e fenomeni (non quindi res, ma ordini dei rapporti fra le cose) L'empirismo inglese aveva sostenuto l'origine psicologica di tali concetti: lo spazio e il tempo non sarebbero altro che relazioni fra idee, di cui il pensiero si serve per determinare i rapporti fra le cose. Lo spazio e il tempo, per Kant, sono le forme a priori dell'intuizione attraverso le quali si d l'esperienza del mondo fenomenico. Essi dunque, da un lato, operano solo in presenza dei dati dell'intuizione empirica, e dunque degli oggetti; ma, d'altro lato, essi non sono ricavati per astrazione dalla sensazione, come vorrebbe l'empirismo, anzi ne costituiscono la condizione. Contro l'interpretazione oggettivistica di Newton, Kant sostiene che qualora spazio e tempo fossero davvero dei recipienti vuoti, ossia degli assoluti a s stanti, essi dovrebbero continuare a esistere anche nell'ipotesi che in essi non vi fossero oggetti. Ma come fare a concepire qualcosa che, senza un oggetto reale, sarebbe tuttavia reale? (Critica della ragion pura). In verit, puntualizza Kant, spazio e tempo non sono dei contenitori in cui si trovano gli oggetti bens dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici. Contro l'interpretazione concettualistica di Leibniz, Kant afferma che spazio e tempo non possono essere considerati alla stregua di concetti, in quanto hanno una natura intuitiva e non discorsiva. Noi, ad esempio, non astraiamo il concetto di spazio dalla constatazione dei vari spazi (come il concetto di cavallo dai vari cavalli) ma intuiamo i vari spazi come parti di un unico spazio, presupponendo in tal modo la rappresentazione originaria di spazio, che risulta quindi un'intuizione pura o a priori. Contro l'interpretazione empiristica, Kant afferma che spazio e tempo non possono derivare dall'esperienza, poich per fare un'esperienza qualsiasi dobbiamo gi presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e di tempo. Lo spazio non dunque una caratteristica inerente agli oggetti o al loro rapporto, ma la condizione soggettiva della sensibilit, sotto la quale soltanto ci possibile l'intuizione esterna. Analogamente, il tempo non altro che la forma del senso interno, cio dell'intuizione di noi stessi e del nostro stato interno; dunque la forma in cui il soggetto intuisce le proprie modificazioni interne. Tuttavia, poich unicamente attraverso il senso interno che ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si configura anche, indirettamente, come la forma del senso esterno, cio come la maniera universale attraverso la quale percepiamo tutti gli oggetti. Pertanto, se non ogni cosa nello spazio, ad esempio i sentimenti, ogni cosa per nel tempo, in quanto tutti i fenomeni in generale, ossia tutti gli oggetti dei sensi, cadono nel tempo (Critica della ragion pura). Matematica e Geometria La geometria la scienza che dimostra sinteticamente a priori le propriet delle figure mediante l'intuizione pura di spazio, stabilendo ad esempio, senza ricorrere all'esperienza del mondo esterno, che tra le infinite linee che uniscono due punti la pi breve la retta, che due parallele non chiudono uno spazio, che in una circonferenza il raggio minore del diametro ecc. Analogamente, l'aritmetica la scienza che determina sinteticamente a priori la propriet delle serie numeriche, basandosi sull'intuizione pura di tempo e di successione, senza la quale lo stesso concetto di numero non sarebbe mai sorto. In quanto a priori, la matematica anche universale e necessaria, immutabilmente valida per tutte le menti pensanti. Per quale ragione, allora, le matematiche, pur essendo una costruzione della nostra mente, valgono anche per la natura? Anzi, perch tramite esse siamo addirittura in grado di fissare anticipatamente delle propriet che in seguito riscontriamo nell'ordine fattuale delle cose? Che cosa garantisce questa stupefacente coincidenza, su cui fa leva la fisica? A questi interrogativi di filosofia della scienza, Galileo, sulla base della sua epistemologia realistica, aveva risposto sostanzialmente che Dio, creando, geometrizza, postulando in tal modo una struttura ontologica di tipo matematico. Kant afferma invece che le matematiche possono venir proficuamente applicate agli oggetti dell'esperienza fenomenica poich quest'ultima, essendo intuita nello spazio e nel tempo che sono anche i cardini della matematica possiede gi, di per s, una configurazione geometrica e aritmetica. In altre parole, se la forma a priori di spazio con cui ordiniamo la realt di tipo euclideo, risulta evidente che i teoremi della geometria di Euclide varranno anche per l'intero mondo fenomenico. L'analitica trascendentale Nell'Estetica trascendentale Kant ha condotto a termine l'indagine delle forme pure della sensibilit; nella sezione seguente, l'Analitica trascendentale, estende tale esame alla conoscenza intellettuale. Se nella sfera della sensibilit avevamo a che fare con intuizioni, ora siamo di fronte ai concetti dell'intelletto. Intuizioni e concetti sono le due grandi fonti della conoscenza, che si costituisce proprio nel loro ineliminabile rapporto: Senza sensibilit, nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto nessun oggetto verrebbe pensato. I pensieri senza senza intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche (Critica della ragion pura). I concetti Ma che cosa sono i concetti? Kant sostiene che le intuizioni sono delle affezioni (ossia qualcosa di passivo), mentre i concetti sono delle funzioni, ovvero delle operazioni attive, che consistono nell'ordinare o nell'unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. Ad esempio quello di corpo un concetto in quanto sotto di esso si trovano raccolte altre rappresentazioni. I concetti possono essere empirici, cio costruiti con materiali ricavati dall'esperienza, o puri, cio contenuti a priori nell'intelletto. Le Categorie I concetti puri si identificano con le categorie, cio con quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Tuttavia, a differenza delle categorie aristoteliche, che hanno un valore ontologico e gnoseologico al tempo stesso, essendo simultaneamente forme dell'essere e del pensiero, le categorie kantiane hanno una portata esclusivamente gnoseologico-trascendentale, in quanto rappresentano dei modi di funzionamento dell'intelletto, che non valgono per la cosa in s, ma solo per il fenomeno. La conoscenza esige che sia posto un legame, una connessione fra i dati dell'intuizione sensibile. Ma questa connessione non pu consistere in un'associazione delle percezioni operata dal soggetto ( questa la posizione dell'empirismo): essa deve infatti avere carattere oggettivo, cio valere necessariamente per tutti.
Kant, in primo luogo, individua le funzioni dell'intelletto,
intendendo per funzione l'unit dell'operazione che ordina le diverse rappresentazioni sotto una rappresen- tazione comune. Il filo conduttore per l'individuazione di tali funzioni offerto dall'analisi del giudizio. Nel giudizio, le rappresentazioni vengono poste in connes- sione secondo determinate regole che corrispondono ad altrettante funzioni a priori dell'intelletto; Kant ritiene quindi possibile risalire dalla rassegna e dall'esame dei diversi tipi di giudizio ai corrispondenti concetti puri dell'intelletto, che Kant, rifacendosi ad Aristotele, chiama categorie. Attraverso le categorie l'intelletto istituisce fra gli oggetti la connessione necessaria alla formulazione del giudizio. Solo per mezzo delle categorie possibile comprendere qualcosa nel molteplice dell'intuizione, ossia pensare un oggetto di essa.