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Multiplexing).
Suddivisione in domini
della rete OTN
OTN 7
Le raccomandazioni introducono un concetto molto importante per i
gestori di servizi di trasporto: la trasparenza di servizio.
Nell’ottica di integrare le reti verso un’unica piattaforma tecnologica (e
quindi verso un’unica tipologia di apparati), è fondamentale avere a
disposizione una rete in grado di accettare “nativamente” differenti
tipologie di traffico (ATM, IP, SDH, etc).
In ambito ITU-T si definisce quindi il concetto di OCh (“Optical
Channel”) e di Overhead OH per mappare “nativamente” flussi
differenti di traffico.
Tale meccanismo detto
di “imbustamento” o
“Digital Wrapper” è
riportato in figura.
Suddivisione protocollare
Ogni segnale “client” è inviato in rete all’interno di un Och mediante
un’unità, detta “transponder”, senza che siano note all’interno della rete
stessa le informazioni del segnale trasportato.
OTN 9
Le elaborazioni necessarie a ricostruire il segnale sono effettuate
esclusivamente ai confini dei domini amministrativi nei quali i
transponder devono conoscere la frequenza di cifra e le informazioni
relative ai segnali “client” anche se si studia la possibilità di introdurre
“transponder adattativi”, in grado di adattarsi dinamicamente al segnale
in ingresso.
OCh consente il trasferimento di un segnale “client” attraverso
l’interpretazione delle informazioni di overhead, che consentono di
effettuare le operazioni di provisioning, di manutenzione, etc.
Lo strato OMS si occupa invece di trasportare segnali a multi-lunghezza
d’onda e, tramite l’overhead, svolge funzioni di monitoraggio,
provisioning, etc.
Infine, lo strato OTS si occupa della vera e propria trasmissione su vari
tipi di fibre ottiche ed è dotato esso stesso di un proprio overhead.
Mediante la definizione di questi strati si può analizzare nel dettaglio
l’interfaccia IrDI e le informazioni che devono essere scambiate per
assicurare il corretto recapito dei segnali “client” da un estremo ad un
altro di una rete.
OTN 10
Si fa riferimento alla struttura OTM riportata in figura che può essere
multicanale (OTM-N) o singolo canale (OTM-0) e che deve contenere le
informazioni presenti negli strati definiti precedentemente.
Essendo questa un’entità logica, deve essere effettivamente mappata sui
canali fisici rappresentati dalle varie lunghezze d’onda, le quali
trasportano le informazioni dei vari strati più quelle di un canale di
controllo, definito come OSC (“Optical Supervisor Channel”).
Esempio di Collegamento
OTN 13
Da un punto di vista architetturale, una rete OTN è costituita da
terminali di linea DWDM indicati con OLT (Optical Line Terminal),
amplificatori ottici di linea denominati OLA (Optical Line Amplifier),
ADM ottici denominati come OADM (Optical Add Drop Multiplexer) e
cross-connect ottici o OXC (Optical Cross-Connect).
Gli elementi che consentono di “articolare” una rete OTN sono gli
OADM e gli OXC che differiscono nel loro funzionamento in quanto:
- gli OADM consentono di estrarre un segnale ottico senza demultiplare
l’intero segnale DWDM in ingresso all’unità;
- il generico OADM ha due interfacce di linea bidirezionali DWDM (est-
ovest) e un certo numero di interfacce “client” bidirezionali per singolo
canale;
- la funzione di drop permette di estrarre dal flusso DWDM in ingresso
un certo numero di canali ottici e di inviare quelli restanti alla funzione
di add, che consente di sostituire i canali mancanti con altri dello stesso
"colore".
OTN 14
Gli OADM posso essere visti come una matrice di collegamento
che può essere fissa (OADM fissi) o configurabile (OADM
riconfigurabili).
Questi ultimi dispositivi sono costituiti in genere da uno o più
dispositivi ottici che consentono di estrarre/inserire un canale
DWDM.
OADM
OTN 14
Funzione degli OXC (Optical Cross Connect) è quella di collegare diversi
canali fisici e consentire l’intercomunicazione tra i vari canali presenti nelle
varie lunghezze d’onda abilitate alla trasmissione.
La situazione tipica che si configura prevede diverse coppie di fibre le quali
supportano molteplici canali DWDM che vengono interconnesse mediante
questi dispositivi che si curano di trasferire le lunghezze d’onda fisicamente
su altre coppie di fibra.
Tipologie di ODXC
Struttura di un tipico
WSXC.
Architettura
L'architettura di rete prevede un modello in grado di descrivere sia
l'adattamento diretto del segnale digitale “client” in un canale
ottico (Optical Channel - OCh), che l'adattamento preliminare del
segnale digitale all'interno di trame di struttura più complessa e di
bit-rate prefissate (Optical Transport Hierarchy - OTH, gerarchia
di trasporto ottico), con un meccanismo analogo a quello dell’SDH.
Il modello copre il caso delle reti DWDM di “prima generazione”,
già esistenti (denominate pre-OTN), prevedendo il semplice
adattamento ottico senza le funzionalità aggiuntive per la
supervisione di rete.
Secondo la raccomandazione ITU-T G.872, le funzionalità che
devono essere fornite dalle reti OTN sono:
- trasporto;
- multiplexing;
- routing;
- supervisione;
- controllo e verifica delle prestazioni;
- sopravvivenza dei segnali “client” mediante meccanismi di
protezione e rigenerazione ottica.
Trama OTH
Riga 2 overhead
Riga 4
Il meccanismo di costruzione di una trama OTH segue un processo analogo a quello usato
nell'SDH: il segnale digitale “client” costituisce il payload del contenitore OPU, nella cui
trama viene adattato.
Dato che il segnale in ingresso normalmente non è in fase con la trama dell'OPU, il suo
punto di inizio in linea di massima non coinciderà con il primo byte utile del payload ma si
troverà in una posizione differente che viene memorizzata nell'overhead associato all'OPU
sotto forma di puntatore.
L'OPU viene a sua volta adattato, con un procedimento analogo, all'interno della trama di
un ODU.
L'ODU così ottenuto può essere multiplato ulteriormente con un processo ricorsivo,
diventando una parte del payload di un OPU e del relativo ODU di gerarchia superiore.
Al termine di questo processo ricorsivo, l'ODU risultante viene a costituire l'OTU, con
l'aggiunta dei byte di overhead dell'OTU e, in coda alla trama, del risultato dell'elaborazione
dell'algoritmo di Forward Error Correction (FEC) applicato all'intera trama.
L'inserzione del FEC è fondamentale perché, basandosi su un algoritmo Reed Solomon
sofisticato, consente in fase di ricezione del segnale di individuare e correggere un numero
relativamente elevato di errori di linea.
Nella pratica, questo consente di allungare le tratte ottiche, dato che gli errori introdotti dal
degrado di propagazione e dall'attenuazione del mezzo fisico possono essere compensati
tramite il FEC. In questo senso, l'introduzione di una struttura di tipo OTH garantisce un
potenziamento in termini dell'uso delle risorse fisiche della rete.
Gerarchie di trasporto
Lo standard associa a ciascuna entità una serie di bit-rate, con relativa
tolleranza, che stabiliscono una gerarchia e prevede la possibilità di multiplare
entità di gerarchia inferiore in un'entità di gerarchia superiore, consentendo così
di associare più segnali digitali allo stesso canale ottico fisico.
Livello 0, con rate a 1,2 Gb/s (adatto per il trasporto di Gigabit Ethernet)
Livello 1, con rate a 2,5 Gb/s (adatto per il trasporto di SDH di tipo STM-16)
Livello 2, con rate a 10 Gb/s (adatto per il trasporto di SDH di tipo STM-64 e di
10 Gigabit Ethernet)
Livello 3, con rate a 40 Gb/s (concepito per dorsali ad alta capacità, di fatto,
sostituisce l'SDH di tipo STM-256)
Livello 4, con rate a 100 Gb/s (concepito per dorsali ad altissima capacità, adatto
per il trasporto di 100 Gigabit Ethernet)
Gerarchia degli OTU
Il segnale complessivo fisicamente trasmesso in rete, che sarà alla fine composto da n “λ”
più l'OSC, viene denominato Optical Transport Module (OTM, modulo di trasporto ottico) di
ordine n, abbreviato in OTM-n.
Nel caso degenere in cui il flusso multiplato è costituito da un'unica λ - che potrebbe anche
non essere "colorata", non necessitando di multiplazione DWDM - OCh, OMS e OTS
vengono sostanzialmente a coincidere e si considerano come un'unica entità, l'Optical
Physical Section (OPS, sezione ottica fisica). In questa configurazione, il segnale finale
trasmesso viene indicato come OTM-0.
Il modello è in grado di coprire anche i sistemi DWDM pre-esistenti (i cosiddetti sistemi pre-
OTN), definiti come quelli per cui il segnale in ingresso non subisce nessuna elaborazione,
né gli vengono aggiunte informazioni di overhead ma viene direttamente multiplato in
DWDM, a meno di una conversione elettro-ottica o di una trasposizione della frequenza
ottica ("colorazione" del segnale).
OTN pre-OTN
OTN completa
SDH, GbE, MPLS, ATM, IP, ....
- livello di rete locale: costituisce il livello di raccolta dei flussi provenienti dai
nodi periferici (centrali locali oppure stadi di linea) verso i nodi di stadio di
gruppo urbano; a tale livello appartengono i nodi utilizzatori, i sistemi
trasmissivi che interconnettono i nodi appartenenti allo stesso dominio di
commutazione e i portanti utilizzati per la realizzazione dell’infrastruttura
trasmissiva non condivisi con le reti regionale e nazionale;
I nodi di tale rete sono equipaggiati con commutatori digitali (DXC, Digital
Cross Connect): tali nodi sono interconnessi tra loro tramite sistemi di linea
punto – punto costituiti in gran parte da coppie di terminali di linea a 2,5 Gbit/s
sincroni o a 565 Mbit/s plesiocroni .
La rete magliata tra i commutatori di tipo 4/4 ha una granularità di 155 Mbit/s e
tutti i flussi a velocità inferiore sono prima affasciati con la catena di
multiplazione prevista dallo standard PDH o con le reti regionali SDH.
La rete magliata tra i commutatori di tipo 4/4 instrada i flussi a 155 Mbit/s tra
origine e destinazione su una sequenza di circuiti tra commutatori adiacenti e
l’instradamento avviene per singolo circuito.
Evoluzione della rete di trasporto 1
Verso la fine del 1998 è stata avviata la revisione del Piano di Struttura della Rete
di Trasporto Nazionale, allo scopo di individuare soluzioni topologiche di rete in
grado di ottimizzare l’impiego delle risorse, di realizzare un’effettiva
semplificazione gestionale e di esercizio ed infine di migliorare le prestazioni in
termini di affidabilità.
IV - collegamento dei rimanenti nodi nazionali della rete ad una delle coppie di
nodi di dorsale attraverso raccordi protetti, realizzati mediante anelli in gerarchia
sincrona;
V - collegamento dei nodi della dorsale della rete nazionale mediante anelli, come
quelli illustrati in Figura.
Evoluzione della rete di trasporto 3
A partire dalla seconda metà del 2001, sono stati installati apparati
WDM di seconda generazione (Very Long Haul - VLH), che consentono
il trasporto di 40 canali ottici a 2,5 Gbit/s o anche a 10 Gbit/s su una
coppia di fibre G.652, G.653 o le più costose G.655 (Non Zero
Dispersion fiber; fibre NZD).
ROADM di secondo
grado
ROADM 2
Nei ROADM sono presenti i dispositivi WADD (Wavelength
Add/Drop Device), che operano la commutazione di lunghezza
d’onda, oltre a molti altri sottosistemi, come gli amplificatori ottici,
gli apparati/monitor per l’analisi delle prestazioni e i moduli di
compensazione della dispersione cromatica.
Nel modulo WADD possono essere integrate anche altre funzioni
come quelle di multiplazione/demultiplazione di lunghezza d’onda
e/o di equalizzazione del canale.
Struttura semplificata di un
ripartitore fotonico (PXC) di
terzo grado, costituito da
ripartitori di potenza (Power
Splitter, PS), da nodi selettivi
di lunghezza d’onda (WSS), e
amplificatori ottici (OA).
ROADM – PXC 2
Il PXC ha tre porte bidirezionali ed ogni porta è connessa con una singola
coppia di fibre, ognuna delle quali può trasportare segnali WDM
mantenendo la piena “qualità” ottica del segnale necessaria per la
propagazione attraverso un’ulteriore cascata di tratte in fibra, di PXC o di
ROADM.
In un ROADM, invece, è ammissibile che i segnali siano leggermente
degradati nella tratta add/drop, poiché il processo di estrazione è seguito
immediatamente da una rigenerazione 3R completa.
Nelle reti reali, anche un PXC necessita solitamente di una funzionalità di
add/drop. Perciò è possibile che una o più porte di un PXC siano connesse
ad un banco di transponder, in modo da ottenere un elemento in grado di
svolgere sia la funzione di instradamento ottico delle lunghezze d’onda su
più (di due) direzioni, sia la funzione di add/drop.
Un simile PXC è anche chiamato ROADM multi-degree, il quale combina
quindi le funzioni dei PXC e quelle dei ROADM (di grado due). Il grado di
un ROADM multidegree è uguale al numero di linee supportate dal
ROADM.
ROADM 3
Un ROADM si dice pieno se fornisce mu/demultiplazione add/drop per
qualunque combinazione di lunghezze d’onda supportate dal sistema,
senza alcun vincolo di numero massimo, di numero minimo, o di
raggruppamento. Se un ROADM ha accesso solo ad un sottoinsieme di
lunghezze d’onda oppure la scelta della prima lunghezza d’onda introduce
vincoli su altre lunghezze d’onda che devono essere estratte, esso è detto
parziale.
La frazione di estrazione (drop fraction) di un ROADM è il numero
massimo di lunghezze d’onda che possono essere estratte
simultaneamente, diviso il numero totale di lunghezze d’onda di un
segnale WDM. Tipicamente la frazione di addizione (add fraction),
definita in modo analogo, è uguale alla frazione di estrazione.
Se il ROADM è in grado di realizzare la funzionalità di add/drop su
qualunque lunghezza d’onda è detto colorless (non colorato).
Se una data lunghezza d’onda in add/drop può essere indirizzata su
qualunque porta di linea, per esempio est o ovest per un ROADM di
secondo grado, essa è detta directionless (senza direzione) o steerable
(manovrabile).
Tecnologie per ROADM
- L’ILA presenta due lati linea. Esso provvede all’amplificazione del segnale WDM
trasmesso in linea utilizzando unità costituite da amplificatori e preamplificatori.
- Il TROADM è un OADM riconfigurabile che può vedere più delle solite due
direzioni (west/east) e che, grazie ad una matrice ottica della quale è dotato
(WMAN9199), è in grado di indirizzare i flussi trasmissivi su ciascuna direzione in
modo flessibile, senza richiedere alcun intervento sull’hardware ma semplicemente
“comandando” la matrice stessa da remoto. Inoltre, sempre da remoto, è possibile
assegnare a ciascun transponder la frequenza voluta.
Sistema 1626LM Alcatel-Lucent 4
Descrizione generale del PXC
Il PXC, ovvero TROADM (Tunable and Reconfigurable Optical Add&Drop
Multiplexers), è un apparato DWDM in grado di inserire/estrarre fino a 80
lunghezze d'onda (con spaziatura tra i canali pari a 100/50 GHz) e che può
essere terminato su un numero di direzioni superiore a due (nodo).
La matrice di cui è dotato (WMAN9199) permette, da remoto, di variare quali e
quanti flussi trasmettere/ricevere per ciascuna direzione.
Le interfaccie Client (transponder e mux-demux TDMX) sono tunabili da
remoto.
Nel PXC si possono funzionalmente distinguere le parti sulle quali sono attestate
le varie direzioni della linea, le parti che estraggono e inseriscono localmente i
flussi e le parti che interfacciano questi flussi verso i client:
- Connectivity shelf: uno per ciascuna direzione (un master per una direzione e
uno slave per ciascuna delle altre direzioni) per attestare le varie direzioni della
linea;
- Multidirectional Add/drop shelf-:uno per un massimo di 80 canali per inserirli
/ estrarli localmente;
- Transponder shelf: uno per 8 transponder a 10 Gbit/s e uno per <8 transponder
a 40 Gbit/s per realizzare l’interfacciamento verso i client.
Sistema 1626LM Alcatel-Lucent 5
Sistema 1626LM Alcatel-Lucent 6
Le unità caratteristiche del PXC sono le seguenti:
Le interfacce tributarie
(transponder) del PXC sono:
• Tp 40 G
• Muxp 4x10 G
•Tp 10 G
•Muxp 4x2,5 G
•Muxp 12xGbe,
come mostrato in Figura.